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EDITOR’S LETTER

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p. 21 Aut. Trib. Bergamo n°19 del 22.06.04 Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it

p. 25

Progetto grafico ed impaginazione: Paolo Biava Editing: Tommaso Revera Ufficio pubblicità e relazioni esterne: Tel. 035.270989 - 335 6028408

Hanno collaborato Valentina Colleoni - Paolo Bussi - Anna Donatini

p. 29

Credits: Paolo Stroppa, Rinaldo Capra,Gaby Gerster, s tudio Sebastian Herkner, Patrick Tourneboeuf, Jean-pierre Delagarde, Simon Chaput, Marta Carenzi, Artificial Gallery,Antwerp, Butterfly Art News Collection

p. 33 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta senza autorizzazione dell’editore.

“IMPARA A FARE OGNI COSA CON LEGGEREZZA. SI,USA LA LEGGEREZZA NEL SENTIRE, ANCHE QUANDO IL SENTIRE È PROFONDO.

Edita Periodici srl 24121 Bergamo Via Bartolomeo Bono, 10 Tel. 035.270989 Fax. 035.238634 25100 Brescia Via G. Renica, 63 Tel. e Fax 030.2808528 www.EDITAPERIODICI.it

CON LEGGEREZZA LASCIA CHE LE COSE ACCADANO, E CON LEGGEREZZA AFFRONTALE” DA L’ISOLA DI ALDOUS HUXLEY

QUESTO NUMERO DI A CASA MOOD È PIENO ZEPPO DI SPUNTI COME SEMPRE LEGGERO, LEGGERO.

BUONA LETTURA

PATRIZIA VENERUCCI

IN COPERTINA L'OPE ́ RA GARNIER - PHOTO PATRICK TOURNEBOEUF

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NEL CUORE DELLO STILE ITALIANO


PAESAGGI TRA I SOLCHI A cura di: Ugo Buizza collezionista e conduttore di radio Onda d’Urto Rinaldo Capra collezionista, e fotografo di musicisti Piero Tarantola collezionista e giornalista di Buscadero Sergio Zappavigna appassionato totale PHOTO_RINALDO CAPRA

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Il’68, ma i prodromi si avvertono dalla fine degli anni ’50, ha aggregato movimenti di massa eterogenei e internazionali, formatisi spesso in modo spontaneo, con una carica di contestazione sociale contro il conformismo, il potere costituito, la morale corrente e il sistema di produzione capitalista. Si è espresso in molteplici forme, modificando l’atteggiamento politico di giovani, intellettuali e classi minoritarie, proponendo una nuova visione del mondo e della vita. La rivendicazione di libertà di espressione, la contestazione della burocrazia politica e del perbenismo, la ricerca di un nuovo stile di vita ha generato un atteggiamento nuovo in tutte le discipline artistiche. La voglia di scardinare l’industria culturale omologata che aveva reso merce rassicurante musica, letteratura, teatro, cinema e arti visive, ha portato a una nuova espressione dell’arte che si adatta alla nuova visione. Il travaso da una cultura all’altra, da una disciplina artistica all’altra, era funzionale a un incisivo messaggio di contestazione. John Cage in un’intervista disse che “i dischi rovinano il paesaggio”, ma nel caso della “popular music” e delle avanguardie jazz, che rifiutavano il corporativismo dell’industria musicale, il disco diventava un progetto interdisciplinare autonomo e completo. Lo studio della copertina era parte integrante del discorso, dalla quale non si poteva prescindere per fruire dei contenuti, non più solo musicali, ma espressione di una nuova controcultura a tutto tondo. Il prodotto finale non è un oggetto per riprodurre musica contenuto in un elegante, rassicurante e attraente contenitore con il solo fine di indurti all’acquisto, ma un progetto multimediale che per essere compreso e goduto chiede attenzione in tutto l’insieme di linguaggi usati e proposti: fotografia, poesia, grafica, pittura.

INAUGURAZIONE IL 2 MARZO ORE 18.00 MOSTRA DI COPERTINE DI VINILI DAL 1962 A OGGI SPAZIO AREF BRESCIA DAL 02 AL 28 MARZO 2019 PIAZZA DELLA LOGGIA 11/F – BRESCIA WWW.AREF-BRESCIA.IT - INFO@AREF-BRESCIA.IT TEL. 030.3752369


Vi partecipano fotografi, pittori, poeti, che spesso hanno la stessa importanza dei musicisti e i contenuti tutt’altro che rassicuranti e borghesi, esplorano tutte le inquietudini di quelle generazioni. Sono multipli d’arte multimediale che creano una nuova estetica e una nuova fruizione. L’dea è questa mostra delle copertine di Lp che hanno segnato la storia artistico-visiva della musica e della contestazione, vedendone la parabola espressiva dai prodromi dei primi anni ’60, fino alla capitolazione all’industria discografica della fine ’70 che si riappropria di tutti i contenuti. Per dire: nel ’67 uscì il disco dei Velvet Underground con copertina fatta da Andy Wharol. Un gruppo prog italiano che si definì “Le stelle di Schifano” con copertine di Schifano. Poi le copertine dei Pink Floyd fatte dallo studio Hipgnosis, che sono tutto meno che rassicuranti, le ironiche e dissacranti copertine di Art Kane per i Beatles. Mentre nel Jazz non corporativo, quello più politicizzato, ha usato per copertine dipinti dell’Action Painting. E ancora Salvador Dalì, Rauschemberg, Pistoletto, Lichtenstein. Poi la grafica rivoluzionaria del Free Jazz tedesco e inglese. Insomma, un’incredibile mole di materiali per sociologi, storici e intellettuali per una moderna storia sociale e culturale della nostra epoca. Tutto è lì, basta volerlo vedere, come hanno fatto Frith, Chambers, Gilroy, producendo una critica non ideologica ed estetizzante del Beat, del Folk, del Rock e del Jazz. Come disse Adorno nel suo divertente saggio “Long Play”, i dischi sono delle fotografie di chi le possiede: volendo essere lusinghieri sono delle ideologie.

CONFERENZA 16 MARZO ORE 18.00: • "ART BEATS: NEW THING AND ELECTRIC JAZZ” DI RINALDO CAPRA • “SGT. PEPPER COPERTINE DI CARTA MARRONE” DI PIERO TARANTOLA • “ VISIONS OF BOB” DI UGO BUIZZA • “COORDINAMENTO E SLIDE SHOW” DI SERGIO ZAPPAVIGNA

AREF-BRESCIA.IT

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WELCOME TO YOUR HOME AWAY FROM HOME CASA LONDRA È UNA SOCIETÀ DI SERVIZI IMMOBILIARI GUIDATA DA UN TEAM DI PROFESSIONISTI CHE RISIEDONO A LONDRA DA MOLTI ANNI. LA SOCIETÀ FORNISCE UNA GAMMA COMPLETA DI SERVIZI PER GLI ITALIANI CHE VOGLIONO INVESTIRE NEL MERCATO IMMOBILIARE INGLESE O CHE DEVONO TRASFERIRSI A LONDRA PER MOTIVI DI LAVORO O DI STUDIO

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Made in Italy: dalla manodopera all’impianto di condizionamento. All’entrata si viene accolti da un salottino firmato Spotti, in cui spiccano il tavolino in marmo e il camino opera di EB marmi e graniti. La parete attrezzata, così come diversi altri arredi realizzati artigianalmente, sono ad opera di LT arredamenti. Per l’illuminazione del pianterreno e dei due uffici più piccoli nell’interrato è stato scelto il look vintage delle lampade Tansini. Per dare colore e movimento alle pareti dell’entrata e dell’ufficio si è ricorso alle carte da parati della collezione Asia di Misha, rispettivamente Bamboo Forest e White Magnolia – entrambe dipinte sulla stessa tonalità, per dividere gli ambienti ma dare al contempo un senso di continuità allo sguardo. Per i pavimenti sono state scelte le calde tonalità della Novar Parquets, il cui campionario prende vita nelle tre sfumature del legno al pianterreno. Protagonista dell’interrato è l’area meeting, illuminata da una selezione di lampade Spotti. Mentre i rivestimenti del bagno sono firmati Ricchetti, dove tre modelli in due formati differenti sono stati combinati per formare un mosaico dall’insieme armonioso. Biancheria e cuscini di My Style Home e Marina C Milano decorano e scaldano gli spazi espositivi e di accoglienza, sposandosi in vetrina con le originali ceramiche del laboratorio genovese 2Porcelain Design.

Casa Londra non è solo un’agenzia immobiliare che assiste gli italiani che desiderano investire nella capitale britannica, nei suoi sette anni di vita è diventata un punto di riferimento anche per la gestione, ristrutturazione e manutenzione degli immobili. È così che le tre socie decidono di aprire Casa Londra Shop: uno spazio multifunzionale in parte ufficio e in parte showroom, per esporre prodotti e campionari dei 14 partner, che nel frattempo hanno costruito una vera e propria rete di Made in Italy per la casa: dai marmi alla biancheria. La location scelta è un ex negozio in un edificio appena ristrutturato in Old Brompton Rd, fra i quartieri di Kensington e Earl’s Court; una zona dove sorgono diversi atelier dedicati al mondo dell’arredamento. 80mq distribuiti su due livelli, dove gli spazi sono stati riletti: esposizione e ufficio a livello strada, area meeting e servizi nell’interrato. All’architetto Elisabetta Pincherle è stato affidato il compito di interpretare il mood dell’ambiente e armonizzare il contributo dei partner, in un progetto che raccogliesse con eleganza anime e stili di tutte le aziende coinvolte. I lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti da Taramelli srl, che ha anche coordinato tutte le forniture, portando a termine il progetto in poco più di due mesi. Seguendo la filosofia di Casa Londra tutto all’interno è

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CASA-LONDRA.COM


GIANNI MERCURIO

MUDEC, MUSEO DELLE CULTURE DI MILANO FINO AL 14 APRILE 2019

A VISUAL PROTEST. THE ART OF BANKSY A CURA DELL’ ARCH.PAOLO BUSSI

Alcuni credono sia un certo Robin Banks, macellaio di estrazione operaia.Più probabilmente sembrerebbe essere Robert Del Naja, frontman dei Massive Attack, sostenendo le indagini del giornalista Craig Williams riguardo alle corrispondenze tra alcuni concerti della band e la comparsa di graffiti in giro per il mondo.Invece, secondo studi condotti dal Mail on Sunday nel 2008 e dalla Queen Mary University di Londra attraverso il «profilo geografico criminale», il suo nome sarebbe Robin Gunningham, ex studente della Bristol Cathedral Choir School. Tutti sanno in cosa consiste la sua opera, ma pochissimi amici fidati, custodi di un grande segreto, conoscono la vera identità di Banksy.

Avvinghiando i valori della generazione postmoderna in cui viviamo, dominata da una condizione di insicurezza e indifferenza, dalla caduta di ideali e tradizioni e dalla ricerca affannosa di presenza e apparenza, giocare con la propria identità è una provocazione filosofica ed esistenziale che inevitabilmente crea un interesse morboso. A maggior ragione ora, dopo che il 5 ottobre 2018 da Sotheby's Londra, la tela Girl with balloon si è improvvisamente autodistrutta tra lo stupore generale dei presenti, attraverso l'espediente di un trita carte nascosto dietro la cornice e azionato a distanza, tagliuzzando metaforicamente anche 1,18 milioni di euro previsti per l'aggiudicazione.

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Autore: Banksy Titolo opera: Girl with Red Balloon Anno: 2004 Tecnica: Limited edition screenprint Misure: 66 x 50 cm Collocazione e credito fotografico: Butterfly Art News Collection

Dopo pochi attimi l'opera è stata ribattezzata Love in the bin, trasformandosi nella "prima opera della storia dell'arte creata durante un'asta", secondo i curatori. "Ogni desiderio di distruzione è anche un desiderio di creazione" è la citazione di Picasso che Banksy ha riportato nel proprio sito internet e profilo Instagram, per commentare l'accaduto. Altri mezzi di comunicazione non sono previsti, non ci sono interviste ufficiali e nessun mostra è autorizzata dall'artista, nemmeno quella presente al MUDEC di Milano tra il 21 novembre 2018 e il 14 aprile 2019, in quanto Banksy non si lega a progetti commerciali dove lo spettatore deve pagare per ammirare le sue opere, perché "L'arte che guardiamo è fatta solo da pochi eletti.


Autore: Banksy Titolo: Rude Copper Anno: 2003 Misure: cm 57,5 x 42 Tecnica: Serigrafia in edizione limitata Collocazione e credito fotografico: Butterfly Art News Collection

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Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell'arte. Quando vai in una galleria d'arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari". Per comunicare il disprezzo verso l'attuale concezione d'arte, il sistema capitalistico e consumistico in cui siamo capitati, Banksy è riuscito ad infiltrarsi nei più grandi musei del mondo e ad esporre clandestinamente i suoi Modified oil accanto a capolavori senza tempo, prendendosi gioco degli spettatori paganti, che trovano carrelli del supermercato volanti sopra le ninfee di Monet, oppure ufo lancia raggi laser sopra un dipinto portuale di stampo paesaggista. La tavola su cui evidenziare i propri ideali, fin dagli anni Novanta è per Banksy delineata da muri e treni, partendo dalla città natale di Bristol, per arrivare a New York, Parigi, Gerusalemme, Amburgoe alla Striscia di Gaza. Realizzate con la tecnica dello stencil, che permette riproducibilità in serie, precisione nell'esecuzione, massima velocità nella realizzazione, le immagini dei suoi graffiti all'istante colpiscono per la loro incisiva semplicità, basata su elementi riflessivamente disarmonici.

MUDEC.IT

Autore: Banksy Titolo: Mosquito Anno: 2002 Misure: cm 84,5 x 72 Tecnica: pittura a spray e emulsione su cartoncino perforato (francobolli della Monkey Queen di Banksy) montato su cartone Collocazione e credito fotografico: Artificial Gallery, Antwerp

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Autore: Banksy Titolo: Rat and Heart Anno: 2015 Misure: cm 52,5 x 57,58 Tecnica: pittura a spray e emulsione su tela Collocazione e credito fotografico: Artificial Gallery, Antwerp

Autore: Banksy Titolo: Flying Copper Anno: 2003 Misure: cm 100 x 70 Tecnica: Serigrafia in edizione limitata Collocazione e credito fotografico: Butterfly Art News Collection Autore: Banksy Titolo: Donut Chocolate Anno: 2009 Misure: cm 56 x 76 Tecnica: Serigrafia su carta Collocazione: Collezione privata Milano Credito fotografico: © Photo Marta Carenzi

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NEL CUORE DELLO STILE ITALIANO


Io VIaggIo da Sola

Si viaggia e si sperimentano cose e sensazioni. Il piacere di scoprire che viaggiare da sole al Bellerive, è un servizio dedicato ad ognuna di voi. E se viaggi con un’amica vale lo stesso.

Hotel Bellerive • Via Pietro da Salò, 11 • Salò (Bs) • Tel. +39 0365 520410

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©ph.RinaldoCapra


Gio Ponti’s House Via Dezza Milano Gio Giulia Letizia and Giulio Ponti

LA GRANDE RETROSPETTIVA SUL MAESTRO AL MUSÉE DES ARTS DÉCORATIFS DI PARIGI,

TUTTO PONTI, GIO PONTI ARCHI-DESIGNER


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TUTTO PONTI, GIO PONTI ARCHI-DESIGNER

Parigi ha celebrato il maestro del design e dell’architettura del XX secolo con la grande mostra “Tutto Ponti. Gio Ponti Archi-Designer” al Musée des Arts Décoratifs di Rue de Rivoli, dal 19 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019, a cura di Olivier Gabet, Dominique Forest, Sophie Bouilhet-Dumas e Salvatore Licitra. La mostra ha ripercorso la lunga carriera del Maestro, dal 1921 al 1978, mettendo in luce tutti gli aspetti del suo lavoro attraverso più di 500 pezzi, alcuni esposti per la prima volta – architetture, arredi, ceramiche, lampade, vetri, riviste – in un allestimento dello studio Wilmotte & Associés e con il progetto grafico di Italo Lupi per la segnaletica. L’agenzia BET C si è occupata della grafica dei documenti di comunicazione. Molteni&C (azienda parte del Gruppo Molteni, insieme a Dada, UniFor e Citterio) che dal 2010 ha rinnovato l’attenzione per i maestri dell’architettura e del design con il progetto di riedizione di arredi di Gio Ponti, ha deciso di sostenere questa esposizione, l’unica mostra mai realizzata in Francia sull’opera del maestro. Una conferma del percorso di riscoperta dei progetti di Gio Ponti, che Molteni&C continua a perseguire come contributo alla valorizzazione dei protagonisti della storia del design italiano nel panorama internazionale. “Architetto e creatore eclettico, interessato tanto alla produzione industriale quanto all’artigianato”, hanno affermato i curatori di Tutto Ponti. Gio Ponti Archi-Designer, “Ponti ha arricchito l’architettura del dopo guerra, indicando le prospettive per una nuova arte del vivere”.

D.357.1-D.357.2 Gio Ponti drawings Gio Ponti Archives

Parishe celebrated the great 20th century architect and designer with a major exhibition entitled “Tutto Ponti. Gio Ponti Archi-Designer” at the Musée des Arts Décoratifs in Rue de Rivoli, from 19 October 2018 to 10 February 2019, curated by Olivier Gabet, Dominique Forest, Sophie Bouilhet-Dumas and Salvatore Licitra.The exhibition covered Gio Ponti’s long career, from 1921 to 1978, highlighting every aspect of his work through more than 500 items, some displayed for the very first time – architectural designs, furniture, ceramics, lamps, glass, magazines – in a setting by Wilmotte & Associés and with Italo Lupi’s graphic project for signage. The BETC agency ensures the graphics of communication documents. Molteni&C (a Molteni Group company, along with Dada, UniFor and Citterio), which has renewed its focus on the masters of architecture and design since 2010 with re-makes of Gio Ponti’s furniture, and has therefore decided to support this unique exhibition, one of the most important ever staged in France on the works of the Italian designer. The exhibition underlines the significance of Molteni&C’s continuing efforts to rediscover Gio Ponti’s designs, thereby helping to celebrate the historic role of Italian design in the world. “An eclectic architect and creator, interested in both industrial production and craftsmanship”, declared the curators of Tutto Ponti. Gio Ponti Archi-Designer, “Ponti enriched post-war architecture, indicating the prospects for a new art of living”.


Gio Ponti’s House - Via Dezza Milano - Archives 01 Montecatini building - Gio Ponti Archives 05 D.950.1 Gio Ponti drawings - Gio Ponti Archives

TUTTO PONTI, GIO PONTI ARCHI-DESIGNER

MUSÉE DES ARTS DÉCORATIFS 107, RUE DE RIVOLI - 75001 - PARIS TEL. 33 (0)1 44 55 57 50


Molteni&C non ha partecipato solo come mecenate della mostra Gio Ponti Archi-Design, ma ha contribuito prestando al Musée des Arts Décoratifs alcuni arredi originali, oggi parte della collezione del Molteni Museum. Con l’accordo siglato con gli Eredi Ponti, che prevede l’esclusiva mondiale per la riedizione e la commercializzazione di tutti gli arredi progettati da Gio Ponti, fatta eccezione per i diritti ceduti ad altri produttori, l’azienda ha dato avvio ad un programma volto a riportare in luce il prezioso lavoro di ricerca che il grande maestro del ‘900 ha svolto in oltre 50 anni di attività in molti campi – architettura, design, arte applicata ed editoria. Il progetto di riedizione ha dato vita a una collezione di arredi riferiti in alcuni casi a modelli ideati da Ponti come pezzi unici o in piccola serie, presentata per la prima volta in occasione del Salone del Mobile. Milano del 2012, dopo un lungo percorso di ricerca, selezione e studio dei prototipi. La collezione, realizzata in collaborazione con i Gio Ponti Archives e con la direzione artistica dello Studio Cerri & Associati, comprende mobili e complementi disegnati da Gio Ponti tra il 1935 e gli anni ’70, che oggi fanno parte della Heritage Collection Molteni&C. La collezione si è arricchita ogni anno di nuovi pezzi e oggi comprende 14 arredi, in 21 varianti. Un progetto inedito, accompagnato dalla mostra itinerante “Vivere alla Ponti. Le case abitate da Gio Ponti”, ospitata da oltre 15 prestigiosi musei italiani e internazionali (tra i quali ad esempio il Victoria & Albert Museum di Londra) e istituzioni (come ad esempio l’Istituto Italiano di cultura New York) e dal documentario “Amare Gio Ponti”, prodotto da Muse, presentato in più di 20 Festival internazionali. La Milano di Gio Ponti è anche protagonista della nuova campagna pubblicitaria Molteni&C Heritage Collection 2018. Le architetture iconiche progettate dal Maestro a Milano, nella seconda metà del secolo scorso, come il Grattacielo Pirelli (1956), il complesso Montedoria (1970) e la Chiesa di S. Francesco al Fopponino di via Paolo Giovio (1964), dialogano attraverso un gioco di sapienti riflessi con le icone del design della Heritage Collection Molteni&C. Una scenografia emozionale, per sottolineare il ruolo primario di Milano quale capitale del design mondiale, e del brand Molteni&C, riconosciuto come ambasciatore internazionale di stile e contemporaneità. Molteni&C is not only patron of the Gio Ponti Archi- Design exhibition, but it also contributed by entering a number of original items of furniture from the Molteni Museum Collection at the Musée des Arts Décoratifs’s disposal. With the agreement signed with Ponti’s Heirs, which includes a worldwide exclusive for remaking and marketing all the furniture designed by Gio Ponti, except for the rights granted to other manufacturers, Molteni&C has launched a plan designed tobring the vital research conducted by the great 20th century maestro in over 50 years of work in various fields – architecture, design, applied art and publishing – back into the limelight. The re-edition project gave rise to a collection Montecatini building - Gio Ponti Archives 04 of furniture that in some cases referred to models designed by Ponti as unique items or small series, presented for the first time at the 2012 Salone del Mobile in Milan, after a lengthy process of research and selection into Ponti’s prototypes. The collection, made in cooperation with the Gio Ponti Archives and with the art direction of Studio Cerri & Associati, includes furniture and accessories designed by Gio Ponti between 1935 and the 1970s, which today belong to the Molteni&C Heritage Collection. The Collection has been further enhanced with new pieces every year and today includes 14 items of furniture, in 21 variants. An original project, accompanied by the travelling exhibition “Vivere alla Ponti. Le case abitate da Gio Ponti”, hosted by over 15 prestigious Italian and international museums (including London’s Victoria & Albert Museum) and institutions (such as New York’s Istituto Italiano di Cultura) and by the documentary “Amare Gio Ponti”, produced by Muse, presented at over 20 international festivals. Gio Ponti’s Milan is also the subject of the new advertising campaign for the Molteni&C Heritage Collection 2018. The iconic buildings designed by Ponti in Milan, in the second half of the last century, such as the Pirelli Skyscraper (1956), the Montedoria complex (1970) and the Church of S. Francesco al Fopponino in via Paolo Giovio (1964), interact by means of a clever interplay of reflections with the design icons of the Molteni&C Heritage Collection. An emotional art direction, underlining Milan’s leading role as world capital of design, and that of the Molteni&C brand, acknowledged as the international ambassador of style and contemporary living.

MADPARIS.FR


PECK CITYLIFE: IL NUOVO CAPITOLO DI UNA LUNGA STORIA D’AMORE PER IL CIBO IL MARCHIO SIMBOLO DELL’ ALTA GASTRONOMIA INCONTRA LA MILANO VERTICALE RACCONTANDOSI IN UN NUOVO SPAZIO: GASTRONOMIA, RISTORANTE, ENOTECA, COCKTAIL BAR

CityLife Shopping District, Milano – I miti sono tali per la capacità di essere sempre contemporanei. Il tempio dell’alta gastronomia, a Milano dal 1883, porta nella nuova città verticale, sotto le torri progettate dalle archistar internazionali - oggi quartier generale di Allianz e Generali, domani anche di PWC – tutti i sapori, profumi e il savoir faire che lo hanno reso il riferimento per i cibi di alta qualità e un brand conosciuto nel mondo. Per la prima volta Peck esce dalla Milano storica per arrivare in CityLife Shopping District, il più grande distretto commerciale urbano d’Italia, facendosi ponte verso la città che sale, animata da una nuova borghesia delle professioni: cosmopolita, internazionale, mobile e contemporanea. La location sorge in un padiglione di 300 mq dalle forme organiche, posto in Piazza Tre Torri, baricentrico rispetto all’ingresso dello Shopping District e delle architetture simbolo della nuova città. Qui Peck inaugura anche una nuova formula di ristorazione, che ha come tema il mangiare in gastronomia. Gustare il cibo seduti al bancone non è solo un gesto estetico, ma filosofico: ricuce il rapporto tra alimenti e lavorazione, tra selezione e degustazione, tra preparazione e consumo. Il nuovo ristorante – 50 coperti,

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NEL CUORE DELLO STILE ITALIANO

aperto a pranzo e a cena con due carte diverse - non è solo il posto dove poter andare ogni giorno a gustare una serie di signature dishes come la costata di manzo, il risotto giallo con ossobuco, la cotoletta alla milanese - oltre ad una proposta di piatti del giorno, sempre in divenire - ma è anche l’approdo per trovare piatti speciali come il lesso, la cassoeula, le carni allo spiedo, o prodotti non comuni come la lingua salmistrata o il marbré. Merita una menzione speciale la formula degli antipasti: concepiti per la condivisione, sono pensati per innescare un rito sociale di partecipazione al gusto e per dare ai commensali l’occasione di scoprire più sapori. Le proposte variano moltissimo e consentono di esplorare i must della gastronomia di Peck, come l’insalata russa, il paté, i gamberi in salsa cocktail, lo storione, il vitello tonnato e la famosa bresaola secondo la ricetta di Peck. Come già accade nella grande gastronomia di via Spadari, il nuovo ristorante è il luogo ideale per mangiare il tartufo, il jamon iberico de bellota, il foie gras, i salumi selezionati ed i formaggi particolari dell’ampio assortimento di Peck. Il ristorante in gastronomia permette all’ospite di poter ordinare fuori carta tutto ciò che è esposto al grande bancone di ingresso.

PECK.IT VUDAFIERISAVERINO.IT

L'enoteca mette in scena una collezione di vini e distillati disposti teatralmente su un'importante parete che espone una selezione di 150 etichette, italiane e francesi. La punta dell’iceberg rispetto alle oltre 3 mila etichette – sempre disponibili su ordinazione – che hanno reso il negozio di Via Spadari la migliore enoteca d’Italia. Appassionati e curiosi potranno farsi consigliare dai sommelier sia per la mescita sul luogo sia per l’acquisto di bottiglie da asporto. L’enoteca sarà anche teatro di incontri dove poter conoscere i produttori di alcune etichette pregiate, durante una serie di eventi su prenotazione in cui sarà possibile degustare annate importanti delle migliori cantine. L'ultima sorpresa di questa nuova apertura è il banco della cocktail station – decorato da piastrelle dipinte a mano con un disegno ricavato da una fotografia storica del Peck anni ‘50 – affidata alle sapienti cure di Riccardo Brotto, affiancato da uno staff di giovani barman e barlady, che hanno creato una carta di cocktail interpretandone sia la storia di Peck sia la contemporaneità. Il progetto è stato affidato allo Studio Vudafieri-Saverino Partners che ha una consolidata esperienza nel definire concept di design per ristoranti e molti esempi di qualità già nella stessa Milano.



UN’ABITAZIONE UNIFAMILIARE RESIDENZIALE IN LEGNO E ACCIAIO

PULIZIA FORMALE


L’esterno L’elemento distintivo di questo edificio ultramoderno, derivante dall’originale opera di ristrutturazione di una costruzione degli anni Sessanta priva di alcuna identità, è l’interessante commistione tra l’opacità e la nuance scura del grigio antracite scelto per i serramenti, nonché i rivestimenti in zinco titanio prepatinato e in muratura delle facciate, e la trasparenza e grande luminosità delle grandi vetrate presenti un po’ ovunque, a cominciare dal nuovo volume vetrato realizzato all’ingresso e concepito come una bussola che contiene la scala di collegamento a tutti e tre i piani dell’edificio. La presenza della bussola vetrata consente di vedere la scala interna anche dall’esterno, conferendo all’immobile una forte identità architettonica, nonché grande leggerezza e ariosità. La scala, infatti, con la sua struttura in metallo e legno, percorre tutti i livelli della casa mettendoli in comunicazione tra loro anche visivamente grazie alla presenza di apposite solette vetrate dal forte effetto scenografico. L’importanza attribuita al gioco di trasparenze, motivo dominante dell’intero progetto, è tale che anche l’ampia balconata ricavata al primo piano, da cui si accede a una delle camere da letto tramite una porta a vetro scorrevole, è stata dotata di un parapetto in vetro, proprio per non ostacolare la vista della scala stessa.

Nessun dettaglio è stato lasciato al caso in questo sapiente lavoro di ristrutturazione: per garantire una perfetta uniformità cromatica con la prevalenza di materiali e colori metallici delle facciate esterne, sono stati installati serramenti in acciaio e alluminio dalla stessa finitura grigio antracite. Numerosi sono inoltre i richiami della stessa tonalità anche all’interno (dal metallo della struttura della scala alla cornice interna degli infissi). C’è dunque un denominatore comune tra gli infissi, nonostante la grande varietà dei modelli selezionati per rispondere alle diverse esigenze funzionali interne: dai serramenti fissi a bow window, alle portefinestre scorrevoli, ai sistemi ad anta semplice, tutti i modelli presentano profili ultrasottili, e sono rigorosamente in grigio antracite e a taglio termico per garantire le massime prestazioni di isolamento. Infine, sfruttando il piano interrato, sono stati realizzati due garage che si aprono direttamente sulla strada. L’interno Bianco e luce i motivi dominanti degli spazi interni di questo modernissimo immobile. Rigorosamente bianche sono le porte interne, che si mimetizzano con i rivestimenti delle pareti; bianche le suggestive travi a vista; bianca la luce che entra dalle innumerevoli finestre, dall’ingresso e dalle verande vetrate e dai tagli vetrati presenti nel tetto a falda che, lasciando penetrare luce zenitale, inondano l’intera abitazione. È una luce calda, però, ammorbidita dalla presenza di arredi preziosi e soprattutto del legno che, con la sua naturalezza, sa scaldare gli ambienti interni in netto e voluto contrasto con le fredde tonalità grigio-metalliche degli esterni. Dal corpo scala trasparente interamente vetrato si accede ai diversi livelli della casa.


Al primo piano trovano posto le camere da letto e i bagni della zona notte, mentre al secondo e ultimo piano, inondato di luce e con vista sul panorama che circonda la casa, si aprono un soggiorno open space, un’ampia cucina e un grande terrazzo coperto che diventa la continuazione naturale, al-

l’esterno, degli spazi interni. Numerosi sono gli elementi originali e distintivi: dalla piccola finestra del bagno dall’inconsueta forma di oblò al tetto a falda che si apre con una lunga vetrata per donare la preziosa luce zenitale alla cucina.

PROGETTO ARCHITETTO ARCH. FILIPPO CAPRIOGLIO, COLLABORATORE ARCH. GIORGIA MASSENZ TIPOLOGIA RESIDENZA PRIVATA PRODOTTO SYNUA - OIKOS LOCATION PORDENONE ANNO COMPLETAMENTO 2015

Il progetto ha comportato l’ampliamento e la ricomposizione forometrica di tutte e quattro le facciate di una residenza privata. Il lavoro non ha alterato la sagoma originaria dell’edificio, ad eccezione del prospetto sud, dove è stata realizzata una estrusione della facciata tramite un serramento ripartito su tre livelli che, comunque, risulta essere nei limiti di aggetto della terrazza preesistente e, quindi, superficie coperta. Il progetto ha previsto, anche a seguito della mutata distribuzione interna, il riassetto e la ricomposizione delle unità immobiliari mantenendone la tipologia, e ricomponendo - tramite una pulizia formale e compositiva - il sostanziale aspetto del fabbricato. Tale operazione di ridistribuzione forometrica e di partizione interna ha consentito di riorganizzare gli spazi, rendendoli più in linea con le necessità e funzionalità del vivere quotidiano contemporaneo. La volontà della committenza di una costruzione “sostenibile” che garantisse parametri di comfort abitativo di alto livello ha orientato le scelte progettuali verso la tecnologia della prefabbricazione in legno così da garantire parametri di qualità che, insieme alle applicazioni tecnologiche impiantistiche, hanno permesso di massimizzare il risparmio energetico e di poter contare su una struttura leggera senza alcun aggravio sulle fondazioni.

Nasce il 3 marzo 1971, maturità classica, si è laureato in Architettura presso l’IUAV ed ha poi conseguito il Master in Progettazione Architettonica M-Arch II presso la Syracuse University . Negli ultimi anni ha progettato in proprio ed in collaborazione con lo studio Caprioglio Associati con gli architetti G. Caprioglio e D. Vatta. Ha curato personalmente la progettazione, la trasformazione e gli arredi ed allestimenti di case unifamiliari, concept per negozi, nuovi uffici e strutture mediche, nonché interventi di nuovo arredo urbano. La passione e la ricerca per il design lo ha portato a ideare lampade, arredi e oggetti per aziende italiane ed estere. Dal gennaio 2002 è docente di composizione architettonica per diversi atenei americani. E’ stato invitato a tenere conferenze sulle proprie architetture ed ad essere membro di giuria e di commissione di tesi; dall’agosto 2008 e’ stato insignito della cattedra di quale Kea Distinguished Professor presso l’University of Maryland.

CAPRIOGLIO.COM


INdImENTIcaBIlI VacaNzE Sul lago dI garda

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la VIlla Villa Isabella, oggi Hotel Laurin, è uno degli esempi meglio conservati del Liberty floreale in Italia. un mix perfetto tra il fascino della storia ed i più moderni comfort.

magNolIa rESTauraNT caFé Coloriamo i Sapori della Natura. Lo chef Alessandro Fontana: “ una passione che si nutre e trova energia nel passato, un laboratorio in continua evoluzione che coniuga: tradizione, memoria e modernità in simbiosi ai profumi, agli aromi e a tutto ciò che offre il territorio…”

ProgETTa Il Tuo EVENTo EVENTI Le occasioni per festeggiare sono molte, con la complicità e l’atmosfera unica dell’Hotel Laurin ogni occasione diventerà memorabile e speciale. mEETINg L’atmosfera perfetta, l’attenzione a ogni dettaglio, la possibilità di creare un evento proprio come lo si è sempre desiderato. maTrImoNI Il tuo matrimonio da sogno sul lago di Garda con un’organizzazione impeccabile, charme ed emozione unici, solo al Laurin l’esclusività di avere la Villa tutta a vostra disposizione.

Prenotate la vostra vacanza sul lago di garda e venite a vivere l’esperienza di scoprire questo territorio, questa piccola perla nel Nord Italia. lo staff dell’hotel laurin saprà consigliarvi al meglio anche con il supporto di materiale informativo, per soddisfare qualsiasi esigenza di vacanza voi abbiate.

VIALE ANGELO LANDI, 9 - LAGO DI GARDA - SALò (BS)- ItALy - t. +39 0365 22022 - INFO@HOtELLAuRINSALO.It

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Grace Serving Trolley for Shoenbuch

DESIGNER OF THE YEAR - MAISON&OBJET PARIS

SEBASTIAN HERKNER PHOTO_GABY GERSTER PHOTO_STUDIO SEBASTIAN HERKNER

An eYe For CoLoUr

MAISON-OBJET.COM

His appetite for a challenge and relentless desire to explore unchartered territory has not only led him to design glasses, bicycles and perfume bottles or make forays into the world of interior design, but also to embark on an internship with Stella McCartney during the course of his studies. “I was interested in the manufacturing processes used in fashion, and understanding how colours are put together” he explains. The flair for combining colours he honed whilst there now underpins his signature style. “Colour is often the very last thing designers think about. For me, it’s always the starting point for the whole design process”. He does admit, nonetheless, that “it can take years to find that perfect colour combination”.


seBAstiAn HerKner Age has no bearing on worth. At 37, German designer Sebastian Herkner, who trained at Offenbach University of Art and Design, is embarking on an ever-growing number of collaborations with international design houses (no less than 21 projects in the pipeline during 2018 for Moroso, Dedon, Thonet and Lintello to name but a few), and over the course of the past decade has received some thirty awards in recognition of his innovative yet traditional work. MAISON&OBJET has always sought to honour designers whose originality and excellence impact their generation, and Herkner’s astonishing career path propelled him straight onto the trade fair’s radar, sealing the decision to turn the 2019 spotlight on the design scene’s rising star.

A DesiGner WHo strADLes tHe BoUnDArY BetWeen MoDernitY AnD trADition

Bell Coffee Table

Since first setting up his studio in the Frankfurt suburb of Offenbach am Main back in 2006, Sebastian Herkner has unremittingly focused on creating designs that fuse tradition with creativity, new technology with craftsmanship. An approach he adopted long before the design world started surfing this now supremely fashionable wave. His unconditional love for traditional craftsmanship was what guided his first landmark design, the “Bell” table, whose steel and brass platter nestles on a hand-blown glass base produced in a centuries-old Bavarian glass factory. What’s so ironic is that in 2009, not a single design house wanted to back the project - “people were so unaccustomed to seeing this combination of materials that it didn’t interest them in the slightest” he explains. In the end, it took three whole years and an encounter with ClassiCon for his table to see the light of day. Instantly achieving best-seller status. “It’s absolutely vital we revive all these traditional forms of craftsmanship before they get lost forever, as they’re an integral part of our cultural heritage” explains Sebastian Herkner. It is this very kind of craftsmanship that his designs regularly intertwine with the most up-to-the-minute technology. Such was the case with the “118” chair (Thonet, 2018), which uses a mix of CNC milling and steam bending to fashion the wood.

Mainland Dark for The Rug Company

La Che for Ames

Oda lamp for Pulpo

At MAison&oBJet As a regular at the fair - “I never miss a session”, he smiles -, Sebastian Herkner is thrilled that this accolade will give him a platform to unveil some of his latest creations whilst simultaneously showcasing the manufacturing processes that have always been so close to his heart.

MULtiCULtUrAL insPirAtion Be it in his studio, surrounded by a six-strong team that herald from all four corners of the world, or during his frequent trips to China, Colombia, Thailand, Senegal and Canada visiting local manufacturers, design houses and craftsmen, Sebastian Herkner has a longstanding habit of quenching his thirst for ideas elsewhere. “Different cultures, skills and lifestyles all fuel my inspiration” he explains. He also finds his inspiration in traditional materials - ceramics, leather, marble.... And art. Another of his iconic pieces, the “Oda” floor lamp (Pulpo, 2014), bears testament to that. Resembling a reservoir of light, the design was directly inspired by photographic images of water towers captured by Bernd and Hilla Becher. Every single source of inspiration is perfectly in tune with his quest for authenticity, his desire to use sustainable materials, and his sense of respect for the time it takes to create a truly stunning piece. His approach to design is both ethical and committed, imbuing the creative process with the same degree of importance as the actual end product itself.


Bergamo Via Paleocapa 3/L, ang. Via Paglia Milano Via Turati 8 - Via Durini 17 Verano Brianza S.S. 36 www.internionline.it


Italian Masterpieces Divano Let it Be design by Ludovica + Roberto Palomba. Sestiere Castello, Venezia poltronafrau.com


WATCH ALL DANCES A DAILY PERFORMANCE PROJECT BY NADIA VADORI-GAUTHIER

UNEMINUTEDEDANSEPARJOUR

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WAtCH ALL DAnCes tHe ProJeCt On January 7, 2015, the evening of the Charlie Hebdo attack, I was deeply shaken. That evening, I established the project Une minute de danse par jour (One Minute of Dance a Day), to act as a sensitive presence in the world. I wanted to give myself a daily activity, small but genuine and repeated, working towards a poetics of action, of personal commitment, alone or in relation to others. The attacks of the following days reinforced that determination. In this world that is our own, since January 14, 2015, I dance every day, armed only with sensitivity, in order not to give in to anesthesia, fear, or paralysis, to create living connections with other beings and with environments.

Ever since January 14, 2015, I dance for a minute or a little more, every day, simply, without editing or effects, in the place and state of mind I find myself that day, with no special technique, staging, clothing, or makeup, nothing but what is there. And I post the dance online the same day.

How can I act locally, infinitesimally, to my own scale, to create connections and break down walls? This project also has a direct relationship with my doctoral research subjects: Local micro-political relationships to the environment, people, and material Somatic work on the consciousness of the body in movement Expanded and altered states of perception Connections to oscillatory-vibratory life Proposed alternatives to the dominant regime of representation Performative commitment in the moment Oscillations between personal and public space Somatic-esthetic-political interactions.

This is the solution I found: an action to my own measure, a concrete, repeated action that may redraw lines, disrupt the design, shake up the norms.

I dance inside or outside, in public or private places, alone or with others, strangers or people I know, sometimes friends. I dance as protesters demonstrate, to effect a living poetry, to act through sensitivity against the violence of certain aspects of the world.

I was also inspired in this project by a phrase of Nietzsche’s, drawn from Thus Spake Zarathustra: “And lost be the day to us in which a measure hath not been danced.” To me, that means that we must live, we must live in motion, remain in motion. I was also influenced, as I developed this project, by a Chinese proverb: “Drop by drop, water pierces stone.”


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水滴石穿 : water – drop – stone – pierce In other words, a small, repeated action can eventually have a great effect. My drop of water is these dances—daily, interstitial, unarmed and unshielded; the stone is a certain hardening of the world (insularity, hierarchy, consumerism, dogmatism), a disconnection from nature (environment, animals, plants), and the lack of an active poetic dimension in daily life. For me, Une minute de danse par jour is a commitment: esthetic (conscious), poetic, ethical, and microlithic. Within my own personal scope, it is radical. I continue to dance every day, to bring forth a place of greater sensitivity in the world, to create circulation across divisions, between categories and bodies. I believe that is possible; I act on that belief. Every day, I begin from the beginning, as though each dance were the first; everything starts fresh, body and dance; everything is to be danced, re-danced, for a minute and a little longer. Dance the life that passes and vibrates in the interstices of the common round, that vibrates in the intervals between the shiny images that claim to represent and replace our world. Seven frequently-asked questions

1. Do you really dance every day? – Yes 2. Have you ever missed a day? – No, I can’t imagine doing that. 3. How long will you keep doing this? – I don’t know. As long as it feels necessary, as long as I can keep it up. I once said: maybe October 2017. That would make 1001 days. We’ll see … 4. Don’t you worry about repeating yourself or running out of ideas? – The formal qualities of the dance aren’t important to me, nor fresh ideas; what is important is the relationship created with a person or a place. And that is never the same. It’s commitment in action. 5. Does this require courage on your part? – Yes. All my courage. 6. Are there days you just don’t want to dance? – That’s not an issue. The project is to dance every day, regardless of mood or condition. There are days I’m available only with difficulty, overbooked, or exhausted, but it’s not about me. That’s not the point. I’m not trying to dazzle, I dance in and for the moment, whether banal or unique, whether I’m alone or in front of people, in good shape or not, I do it. Sometimes, the moment makes me a gift. 7. Do you know where you’ll dance today? – No, neither where nor when. But for some time now I sometimes make appointments to dance.

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nadia Vadori-Gauthier, Performer, choreographer, PhD (esthetics, Université Paris-8) Trained in dance, theater, and visual art, specialist in movement practices (dance, instant composition, authentic movement, Body-Mind Centering, yoga), Nadia Vadori-Gauthier bases her artistic and theoretical research upon her somatic experience. After seven years as a choreographer (creating seven pieces), today she pursues the research work of Le Corps collectif, an artistic laboratory and performance group (www.lecorpscollectif.com), interrogating the borders between art and life, visible and invisible, movement and form. Her current research subjects, based on the implementation of a theoretical-practical continuum, concern different thresholds of perception and representation in the creative process, with the goal of producing an art that maintains its connection with life and establishes new collective arrangements between artists, spectators, and environments. This process must involve, first of all, a renewal of scenographic practices and writing, drawing from fluid, open commonalities. Committed to implementing an active and living poetry, she develops transversal and interdisciplinary hypotheses for research (visual and plastic arts/video/sonic poetry/dance/site-based performance/philosophy/poiesis/cognitive sciences) in order to propose alternatives to representation, attempting to contribute to renewing the dominant modes of visibility and corporeality and to conceive of new modalities of images in the theatrical, choreographic, and performance fields, envisaging her artistic propositions not as artistic destinations but as esthetic/political/somatic vectors for connection to living. In an essentially image-based world, she proposes to inhabit a body that has no image a priori; this liberty seems to her one of the keystones of profound esthetic mutations. • PhD in “Aesthetics, sciences and technology of Arts”, Paris-8. Major: Fine Arts and Performing Arts • B.M.C® certified teacher and practitioner, School for Body-Mind Centering® • Certified Yoga Vinyasa teacher, Fédération française and Yoga alliance U.S., Studio G. Arnaud • B.F.A fine Arts, Major inter-related Arts. Concordia University, Mtl, Canada • B.T.S Visual Expression, École Supérieure Estienne, Paris • Degree École Supérieure Estienne, major: Fine Arts • Price Nouveau talent chorégraphie, S.A.C.D

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PARIGI - PALAIS GARNIER

L’OPÉRA NATIONAL DE PARIS E I SUOI 350 ANNI A CURA DI ANNA DONATINI PHOTO_PATRICK TOURNEBOEUF - JEAN-PIERRE DELAGARDE - SIMON CHAPUT

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Palais Garnier è sicuramente uno dei più bei teatri del mondo situato al centro della Ville Lumière. Chi si reca a Parigi non può fare a meno di visitarlo, anche solo per un selfie una volta usciti dal metro o dalle Galeries Lafayettes, e chi ci abita non può fare a meno di ammirare costantemente l’edificio che domina Avenue de l’Opéra, sia nelle giornate più limpide e luminose, quando l’oro del palazzo contrasta con l’azzurro del cielo, sia nei brumosi pomeriggi autunnali, che la sera tra le vivaci luci della città. Palais Garnier, o comunemente Opéra Garnier, è uno dei due edifici teatrali dove si svolge la programmazione di opera e balletto dell’Opéra national de Paris, che nel 2019 celebra un duplice anniversario: la creazione nel 1669 da parte del Re Sole dell’Académie Royale de Musique (da cui l’Opera) e l’inaugurazione, voluta da François Mitterand nel 1989, in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese, dell’Opéra Bastille, secondo teatro - non certo per importanza - che fa capo alla celebre istituzione. In occasione di questa ricorrenza straordinaria, la stagione 2018-2019 si presenta particolarmente ricca e interessante, con più di venti titoli d’opera e dieci di balletto, concerti, eventi, serate speciali, mostre che coinvolgono anche altre prestigiose istituzioni francesi (tra cui l’esposizione Degas à l’Opéra, al Musée d’Orsay da settembre 2019 a

gennaio 2020). Il cartellone rende omaggio al grande repertorio francese, da Rameau a Berlioz, ma sempre con uno sguardo verso la contemporaneità, condizione fondamentale per la vitalità della maison secondo il suo direttore Stéphane Lissner, che come slogan della stagione ha scelto appunto: Opéra national de Paris - Moderne depuis 1669 (Moderna dal 1669). In quest’ottica, Palais Garnier ospiterà per la prima volta, il 26 dicembre 2019, una battaglia di hip hop, in collaborazione con Juste debout, la più grande gara internazionale del genere organizzata in Francia. Per quanto riguarda la danza, accanto ai balletti classici come Cenerentola e Il lago dei cigni, non mancano nuove creazioni e coreografie contemporanee firmate dai più grandi nomi del balletto di oggi tra cui Crystal Pite, Mats Ek, William Forsythe. Tra i momenti speciali per celebrare la stagione, da non perdere il Gala des 350 ans de l’Opéra, in programma l’8 maggio a Palais Garnier. La serata, organizzata per raccogliere fondi da destinare alle produzioni in corso, prevede un concerto con la super star della lirica Anna Netrebko accompagnata dal tenore Yusif Eyvazov e diretta dal giovane e promettente Lorenzo Viotti; a seguire una cena nei suggestivi e lussuosi spazi dell’Avant Foyer e Grand Foyer.

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per informazioni www.operadeparis.fr per visitare gli spazi pubblici palais garnier si può visitare ogni giorni dalle 10 alle 16.30 (tranne il 1° gennaio e il 1° maggio), ma sempre meglio verificare sul sito eventuali chiusure eccezionali. per visite guidate Tel: +33 1 40 01 24 60 / coulisses@arop.operadeparis.fr Per il Gala dei 350 anni: +33 1 58 18 65 10 / galaopera.fr


L’Opera Garnier in ogni caso esercita il suo fascino non solo nei confronti dei melomani e degli appassionati di balletto e merita sempre una visita, anche breve. Non è necessario, infatti, riservare un biglietto per uno spettacolo per potervi accedere; basta acquistare un’entrata al costo di 12 euro per una visita libera agli spazi pubblici del palazzo, aperto tutti i giorni dalle 10 alle 16.30. Una volta entrati, non si può rimanere indifferenti di fronte alla sontuosità della scalinata principale; la magnificenza del Grand Foyer con i suoi giochi di specchi, gli ori e le sue finestre che danno su avenue de l’Opéra; l’incredibile ricchezza della sala, ornata di marmi, stucchi, velluti, dorature, dominata dal soffitto dipinto da Marc Chagall negli anni Sessanta, da cui pende il lampadario di bronzo e di cristallo illuminato da ben 340 lampadine. Impossibile non rimanere colpiti dalla bellezza dei foyer secondari che si collegano all’Avant Foyer, come il Salon du Glacier, rotonda decorata in stile Belle Époque, spesso utilizzata per cocktail esclusivi e ricevimenti, o del Bassin de la Pythie che conduce alla famosa Rotonde des abbonés, o ancora lo spazio della Bibliothèque-musée, che ospita anche mostre temporanee. Ma, avendo tempo e l’occasione giusta, l’ideale sarebbe organizzare una visita guidata dans les coulisses del teatro, ovvero un tour alla scoperta del backstage e dei luoghi straordinari - normalmente chiusi al pubblico - che nasconde questo edificio incredibile. Per esempio il celebre Foyer de la danse, una bellissima sala di ori e specchi situata proprio dietro al palcoscenico, visibile agli spettatori solo in occasione dell’annuale defilée del corpo di ballo. Utilizzata dai ballerini per scaldarsi prima di entrare in scena, fino agli anni Trenta era uno spazio dove le ballerine potevano ricevere i loro “ammiratori”. Straordinario anche il sottosuolo dell’edificio, in cui si possono ancora vedere gli antichi ed enormi argani, utilizzati una volta per montare le scene, e dal quale s’intravede il leggendario “lago” con le carpe nascosto sotto il palazzo - in verità una grande cisterna d’acqua che serve da contrappeso alla falda freatica sottostante. O ancora i laboratori costumi, i cosiddetti atelier, nei quali sono appesi una miriade di bellissimi tutù e abiti di scena. Per non parlare della sala prove “Zambelli”, ancora una volta riservata alla danza, di forma circolare e situata proprio al di sotto della cupola, dalla quale poi si può accedere al tetto, location davvero unica che offre una vista mozzafiato sulla città. Fatto curioso, in un angolo del tetto sono custodite delle arnie, il cui miele prodotto è venduto allo shop del teatro. In realtà ogni corridoio, ogni scalinata, ogni sguardo sulla città che offrono le numerose finestre del palais sono dense di fascino, trasudano storia, fanno sognare e immaginare il mondo di artisti che li ha vissuti e li vive tutt’ora. Se non avete in programma una gita parigina nel breve termine potete comunque iniziare a curiosare dietro le quinte dell’Opéra sul suo sito internet dove, tra le varie informazioni relative ai due teatri, troverete Octave, interessantissimo magazine online, ricco di video, approfondimenti, interviste, curiosità da dietro le quinte, e la piattaforma 3ème scène, ovvero il “terzo palcoscenico” dell’Opera, quello online e accessibile a tutti. Voluta dal direttore in carica per rendere l’Opéra national de Paris più accessibile e avvicinare un nuovo pubblico, dal 2015 la 3ème scène ospita cortometraggi d’autore firmati dai più importanti nomi del cinema e dell’arte contemporanea, come lo scultore Xavier Veilhan, il cineasta Mathieu Amalric, il disegnatore Glen Kean, l’attrice Fanny Ardant, che raccontano in maniera inedita il mondo della danza e dell’opera. In alternativa, potete vedere La grande vadrouille (Tre uomini in fuga), film cult per i parigini da quando uscì nel 1966, diretto da Gérard Oury e con protagonisti gli esilaranti Louis de Funès e Bourvil. Ambientata durante la seconda guerra mondiale, la pellicola racconta le peripezie di un direttore d’orchestra, un imbianchino e un bombardiere della Royal Air Force in fuga dalle truppe tedesche e parte del film è girato – eccezionalmente – negli interni di Palais Garnier. Relativamente a questo periodo storico, è noto che l’Opera Garnier fosse il monumento preferito di Hitler, al punto che aveva previsto di distruggerlo in caso di disfatta; d’altra parte celebre è il gruppo di resistenti contro la Wermacht e lo stato di Vichy formato proprio dai tecnici e dai lavoratori del teatro. Un’altra grandissima istituzione legata all’Opera di Parigi, che ha festeggiato di recente i suoi 300 anni, è l’École de danse. Nata per volontà di Luigi XIV nel 1713, ha attraversato la Rivoluzione francese e la Terza repubblica fino ai giorni nostri, restando costantemente una delle migliori accademie del mondo, grazie ai ballerini che l’hanno frequentata e il livello eccellente del suo insegnamento. Un tempo all’interno dell’Opera Garnier, dal 1987 ha sede a Nanterre, ma può capitare facilmente di incontrare nei corridoi del teatro les petits rats de l‘Opéra (i topolini dell’Opera) – come sono chiamati tradizionalmente gli allievi della scuola - in quanto prendono spesso parte agli spettacoli in cartellone. Sempre emozionante il balletto di fine anno della scuola, dove si esibiscono ballerini e ballerine in miniatura, portando sul palco la freschezza della loro giovane età carica di sogni e di speranze.

galaopera.fr

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ARTEK.FI

was designed for the new restaurant of the Nationalmuseum in Stockholm and derives its name from the location for which it was designed: it evokes an artist's atelier. Commissioned by the museum as part of its extensive renovations, TAF Studio partnered with Artek to realise a universal wooden chair for public and private spaces. Atelier Chair's slender proportions and geometric lines combine with simple yet elegant details, such as the connecting bars which hug the front legs, to create an informal aesthetic. NM& — a collaboration of creative vision and high-quality craftsmanship Nationalmuseum, Sweden's museum for art and design, was originally designed by German architect Friedrich August Stuler and opened in 1866. In October 2018

the museum reopened after extensive renovations of five years in which public spaces were expanded by about 2,300 square metres. The museum considered this an opportunity to foster contemporary design creation and invited Swedish designers to re-imagine its public areas as part of the NM& initiative, an artistic collaboration between designers and producers. Each designer teamed up with a Nordic manufacturer to explore materials and production methods. TAF Studio, founded by Gabriella Gustafson and Mattias Stohlbom, was commissioned to create the museum restaurant's main dining hall as part of this broad collaborative project and partnered with Artek to realise Atelier Chair, drawing on the company's long lasting expertise with wood and its high level of craftsmanship.

ATELIER CHAIR

At imm cologne 2019, Artek presents Atelier Chair by Stockholm-based design and architecture practice TAF Studio. The Swedish duo has also been commissioned to design the presentation. By means of materials and composition the photogenic installation at imm highlights the characteristics of the universal wooden chair. Elevated on perforated steel podiums, the chair appears to be almost weightless. The presentation of the Atelier Chair from different angles is reminiscent of technical drawings, while the aluminium cladding of the space offers a contrast to the careful craftsmanship that went into the wooden chair. A group of chairs demonstrates the stackability of the product, suggesting practical usage in different kinds of spaces. Designed for a museum, made for everyday use The Atelier Chair

DESIGNER FOR A MUSEUM, MADE FOR EVERYDAY USE


DIAPHRAGMS AGAPE E AGAPECASA HANNO PRESENTATO A COLONIA 'DIAPHRAGMS'. SOTTILI MEMBRANE HANNO DIVISO L'INSTALLAZIONE IN DUE AREE DEDICATE E HANNO PERMESSO AI PRODOTTI DEI DUE BRAND DI RISUONARE NELLE STESSE FREQUENZE AMPLIFICANDO RECIPROCAMENTE LE RISPETTIVE COLLEZIONI. 'DIAPHRAGMS' HA UNITO PROGETTI, OGGETTI E AMBIENTI PER COMPORRE UN INSIEME CHE TRASCENDE E FUGGE LE CLASSIFICAZIONI STILISTICHE E TEMPORALI Agape e Agapecasa presentano "Diaphragms". Sottili membrane dividono l'installazione in due aree dedicate e permettono ai prodotti dei due brand di risuonare nelle stesse frequenze amplificando reciprocamente le rispettive collezioni.

Nicolas) e i nuovi contenitori Lift (design Benedini Associati). Il nuovo specchio Revolving Moon (design Studiopepe) celebra il suo debutto a listino affiancando il lavabo Lariana a colonna (design Patricia Urquiola) e i contenitori Lift nella nuova finitura Rovere Cenere.

Da un lato, le icone originali della Mangiarotti Collection documentano il lungo e prolifico percorso di ricerca progettuale di Angelo Mangiarotti. Il sistema Cavalletto, il tavolo M e gli incastri scultorei degli elementi della famiglia Eros diventano monumenti senza tempo che celebrano un approccio creativo senza pari, sostenibile, funzionale e sempre attuale, oggi come sessant'anni fa.

"Diaphragms" unisce progetti, oggetti e ambienti per comporre un insieme che trascende e fugge le banali classificazioni stilistiche e temporali.

Delicate divisioni spaziali collegano le due metà dell'allestimento, lasciando filtrare le affinità progettuali tra le due collezioni in un sofisticato confronto. Diaframmi precisi permettono di mettere a fuoco le novità Agape presentate nell'ultimo anno: La famiglia Immersion (design Neri & Hu) si completa con il lavabo a colonna nella sua veste definitiva e trova il suo abbinamento nella nuova collezione di accessori Mach 2 (design Konstantin Grcic). La grande composizione, dominata dal marmo nero Marquina, integra i sistemi Lato (design Benedini Associati), Flat XL (design Benedini Associati), gli accessori Sen (design Gwenael

Agape and Agapecasa present "Diaphragms". Subtle membranes divide the installation in two dedicated areas allowing the products to resonate on the same frequencies where each collection amplifies the other. On one side, the original icons of the Mangiarotti Collection document the long and prolific research journey of Angelo Mangiarotti. The Cavalletto system, the M table and the sculptural joints of the Eros family become timeless monuments celebrating a unique creative approach, sustainable, functional and always up-to-date, today, as well as sixty years ago. Gentle spatial separations connect the two halves of the exhibition, letting through the affinities between the collections in a sophisticated dialogue.

Precise diaphragms allow to focus on the new products presented by Agape during the last year: the Immersion Family (design Neri & Hu) recently completed by a free-standing washbasin paired here with the new Mach 2 accessories collection (design Konstantin Grcic). A key role goes to the elegant bathroom composition, distinguished by the extensive use of black Marquina marble, that integrates seamlessly the Lato (design Benedini Associati) and the Flat XL (design Benedini Associati) programmes with the Sen collection (design Gwenael Nicolas) and the new Lift vertical container system (design Benedini Associati). The new Revolving Moon mirror (design Studiopepe) becomes the perfect match for the Lariana free-standing washbasin (design Patricia Urquiola) and the Lift containers in the new ash-stained oak finish. "Diaphragms" combines project, objects and environments to build an ensemble that exceeds and escapes the traditional stylistic and temporal categories.

AGAPEDESIGN.IT AGAPECASA.IT



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