Nostrofiglio 2015 1a

Page 1

Dall'editore di

€ 3,90* • GIUGNO-LUGLIO 2015

Alimentazione del

250 e più DOMANDE delle mamme

SUI CIBI GIUSTI CHE AIUTANO A CRESCERE

+ Dieta mediterranea + Movimento Il giro del mondo in 80 diete

www.nostrofiglio.it

0 -10 anni

MENU SETTI MAN E TAN ALI T RICET E TE

Come si cresce un buongustaio? Rispondono gli chef stellati I suoi primi 1000 giorni I bimbi pasticcioni sono più svegli

GLI SPECIALI DI FOCUS 272 NON VENDIBILE SEPARATAMENTE DA FOCUS IN EDICOLA. *prezzo rivista esclusa

DIETE PER LA MAMMA • ALLATTAMENTO E SVEZZAMENTO • COME DEVE MANGIARE FINO A 10 ANNI • COLAZIONI • L’INTELLIGENZA VIEN MANGIANDO • GIOCHI E FOTO


Sommario

Si parla di...

8

Casting W la pappa! Le foto dei bambini più votate sul sito di nostrofiglio.it

Come si cresce un buongustaio? Rispondono gli chef stellati

GRAVIDANZA

10

12

Cosa si mangia nelle regioni d’Italia I prodotti tipici cambiano il nome

La dieta mediterranea Un modello valido per genitori e bambini

Shutterstock

Getty Images

Agefotostock

5

ALLATTAMENTO

SVEZZAMENTO

18

32

46

I primi 1000 giorni del bambino Che cos’è l’epigenetica

In Italia sempre più latte di mamma Ma si può fare di più

Svezzamento o autosvezzamento? Le visioni a confronto

22

36

50

23

Alimentazione durante l’allattamento 10 dritte

7 consigli pratici per partire col piede giusto

I cibi ammessi e vietati nei 9 mesi e tossinfezioni

38

L’alimentazione in gravidanza 10 consigli su come mangiare

26 D&R I nutrizionisti rispondono ai dubbi delle future mamme

30 Menu settimanale

31 Ricette

Non solo latte Come si forma il legame con il bambino

40 D&R I nutrizionisti rispondono ai dubbi delle neo mamme

44 Menu settimanale per chi allatta e non allatta

45 Ricette

52 D&R I pediatri nutrizionisti rispondono ai dubbi delle mamme

54 I bambini pasticcioni imparano di più

56 Psico - Lo svezzamento segna il primo distacco

58 Schema svezzamento

59 Ricette

Lo speciale Alimentazione del bambino, da 0 a 10 anni, è stato fatto in collaborazione con il team NutriMamma di ICANS, International Center for the Assessment of Nutritional Status – Centro internazionale per lo studio della composizione corporea, dell’Università degli Studi di Milano. NutriMamma è un progetto sulla corretta educazione alimentare per le donne in gravidanza, per le mamme e i bambini. Ulteriori informazioni: http://www.icans.unimi.it/ita/attivita/nutrimamma/ Foto di copertina: Shutterstock

6


88

74

Il giro del mondo in 80 diete Confronto tra abitudini e calorie nei 5 continenti

I like/I don’t like Fai imparare a tuo figlio come si dicono in inglese i nomi dei cibi

1-3 ANNI

Getty Images

Agefotostock

Cosa mangiano i bambini a colazione? Non solo latte e biscotti

109

Agefotostock

Ohhh, che bel piatto! La creatvità fa mangiare i bambini

104

7-10 ANNI

4-6 ANNI

60

76

92

Alimentazione dopo lo svezzamento Aggiungi un posto a tavola

I più comuni errori alimentari Troppe proteine e cibi ipercalorici

Cibo sano + moto La ricetta per crescere in forma

62 Gli alimenti no Sale, zucchero, alimenti crudi

64

93

Il bambino a dieta?

94

80

Chi dorme non piglia ‘peso’

Cosa mangiamo a merenda?

Che ‘mangiatore’ è tuo figlio?

66

70

Di quante calorie hanno bisogno i bambini?

D&R I pediatri nutrizionisti rispondono ai dubbi delle mamme

82

D&R I pediatri nutrizionisti rispondono ai dubbi delle mamme

96

L’intelligenza vien mangiando (bene)

98

72

84

Menu settimanale

Psico - Perché non vuole più mangiare?

D&R I pediatri nutrizionisti rispondono ai dubbi delle mamme

73

86

Crescono i disagi alimentari

87

Menu settimanale

Ricette

Menu settimanale Ricette

100 102 103

Ricette

Gruner+Jahr/Mondadori SpA Via Battistotti Sassi, 11/a - 20133 Milano Direttore responsabile Sarah Pozzoli Coordinamento e ufficio grafico: Stella Tortora (caporedattore), Francesca Abbate (grafico) Hanno collaborato: Federica Baroni, Angela Bisceglia, Daniela Cipolloni, Valentina Murelli, Simona Regina. Team ICANS: Giacomo Cagnoli, Ramona De Amicis, Ilaria Giulini Neri, Lidia

Lewandowski, Angela Spadafranca. Progetto grafico: Francesca Abbate Community manager di nostrofiglio.it: Luisa Perego Progetto marketing: Daniela Grasso Email: redazione@nostrofiglio.it Digital Publishing Coordinator: Daniela Grasso Magazine Publishing Coordinator: Carolina Cefalù Coordinamento tecnico: Valter Martin Amministratore delegato, Publisher e Coo:

Roberto De Melgazzi Direttore del Personale, Affari Legali: Lucio Ricci Direttore controllo gestione: Paolo Cescatti Direzione, redazione e amministrazione: Via Battistotti Sassi, 11/A - 20133 Milano. Telefono 02/76210.1. Fax amministrazione: 02/76013439. Fax redazione: 02/76013379 Stampa: Elcograf. Distribuzione: Press-Di Distribuzione Stampa e Multimedia Srl - 20090 Segrate (Mi). Nostrofiglio: Registrata presso il

Tribunale di Milano n. 154 del 20/05/13. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Tutto il materiale ricevuto e non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito. Periodico associato alla FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) - Codice ISSN: 1826-8307 Accertamento Diffusione Stampa Certificato n° 7017 del 21/12/2010


Getty Images

?

DIETA MEDITERRANEA Perché

la

è un modello ancora

valido


?

È una dieta basata su cereali, frutta e verdura, legumi. Poco pesce e formaggio, pochissima carne. Fa bene alla salute di mamme e bambini ma anche al pianeta. Ingrassa, costa troppo, è troppo complicata? Sono falsi miti

P

ollica, piccolo comune a Sud di Salerno, tra uliveti secolari, macchie di ginestre e, in lontananza, il blu profondo del mare. È da qui che 60 anni fa è partita la riscoperta della dieta mediterranea, uno degli stili alimentari più antichi, famosi e salutari del mondo, dichiarata nel 2010 dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità.

Fu scoperta da uno studioso americano

Tutto è cominciato negli anni Cinquanta del secolo scorso con il lavoro del fisiologo americano Ancel Keys, esperto di malattie cardiovascolari, malattie come infarto, ictus, ipertensione, aterosclerosi, che colpiscono cuore e vasi sanguigni. Durante alcuni viaggi tra Napoli e la Calabria, Keys rimase colpito da uno strano fenomeno e cioè il fatto che i poveri abitanti dei villaggi di campagna che visitava sembravano più sani e longevi dei ricchi cittadini delle metropoli americane. Lo studioso pensò subito a un legame con l’alimentazione tipica dei contadini italiani: un’alimentazione frugale, fatta di pochi ingredienti ricorrenti come il pane, il pomodoro e altre verdure fresche, i legumi, la frutta, l’olio di oliva. Poco il pesce e il formaggio, pochissima la carne. Facendo base proprio a Pollica, Keys si dedicò ad approfondire quel legame.

Legame tra alimentazione e malattie

Uno dei primi approcci scientifici alla dieta mediterranea - a proposito, l’espressione, dal greco diaita, “stile di vita”, l’ha inventata Keys - è stato lo ‘studio delle sette nazioni’. Insieme a un team internazionale di colleghi, il fisiologo ha analizzato i regimi alimentari e lo stato di salute delle popolazioni di sette paesi diversi tra loro. Scoprendo che Usa, Finlandia e Olanda, caratterizzati da un’alimentazione più ricca di proteine e grassi di origine animale, avevano un tasso di malattie cardiovascolari più alto di quello di Paesi mediterranei (Italia, Grecia, ex Yugoslavia) e del Giappone, dove di carne e burro se ne mangiava ben poco. “Lo studio è stato poi criticato dal punto di vista del metodo,” ricorda Stefania Ruggeri, nutrizionista del Cra, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. “Però ha il merito di aver posto l’attenzione sull’importanza della dieta mediterranea per la salute e di aver inaugurato un filone di ricerca dedicato al rapporto tra nutrizione e prevenzione di malattie”.

Conclusione: chi mangia ‘med’ vive più a lungo

Ormai sono tantissimi i risultati scientifici che vanno in questa direzione. Lo studio Epic (European prospective

investigation into cancer and nutrition), per esempio, ha coinvolto varie decine di migliaia di anziani in 10 Paesi europei, misurando per ciascuno un “indice di mediterraneità” della dieta, basato sul consumo di particolari alimenti. Ebbene, si è visto che maggiore è questo indice, minore è il rischio di mortalità generale. In altre parole, tanto più mediterraneo si mangia, quanto più a lungo si vive. Altri studi hanno permesso di capire che questo stile alimentare protegge da varie malattie: cardiovascolari, obesità e diabete, morbo di Alzheimer e di Parkinson, demenza, alcuni tipi di cancro.

Aiuta la fertilità e fa bene in gravidanza

“Negli ultimi anni si è cominciato a capire che la dieta mediterranea fa bene anche a due particolari gruppi di persone: uomini e donne che desiderano avere un bambino e donne in gravidanza, con i loro bebé”, dice Ruggeri. Una serie di studi condotti dal gruppo di ricerca di Régine Steegers Theunissen, dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam, ha mostrato che una stretta aderenza alla dieta mediterranea dà una mano alla fertilità , cioè aiuta ad arrivare a una gravidanza, anche nelle coppie che si sottopongono a tecniche di fecondazione assistita. Altre ricerche dicono che, in gravidanza, questa alimentazione riduce il rischio di difetti del tubo neurale, come spina bifida e anencefalia, nel feto, e anche il rischio di parto prematuro. E ancora. “Ricordiamoci che uno stile di vita mediterraneo aiuta a rimanere in linea e sappiamo bene quanto sovrappeso e obesità possano portare a complicazioni in gravidanza” aggiunge Angela Spadafranca, nutrizionista dell’ICANS, Centro internazionale per lo studio della composizione corporea dell’Università di Milano.

I cibi cardine della dieta mediterranea

Ma che cos’è esattamente la dieta mediterranea? “Una prima, semplice risposta, è che si tratta dell’alimentazione tradizionale delle popolazioni affacciate sul bacino del Mediterraneo, dal Portogallo alla Grecia passando per il Medio Oriente” spiega Laura Rossi, anche lei nutrizionista del Cra. Sono popolazioni che per secoli hanno coltivato il grano e la vite, raccolto olive ed erbe aromatiche, allevato pecore e capre e che dunque in tavola hanno sempre portato pane o pasta (ma anche couscous e pita), olive e olio d’oliva, vino, formaggio, aglio e cipolla. E, dalla scoperta dell’America in poi, pomodori, peperoni, melanzane e fagioli. In percentuale, è una dieta basata sui carboidrati, dai quali dovrebbe derivare il 55-60% di energia. Seguono i grassi, con il 30-35% e le proteine, al massimo il 15%. I carboidrati vengono dai cereali, i grassi dall’olio d’oliva, dalla frutta secca 13


ALLATTAMENTO

In Italia sempre più

LATTE di MAMMA

Ma si può fare meglio Rispetto al 2000 sono aumentate le donne che allattano al seno, ma una su tre abbandona l’allattamento esclusivo già prima che il neonato compia tre mesi e una su due entro i sei mesi: servirebbe più sostegno negli ospedali e poi a casa Nella sezione LEGGI anche:

10 dritte

sull’alimentazione durante l’allattamento

Non solo latte come si forma il legame con il bambino

D&R

Le domande delle neo mamme con le risposte degli esperti

L’

Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo dice chiaramente: fino a sei mesi, l’allattamento esclusivo al seno è il modo giusto per nutrire il bambino. E la raccomandazione è di continuare ad allattare anche dopo - fino a due anni o più - aggiungendo altri alimenti nella dieta del piccolo. Ma com’è messa l’Italia, rispetto a queste indicazioni? Ci dice qualcosa in merito l’ultima indagine Istat su Gravidanza, parto e allattamento al seno, condotta nel 2013 su un campione di 2,7 milioni di donne che hanno avuto un bambino nei cinque anni precedenti.

La fotografia dell’Istat

Rispetto al 2000, aumentano le donne che dichiarano di aver allattato (85,5% contro 81,1%) e sale la durata media del periodo di allattamento, da 6,2 a 8,3 mesi. Con forti differenze regionali: si allatta di più al Nord (88,5%) che al Sud (82,8%), con il record negativo della Sicilia (71,1%). E lo stesso vale per la durata media, più alta nelle regioni settentrionali. Passando ai dettagli, la situazione risulta meno vicina alle indicazioni Oms (fatte proprie anche dal nostro ministero della salute) di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Una donna su tre

Menu

settimanale dei nutrizionisti

Ricette

facili e bilanciate

32

abbandona l’allattamento esclusivo già prima che il piccolo compia tre mesi e per i bambini tra zero e sei mesi, sono meno del 50% le donne che allattano solo al seno. In media, questo tipo di alimentazione dura 4,1 mesi. L’indagine Istat ha dei limiti metodologici, ma le conclusioni generali sono in linea con quelle di un’altra, recente, indagine del ministero della salute e con l’esperienza riportata dagli operatori: sono in leggero aumento le donne che cominciano ad allattare, e magari lo fanno anche a lungo, ma siamo ancora lontani dalle raccomandazioni dell’Oms.

I vantaggi del latte di mamma

Ma perché tanta insistenza sul latte di mamma? Sempre più studi confermano gli effetti positivi di questo alimento sulla salute del bambino. “Tanto per cominciare è più digeribile” riassume Riccardo Davanzo, presidente del Tavolo tecnico sull’allattamento al seno del ministero della salute. “Inoltre, riduce il rischio di Sids (Sudden infant death syndrome), la morte in culla, e di malattie come allergie, diabete, malattie infettive, leucemie e linfomi”. Nel caso di bambini prematuri, infine, il consumo di latte materno (o in generale umano, donato attraverso le banche del latte) è associato a esiti migliori nelle retinopatie e a uno sviluppo neurocomportamentale più brillante. Dati che


Allattamento al seno: 10 cose da sapere 1 LATTE DI MAMMA, UNICO E INIMITABILE Il latte materno è il più adatto all’alimentazione di un bambino. È un concentrato di sostanze nutritive (grassi, proteine, zuccheri e altro) che cambiano con il passare dei mesi ma anche nel corso della stessa poppata, e di fattori biologici non nutritivi: ormoni, anticorpi, cellule staminali. Un mix complesso, che i prodotti sostitutivi, per certi versi ottimi, non riescono a riprodurre. 2 INIZIA BENE PER DURARE A LUNGO Un buon avvio dell’allattamento è importante, per innescare subito un’adeguata produzione di latte ed evitare disagi che possono ostacolare la pratica. In ospedale, il bambino andrebbe attaccato al seno subito dopo il parto o nelle prime ore (anche dopo cesareo) e tenuto in stanza con la mamma. Per prevenire i dolori alla schiena, attenzione alla posizione: all’inizio la più comoda potrebbe essere quella pancia a pancia. E contro le ragadi, controllare che il bambino prenda tutta l’areola e non il solo capezzolo. 3 AIUTO, LA MONTATA LATTEA! Seno gonfio, duro e dolorante: spesso la montata lattea si presenta così e se il bambino fatica a succhiare, la congestione può peggiorare. Gli impacchi d’acqua calda, utili per ingorghi che si possono formare più avanti, nei primi giorni non servono. Meglio un massaggio linfodrenante dal capezzolo

all’ascella (ostetriche o consulenti Ibclc possono dare una mano) e poi l’applicazione di ghiaccio. 4 SI ALLATTA A RICHIESTA Con l’allattamento al seno la programmazione delle poppate non funziona: l’indicazione è di offrirlo a richiesta, cioè ogni volta che il bambino lo chiede, perché è proprio la sua suzione a stimolare la produzione di latte. A ogni poppata il piccolo “dice” al seno quanto latte dovrà produrre in seguito: se si saltano delle poppate, il latte diminuisce fino a non bastare più. 5 CIUCCIO? MEGLIO DI NO Il ciuccio, ma anche la somministrazione di acqua o tisane, possono interferire con il meccanismo della domanda e dell’offerta che regola la produzione di latte. Se il bimbo vorrebbe attaccarsi al seno ma viene “distratto” con il ciuccio o con l’acqua, non potrà stimolarlo a produrre altro latte. Che poco a poco diminuirà. 6 IL LATTE DI MAMMA BASTA SEMPRE? Nella maggioranza dei casi, il latte basta. Però può capitare che ci sia qualche problema, o per ragioni genetiche e fisiologiche (sono casi molto rari), o perché non si allatta davvero a richiesta, o perché alcuni condizionamenti esterni (stress, disagio, mancato supporto del compagno e dei familiari) possono interferire

con la sua produzione. La consulenza di un’esperta di allattamento può dare una mano. E se invece si decide che non si desidera più allattare, no ai sensi di colpa: è una scelta legittima. 7 PUÒ FARMI CALARE LA VISTA? No. Durante gravidanza e allattamento, alcuni cambiamenti fisiologici possono far diminuire l’acuità visiva, ma si tratta di fenomeni transitori, che scompaiono quando l’allattamento finisce. Al contrario, allattare al seno ha alcuni effetti positivi per la mamma: riduce il rischio di emorragia e depressione post partum e favorisce la perdita di peso dopo la gravidanza. Alcuni studi, inoltre, suggeriscono che possa ridurre il rischio di sviluppare un tumore al seno o alle ovaie. 8 QUANDO È MEGLIO DI NO Ci sono alcune - rare - condizioni in cui la mamma non dovrebbe allattare al seno: se è positiva al virus Hiv, perché potrebbe trasmetterlo al figlio; se sta assumendo farmaci assolutamente controindicati, per i quali non esistono alternative sicure; o se è affetta da una malattia così grave che è meglio evitare lo stress metabolico causato dall’allattamento. 9 ANCHE DOPO L’ANNO DEL BAMBINO? L’Oms raccomanda di farlo fino a due anni, o anche oltre se mamma e bambino lo desiderano. Un documento ufficiale del Tavolo tecnico sull’allattamento al seno del ministero della salute sottolinea che l’allattamento al seno di lunga durata non interferisce negativamente né sull’autonomia del bambino, né sul benessere psicologico della madre. 10 ALLATTARE IN GRAVIDANZA? SI PUÒ A meno di condizioni cliniche particolari, da valutare caso per caso con il proprio medico, se è in arrivo un altro bambino non è necessario interrompere un allattamento in corso. Lo dice la Società italiana di medicina perinatale, per la quale eventuali rischi di aborto, parto pretermine o ritardo di crescita in utero in caso di allattamento in gravidanza non sono scientificamente documentati.

Reuters/Contrasto

*I dieci punti sono stati stilati con la consulenza di Riccardo Davanzo, presidente del Tavolo tecnico sull’allattamento al seno del ministero della salute; Francesca Ferrari, presidente di Allattamento Ibclc e Alessandra Bortolotto, del direttivo Mami (Movimento allattamento materno italiano).

DIRITTO DI ALLATTARE IN PUBBLICO La giovane mamma inglese Ellen Hunt allatta al seno la sua bambina Niamh di cinque settimane, a Brighton in Inghilterra, durante il flashmob di protesta organizzato da Claire Jones-Hughes, criticata da un gruppo di clienti in un bar, mentre allattava al seno sua figlia. Alla protesta hanno partecipato circa 50 mamme.


SVEZZAMENT0 È finito il tempo degli schemi troppo rigidi e oggi sappiamo che per ridurre il rischio di allergie è meglio introdurre subito più alimenti possibile. Ma con le pappe o come mangiano i grandi? La scelta ai genitori

Nella sezione LEGGI anche:

7 consigli

pratici per partire con il piede giusto Le prime PAPPE nel mondo CELIACHIA il primo assaggio non influenza il rischio

D&R

Le domande delle mamme con le risposte degli esperti I BAMBINI PASTICCIONI imparano di più PSICO lo svezzamento segna il primo distacco

Schema

SVEZZAMENTO tradizionale o

?

AUTOSVEZZAMENTO

Le due visioni a confronto

dello svezzamento

Ricette

46

Getty Images

facili e bilanciate


E

cco, è arrivato il momento. Il bambino ha qualche mese e mamma e papà cominciano a pensare allo svezzamento, oppure è il piccolo stesso che mostra interesse per il cibo “da grandi” e sembra non stare più nella pelle dalla voglia di assaggiare un pezzetto di pane. Insomma, potrebbe essere ora di introdurre qualche nuovo alimento nella sua dieta tutta di latte. Già, ma come fare? Che approccio scegliere? Svezzamento tradizionale, basato su pappe fatte apposta per il bambino, o autosvezzamento, che prevede di offrirgli i cibi di mamma e papà? Li abbiamo messi a confronto.

Svezzamento tradizionale: pappe ‘su misura’

“Il bambino non è un piccolo adulto: ha bisogni nutrizionali diversi rispetto a quelli dei grandi. Per esempio, in proporzione gli servono più grassi”. Silvia Scaglioni, pediatra endocrinologa ed esperta di nutrizione a Milano, introduce così il tema dello svezzamento, e consiglia: “Per questo, è bene prevedere dall’inizio e per i primi due/tre anni un’alimentazione specifica”.

Addio a ricette e tabelle troppo rigide

Dimenticate la vecchia ricetta dello svezzamento proposta dai pediatri fino a pochi anni fa. Prevedeva una prima pappa fatta con brodo vegetale (rigorosamente di patata, carota e zucchina), crema di riso o di mais, un cucchiaino d’olio e uno di formaggio grana o parmigiano, alla quale andavano via via aggiunti altri ingredienti, secondo un ordine e un calendario temporale ben precisi. Prima i liofilizzati o gli omogeneizzati di carne, poi la verdura cotta e passata, i legumi e infine il pesce. Per frutta, ammesse solo mele, pere e banane. Uova, pomodori, fragole e frutta secca solo dopo il primo compleanno. Motivo di tanto rigore era la preoccupazione che certi cibi potessero favorire l’insorgenza di allergie alimentari, se dati troppo presto.

Contrordine sulle allergie: prima è, meglio è

Secondo gli ultimi studi, però, questa preoccupazione è infondata. Anzi, ritardare troppo l’introduzione di certi alimenti potrebbe addirittura essere controproducente e aumentare il rischio di allergie. Un recente studio inglese, per esempio, ha mostrato che il modo migliore per ridurre il rischio di sviluppare un’allergia alle arachidi in bambini che hanno già eczemi o altre allergie alimentari è fargliele mangiare molto presto: tra i quattro e gli 11 mesi, prima è, meglio è. Non a caso, oggi l’Espghan, Società europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica, consiglia di proporre già all’inizio dello svezzamento, intorno al sesto mese, tutti gli alimenti possibili, senza esclusioni. Lo dice anche il nostro ministero della salute:

“L’ordine con cui gli alimenti semisolidi e solidi vengono introdotti nello svezzamento può variare in base alla preferenza del bambino e alla cultura gastronomica della famiglia e del pediatra”.

Un alimento alla volta per sperimentare

Per Scaglioni, però, questo non significa tutto subito. “Una certa gradualità va mantenuta, perché il bambino ha bisogno di tempo per adattarsi a nuovi sapori e consistenze. L’ideale è introdurre un alimento alla volta, riproponendolo per due o tre giorni prima di cambiare. Così si garantisce sia una varietà adeguata alla dieta, sia un giusto tempo per sperimentare cose diverse”. Anche la consistenza della pappa dovrebbe cambiare in modo graduale: “Da semiliquida, a cremosa, a semisolida, fino ad arrivare, intorno all’anno di età, agli alimenti tritati”. Ecco un pasto-tipo secondo la pediatra: una pappa fatta con brodo di verdura, crema di cereali e una fonte proteica; della verdura cotta e passata (un solo tipo alla volta, per far assaggiare i vari sapori), frutta e, dopo qualche settimana, un pezzetto di pane. “Per le proteine, nei primi tempi suggerisco la carne, che ha un elevato contenuto di ferro: io la consiglio tutti i giorni. Poco alla volta, può essere sostituita da altri alimenti come il pesce, i legumi, il formaggio e l’uovo”. Da evitare l’aggiunta di carne o legumi a pappe che già contengono il formaggio, come si faceva una volta: “In questo modo salgono troppo le proteine”.

La mamma deve essere serena e paziente

Lo svezzamento prevede altri due ingredienti fondamentali: serenità e pazienza. “Il suggerimento è di non forzare il bambino a mangiare e di rispettare i suoi tempi e i suoi rifiuti, che all’inizio sono normali” raccomanda Scaglioni. “Ci sta che con le prime pappe faccia fatica e si limiti ad assaggiare solo qualche cucchiaino. Va bene così: con il tempo si abituerà alla novità”.

Autosvezzamento: “Io mangio come i grandi”

Caduto il dogma dell’introduzione a tappe degli alimenti per evitare il rischio di allergie, una nuova tendenza si sta facendo strada nelle famiglie e tra i pediatri ed è quella all’autosvezzamento o alimentazione complementare a richiesta. Due i principi fondamentali di questo approccio. Primo: non sono i genitori a “decidere” quando è arrivato il momento di assaggiare qualcosa di nuovo, ma il bambino stesso, che lo comunica con vari segnali, tra i quali un evidente interesse per il cibo. Secondo: niente pappe speciali, ma via libera agli stessi piatti di mamma e papà, purché sani. Se il piccolo mostra chiaramente di voler provare quel risotto al radicchio o quelle penne al pesce spada, perché non darglieli? “I bambini imitano i grandi” spiega Lucio Piermarini, pediatra di famiglia a Terni e tra i primi sostenitori 47


Getty Images

4-6 ANNI

Nella sezione LEGGI anche:

Calorie

di quante ne hanno bisogno i bambini?

Merenda come scegliere quella giusta?

D&R

Le domande delle mamme con le risposte degli esperti

Menu

Gli ERRORI

ALIMENTARI comuni

settimanale dei nutrizionisti

pi첫 nella dieta dei bambini di oggi

Ricette

facili e bilanciate

76


Mangiano troppe proteine, soprattutto da carne e formaggi, zuccheri, sale e cibi ipercalorici. Poca frutta, verdura e legumi. Ecco perché bisogna cambiare marcia da subito

C

he fine fanno tutte quelle attenzioni e quelle precauzioni che i genitori hanno nei confronti dell’alimentazione dei propri figli nei primi anni di vita? Dopo aver sperimentato le prime pappe, e aver accompagnato il piccolo o la piccola di casa a scoprire i sapori tipici della cucina familiare, molti abbassano la guardia. E anche chi ha seguito scrupolosamente i consigli del pediatra nel proporre l’alimentazione complementare (al latte), comincia gradualmente a far spazio nella propria dispensa a merendine e snack, succhi di frutta e bevande gassate. Complice anche la frenesia della quotidianità che ci travolge in un vortice di impegni. La fretta infatti diventa cattiva consigliera tra gli scaffali del supermercato e così rischiamo di lasciarci tentare dagli alimenti pronti all’uso, comodi ma ipercalorici e ricchi di grassi e zuccheri. E più facilmente cediamo alla richiesta, che arriva più o meno puntuale in prossimità delle casse, di acquistare un pacchetto di patatine o una barretta di cioccolato per uno spuntino veloce. Veloce sì, ma non salutare.

Troppe proteine

Ma quali sono gli errori più comuni nell’alimentazione dei bambini di questa fascia d’età? “L’errore più frequente è l’eccesso di proteine di origine animale: i bambini mangiano, in particolare, troppa carne, formaggi e insaccati. Basterebbe una sola porzione al giorno di proteine di origine animale (forse anche meno) per soddisfare i loro bisogni nutrizionali (e anche quelli degli adulti che svolgono una normale attività fisica), invece la maggior parte eccede”, spiega Sergio Conti Nibali, responsabile del gruppo nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri.

Troppi zuccheri

“Un altro errore è certamente legato al consumo di succhi di frutta e bevande zuccherate in genere, snack e merendine supercaloriche” aggiunge il pediatra. “I bambini quando hanno sete dovrebbero bere solo acqua e non bevande zuccherate. E se vogliono frutta dovrebbero mangiarla e non ricorrere ai succhi in scatola. E quando vogliono il dolce dovrebbero prenderlo dalla dispensa, magari preparato insieme alla mamma o al papà”. Anche Alfredo Vanotti, docente all’Università di Lugano e alla Bicocca Milano e responsabile del Servizio nutrizione

clinica e dietetica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Erba (Como), concorda: “Consumare succhi di frutta può diventare un’abitudine molto pericolosa, a discapito dell’assunzione di acqua e del consumo di frutta fresca (a pezzetti, frullata, centrifugata, ecc.)”.

Troppe calorie

Col rischio, in agguato, di fare una scorta eccessiva di calorie (i succhi contengono zuccheri aggiunti a quelli comunemente presenti nella frutta). “Anche perché – aggiunge Ilaria Giulini Neri, pediatra ed esperta di nutrizione dell’Ospedale di Melegnano e del Centro ICANS dell’Università di Milano – tipicamente se un bambino beve un succo a merenda, non si limita solo a quello. E se ci abbina una merendina industriale, lo spuntino rischia di diventare una bomba calorica: troppe calorie e pochi valori nutrizionali”. Insomma, troppe calorie e proteine e troppi zuccheri e grassi rischiano di farla da padrone nell’alimentazione dei bambini italiani, nonostante sia ormai risaputo che sono gli indiziati principali del problema “chili di troppo” che riguarda anche i giovanissimi. “In Italia – ha ribadito per esempio Pierpaolo De Feo, professore di endocrinologia all’Università di Perugia in occasione del VII International Mediterranean Meeting Nutrition and Metabolism – l’obesità infantile è una delle più importanti emergenze sanitarie: il 25% della popolazione di età compresa tra 0 e 18 anni è in sovrappeso”.

Manca frutta e verdura

Un buona educazione alimentare comincia al supermercato, affinché poi la dispensa di casa non sia il regno di “cibi poco salutari a cui il bambino può tranquillamente accedere, anche senza il controllo di mamma e papà” aggiunge Riccardo Davanzo, pediatra dell’Ospedale infantile Burlo Garofolo di Trieste. “Quindi al budino alla frutta, che apporta molte più calorie di quante un bambino abbia bisogno per una sana merenda, meglio preferire uno yogurt bianco al quale, se mai, aggiungere a casa dei pezzettini di frutta fresca. E al posto di merendine farcite, meglio preferire l’acquisto degli ingredienti necessari per fare una torta tutti insieme: con meno zuccheri e nessun conservante”, suggerisce Giulini Neri. “Certo, la merendina non va demonizzata, ma deve essere consumata solo saltuariamente. Insomma, può essere l’eccezione e non la regola, perché pur avendo un’alta densità energetica (molte calorie per unità di peso) può avere un basso potere saziante, per cui c’è il rischio che il bambino ne mangi più di una con un eccessivo introito di calorie, grassi e zuccheri rispetto al fabbisogno” aggiunge Laura Censi, nutrizionista del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria - Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (CRA- NUT). La merenda ideale comunque è a base di frutta (alternata, per esempio, a yogurt o pane e pomodoro) e dovrebbe fornire circa il 5-10% delle 77


/

I LIKE

I DON’T LIKE

Ritaglia le immagini e impara i nomi dei cibi in inglese. Incollale su un foglio: nella colonna I like metti i cibi che ti piacciono, nella colonna I don’t like quelli che non ami.

FISH

CHICKEN

RICE

SPAGHETTI

MILK CHIPS

SOUP

SALAD

JAM

TOAST

FRUIT

MEAT

ICE-CREAM

WATER

POTATOES

PIZZA

BANANAS ORANGE JUICE

CHEESE

APPLE


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.