Focuswild ottobre 2015a

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Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1 - comma 1 - Verona CMP

numero 51 OTTOBRE 2015

€ 3,50 AUSTRIA AUT € 7,50, BELGIO BE € 7,50, PORTOGALLO PTE CONT. € 6,50, SPAGNA E € 6,50, SVIZZERA IT. CH CT 6,80 CHF

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INTERVISTA

IL DOTTOR VELENO

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Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A. via Battistotti Sassi 11/A - 20133 Milano Direttore responsabile Vittorio Emanuele Orlando Redazione Chiara Borelli (coordinamento, vicecaposervizio) Ufficio fotografico Lara Perego Ufficio grafico Silvia Santinelli (vicecaposervizio) Segretaria di redazione Daniela Pompili Progetto editoriale Chiara Borelli Progetto grafico Silvia Santinelli Hanno collaborato a questo numero: Cristiana Barzaghi, Davide Biagi, Claudia Fachinetti, Ale Giorgini, Roberto Marchesini, Francesco Orsenigo, Giulia Paracchini, Cristina Rovelli, Francesco Tomasinelli

Che voglia di

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DOSSIER

Business manager Paola Calza Subscription manager Alessandro Scampini Coordinamento tecnico Valter Martin

GRATTARSI! COPERTINA

ZOOM

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Direttore del personale e affari legali Lucio Ricci Direttore controllo di gestione Paolo Cescatti

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Focus Wild: Pubblicazione registrata al Tribunale di Milano, 344 del 27/06/11. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Il materiale ricevuto e non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito. Stampa: Nuovo Istituto Italiano d’Arti Grafiche - via Zanica, 92 - 24126 Bergamo. Pubblicità: Mediamond S.p.A. - Sede centrale: Palazzo Cellini - Milano Due 20090 Segrate (MI) Telefono 02/21025917 - Mail info.adv@mediamond.it Servizio abbonamenti: www.abbonamenti.it/gruner Arretrati: I numeri arretrati possono essere richiesti direttamente alla propria edicola, al doppio del prezzo di copertina per la copia semplice e al prezzo di copertina maggiorato di € 4,00 per la copia con allegato (DVD, libro, CD, gadget). La disponibilità è limitata agli ultimi 18 mesi per le copie semplici e agli ultimi 6 mesi per le copie con allegato, salvo esaurimento scorte. Per informazioni: tel. 045.888.44.00 - fax 045.888.43.78 E-mail collez@mondadori.it - arretrati@mondadori.it Garanzia di riservatezza per gli abbonati: L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 D. leg. 196/2003 scrivendo a: Press-Di srl Ufficio Privacy – Via Mondadori, 1 – 20090 Segrate (MI). E-mail: privacy.pressdi@pressdi.it. Codice ISSN 2239-6993

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Felini mangiauomini: esistono? Foto di copertina: Arjan Vennema

Le tranquille avventure di Lipo pag.

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INTERVISTA Bryan Fry, il Dottor veleno

Amministratore delegato, chief operating officer e publisher Roberto De Melgazzi

42 FOTO

DA VICINO RUBRICHE

L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare.

petCLUB

Notizie, test, consigli, cose da fare, storie vere. Tutto dedicato a cani, gatti, conigli & Co.

LAB

mondo

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Mobility Dog: esercizi per allenare il cane alla città

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COMPORTAMENTO

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relax

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adozioni

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lettori

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autori

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Buonanotte...

MARMOTTA

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Volete scriverci, fare una domanda sugli animali o mandarci una foto dei vostri quattrozampe? Ecco l’indirizzo:

redazione@focuswild.it

Cervello di gallina: un animale sottovalutato pag.

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AMBIENTI naturali

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STORIA VERA

Shilar e Shangri-La: un’amicizia cane-gatto

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turePL EIN / Na CASTEL RD BERNA

LIFE Donald M. Jones / MINDEN PICTURE/the-lighthouse.it

di Claudia Fachinetti

Quando il prurito non dà tregua...

arlo. ogni tecnica è valida per elimin Ecco alcuni esempi. NON SOLO PER NUOTARE Foche e otarie devono il nome del loro gruppo, pinnipedi, alla trasformazione degli arti in pinne con dita palmate, una caratteristica che rende questi animali goffi sulla terraferma ma molto agili e veloci in acqua. Le loro dita terminano con piccole e robuste unghie, utilissime per grattarsi, pulire il pelo ed eliminare la pelle morta. Le foche, come la foca grigia (Halichoerus grypus) nella foto sopra, utilizzano a questo scopo le pinne anteriori, mentre quelle posteriori servono come propulsione in mare. Le otarie, invece, si grattano soprattutto con le unghie dei loro piedi-pinne, più grandi e in grado di ruotare in avanti per agevolare gli spostamenti fuori dall’acqua. CON LE CORNA Il caribù (Rangifer tarandus), uno dei cervidi col palco più grande, utilizza le sue imponenti corna

ramificate per grattarsi il didietro, dove non arriva con gli zoccoli. Le corna di questo animale non sono permanenti e cadono ogni inverno-inizio primavera (in estate quelli delle femmine), per poi ricrescere (grazie all’ormone somatotropo) nell’arco di tre mesi ed essere pronte per i combattimenti amorosi dell’autunno. Da strumenti delicati per una grattatina i palchi diventano infatti, in questo caso, armi portentose e temibili per i testa a testa tra maschi.

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PER COMUNICARE

Gli orsi amano grattarsi la schiena e il ventre contro gli alberi o grosse rocce, come i due cuccioli di grizzly della foto (Ursus arctos horribilis), che imitano la mamma strofinandosi con grande soddisfazione. Questo comportamento è frequente soprattutto nel periodo della muta, per agevolare il ricambio del pelo e per scacciare i parassiti. Inoltre, così facendo gli orsi maschi marcano il loro territorio con un segno odoroso: un avvertimento che dice agli altri di stare alla larga. Gli orsi, infatti, non sono animali sociali e un incontro con un altro maschio è sgradito e pericoloso. Di recente, inoltre, in Alaska, un grizzly è stato osservato adoperare una pietra per strofinarsi il muso: si tratta della prima testimonianza dell’uso di utensili da parte di questi animali, una capacità comune a poche specie. Olycom


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DOSSIER

utti i grandi felini, come tigri, leoni e leopardi, non sono mai andati molto d’accordo con il genere umano. Ce lo raccontano i teschi dei nostri antenati, trovati in Sudafrica negli anni ‘70 del secolo scorso, alcuni dei quali avevano caratteristici fori nella calotta ossea superiore. In un primo momento si pensò a ferite prodotte da qualche arma primitiva, ma poco dopo si scoprì che le lesioni erano molto simili a quelle presenti sul cranio dei babbuini catturati dai felini. Si trattava, infatti, dei fori prodotti dai denti canini dei leopardi, i quali, al pari di altri grandi predatori africani, come le iene e i leoni, si nutrivano già dei primi ominidi, gli Australopithecus, circa 2 milioni di anni fa.

Getty Images

Tigri, leoni e leopardi sono stati una terribile minaccia per noi, fino a che la tecnologia non ci ha messi quasi del tutto al sicuro. E oggi? Capita ancora che attacchino gli uomini? Perché?

Getty Images/Moment Open

Felini 12

di Francesco Tomasinelli


nel caso delle tigri e dei leoni più grandi supera i 300 kg, un fabbisogno di carne di almeno 40 kg a settimana, artigli e denti canini di 6-8 cm, i grandi felini sono stati una terribile minaccia per noi uomini fino a che la tecnologia non ci ha messi quasi del tutto al sicuro. Anche i primi Homo sapiens, più di centomila anni fa, potevano difendersi da questi carnivori affrontandoli in gruppo con lance e mazze; nei millenni successivi, la situazione per noi è migliorata grazie al fuoco e alle armi in metallo, ancor più, poi, con la diffusione di polvere da sparo, pistole e fucili. Ma senza questi strumenti, noi uomini siamo vulnerabili di fronte a qualunque grande predatore. Nell’era moderna, i grandi felini (che per convenzione sono tutti quelli del genere Panthera, cioè leone, tigre, leopardo, giaguaro, leopardo delle nevi, e anche puma e ghepardo che appartengono a generi diversi) sono sempre meno diffusi e tendono a evitarci perché, salvo rari casi, noi uomini non siamo più una preda con la quale i predatori hanno familiarità. Gli animali che “sgarrano”, infatti, vengono eliminati e quindi non hanno modo di trasmettere ai loro figli questo comportamento. Oggi avere a che fare con un vero “mangiatore di uomini” è un fenomeno molto più raro rispetto al passato.

Da sinistra, i ritratti di tre grandi felini: leopardo, tigre e leone.

esistono

Getty Images/Fuse

Con un peso che

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GALLINA

Senza ombra di dubbio, i polli sono tra gli esseri più maltrattati e sottostimati del regno animale. Se nella nostra società la stragrande maggioranza vive in allevamenti intensivi – vere e proprie “fabbriche di uova” – un po’ in tutti i Paesi del mondo galli e galline sono sfruttati e ritenuti esseri stupidi e senza cervello.

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Cervello di

Roberto Marchesini è etologo e studioso della relazione tra l’uomo e le altre specie animali.

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COMPORTAMENTO

Roberto Marchesini ci parla del...

ALLEVAMENTO DETTO “A TERRA” Sarà anche “a terra”, ma sovraffollato, non all’aperto, né con i giusti ritmi di luce e buio.

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Getty Images

In

qualunque posto uno vada troverà galline appese a testa in giù, rinchiuse in gabbie minuscole oppure segregate dentro a batterie in condizioni di sovraffollamento. Anche quando sentiamo parlare di “galline allevate a terra”, la realtà è ben diversa da quella che possiamo immaginare: in questo tipo di allevamento gli animali passano la loro breve vita stipati in capannoni, senza accesso all’esterno e alla luce naturale. Più in generale, la produzione delle uova ha davvero un costo molto alto: non tutti sanno, ad esempio, che alla schiusa i pulcini maschi vengono uccisi subito, perché non possono fare le uova e sono solo un peso di cui disfarsi il più presto possibile. Ecco, tutta questa sofferenza viene fatta passare per una cosa “normale”, quasi


In batteria o negli allevamenti

Getty Images/Fotosearch RF

Il trattamento subito dai polli è tra i più crudeli: per esempio, i pulcini maschi vengono uccisi subito, perché non “servono” per la produzione di uova.

La gallina è un animale ben più intelligente di quanto si pensi: ha un suo linguaggio ed è in grado di apprendere per imitazione.

che questi animali non sentano il dolore, non abbiano esigenze particolari, siano come oggetti di cui disporre a nostro piacimento, tant’è che nel linguaggio comune si sente spesso dire: «sei stupido come una gallina!». In realtà, la gallina è un animale molto sensibile e dal comportamento complesso. Questa constatazione ci dovrebbe far avvicinare al mondo di questi volatili in un modo differente, per conoscere la loro capacità di sentire il dolore, di vivere le relazioni sociali e di apprendere. Così facendo, non solo eviteremmo atteggiamenti di disprezzo, ma staremmo molto più attenti al rispetto di questi animali meravigliosi. Ecco allora alcune peculiarità. La gallina è un animale che ha un comportamento sociale molto complesso, vive in gruppo e sa bene come organizzarsi. Le galline, infatti, si conoscono tra loro e ognuna assume una determinata posizione sociale all’interno del gruppo di riferimento. Il maschio, ad esempio, si preoccupa sempre di avvertire le altre galline quando trova del cibo. Esiste un verso particolare che il gallo riproduce per avvertire e richiamare gli altri elementi del gruppo, così come esistono altri versi per indicare che c’è un pericolo in agguato. Si può dire quindi che esiste un dizionario della co-

OVAIOLE Stipate in gabbie che impediscono i movimenti, le galline hanno un unico compito: produrre uova.

Getty Images/All Canada Photos

intensivi: che vita d’inferno


FOTO

Audun Rikardsen/GDT International Nature Photography Festival

Alcune delle opere premiate nell’edizione 2015 del premio bandito dalla Società dei fotografi naturalisti tedeschi (GDT) tra i suoi aderenti.

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Un’aquila di mare (Haliaeetus albicilla) fotografata a Steigen, nel Nord della Norvegia. Il fotografo, che è anche professore di biologia a Tromsø, ha scattato la foto con un apparecchio telecomandato, messo su una barca anch’essa telecomandata.

Questo splendido ritratto è uno dei risultati di più di 300 giorni passati dal fotografo nel Parco nazionale d’Abruzzo, per capire e documentare le abitudini e il comportamento dei lupi, tra i più carismatici, intelligenti e, allo stesso tempo, elusivi animali selvatici al mondo.


Ambienti

naturali

Bruno D’Amicis/GDT International Nature Photography Festival


Le dinastie bianca e nera di Théophile Gautier

AUTORI

A

ll’incirca intorno a quell’epoca, due di quei sedicenti marinai che vendono coperte variopinte, fazzoletti di fibra d’ananas e altri prodotti esotici passarono in Rue de Longchamps, dove abito. Avevano in una gabbietta i due ratti norvegesi bianchi con gli occhi rosa più graziosi del mondo. (...) Acquistai i due ratti; e costruii loro una grande gabbia con scalette interne che conducevano ai vari piani, mangiatoie, camere da letto, trapezi per l’esercizio fisico. Lì, di certo, erano più a loro agio e felici del topo di La Fontaine nel suo formaggio d’Olanda. Quei gentili animaletti di cui si ha, non so perché, un orrore puerile si ammansirono ben presto in modo davvero sorprendente, quando furono certi che non volevo loro affatto male. Si lasciarono accarezzare come i gatti e, prendendoti il dito tra le due zampine anteriori rosa con una delicatezza assoluta, ti leccavano amichevolmente. Di solito li lasciavo liberi alla fine dei pasti; ti salivano sulle braccia, sulle spalle, sulla testa, entravano e uscivano dalle maniche delle vestaglie e delle giacche, con un’abilità e un’agilità fuori del comune. Tutti quegli esercizi, eseguiti con molta grazia, avevano lo scopo di ottenere il permesso di mettere le zampe sui resti del dessert; allora li posavo sul tavolo; in un batter d’occhio il ratto e la sua compagna avevano raccolto le noci, le nocciole, l’uvetta e i pezzetti di zucchero. Nulla era più divertente che guardare la loro aria frettolosa e furtiva e l’espressione sorpresa quando arrivavano sul bordo della tovaglia; ma tendevo loro un’assicella che portava alla gabbia, ed essi immagazzinavano i beni preziosi nella propria dispensa. (...)

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Illustrazione di Marco Paschetta


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