Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1 - comma 1 - Verona CMP
numero 40 NOVEMBRE 2014
â‚Ź 3,50 Svizzera CT. CHF. 12,50
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CERVO
il re dei boschi
petCLUB CANE
Ciotola e divano: cosa fare se diventa aggressivo
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Nel regno dei
FUNGHI
Le tranquille avventure di Lipo
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COPERTINA
L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare.
Il bramito del
cervo
adozioni
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Che fame!
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Focus Wild: Pubblicazione registrata al Tribunale di Milano, 344 del 27/06/11.
DOSSIER
IZA
RUBRICHE
Amministratore delegato e Chief operating officer Roberto De Melgazzi Publisher magazine Elena Bottaro Direttore del personale e affari legali Lucio Ricci Direttore controllo di gestione Paolo Cescatti
AN Cosa muore con D
relax
Direttore responsabile Vittorio Emanuele Orlando Redazione Chiara Borelli (coordinamento, vicecaposervizio) Guido da Rozze (caporedattore) Photo Editor Lara Perego Ufficio grafico Silvia Santinelli (vicecaposervizio) Segretaria di redazione Daniela Pompili Progetto editoriale Chiara Borelli Progetto grafico Silvia Santinelli
Business Manager Paola Calza Direct Marketing & Digital Circulation Development Manager Michela Lupi Coordinamento Tecnico Valter Martin
Zoom
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Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A. via Battistotti Sassi 11/A - 20133 Milano
Hanno collaborato a questo numero: Sara Bovio, Roberto Marchesini, David Morettini, Francesco Orsenigo, Piero Papa, Giulia Paracchini, Dunia Rahwan, Cristina Rovelli, Francesco Tomasinelli
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Foto di copertina: © Radius Images/Corbis
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e il giornal gli i t t u li ma t a a i m h i c an per
petCLUB
Notizie, test, consigli, cose da fare, storie vere. Tutto dedicato a cani, gatti, conigli & Co.
IN PROFONDITÀ Quando Fido si arrabbia
LAB
Vuoi sapere che aria respiri? Chiedilo a un lichene
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autori
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INTERVISTA La compagnia dell’anello
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Volete scriverci, fare una domanda sugli animali o mandarci una foto dei vostri quattrozampe? Ecco l’indirizzo:
redazione@focuswild.it
Il più grande del mondo È un fungo chiodino della specie Armillaria ostoyae scoperto nelle Blue Mountains (Oregon, USA): la sua ragnatela sotterranea di filamenti si espande per 890 ettari, pari a 1.246 campi da calcio. La sua età, secondo stime, è di circa 2.400 anni.
INFO
A caro prezzo Il fungo più costoso si chiama Mattake e appartiene alla stessa famiglia del porcino: 1 kg costa mille dollari, circa 770 €. Anche il tartufo è un fungo: un esemplare di San Miniato da 1,5 kg è stato venduto a un’asta a Dubai a 360 mila dollari (280 mila €).
FUNGHIper tutti Extra large I funghi commestibili più grandi appartengono alla famiglia delle Lyophyllaceae: il loro ombrello raggiunge 1 m di diametro.
Formiche contadine Le formiche del genere Acromyrmex e Atta coltivano i funghi nel loro nido: si nutrono della fitta rete di ife filamentose.
Preistorici I primi funghi unicellulari comparvero nell’era Archeozoica; i primi organismi pluricellulari risalgono invece al Paleozoico, circa 400 milioni di anni fa.
Tutti al mare Esistono 444 specie di funghi marini, alcuni crescono solo in habitat acquatico, altri restano sommersi sporadicamente.
Milioni di spore Una macchiolina di muffa contiene più di 50 mila spore, ciascuna delle quali può produrre centinaia di milioni di nuove spore in pochi giorni.
Benefici
Steve Axford/ steveaxford.smugmug.com
Nel 1929 Alexander Fleming rivoluzionò il mondo della medicina scoprendo la penicillina, l’antibiotico prodotto del metabolismo di alcuni funghi del genere Penicillium.
L’ombrello del folletto L’ombrello del folletto (Mycena interrupta) ha un tipico colore blu ciano brillante. Cresce soprattutto sulla legna umida nelle foreste pluviali.
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Fungo killer Il fungo più pericoloso è Amanita phalloides, una specie molto diffusa (anche in Italia): causa il 90% delle morti per intossicazione da funghi. 50 g possono uccidere un uomo adulto.
DOSSIER
! e m a f e h C
Will Burrard-Lucas / naturepl.com/ Contrasto
PerchĂŠ alcuni animali mangiano tantissimo e altri molto poco? di Francesco Tomasinelli disegni di Paolo Deandrea
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Una delle nostre abitudini più radicate è quella dei tre pasti al giorno: colazione, pranzo e cena. Mangiamo spesso quindi, ma in quantità modeste, anche perché sappiamo che possiamo tornare a tavola quando abbiamo fame. Questa possibilità è un grande privilegio. Per gli altri animali trovare abbastanza cibo non è così scontato ed è la loro prima preoccupazione. Anche per chi mangia piante: deve trovare le specie giuste e poterle assimilare. I grandi mammiferi erbivori passano gran parte del tempo a cercare e consumare il cibo (una mucca dedica almeno 8 ore al giorno al pascolo), mentre i carnivori o gli uccelli non trascurano mai l’opportunità di mangiare qualcosa, anche se possono sopportare lunghi digiuni tra un pasto e l’altro.
Il motivo della fame insaziabile di noi uomini e di questi animali sta nell’elevato metabolismo, che è l’insieme dei processi chimici ed energetici che si svolgono all’interno di un organismo.
Quando abbattono una preda i leoni mangiano il più possibile, perché non sanno quando potranno mangiare di nuovo. A volte ingurgitano 15-20 kg di carne in un unico pasto.
Possiamo paragonare il nostro corpo a un’automobile con il motore sempre acceso: abbiamo sempre bisogno di energia, anche a riposo e mentre dormiamo (metabolismo basale), per pensare, respirare, digerire e per mantenere costante la nostra temperatura. Quello che mangiamo è il carburante che consente di mantenere il meccanismo in funzione. Noi uomini, al pari degli altri mammiferi e degli uccelli, siamo infatti animali a sangue caldo (il termine corretto è omeotermi): gran parte dell’energia prodotta, fino al 70%, è utilizzata per sostenere le funzioni di base e per mantenere la temperatura interna costante, nella maggior parte dei mammiferi attorno ai 36-37 °C. Questo valore viene mantenuto sempre, sia nelle soffocanti foreste tropicali sia nelle gelide distese di ghiaccio dei poli. Il vantaggio di questo metabolismo rapido è che gli animali non hanno bisogno di riscaldare il loro organismo per muoversi: sono sempre pronti all’azione e possono vivere anche in ambienti freddi, se riescono a trovare abbastanza cibo. In più, il metabolismo elevato aiuta a sostenere sforzi prolungati (come correre per km alla stessa velocità), perché l’organismo ricicla molto più rapidamente le sostanze tossiche prodotte dall’attività fisica intensa.
Mantenere questa “fornace” in funzione ha un costo energetico enorme, che si traduce in un costante bisogno di cibo. Un uomo adulto consuma di solito uno-due kg di alimenti al giorno (con ampie variazioni a seconda del tipo di cibo e del contenuto di acqua) che equivalgono a circa 2.000 chilocalorie, ottenute da un mix di proteine animali e di materia vegetale. Un leone di 200 kg richiede circa 4-5 kg di carne al giorno, ma un erbivoro di pari peso ha bisogno di quantità maggiori di cibo, perché i vegetali sono meno nutrienti e più difficili da assimilare della carne. Per questo motivo, un’antilope di 200 kg necessita anche di 6-8 kg di foraggio fresco al giorno.
Ma...
... molti altri animali hanno scelto una strategia del tutto diversa, allontanandosi da questa “schiavitù del cibo”. Sono gli animali “a sangue freddo” (eterotermi), nei quali la temperatura del corpo oscilla secondo quella dell’ambiente circostante. Si tratta di rettili, rane, salamandre, insetti, ragni e molti pesci, che in pratica rinunciano al controllo della temperatura, liberandosi dalla necessità di mangiare continuamente.
segue nella prossima pagina
Getty Images
IN PROFONDITÀ
Cosa c’è alla base di un comportamento aggressivo
Se un cane mostra aggressività, c’è sempre un motivo: sta a noi individuare quale.
di David Morettini
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Quando si
Fido
ARRABBIA
Dobbiamo sempre tener presente, infatti, che è la fiducia l’arma più importante su cui fondare il cambiamento del cane. Ma in realtà, per evitare il ripetersi di situazioni di aggressione non è solamente il cane che deve cambiare, ma anche e soprattutto il proprietario!
Un cane non aggredisce senza preavviso: prima dà chiari segnali del suo disagio (paura, irritazione...), ben evidenti nelle foto sotto: tutti dovrebbero imparare a interpretarli. willeecole
Consideriamo che c’è sempre una causa alla base del comportamento aggressivo del cane e che gestendo correttamente l’ambiente e la nostra comunicazione nei suoi confronti, i problemi si possono risolvere nella maggior parte dei casi.
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uesto articolo vuole fornire indicazioni utili e pratiche ai proprietari di cani, grandi e piccoli, per aiutarli a uscire indenni da situazioni di aggressività che può mettere in atto un cane. Situazioni che possono verificarsi sia in ambiente domestico sia in un contesto pubblico. Nella maggior parte dei casi, prima di arrivare a mordere il cane mostra evidenti segnali di avvertimento, che vengono spesso ignorati o interpretati erroneamente. Dobbiamo tenere sempre presente che un comportamento aggressivo di un cane ai danni di un familiare, di un estraneo o di un altro cane rappresenta non solo una ferita in termini fisici da
parte di chi subisce l’aggressione, ma anche un forte squilibrio emozionale da parte di chi lo mette in atto. Compito di un buon proprietario, dunque, è non solo mettere il cane nella condizione di non ripetere più l’aggressione, ma anche di ricondurlo a una condizione di
equilibrio emozionale, di calma, dopo che il fatto è accaduto. Parleremo di due situazioni tipo in cui si manifestano i comportamenti aggressivi di un cane. Un prontuario di cose da non fare e di provvedimenti da prendere, per evitare situazioni gravi, prima di contattare un professionista che possa assisterci nella risoluzione del problema con il nostro cane.
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DA VICINO
Paul van Hoof/ Buiten-beeld/the-lighthouse.it
di Piero Papa
Ilagli cervo rosso (Cervus elaphus), rispetto altri cervidi italiani, capriolo e daino, è quello che raggiunge le maggiori dimensioni. Ha corpo robusto e agile, selezionato per muoversi su terreni boscati e accidentati, e arti lunghi e muscolosi che poggiano su due sole unghie, caratteristica comune degli artiodattili. Il muso è lungo e appuntito, gli occhi grandi ed evidenti, la dentatura specializzata per l’alimentazione vegetariana. Olfatto e udito sono particolarmente sviluppati. L’aspetto possente e regale del maschio è evidenziato da una folta e lunga criniera sottogolare, detta giogaia, e dal maestoso e ramificato palco, motivi per cui viene chiamato cervo nobile. Il dimorfismo sessuale di questi animali è notevole. I maschi, con un peso di oltre 200 kg, hanno un forte sviluppo della parte anteriore del corpo che tra testa, collo e palco conferisce un aspetto assai imponente. Le femmine adulte hanno un peso di poco più di 100 kg e sono sempre sprovviste di palchi.
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Il bramito
Il resistente mantello di cui sono entrambi dotati svolge un’ottima funzione mimetica e di isolamento termico; viene rinnovato nella consistenza e nel colore con due mute stagionali. Nel periodo invernale è folto e di colore grigio scuro, mentre in estate diventa bruno rossastro, da cui il nome anche di cervo rosso. I giovani fino a tre mesi hanno invece una tipica pomellatura bianca su dorso e fianchi che, tra la vegetazione, li mimetizza agli occhi dei predatori. Piero Papa (2)
Il regno del cervo
Imponente, fiero, regale. Dal palco ai duelli vocali, tutte le curiosità sul cervo nobile.
In origine il cervo era distribuito in quasi tutti gli ambienti boscati e di brughiera del continente eurasiatico, dell’Africa Settentrionale e dell’America del Nord . L’ampio areale, caratterizzato da una molteplice varietà di caratteristiche climatiche e ambientali, ha così favorito lo sviluppo di una ventina di sottospecie. Dal punto di vista geografico si distinguono due principali raggruppamenti. Il gruppo dei wapiti nell’Asia Nord orientale e in Nord America, dove il Cervus elaphus canadensis raggiunge le maggiori dimensioni della specie, e quello del cervo rosso nel continente eurasiatico. Nel 1700, in Europa la specie occupava tutti gli areali forestali disponibili, dal livello del mare ai 2.800 metri
A destra, un maschio adulto nel pieno del suo vigore. Sotto, i cervi sono attivi soprattutto all’alba e al tramonto: il 44% del tempo è dedicato al pascolo.
del CERVO
di quota. Poi, con il notevole incremento delle armi da fuoco utilizzate per l’attività venatoria e il disboscamento degli ambienti forestali, il suo areale è diminuito, frammentandosi in piccole aree e riducendosi a circa il 20% di quello originario nel secondo dopoguerra. In Italia erano rimasti piccoli nuclei in Sardegna e nei boschi della Mesola, in provincia di Ferrara. Con la recente istituzione di importanti aree protette, ma anche per l’interesse venatorio per il cervo, negli ultimi decenni del secolo scorso sono state effettuate diverse reintroduzioni della specie, causando una forte espansione del suo areale in Europa. A oggi, in Italia è presente su tutto l’arco alpino e in alcune aree dell’Appennino Settentrionale e Centrale.
AUTORI La foca di Dino Buzzati Illustrazione di Marco Bollati
Egregio Signor Sindaco, Le scrivo per metterla al corrente di un grave problema e per chiederle, se può, di provvedere. Ogni notte, quando la città si è addormentata, si sente un lamento profondo, un disperato richiamo. Sento la voce dalla mia abitazione che non è molto
distante dal Giardino Zoologico. Non è una voce umana, ma quella di un animale imprigionato nello zoo. È la voce di una foca che chiama perché non riesce a dormire quando scende la notte. Forse le manca l’oceano, le mancano le tempeste selvagge, le onde, i ghiacci dove è nata. Non so dove abiti lei, Signor Sindaco, se vicino o lontano dallo zoo.
L’ha mai sentita quella voce? È stato mai risvegliato da quel lamento? Ha mai avuto pietà di quella foca? Che ne dice? Si può fare qualcosa? Nutrire meglio, alloggiare meglio quella povera foca? Con la massima considerazione, Le porgo i miei saluti. Un cittadino
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