Qui Bergamo n.ro 286

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ANNO 30 - N° DUECENTOTTANTASEI - FEBBRAIO 2022 - € 3

SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

30° ANNO

BERGAMO

MAGAZINE

CMP BERGAMO

IN COPERTINA: Lo staff di Dott.Luis Studio Dentistico

Ph. Sergio Nessi

Speciale: La Bergamo delle Donne Carlo Pesenti in campo con Gres Art Luigi Ferrara: verso una nuova avventura Come sarà il nuovo centro cittadino? Cavalieri di San Giovanni: Cavalieri dentro


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30° S

i fa presto a dire trent’anni ma se son quelli sulle spalle di una piccola casa editrice, che ogni mese porta nelle edicole e nelle case dei bergamaschi una voce libera e leggera, indipendente da ogni parrocchia... beh sembrano trascorsi in un lampo. Centinaia di migliaia di volti, raccontati e dipinti su queste pagine, sempre a cercare il meglio che questa terra possa offrire. Come sul treno di Fellini, voi seduti comodi in prima classe e noi dietro il finestrino a proiettare il meglio di questa gente, delle sue tradizioni, dei suoi miti, dei personaggi di moda e delle sue tante genialità imprenditoriali e professionali. Uno sguardo comunque benevolo, mai fazioso. Indipendente appunto. Perché da sempre non abbiamo padroni. O meglio, ne abbiamo tanti, e sono i nostri lettori e i nostri inserzionisti. Un pubblico sempre più ampio, grazie alle nuove tecnologie che ci consentono di raggiungere, non solo fasce di follower sempre più giovani, ma anche migliaia di lettori bergamaschi che si trovano all’estero e che, anche con noi, (www.qui.bg.it) rimangono vicini alla loro terra. Agli inserzionisti, a tutti gli imprenditori che in questi trent’anni hanno investito su di noi e continuano a farlo va la più grande gratitudine per averci consentito di far vivere una voce mai stonata, in linea con il percorso di crescita culturale di Bergamo, che vi ha accompagnato in un viaggio fatto di chilometri di carta stampata, quella che tenete anche adesso tra le mani, senza mai ricevere denaro pubblico. Si fa presto a dire trent’anni. Vuol dire anche una lunga fila di collaboratori, di amici, di giornalisti, di scrittori, scribacchini e fotografi. Tanti che non potrei mai ricordarli tutti ma che porto nel cuore per avermi consentito di poter volare sempre alto, di tenere la schiena dritta e non andare mai di fretta. Vi siamo grati di tenerci nelle le vostre mani, di portarci nella vostra borsa o posarci sul tavolino, per quella sbirciatina che ci date, quando avete voglia di uscire e guardare fuori da questa finestra.

30° anniversario di qui Bergamo magazine della città dal 1992 Chi ci conosce sa che il contributo delle donne al successo di questo giornale è stato sempre fondamentale. Edita Periodici, la società che pubblica qui Bergamo, è per metà di una donna che ne è anche il Direttore Editoriale. Con l’avvicinarsi dell’8 marzo, Festa intenazionale della Donna, a lei e a tutte le donne di Bergamo, dedichiamo questo numero con il quale entriamo nell’universo femminile di questa città osservandola da molti punti di vista. Le istituzioni, l’amministrazione pubblica, le associazioni e le imprese: sempre più donne al vertice.V.E.F.


4 2023: È ora di rimboccarsi le maniche 14 La nuova avventura di Luigi Ferrara 18 Silvio Garattini alla festa di Armr 22 Cover Story:

Sorriso in buone mani con Dott. Luis

28 Studio Internullo Berizzi Rovetta 33 Speciale

Direttore responsabile: Vito Emilio Filì

Bergamo: protagoniste al femminile

Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it

94 Come diventa il Centro di Bergamo

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DONNA

aBERGAMO

22 PROTAGONISTE AL FEMMINILE

speciale da pag 33

Francesca Ferraro Romina Russo Gabriella Messina Marcella Messina Tullia Vecchi Elda Zanoli Luana Piazzalunga Viveka Assemberg Serena e Savina Baschenis Irene Giavazzi Isabella Di Iulio Michela Patrini Laura Castoldi Antonella Grassi Ileana Longhi Laura Adele Feltri Barbara Albani Paola Rovelli Laura Falchetti Antonella Maso Jennifer Guerra

Giuseppe Mazzoleni Benito Melchionna Francisco Malenchini Giorgio Paglia Valentina Visciglio Stampa: Euroteam Nuvolera (Bs)

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Hanno collaborato: Bruno Bozzetto Manuel Bonfanti Maurizio Maggioni

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89 Cavalieri di Malta: Cavalieri dentro

COVER STORY

Fotografie di: Federico Buscarino Sergio Nessi Paolo Stroppa

Stampato con inchiostri a base vegetale.

84 Nuovo Kia Sportage da Autotorino

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Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bg.it

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8 2023: Pesenti investe sulla Cultura

EDITA PERIODICI srl Via Bono, 10 - Bergamo Tel. 035 270989 www.editaperiodici.it www.qui.bg.it Aut. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992

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Donne insieme al Settecento Hotel per fare rete


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È ORA DI RIM OCCARCI LE MANICHE PRESENTATO IL DOSSIER DI PROGRAMMAZIONE IL MOTORE ANCORA NON SI SCALDA. UNA PRESENTAZIONE SENZA FUOCHI D’ARTIFICIO MOLTO FUMO E POCO ARROSTO, TANTE INCOGNITE E TANTA PAURA DI TOPPARE

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Il tempo stringe e, quello che di solito una città riesce ad organizzare in cinque anni dal giorno della nomina a Capitale Italiana della Cultura, Bergamo e Brescia devono farlo in pochi mesi. Inutile ribadire che conviene a tutti centrare l’obiettivo ma bisogna anche essere realisti relativamente alle difficoltà che ancora incombono a causa della pandemia. Uno degli aspetti basilari per cui le città organizzano questo anno da dedicare alla Cultura diventandone Capitale è la promozione del proprio “brand” su un pubblico il più vasto possibile per incentivarlo a venire a trascorrere qualche giorno o qualche ora in queste città. Ma, come tutti ben sappiamo, gli spostamenti, anche se non impediti, sono spesso tutt’oggi sconsigliati e comunque forse non basteranno gli undici mesi che restano da qui alla fatidica data del gennaio 2023 per fugare nelle persone ogni dubbio sui rischi connessi al salire su un aereo, prendere treni e autobus o entrare in un luogo affollato... Inoltre, tutti oggi speriamo che la quarta ondata della pandemia sia davvero stata l’ultima ma, come abbiamo imparato dal recente passato, questo nemico sembra sconfitto ma poi ritorna all’attacco con la nuova variante. Quindi c’è comprensibile prudenza nel fare previsioni e investimenti sull’organizzazione di eventi di portata quantomeno nazionale che potrebbero trovare molti impedimenti sul loro cammino. Sono da ammirare per il loro coraggio i due sindaci di Bergamo e di Brescia i quali, lanciando il cuore al di là di ogni brutta ipotesi, hanno consegnato al Ministero un ponderoso dossier corredato di studi, ricerche proiezioni, numeri e... tante buone intenzioni con una sostanziale conferma delle iniziative già in corso, come il Festival Pianistico, quello Organistico, quello del Jazz, nonchè la stagione teatrale, concertistica e operistica, debitamente rinforzate, per la grande occasione che Bergamo e Brescia hanno di dar lustro ai loro gioielli. Previsto anche un interscambio di iniziative che si volgono adesso solo in una delle due città, che saranno duplicate. L’idea della Ciclovia da Brescia a Bergamo ci piace ma ancora è solo sulla carta e andrebbe legata ai territori attraversati, alle struture ricettive, ai prodotti del territorio I progetti nuovi, tantissimi dicono, pervenuti presso il comitato che li sta valutando, saranno messi a punto nel più breve tempo possibile. È una macchina enorme che a livello locale può rimettere in movimento il mondo dello spettacolo, dell’intrattenimento e dell’accoglienza e della ristorazione almeno di quello che ne sarà rimasto vivo... Quando ci venne assegnato il titolo per quel 2023, le intenzioni erano di “risarcire”, se possibile, le due città più colpite all’inizio della prima ondatadel Covid ma, grazie a questo inatteso gemellaggio, si può dare inizio ad un percorso condiviso tra due territori molto simili, accomunati da tradizioni e costumi, ma che hanno sempre vissuto più in un’ottica di competizione che di collaborazione. Di certo molti più Bresciani impareranno a conoscere la bellezza di Bergamo e quanto ha da offrire e saranno tantissimi i bergamaschi che riscopriranno Brescia e la sua variegata vitalità. Avremo - speriamo - anche migliori collegamenti ferroviari per unire le due sponde del Sebino, una pista ciclabile ininterrotta tra i due capoluoghi e magari ci si potrebbe mettere d’accordo per utilizzare un po’ con più parsimonia lo scalo di Orio, molto trafficato, a favore di Montichiari. che soffre per il poco traffico. Potrebbero nascere alleanze in campo industriale, universitario e nella ricerca, fino ad oggi sempre difficili. Bergamo ha sempre guardato più verso Milano, mentre Brescia ha sempre preteso una certa supremazia. Per non parlare di calcio... Adesso che la Cultura sarà il seme di una nuova conoscenza reciproca non lasciatevi sfuggire l’occasione e, ognuno a modo suo, rimbocchiamoci, le maniche come sappiamo quado serve, per fare in modo che tutto il Paese ci guardi, stavolta non più come gli sfigati con le salme sui camion dell’Esercito, ma come una grande comunità che ha saputo reagire e ritrovarsi. Per Giorgio Gori sarà il coronamento di un decennio speso per migliorare molti aspetti della vita cittadina e forse un trampolino, molto mediatico, per un suo futuro politico assolutamente non escluso, visto in quale carenza di teste pensanti si trova il suo partito a Roma. (V.E.Filì)

MATTARELLUM 2

LA VENDETTA

Vi ricordate il Mattarellum, la legge elettorale ideata dall’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, recentemente rieletto, che ne fu il relatore e da cui prese il nome... Era una legge che avrebbe voluto consentire una maggiore governabilità al Paese e mettere nelle condizioni i tanti piccoli partiti di allora di allearsi in ampie coalizioni, in grado di ottenere la maggioranza relativa dei consensi. Quindi una legge che andava nella direzione del bipolarismo. Ovviamente non fu molto gradita dai partiti che infatti la abolirono per sostituirla con il Porcellum, o legge Calderoli, poi ancora con l’Italicum di renziana fattura, infine il Rosatellum e financo il Rosatellum bis, che è la complicatissima legge elettorale in vigore. Lo sfascio del sistema parlamentare a cui assistiamo è stato causato in buona parte dall’attuale legge elettorale, decisamente inadeguata ai tempi e comunque non in grado di stabilire con chiarezza chi abbia maggiore consenso tra gli elettori e quindi debba governare. Il Presidente sa perfettamante che uno dei fardelli più pesanti da sopportare nel suo prossimo futuro saranno le elezioni politiche del 2023, per le quali è anche prevista la riduzione dei parlamentari eletti. Per non ritrovarci all’indomani del voto nella stessa situazione di stallo e di ingovernabilità, in cui ci troviamo oggi, bisognerà mettere mano ad una nuova Legge elettorale che sappia cogliere il cambiamento in atto nel Paese e che gli sappia dare la rappresentanza più adeguata a governarlo. Nella foto sopra, gentilmente concessa dal Comando dell’Accademia della Guardia di Finanza, il Presidente della Republbica Sergio Mattarella, firma il libro presenze durante l’inaugurazione della nuova sede dell’Accademia negli spazi di quello che fu l’Ospedale Maggiore di Bergamo.

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CARLO PESENTI IN CAMPO PER IL 2023

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La riqualificazione di uno degli edifici più significativi del complesso ex Gres si configura come un tassello importante del programma di Bergamo Brescia Capitale della Cultura e annuncia ciò che questo luogo diventerà al termine del processo di rigenerazione dell’area in San Bernardino. Il progetto ci è stato illustrato dal Consigliere Delegato di Italmobiliare e Presidente della Fondazione Pesenti, Carlo Pesenti e dall’architetto Mauro Piantelli (De8_Architetti)

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2023 BERGAMO BRESCIA CAPITALE DELLA CULTURA.

“Meno di tre anni fa - dice Carlo Pesenti - abbiamo presentato l’idea di rigenerazione di un’area post-industriale, a suo tempo occupata dagli insediamenti produttivi dell’ex Gres, attraverso un modello innovativo di sviluppo urbanistico a favore della città, caratterizzato da tre premesse: la qualità architettonica dell’intervento; le finalità sociali di larga parte delle destinazioni progettate; l’equilibrio economico delle iniziative che saranno realizzate. Insieme all’Amministrazione Comunale sono stati compiuti passi importanti che ci hanno permesso di elaborare un Master Plan complessivo, di condurre le necessarie indagini ambientali sull’intera area, di completare le verifiche strutturali e di individuare i primi edifici oggetto di valorizzazione. Bergamo Brescia capitale della Cultura ci è sembrata un’occasione straordinaria per portare a compimento il primo progetto basato sulle premesse condivise dell’intera iniziativa”. Nella porzione nord dell’area ex Gres vi è una struttura storica che disimpegnava uffici e magazzini, costituita da due blocchi su più livelli con facciata in laterizio faccia a vista e aperture regolari, adiacente a due capannoni realizzati con coperture a volte su struttura in calcestruzzo a vista di fattura storica e di pregio. Proprio questi ultimi sono stati scelti per diventare uno spazio per l’arte contemporanea. “Non è comune avere l’opportunità di valorizzare edifici così generosi, con grandi altezze e rapporti luce-ombra estremamente affascinanti - ha spiegato l’architetto Mauro Piantelli, che con lo studio De8_Architetti ha seguito l’elaborazione del Master Plan dell’intera area dell’ex Gres e il progetto di recupero dell’edificio che ospiterà GRES ART. La decisione di conservare queste memorie, testimonianze di un’economia di grande sviluppo come fu quella degli anni ’60 del Novecento, implica un’attenta valutazione delle nuove funzioni da insediare: consapevoli che l’unica efficace strategia di conservazione sia il ri-uso, abbiamo seguito l’architettura: è la qualità dello spazio di ogni singolo edi 9


CARLO PESENTI IN CAMPO PER IL 2023

ficio che ha influenzato il nuovo programma funzionale. Ci è sembrato quindi naturale pensare alla realizzazione di un luogo destinato all’arte contemporanea da finalizzarsi quale primo intervento. L’arte, e la cultura, sono l’incipit del processo rigenerativo. E la cultura come cura è tema centrale per Bergamo Brescia 2023. Come previsto dalla normativa regionale in merito agli ambiti di rigenerazione urbana, l’uso “temporaneo” di questo primo edificio viene affrontato tramite un permesso edilizio diretto e convenzionato e permetterà a GRES ART di poter ospitare manifestazioni ed eventi culturali legati a Bergamo Brescia capitale italiana della cultura 2023. La prima esposizione che ospiterà lo spazio GRES ART, in fase di progettazione, pone ad evidenziare il ruolo innovativo dell’arte e la sua capacità di porsi come strumento quasi “epocale” di confronto, ma soprattutto di dialogo. L’esposizione non occuperà tutto l’intero anno della manifestazione, rendendosi così disponibile per ospitare altri eventi in via di definizione con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Bergamo. Il progetto di GRES ART è coerente con l’ambizione complessiva di creare un insediamento ad ‘impatto sociale’, che mi auguro possa diventare un ulteriore polo di attrattività in particolare per i giovani che vivono o gravitano attorno a questo territorio. Parlando di Capitale della Cultura 2023 mi piace infatti ricordare come la Fondazione Pesenti ha da sempre progetti condivisi con l’Università di Bergamo e più recentemente ha avviato anche una collaborazione con l’Università di Brescia - ha concluso Carlo Pesenti - Valorizzare, recuperare e restituire alla fruibilità dell’intera comunità uno spazio così significativo credo che

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sia un primo passo importante nel progetto di fare rinascere Gres Hub in termini di sostenibilità economica e valore sociale positivo”. L’attenzione di questo progetto alle esigenze ‘sociali’ della città e la rispondenza rispetto ai temi chiave di Bergamo Brescia capitale della cultura sono state ricordate dal Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. “Il progetto di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura nasce dall’idea che la cultura possa essere la chiave giusta per il rilancio di questo territorio dopo la vicenda del Covid19. Abbiamo pensato al 2023 come ad un’occasione per progettare pezzi di futuro del territorio, mettendo al centro il tema dell’innovazione: GRES ART va proprio in questa direzione, configurandosi come un’iniziativa che incide in modo fisico sulla nostra città, con la riqualificazione di un suo pezzo da tempo dismesso, rafforzando quel rapporto pubblico-privato decisivo e quanto mai necessario per costruire la rinascita della città nel periodo post pandemico.” Il progetto architettonico di Gres Art e di tutta l’area ex Gres è coniugato con l’elaborazione di un Master Plan che prevede l’insediamento di un programma funzionale rivolto ai giovani, allo sviluppo, al benessere della città, nel tentativo di rendere più coerente possibile le condizioni al contorno, e di un business plan sempre più dettagliato, volto a richiamare investitori del settore, ma soprattutto a realizzare iniziative che abbiano la capacità di crescere socialmente ed economicamente. La rigenerazione urbana della zona Ex Gres insiste complessivamente su un’area di circa 62.000 m2 e interessa una Slp totale di poco superiore ai 24.000 m2. Come developer manager del progetto, Italmobiliare ha nominato Arcadis Italia, sotto la guida del suo City Executive, Carlo Masseroli, società leader di consulenza protagonista in questi anni di progetti di rigenerazione di rilevanza nazionale. Nell’ambito del Gruppo Italmobiliare vi è da tempo una crescente attenzione - in particolare attraverso la Fondazione Pesenti - verso progetti di Impact Investing, con l’obiettivo di realizzare investimenti che coniughino sostenibilità economica e impatto sociale positivo, sviluppando modelli che promuovano il benessere dell’intera comunità con una distribuzione del valore equilibrata fra tutti gli stakeholder.

2023BERGAMO BRESCIA CAPITALE DELLA CULTURA.

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QUI E LÀ La lampada U. di Catellani & Smith si aggiudica il prestigioso Good Design Award 2021

Catellani & Smith vince il suo primo Good Design Award con la lampada U., premiata per il suo carattere innovativo, il concept originale e l’estrema funzionalità. Nato nel 1950 da un’idea dell’ex curatore del MoMA di Chicago, Edgar Kaufmann Jr, in collaborazione con alcuni dei grandi nomi del design moderno - tra cui Charles e Ray Eames, Russell Wright, Eero Saarinen e George Nelson - il Good Design Award rappresenta uno dei più prestigiosi e longevi premi internazionali attribuiti al mondo del design. È assegnato dal Chicago Athenaeum: Museum of Architecture and Design, che premia ogni anno i migliori prodotti in termini di innovazione, forma, materiali, concept, costruzione, funzionalità, utilità, sostenibilità, packaging ed estetica. I prodotti selezionati per il riconoscimento vengono esaminati attentamente da una giuria di illustri professionisti del design, da specialisti del settore e dalla stampa, tenendo conto dei criteri stabiliti nel programma originale del 1950.

Il colore dell’anno

Per il colore dell’anno 2022, Pantone ha deciso di creare un tono completamente nuovo: il Very Peri, una sfumatura di viola , che vuole simboleggiare il tempo di trasformazione in cui viviamo a causa della pandemia. Ma non solo. Very Peri vuole anche stimolare la creatività e segnare l’inizio di una nuova tappa, abbracciando le qualità dei blu ma possedendo allo stesso tempo un sottotono viola-rosso. È la prima volta che Pantone crea una nuova tonalità invece di selezionarne una esistente dalla sua tavolozza di colori. E questo per una chiara ragione: “La creazione di un nuovo colore per la prima volta nella storia del nostro programma di colori ‘Pantone Color of the Year’ riflette l’innovazione e la trasformazione globali in atto”, ha affermato Laurie Pressman, Vice Presidente di Pantone Color Institute. 12


Tanta voglia di Salone del Mobile dal 7 al 12 giugno Al fine di organizzare una sessantesima edizione del Salone del Mobile.Milano che rispecchi in pieno il valore della manifestazione,è stato deciso lo spostamento della rassegna che avrà luogo dal 7 al 12 giugno 2022. “La decisione di posticipare l’evento - ha spiegato Maria Porro, presidente del Salone del Mobile di Milano - consentirà a espositori, visitatori, giornalisti e all’intera community internazionale dell’arredamento e del design di sfruttare al meglio e in piena sicurezza le potenzialità di una rassegna che quest’anno si presenterà ricca di novità e che, oltre a festeggiare un compleanno importante, punterà sul tema della sostenibilità, facendosi palcoscenico dei progressi fatti in quest’ambito da creativi, designer e aziende. La data di giugno favorirà inoltre una forte presenza di espositori e operatori stranieri, da sempre punto di forza del Salone, e garantirà alle aziende partecipanti i tempi giusti per progettare al meglio la propria presenza in fiera che, come sappiamo, richiede mesi di preparazione, dall’ideazione all’allestimento finale. La voglia di Salone è sempre più forte, per questo stiamo lavorando a un evento che offrirà a tutti la possibilità di vivere un’esperienza unica, concreta ed emozionante. Tutti abbiamo tanta voglia di Salone”,

MARIA PORRO, Presidente del Salone del Mobile di Milano

Dai vertici della nautica mondiale alle cime mozzafiato delle Dolomiti Comincia da Cortina l’anno spettacolare di Riva, che nel 2022 celebra il 180° anniversario e preannuncia meraviglie e sorprese. Alla collezione delle Riva Destination nel mondo non poteva mancare la perla delle Dolomiti, nella quale splende ora un elegante Riva Privée, presso il Cristallo, Luxury Collection Resort & SPA. Come una gemma acquamarina incastonata fra le maestose cime innevate, dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco, il nuovo spazio Riva sposa l’heritage culturale e l’architettura di ispirazione art nouveau dell’hotel Cristallo, esclusivo punto di ritrovo del jet set internazionale da oltre un secolo.

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LUIGI FERRARA

IN PARTENZA PER UNA NUOVA SFIDA

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CONCLUSA A NOVEMBRE , DOPO 39 ANNI, L’ESPERIENZA IN FIDELITAS, LUIGI FERRARA APPRODA COME CEO IN VEDETTA 2- MONDIALPOL SPA, COLOSSO ITALIANO DELLA SICUREZZA PRIVATA CON CIRCA 4000 DIPENDENTI E UNA QUARANTINA DI UNITÀ LOCALI DISLOCATE DAL NORD AL SUD DEL PAESE , PRIMO OPERATORE NAZIONALE NELLA LOGISTICA DEL CONTANTE E SECONDA AZIENDA PER DIMENSIONI COMPLESSIVE NELLA IDEALE CLASSIFICA GENERALE DEL SETTORE DELLA VIGILANZA PRIVATA IN ITALIA, PRESENTE ANCHE A BERGAMO CON UNA FILIALE CHE CONTA QUASI 200 UNITÀ TRA GUARDIE GIURATE E OPERATORI FIDUCIARI. Vito Emilio Filì

Era un po’ sparito dai radar Luigi Ferrara, Gigi per gli amici, da quando

Fidelitas, della quale era Vice-Presidente, lo aveva spedito a conquistare il territorio di Verona. In realtà da Bergamo non è mai davvero mancato perché faceva ogni giorno il pendolare sulla A4 per tornare a casa dalla sua famiglia e per non perdere i contatti con i suoi amici più cari e con la città che ha sempre amato profondamente quanto l’impegno per il mondo della cultura, la sua seconda vita. Lo incontro per caso, è sabato, non ho impegni e mi convince a bere un caffè. Quello di Luigi Ferrara è un percorso professionale che vale la pena di conoscere anche perché all’inizio è intrecciato con quello di suo padre Claudio, indimenticabile protagonista della vita cittadina negli anni ’80 del secolo scorso. Erano gli anni del terrorismo, dei sequestri di persona e della nascita del fenomeno della delinquenza organizzata dedita in particolare alle rapine alle banche e ai furgoni portavalori che, a quei tempi, viaggiavano scortati da auto della Polizia o dei Carabinieri. Le bande di malviventi che entravano in banca e svaligiavano le casse, armi in pugno, con i passamontagna in testa, ingaggiando spesso conflitti a fuoco, erano notizie praticamente che riempivano ogni giorno le pagine dei quotidiani. Il Capitano Claudio Ferrara, in quegli anni, era al comando della Compagnia dei Carabinieri di Treviglio. Fiuto investigativo e capacità di azione lo resero protagonista nel contrasto alla criminalità, ben oltre il territorio del suo comando. Crebbero molto in quel periodo gli Istituti di Vigilanza i quali, in aggiunta al tradizionale servizio di metronotte, avevano iniziato a piazzare guardie giurate ovunque davanti agli sportelli bancari per fare da deterrente contro le rapine, anche se talvolta diventavano i bersagli predestinati per i malviventi.

Con un’idea imprenditoriale fulminante, lui era uomo di grandi intuizioni, Claudio Ferrara riuscì a convincere le tre banche di Bergamo a creare una struttura che proteggesse, durante i trasporti e lo stoccaggio, la grande quantità di denaro che circolava sul territorio quando ancora il pos era una cosa di là da venire. L’idea era vincente e le banche locali non esitarono a creare una società che si occupasse di trasporti e custodia dei loro denari. Fu così che nel 1977 nacque Fidelitas, nome che Ferrara scelse richiamandosi alla Benemerita che lasciò con dispiacere e forse, più tardi, con qualche rimpianto, lui che nell’animo rimase per sempre un Carabiniere, come sapeva chiunque lo avesse conosciuto. Molti Carabinieri seguirono in quella iniziativa il loro Capitano andando a formare l’organico iniziale di Fidelitas, società che dalla fondazione vide Ferrara alla guida come Presidente operativo e azionista con una quota minoritaria, mentre le tre banche detenevano il 75% del capitale sociale.

Fidelitas, crebbe in fretta e divenne grande prima a Bergamo e poi a Brescia dove poco dopo aprí una filiale per replicare il modello anche a favore delle banche di quel territorio che pure divennero azioniste della società acquisendo una partecipazione simbolica del capitale, funzionale al rapido ampliamento della competenza territoriale della Licenza di Pubblica Sicurezza, concessa inizialmente con alcune limitazioni. È a questo punto che entra in scena il figlio Luigi, classe 1963. È già da tempo in azienda, esattamente dal1982, sempre un passo dietro al grande padre, a studiarne mosse e strategie. In breve la nuova nata di Brescia riporta qualche problema e Claudio, spedisce in loco il figlio per raddrizzare una situazione che aveva preso una brutta piega. Il giovanotto è entusiasta del compito e tutto funziona alla perfezione. Si butta nel lavoro e apre un nuovo fronte di clientela in quel di Brescia, portando i servizi di Fidelitas, estesi alla vigilanza vera e propria, al cospetto delle più influenti famiglie imprenditoriali della Leonessa. Anni di grandi soddisfazioni, padre e figlio vedono allargarsi le potenzialità dei servizi di sicurezza privata, sempre più richiesti; ma, all’orizzonte si addensano immensi nuvoloni: le banche decidono di uscire dalla compagine sociale e vendere la partecipazione di controllo in Fidelitas. I

due Ferrara, da sempre impegnati nella conduzione dell’azienda, nonostante le rassicurazioni sul mantenimento delle rispettive posizioni anche in un futuro con una differente proprietà, cercano una soluzione diversa. Luigi, che nel frattempo era divenuto socio con una quota dell’uno per cento donatagli dal padre, concepisce un’operazione di LBO (leverage buy out) tra le prime concepite in Italia, coinvolgendo sia l’allora Presidente del Credito Bergamasco, noto imprenditore bresciano del settore metallurgico, anch’egli azionista di Fidelitas dalla fondazione, sia un importante imprenditore della vigilanza privata. Nel 1992 Fidelitas viene dunque acquisita dalla nuova compagine sociale, uscendo dal controllo delle banche fondatrici. Luigi viene nominato Direttore Generale e sarà il motore di una crescita esponenziale di Fidelitas sia per linee interne, sia mediante acquisizioni di altri Istituti di Vigilanza nel nord del Paese. 15


In 15 anni Fidelitas passa da meno di 300 dipendenti a circa 2.300, e da due a una quindicina di sedi, tuttora, più o meno, le sue attuali dimensioni. Nel 2008 Verona diventa la nuova frontiera da conquistare e ad occuparsene è sempre Luigi che viene nominato Presidente e Amministratore delegato della controllata Ronda spa lasciando nel frattempo la carica di Direttore Generale dì Fidelitas della quale rimane Vice Presidente. In anni recenti, tuttavia, Luigi appare avere un ruolo sempre più defilato dalle responsabilità gestionali di Fidelitas, condotta dall’Amministratore Delegato, espressione dell’azionista di maggioranza che nel frattempo si è costruito una propria squadra di manager. Luigi ,conosce come pochi altri in Italia il settore della vigilanza privata del quale è da decenni elemento di spicco avendo contribuito in prima persona anche alla definizione di aspetti strategici e linee guida, partecipando a gruppi di lavoro nazionali e in ambito istituzionale. E di Luigi, componente del Consiglio Direttivo del Gruppo Servizi Innovativi di Confindustria Bergamo, è noto anche il ruolo attivo quale Consigliere del Centro Studi ITASFORUM, prestigiosa associazione no-profit con sede a Milano, impegnata nella divulgazione della cultura della sicurezza e nella ricerca, consulenza e formazione, partner di importanti Università italiane che con il Centro Studi hanno realizzato tra i più riusciti Master in Security Management nei quali Luigi ha tenuto lezioni sulla Vigilanza Privata.

Nella foto qui sopra: a sinistra Fabio Mura, Presidente di Vedetta2 Mondialpol spa e, a destra, il fratello Marco, Vice Presidente della stessa società

UNA GRANDE OPPORTUNITÀ

Pochi mesi fa si presenta un ‘occasione unica: Vedetta2Mondialpol spa, secondo gruppo nazionale del settore, ritiene giunto il momento di avvalersi dell’opera di un amministratore delegato cui affidare la gestione ordinaria della società condotta con grande capacità imprenditoriale e competenza dai fratelli Fabio e Marco Mura, rispettivamente Presidente e Vicepresidente. Luigi è l’uomo giusto per ricoprire quel ruolo così importante. Quella di Vedetta 2 Mondialpol è una storia quasi centenaria, un caso emblematico di successo imprenditoriale le cui origini risalgono al 1927, data di inizio attività da parte della famiglia Mura/Congiu con l’Istituto di Vigilanza privata di Saronno “La Vedetta Lombarda”.

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“Con Fabio Mura e il fratello Marco - ci racconta Luigi Ferrara - proprietari di Mondialpol, ci conosciamo da decenni e tra noi c’è sempre stata molta stima, quel sano riconoscimento delle reciproche capacità che può segnare positivamente anche una relazione tra competitor, quando si condividono certi valori. Ho pensato di avere esperienza e competenze, oltre alle necessarie energie e motivazioni, per raccogliere questa nuova importante sfida e di poter dare ancora molto a questo mondo, spesso ancora misconosciuto, dei servizi di sicurezza privata, non adeguatamente considerato per il ruolo importante che svolge, con grande efficacia e affidabilità, concorrendo, negli ambiti ben specifici riservati dalla legge, a realizzare gli obiettivi di sicurezza complessiva. Assumere l’incarico di CEO di Vedetta 2 Mondialpol spa significa poter offrire il proprio contributo, con impegno, determinazione e senso di responsabilità, al secondo operatore italiano per dimensioni, ma con una reputation, fondamentale per chi opera in un campo di attività tanto delicato e specifico, che la colloca senza dubbio al primo posto tra i player nazionali del settore, forte anche di alcune sue caratteristiche peculiari e distintive.


Si pensi, solo per fare un esempio, - prosegue Luigi Ferrara - che Mondialpol è l’unica società italiana a operare, con un reparto speciale con funzioni di tutela e protezione, a bordo di navi mercantili, battenti bandiera italiana, che transitano in acque internazionali e sono realmente sottoposte al rischio pirateria. Ma è il modo di fare impresa da parte di Mondialpol uno degli elementi determinanti della mia scelta: grande attenzione al personale, quel capitale umano che nelle aziende di sicurezza fa la differenza, una spiccata effettiva adesione alla compliance, investimenti costanti per tenere l’azienda sempre un passo avanti alle altre, orientamento all’innovazione di processo e di prodotto e una propensione al mercato con il cliente sempre al centro delle scelte di gestione. Poi Mondialpol è riuscita in ciò che è quasi impossibile, fare diventare il proprio brand come sinonimo della attività che svolge, un po’ come negli anni 80/90 era riuscito alla Pony Express, tanto per citare un esempio”.

Foto a sinistra il reparto speciale di Mondialpol con funzioni di tutela e protezione, a bordo delle navi mercantili, battenti bandiera italiana

UNA DECISIONE SOFFERTA

Non deve essere stata, comunque, una decisione facile per Luigi Fer-

rara, lasciare l’azienda fondata da suo padre e nel quale ha trascorso quasi quarant’anni. Ma il suo racconto mi è sembrato quello di un uomo sereno che ha voglia di guardare con fiducia avanti e di rimettersi in gioco tornando ad assumere un ruolo importante nel settore, con sincera gratitudine verso gli azionisti di Mondialpol che, con questo importante incarico, hanno dimostrato di avere grande stima e fiducia in lui. Quando gli chiedo, concludendo la nostra chiacchierata, quali siano state le reazioni in città, mi racconta di avere raccolto tante attestazioni di stima di cui aveva avuto sempre percezione nel tempo e che si sono manifestate esplicitamente anche dopo questa scelta. Un rapporto davvero sentito quello di Luigi con Bergamo dove continua, nel poco tempo libero a disposizione, a essere propulsore di tante iniziative culturali. Sua la recente serata alla Carrara con ospite Emanuele Trevi che ha presentato ‘Due vite‘, il suo ultimo libro vincitore del Premio Strega 202. La chiacchierata è finita. ci salutiamo e Luigi sorridendomi mi dice che, ancora oggi, capita che qualcuno lo fermi per strada solo per poter ricordare insieme a lui suo padre, il mitico Capitano Ferrara. Quanto ci manchi Claudio...

A sinistra il Capitano Claudio Ferrara ai tempi del suo comando adella compagnia dei Carabinieri di Treviglio dove si distinse per il coraggio ed il grande fiuto investigativo. Con la fondazione di Fidelitas, Ferrara si dimise dall’Arma per diventarne il Presidente. In città lo ricordano in tanti per la sua grande simpatia, la passione per il suo lavoro e la sua incontenibile carica umana.


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HIC’ERA?

ARMR: LA RICERCA NON SI PUÒ FERMARE TRADIZIONALE APPUNTAMENTO DI FINE ANNO PER LA FONDAZIONE ARMR. LA FIDUCIA NELLA RICERCA CONFERMATA DALLE DONAZIONI PER LE BORSE DI STUDIO AI RICERCATORI DELL’ISTITUTO NEGRI Una bella festa. Anche se ancora un po’ timorosi, tutti con il green pass, la terza dose, mascherina e temperatura ok. Dentro la sala, finalmente, per la prima volta dopo mesi di distanziamento forzato, si apriva una finestra spazio-temporale per tornare ad “esserci” di persona o, come altri dicono, in “presenza”, a stringersi mani e a riprovare l’emozione di un abbraccio. I più coraggiosi si lanciano in qualche bacio per dimostrare che si vuole ancora bene, anche se siamo stati costretti a stare lontani, a sentirci al telefono e a vederci solo in streaming. A anche a distanza però l’impegno della Fondazione per la raccolta di fondi a favore dell’Istituto di Ricerca Mario Negri, non si è fermata e ha raggiunto, anche quest’anno, nonostante tutto, i suoi obiettivi. Grazie all’aiuto dei soci e dei tanti amici che le sono la presidente Daniela Guadalupi è riuscita nel non semplice compito di raccogliere le somme necessarie per finanziare le borse di studio di quest’anno per alcuni ricercatori e ricercatrici, impegnati sul fronte più difficile, quello delle malattie rare che non vengono attenzione dalle case farmaceutiche per l’esigua popolazione che ne è coinvolta. Anche se in tono minore, vista la situazione, ARMR non ha voluto annullare il tradizionale appuntamento di fine anno per un augurio e un ringraziamento a tutti quelli continuano ad aiutare la Fondazione la quale, nel frattempo, ha potuto aggiungere altre filiali sul territorio nazionale. Alla serata si sono rivisti tutti gli amici della Fondazione e, ospite d’onore, Silvio Garattini, grande padre della ricerca in Italia.

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Imperdibile il momento del dono natalizio offerto da Daniela Guadalupi a Silvio Garattini. Il grande scienziato, nel pacchetto, ha trovato un bellissimo maglioncino bianco con il collo alla dolce vita. Di certo un regalo che ha gradito molto... In una recente intervista ha svelato che porta sempre quell’indunento per risparmiare alla moglie di dover in continuazione lavare e stirare camicie e cravatte, con grande fatica e spreco di energia. Il maglioncino dolce vita bianco di Garattini quindi è super sostenibile… In tutti i sensi, per l’ambiente ma anche per la moglie... Che dire professore? Sempre un po’ più avanti…

ph. Sergio Nessi anche su www.qui.bg.it

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IL TUO SORRISO È IN BUONE MANI CON PIACERE TENIAMO A BATTESIMO UNA NUOVA INIZIATIVA IMPRENDITORIALE NATA DA UN’IDEA DI CHICCO REGGIANI FRA POCHI GIORNI I PRIMI DUE STUDI CON L’INSEGNA DOTT. LUIS AD URGNANO ED ALMENNO SAN BARTOLOMEO

La relazione umana con il paziente, è questa la stella polare per una nuova idea

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di Odontoiatria che caratterizza il debutto dei primi due studi dentistici Dott. Luis in terra bergamasca. Un percorso di conoscenza reciproca tra medico e paziente, basato sulle esigenze di ognuno, studiato e personalizzato nei minimi dettagli grazie ad una grande organizzazione. Dott. Luis nasce dalla spiccata creatività di Chicco Reggiani - eclettico personaggio che dalle pagine di questo magazine accompagniamo nelle sue imprese da 25 anni (vedi box) - con il preciso intento di offrire in modo diffuso sul territorio, le più avanzate terapie odontoiatriche per ogni fascia di età, unite all’esperienza di professionisti già attivi e conosciuti sul territorio i quali, accentrando una serie di mansioni e di servizi presso la sede del Gruppo, possono dedicarsi esclusivamente al loro compito principale, il benessere del paziente e non solo quello fisico.


CHICCO REGGIANI

Sappiamo infatti quanto sia importante la salute del cavo orale, ma spesso vengono sottovalutate le conseguenze psicologiche che possono derivare da un bel sorriso e quanto ciò abbia importanza nell’autostima di ognuno. Proprio l’innovativa struttura societaria, dove negli studi Dott. Luis è socio anche l’odontoiatra, rende gli studi sul territorio in grado di potersi dedicare unicamente ai pazienti avendo alle spalle un headquarter, competente per tutti gli aspetti burocratici, organizzativi e logistici. Ne è responsabile Fulvia Rigantini che ha messo a disposizione la sua lunga esperienza nel settore per dedicarsi a questo nuovo stimolante progetto. Nelle prossime settimane apriranno sul territorio bergamasco i primi studi sotto l’insegna Dott. Luis, precisamente quello gestito da Roberto Burini, ad Almenno San Bartolomeo, e quello di Urgnano, diretto da Michela Mirri e Martina Maggi. Il progetto prevede che a questi primi, già attivi da anni nel settore odontoiatrico presso altre strutture, si aggiungeranno in un prossimo futuro altri venti nuovi associati e altrettanti Studi Dott. Luis. “Il nostro focus è sempre sul paziente - così esordisce Roberto Burini che tra i primi ha creduto al progetto Dott. Luis - il sorriso dei nostri pazienti è lo scopo della nostra professione che inizia con la prevenzione. Tutti nel nostro staff, medici, igienisti ed assistenti, sono motivati, molto coinvolti e si impegnano quotidianamente per fornire ai pazienti i migliori trattamenti possibili, a misura di ognuno, in modo estremamente personalizzato. Contestualmente forniamo anche tutte le indicazioni per una corretta e continuativa igiene orale, che è il primo passo per conservare una bocca sana, lontana dai guai e con un sorriso smagliante. Abbiamo organizzato i nostri studi dentistici - prosegue Burini - pensando alle esigenze dei pazienti, provando sempre a identificarci con le loro esigenze. Ad esempio garantendo un orario di aperture molto esteso, continuato da mattina a sera, compreso il sabato, con la possibilità di parcheggiare nelle immediate vicinanze dello studio. Con l’obiettivo di fornire diagnosi in tempi rapidi, negli studi Dott. Luis adottiamo un approccio multidisciplinare. Per questo tutte le equipes messe a disposizione di ogni paziente sono composte da professionisti di ogni comparto del mondo odontoiatrico. L’obiettivo prioritario è infatti quello di proporre la migliore soluzione per la qualità della cura, qualità che desideriamo risulti fondamentale per la costruzione di un rapporto di fiducia tra medico e paziente”. Quali sono i trattamenti odontoiatrici che proponete? Risponde Michela Mirri che, con Martina Maggi, è responsabile dello Studio Dott. Luis che apre ad Urgnano il 21 febbraio. “Negli studi dentistici Dott. Luis possiamo disporre tutte le tipologie di trattamento odontoiatrico. Dalla semplice visita di controllo agli interventi di chirurgia orale, alla parodontologia, all’odontoiatria conservativa, alle protesi fisse o mobili, all’implantologia, all’endodonzia, alle cure di ortodonzia e odontoiatria pediatrica. Definiamo un piano di cura personalizzato e dedicato alle specificità di ogni paziente, finalizzato alla tutela della salute, per una corretta masticazione, una perfetta fonetica ma anche per l’aspetto estetico specifico di ogni viso.

Dietro questa nuova avventura c’è uno degli imprenditori self made più eclettici che possiate incontrare, almeno da queste parti. Quando conobbi Chicco Reggiani era uno studente, figlio di un bravo architetto ed estroso pittore che ai tempi, agli inizi della rivista, mi trovavo ad intervistare. Qualche anno più tardi nel 1998, nella sede di via S.Alessandro si presenta quel Chicco, cresciuto, elegante e simpatico. Vuole far conoscere un nuovo servizio che, insieme all’ex socio Christian La Monaca, propone per primo in città. Ne uscirà una bella copertina che suggellerà la nostra amicizia. Anche noi in redazione adottammo il loro servizio. Si trattava di un dispositivo che intercettava le chiamate da e per i celluari e le depistava su una linea più economica. Fu un successo, ma solo il primo di una serie. Dopo i dispositivi sulla telefonia, lanciano un franchising di centri per l’abbronzatura, un vero boom... Poi arriva l’odontoiatria con una esperienza fondamentale e di grande impatto. Ma non si limita a questo e Chicco Reggiani fonda assieme ad altri la società che fa capo agli Ospedali veterinari Happy Friends, unici nel loro genere. Nel frattempo partecipa al campionato monomarca organizzato da Porsche Italia. Le auto veloci sono la sua passione. Adesso ha acceso il motore di una nuova splendida idea. Ritornare alla “fiducia” nel dentista che ognuno deve avere. Come accadeva una volta, con un rapporto molto personale, quasi intimo, quando il dentista si dedicava completamente al paziente, senza essere, come accade oggi, distratto e depauperato di tempo prezioso per adempimenti burocratici sempre più pressanti. Il medico deve fare solo il medico, la gestione viene accentrata e in questo modo si solleva dalle spalle degli addetti ai lavori un peso non indifferente consentendo loro di concentrarsi sulla qualità delle prestazioni, sulla formazione e l’aggiornamento continui, sempre e solo a vantaggio dei pazienti. 23


PERCHÈ ABBIAMO SCELTO DI ADERIRE AL PROGETTO DOTT. LUIS Vogliamo introdurre qualcosa di nuovo e di diverso, sia dal lato umano sia medico. Nei nostri Studi il nostro motto è che conta tutto il team. Ci deve essere un lavoro di squadra dallo staff medico a tutti il resto dello staff, affinché si crei empatia con il paziente, condizione imprescindibile al fine di raggiungere il risultato ottimale. Per noi è fondamentale considerare i pazienti come persone offrendo loro le migliori cure in base alle loro necessità. Creare un sincero rapporto di fiducia con i nostri pazienti è la nostra vera mission. Crediamo nella meritocrazia umana e professionale. Siamo fieri dell’alta qualità italiana dei nostri fornitori.

Roberto Burini responsabile dello Studio Dott.Luis di Almeno San Bartolomeo via Papa Giovanni XXIII, 64 Tel. 035.0170081 info@dottluis.it

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Michela Mirri e Martina Maggi, responsabili dello Studio Dott.Luis di Urgnano via Piemonte, 105 (fronte Strada Provinciale) Tel. 035.0400080 info@dottluis.it


Riteniamo sia prioritaria una corretta e costante igiene orale e, per facilitare e incentivare la prevenzione. Con l’obiettivo di facilitare e fidelizzare i nostri pazienti, abbiamo voluto mettere a disposizione dei nostri clienti la TESSERA DOTT. LUIS, studiata per chi vuole seguire un percorso di prevenzione completo per tutto l’anno. Utilizzando la nostra tessera, che è possibile estendere anche ai famigliari, si può usufruire di due sedute per l’ablazione del tartaro, un’occasione fondamentale per un’accurata visita di controllo da parte dei nostri dentisti. Per essere ancora più vicini al territorio che ci ospita, siamo inoltre attivi nell’allacciare rapporti di convenzione con imprese ed associazioni alle quali riservare condizioni decisamente vantaggiose. Siamo poi consapevoli di come, a volte, sia gravoso fronteggiare le spese necessarie per una cura completa: noi di Dott. Luis abbiamo la possibilità di offrire piani di pagamenti personalizzati sulle base delle esigenze specifiche di ciascuna persona e di ogni famiglia, in modo da rendere facilmente sostenibili le cure senza problemi o rinunce”. L’idea, ottima ed innovativa, ha già riscosso molti consensi. Non il dentista vecchia maniera quindi, la cui filosofia di Dott. Luis rivaluta la professionalità, ma nemmeno la grande struttura dove il paziente rischia di sentirsi parte di una catena di montaggio. Tecnologia, innovazione organizzativa sono importanti ma prioritaria è la creazione di un rapporto umano in costante evoluzione. La relazione tra medico curante e paziente è alla base dell’esistenza stessa della professione medica che nasce proprio per conoscere e risolvere i problemi di salute delle persone. La fiducia che il medico deve ispirare deve quindi risultare fondamentale per una felice riuscita di qualsiasi terapia. In questo contesto le cure odontoiatriche, a maggior ragione, essendo profondamente connesse alla sfera emotiva, oltre che con quella medica, devono poggiare su un solido rapporto umano e professionaletra dentista e paziente. Anche in ragione del fatto che si scoprono ogni giorno interazioni fra la salute dei denti e quella di molti organi del nostro corpo. Ecco perché l’approccio multidisciplinare adottato dagli studi Dott. Luis, possibile grazie all’organizzazione della struttura che è alle spalle di ogni singolo studio, non risulta non solo vincente, ma anche conveniente.

IGIENE ORALE ODONTOIATRIA CONSERVATIVA PARODONTOLOGIA ENDODONZIA CHIRURGIA ORALE IMPLANTOLOGIA ORTODONZIA ODONTOIATRIA PEDIATRICA

Novestar Spa è la sede centrale di dott. Luis, l’headquarters, che sta a capo del progetto e che si occupa di tutte le attività inerenti la gestione del brand: finanza, amministrazione, risorse umane, marketing, centrale acquisti e sviluppo. Novestar Spa è affiancata dalla HSD Holding Studi Dentistici una società dedicata agli investitori interessati a partecipare al progetto a cui hanno aderito fornitori, collaboratori, consulenti, amici e conoscenti e dove vi sono ancora quote disponibili. I soci di Novestar Spa, al cui vertice c’è il fondatore Chicco Reggiani, hanno un ruolo strategico nella gestione e sono impegnate nel perseguimento degli obiettivi nei rispettivi campi di competenza e mettono a disposizione la loro lunga esperienza nell’esercizio della professione nell’ambito dell’amministrazione, della finanza, del controllo, della consulenza legale e fiscale. Fanno parte della compagine societaria: Luca Ronzoni C.F.O. del gruppo Dott. Luis, Fulvia Rigantini con il ruolo di C.E.O., Marco Fumagalli finanziere specializzato in investimenti di private equity, Giorgio Jannone politico e imprenditore, i dottori commercialisti Giuseppe Palazzo e Gian Maria Omacini, un noto avvocato di uno studio legale di rilevanza internazionale e una società con comprovata esperienza nel settore odontoiatrico.

IL TUO SORRISO È IN BUONE MANI

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HIC’ERA?

Primo Natale per Dott.Luis Prima cena natalizia per Dott. Luis, start-up innovativa di studi dentistici con uno staff di comprovata esperienza decennale nel settore, al debutto in questi giorni sul territorio, come avrete potuto leggere nelle pagine precedenti. Alla serata, svoltasi il 14 dicembre, al ristorante Ai Colli da Mimmo sul Green, nella cornice del Golf Club Bergamo, era presente lo staff dei primi due studi dentistici che apriranno a febbraio/ marzo ad Urgnano, in via Piemonte 105 (fronte Strada Provinciale) e Almennno San Bartolomeo in via Papa Giovanni XXIII 64. Presenti anche i membri della società capogruppo, Novestar Spa e tutte le persone che stanno partecipando al progetto, sia come investitori nella Holding sia come fornitori e collaboratori. Per tutti il discorso di benvenuto del fondatore del brand, Chicco Reggiani, che ha presentato i soci che si occuperanno della gestione dei due studi di prossima apertura e ha ribadito i valori su cui si fonda Dott. Luis: la valorizzazione dello staff medico e la meritocrazia; valori che poi si riflettono di conseguenza in un approccio attento e personalizzato sul paziente.

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IL VALORE ARTIGIANO PROTAGONISTA DEL DOMANI ‘COSTRUTTORI DI FUTURO SIAMO NOI. IL VALORE ARTIGIANO PROTAGONISTA DEL DOMANI’. QUESTO LO SLOGAN SCELTO DA CONFARTIGIANATO IMPRESE BERGAMO PER LA CAMPAGNA DI TESSERAMENTO 2022. UN INVITO CHE STRIZZA L’OCCHIO AL DOMANI E DEFINISCE CON FORZA CHE IL FUTURO ECONOMICO DEL NOSTRO PAESE POGGIA SUL PREZIOSO PATRIMONIO DI PICCOLE IMPRESE DEL NOSTRO TERRITORIO.

Costruire il domani è un imperativo per artigiani e imprese: in un mondo che corre, cogliere le grandi sfide che verranno rappresenta un’opportunità. Farlo impegnandosi ogni giorno per rendere migliore il nostro Paese, favorendo la crescita e lo sviluppo economico nel rispetto dell’ambiente e gettando le basi per un futuro sostenibile, è una priorità. Gli investimenti sul green e la digitalizzazione, grazie alle risorse stanziate per il PNRR, rappresentano un’opportunità di sviluppo irripetibile e, per questo motivo, Confartigianato Imprese Bergamo si spenderà su ogni fronte per fare in modo che le micro e le piccole imprese ne possano beneficiare dotandosi degli strumenti necessari per restare competitive e al passo coi tempi. Il 2022 che si è aperto è, dunque, un anno ricco di sfide e opportunità, per questo motivo l’associazione degli Artigiani bergamaschi è già al lavoro per pianificare un fitto calendario di iniziative e attività dedicate in esclusiva agli associati che potranno continuare a ricevere assistenza e supporto per: • Informazioni tempestive e chiare circa le novità normative, decreti e leggi che impattano nell’ambito lavorativo con approfondimenti specifici grazie a webinar e seminari di aggiornamento; • Aggiornamento professionale grazie a una vasta offerta di corsi, che verranno proposti sia in presenza che on line, a webinar e seminari tecnici; • Aggiornamento e approfondimenti sulle tematiche d’impresa per affiancare ogni imprenditore nel suo ruolo di manager grazie a newsletter mirate, webinar e seminari gratuiti; • Iniziative di valorizzazione dei mestieri e dei prodotti artigianali; • Attività ed iniziative di valorizzazione del territorio in preparazione all’evento che metterà Bergamo al centro della scena internazionale quando, nel 2023, sarà Capitale della Cultura.

Valorizzare tutti i mestieri con le loro peculiarità e riuscire a mettere in rilevo la bellezza insita in ciascuna professione: questa la mission di Confartigianato Imprese Bergamo che perseguirà attraverso la cultura del “fatto a mano” e del pezzo unico, l’ingegno, la voglia di rischiare e la fantasia mettendo in mostra i propri valori grazie a progetti virtuosi e ambiziosi. Le imprese e gli artigiani, del resto, rappresentano un patrimonio da valorizzare e tutelare: un universo di eccellenze profondamente connesse tra loro, cuore e anima del nostro Paese, motore dello sviluppo economico e sociale. Fare rete sul territorio è la forza e la missione dell’associazione di via Torretta per dare valore al lavoro e costruire insieme alle imprese, ogni giorno, il nostro domani. Per Informazioni: Ufficio Marketing (Tel. 035 274210; e-mail: marketing@artigianibg.com).

Aderire a Confartigianato significa credere in questi valori e sostenere l’artigianato e le iniziative che valorizzano il settore, promuovono il consumo di prodotti e servizi del territorio e stimolano i giovani orientandoli verso la scelta di questa professione.

CONFARTIGIANATO IMPRESE BERGAMO Via Torretta 12, Bergamo Tel. 035 27411- Fax 035 274274

info@artigianibg.com www.confartigianatobergamo.it Facebook: @ConfartigianatoBergamo

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HIC’ERA?

LO STUDIO BERIZZI INTERNULLO ROVETTA INTRODUCE L’AREA LEGALE Lo scorso 15 dicembre, lo STUDIO BERIZZI INTERNULLO ROVETTA ha presentato l’ampliamento della propria sede situata a Bergamo in Via Verdi n. 2/2a. Con l’occasione, è stata ufficializzata l’introduzione dell’area legale realizzata con gli Avvocati Mariarosa Cortinovis e Federica Maestri. Il Dott. Andrea Berizzi, fondatore dello Studio con i colleghi Dott. Alessandro Internullo e Dott. Davide Rovetta, ci riferisce, con estrema soddisfazione, che tale aggregazione è il frutto di un processo di crescita volto a rafforzare le competenze professionali, nei diversi ambiti in cui lo Studio opera, per poter rendere alla propria variegata clientela un servizio sempre più qualificato. Già nella sua fase costitutiva, avvenuta nel 2016, la volontà dei soci fondatori è stata quella di mettere a fattor comune le proprie differenti esperienze e competenze per fornire a favore di lavoratori autonomi, società e gruppi societari una completa e accurata consulenza in ambito societario, fiscale e del lavoro. Con l’introduzione dell’area legale, le competenze si estendono anche agli ambiti del diritto civile e della contrattualistica. Partecipano all’attività professionale dello Studio, sin dalla data della fondazione, la dott.ssa Marina Internullo e la dott.ssa Laura Zanca, le quali, oltre ad occuparsi direttamente dell’assistenza e della consulenza a favore di taluni clienti, coordinano e pianificano l’organizzazione del lavoro. Alcuni professionisti dello Studio rivestono la carica di sindaco e sono membri dell’Organismo di Vigilanza di alcune importanti società industriali. Attualmente l’organico dello Studio si compone di circa 20 risorse, di cui 2 dedicate unicamente al servizio paghe, e i principali ambiti operativi sono i seguenti: Consulenza amministrativa e fiscale ordinaria; Operazioni straordinarie; Iva e Fiscalità internazionale; Perizie e consulenze tecniche; Consulenza in tema di Crisi di impresa; Consulenza tecnica d’ufficio; Bilanci Consolidati; Vendite giudiziarie; Elaborazione cedolini paga e consulenza del lavoro Diritto della crisi ex L.3/2012.

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Con riferimento all’area legale le principali competenze sono le seguenti: Diritto commerciale e societario; Diritto fallimentare e procedure concorsuali; Diritto del lavoro; Procedure esecutive, Diritto di famiglia e delle persone.

Studio Associato Berizzi - Internullo - Rovetta Via Giuseppe Verdi n. 2, Bergamo Tel 035 5788800 Email info@studiobir.it segreteria@studiobir.it studiobir@pec.it

ph. Sergio Nessi anche su www.qui.bg.it

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2 POLITICANDO di Maurizio Maggioni

LE DONNE VENGONO DA VENERE. Già dal simbolo del Genere si capisce il ruolo della donna; è utilizzato sin dall’antichità per indicare il pianeta da cui proviene la donna, da Venere. Un simbolo di femminilità a tutto tondo, con una croce per impugnare il probabile specchio da cui deriva, per rivelare e rimirare la bellezza, l’amore, la fecondità da cui deriverebbe. Il ciclo infinito del giorno rappresentato nella circonferenza precisa, come la Stella di Venere che per prima appare al mattino e alla sera: il primo astro che compare al sorgere del sole e l’ultimo a restare visibile al tramonto. Riferimento per i marinai, riferimento per tutti gli uomini, dai Sumeri d’epoca remota sino hai giorni nostri. Venere secondo la leggenda nace a Cipro, dal mare in un’isola piena di rame simbolo dell’energia. La terra è femmina, l’acqua è femmina così come la fertilità, la felicità, l’abbondanza, la pace, tutto è declinato al femminile, come l’automobile diceva il Vate. Cosa sarebbe il mondo senza la femmina, senza la donna? Anche il Creatore si rese conto, dopo sei giorni di laboriosa creazione, che Adamo da solo non sarebbe andato da nessuna parte. Crea Eva, la donna, a cui venne dato il compito di procreare, di avanzare, di cambiare il Paradiso Terrestre. Lo fece talmente bene (come suo solito) a tal punto che sconvolse il creato. Il resto è storia biblica, del Vecchio Testamento, che conosciamo tutti. Cosa sarebbe il mondo senza la donna? Non me lo so immaginare, tanto per me è l’importanza d’Ella. Preghiamo Maria che ci interceda nei momenti difficili, ma anche di gioia: i nostri ormoni ed i nostri neurotrasmettitori ci spingono a pulsioni impossibili sin dall’adolescenza, fanno girare il mondo, ci fanno girare la testa, ci complicano la vita. Amiamo la mamma, da cui ognuno di noi proviene, in occasioni di eventi particolari pronunciamo sempre “oh mamma mia”, nel nostro ultimo anelito, si dice, chiamamiamo tutti la mamma”. È così importante la donna che ne è stata istituita una festa mondiale, l’8 Marzo, a ricordo di un evento specifico ma che condensa e racchiude il senso di quanto sia illuminante ed importante la figura femminile, che nel 1908 morirono arse vive, le operaie segregate in un’azienda americana, a causa di un incendio. Da allora si iniziò la ricerca dell’uguaglianza con l’uomo maschio, cosa difficile sino a i giorni nostri. Rendiamoci

conto che solo nel 1945 le donne italiane hanno avuto il diritto di voto (in Svizzera dal 71 giù di li) per esempio.Che solo negli ultimi decenni la società ha introdotto le posizioni apicali nell’amministrazione pubblica, nell’esercito, in politica per esempio. Abbiamo perso il treno da pochi giorni; potevamo avere il primo Presidente della Repubblica al femminile, non ne abbiamo avuto il coraggio, davvero un’occasione mancata. Non importa, la prossima volta lo sarà, solo se lo vorremo veramente e se ci prepareremo in tempo utile . L’immagine della donna dei giorni nostri passa da quella della madre a quella della lavoratrice indefessa, in ogni ordine e categoria, sino alla conduzione di aziende, del senato, dei servizi segreti per esempio. Oppure a livello internazionale Donna è la presidente della commissione europea, della banca centrale, molto probabilmente lo sarà del parlamento europeo. Donna significa garanzia di continuità, di saper ascoltare, valutare e decidere. La famiglia è femmina e la donna e’ la colonna portante di tutto ciò, nel Bene e nel Male . Certo ci sono anche dei limiti, come per ogni essere umano, ma ritengo che i pregi siano maggiori dei difetti. Dopo la lotta del femminismo per ottenere i giusti diritti ,ora vi è la necessità di trovare il giusto compromesso tra femminilità e posizione sociale . Speriamo che i ruoli vengano di nuovo ripristinati, resettandoci un po’ tutti.Senza ruoli specifici il mondo ne risente, anche troppo. Perché noi uomini ci aspettiamo che la saggezza, che è femmina, riprenda pienamente potere e ci aiuti nel prossimo futuro. Non potrei vivere senza le donne, ho una famiglia totalmente al femminile, un entourage lavorativo prettamente femminile .Tra i miei cinque migliori amici due sono femmine, il mio corredo genetico è al quarantacinque per cento femminile, ma ogni tanto penso che se diventassi gay sarebbe meglio, soffrirei di meno ...... Poi mi dico: ma proprio la donna è il sale della vita! Soffriamo, ridiamo, piangiamo, avanziamo insieme, amiamo la vita, che è femmina! Festeggiamo insieme e compiaciamoci dei risultati sino ad ora ottenuti, prefiggendocene degli altri a medio e lungo termine. Meglio combattere insieme che morire da soli! Viva la Donna Viva la Femmina Viva la vita. Auguri di cuore, buon 8 marzo.


aBERGAMO

DONNA

Jeanne-Claude Denat de Guillebon e Christo Javašev

Non è che siamo meno brave e che il mondo fatica a memorizzare i nostri

successi… Le donne, nel corso dei secoli si sono avvicendate e hanno dato il loro contribuito in maniera importante ad ogni settore. L’unica verità e che per lo storico siamo invisibili o almeno lo siamo state. Ora la nostra immagine comincia a comparire come una figura che si riempie e magicamente viene vista, una volta le mani, un’altra la testa e ogni scoperta, missione, obiettivo raggiunto da una donna passa con una comunicazione per certi versi “urlata” e poi subito dimenticata, come fosse scritta con inchiostro simpatico… Non si riesce a costruire una coscienza del femminile, ogni volta ci meravigliamo e ci sottovalutiamo. Le donne si applicano nella loro vita in tantissime situazioni eppure sono figlie di, madri di, mogli di…. Voglio interpretarlo come un messaggio meraviglioso, le donne sono la fonte della vita, e questo oscura tutto il resto. Con affetto. Patrizia Venerucci Direttore Editoriale

Francesca Ferraro Romina Russo Gabriella Messina Marcella Messina Tullia Vecchi Elda Zanoli Luana Piazzalunga Viveka Assemberg Serena e Savina Baschenis Irene Giavazzi Isabella Di Julio Michela Patrini Laura Castoldi Antonella Grassi Ileana Longhi Laura Adele Feltri Barbara Albani Paola Rovelli Laura Falchetti Antonella Maso Jennifer Guerra

Grazie a tutte le amiche che hanno contribuito a realizzare questo speciale a loro dedicato

Un trend inarrestabile. L’altra meà del cielo non desiste nella sua avanzata alla conquista dei posti di comando. Almeno questo è quello che accade nella nostra amatissima Europa. Non avviene ancora così spesso nel nostro paese ma la breccia è stata aperta e presto avremo donne presidenti e premier anche in Italia... Ma se da noi la conquista del potere da parte delle donne è ormai cosa fatta (o quasi) non è così nel resto del mondo, dove comandano ancora leader troppo testosteronici se non dichiaratemente maschilisti o di culture arretrate che considerano le donne al pari di animali da soma o bestie da riproduzione e sollazzo. I leader delle maggiori potenze mondiali sono tutti uomini, se trascuriamo Sua Maestà la regina Elisabetta (ma lei fa storia a sè), ai vertici delle maggiori istituzioni mondiali ci sono comunque sempre e solo uomini. Anche nella Chiesa c’è un uomo eletto da soli uomini. E sono sempre loro, gli uomini, quelli che scatenano le guerre. Nell’avvicinarsi dell’8 marzo abbiamo intervistato sul tema dell’emancipazione alcune amiche che ci hanno raccontato il loro essere donna in questa città, nel 2022. Tra loro alcune raccontano di come una malattia tipicamente femminile, cambattuta e vinta, le abbia portate a cambiamenti radicali e ad una maggiore consapevolezza di sè stesse, in grado di spronarle ad avere una vita diversa e a realizzare sogni tenuti sempre nel cassetto. In loro il ritrovato amore per la vita, che è essenza stessa di essere donna e lo slancio che mettono in quello che fanno ci hanno convinti. Che sì, il futuro e nelle loro mani. V.E.Filì 33


Francesca Ferraro quel lavoro era il suo sogno fin da bambina. Ha sempre pensato che acciuffare i cattivi e aiutare i deboli, fosse il lavoro più utile al mondo e così, dopo il Liceo Classico, vista la prima apertura di quegli anni alle donne nelle file della Polizia di Stato non ha avuto dubbi sulla sua scelta di vita. Da lì, dopo quattro anni e nove mesi di Istituto Superiore di Polizia, una carriera spesa alla Questura di Bergamo come dirigente con ruoli in vari settori. Dall’Ufficio stranieri, alla Digos, passando per l’Ufficio Controllo del Territorio che gestisce le Volanti e la Sala Operativa. Infine promossa Primo Dirigente, vera “padrona di casa” e punto di riferimento per la Polizia di Bergamo. Infatti i Questori, sempre uomini, arrivano, assumono il comando e poi se ne vanno dopo tre anni, quattro al massimo. Un turnover continuo che si auspica una luogotenenza fissa, appunto il Capo di Gabinetto, che garantisca la necessaria continuità nella lavoro operativo e faccia da collegamento tra i vari Questori che si avvicendano.

Perchè una donna sceglie questo lavoro? “Ero una bambina innamorata della divisa. Ai tempi però esisteva solo la Polizia Femminile, un corpo qualificatissimo composto da ispettori e assistenti. La loro formazione era indirizzata prettamente alla problematiche delle donne e dei minori. In seguito, nell’81, è arrivata la riforma e la Polizia di Stato è stata la prima tra le Forze dell’Ordine ad aprire alle donne e da allora è cambiato tutto”. Non era male quel tipo di specializzazione... “In realtà esiste anche oggi ma abbiamo fatto qualche passo avanti e le donne hanno le stesse opportunità di carriera degli uomini. Mi ricordo con affetto la dottoressa Ventura donna eccezionale che, negli anni più caldi del tifo allo stadio, teneva testa a battaglioni di ultras, quando ancora non erano entrate in vigore le regole dei daspo ed era sempre guerriglia. Un vero mito”. 34

DONNA

È considerata una donna forte e probabilmente, nel suo lavoro, bisogna esserlo. Figlia di un poliziotto e fare

aBERGAMO

CHI È

ph: Paolo Stroppa

Primo Dirigente della Polizia di Stato


domande&risposte

Bergamo è una città attenta alle donne? “Direi che siamo molto fortunate. La città si distingue per un senso civico molto elevato, funziona bene, offre tanti servizi e di qualità elevata e tante possibilità per tutte le donne di poter essere aiutate”. Nella Polizia esistono ancora retaggi o pregiudizi contro le donne? “Forse c’erano una volta. Io però ho avuto la fortuna di entrare nell’87. Dopo il diploma di maturità classica, ho partecipato al concorso per accedere all’Istituto Superiore di Polizia. Eravamo ragazzi e ragazze, senza alcuna discriminazione. Gli alloggi erano separati dagli uomini, oggi non è più così, ma nessuna di noi donne ha mai avuto la sensazione di essere discriminata, anche se, probabilmente, le prime funzionarie ad entrare in servizio in contesti fino ad allora solo maschili, un po’ di curiosità e qualche commento l’hanno anche suscitato. Poi però nessun riguardo... Il mio primo incarico all’Ufficio Stranieri. Non era quello che avevo sognato durante la scuola, era un ufficio che stava crescendo esponenzialmente. Oggi è stata addirittura costruita una struttura appositamente dedicata ma, in quei primi anni di grandi ondate migratorie, come quella degli abanesi, siamo stati presi un po’ alla sprovvista. In seguito sono stata responsabile della Divisione Anticrimine anche se ero solo Commissario. È stata una esperienza importante, all’epoca si gestivano i collaboratori di giustizia. Vi erano anche le code degli anni del terrorismo quando anche personaggi di grosso calibro, erano spesso da queste parti. Poi, l’esperienza più formativa e coinvolgente, anche se le ricordo tutte con piacere perché sono innamorata della Polizia, è stato il controllo del territorio con le Volanti, dove si è davvero il primo contatto con tante realtà problematiche. È davvero toccare con mano il disagio, il malessere del mondo che ci circonda... è un po’ toccare il fondo... È come essere il pronto soccorso in un ospedale. Dopo le volanti, la Digos per diversi anni. Impegnativo ma entusiasmante. È un ufficio dove pochi amano stare ma è un osservatorio speciale dove puoi vedere le cose da una prospettiva completamente differente. Si registra come si sviluppano certi eventi nel mondo e si ipotizzano quali riflessi potrebbero avere sul nostro territorio. Il fatto di essere bergamasca e di conoscere profondamente i luoghi dove mi sono trovata in questo mi ha aiutato tantissimo”. L’impegno in questo lavoro ha ostacolato la sua vita privata? “Discorso abbastanza complicato. Il tempo libero per me esiste poco. Una donna che ha una famiglia da gestire deve affrontare tante difficoltà in più rispetto ad un uomo. Adesso ci sono normative che aiutano le donne che scelgono di avere dei figli però, di fatto, il sacrificio maggiore resta sulle loro spalle. Il calendario di calcio, non lo decido io ma devo adeguare la mia vita in base quello dell’Atalanta”. Non aver avuto dei figli è una conseguenza dell’impegno nel suo lavoro? “Non vorrei dirlo ma forse un po’ è così. Ho di volta in volta rimandato una maternità. Si viene presi da una spirale di eventi e si dice, adesso no, adesso nì oppure non è questo il momento e così si rimanda. Non si riesce a conciliare tutto”. Violenza e sicurezza delle donne in casa e per la strada. Avete strutture dedicate, degli uffici che si occupano di queste tipo di problematiche? “Il pronto soccorso sono sempre le Volanti che raccolgono in primis le segnalazioni. La Squadra Mobile adesso può attivare il Codice Rosso per situazioni che devono essere subito normalizzate. Quando ci viene rappresentata una criticità, quello che facciamo è collocare le vittime in strutture protette e a Bergamo c’è una rete importante di enti che ci aiuta, e aiuta queste donne, spesso con figli piccoli, a rimanere lontane da uomini violenti e, nel frattempo, cercare anche di avviarle ad un lavoro che possa consentire loro un minimo di indipendenza economica, magari dopo aver imparato anche a parlare in italiano”. Cosa fa scattare il vostro interessamento per situazioni critiche? “Le donne stesse che hanno difficoltà si avvicinano alle strutture che abbiamo sul territorio e l’approccio adesso, come dicevo, è davvero cambiato. C’è questo codice rosso che entra in vigore se si rilevano situazioni di donne maltrattate e prevede misure che scattano in tempo reale. Alloggio segreto e tutelato per le vittime ma anche misure interdittive nei confronti dell’autore del crimine. Teniamo anche in molta considerazione il fenomeno dello stalkeraggio che troppo spesso è l’anticamera delle violenze. Devo dire che con la pandemia c’era un po’ di preoccupazione. ma in realtà non è andata peggio della norma”. Nei confronti di persone di altre etnie come vi comportate? “Dobbiamo essere molte attente per la paura di denunciare che hanno, quasi sempre, le donne provenienti da altri paesi, specie se giovani. Dobbiamo dire a chiare lettere che non bisogna voltare la faccia dall’altra parte. Il numero unico di emergenza da chiamare in questi casi è il 112. Risponde una centrale operativa che sta a Varese e ha una situazione precisa della presenza sul territorio di tutte le pattuglie delle Forze dell’Ordine così da disporre interventi rapidi ed evitare duplicazioni. (segue >>) 2 35


Francesca Ferraro

Primo Dirigente della Polizia di Stato

ph: Paolo Stroppa Loro hanno un quadro preciso e allertano chi è più vicino alla chiamata di aiuto o anche solo di una segnalazione. Molte vengono anche direttamente qui, consigliamo a tutte di non avere paura e di parlare di ciò che sta succedendo loro. Non si può mai tollerare alcuna violenza domestica né fisica , né psicologica. Le donne devono avere la convinzione e la fiducia che, parlandone, le cose possano cambiare. È sbagliato tacere perché ci sono soluzioni, percorsi, enti che danno supporti, che aiutano a non dover più subire. Certo, ci sono equilibri da considerare come l’omertà delle donne vittime dei loro mariti o dei padri, che persistono nel subire com’è consueto in certe culture. Comunque il messaggio è che se capita di sentire dall’altra parte del muro che si stanno picchiando, nessuno può far finta di niente”. Stanislao Schimera nuovo Questore di Bergamo ci racconta... Sul prossimo numero di qui bergamo 36

Consiglia ad una donna di entrare nella Polizia? “Deve essere un lavoro scelto perché piace essere di aiuto al prossimo. Meglio non rimanere troppo affascinati da certe figure televisive perché si rimarrebbe molto delusi... Io non ho mai voluto fare altri che questo e non vorrei nella mia vita fare nessun altro lavoro se non il poliziotto. Perché qui ci si misura con problematiche reali e si ha la possibilità di dimostrare quanto si è capaci di risolvere situazioni che a volte sembrano impossibili”.


DONNA

aBERGAMO

Romina Russo Consigliera della Provincia di Bergamo con delega alla cultura, pari opportunità, fragilità e politiche sociali.

ph: Sergio Nessi

CHI È

Romina Russo, classe 1972, Consigliere comunale del Partito Democratico. Ha frequentato il liceo scientifico Mascheroni a Bergamo,

si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano nel 1998 ed è iscritta all’ordine degli Avvocati di Bergamo dove ha lo studio. È consigliere della Africa Tremila Onlus di Bergamo, che realizza progetti umanitari in Africa e India. Sono sempre stata interessata alla politica e mi sono avvicinata alla militanza quando ho sentito la responsabilità di dover contribuire a migliorare la nostra società. I temi che mi interessano particolarmente sono quelli della coesione sociale, della tutela delle persone più deboli, dei diritti, della partecipazione e dell’immigrazione. Ho un compagno, un cane e due gatti. Mi piace camminare in montagna d’estate e sciare in inverno. Secondo lei Bergamo è una città attenta alle problematiche femminili? “Non parlerei di problematiche femminili, come se le donne fossero un problema. Le donne rappresentano oltre la metà della popolazione e non sono una minoranza da proteggere. Parlerei di politiche per la parità di genere, di pari opportunità e di lotta alle discriminazioni. Poi, cosa si intende per “problematiche femminili”. Per esempio: il fenomeno della violenza sulle donne, non è un “problema femminile”, semmai maschile, e riguarda tutti e tutte. A Bergamo e in provincia c’è una grande attenzione e sensibilità su questo tema da parte del movimento delle donne, con i loro gruppi e associazioni, ma anche da parte di istituzioni, oltre a quelle amministrative, come l’Università e la scuola. Fenomeno che viene quindi affrontato, non solo, in termini di aiuto e sostegno a chi subisce violenza, ma anche in termini di un cambiamento culturale che sia in grado di modificare stereotipi, pregiudizi e convinzioni maschiliste, che non solo stanno alla base del fenomeno della violenza maschile sulle donne, ma ostacolano ancora la parità tra i due sessi. Sul fronte del lavoro delle donne, per fare un altro esempio, c’è ancora molto da fare, sia per aumentare l’occupazione femminile, in termini quantitativi e qualitativi (qualità del lavoro, contratti) sia per quanto riguarda il tema della conciliazione - condivisone, non ancora sufficiente, anche se, nel privato (nelle giovani famiglie) appaiono dei primi segnali positivi, ma che non sono sufficienti se non prese in carico anche dalla società e dalle istituzioni”. 37


Romina Russo

Consigliera della Provincia di Bergamo con delega alla cultura, pari opportunità, fragilità e politiche sociali

ph: Sergio Nessi 38

Quali sono gli strumenti che il Comune e la Provincia mette in campo per valorizzare il ruolo delle donne nel nostro territorio? “Innanzitutto il Comune di Bergamo ha un assessorato alle Pari opportunità e un organismo al suo interno, il Consiglio delle Donne, che vede insieme alle consigliere comunali, le rappresentati delle associazioni delle donne della città e che svolge un ruolo chiave per l’amministrazione nella presa in carico della voce delle donne della città di Bergamo. Come consigliera della Provincia di Bergamo con delega alle pari opportunità, mi permetto di accennare alle iniziativa più recenti della Provincia su questi temi. Mi riferisco, in particolare, all’istituzione del Tavolo Donne per il rilancio dell’economia bergamasca in un momento, quello della pandemia, dove le donne hanno avuto un ruolo fondamentale continuando a prestare la propria opera in settori strategici nel Sistema Sanitario Nazionale, nell’istruzione, nei servizi essenziali e nelle professioni di cura. In molti casi però il carico di lavoro femminile è aumentato tra smart working, lavoro domestico, cura dei figli e delle persone anziane, con la conseguenza che la pandemia ha comportato un aggravamento delle disuguaglianze tra donne e uomini e per le donne ha rappresentato un ulteriore fattore di penalizzazione, soprattutto nel mondo del lavoro dove, già prima della pandemia, esistevano significative disuguaglianze di genere per livelli occupazionali, disparità salariali, forme contrattuali atipiche e precarie. Proprio in merito al lavoro, il dato relativo all’occupazione femminile nel nostro territorio è al di sotto della media lombarda nonostante nella nostra provincia il tasso di occupazione sia alto. A fronte di tali dati, il Tavolo Donne per il rilancio dell’economia bergamasca, composto da donne rappresentanti dei principali enti e istituzioni del territorio bergamasco, delle organizzazioni datoriali, delle associazioni sindacali e da professioniste esperte sui temi delle discriminazioni di genere e delle pari opportunità, mettendo al centro la questione di genere e il ruolo delle donne, ha elaborato delle linee di indirizzo e conseguenti progettualità volte a favorire un nuovo modello di sviluppo, più inclusivo, solidale e fondato sul rispetto dei principi di pari opportunità e della lotta alle discriminazioni. In un momento come quello che stiamo vivendo, diventa centrale la cooperazione tra istituzioni, enti, attori socio economici del territorio, parti sociali e associazionismo affinché si costruisca una società più equa e ogni ente o istituzione promuova la partecipazione femminile, favorendo e sostenendo l’occupazione femminile, appoggiando politiche di conciliazione vita e lavoro per donne e uomini. Scardinare gli stereotipi a partire dal percorso scolastico, rafforzare le alleanze strategiche tra imprese e territori per un nuovo modello di welfare aziendale maggiormente integrato con il sistema dei servizi socio sanitari, promuovere un nuovo modello di welfare di comunità, promuovere una cultura aziendale inclusiva, scambiare buone prassi, potenziare politiche attive del lavoro a sostegno dell’occupazione femminile, sono solo alcune delle proposte che il Tavolo ha condiviso e che vede l’impegno di tutte noi nella realizzazione. In questi mesi stiamo lavorando per un progetto nelle scuole che prevede diversi percorsi, uno rivolto agli insegnanti al fine far emergere gli stereotipi impliciti nell’insegnamento e uno rivolto agli studenti e alle studentesse avente finalità di orientamento con l’obiettivo di scardinare gli stereotipi di genere che implicitamente orientano gli studenti verso studi scientifici e tecnologici (per i quali peraltro è più alta la possibilità di trovare un lavoro) e per le studentesse verso percorsi formativi orientati a professioni di cura. Inoltre, si sta lavorando sul piano della contrattazione collettiva di secondo livello affinché vengano promosse clausole di genere. La Provincia inoltre, da anni, sostiene e promuove progetti nelle scuole sul tema della violenza di genere per la diffusione della cultura di parità, di rispetto delle differenze e di contrasto agli stereotipi e alle discriminazioni.


domande&risposte

Infine, in collaborazione con la Consigliera di parità che ha portato all’elaborazione di un vademecum di buone pratiche per la promozione delle pari opportunità e per il contrasto alle discriminazioni di genere rivolto agli amministratori locali. Elaborare politiche pubbliche più attente al genere, coordinate e trasversali all’interno della macchina amministrativa. Pensiamo alla pianificazione urbana, alla conciliazione tempi di vita-lavoro, al sistema dei servizi e ad ogni altra azione concreta che il Comune può adottare per favorire le pari opportunità a partire dalla composizione degli organi amministrativi. Per promuovere quel cambiamento culturale di cui parlavo prima, un importante lavoro partito dalla Provincia è certamente stato la predisposizione delle Linee Guida contro la pubblicità sessista per una comunicazione rispettosa della dignità delle donne che sono state adottate dal Comune e che ha portato alla modifica del regolamento comunale sulle pubbliche affissioni nonché il lavoro sul linguaggio di genere con diversi percorsi formativi. Infine, al fine di valorizzare il ruolo delle donne nella storia di Bergamo ho cercato di dare voce, attraverso mostre ed eventi culturali, a quelle figure femminili che hanno contribuito ai grandi cambiamenti della nostra storia , donne spesso dimenticate e mai nominate le cui esperienze devono al contrario essere valorizzate e costituire memoria e testimonianza per le giovani generazioni”. Quali sono le strutture a cui rivolgersi? “Se ci si riferisce al tema della violenza contro le donne, nel nostro territorio sono attive cinque Reti Interistituzionali Antiviolenza che governano e potenziano le connessioni tra istituzioni, terzo settore, associazioni, società civile, nelle quali è centrale il ruolo dei Centri Antiviolenza che accolgono le donne vittime di violenza e le accompagnano nel percorso di uscita dalla loro situazione di violenza. Proprio al fine di far conoscere le Reti ed i centri antiviolenza, la Provincia ha promosso diversi progetti con le associazioni di categoria del nostro territorio. Cito l’ultima iniziativa con le associazioni degli artigiani “Più bella, più libera” volta a diffondere brochure informative sui centri antiviolenza ( dove sono, numeri di telefono, cosa fanno) all’interno dei negozi di parrucchiere ed estetiste. Un bel progetto che ha previsto anche diversi momenti formativi per gli artigiani del settore sul tema della violenza di genere. Infine, con le Reti, abbiamo recentemente promosso un percorso di formazione sui temi della violenza di genere per gli operatori dei centri per l’impiego”. In politica esistono e pregiudizi verso le donne? “Sì, basti pensare alla vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica. È stato detto a gran voce che era giunto il tempo di eleggere una donna. Di fatto questo è rimasto solo un proclama. Anzi, le candidature femminili sono state usate in modo strumentale e spregiudicato. Inoltre, non basta dire voglio una donna tanto per. Le donne sono diverse, come diversi sono gli uomini. Una candidatura femminile, ma anche maschile, si sarebbe dovuta preparare in tempo, per raccogliere i consensi necessari e non buttate allo sbaraglio all’ultimo minuto o come prova di forza di una parte politica, strumentalizzandole di fatto. Come dicevo, le donne in Italia rappresentano oltre la metà della popolazione ma occupano solo un terzo delle cariche politiche nazionali e meno di un quinto di quelle locali. Sono stati fatti molti passi in avanti negli ultimi anni, ma il raggiungimento di un equilibrio tra donne e uomini nelle istituzioni è ancora lontano. Le ragioni le ho già dette, dalle barriere strutturali come la distribuzione disuguale del lavoro, alla persistenza di stereotipi e di un sistema patriarcale che ancora oggi domina nella nostra società. Serve un reale cambiamento di paradigma volto a superare la percezione delle donne come minoranza da proteggere ma come una componente fondamentale della società con lo stesso diritto a partecipare alla vita politica”.

Esiste un osservatorio per quelle situazioni in cui le donne subiscono la prepotenza degli uomini? “La violenza maschile contro le donne è violenza e basta. Non ne farei certamente una questione di origine etnica. Se ci riferiamo al mondo del lavoro, per le lavoratrici straniere il rischio è di un doppia discriminazione in quanto donne e in quanto straniere. Con effetti sotto sia sotto il profilo occupazionale sia retributivo in quanto sono impiegate nei settori con il più basso salario e spesso pagate meno rispetto agli uomini e alle donne italiane”. Nel programma di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023 ci sono interventi dedicati alle donne? “Il 2023 rappresenterà un momento storico per la nostra città ed il nostro territorio. Lo sarà per tutti, donne e uomini che vivono e lavorano nel nostro territorio. La cultura come cura, le città natura, le città illuminate, le città dei tesori nascosti sono i temi attraverso i quali verrà sviluppata la progettazione e certamente nell’ambito di questa progettualità ci sarà spazio per iniziative volte a valorizzare le donne che sono state e sono protagoniste nelle diverse discipline o che hanno avuto un ruolo nella vita sociale. Penso anche al tema del lavoro. Sono arrivate molte proposte su questi temi e ci stiamo lavorando”. Quali strumenti dovrebbero essere migliorati per garantire maggiore sicurezza alle donne? “L’attenzione innanzitutto deve essere rivolta alla sicurezza in tutti i luoghi pubblici e privati, garantendo più funzioni che siano in grado di contribuire a migliorare la qualità della vita della città per tutti e tutte. I numeri sono chiari, la maggior parte delle violenze sulle donne avviene in ambito domestico. È però evidente che, paura e insicurezza dovute all’interiorizzazione inconsapevole di certi condizionamenti, portano le donne a limitare la propria libertà. Restrizioni e scelte mai imposte al genere maschile. Penso ad azioni quali l’illuminazione delle strade, la messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali e ciclabili, un trasporto pubblico più frequente anche nelle ore serali, come del resto l’uso di strumenti tecnologi, quali app. per segnalare una situazione di pericolo e aggressione, il presidio di attività come negozi, sono alcune azioni che potrebbero andare nel senso di garantire maggiore sicurezza”. Vi sono programmi scolastici che hanno attinenza con la discriminazione femminile? !Sicuramente vedo con favore la reintroduzione dell’educazione civica in tutti i gradi scolastici a partire dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di secondo grado, Ciò significa avere come cardine la nostra Costituzione, in particolare l’art. 3 che afferma il principio di uguaglianza e pari dignità sociale di tutti. Questo certamente contribuisce a formare cittadini e cittadine responsabili. Inoltre nelle scuole si svolgono incontri di approfondimento e studio sui diritti, sul tema della violenza contro le donne e sulla partecipazione. Vedo molto interesse nelle scuole del nostro territorio su questi temi. Un esempio: la Rete territoriale di contrasto al bullismo, di cui fa parte anche la Provincia, promuove nelle scuole molti progetti per educare al rispetto delle differenze e contrastare ogni forma di odio e violenza o discriminazione. Oltre alla Rete, la Provincia collabora con gli istituti scolastici per percorsi formativi e condivisione di progetti”. Bergamo è pronta per avere un sindaco Donna? “Anche qui, vale lo stesso ragionamento per l’elezione del Presidente della Repubblica. Sono molte le donne autorevoli e capaci della città che possono ricoprire questa carica, ma bisogna che le forze politiche lo vogliano seriamente e quindi lavorino da subito per promuovere e far conoscere le tante competenze politiche e di governo delle donne del territorio, “senza se e senza ma”… 39


Gabriella Messina

CHI È 40

Gabriella Messina è Nata a Bergamo il 28 agosto 1968, si è diplomata presso l’Istituto Tecnico Commerciale G.Maironi da Ponte e successivamante ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bergamo. Termninati gli studi, dal 1988 al 1992, ha lavorato come segretaria presso lo studio legale degli Avvocati D’Aloia e Battilà. Nel 1993 è stata assunta dal Comune di Bergamo come Agente di Polizia Locale. Nel 2003 a seguito di un concorso diventa Ufficiale del Corpo della Polizia Locale di Bergamo. Nel 2014 viene nominata Vice Comandante e nel 2016 Dirigente e Comandante della Polizia Locale e della Protezione Civile del Comune di Bergamo. È sposata dal 1991 ed è madre di due figli, Filippo di 29 anni e Francesca di 23. Nel suo futuro desidera continuare a ricoprire il ruolo di Comandante. Il sogno personale: “il mio sogno è quello di vedere la realizzazione dei sogni dei miei figli. Io mi sento appagata e pienamente soddisfatta di quello che sono. Mi auguro di continuare a lavorare fino al momento della pensione e poi godermi la vita con mio marito in una località di mare.

aBERGAMO

ph: Paolo Stroppa

DONNA

Comandante della Polizia Locale di Bergamo e della Protezione Civile


Nella sua posizione di Comandante della Polizia Locale, ha avuto modo di osservare atteggiamenti discriminatori verso le donne all’interno delle Forze dell’Ordine? “Dal mio punto di vista l’atteggiamento è decisamente migliorato negli ultimi anni, anche grazie alla presenza in tutte la Forze dell’Ordine, di molte più donne che non in passato, e che spesso oggi ricoprono incarichi importanti. In alcuni casi, purtroppo bisogna ammetterlo, persiste ancora un approccio discretamente “maschilista” che tende a non dare molto credito alle donne che rivestono incarichi apicali. A volte mi capita di incontrare qualcuno che, nel caso io sia accompagnata da un mio collaboratore di sesso maschile, dia per scontato che il Comandante sia quest’ultimo e non certamente quella donna piccola e riccia che si trova davanti. Quando poi mi qualifico avverto il loro disagio: quasi sempre si scusano e rimangono comunque increduli, qualcuno magari commenta...”.

domande&risposte

Cosa risponde quando le dicono che si è scelta un lavoro che generalmente svolgono gli uomini? “Non è esattamante questa la domanda che più frequentemente mi rivolgono. Quasi sempre mi chiedono come faccio, io una donna, a farmi rispettare, soprattutto dagli uomini. Non ho mai capito cosa abbia a che fare il rispetto con il genere di appartenenza. Nel nostro lavoro il rispetto non lo danno nè i pantaloni e, in fin dei conti, neppure i gradi, ma quello che una persona è e come agisce. Comunque, solitamante, rispondo che sì, effettivamente non è facile ricoprire una posizione di comando come la mia, anche perché una donna è continuamente tenuta a dover dimostrare tutti di essere sempre all’altezza”. Nella Polizia Locale gli Agenti donna hanno ruoli diversi dagli uomini? “Non si fa ssolutamente nessuna distinzione di genere rispetto ai servizi che siamo tenuti a svolgere. Le donne che scelgono di fare questo lavoro devono ricoprire a 360 gradi questo ruolo, così come fanno gli uomini. Purtroppo, talvolta ci sono agenti che decidono di partecipare ad un concorso per entrare nella Polizia Locale forse senza sapere esattamente quali sono gli ambiti ed i servizi che si devono svolgere. Se non si è convinti di abbracciare questo lavoro nella sua completezza, è difficile che ci si possa adeguare, perché la nostra attività sul territorio è davvero complicata e non può non essere svolta senza una grande passione e un innato spirito di servizio. Non è certamente un impiego come un altro”. Di quali risorse disponete per la tutela delle donne dalle violenze domestiche? Non è un ambito prettamente di competenza della Polizia Locale anche perché in questi casi bisogna prevedere una serie di indagini e di provvedimenti che sono solitamente in capo alle Forze dell’ordine che hanno specifici nuclei che se ne occupano e che hanno una formazione adeguata. Purtroppo il fenomeno delle violenze domestiche è sempre più frequente quindi è necessario che anche gli appartenenti alle Polizie Locale, che sono “antenne” sul territorio cittadino, abbiano una formazione specifica ed adeguata per poter intervenire in caso di segnalazioni. Proprio in questi giorni due ufficiali del Comando di Bergamo hanno terminato un corso di formazione sul fenomeno della violenza di genere e in particolare della violenza domestica organizzato da Polis Lombardia e dalla Università Bicocca di Milano proprio per supportare l’operato delle reti territoriali antiviolenza”. Svolgete mai interventi su segnalazioni dei vicini o dei parenti? “Sì, può capitare, ascoltiamo e cerchiamo di tenere sotto controllo le situazioni maggiormente a rischio ma se poi ci rendiamo conto che siamo di fronte a situazioni particolarmente critiche, ci rivolgiamo alle altre forze di Polizia”. Pensa che Bergamo sia una città pronta per avere donne ai vertici delle istituzioni o ritiene ancora presenti retaggi di genere? “Penso che la nostra città sia molto femminile sotto questo punto di vista. Bergamo conta già su tantissime donne che ricoprono ruoli importanti. A parte la sottoscritta, molti assessori di questa amministrazione sono donne, in passato abbiamo avuto anche prefetti donna e, anche all’interno delle altre Forze dell’Ordine, ci sono figure di vertice di sesso femminile”. Come riesce a conciliare il lavoro e la vita privata senza che le due cose creino tensioni in casa? “A volte, soprattutto quando la giornata lavorativa è stata carica di tensioni e con tante problematiche da affrontare, purtroppo non è facile riuscire a separare la vita lavorativa da quella familiare. Mio marito e i miei figli, che mi conoscono bene, sanno già, appena guardano il mio viso quando rientro a casa, se la giornata è stata particolarmente pesante. Comprendono quindi il mio nervosismo e mi assecondano oppure mi chiedono i motivi di questo mia tensione. È un ruolo molto complesso soprattutto nella gestione delle risorse umane e da una Comandante donna ci si aspetta, oltre alla autorevolezza e alla capacità di gestione, anche un profilo umano e di comprensione che, a volte, non è sempre possibile adottare”. 41


Marcella Messina

CHI È

aBERGAMO

DONNA

Assessore alle politiche sociali del Comune di Bergamo

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Classe 1980, bergamasca doc, mamma di Lorenzo, avuto nove anni fa dal marito Alberto Vergalli, ex segretario del PD cittadino, attualmente Consigliere comunale. Marcella Messina, è Psiocopedagogista e vanta un dottorato di ricerca in Epistemologia. Per assumere l’icarico di Assessore ai Servizi Sociali della giunta di Giorgio Gori, tre anni fa ha lasciato l’incarico come Presidente della cooperativa SERe.N.A., che si occupa di aiutare persone con disagi e problematiche complesse e di varia natura, per la quale lavorava da oltre quindici anni. Sulla sua scrivania arrivano casi umani legati alle persone più fragili e, se esiste un assessorato che da sempre è davvero a contatto con i veri problemi della gente, quello è il suo. Dalle varie forme di disabilità, ai problemi legati all’invecchiamento della popolazione, passando per i disagi psichici, le varie dipendenze e anche le violenze subite dalle donne, quasi sempre tra le mura domestiche, sovente conseguenze di ristrettezze economiche. Lei Marcella Messina che evidentemente nella vita ha scelto di dedicarsi ad aiutare il prossimo, sembra portare con leggerezza il peso di tante sofferenze alle quali deve dare ascolto e, quando possibile, delle risposte.


domande&risposte

Bergamo è una città attenta a non discriminare le donne? “Abbiamo tantissimi esempi di donne che emergono in vari settori ma sono ancora una grande minoranza. E non si tratta di pregiudizi che, anche a Bergamo negli ultimi anni, hanno lasciato spazio ad una mentalità decisamente più aperta che non in passato. I problemi sono legati al fatto che le donne devono conciliare il lavoro con gli impegni famigliari che ricadono su di loro in maniera quasi totale. Prima di tutto il grande privilegio di fare figli, che comunque incide quasi sempre sul percorso professionale. Poi, i figli, bisogna crescerli e in questo le donne hanno la parte più gravosa. Cresciuti i figli ecco che ci si deve occupare degli anziani della famiglia e le più “votate”, anche in questo, sono sempre le donne. Intorno ai quaranta-quarantacinque anni si trovano schiacciate in un sandwich tra figli e nonni, propio in un momento nel quale l’impegno professionale richiederebbe dedizione totale. Ecco, per non discriminare le sue donne, una collettiviità deve mettere a disposizione strumenti di wellfare dedicati. Ampliare i servizi per aiutare la conciliazione tra impegni familiari e lavoro. Questo è il tema. Estendere sempre più una rete di supporto alle donne per quegli impegni che quasi sempre impediscono loro di potersi “spendere” in campo lavorativo ad armi pari con gli uomini. Quante volte capita alle donne di assentarsi dal lavoro per correre in aiuto di bimbi o di anziani ammalati e di cui loro sono il punto di riferimento. Anche per questo sono tante le donne che lasciano il lavoro o resistono con i part-time, precludendosi quindi anche una indipendenza economica”. Ed anche per questo che si fanno meno bambini? “In Italia la media dei figli per ogni coppia è di uno e mezzo... Il primo lo mettiamo al mondo poi qualcosa ci blocca. per mille motivi, anche legati alla carriera che spesso richiede un investimento importante e, se non si hanno una serie di supporti è difficile trovare la chiave. Anche il tema della retribuzione deve essere affrontato. Sappiamo bene che i servizi li devi pagare, Quante volte abbiamo sentito dire “lascio il lavoro perché se devo pagare l’asilo, la scuola, il doposcuola, la baby sitter, le pulizie di casa, spendo tutto quello che guadagno... Anche il tema delle retribuzioni può avvicinacci all’equità di genere”. Esistoni interventi sui giovani per educarli al rispetto delle donne? “Nelle scuole sono prevsiti programmi legati all’affettività, alla sessualità, alla prevenzione che vanno nella logica di saper valorizzare la dimesione femminile. C’è però un problema Questi progetti vanno benissimo, sono fondamentali, però poi il percorso si interrompe quando avviene l’impatto con il mondo del lavoro che spesso ha dinamiche culturalmente vecchie ma ancora forti. Dobbiamo aspettare che la formazione avvenga per molto tempo affinchè possa considerarsi assodata e sia “a regime” così da scardinare vecchi stereotipi che ancora prevalgono”. Spesso fenomeni di prevaricazione sulle donne hanno a che vedere con nuclei provenienti da altri paesi e altre culture. Come intervenite? “Abbiamo alcuni progetti in essere, il più importante si chiama Bergamondo ed è un osservatorio che va nella direzione di tutelare le donne straniere. Con il supporto di mediatori culturali, cerchiamo di monitorare le situazioni di donne provenieti da altri paesi che possono trovarsi in condizioni di difficoltà. Svolgiamo un lavoro di prevenzione sia con momenti di confronto in gruppo, sia con un attento ascolto delle situazioni personali che ognuna sta vivendo. In un’ottica sia preventiva, sia di intervento ove necessario”. Sicurezza delle donne. Quali strumenti dovrebbero essere migliorati? “Sul fronte sicurezza dobbiamo lavorare sul tema dell’educazione e della prevenzione. Sono disponibili anche percorsi di autodifesa dedicati al pubblico femminile ma emerge sempre più che il fattore culturale sia quello più importante. Bisogna lavorare con la comunità dentro la comunità.” Spesso le donne denunciano uomini violenti ma poi sembra non si sia in grado di proteggerle... “La situazione va via via migliorando e le reti antiviolenza, dove lavorano Polizia e Carabinieri per riuscire ad “arrivare prima”, stanno facendo un grosso lavoro. Purtroppo però dobbiamo anche parlare delle poche risorse che vengono messe a disposizione. Le reti antiviolenza sono finanziate dalla Regione Lombardia e operano di concerto con le amministrazioni locali per arginare e prevenire i fenomeni di violenza sulle donne. Deve essere però fatto un maggiore investimento con fondi più strutturali. Dobbiamo investire in personale per poter svolgere più ore di ascolto, perchè purtroppo il fenomeno è in crescita, anche a causa delle convivenze forzare dal lockdown. Dobbiamo intervenire con più finanziamenti e si potrebbero utilizzare i fondi del Pnrr che, sebbene non destina risorse in questa direzione, prevede di finaziare progetti di inclusione”. Anno 2023 Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura. sono previsti progetti dedicati alle donne? “Lavoriamo per costruire insieme a Brescia un progetto dedicato al tema della Cura, un ambito femminile per eccellenza. La cultura della cura, prevenzione e attenzione al femminile. I due assessori alla Cultura sono donne e questo di per sè è già positivo”. 11 43


Tullia Vecchi

CHI È

Nata a Correggio in provincia di Reggio Emilia, da bambina si è trasferita con la famiglia a Bergamo, rimanendo però sempre legata alla terra d’origine e alle sue campagne. Ama definirsi ancora come una donna emiliana dinamica e di carattere aperto. Questo certamente l’ha aiutata molto nel lavoro di impiegata nell’amministrazione comunale di Bergamo. Ha debuttato negli uffici della Giunta e del Consiglio e successivamente ha lavorato nelle segreterie di diversi assessori di ogni parte politica. Ha chiuso la sua carriera professionale, come collaboratrice esterna, nelle vesti di capo staff dell’ex sindaco Franco Tentorio. Nel 2001 ha fondato l’Associazione Nepios Onlus, a tutela dell’Infanzia e della Famiglia, che opera in partnership con la Neuropsichiatria Infantile e la Psicologia Clinica - in particolare con il Centro per il Bambino e la Famiglia - dell’ASST Papa Giovanni XXIII. Nepios ha raccolto e distribuito fino ad oggi più di un milione e 400mila euro, finalizzati a progetti sia internazionali che a favore dell’ASST Papa Giovanni XXIII. Per sostenere i progetti organizza, mostre di pittura con l’ausilio degli artisti begamaschi, concerti, Gran Galà della Solidarietà, Gospel che sono diventati appuntamenti attesi della città. Il suo impegno a favore dei bambini e dei loro genitori continua senza sosta.

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aBERGAMO

ph: Sergio Nessi

DONNA

Associazione Nepios


Nella tua vita professionale spesa al servizio dell’Amministrazione Comunale hai mai subito discriminazioni in quanto donna? “No, non mi è mai capitato. Con alcune persone ho lavorato meglio, con altre è stato più complicato, ma non era una questione di genere. Anzi, forse tra le persone di cui conservo un ricordo lavorativo migliore ci sono più uomini che donne”.

domande&risposte

Avendo frequentato tanto la politica pensi che le Donne in politica siano discriminate? “Anche in questo caso devo andare contro corrente. Non ho visto una discriminazione di politiche o amministratrici in quanto donne, nemmeno in passato. Certo, la differenza di responsabilità nei confronti dei figli e della casa, spesso ha rappresentato un ostacolo per le donne, ma è innanzitutto nella coppia, nel rispetto reciproco, che si costruisce un’alleanza in cui se una donna voleva o vuole fare politica, o il neurochirurgo o l’amministratore delegato, si portano insieme impegni e responsabilità. Per le donne della mia generazione il primo discrimine era la possibilità di studiare, di prepararsi a certe carriere. Per questo spesso alle donne si riservavano gli Assessorati alla Scuola o ai Servizi Sociali. Oggi le donne possono scegliere di occuparsi del Bilancio, dei Lavori Pubblici o di Urbanistica, perché hanno formazione ed esperienza in ambito economico, oppure sono ingegneri o architetti. Certo, lo spettacolo a cui abbiamo assistito in occasione delle elezioni del Presidente della Repubblica, dimostra che resta ancora molta strada da fare, ma al di là delle valutazioni personali è la normalità avere donne presidenti del Senato, leader di partito, Ministri non solo all’Istruzione e tantissime sindache in tutta la bergamasca e anche in grandi città d’Italia”. Pensi che Bergamo sia una città attenta ai bisogni delle Donne? Perché sì, perché no? “Bergamo ha una lunga tradizione nei Servizi sociali. È una città in cui si può circolare con un maggior senso di sicurezza rispetto a città analoghe, con una rete sanitaria attenta alle donne, nella cura e nella prevenzione. Abbiamo esempi che possono ispirare le più giovani, imprenditrici di grandi gruppi, atlete olimpiche o ai vertici della sanità, dei musei o anche ricercatrici di fama. Non so dare giudizi sui servizi per i piccolissimi, come i nidi, non conosco abbastanza i numeri di rette o liste d’attesa e sicuramente si può sempre fare meglio in molti campi, ma Bergamo è una bella città, con iante occasioni culturali e diversi quartieri in cui esiste ancora una rete amicale, un senso di comunità. Questo è certamente un aiuto per tutti, in particolare per le donne, per le giovani madri, ma anche per chi vive da sola perché anziana o trasferitasi in città per lavoro da altre regioni. Se dovessi indicare un ambito dove resta ancora molto da fare, indicherei quello delle donne straniere, che continuano a vivere secondo regole estranee alla nostra cultura, non lavorano, non imparano la lingua, non viene loro permesso d’integrarsi, a differenza dei figli, che frequentano la scuola. Non c’é nulla di male nel non lavorare o nell’indossare un foulard per coprire i capelli, purché sia una scelta e non un obbligo”. Con la tua associazione sei vicina alle donne madri. Di cosa hanno più bisogno quando si trovano con un figlio gravemente ammalato? “La malattia di un figlio è qualcosa di inimmaginabile. Se poi viene scoperta alla nascita o nei primi mesi di vita, al dolore si può aggiungere anche un senso di colpa, immotivato ma reale. Spesso diciamo ancora a chi ha appena partorito un bimbo in salute: Sei stata brava!, come se una mamma avesse meriti o colpe quando dà alla luce un bambino. La prima cosa è che queste famiglie non vengano lasciate sole, che trovino fin dai primi sintomi o dubbi risposte sanitarie, ma anche psicologiche. I bambini seguiti dalla Neuropsichiatria o dal Centro per il Bambino e la Famiglia hanno ferite profonde, limitazioni che spesso li accompagneranno per tutta la vita, lunghi percorsi di cura. L’espressione ‘prendersi in carico il paziente’ è fin troppo utilizzata, ma nei fatti le madri devono affrontare percorsi di cura lunghi, su più fronti: logopedia, fisioterapia, neuropsichiatra, oculista... Un bambino disabile è un bambino che ha moltissimi bisogni, e sua madre è una persona che vuole rispondere il meglio possibile a questi bisogni. Non va mai lasciata sola”. Come pensi si possa contrastare il fenomeno della violenza di genere? “Con l’educazione. Educando le donne ad aver rispetto di se stesse, autostima, fiducia nelle proprie capacità e nel proprio valore, a riconoscere i rapporti tossici e ad evitarli. Bisogna rifiutare il ruolo di vittima fin dai primi segnali, e non dimentichiamoci che la violenza psicologica è altrettanto grave, e spesso precede, quella fisica. Gli uomini dal canto loro devono imparare ad accettare un rifiuto, una separazione e anche qui credo che spesso agire con violenza nasconda profonde insicurezze. La legge, ma anche i media e la scuola hanno responsabilità importanti: come si fa a definire un femminicidio un gesto ‘causato dal troppo amore’, come ci capita di leggere sui giornali o in certe sentenze? In fondo è come giustificare il carnefice, colpevolizzare la donna che voleva lasciarlo. E poi bisogna spezzare la catena della violenza: chi è stato abusato spesso diventa abusante. Il progetto di Nepios che si propone di ricucire i rapporti genitoriali quando la madre o il padre sono in carcere è rivoluzionario. Non è sempre possibile, ma in molte situazioni si possono ricostruire i rapporti, curare le ferite. Servono professionalità specifiche, ma anche l’accettazione sociale di questi percorsi, della giustizia riparativa, dell’andare avanti, oltre la vendetta. In questo noi donne vediamo più lontano”.

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Elda Zanoli

CHI È

Elda, come è iniziata la sua attività imprenditoriale nel mondo delle essenze e profumi? “Le sembrerà strano, ma tutto è iniziato con una porta che si è chiusa. Era l’anno 2010, lavoravo come impiegata in un’impresa edile, e sono rimasta senza lavoro dall’oggi al domani perché la ditta è fallita. Ho provato a voltare pagina, a cercare altro, ma il periodo non era dei migliori. Ero da poco diventata mamma del mio adorato Thomas ed avevo cosi deciso di dedicarmi a lui con tutta me stessa. Sentivo comunque la necessità di creare qualcosa, essere casalinga è un lavoro impegnativo ma sentivo dentro di me che non bastava. Pensavo a cosa fare continuamente, soprattutto quando andavo nella lavanderia self service del mio paese ed attendevo che la lavatrice finisse il suo ciclo: aspettavo lì seduta perché mi rilassava... mi piaceva..... poi mi sono decisa e nel 2011 ho aperto la mia lavanderia self, a Ghisalba. Ho messo in gioco tutto, mi sono rimboccata le maniche ed ho iniziato la mia avventura nel mondo del pulito. La mia attività in paese è stata accolta con un po’ di diffidenza, ma è normale... una persona che viene da fuori... che apre una nuova tipologia di attività che la gente ancora non conosce (la mia è la prima ed unica lavanderia self in paese)... “ma che senso ha, mi ha chiesto una signora, tutti hanno la lavatrice in casa... un’altra signora mi disse “ ma io non lavo i miei vestiti dove ha lavato un’altro prima di me.. non è igienico”.... Ora sorrido quando ci penso.....

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aBERGAMO

ph: Paolo Stroppa

DONNA

Creatrice e titolare di “Le Essenze di Elda”


Poi la gente ha cominciato a venire da me per provare il servizio e per conoscermi, ed ho notato che qualcosa stava cambiando. Le persone tornavano... soddisfatte ed entusiaste del profumo che rimaneva sui loro capi dopo averli lavati nella mia lavanderia self. Ero appagata. Soddisfatta e felice. Ma ancora di più lo erano le persone che mi chiedevano informazioni sui prodotti che utilizzavo. Hanno iniziato persino a chiedermi di vendere loro il mio ammorbidente: da qui è iniziato il mio progetto. Mi sono detta, le persone amano avere capi profumati ed io voglio inventare il profumo per i vestiti. Ho contattato aziende in Italia ed all’estero, ho provato, ho sperimentato, non mi sono data per vinta fino a quando ho trovato un’azienda che ha creduto nel mio progetto e con loro abbiamo trovato la composizione perfetta ed abbiamo iniziato a lavorare sulle fragranze. L’inizio è stato molto duro, ma il lavoro, l’impegno ed un pizzico di follia nelle scelte, mi hanno ripagato ed oggi sono qui. Felice contenta ed entusiasta come il primo giorno”.

domande&risposte

La scelta di questo settore può essere correlata al mondo femminile? “Direi di no, a mio avviso non è un concetto legato prettamente al mondo femminile. Ho molti clienti maschi.. anzi... direi che l’uomo, spesso e volentieri, è molto più esigente della donna”. Quali soddisfazioni ha raggiunto in questi anni di attività? “Di soddisfazioni ne ho avute molte e ne sto avendo tuttora.La soddisfazione dal punto di vista lavorativo è per me un cliente appagato: quando un cliente consiglia agli altri di venire da te è una soddisfazione, quando la gente ti scrive per chiederti consigli è una soddisfazione.. quando ti dicono “ho provato i tuoi prodotti, sono fantastici” è una soddisfazione. La soddisfazione dal punto di vista personale invece è quella che provo ogni volta che penso a come tutto è cominciato, a quanto sono stata brava, a quello che ho creato e soprattutto a quello che ho ancora voglia di fare”. Donna e imprenditoria nel 2022 quali considerazioni si sente di fare? “La prima considerazione che mi viene da fare è sicuramente legata alla difficoltà di ognuna di noi nel riuscire a conciliare gli impegni lavorativi con quelli della gestione della famiglia, perché, non dimentichiamoci, che le donne che lavorano devono comunque pensare anche ai figli e alla casa. Al di là degli aspetti sociali e delle politiche di sostegno io penso che ognuna di noi debba essere il motore di se stessa. Credere nelle proprie idee è fondamentale e non scoraggiarsi mai è necessario per poter affrontare ogni aspetto della vita lavorativa. Dopotutto siamo donne, siamo abituate a prendere decisioni importanti e sappiamo essere ferme e determinate di fronte alle situazioni più difficili: è cosi in famiglia lo deve essere sicuramente anche nel lavoro”. Crede che l’emancipazione femminile in generale sia stata raggiunta? “La disparità tra uomo e donna nel mondo del lavoro è sicuramente ancora molto forte. Più si sale nelle gerarchie e più il gap si fa evidente. Quello che mi conforta è vedere che comunque sempre più donne combattono per dimostrare che non è così e lo fanno con i fatti, dimostrandosi spesso e volentieri più determinate e capaci dei colleghi maschi. Per come la vedo io, dipende tutto da noi, dalla nostra determinazione e dalla nostra forza d’animo”. Cosa consiglierebbe alle nostre lettrici che come lei sono in procinto di iniziare un cammino imprenditoriale? “Rischio di essere ripetitiva, ma il consiglio che mi sento di dare è NON MOLLATE MAI. Dovete crederci, insistere, provare e riprovare. Dovete cercare di offrire agli altri qualcosa di diverso, di unico, che vi permetta di distinguervi da chi c’è già e da chi vorrà imitarvi. Solo voi potrete trovare la vostra strada”. Una donna per Elda è… “Bella domanda.... Ogni donna è una forza della natura, è la tempesta quando si arrabbia, è l’energia del vento quando vuole ottenere qualcosa, è il caldo del sole quando abbraccia i propri figli e come la nebbia nasconde le sue preoccupazioni a chi le sta vicino. La donna è l’espressione massima della bellezza, dell’amore e della vita nel suo piu alto significato. La donna è come un fiore che cresce tra le rocce, perché resiste alle avversità. È come un’oasi nel deserto perché rinfranca i cuori. È come un’isola in mezzo al mare perché in lei si può trovare un porto sicuro. La donna tutto questo”. (Valentina Colleoni)

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ph: Sergio Nessi

Luana Piazzalunga CEO del Gruppo Piazzalunga

CHI È

aBERGAMO

DONNA

Piazzalunga Srl www.piazzalunga.it Cemiat Srl www.cemiat.com

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Luana Piazzalunga, CEO del Gruppo Piazzalunga con sede a Bergamo e Trento (azienda neo acquisita nel 2020 nel pieno della pandemia), è una donna determinata, pratica e concreta. Come ama ricordare, “quando si fa impresa, non bisogna mai pensare di essere arrivati altrimenti si abbassa la guardia. Bisogna sempre mettersi in gioco, innovarsi e migliorarsi continuamente”. Piazzalunga nasce negli anno 80’ con fondatore il padre Luigi Piazzalunga e Luana entra a far parte dell’azienda negli anni 90’ quando lavoravano tre persone. L’azienda negli anni si è sviluppata notevolmente grazie all’inserimento di Luana Piazzalunga nell’area commerciale e finanziaria e di suo marito Giuseppe Castagneto, CO-CEO, che hanno portato innovazione nel servizio pre e post vendita, creando sempre servizi su misura alla propria clientela. Oggi il Gruppo Piazzalunga fattura 18.000.000 di euro e vanta circa 70 collaboratori. Negli anni Luana e Giuseppe hanno voluto ampliare i loro orizzonti con progetti di veicoli AGV (Automated Guided Vehicle), una combinazione attraente per molte aziende, oltre ad una nuova area di Smart Logistic Solution con servizi di consulenza logistica e produttiva basandosi sui principi del Toyota Way applicando gli strumenti del Toyota Production


System, essendo Dealers di Toyota Material Handling dal 2001. Luana è mamma di due figli, Mattia che è già entrato in punta di piedi nell’azienda di famiglia abbinando la scuola al lavoro (e di questo la mamma ne va molto orgogliosa), e Gaya ancora giovane ma con idee molto chiare ed un carattere determinato. Dal 2013 Luana è coinvolta nella Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus nella delegazione di Almè (BG) con un progetto chiamato Together for Life (idea nata da un’amicizia speciale), un’iniziativa charity in cui impresa, ricerca e spettacolo svolgono un ruolo da protagonisti nella lotta alla fibrosi cistica: i fondi raccolti, infatti, vanno a sostenere il piano strategico “Una Cura per tutti”, volto a trovare soluzioni terapeutiche efficaci per tutte le persone affette da questa patologia.

Trova che la nostra città sia una città attenta alle donne? Perché sì o perché no… “Sì, perchè ritengo che le aziende e le persone più in generale stanno aprendo la mente”.

domande&risposte

Ritiene che la situazione sia migliorata rispetto a vent’anni fa? “Sì anche se abbiamo ancora tanto da fare. La mentalità sta lentamante cambiando ma per una vera emancipazione femminile ci vorrà del tempo”. In cosa ritiene che essere donna sia un vantaggio nel suo lavoro? “La migliore capacità delle donne che si trovano ad essere Amministratrici di un’azienda è la maggiore comprensione delle capacità delle lavoratrici donne e una migliore attitudine a sfruttare le loro potenzialità, affidando loro compiti davvero commisurati alle loro inclinazioni e recando beneficio alla performance aziendale. Questo beneficio è tanto più importante quanto maggiore è la proporzione di donne presenti in azienda”. Cosa vorrebbe di più per le donne? La cosa che ritiene più importante… “Senza ombra di dubbio partirei da un’adeguata indipendenza economica, poi un reale sostegno operativo per la gestione dei figli e, soprattutto una flessibilità negli orari di lavoro per le mamme soprattutto mentre i figli sono piccoli. La flessibilità, in genere, porta sempre beneficio al collaboratore e all’azienda, e riuscire a mettere una mamma nelle condizioni di potere lavorare in smartworking sarebbe una grande opportunità”. La logistica fa parte di quei settori tradizionalmente più ad appannaggio maschile o è un luogo comune da sfatare? Ci racconti come è riuscita a diventare un’imprenditrice di successo… “Un’imprenditrice di successo? È un grandissimo complimento, grazie! La mia fortuna è di avere a fianco a me mio marito Giuseppe che mi ha sempre supportata nelle percorso di questi 30 anni insieme. Abbiamo una forte sinergia e questo è quello che fa la differenza nella gestione delle nostra azienda. L’altro invece è un pregio che mi riconosco: mi piace lavorare con le persone che hanno la mia stessa visione della vita e per questo mi ritengo molto fortunata di avere i miei collaboratori sempre al mio fianco”. Da aspirante parrucchiera a lady carrello elevatore: guardandosi indietro immagino che, per dove è arrivata, non abbia rimpianti, è corretto? “Mi fa sorridere questa frase….perchè mi ricorda mio padre. No, nessun rimpianto ma tanta soddisfazione sudata con tanti sacrifici”. La sua sensibilità per il sociale l’ha avvicinata al mondo della ricerca scientifica in ambito medico. Da diversi anni, infatti, è la referente della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica (FFC) per la Delegazione di Villa d’Almè. Far del bene aiuta a stare bene? “Penso che fare del bene, indipendentemente da quale sia la causa, dà valore alla nostra vita e ci consente di capire quali sono i veri problemi e quali sono quelli operativi. Per me è stata un’importante esperienza di vita che mi ha permesso di distinguere le vere difficoltà delle persone da quelle della routine quotidiana del lavoro (che sono tutte risolvibili bene o male, ma nessuno soffre)”.

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Viveka Assemberg

aBERGAMO

ph. Paolo Biava

DONNA

Artista

CHI È

Nata a Stoccolma in Svezia è in Italia sin dall’infanzia, si diploma presso il Liceo Artistico Statale di Bergamo.

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Inizia l’attività lavorativa come grafica pubblicitaria. Trova la giusta condizione per esprimersi attraverso l’arte plastica. Nel 2006 espone in occasione della collettiva “Un senso per l’arte”, mostra tattile organizzata nella chiesa sconsacrata di S. Agostino, in Città Alta Bg. La sua prima mostra personale, “Occorrono le ali”, presentata da Domenico Montalto, viene inaugurata nel 2007 presso il Centro San Bartolomeo di Bergamo. Finalista del concorso Arte Mondadori del 2009, espone uno dei suoi lavori al Museo della Permanente di Milano. Dopo numerose esposizioni in Italia, inaugura la mostra internazionale a Berlino nel 2014. Nel 2015 porta in Svezia le sue opere con la mostra Here-Elsewhere. L’anno seguente, espone a Barcellona. Le sue ultime mostre personali, nel 2017, presso la sede storica del Credito Bergamasco, nel cuore della città di Bergamo e presso “Le Stanze, spazio espositivo comunale di Trescore Balneario, Bergamo. La sua opera “La linea della vita” è esposta permanentemente presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, nel progetto “The tube One”. Ha realizzato la Via Crucis per il Colle San Giovanni di Sotto il Monte, Bergamo,, che prima della sua collocazione definitiva, è stata esposta al Palazzo della Ragione nel cuore di Città Alta in Bergamo nell’ottobre 2021. Nel settembre 2020, viene nominata membro della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra e i Beni Culturali della Curia di Bergamo. Docente di Scultura e Metodi e tecniche di scultura Sacra contemporanee presso L’Accademia d’Arte Santa Giulia di Brescia. Vive e lavora a Torre Boldone, Bergamo


Il mondo dell’arte non dovrebbe conservare retaggi o discriminazioni verso le donne… È così? “Oggi, a mio parere, le donne creative hanno la fortuna di potersi muovere nell’ambito della sfera artistica senza particolari difficoltà e senza essere giudicate per il loro genere”. Lei si è mai sentita sminuita per essere un’artista donna? “Sono un’artista che utilizza strumenti e metodi abitualmente maschili: la saldatrice, il flessibile, il martello, il cannello della fiamma ossidrica… Qualche volta mi è capitato di riscontrare un certo scetticismo ma, nel contempo, anche molta curiosità. Ancora oggi è inusuale che una donna scelga questi “strumenti” di lavoro e generalmente si è portati ad associare il mondo femminile ad un costrutto più delicato quali la terra, il tessuto… Tuttavia ogni artista dovrebbe operare, senza distinzione di genere, con il linguaggio che gli è più consono a raggiungere il proprio sentire”.

domande&risposte

Perché secondo lei i maggiori artisti nella storia sono quasi tutti uomini? “Sappiamo che storicamente il ruolo femminile nella società, è sempore stato relegato all’ambito familiare. Poche sono state le donne che, a volte aiutate anche da una frequentazione di artisti uomini riconosciuti, si sono elevate. Ricordiamo sicuramente Artemisia Gentileschi, Frida Kahlo, ma anche Louise Bourgeois, Germaine Richier… Le donne hanno avuto modo di trovare più respiro in letteratura, in poesia”. Considera Bergamo una città sensibile alle problematiche delle donne? “Nadia Ghisalberti, l’attuale Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, è una donna. Ed è una donna anche Marcella Messina Assessore ai servizi Sociali e questo di sicuro ha fatto la differenza nelle scelte dell’attuale amministrazione comunale. Inoltre, in questa città sono molte le donne di grande spessore impegnate con successo in vari ambiti artistici, ma anche prefessionali e imprenditoriali. Bergamo è una città nella quale non si evince una forte discriminazione tra i sessi, così almeno per la mia sensibilità”. Ha mai dedicato opere alla condizione femminile? “Non ho mai avuto questa opportunità se non quella di partecipare a progetti di altre donne. Il mio è un lavoro legato ad un linguaggio figurativo, nel quale è spesso rappresentato un disagio intimo nel quale molte donne si riconoscono. Sono corpi, a volte chiusi su se stessi, in taluni il viso è bendato. Parlano di fragilità, di stati d’animo, spesso presenze delle quali il sesso non è palesato”. Ritiene che le artiste dovrebbero impegnarsi per la difesa dei diritti delle donne? “Sempre, ove possibile, sia per la difesa delle donne sia dei più deboli. Nel periodo storico del femminismo, io ero ancora una bambina e, data la mia origine svedese, l’ho vissuto marginalmente. La parità di genere, in Scandinavia, era già avanzata”. Pensa che la mentalità italiana sia ancora poco evoluta per dare più spazio alle donne in politica, nella direzione delle aziende ecc.? “Non credo che l’Italia sia diversa dal resto del mondo. Confido sempre nel fatto che prima o poi, se si ha la fortuna di essere guardati da qualcuno più grande di noi e che conosce te più di te stesso, il proprio spazio nel mondo lo si trovi senza passare da tortuose battaglie troppo ideologiche. 51


CHI SONO

titolari di La Maison Bergamo Consulenti immobiliari

aBERGAMO

Serena e Savina Baschenis

DONNA

ph: Sergio Nessi

Serena Baschenis (nella foto a destra) Dottore commercialista, ha maturato una grande esperienza nel settore amministrativo, immobiliare e no profit. Amministratore di condominio e mediatore immobiliare abilitato. Ha da sempre un grande interesse per gli immobili e una profonda conoscenza di ogni aspetto fiscale, amministrativo, contrattuale e finanziario del settore. Un marito motociclista ed un cane meticcio completano il mio profilo. C’era più discriminazione verso le donne nel suo precedente lavoro come Commercialista o è peggio in questo, generalmente affollato da uomini? “In realtà non mi sono mai sentita discriminata o quanto meno non ho mai dato peso a determinati atteggiamenti. Nella mia esperienza professionale come Commercialista ho avuto la fortuna di lavorare al fianco di donne di spessore e questo mi ha aiutato sia a livello di autostima che nell’approccio al mondo. Sono convinta che una buona preparazione, l’etica e una generosa dose di educazione, aiutino a rapportarsi sia con le donne che con gli uomini. E mi creda, è vero che il mondo degli agenti immobiliari è ricco di figure maschili, ma vengo a contatto sempre più spesso con colleghe di ogni età, con le quali è sempre un piacere interfacciarsi e collaborare. Nel rapporto con i clienti, infine, credo che l’essere donna e, nel mio caso, di taglio estremamente pratico, sia un ulteriore valore per accompagnare sia uomini che donne nel complicato percorso della compravendita immobiliare”. Pensa che Bergamo sia una città attenta alle donne? “Non sono sicura che esista una città effettivamente attenta alle donne. Le esigenze sono tante e diverse e cambiano in base al ruolo che nel corso della giornata ci troviamo ad assumere. Il mio pensiero va, in particolar modo, alle mamme imprenditrici o libere professioniste che si devono barcamenare tra una quarantena e l’altra, con il rischio di compromettere la propria attività: una vera impresa titanica”.

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Che differenza esiste nell’approccio tra un uomo e una donna quando pensano di acquistare una casa? “Qui si apre un mondo: le esigenze e le aspettative sono spesso diverse. E la sfida di noi consulenti immobiliari è proprio questa. Solo con l’ascolto attivo siamo in grado di capire e coniugare i desideri di entrambi. Per natura, generalmente la donna è sempre stata più attenta ai dettagli rispetto all’uomo, privilegiando la sicurezza, la praticità e la sostenibilità. Con la pandemia e i conseguenti lockdown, per molti è cambiato radicalmente il modo di vivere gli spazi all’interno della propria casa. Da casa dormitorio a luogo dove si lavora, si studia, si impara. Dove la convivenza con i propri familiari è molto più intensa. Questo ha portato anche l’uomo ad avere più attenzione alla distribuzione degli spazi e all’adozione di soluzioni che rendono l’utilizzo della casa più flessibile.

domande&risposte

Savina Baschenis (nella foto a sinistra) Laureata in Economia e Commercio. Precedenti come manager e imprenditrice, tra l’altro fondatrice e stilista di un brand nella maglieria in puro cashmere. Ha viaggiato molto per lavoro, anche in Cina. Parla inglese ed è sempre curiosa di interfacciarsi con culture diverse. Con La Maison Bergamo ha potuto trasformare le sue passioni per l’interior design ed il real estate in una professione. È anche volontaria presso il reparto di Oncologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo”. Manager e imprenditrice nella moda a livello internazionale. C’era da sgomitare? “La mia esperienza imprenditoriale inizia con una lunga gavetta nell’azienda di famiglia, in un settore, l’edilizia, molto “bergamasco”. Ero presidente della società, unica donna tra 40 uomini. All’inizio pensavano che fossi la segretaria e ci volle del tempo prima di costruire un team, pieno di energia, fiducia e anche affetto. Ho realizzato il mio sogno di lavorare nel mondo della moda partendo da zero e inventando il brand Duca di Valtorta (sì, il paese della mia Valle Brembana). Come donna, nella moda è stato più semplice e anzi, ho fatto la scelta di avere come collaboratrici donne non giovanissime, senza professionalità specifiche, che si erano dedicate alla famiglia ed erano rimaste fuori dal mercato del lavoro, ma animate dalla mia stessa passione e che mi hanno aiutata a portare il brand al successo in poco tempo”. Mai stata discriminata nel suo lavoro come donna? “All’inizio sì. Quello che mi feriva erano i “sottintesi” di certi uomini, un ascolto superficiale solo perché donna in un mondo di uomini. Ho dovuto dimostrare sul campo di essere più competente e determinata dei miei pari e l’ho fatto adottando un modello “maschile”, a volte aggressivo, del tipo “win-loose”. Ho impiegato anni e una malattia oncologica per trasformarmi e per capire che, in ogni rapporto, sia esso di natura personale o professionale, si deve vincere in due”. Visto che ha conosciuto la Cina che idea si è fatta rispetto all’emancipazione delle donne in quel paese? “Nel 2004 iniziai ad acquistare filati di cashmere e produrre collezioni in Cina, con partner di una professionalità elevatissima con i quali ho condiviso anni di lavoro intenso, stima e un’amicizia che durano ancor oggi. Ho lavorato quotidianamente con donne che mi hanno insegnato precisione, affidabilità e competenza; molte di loro in posizioni apicali, che hanno studiato all’estero, viaggiano da sole in tutto il mondo ed hanno l’opportunità di fare carriera. In Cina, sono premiati l’impegno e il senso di responsabilità, al di là del genere di appartenenza. Poi, il resto dei problemi quotidiani, come il rapporto con la suocera o i diverbi con il marito, sono esattamente gli stessi che abbiamo noi!”. Pensa che un cliente si fidi di più o di meno di una donna agente immobiliare? “Nella nostra esperienza di donne “anche” agenti immobiliari, i clienti sono per noi, prima di tutto, “persone”. Ascoltiamo le loro richieste, ci interessiamo con empatia alle loro vite, ai loro desideri e sì, anche ai loro problemi, come nel caso di patrimoni immobiliari familiari, successioni, divergenze sul da farsi. Una donna ha la capacità di percepire i dettagli e comprendere la delicatezza degli aspetti psicologici spesso inerenti all’emotività che li lega ad una casa, ai suoi ricordi, che vanno oltre l’aspetto economico. Il nostro approccio è compreso dall’interlocutore, che si affida e si fida di noi, in cambio di un rigoroso rispetto della sua riservatezza ed una relazione costante, che spesso dura oltre la firma di un contratto”. Cosa differenzia le donne nella scelta di una casa rispetto agli uomini? “Le donne sono solitamente molto più esigenti, sanno precisamente cosa vogliono e cosa non vogliono. Ricercano zone sicure, sono attente ai servizi vicini all’immobile, alla luminosità degli ambienti, agli affacci esterni. Amano l’ interior design e spazi funzionali. Non si può però generalizzare, perché a noi si rivolgono anche uomini raffinati ed esigenti, anche loro, con richieste ed idee molto chiare!”.

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Irene Giavazzi

CHI È

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DONNA

Amministratore unico moda ceramica srl Ponteranica (BG)

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Irene Giavazzi è Amministratore unico di Moda Ceramica, un’azienda presente sul mercato da oltre trentacinque anni, conosciuta ed apprezzata per l’affidabilità e considerata una garanzia, dalla progettazione di pavimentazioni ceramiche ma non solo, e della loro posa in opera. Prima di lei il padre, il quale l’ha introdotta fin da giovanissima nei cantieri dove lei non vedeva l’ora di andare per carpire i segreti di un pavimento posato a regola d’arte. Anche oggi che cura in particolare la scelta dei materiali insieme con i clienti nello show room di Ponteranica, non perde mai di vista l’esecuzione dei lavori di cui è responsabile perchè nessun dettaglio venga trascurato.


Il suo è un settore, l’edilizia, prevalentemente a vocazione maschile. Perché lo ha scelto? “Ho iniziato abbastanza presto a frequentare questo ambiente decisamante al maschile, accompagnando mio padre sui cantieri in giro per la città. Allora, avevo solo 15 anni, la mattina studiavo Ragioneria presso l’Istituto Imiberg di Bergamo e il pomeriggio non aspettavo altroche seguire il papà che era il piastrellista, sui cantieri con le sue squadre di collaboratori. Adoravo accompagnarlo da un cantiere all’altro e ammiravo il suo modo di fare, di trattare i suoi dipendenti e i fornitori con pacata fermezza, lealtà e sempre con il massimo rispetto. Da lui ho imparato davvero tanto. l’ordine, la puntualità, la sincerità e il senso del rispetto verso tutti”.

domande&risposte

Hanno mai provato a farla sentire inferiore in quanto donna? “Quando ho iniziato a frequentare manovali e muratori era strano per loro vedere una donna, o meglio una ragazzina, sui cantieri. Io osservavo gli operai e da loro cercavo di carpire i trucchi del mestiere, assimilavo informazioni e competenze che mi sarebbero servite e che ero entusiasta di imparare. Solo con il passare del tempo e con una conoscenza un po’ più approfondita, sono riuscita a superare quelle prime diffidenze maschili. Oggigiorno è normale trovare donne nel settore dell’edilizia e sono sempre piu preparate, forse perchè a noi donne tocca sempre dover dimostrare di saperci fare almeno quanto gli uomini.” Ci sono anche dei vantaggi nell’essere una donna nel suo lavoro? “Una donna è molto determinata a fare bene in questo settore e io tengo molto a personalizzare i lavori dei miei clienti come fossero abiti tagliati su misura. Cerco sempre di entrare un po’ nelle vite di chi poi vivrà nelle casa di cui mi occupo, ne studio i dettagli che esprimono le loro personalità e poi immagino i colori del loro vestito. Dalla tavolozza al taglio. Il mio lavoro è destinato a circondarli per tanto tempo, non deve stancare ed essere comodo. Appunto, come un abito tagliato su misura”. Chi ha più influenza in una coppia nella scelta di pavimenti e rivestimenti murali, l’uomo o la donna? “Indubbiamente nella scelta dei pavimenti e dei rivestimenti di casa, una certa predominanza ce l’ha ancora la figura femminile specie nelle coppie consolidate dove le donne conoscono pregi e difetti di ogni soluzione che viene proposta loro, mentre osservo tanta complicità nelle coppie più giovani”. Come imprenditrice ha dovuto sacrificare molto la sua vita privata? “Ho sempre coniugato bene la famiglia e gli impegni lavoro, anche a costo di fare salti mortali per arrivare dappertutto, perché il mio lavoro è la mia passione, al quale però non ho mai permesso di indurmi a trascurare i miei figli. Certo, mi sono fatta aiutare nella loro gestione quando ero impegnata sui cantieri, ma sono stata sempre molto vicino a loro e continuo a farlo...”. Secondo lei i figli sono un impedimento alla carriera per una donna? “Dipende. In alcuni casi è così ma è sempre possibile organizzarsi per poter conciliare il percorso professionale con quello familiare. Certo, si devono mettere in conto rinunce verso altre cose ma ne vale sempre la pena. I figli sono un grande stimolo a migliorarsi, e a superare ostacoli che mai avremmo pensato di poter affrontare”. Lei pensa che il nostro Paese sia attento ai diritti delle Donne? “Credo che come in tutte le cose la realtà si possa migliorare ma penso che già parecchio si stia facendo nelle politiche a favore delle famiglie. Auspicherei una maggiore attenzione alla parità di stipendio tra uomini e donne e qui c’è ancoda molto da fare”.

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Isabella Di Iulio

CHI È

“Sono nata il 26 novembre 1991 a Pescina in provincia dell’Aquila e abito a San Benedetto de Marzi, con la mia famiglia, sempre in provincia dell’Aquila in Abruzzo. In quel piccolo paesino ho iniziato a palleggiare contro il muro di casa provocando le ire dei vicini arrabbiati perché lo facevo alle due del pomeriggio. Poi insieme, a mia sorella, abbiamo iniziato con la società Marruviana Volley, storica squadra del paese, quella nella quale ha giocato anche nostra madre Gabriella. Siamo una famiglia di sportivi, anche papà Colombo da giovane è stato un calciatore dilettante. Sono andata via di casa a 17 anni, nel 2008, per giocare a Nocera Umbra, dove c’era anche mia sorella Chiara. Lei in prima squadra in A2 e io nelle giovanili. Poi a Trevi, in B1 dove giocavo da schiacciatrice, poi all’Arabona, a Manoppello, quindi il ritorno in Abruzzo e il cambio di ruolo. Il ruolo di alzatrice mi affascinava e molti tecnici che avevo incontrato mi avevano consigliato di cambiare. In B2 con l’Arabona la svolta grazie al coach Emilio Di Bacco. Da Manoppello a Loreto Marche, in A2. Ero la seconda palleggiatrice, mi ero completamente calata nel nuovo ruolo. L’anno successivo ho iniziato a giocare con maggiore frequenza con il Falconara, in B1. Poi Sala Consilina, in A2, dove siamo retrocessi e quella stagione mi è stata di grande insegnamento.

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ph: Sergio Nessi

DONNA

Pallovolista Professionista Volley Bergamo 1991


Dalle delusioni si possono attingere dei lati positivi che in futuro ti tornano utili. Sono arrivata a Pesaro in A2. Era il 2014 e abbiamo conquistato subito la promozione dalla B1 alla A2; l’anno successivo siamo state sconfitte nella semifinale play off con Monza che poi è salita in A1 e, infine, dopo tre anni a Pesaro, nell’estate del 2017, esordisce nella massima serie nazionale nel campionato 2017-18 quando firma per la Savino Del Bene di Scandicci. Sempre in A1 difende i colori del Millenium Brescia per la stagione 2018-19, del Pro Victoria Monza per la stagione 2019-20 e della Wealth Planet Perugia per la stagione 2020-21. Per il campionato 2021-22 è nella massima divisione grazie all’ingaggio da parte del Bergamo 1991. In Nazionale debutta con la maglia azzurra nel 2018 per i Giochi del Mediterraneo. Quali sono i sogni nel cassetto per Isabella? “A dire il vero ne avrei mille, ma mi limito a sperare di essere sempre felice come lo sono oggi di avere buona salute e magari di riuscire a stare più tempo con la mia famiglia”.

domande&risposte

Sogni sportivi? “Per andare alle Olimpiadi farei anche la portaborracce. Ho avuto una piccola esperienza con la Nazionale a Barcellona per i Giochi del Mediterraneo che sono come un’olimpiade in piccolo, e la ricordo come un’esperienza bellissima”. Fidanzata? “Felicemente, e a marzo saranno sei anni. Lui è Cesare Gradi. Anche lui gioca a pallavolo e adesso siamo un po’ distanti. Pensare che, qualche anno fa ha giocato anche lui a Bergamo. Vivo in città ma ho scelto di non stare propio in centro... preferisco. Bergamo è una città affascinante e che non immaginavo così grande. Sicuramente dedicherò del tempo per conoscerla un po’ meglio”. Ti sei mai chiesta perché nel tuo sport gli allenatori quasi sempre uomini? “Probabilmente è uno specchio della nostra società che non è ancora pronta a dare spazio alle donne in certi ruoli. Inoltre spesso mi capita di constatare come ci sia poca solidarietà tra noi donne, come invece accade tra i maschi. C’è molto più agonismo e competitività tra le donne che tra gli uomini. Il fatto che gli allenatori siano nella gran maggior parte, tutti uomini non è tanto poi così diverso da quello che accade in quasi tutti gli altri ambiti della nostra società”. È vero che, pur essendo uno sport paritetico, anche nel Volley, gli uomini guadagnano di più delle donne. “Francamente non sono molto informata. Ma se pur fosse vero, un diverso trattamanto economiche inferiore ai colleghi maschi, non sarebbe certo una novità in quanto e ciò che, purtroppo, accade anche in quasi tutti gli ambiti lavorativi”. Ti è mai capitato di aver avuto subito discriminazioni in quanto donna? “Direi di no fortunatamente non ho mai avuto la sensazione di venir considerata inferiore ad un uomo. C’è un po’ di ignoranza sulla professione delle pallavoliste ma non i classici stereotipi. che magari sono presenti molto più in altri sport. La Pallavolo in Italia è lo sport probabilmente più praticato dalle donne, viene insegnato a scuola, si gioca ovunque negli oratori e nei campetti sparsi ovunque nelle nostre città o sulle spiagge. Quindi il movimento sportivo è largamante al femminile e lascia poco spazio a pregiudizi di genere”. Ti sei mai impegnata in iniziative a favore dei diritti delle donne? “No ma direi che è ora e questo è uno spunto. Ho partecipato ad iniziative dell’Unicef per i rifugiati dalle zone di guerra e per Medici Senza Frontiere”. 57


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HIC’ERA?

DONNE INSIEME

PER FARE RETE

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Settecento Ristorante Gourmet location d’eccezione, ricca di

storia, di territorio e di una leadership tutta in Rosa, ospita e sposa il progetto Pinkin Business. Padrone di casa Alessandra Gotti e Giada Locatelli, hanno riservato una sala dedicata alla serata “zero” di questo progetto che coinvolge le imprenditrici Bergamasche. Una mise en place a tema, coordinata ad un menù appositamente dedicato, ha coccolato i piaceri del palato di un gruppo di imprenditrici prescelte. L’idea nasce da Michela Patrini esperta di Personal Branding con l’intento di creare una “rete” di Donne di valore che si arricchiscano delle reciproche competenze, favorendo collaborazioni e BtoB. Michela ha trovato da subito terreno fertile nella sinergia con Elena Zanga, titolare di Le Fate Boutique, Rosalba Corizzo socia di Renaissance.coach, e la stessa Alessandra titolare del Settecento. Con grande entusiasmo hanno aderito subito donne dalle attività storiche nella bergamasca. L’obiettivo è costruire un percorso che avrà sempre nuovi stimoli e idee a proteggere l’idea di Michela Patrini e in rappresentanza delle figure femminili che interverranno.


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Michela Patrini Personal Branding

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DONNA

Via Monticelli n.1 Chiari. (BS) Tel.. 340 1437508 www.michelapatrini.it

CHI È

45 anni e mamma di due bimbi. Comunicatrice nata, dispensatrice di sorrisi, catalizzo

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energia positiva e vivo ogni giorno come un regalo. Da sempre maniaca dei dettagli scelgo di abbandonare giurisprudenza per laurearmi in marketing e comunicazione nel 2005. Dopo di che, percorso di gavetta classico, agenzie di comunicazione e uffici stampa milanesi, fino alla nascita di Giulia. Attratta dai dettagli, studio interior design, consulenza d’immagine armocromia, e dopo l’arrivo di Filippo avvio la mia professione. Non smetto mai di approfondire e studiare tecniche comunicative, delineando il mio “metodo”. A seguito di una dura prova della vita decido che non voglio altro che aiutare le Donne a comunicarsi e comunicare, al meglio nella loro professione. Lo faccio sia con privati che nelle aziende: abbiamo una sola occasione di fare una buona prima impressione, non possiamo sprecarla, sia che ci troviamo da un lato della scrivania o dall’altro.


Ci sono percorsi specifici per aiutare le donne che iniziano una carriera professionale o imprenditoriale a dare una corretta immagine di se stesse? “Dietro ad un buon Personal Branding non c’è la fortuna, e nemmeno la predisposizione. C’è tanto lavoro ed esiste un dietro le quinte fatto di tentativi, preparazione, allenamento, ripetizione e perfezionamento. Innanzitutto serve la consapevolezza che il percorso comunicativo va costruito. Quindi la donna che si rivolge a me deve essere pronta a mettersi in gioco, a conoscersi a fondo, a riconoscere ed affrontare le convinzioni limitanti che la accompagnano come ad esempio la paura di parlare in pubblico, l’essere adeguata ad occasioni sia in termini di savoir faire che di immagine, il raccontarsi con la sua storia ed i suoi valori. Si parte da incontri conoscitivi, ma la vera e propria raccolta di informazioni avviene quando scatta la scelta reciproca e la fiducia. Spesso le clienti diventano amiche. Quindi la risposta è sì. Ci sono percorsi specifici che vanno settati in corsa e personalizzati”.

domande&risposte

Le donne sono più propense a rivolgersi a figure professionali come la sua rispetto agli uomini? “Credo ne siano più incuriosite, si documentino e prendano spunti di riflessione, procastinando la decisione di intraprendere il percorso di cambiamento e crescita personale, rispetto all’uomo che quando decide si lascia guidare. Perché per fare Personal Branding devi davvero conoscerti fino in fondo e le Donne hanno sempre un po’ timore in questo. È il momento in cui il professionista cerca un aiuto nel capire a fondo che tipo di persona è, cosa da un senso alla sua vita, cosa è bravo a fare e come renderlo comunicabile e significativo agli altri. Perché Se fai un qualcosa e non funziona, in comunicazione significa che hai un problema su come stai comunicando te stesso: Sei autentico? O fai come tutti? Posso dire di contro che una donna quando decide, decide. E allora il percorso si delinea in modo naturale, con risultati sorprendenti in termini di crescita personale”. Esiste solo la competizione tra donne o anche la sinergia? “Le donne hanno la meravigliosa capacità di amarsi o odiarsi senza via di mezzo, se si amano allora non ci sono confini e si creano sinergie che vanno oltre la personale realizzazione. La competizione tra donne è buona cosa solo se porta a dare il meglio di se stesse in una sana corsa al podio. Ho incontrato per mia fortuna molte donne in grado di stimare i soggetti della contesa e che intendono la competizione come stimolo di miglioramento. Nel mio progetto PinkIn Business promuovo la sinergia tra donne imprenditrici o che abbiano ruoli lavorativi di rilievo, che si trovino a coordinare team di lavoro, senza concorrenza, solo nell’ ottica di fare rete”. Cosa consiglia ad una giovane laureata che si approccia al mondo del lavoro? Le consiglio di analizzare bene i diktat del mercato in cui sceglie di proporsi, di fare delle ricerche con gli strumenti che oggi sono a disposizione grazie al web, di geolocalizzarsi, di valutare i competitor, che possono essere liberi professionisti nel caso in cui la scelta vada in questa direzione, o candidati del suo calibro. Le consiglio di scrivere sulla carta i suoi valori rivolti al ruolo che intende approcciare e di individuare quali sono i suoi tratti distintivi, le sue caratteristiche e la sua unicità”. Infine le consiglio di rispondere essa stessa alla domanda: perché dovrebbero scegliere me?”. È più agevole oggi per una donna avere successo che in passato “Oggi credo che certe barriere sociali ma soprattutto mentali siano superate. Ci sono mezzi che agevolano sicuramente. C’è molta più considerazione e meno chiusura verso certi ruoli una volta considerati di mero appannaggio maschile. Anche le coppie si sono evolute, entrambi i partner collaborano all’interno della casa e della famiglia, aiutandosi al fine di favorire l’autorealizzazione recioproca in termini professionali”. Cosa ci può dire di queste serate di condivisione tra donne imprenditrici? Nel 2018 ho imparato l’importanza della condivisone di esperienze. Come tante donne ho conosciuto un “ladro” che si è portato via pezzi di me, e mi ha lasciata solo un involucro che ho dovuto imparare ad accettare. Ho dato colore ad ogni prova d’appello, a volte più vivo, a volte meno. L’ho raccontato sui Social ad altre donne ed ho condiviso con loro. Ho provato in prima persona il piacere di raccontarci e di essere esempio l’una per l’altra. Da qui l’idea di condividere piacevoli serate con Donne Imprenditrici che abbiano competenze, storie, passioni, comuni e non, che possano essere valore aggiunto le une per le altre, che possano conoscersi, raccontarsi, divertirsi, e perché no, fare BtoB, fare rete, arricchirsi, e collaborare insieme. Avviare un passaparola di referenze in rosa”.

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Laura Castoldi titolare di i Buoni Sani

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DONNA

Bergamo Via Angelo Cassina 8B, Tel. 329 691 5419 info@ibuonisani.it

CHI È

Mi chiamo Laura, ho 50 anni, sono mamma di due adolescenti, Benedetta di 18 anni e Giovanni di 15, e ho un passato da traduttrice e insegnante d’inglese. Dopo una brusca battuta d’arresto per due tumori a distanza ravvicinata, mi lascio travolgere dalla mia passione per la cucina, occasione per sperimentare con colori, sapori, profumi e consistenze, ma anche “momento conviviale” per accogliere, nutrire e condividere, facendone un vero e proprio progetto di vita. Decido di tornare sui banchi di scuola e frequento La Sana Gola, scuola di cucina naturale a Milano, dove ottengo il diploma di “Cuoco olistico” e “Operatore olistico a indirizzo nutrizionale”, dove svolgo parte della mia attività di insegnante e dove continuo la mia formazione. Completo i miei studi presso la Joia Academy, scuola di cucina dell’omonimo ristorante stellato milanese. Quella che avrebbe potuto essere una brutta disavventura in realtà è stata l’inizio della mia rinascita: all’alba dei quarant’anni ho capito qual è la mia missione in questa vita, portare benessere e pace del mondo attraverso il cibo in tutte le sue sfaccettature, dalla cucina per tutti i giorni all’uso degli alimenti come strumento di benessere quotidiano. Ingredienti immancabili in ogni piatto o consulenza: cuore, amore, empatia, entusiasmo, gentilezza e passione! Così sono nati I buoni sani, un vero e proprio progetto di vita che porto avanti nella mia città e che riguarda il mondo del cibo a tutto tondo: preparo pasti da gustare in mia compagnia nella mia cucina a vista, un po’ come si farebbe a casa, ma anche da asporto con consegna a domicilio (con motorino elettrico) o con l’opzione take away, cene a domicilio e catering, organizzo corsi di cucina, serate e conferenze su argomenti in linea con la mia filosofia e come Operatore olistico offro consulenze personalizzate per chi vuole regalarsi un po’ di benessere attraverso il cibo. I Buoni Sani sono anche il primo “ristorante gentile” della città. Tra le mie passioni i viaggi, l’arte in tutte le sue espressioni, i libri e la scrittura, che mi ha aiutato a superare tanti momenti difficili e che trova espressione nelle mie “parole in libertà”, una parte delle quali è raccolta nel libro “Frammenti di vita”. A luglio del 2021 è uscito il libro che ho scritto a quattro mani con il mio insegnante Martin Halsey dal titolo “La mia cucina contro il cancro” e a settembre ho partecipato come speaker all’evento TEDXBergamo. Se volete saperne di più potete curiosare nel mio sito www.ibuonisani.it oppure seguire le mie pagine fb e ig I buoni sani, dove troverete tutti i lunedì una ricetta gustosa ma semplice, adatta alla cucina di tutti i giorni, tutti i venerdì un utile consiglio e il mercoledì un po’ di promozione delle mie attività.

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Perché i grandi chef sono sempre degli uomini? “Non mi sono mai posta questa domanda perché credo fermamente che se sei determinato a raggiungere un obiettivo, prima o poi ce la fai. Magari la strada è più lunga e tortuosa, con maggiori difficoltà, ma non voglio credere che il fatto di essere uomo o donna possa decidere del mio destino. Detto questo, è vero che i grandi chef, almeno in passato, sono sempre stati uomini, ma questo credo sia dovuto al fatto che è un lavoro estremamente impegnativo, senza orari, senza le classiche vacanze, anzi spesso si lavora proprio quando gli altri sono in vacanza o nei giorni di festa, e quindi tutto ciò diventa incompatibile con la gestione di una famiglia, soprattutto se ci sono dei figli. Oggi per fortuna le cose stanno cambiando, ma credo ci vorrà ancora del tempo”.

domande&risposte

Le scelte nutrizionali di una famiglia quasi sempre dipendono dalle donne. Quali errori più comuni da non fare nel carrello della spesa? “L’alimentazione moderna, almeno nel mondo occidentale e benestante, è caratterizzata da eccessi (si mangia molto più di quello che sarebbe il nostro fabbisogno, soprattutto in rapporto allo stile di vita tendenzialmente sedentario) e da alimenti “estremi”, ovvero grandi quantità di cibo animale e grandi quantità di zucchero, con notevoli conseguenze per la nostra salute, come dimostra anche il costante aumento delle patologie degenerative, soprattutto legate agli organi dell’apparato digerente. L’ideale sarebbe partire dalle materie prime e non usare prodotti raffinati e confezionati, ma siccome mi rendo conto che per molte persone sarebbe un’utopia, ecco alcuni accorgimenti facilmente applicabili che possono fare la differenza: 1) Acquistare prodotti meno lavorati possibile e, se proprio dobbiamo comprare prodotti confezionati, scegliere quelli con l’elenco degli ingredienti più breve possibile (come dice il prof. Berrino, si dovrebbe immaginare di andare a fare la spesa con la propria bisnonna e comprare solo prodotti con ingredienti che lei conosce). 2) Non comprare prodotti con zuccheri aggiunti, facendo attenzione che lo zucchero si nasconde dietro tanti nomi. 3) Evitare di acquistare prodotti ricchi di grassi saturi (la distinzione tra grassi saturi e insaturi la trovate sull’etichetta). 4) Evitare prodotti ricchi di sale, spesso non di buona qualità. 5) Evitare prodotti che nella lista degli ingredienti hanno additivi, ovvero sostanze chimiche che permettono di allungare i tempi di conservazione (conservanti), che migliorano il colore del prodotto rendendolo più accattivante (coloranti) e sostanze che ne migliorano il sapore (insaporitori e correttori di acidità), senza dimenticare addensanti, emulsionanti, stabilizzanti e aromi vari: si tratta di sostanze chimiche che non hanno alcun valore nutrizionale e vanno a compromettere la genuinità del prodotto in questione, in genere sono contraddistinte da una lettera E maiuscola seguita da un numero e vien da sé che più ce ne sono, meno il nostro prodotto è sano. 6) Evitare prodotti con un’alta densità calorica”. Esistono programmi alimentari studiati su misura per le donne di oggi? “Sicuramente esistono programmi dedicati alle donne con patologie, ma se escludiamo questo ambito, in realtà ogni donna, pur condividendo tratti comuni con tutte le altre donne, è un mondo a sé e quindi, per quanto mi riguarda, quando una donna si rivolge a me per una consulenza, la prendo in considerazione nella sua unicità e creo un programma su misura che può variare a seconda della sua condizione, delle sue esigenze, ma anche dei suoi gusti in fatto di cibo, perché non dimentichiamo che il cibo ha una forte componente emotiva (il cibo è una valvola di sfogo, il cibo è una coccola, il cibo è emozioni e ricordi, il cibo è un’esperienza sensoriale) e quindi consigliare alimenti che non piacciono potrebbe ostacolare anche il raggiungimento degli obiettivi”. La forma fisica influisce sull’umore delle donne? “Non me la sento di rispondere a nome di tutte le donne, ma su di me sicuramente sì. E quando dico forma fisica non intendo solo l’estetica, anche il fatto di svegliarmi la mattina riposata e con la voglia di affrontare la giornata, il fatto di sentirmi piena di energia, lucida e centrata, il fatto di non avere dolorini e acciacchi vari che mi limitano nelle mie scelte…sicuramente tutto ciò aiuta anche il mio umore!”. Esiste un’alimentazione adatta alle varie età della donna? “Assolutamente sì! Dal mio punto di vista, esiste una base comune adatta a tutti che comprende l’uso abituale di cereali prevalentemente in chicco ma non solo, legumi, verdure, condimenti e dolci di buona qualità, semi e frutta secca, un po’ di alimenti fermentati e un po’ di cibo animale per chi lo desidera. Detto questo, a seconda delle fasi della vita le esigenze cambiano e si rendono necessari degli accorgimenti che ci permettono di vivere al meglio ogni stagione, in pienezza e con gioia!”. Negli ultimi anni vi sono stati aumenti dei casi di tumori femminili. Da cosa pensa sia dipeso? “Io stessa ci sono passata per ben due volte e, alla luce degli studi che ho fatto, ritengo siano tanti i fattori che abbiano contribuito, dall’inquinamento allo stile di vita, ma credo fermamente che anche il cibo abbia giocato e possa giocare sempre di più un ruolo chiave, soprattutto alla luce di quegli eccessi a cui accennavo prima e che, invece di essere eccezioni come accadeva un tempo, fanno sempre più parte della nostra quotidianità”. Quali sono i consigli che dà alle donne per affrontare con serenità la gioventù che passa… “Innanzi tutto il consiglio più importante credo sia quello di affrontare la menopausa o comunque il fatto di invecchiare come una delle tante stagioni della vita e non come una perdita di femminilità. Detto questo, bisogna capire cosa succede al nostro corpo e quindi adottare una strategia per aiutarlo a compensare i cambiamenti fisiologici che avvengono. In realtà è molto più semplice di quel che sembra e vi assicuro che anche durante la menopausa possiamo sentirci “donne” da tutti i punti di vista, con il valore aggiunto dell’esperienza acquisita e della maturità. Tra i consigli più importanti ci sono sicuramente quello di praticare attività fisica costante e moderata, ridurre il consumo di cibo di origine animale, di prodotti da forno soprattutto secchi e duri e di alimenti molto salati, aumentare il consumo di cibi ricchi di fitoestrogeni come i legumi, privilegiare dolci leggeri e cremosi, consumare tante verdure a foglia verde saltate in padella con olio di sesamo e sale, scegliere cereali rinfrescanti come l’orzo e ridurre il consumo di cereali riscaldanti come l’avena e il grano saraceno, se ci sono vampate di calore, può aiutare qualche estratto di verdure, qualche spremuta o aumentare il consumo di insalate. Esiste poi una pratica molto utile che sono le frizioni del corpo con un panno umido e caldo a cui si possono aggiungere dei rimedi e piatti specifici, ma questi le lasciamo per una prossima puntata!”.

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Antonella Grassi

Farmacia Grassi

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DONNA

Bergamo Via Tremana 7/B tel. 035 342125 e-mail: info@farmaciagrassi.it www.farmaciagrassi.it

CHI È

Ho 39 anni e sono titolare della Farmacia Grassi, oltre che mamma di due bimbi di 11 e 8 anni. Mi sono laureata con una sessione di anticipo nel 2007 all’Università di Pavia, spinta purtroppo dalla perdita di mio papà (ai tempi unico titoalre della farmacia) che mi porta inevitabilmente a voler chiudere un meravigliso capitolo della mia vita da studente per dedicarmi totalmente al lavoro con l’obiettivo di crescere rapidamente da un punto di vista professionale e sollevare così mia mamma, che era rimasta sola, a gestire la complessità di un’attività come la nostra. Negli anni successivi alla laurea, la sete di imparare è stata comunque tanta. Ho seguito e seguo tutt’oggi corsi di omeopatia, fitoterapia e dermocosmesi che a oggi resta una delle mie più grandi passioni e mi spinge a una continua formazione.

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Farmacista per Vocazione o tradizione? “Ho respirato sin da piccolissima aria di farmacia, sia a casa nei discorsi a tavola, sia nei pomeriggi nei quali, con un timbro in mano, avevo il compito di aiutare mia mamma a timbrare mazzetti di ricette o sistemare le cassettiere controllando bene il nome del farmaco e quel codicino sul retro. Scegliere di seguire le orme di mio padre non è mai stata una scelta obbligata, io avevo le idee molto chiare: sapevo che sarei diventata una farmacista e che mi sarei guadagnata uno spazio ben preciso all’interno dell’azienda di famiglia. Non volevo essere l’ombra di nessuno, nonostante l’eredità che mi è stata lasciata fosse decisamente ingombrante da un punto di vista professionale. Ho sentito nascere forte negli anni il desiderio di creare qualcosa di totalmente mio, che rispecchiasse la mia persona. Ho ascoltato quel desiderio, l’ho fatto crescere, a volte l’ho anche protetto e, quando è stato il momento, gli ho dato forma e colore”.

domande&risposte

Perchè e come ha scelto di sdoganare il concetto classico di Farmacia? “Ho sempre creduto nella farmacia come luogo dove poter parlare di salute, di prevenzione di stili di vita sani, di alimentazione e skincare. Un corpo sano, forte, allenato e ben nutrito dovrebbe essere l’obiettivo di tutti. La farmacia per me oggi deve essere un “polo della salute”, un cuore pulsante sul territorio che dia impulso nel creare una vera cultura della salute. Creare consapevolezza nelle persone e guidarle nel loro percorso di benessere è la mia mission”. Come è stato il passaggio da farmacia classica, mi passi il termine, a concept Farmacia del Benessere e Prevenzione? I suoi clienti hanno vissuto/percepito bene questa evoluzione? “I nostri clienti riconoscevano già la nostra Farmacia come un vero e proprio punto di riferimento sul territorio. Certamente gli ultimi anni hannno segnato una svolta importante verso una direzione che però era già tracciata da tempo. La necessità di creare uno spazio nuovo è stata dettata dal desiderio di voler rispondere a un’esigenza di salute sempre più ampia basata anche sul mantenimento degli equilibri funzionali e il recupero degli stati fisiologici”. Lei è molto attiva in tema di prevenzione offrendo consulenze gratuite ai clienti, grazie all’ ausilio di professionisti accuratamente selezionati. Presta una attenzione particolare alle Donne? “Certamente da donna è innegabile che abbia un’attenzione particolare verso l’universo femminile. Tra una corsa per il ritiro a scuola dei bambini, la spesa, il lavoro e la gestione della casa, mi piace ricordare alle mie clienti che, ad esempio dopo i 40 anni, uno screening osseo è importante. E da noi lo puoi effettuare periodicamente approfittando anche di una consulenza nutraceutica a seguire. Bastano 15 minuti!”. Quanto è importante per le donne sapersi prendere del tempo per se stesse? “Negli anni ho imparato che dedicarsi del tempo è un gesto, oltre che di grande amore, anche essenziale per poterci poi prendere a nostra volta cura degli altri. Non pensate mai che un’ora dedicata a noi sia un’ora sprecata! Impariamo a stare bene con noi stesse per essere poi mamme, mogli, compagne felici e appagate”. Quale è il suo sogno? Dove si vede tra 5 anni? “Un mio grande pregio è forse anche il mio più grosso limite: non sono capace di annoiarmi. Per questo fatico a restare nel momento e viverlo fino in fondo. Quando raggiungo un obiettivo la mia mente è già altrove. Se da un lato questa ambizione mi ha permesso di raggiungere traguardi certamente importanti, dall’altro mi piacerebbe anche riuscire a fermarmi ogni tanto per godermeli un pò. Lavorativamente è come se ripartissi ogni giorno da zero, con la stessa voglia di 14 anni fa. Tra 5 anni mi vedo qui, nella mia Farmacia che sarà un’evoluzione del concept che è oggi. Più tecnologia interattiva a servizio dei clienti, un’area dermocosmesi e Farma Spa ancora più performanti, un Nutritional bar e ancora più attenzione e cura alla formazione del mio team, perchè le risorse umane restano ciò che più ci contraddistingue.

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Ileana Longhi Studio Tributario di Consulenza fiscale

CHI È

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DONNA

Via ZARA 9 Romano di Lombardia - BG Via Matteotti 49, Romano di Lombardia - BG

Fin dall’adolescenza il mio sogno era quello di poter insegnare letteratura, avevo un’innata passione per la lettura soprattutto dei classici… Mentre le mie coetanee leggevano romanzi rosa, io mi dilettavo alla lettura ed all’analisi de i “Promessi Sposi”. Il cambiamento è avvenuto in fase di scelta per la prosecuzione degli studi, su consiglio delle insegnanti sono stata orientata ad una scuola di materie tecniche ed economiche; da lì la scelta, all’inizio molto scettica; di iscrivermi a Ragioneria. Devo dire che il consiglio è stato davvero ottimo, già dopo poco tempo abbandonavo la lettura per dedicarmi con passione alla matematica, agli algoritmi, alla risoluzione di problemi geometrici. Avrei voluto continuare gli studi universitari sempre in matematica ma non vedevo concrete opportunità di lavoro se non l’insegnamento…. Da lì la scelta di iscrivermi ad Economia con indirizzo Fiscale Tributario e successivamente ad un Master in Economia aziendale e management. L’inizio della mia carriera è stata come dipendente in uno studio professionale e da subito è nata in me la passione per questo lavoro tanto che dopo solo un anno decido di aprire partita iva come consulente aziendale con il sogno di avere uno studio tutto mio. Nel 2009 il sogno si concretizza e, con il supporto una delle mie attuali collaboratrici apro lo “Studio Tributario Longhi Dott.ssa Ileana” che oggi dispone di due sedi, a Romano di L.ombardia (Bg) e un recapito a Bergamo dove, su appuntamento, ricevo i clienti della zona. A distanza di tempo rifarei tutte le scelte. Prima di essere una libera professionista mi considero sicuramente una mamma; nel 2004 nascono le mie figlie gemelle che fin dalla nascita sono partecipi della mia crescita professionale; con non poca fatica sono sempre riuscita a dedicare il giusto tempo a loro ed alla famiglia e oggi posso dire che loro sono il mio punto di forza.


domande&risposte

Il suo team è formato esclusivamente da donne. Com’è collaborare “in rosa”? “Credo che il valore aggiunto di essere un team “rosa” siano la complicità, la solidarietà ed anche un briciolo di competizione personale che ti sprona a voler dare sempre di più senza perdere di vista quello che è il nostro obiettivo e le finalità che il mio studio persegue che è quella di porre al centro il cliente e le sue esigenze. Attualmente l’organico del mio studio è composto da 6 collaboratrici e 2 giovani tirocinanti che si stanno approcciando al mondo del lavoro; vedere un team affiatato è senza dubbio molto gratificante. Siamo un Team giovane e dinamico, attento alle esigenze dei nostri clienti senza tralasciare anche il lato umano e anche se si tratta di soli numeri facciamo tutto con il cuore”. Nel suo studio offre consulenza a 360° per aziende, imprese e lavoratori autonomi che si trovano a doversi interfacciare con la pubblica amministrazione in modo spesso complicato. Sono concrete le agevolazioni per imprenditrici donne, star up al femminile di cui si sente parlare sotto la voce finanza agevolata? “Negli ultimi anni, la finanza agevolata ha rivestito un ruolo sempre più importante anche nella nascita e nella crescita di nuove imprese innovative, le quali possono infatti usufruire di numerose agevolazioni, sia per la loro costituzione, sia per lo sviluppo e gli investimenti; gran parte di queste misure sono estese anche alle piccole medie imprese che operano nel campo dell’innovazione anche se non in fase di startup. Fondamentale per le Imprese è sapersi orientare tra i diversi strumenti di finanza agevolata per cogliere tempestivamente le nuove opportunità. Una parte molto importante è quella dedicata all’imprenditoria femminile sia per aziende già costituite che per future Start Up; l’ammontare delle risorse destinate dal PNRR a valere sul Fondo impresa femminile stanziate dal Decreto Interministeriale del 24 novembre 2021, pari complessivamente a 160 milioni, sono ripartite tra “Incentivi per la nascita di imprese femminili” e “ Incentivi per lo sviluppo ed il consolidamento delle imprese femminili” dove per impresa femminile si intende impresa a prevalente partecipazione femminile o lavoratrici autonome. Le agevolazioni sono concesse a fronte di programmi di investimento e progetti ben definiti da qui l’importanza di affidarsi a dei professionisti del settore che possano con l’ausilio delle imprenditrici predisporre il progetto e successivamente presentarlo per poter beneficiare dei fondi. In studio ci occupiamo anche di Finanza Agevolata alle aziende; referente oltre a me c’è un ingegnere gestionale e mamma che ha saputo in brevissimo tempo consolidare le sue competenze al servizio della ricerca di Fondi ed Agevolazioni per le imprese”. Se dovesse trovarsi a scegliere una nicchia di mercato a cui rivolgere i suoi servizi, quale sarebbe? “Il mio studio è già improntato sulla “diversificazione” delle competenze tra le collaboratrici; ad ogni specifica richiesta del cliente abbiamo delle referenti sia per il settore contabile-fiscale, settore finanza agevolata, settore dedicato ai servizi alle famiglie. Più che scegliere una nicchia di mercato, che sicuramente penalizzerebbe la mia crescita professionale e quella della mie collaboratrici preferirei optare per la realizzazione di qualche nuovo progetto di Star Up innovative femminili inteso come pianificazione, progettazione, conseguimento e, perché no, anche la realizzazione di un sogno”. Le donne imprenditrici nel suo settore collaborano tra di loro in un clima solidale o c’è una spietata concorrenza? “Personalmente mi avvalgo di collaboratori esterni quasi totalmente appartenenti al settore maschile, li trovo molto più collaborativi e disinteressati a volte anche più leali.” Qual è il suo sogno imprenditoriale? Dove si vede professionalmente tra 5 anni? “Avrei come progetto quello di creare una “rete d’impresa” tutta al femminile.Tra cinque anni spero di aver avviato il mio progetto e di vedermi realizzata con altre professioniste”.


Laura Adele Feltri titolare di Casa Feltri immobiliare

CHI È

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DONNA

Bergamo Via Francesco Cucchi, 3 Tel: 035.4220053 - 333.444 3132 casafeltri@casafeltri.it www.casafeltri.it

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Laura ha trascorso parte dell’adolescenza in una fattoria di campagna. Di quell’epoca, ricorda: “Ho imparato l’amore che gli animali ci regalano e nutro un forte rispetto per loro”. Maestra elementare, decide presto che il suo futuro è nel mondo immobiliare. Da quando era alta così a oggi, ha cambiato casa per dieci volte, sviluppando la capacità di adattamento e la passione per l’architettura d’interni e per gli arredi. Cresciuta in una famiglia di giornalisti, ha coltivato un carattere curioso, con una spiccata propensione alla psicologia e alla sociologia. Dopo una lunga esperienza di agente immobiliare vissuta nella provincia di Milano, è rientrata a Bergamo. “Volevo ritrovare le mie radici” e così è nata Casa Feltri.Vive e lavora in Città bassa, è facile incontrarla curiosare nelle vie del centro. Ama salutare chi incontra: “Adoro il contatto con le persone. Ognuno ha qualcosa da insegnarmi”. Conta pochi amici molto fidati e fa poca vita mondana. La rendi felice se la porti a visitare un museo o al cinema o al mare o a visitare una città. Dalla famiglia e dalla vita ha imparato che si possa dire tutto con gentilezza e come l’onestà intellettuale e l’autenticità siano valori imprescindibili.


Nella sua attività, affollata da uomini, si è mai sentita discriminata in quanto Donna? “Non mi piace fare una netta distinzione fra uomini e donne, sia nella vita privata sia nella professione. La discriminazione non riguarda solo l’essere donna. Sono cresciuta seguendo il principio trasmessomi da mio padre: le persone non vengono giudicate per il sesso, ma per la competenza. Nel settore immobiliare, a prevalenza maschile, sono sempre stata rispettata e, quando non è accaduto, l’ho fatto presente. Non in quanto donna, ma in quanto professionista”. Ritiene che un cliente abbia delle remore di fronte ad una agente immobiliare Donna, oppure è portato a fidarsi di più? “Assolutamente nessuna remora. La fiducia viene maggiormente riposta in un’agente immobiliare se è professionalmente preparata e se sa andare incontro ai bisogni dei clienti con l’ascolto e grazie a consigli mirati”.

domande&risposte

Quali pensa siano i vantaggi nell’essere una Donna nel suo lavoro? “Appartengo a una generazione che ha conosciuto la disuguaglianza di genere contrassegnata da una forte dipendenza da elementi di natura storica, culturale e religiosa. Tuttavia, il cambio di mentalità è in atto. Riscontro una mia maggiore sensibilità, un ascolto più attento, una femminilità ad ampio respiro che vivo ogni giorno. Non punto sul consenso degli uomini, ma a una collaborazione trasversale che faccia emergere i lati migliori di ognuno di noi”. Per avere successo nel lavoro una donna deve sempre rinunciare un po’ alla vita ? “Oggigiorno le rinunce non hanno sesso, anche la vita domestica è divisa equamente con compagni di vita più attenti alle dinamiche familiari e, soprattutto, ai figli. La strada del successo personale è lastricata di ostacoli e difficoltà uguali per tutti. Non amo gli stereotipi in base ai quali, se una donna vuole fare carriera non può avere una famiglia e coltivare passioni personali: si può fare tutto grazie ad un confronto costruttivo e alla complicità di chi è accanto a noi: marito, compagno, team lavorativo, amici”. Pensa che Bergamo sia una città attenta alle problematiche femminili? “Ogni volta che, su questo aspetto, mi sono confrontata con le istituzioni cittadine, le associazioni private e pubbliche che si occupano di ciò, ho riscontrato una grande attenzione in termini di aiuto concreto, sia dal punto di vista psicologico sia materiale. Esiste anche un importante impegno di sensibilizzazione. La prevenzione è un progetto che darà grandi risultati”. Cosa si dovrebbe fare secondo lei per arginare il fenomeno della violenza sulle donne? “La violenza sulle donne è una questione drammatica. Ne abbiamo maggiore consapevolezza grazie al grande risalto che i media le hanno dato negli ultimi anni. I miei genitori mi hanno insegnato ad essere sempre molto attenta sia alla violenza fisica quand’ero bambina, sia a quella psicologica in età adolescenziale. La prima è l’anticamera della seconda. Non ho soluzioni: le leggi ci sono, ma andrebbero migliorate e, soprattutto, applicate in modo ferreo. Non bisogna far finta di niente. Aiutiamo le donne in difficoltà, informiamole sulle associazioni che le sostengono e le aiutano. Diciamo alle mamme di crescere figli maschi nell’amore e, soprattutto, nel rispetto. Se un bambino rispetta la mamma, rispetterà ogni donna che incontrerà nella sua vita”. Che differenza esiste nell’approccio tra un uomo e una donna quando pensano di acquistare una casa? “Generalizzare è un esercizio spesso sterile. Una donna cerca il mix fra le emozioni della casa che sceglie e la sua funzionalità per soddisfare le esigenze di tutta la famiglia. L’uomo è più portato verso il calcolo matematico, all’espletamento di tutte le formalità burocratiche e tecniche. Il compito dell’agente immobiliare è mostrare tutti gli aspetti gravitanti attorno all’acquisto di una casa che, nei fatti, è un vero e proprio progetto di vita”.

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Barbara Albani Travele20 Agenzia viaggi

CHI È 70

Barbara Albani, direttrice tecnica dell’agenzia viaggi TRAVELE20. Sposata nel 1994 e mamma adottiva dal 2006. Dopo aver conseguito la maturità di ragioneria, da subito ho iniziato ad occuparmi di turismo nell’azienda di famiglia, bus ed ncc e, dal 1997, nella mia agenzia di viaggi. Amo viaggiare e fare vacanze... Sì, avete capito bene perché c’è una differenza sostanziale tra l’uno e l’altro ma non per questo uno è meno importante dell’altro... dipende dal momento, dallo stato d’animo e dal bisogno di ciascuno di noi. La mia forza è proprio questa, riconoscere le necessità ed indirizzare al meglio i miei clienti, ricercando per loro ciò che li fa stare bene. La mia passione non si è spenta nemmeno in questi due ultimi anni veramente pesanti a causa della pandemia. Due anni che mi hanno messa a dura prova ma adesso più che mai aspetto di poter di nuovo realizzare sogni, donare sorrisi ed entusiasmo nel raccontare quanto è bello il mondo che ci circonda. Il mondo è un libro e chi non viaggia ne legge solo una pagina.

aBERGAMO

Sono

DONNA

Medolago (BG) Via Italia angolo Via del commercio, 17 tel. 035-901881- 342.1888011 Email info@travele20.it


domande&risposte

La categoria dei viaggi e quella che organizza eventi sono stati tra i settori più toccati dagli ultimi eventi. Come ha vissuto questo periodo? “Dopo un naturale e comprensibile periodo di sgomento, insieme con il mio staff, abbiamo cercato di interpretare quali potessero essere le esigenze dei clienti dopo la pandemia e le soluzioni ideali per i nuovi viaggiatori e, grazie anche alla mia esperienza ventennale nel mondo del turismo e dei viaggi, abbiamo studiato alcuni pacchetti davvero innovativi ed esperienziali. Alla base della nostra proposta c’è il desiderio di emozionare e di poter far vivere, alle persone che si rivolgono a noi, esperienze indimenticabili sul nostro territorio, regalando ricordi che possono lasciare un segno indelebile e che contribuiscono a cancellare nella nostra memoria i brutti momenti che questi ultimi due anni hanno lasciato in tutti noi. Il nostro obiettivo è quello di poter, attraverso la dimensione del viaggio, far ritrovare alle persone benessere psicofisico, riscoprendo città, paesi e territori in un modo insolito, vivendo situazioni nuove, avventure indimenticabili e visitando luoghi sconosciuti”. Con l’avvento di Internet e il notevole evolversi delle piattaforme on line dedicate ai viaggi, non ha mai pensato di cambiare direzione professionale? “No perchè il viaggio è come un abito confezionato su misura. Per me soddisfare le esigenze dei clienti significa entrare in empatia e poter trasmettere tanta tranquillità. In un momento difficile come questo, caratterizzato dal perdurare di una grande incertezza, questi valori sono ancora più importanti. I miei clienti devono sentirsi assolutamante protetti, sicuri al massimo e tanto, tanto sereni. Quindi la nostra figura professionale, quella dell’organizzatore di viaggi, è sempre più importante per dare il giusto comfort, sia durante la programmazione, sia nello svolgimento dei viaggi. Insomma, i clienti non devono preoccuparsi di nulla se non di godersi ogni istante della loro esperienza”. In cosa consiste FOLLOVEITALY? “Folloveitaly è una fantastica innovazione che è stata creata per regalare grandi emozioni. Un’esperienza di viaggio per far vivere situazioni coinvolgenti, intense ed indimenticabili, sempre comunque in qualche modo legate alla nostra tradizione, allo stile, alla storia ed alle radici italiane. Vogliamo proporre sempre di più il nostro bellissimo Paese e promuovere la vera vita italiana. Un’Italia che rimane icona intramontabile e ricca di luoghi e tradizioni che non hanno eguali”. Weekend tra donne... Perché volete rivolgere la vostra attenzione anche a questa nicchia di mercato ? “Almeno il 60% di chi lavora nell’industria del turismo è costituito da donne, quindi chi meglio di noi può proporsi a questa fetta di mercato? Le donne sono esigenti, attente all’ambiente ed alla sostenibilità, rispecchiano anche i nostri valori che sono passione, innovazione, esperienza ed emozione. Amiamo la ricerca dei particolari, vogliamo che i nostri viaggi siano intensi, che sappiano stupire, desideriamo che catturino l’attenzione e che possano arricchire le persone di gusti, sapori, odori, viste mozzafiato e tanto altro. Ancora, oggi più che mai, le donne ricercano queste sensazioni, che si possono trovere in un viaggio nel lusso, nell’avventura, o semplicemente per riappropiarsi del piacere delle piccole cose della vita. Insomma parola d’ordine “emozionare” per poter colorare un viaggio con ricordi unici”.

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Paola Rovelli

event & wedding planner

CHI È

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DONNA

Tel. 331 5063684 email: info@paolarovelli.com www.paolarovelli.com

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Trent’anni

fa scommetto su una delle più belle dimore storiche d’Italia, Villa Borromeo di Cassano d’Adda, adibendola a contenitore per eventi del jet set milanese. Dopo cinque anni, vinta la scommessa, metto a disposizione del mondo della ristorazione la mia esperienza, iniziando a collaborare con il Ristorante “DA VITTORIO”, affiancando i clienti nella produzione dell’evento unitamente all’elaborazione del servizio di ristorazione. La mia Mission è convertire un’idea invisibile in un avvenimento tangibile e irripetibile. La competenza maturata in questa professione mi avvantaggia nella selezione dei fornitori idonei allo sviluppo di ogni singolo progetto. Sono mamma di due splendidi teenager e, a chiunque chieda loro come faccio a dividermi tra lavoro e famiglia, i miei figli rispondono che non mi sono divisa, ma sempre moltiplicata.


Nel suo sito racconta il suo lavoro come se fosse una gravidanza, dal concepimento al parto. È solo una metafora o lei ritiene che le donne programmino veramente il loro lavoro con lo stesso istinto che le guida nel mettere al mondo un figlio? “Non paragono l’istinto ma le azioni e gli step emozionali. Dopo trent’anni di attività durante la quale ho dato luce a MARCELLO e ALICE mi piace credere che l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di un evento corrispondano al concepimento, gestazione e parto. Il travaglio, il momento più decisivo di una gravidanza, è simile all’allestimento, alla messa in opera di un progetto: è quando un’idea diventa tangibile. La tempistica di ogni azione, i professionisti che scegliamo per cooperare, le decisioni tempestive, la determinazione e l’entusiasmo devono concorrere ed essere protesi verso un unico fine. La nascita è l’esito conclusivo di ogni azione e, come l’intensa emozione nel vedere un figlio fa dimenticare i dolori del parto, così anche la gioia di portare a termine un evento cancella ogni fatica, le ore di sonno perse o tutte le tensioni. Se non fosse così avrei smesso da anni questa attività!”. Secondo lei chi ha fatto e cresciuto dei figli ha una marcia in più, o ne ha avuto solo impedimenti alla carriera? “I figli non sono mai un impedimento alla carriera per una donna, anzi, sono una risorsa. È tutta questione di organizzazione, loro sono un sacrificio d’amore, chiedono molte energie ma restituiscono molto di più”.

domande&risposte

Molto spesso imprese che organizzano eventi fanno capo ad una donna. Perché secondo lei? “Non so se è preferibile scegliere una donna per la realizzazione di un evento, so che io vengo scelta (dicono) per la consapevolezza che dimostro nel saper svolgere la mia professione. Ho coscienza di chi sono, come lavoro e quali obiettivi posso superare. La professionalità non ha sesso”. Penso lei abbia delle giornate in cui non può pensare ad altro che al “suo” evento. Come concilia la vita privata con la sua attività? “A chi chiedeva a mio figlio di come facessi a dividermi tra lavoro e famiglia, Marcello rispondeva sempre che io non mi sono mai divisa, ma sempre moltiplicata. La comunicazione in famiglia è fondamentale cosi come in ogni ambito. Ho sempre messo a conoscenza i miei figli di ogni progetto e dei tempi necessari per l’esecuzione. Ho chiesto aiuto, quando necessario , per coordinare attività e famiglia, ho “preteso” che loro svolgessero il ruolo attuale di figli e studenti, con la massima dedizione verso se stessi e verso la società come liberi imprenditori della loro vita. Massimo impegno, massimi risultati. Non nascondo comunque che nei giorni antecedenti un evento complesso (soprattutto quelli del mondo della moda dove nulla è mai scontato e i cambiamenti repentini sono una costante fino all’ultimo minuto) Alice e Marcello mi evitano praticando quasi un ritiro monastico perché sanno che la mia mente è proiettata verso l’evento imminente”. Pensa che in Italia siamo sulla buona strada per il superamento delle discriminazioni verso le donne o siamo ancora lontani? “In Italia, come in tutto il resto del mondo la discriminazione verso le donne deve essere superata dalle donne stesse. Non dobbiamo aspettare che gli altri ci considerino idonee per un ruolo ma noi stesse dobbiamo sentirci idonee. La consapevolezza e il riconoscimento partono dall’interno di ognuna di noi. Chi mai potrà darci affidamento se noi siamo le prime a non sentirci degne di considerazione professionali? Dobbiamo ancora slegarci da molti retaggi ancestrali. Io ho iniziato con mia figlia, non l’ho mai educata per essere cuoca, madre o regina del focolare, le ho sempre chiesto di capire quale fosse la sua entità personale, non le ho mai chiesto di smettere di sognare ma sempre spronata a realizzare i suoi sogni iniziando a programmare tutti gli step necessari per raggiungerli (come nello sviluppo di un evento). Le voglio trasmettere l’importanza dell’accettazione totale verso se stessi, dell’unicità di ognuno di noi che ci rende perfetti nonostante le imperfezioni. La consapevolezza del sé è fondamentale per ognuno: se conosciamo i nostri limiti possiamo armarci per demolirli e superarli. L’utopia non è qualcosa di irrealizzabile ma qualcosa che ancora deve essere realizzato”. Quale tipo di eventi preferisce organizzare e perché? “Non ho una preferenza, difficilmente ripeto un progetto, accolgo ogni lavoro come se fosse unico, il primo e ultimo evento della mia carriera. Studio l’obiettivo, le affinità degli ospiti che parteciperanno, il territorio, le tempistiche, e poi elaboro un progetto che corrisponda e superi le aspettative. Personalizzare un evento non è una questione di loghi o colori, ma di emozioni. Se potessi cambiare il nome della mia professione sostituirei “event & wedding planner” con “creator of emotions”. 73


Laura Falchetti

CHI È

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DONNA

Responsabile del Centro Estetico e Medico Charme Innovative Beauty di Alzano Lombardo

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Nata il 20 gennaio1986 a Ponte S.Pietro, Ha conseguito un diploma come Estetista, dopo quello di corrispondente aziendale in lingue estere. In seguito ha frequentato un Master Biennale di settore Presso L’università degli studi di Ferrara. HCE MASTER LEVEL 1 ‘Le interazioni umane’ di Paolo Borzacchiello “La curiosità è stata sin da bambina la mia caratteristica. Dopo la passione per la comunicazione e le relazioni umane ho deciso di conoscere il corpo umano ed il benessere iscrivendomi alla scuola di estetica. che mi ha aperto un nuovo mondo (che è quello che ho deciso di approfondire) e che mi permette di coniugare sia la passione per le relazioni con il pubblico e nella gestione del personale, sia quella per la ricerca di nuovi protocolli e tecnologie messe a disposizione delle donne che ogni giorno vogliono piacersi e decidono di investire su sè stesse. Dopo un’esperienza in prima persona come estetista, ho deciso di crescere professionalmente seguendo il percorso come consulente a Milano con un’importante imprenditrice e grande donna. Successivamente ho conosciuto Valentino, il mio attuale titolare che mi ha permesso di esprimere al 100% l’esperienza fino ad ora maturata e che continua a sostenermi nella formazione di un fantastico Team di lavoro, quasi tutto al femminile e mettendomi a disposizione Tecnologie all’avanguardia e sicure per tutte le persone che decidono di seguirci. Questo ruolo che ho scelto e che mi appassiona mi porta ad essere sempre alla ricerca di un approfondimento serio che decido di applicare tutti i giorni, su di me e di cercare sempre una parola giusta da dire agli altri. È bellissimo credere nel proprio lavoro, nelle proprie competenze e avere la possibilità di continuare ad evolvere come donna e professionista”.


Lei si occupa di bellezza. Che valore ha secondo lei un aspetto curato in una persona? “L’aspetto curato, è di fondamantale importanza sia per noi, sia per gli altri che ci stanno intorno. La cura di noi stessi è in primis un gesto che porta ad amarci, a piacerci e a conoscerci. Subito dopo questo gesto di cura nei nostri confronti, nasce la condivisione con il mondo esterno che genera la prima impressione che gli altri hanno di noi. Importantissimo punto in questa fase è la coerenza tra ciò che siamo e ciò che comunichiamo di noi. La cura insomma è una scelta d’amore. La nostra missione in questo percorso è prima di tutto l’ascolto profondo degli altri, per poi seguire passo dopo passo la persona aiutandola a trovare un equilibrio tra interno ed esterno”. Le donne vogliono essere belle per sedurre o per piacere a loro stesse? “Le donne vogliono piacersi, voglio essere rispettate e riconosciute dalle altre donne e dagli altri uomini. Le donne che si piacciono vivono la propria vita con amore, condividono le loro esperienza e attraggono gli altri. Le donne che si piacciono si accettano quando piangono e quando ridono e riescono ad attirare sempre qualche attenzione in più, nonché stima da parte degli altri”.

domande&risposte

In Italia secondo lei abbiamo parità reale fra uomini e donne? “L’Italia è sicuramente grande e non ho così tanta esperienza da fornire un’opinione fondata. Sicuramente le donne stanno seminando bene, molto bene. Ci stiamo dimostrando complete e sicuramente ce la stiamo mettendo tutta per raggiungere l’equità dove ancora non c’è”. Lei si è mai sentita discriminata come donna? “No, non mi sono mai sentita discriminata nella vita o, per lo meno, non l’ho mai permesso o comunque la mia attenzione non era focalizzata riguardo questo argomento. Sicuramente vivo consapevolmente e riconoscono le capacità sia maschili sia femminili e la loro diversità”. Spesso non è facile per una donna riuscire a coniugare lavoro e vita privata. Lei come se la cava? “Credo che il lavoro sia anche vita privata e viceversa. Non esiste nella mia vita una reale distinzione. Sono un mondo unico, adoro viaggiare ed avere un’idea lavorativa e adoro lavorare vivendo con comprensione le colleghe o chi si rivolge a noi come una nuova conoscenza ed un nuovo spunto di riflessione. Il lavoro per me è passione e mi dà moltissimi spunti per vivere al meglio”. L’esperienza di Charme il centro dove lavora permette di offrire trattamenti all’avanguardia. Cos’è il meglio che si sente di consigliare per fare un bel regalo ad una lei? “Bella domanda! il meglio è ritrovare se stessi, il meglio è amarsi, il meglio è vivere in un corpo che ci rappresenti. Il nostro lavoro è sempre basato sull’ascolto attento di quelle cose che non sempre vengono dette ma, chi lavora in questo settore da anni, riconosce e comprende. Il regalo che consiglio ad ogni donna è di concedersi del tempo, tutte ne abbiamo bisogno per ricaricare le nostre batterie, per piacerci di più e per vivere una vita più libera e soddisfacente per noi e per chi ci circonda”. Di che cosa si lamentano di più le donne nel loro aspetto? “Le donne si lamentano del trascorrere degli anni, delle conseguenze del cambiamento e del tempo che non si sono dedicate prima. È bellissimo ed educativo vedere come la donna stia capendo che migliorare la cellulite, rientrare in una taglia di pantaloni, sentire le gambe leggere, sentirsi sane, piene di vita ed avere un volto dall’aspetto più sano e grintoso sia un diritto e non un lusso. Abbiamo richieste altissime per la remise en forme, la salute e per la cura del volto”. Avete trattamenti che eseguite alle coppie? “Certamente, abbiamo coppie che frequentano il centro in momenti separati e abbiamo molte altre coppie che lo frequentano in simbiosi. Nella maggior parte dei casi le coppie decidono in un momento di condivisione di eseguire un trattamento personalizzato alle esigenze individuali”. 15 75


Antonella Maso

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DONNA

Ristorante Tausami Bergamo Via Zambonate, 69 tausamirestaurant.it Telefono: 339 212 8606

domande&risposte

La sua più recente impresa la vede al fianco della figlia impegnata nella ricerca di un tipo di ristorazione diversa dal solito a cui siamo abituati. Tausami non è un ristorante etnico nel tradizionale significato ma un luogo volutamante caldo e accogliente come la cucina di casa, dove profumi, colori, sapori di terre lontane e affascinati si fondono per un’esperienza sensoriale unica. Antonella Maso per anni ha gestito un importante hotel sulla riviera Romagnola, poi il rietro della figlia dalla Nuova Zelanda, con la figlia ed il marito chef, unite al loro giovane entusiasmo la convinvono ad avviare questa nuova avventura che come tutte le buone idee sta riscontrando tra i bergamaschi un successo superiore alle spettative, Siete un’azienda al femminile. Questo incide sulla vostra proposta di ristorazione? “Assolutamente si! Femminile è la nostra accoglienza. Femminile è il calore che cerchiamo di trasmettere ai nostri ospiti. Femminile è la casa, quindi, colori, cibo, profumi e sapori”. Nella sua lunga storia di imprenditrice è mai stata discriminata in quanto donna? “Non l’ho mai permesso a nessuno, in nessuna situazione. Nel mio lavoro, che ho tanto amato e svolto sempre con passione, sono sempre stata una persona pratica e consapevole di quello che stavo facendo nel ruolo che svolgevo. Sono una donna determinata e non ho mai permesso a nessuno di ostacolararmi o denigrare il mio operato solo per via di pregiudizi che purtroppo troppo spesso ancora resistono nei confronti delle donne a capo di un’azienda”. Perché, secondo lei, i grandi cuochi sono tutti uomini? “Diciamo che forse sono più conosciuti i nomi dei grandi cuochi maschi, probabilmente percè gli uomini sono più bravi nel comunicare. Ma in Italia, come del resto ovunque, ci sono donne chef ad altissimi livelli. Nel mondo 76

sono più di 130 e quelle italiane sono almeno una cinquantina. Da sempre almeno nella nostra tradizione sono le donne che si occupano della cucina ma poi ad emergere sono gli uomini che si mettono ai fornelli”. A tavola sono più difficili da accontentare gli uomini o le donne? “Le donne, a tavola, se libere da diete opprimenti e una volta messi sotto al tavolo i sensi di colpa, sanno essere bellissime e interessatissime commensali. Assaporano con attenzione, gustano con gioia e con curiosità senza mai avere mai fretta. E da noi i piatti per suscitare curiosià non mancano di certo. Gli uomini ovviamente sono più goderecci, preferiscono sensazioni più forti e per loro abbiamo in serbo tante sorprese nei nostri piatti di origine Samoana. L’importante, per tutti i nostri ospiti, che siano uomini o donne, è affidarsi e lasciarsi consigliare”. Avete preparato un menù speciale per la festa delle donne? “Ci stiamo lavorando, ma per me e le mie figlie, le donne andrebbero festeggiate tutti i giorni.” Lei che ha vissuto anche altrove, come trova il livello di attenzione che ha la nostra città nei confronti delle donne? “Ritengo che Bergamo sia ancora una città tranquilla rispetto a tante altre, l’importante è non abbassare la guardia”.


PIANETA SORRISO

Clinica Odontoiatrica a Bergamo Un referente fidato per la salute del tuo sorriso PERCHÉ PIANETA SORRISO? Un sorriso sano è essenziale per sentirsi bene con se stessi e anche con gli altri il sorriso è il “pianeta” centrale, a cui ruotano attorno tutti i professionisti presenti nella nostra clinica dentale, atti a garantirne la salute. Pianeta Sorriso e il dr Maurizio Maggioni si dedicano dal 1988 con passione ed impegno alla cura e alla soluzione di qualsiasi patologia dentale, gengivale o del cavo orale. Attraverso l’aggiornamento costante del nostro staff, e l’utilizzo degli ultimi ritrovati scientifici in ambito odontoiatrico, possiamo trovare la soluzione più adatta per qualsiasi tipo di problematica odontoiatrica, dentale o gengivale. Nella nostra Clinica dentale il paziente può trovare tutto quello che è necessario per sentirsi a proprio agio e affrontare nel migliore dei modi l’ansia o la fobia di essere dal dentista. Ci occupiamo normalmente di implantologia e protesi dentarie, come di igiene dentale, gnatologia posturale e dell’Atm, sbiancamento dentale, prestando particolare attenzione ai clienti più piccoli.

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Jennifer Guerra Giornalista

CHI È

aBERGAMO

DONNA

L’inferno in terra delle adolescenti afghane dopo la riconquista talebana

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A Kabul le studentesse nascondono i documenti che provano la loro iscrizione in università. Bruciano i vestiti e svuotano le trousse con i loro trucchi. Chiudono i profili Instagram, si procurano dei chadari, i burqa afgani. Con la riconquista talebana saranno ancora le donne a pagare il prezzo più caro. A cura di Jennifer Guerra Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.


A Kabul le studentesse nascondono i documenti che provano la loro iscrizione in università. “La mia vita”, ha raccontato al Guardian una giornalista ventiduenne rimasta anonima per ovvie ragioni di sicurezza, “è stata cancellata in pochi giorni”. Leggendo e ascoltando i racconti di queste giovani donne in fuga, non si può che pensare a questa enorme operazione di obliterazione collettiva. Tutti in Afghanistan stanno distruggendo ciò che può compromettere la sicurezza personale: libri, vestiti, carte e fogli che provino un rapporto di qualsiasi tipo con gli Occidentali. La ong Pangea, dal 2002 impegnata nella lotta alla violenza di genere in Afghanistan, sta bruciano il proprio archivio per far sì che nessuno risalga all’identità delle donne aiutate nei loro progetti o a quella delle volontarie. Mi colpisce soprattutto il destino delle mie coetanee. Nel 2001 avevo sei anni e l’11 settembre è uno dei miei primi ricordi legati alla consapevolezza dell’esistenza di un mondo esterno, al di fuori del mio quotidiano. Se dovessero chiedermi com’era la vita del mio Paese prima di quella data, non saprei cosa rispondere. Anche le ragazze afgane che hanno la mia età o sono più giovani di me non hanno memoria di come si vivesse sotto i talebani. La loro coscienza politica e sociale è maturata in un clima in cui i talebani - la cui minaccia era comunque sempre incombente - esistevano soprattutto nella concretezza dei ricordi dei loro genitori. Alcune raccontano di essersi fatte prestare i vecchi burqa che le madri indossavano prima del 2001 per portarli nei pochi giorni in cui potevano uscire prima che arrivassero i talebani. Ora sono arrivati e hanno cancellato le loro vite, spazzando via i loro studi, i loro lavori, i loro desideri e le loro istanze politiche. Nel corso di questi vent’anni, le donne afghane non si erano di certo liberate. Non a caso, il Paese è ancora considerato il peggior posto in cui nascere se sei donna e secondo Human Rights Watch l’87% delle donne afgane ha subìto violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita. La legge sull’eliminazione della violenza contro le donne approvata nel 2009 non è mai stata davvero implementata: una donna che subisce una violenza sessuale in Afghanistan ha più probabilità di essere incriminata per aver fatto sesso fuori dal matrimonio che di vedere in carcere il suo stupratore. Le carenze, gli abusi e le violenze di genere sono forse la dimostrazione più palese che l’uguaglianza e la democrazia non si possono imporre dall’alto o esportare senza che insieme avvenga un cambiamento culturale che parta dal basso: ogni sforzo sarà inutile e potrebbe persino peggiorare le cose. Con la ritirata degli eserciti statunitensi e alleati e l’avanzata sempre più ostile dei talebani, la situazione è precipitata in una maniera che sembra irreparabile e con una velocità impressionante, da un giorno all’altro. I video che circolano in queste ore mostrano ragazze e bambine rapite per strada, prelevate come trofei di una guerra che non è loro e non lo è mai stata. Come ha scritto una studentessa di 24 anni anche lei rimasta anonima, le donne si sentono le vittime politiche di una guerra che gli uomini hanno cominciato e che, come tutte le guerre, si consuma a scapito della loro integrità. Così a queste ragazze e bambine non resta che cancellarsi, eliminando ogni traccia del loro corpo e della loro identità, diventando indistinguibili l’una dall’altra. A molte resterà solo la clandestinità, come quella portata avanti da Rawa, l’Associazione rivoluzionaria delle donne dell’Afghanistan, nata nel vicino Pakistan nel 1977, che in queste ore si sta organizzando per preparare la resistenza: “Troveremo il modo di proseguire la nostra lotta a seconda della situazione. È difficile dire come, ma sicuramente porteremo avanti le nostre attività clandestine come negli anni Novanta, durante il governo dei talebani. Certamente questo non sarà esente da rischi e pericoli, ma qualsiasi tipo di resistenza ha bisogno di sacrifici”, ha raccontato una portavoce dell’Associazione a Osservatorio Afghanistan. La missione di Rawa è innanzitutto politica e alla ricerca di una liberazione femminile autonoma e autentica che non dipenda dallo sguardo occidentale, che oggi è comunque rivolto da un’altra parte. Molte donne definite “ad alto rischio” sono fuggite o stanno fuggendo da un Paese la cui rovina è anche responsabilità nostra. Molte altre resteranno e dovranno imparare da zero come si sopravvive in un regime fondamentalista e misogino. Avranno circa la mia età e desideri conquistati a fatica in questi anni non facili, schiacciati da un giorno all’altro dalla violenza patriarcale di chi considera le donne nient’altro che come beni di cui disporre. Avranno forse dovuto distruggere le prove di chi erano, di cosa facevano o di ciò che sognavano di essere un giorno, ma questo non significa che abbiano smesso di essere loro stesse o di lottare per riaffermarlo.

Studentesse afghane in centro a Kabul. Quando le ragazze potevano indossare la minigonna e camminare liberamente per strada. Era il 1972.


parità di genere solo in guerra

LA STORIA DELLE GUERRIGLIERE COLOMBIANE CHE RISCHIANO DI DOVER TORNARE A FARE LE CASALINGHE MOLTE DONNE E RAGAZZE DELLE ZONE RURALI SI SONO UNITE ALLE FARC PER SFUGGIRE AI TRADIZIONALI RUOLI DI GENERE di Carlotta Sisti

Per oltre 50 anni il governo colombiano è stato in guerra con le FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, un esercito di guerriglia marxista-leninista che, al suo apice, sosteneva di avere fino a 20.000 membri e che si batteva per le riforme agrarie, per la redistribuzione della ricchezza e per ridurre le disuguaglianze in il paese, spesso con metodi sanguinosi. 16 80


I negoziati per porre fine al conflitto sono iniziati all'Avana nel 2012 e un accordo di pace è stato approvato nel 2016 dal Congresso colombiano. Nel paese dell'America Latina che nel 2019 ha eletto sindaca della capitale Bogotà (la seconda carica politica più importante, che viene subito dopo la presidenza) Claudia Lopez, femminista, lesbica, ecologista, c'è anche una lunghissima tradizione di guerrigliere donne, che, oggi, stanno vivendo un momento di profonda crisi, proprio a causa di quel trattato. Lo scenario post-pace, infatti, è per loro un vero tradimento femminista, simile a quelli avvenuti ovunque nel mondo, dal Nepal allo Sri Lanka, dal Guatemala fino ai paesi africani come la Repubblica Democratica del Congo, la Sierra Leone e la Liberia. E questo perché in questi Stati l'emancipazione, o meglio, la via di fuga da una inevitabile quanto odiosa sorte di relegazione al ruolo di moglie e madre bambina, era rappresentata proprio dalla guerriglia. Le donne delle FARC reclutavano regolarmente ragazze minorenni per combattere contro il governo colombiano, provenienti soprattutto dalla zone rurali, dichiarando loro che uomini e donne, nei loro ranghi, erano uguali. Così è stato per Esmeralda Ranjel, che ha preso le armi a 13 anni, e lo ha fatto perché, come racconta oggi che ha poco più di 40 anni al magazine Foreign Policy, non vedeva “altra opzione, perché sono cresciuta in una famiglia povera, lungo la costa caraibica, e non ho potuto frequentare la scuola dopo la prima media”. In una cultura che guarda alle donne come adatte solo a cucinare, pulire e avere figli, ha visto la sua vita trasformarsi in un vicolo cieco. Quando i guerriglieri del gruppo ribelle di sinistra delle Farc sono arrivati ​​nella sua comunità nel 1993, li ha visti come una salvezza. Ranjel si unì al gruppo, indossò un’uniforme mimetica e trascorse i successivi decenni vagando per le giungle vicino alle montagne della Sierra Nevada con la sua pistola. In guerra, dove gli uomini cucinavano e pulivano con la stessa frequenza con cui le donne marciavano in combattimento, Ranjel e altre donne come lei sentivano, almeno in superficie, un livello di liberazione che non avevano mai sperimentato prima. Cinque anni dopo lo storico accordo di pace che le Farc hanno firmato un con il governo colombiano, donne come Ranjel sono precipitate in una dura realtà che sa di un passato che appare loro lontanissimo e irreale: i ruoli di genere tradizionali, proprio quelli a cui erano scappate prendendo le armi, sono tornati, e le ex combattenti stanno affrontando, ora, un momento complesso, di resa dei conti, con al centro la visione agghiacciante di quella narrazioni sull'uguaglianza di genere che se ne vanno in pezzi. Mentre quegli accordi di pace stanno iniziando, per altro, a sgretolarsi, le donne guerrigliere si chiedono cosa sia rimasto loro. “Hanno sperimentato questa uguaglianza e responsabilizzazione nei gruppi armati - ha detto su questo Sanne Weber, una ricercatrice dell'Università di Birmingham che ha trascorso anni a studiare le ex combattenti - Poi, deposte le armi, viene chiesto loro di tornare ai loro vecchi ruoli di genere. Le donne cambiano, ma la società no, non cambia davvero”. Dal 2016 a oggi, migliaia di ex combattenti si sono trasferite in campi temporanei in luoghi isolati della Colombia, dove avrebbero dovuto imparare a reintegrarsi nella società dopo decenni di clandestinità, e soprattutto dove sviluppare progetti economici per potersi mantenere. Altre hanno rischiato, scegliendo di provare a vivere in città, spesso da sole e con addosso lo stigma per il loro ruolo nel gruppo ribelle. In quel breve lasso di tempo nel quale pulsava ancora la speranza, sulla scia dell'agognata pace e delle promesse di riforme, c'è stato un baby boom tra le ex Farc, che durante la militanza non potevano avere figli ed erano incoraggiate, se non costrette, ad abortire, se volevano continuare a combattere.

La narrativa “romanticizzata” dell’uguaglianza di genere delle FARC è stata sempre più messa in discussione, spiega la ricercatrice Weber: “Uomini e donne cucinavano, lavavano i vestiti, facevano la guardia, quindi le persone ricordano davvero questa esperienza di uguaglianza, ma non è che le donne fossero effettivamente uguali. Il reclutamento femminile era, di fatti, meno una volontà di uguaglianza e più una tattica per rafforzare le truppe. Le donne hanno sperimentato un certo grado di liberazione nei ranghi inferiori, ma raramente hanno penetrato la leadership superiore del gruppo armato. Alle donne combattenti di tutti i ranghi era spesso richiesto di usare la contraccezione. Se rimanevano incinte, come capitava a molte, dovevano scegliere tra abortire o affidare il bambino ai civili per allevarlo, cosa che le Farc difendevano come una necessità della guerra”. Nel 2019, l’alta corte colombiana ha preso su questo una decisione storica, dichiarando che una donna che era stata reclutata dalle Farc all’età di 14 anni e costretta ad abortire dai suoi comandanti, poteva essere ufficialmente considerata una vittima del conflitto colombiano e inclusa nel Registro delle Vittime, che fornisce risorse come risarcimenti monetari e servizi sanitari. Nel campo di Pondores di Ranjel, uno dei 24 campi sparsi in tutto il paese, sulla scia degli accordi e probabilmente come reazione a quelle imposizioni, sono nati 89 bambini. Ma egli ultimi anni, con un governo di destra che non ha concretizzati alcuni punti chiave del trattato come lo sviluppo delle zone rurali, hanno scatenato nuove ondate di violenza, ma ha soprattutto picchiato duro, in modo sproporzionato, contro le ex madri combattenti. Geiner Arrieta, che si fa chiamare “Henry” ed è un leader nel campo di Ranjel, ha spiegato a FP come si sia “creato un circolo vizioso per le donne, che ostacola ulteriormente i loro già tesi sforzi per reintegrarsi nella società. Dopo il baby boom, inoltre, molti padri ex combattenti hanno lasciato le madri dei loro figli per donne civili che sono più abituate ai ruoli di genere storici”. Adriana, che oggi ha 38 anni e ne aveva 20 quando si è unita ai gruppi armati, ha spiegato al Guardian che “la priorità oggi è educare la società colombiana alla giustizia sociale. Siamo in missione per responsabilizzare le donne comuni sui loro diritti. Non stiamo smobilitando, ci stiamo mobilitando politicamente”. Anche Victoria Sandino, comandante delle Farc e co-presidente della Sottocommissione di genere a L’Avana, afferma che adesso l’obiettivo principale delle Farc è assicurarsi che le donne, combattenti e vittime, possano vivere nell’era post-bellica con gli stessi diritti degli uomini: “Dobbiamo lavorare per cambiare la mentalità degli uomini colombiani e sviluppare nuove mascolinità. Abbiamo bisogno che i nostri uomini, i nostri mariti, i nostri compagni, siano ben istruiti in modo che riconoscano il potenziale delle donne, permettendoci di assumere nuovi ruoli nella società”. “La pace è la vittoria più bella di tutte”, recitava un motto molto condiviso nei mesi che seguirono gli accordi del 2016. Il presente, però, devo ancora dimostrare se questa frase diventerà realtà, per le donne smobilitate delle Farc, che stanno cercando di intraprendere il loro nuovo progetto di parità di genere, ma che in questo sono abbandonate persino da coloro che sono stati, in teoria, i loro principali alleati. 81



FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia www.fuochidipaglia.it

RIFLESSIONI DAL DRAGHISTAN I primi giorni di febbraio scorso ho postato questo tweet: “Siamo un povero gregge che corre inebetito a fare la terza dose con un vaccino che non vaccina. E neppure serve più di tanto. Ma tutti stra felici e orgogliosi perchè ti danno il permesso di fare, poi, ciò che ci spetta di diritto.” In 48 ore avevo totalizzato quasi 6.000 visualizzazioni e un centinaio di like, che, per uno che su Twitter conta poco o niente, vuol pur dire qualcosa. In questo inizio d’anno se ne sono viste di ogni. La cosa più sbalorditiva è il susseguirsi di informazioni tendenziose e di norme sanitarie assurde. Prima la vaccinazione proteggeva e serviva per non contagiare, ora è pieno di gente che ha contratto il Covid anche con la terza dose e che contagia alla grande. Il numero dei morti italiani è tra i più alti del mondo pur essendo la nostra popolazione tra le più vaccinate. Il costo dei vaccini è addirittura aumentato e così quello della Pfizer ha raggiunto un prezzo di circa 20 dollari, mentre quello di Moderna supera i 22 dollari. Le due società farmaceutiche si stima che guadagnino 1.000 dollari al secondo. Nel frattempo solo l’Italia ha speso per l’emergenza Covid, da gennaio 2020 a settembre 2021, qualcosa come una ventina di miliardi di €. La struttura commissariale del gran generale Figliuolo ha già messo a gara ben 9 miliardi di €. Quindi è chiaro che questa emergenza ha fatto girare una montagna di soldi e ha mosso una miriade di interessi collegati, non tutti esattamente limpidi e sotto controllo. A chi esterna il proprio disappunto, viene subito chiesto: “Ma di fronte a un virus così pericoloso, se fossi stato tu a capo del Governo che cosa avresti fatto?”. Utilizzando il buonsenso, la risposta dovrebbe essere: 1) verifica scientifica dei vaccini e dei loro composti; 2) obbligo da parte di chi produce i vaccini di coprire gli eventuali danni diretti causati ai vaccinati per le gravi reazioni avverse (d’altronde anche un elettrodomestico ha una sua garanzia quando lo compri); 3) obbligo vaccinale con responsabilità civile dello Stato nei confronti degli inoculati; 4) cure domiciliari ai primi sintomi. Sicuramente non si sarebbe evitato il protrarsi dell’infezione per due anni, così come poi è avvenuto, ma almeno non si sa-

rebbe creato un clima di terribile avversione verso chi non si vuole o non si può vaccinare. Infatti stiamo vivendo un periodo di caccia alle streghe che non ha precedenti e che nel futuro avrà influenze psicologiche devastanti. Basti solo questo esempio realmente accaduto nella periferia di Milano il 4 febbraio scorso. Pullman di linea fermato dalla Polizia intorno alle 8 del mattino per un controllo del Green Pass. Uno studente ha regolarmente presentato il certificato vaccinale, ma non aveva scaricato il QR Code. Urla, discussioni a non finire, autobus fermo per 10 minuti, dopo di che il ragazzo è stato fatto scendere. Quindi gli stupratori possono fare quello che vogliono in piazza Duomo senza che la Polizia intervenga, ma uno studente privo di Green Pass deve essere rieducato subito. Con questo Governo, e lo si è visto anche in occasione della elezione del presidente della Repubblica, la logica è diventata superflua ed è stata sostituita dalla convenienza politica non partitica, perché i partiti sono di fatto evaporati. Durante la pandemia la gente è stata facilmente ingannata, pensate solo all’obbligo dell’uso delle mascherine all’aperto dove non c’è affollamento, poi si è addirittura abituata all’inganno ed è ora diventato quasi impossibile convincerla che è stata ingannata. E su questa onda anomala, Draghi ha potuto elargire promesse non mantenute e ha ripetutamente parlato di ripresa economica record, di un boom mai visto. Poi chi gira per strada nota che i negozi, i ristoranti e gli alberghi sono vuoti, che si fa il pieno di benzina con l’auto ma i soldi non bastano più e che alle prime bollette dell’energia c’è chi addirittura ha chiuso l’attività. Così la preoccupazione aumenta e le tasche si svuotano in fretta. Dal Draghigistan per questa volta è tutto. Alla prossima e in alto i cuori leggeri. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia

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NUOVO KIA SPORTAGE POCHE EMISSIONI E BEN TRE DIVERSE TIPOLOGIE DI PROPULSORI, HYBRID, PLUG-IN HYBRID O MILD HYBRID, PER LA QUINTA GENERAZIONE DI UNO DEI CROSSOVER PIÙ AMATI IN ASSOLUTO Tx Tommaso Revera - Ph. Sergio Nessi

ISPIRATO ALLA NATURA IL NUOVO DESIGN DI SPORTAGE ESIBISCE FORME FLUIDE E SOFISTICATE

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Un design esterno che si spinge oltre i canoni stilistici tradizionali, elegante ma al tempo stesso sportivo, con un interno estremamente accogliente che coniuga tecnologie high tech ad uno stile estremamente contemporaneo: così si presenta il nuovo Sportage di Kia che abbiamo avuto il privilegio di testare, nella versione top di gamma ovvero la Full Hybrid GT Plus, insieme a Simone Sala, consulente commerciale della concessionaria Autotorino di Curno. “Sportage è ormai diventato un marchio a sé a livello di immagine e di prodotto” - ci ha raccontato Simone. “Si tratta di una vettura che attira una clientela storica che già conosce le potenzialità di questa vettura. Quest’ultima versione è cresciuta enormemente in diversi aspetti compiendo un significativo upgrade: dalle finiture degli interni al comfort di guida, dalla silenziosità garantita dal sistema Mild Hybrid alle soluzioni tecnologiche disponibili. Il nuovo Sportage è un modello che si è affacciato da poco sul mercato italiano ma che sta già piacendo tantissimo: le vendite, infatti, procedono molto spedite. È una vettura adatta ai giovani e alle famiglie, a coloro che ricercano non solo un’auto comoda e spaziosa ma anche dotazioni tecnologiche di prim’ordine”. Dettaglio per dettaglio, esaminiamo le caratteristiche peculiari.


LOOK MAESTOSO Profili atletici e al contempo eleganti, ispirati alle forme della natura, si fondono con motivi grafici complessi e dettagli ricercati, dando vita a un SUV con presenza scenica dinamica, grintosa e dal carattere forte. AUDACE E GRINTOSO PER NATURA Il nuovo design, deciso e vigoroso ma pur sempre versatile, presenta linee nette e precise che corrono lungo tutta l'elegante carrozzeria, valorizzando le ricercate tensioni stilistiche. FRONTALE CHE SORPRENDE La griglia nera integrata, ricca di dettagli con motivo a nido d'ape, abbraccia il frontale per tutta la larghezza, in contrasto con le uniche e futuristiche luci diurne a LED a forma di boomerang e con i fari LED a matrice di forte impatto. GRIGLIA MODERNA E DISTINTIVA CON TAGLIO “TIGER NOSE” L'iconica griglia “tiger nose” rappresenta il punto focale del veicolo, ma è il delicato equilibrio tra la complessità tecnica della fascia anteriore e la semplicità delle superfici principali, compreso il paraurti pronunciato, che conferisce al frontale un forte impatto visivo. SILHOUETTE SPORTIVA Per rendere omaggio alla tradizione sportiva, il profilo laterale contribuisce a creare una presenza su strada muscolosa ma elegante, caratterizzata da linee nette. La nuova modanatura nera cromata che incornicia i finestrini richiama ulteriormente l'eredità sportiva del veicolo, in armonia con il tetto nero che sottolinea il dinamismo del montante C. POSTERIORE DALLO STILE ECCEZIONALMENTE CONTEMPORANEO L'accento che collega le luci LED posteriori con disegno a rasoio aumenta l'impressione di ampiezza. Il tergilunotto è nascosto all'interno dello spoiler al tetto, conferendo al posteriore un look pulito e moderno e aumentando la visibilità del conducente. Il paraurti inferiore in tinta con la carrozzeria ha un look lineare e moderno, con riflettori e fendinebbia integrati all'interno di finiture in nero lucido o cromate e diffusore cromato. CONNETTIVITÀ E SICUREZZA La quinta generazione Sportage è dotata dei più attuali sistemi tecnologici legati alla connettività e alla sicurezza. Nel primo caso, app servizi remoti, display curvi integrati, esperienza di guida superiore, impianti audio premium HARMAN/KARDON e ricarica per tutti i passeggeri garantiscono la possibilità di rimanere sempre aggiornati. Nel secondo, la sicurezza è assicurata dal Forward Collision-Avoidance Assist con funzione svolta (un sistema che analizza le informazioni sugli altri utenti della strada attivando un segnale di avvertimento e frenata per scongiurare incidenti), dallo Smart Cruise Control integrato con il navigatore satellitare (grazie al quale mantenere la velocità impostata e la distanza di sicurezza dal veicolo che precede), dall’Highway Driving Assist (controllo dello sterzo, dell’accelerazione e della decelerazione in autostrada), dal Blind-Spot View Monitor (per migliorare la visibilità nei coni d’ombra del veicolo tramite le telecamere laterali), dal Remote Smart Parking Assist (per entrare e uscire ‘da remoto’ da un parcheggio tramite un telecomando), dal Surround View Monitor (una vista 3D dei coni d’ombra durante le manovre di parcheggio) e dal BlindSpot View Monitor (per visualizzare sul cruscotto l’immagine della strada nei punti ciechi).


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COMODITÀ E SPAZIO Sviluppato a partire da un'architettura completamente nuova, con focus su un design orientato al guidatore, tecnologie all'avanguardia e finiture di pregio, l'abitacolo è ricco di piacevoli sorprese. Tutti elementi volti a garantire impareggiabili qualità di vita e piacere di guida come il Terrain Mode grazie al quale regolare le impostazioni del veicolo per una dinamica di guida ottimale in qualsiasi ambiente e condizione o le sospensioni a controllo elettronico che garantiscono il massimo comfort senza compromettere l'agilità. Basta scegliere tra le modalità Comfort, Eco o Sport e il sistema regolerà il controllo della trazione e la risposta di sterzo e pedale per una dinamica di guida ottimale. Oltre all'ampio spazio per la testa e per le gambe, l'abitacolo Sportage sfrutta lo spazio in modo intelligente con nuovi capienti portabicchieri in corrispondenza della console centrale, appendiabiti per i passeggeri posteriori e un bracciolo al centro dei sedili posteriori con portabicchieri. Straordinaria la capacità del bagagliaio e le opzioni di trasporto flessibili: i sedili posteriori sono facilmente abbattibili, arrivando a una capacità di carico di ben 1.776 litri. Sono, inoltre, frazionabili in modalità 40:20:40 per fare posto a passeggeri e bagagli, a seconda della necessità.

MOTORIZZAZIONI Tutte le motorizzazioni sono elettrificate (Hybrid, Plug-in Hybrid o Mild Hybrid), ad eccezione della sempre apprezzata versione a Gpl che, però, arriverà nel secondo semestre dell’anno. Ci sono le versioni Sportage Mild Hybrid a benzina, 1.6 cc e 150 cv, quelli Mild Hybrid Diesel, 1.6 cc e 136 cv, 2Wd o 4WD, quelle Full Hybrid, 1.6 cc e 180 cv, 2WD o 4WD, ed infine la versione Plug-in Hybrid, motore 1,6 litri turbo benzina 180 cv + motore elettrico 91 cv. ALLESTIMENTI Ben quattro gli allestimenti tra cui scegliere per personalizzare al meglio il proprio Sportage: Business, Style, GT Line e GT Line Plus. AUTOTORINO CONCESSIONARIA E OFFICINA DI CURNO

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Il S.O.S.J. è un ordine internazionale di natura Cristiana, cavalleresca e filantropica che è in vigore da secoli. Infatti, il S.O.S.J. è l’Ordine ereditario in quanto discende direttamente dal primo Ordine di San Giovanni stabilito nella storia. Le lettere S.O.S.J. stanno per ‘Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme’ e, infatti, l’Ordine è anche comunemente chiamato ‘Ordine di San Giovanni’ o ‘S.O.S.J.’, I membri dell’Ordine sono noti anche come Cavaliere/Dame di Malta o Cavalieri/ Dame di San Giovanni.

CAVALIERI

DENTRO

Il simbolo dell S.O.S.J. è una croce bianca a otto punte e con quattro braccia equidistanti ed è anche conosciuta come la croce di Malta. Le quattro braccia della croce rappresentano le quattro Virtù Cardinali della prudenza, giustizia, fortitudine e temperanza. Le otto punte rappresentano le otto Beatitudini della fede Cristiana, cioè: la gioia spirituale, l’amare senza malizia, il piangere per i propri peccati, l’essere umili nei confronti di coloro che ci feriscono, l’amore per la giustizia, la misericordia, la sincerità e la purezza di cuore, e il soffrire la persecuzione.

CAVALIERI DI SAN GIOVANNI DI GERUSALEMME Di loro se ne conosce la storia, uomini in armi di origini nobili, prove-

Il Gran Priorato Internazionale, nonché la Sede Mondiale, del S.O.S.J. è situato a Malta

nienti da ogni regno cristiano, fedeli al Papa di Roma, che si arruolavano per la difesa della terra di Gesù, La loro lunga ed affascinante storia ha inizio nel 600 con la realizzazione, da parte di Papa, Gregorio I, davvero lungimirante, diremmo oggi di un ostello, nel quartiere cristiano della Città vecchia di Gerusalemme, per poter dare un ricovero ai tanti pellegrini che si recavano in Terra Santa. Il Papa diede incarico di realizzarlo all’abate Probus, priore di un convento di Benedettini i quali, sin dal loro arrivo, si erano occupati dell’hospitale, inteso non solo come luogo di cure, ma anche di assistenza e di alloggio, intitolato a San Giovanni Battista ed ospitavano quanti bussavano al portone del loro convento. 89


Nascita dell’Ordine La storia propria dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, in quanto tale, ha avuto la sua scintilla creativa nel 1090, nel momento in cui il Beato Gerardo era rettore e amministratore dell’Ospedale Cristiano di San Giovanni l’Elemosiniere. In quell’anno, i crociati assediarono Gerusalemme e la maggior parte della popolazione Cristiana ha lasciato la città lasciando dietro di sé il Beato Gerardo, il quale rimase fermo prendendosi cura dei feriti. Molti di quei crociati, curati dal Beato Gerardo, erano ansiosi di dare a lui e al suo ospedale non solo le loro lodi, ma anche beni immobili, mentre il famoso Goffredo di Buglione, che divenne il primo sovrano della Gerusalemme liberata, ha dotato l’ospedale con la proprietà di Es-Silseleh, alias Hessilia. L’esempio di Goffredo di Buglione è stato seguito da altri Lord le cui proprietà divennero, in seguito, Commende dell’Ordine. Alcuni crociati-cavalieri sono rimasti nella Città Santa dando i loro servizi ai poveri e agli ammalati sotto la guida del Beato Gerardo. Ma il complesso degli edifici dell’Ospedale Cristiano accoglieva anche un convento occupato dai monaci Greci sotto il patrocinio di San Giovanni Battista. È successo allora che quei monaci Greci si sono trovati incerti e a disagio sotto la nuova istituita Conquista Latina della città di Gerusalemme e, sembra che, hanno dovuto abbandonare il monastero di San Giovanni Battista! Goffredo di Buglione passò il Monastero di San Giovanni Battista al Beato Gerardo che, rendendosi indipendente dal Abbazia Benedettina e la sua congregazione, in realtà fondò l’ORDINE DEGLI OSPEDALIERI nella seconda parte dell’anno 1090, sostituendo San Giovanni l’Elemosiniere con SAN GIOVANNI BATTISTA come patrono. Così l’Ordine di San Giovanni Battista di Gerusalemme divenne a essere. Gerard e i suoi fratelli presero i voti di castità, povertà e obbedienza, in presenza di un Legato Pontificio e quindi il Patriarca Latino di Gerusalemme ha preso i fratelli sotto la sua protezione nel 1100. Ma nessun ordine religioso Cristiano avrebbe potuto avere successo se non riconosciuto dalla Santa Sede e quindi Papa Pasquale II concesse all’Ospedale di San Giovanni la Bolla “Piae Postulatio” nel febbraio 1113. Dopo la scomparsa del Beato Gerardo, il 3 settembre 1120, al età di 80 anni, i fratelli elessero Raymond du Puy come loro maestro a seconda dei loro regolamenti. Fino a quel momento, il nuovo fondato Ordine di San Giovanni Battista di Gerusalemme era una confraternita puramente laico-religiosa composto da personaggi provenienti da diverse nazioni d’Europa, molti dei quali crociati, ma a causa della dura necessità dell’Ordine ha iniziato a diventare militarizzato, dal momento che aveva bisogno di difendere il proprio ospedale. Ma un buon numero dei suoi fratelli erano guerrieri agricoltori, se non anche guerrafondai e così era più facile avanzare la militarizzazione soprattutto perché Cristiani Principi iniziarono a mettere a disposizione dell’Ordine denaro e armamenti, proprietà e anche grandi Lord che divennero anche nuovi fratelli. È stato dimostrato che l’Ordine di San Giovanni Battista nella città di Gerusalemme era iniziato attraverso una sorta di dichiarazione autonoma di indipendenza quando il Beato Gerardo rese se stesso ei suoi fratelli indipendenti non solo del suo ex patrono San Giovanni l’Elemosiniere, ma anche dal Monastero dei Benedettini. 90


Una delle iniziative organizzate dai Cavalieri a Bergamo nell’ambito di una loro costante vicinanza agli ospiti delle Case di Cura. In particolare qui, li vediamo dopo che hanno portato un carico di gelato gentilmente offerto dalla Gelateria Rubis di Torre Boldone agli amici della Casa Anni Azzurri San Sisto.

La prima fase nella lunga storia dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme era quindi stabilità. Ci sono, naturalmente, un buon numero di altre fasi della storia dell’Ordine, e dal momento che alcune polemiche sono state create, a volte di proposito, per quanto riguarda tali fasi, questi scritti intendono far luce, così come estrarre la verità, sulla storia dell’Ordine dividendo questi contorni della storia in base alle diverse fasi dell’Ordine. E come un tempo gli Ospitalieri difendevano i pellegrini dalle orde dei mori, ancora oggi I cavalieri di Malta si dedicano al prossimo, a tutti i moderni pellegrini che su questa terra che hanno bisogno di un aiuto, che devono essere difesi, sollevati, aiutati… Non hanno molta visibilità e non la cercano. Preferiscono agire sotto traccia, aiutando chi ha davvero bisogno. Loro sanno, spesso appartengono alle Forze dell’Ordine e non hanno bisogno di chiedere. Sanno dove, come, chi, nel pellegrinaggio quotidiano, non più verso la Terra Santa ma nella vita di tutti i giorni, rischia di cadere. Sono molto legati alla tradizione che li vuole al servizio del Papa, hanno rituali forse un po’ romantici ma che servono a ricordare che, chi può farlo, deve occuparsi del prossimo, perché questo in fondo è il primo grande insegnamento di Gesù: amare il nostro prossimo. Amicizia, solidarietà, spirito di servizio, questi i valori che ancora oggi li accomunano. La loro riservatezza, fa in modo che di loro non si parli spesso ma vi posso assicurare, per provata prova, che sotto quei mantelli neri che furono caratteristici dei Cavalieri di un tempo, battono cuori coraggiosi e caritatevoli, a cui non serve far sapere che aiutano il prossimo, sanno farlo, in silenzio senza benemerenze, e… lo fanno davvero. (VEF)

il Priorato della Lombardia, per merito del suo Priore Dama Anita, prosegue come per le passate edizioni sostenuta da validi Cavalieri e Dame, nell’individuare delle personalità che più si sono distinte per meriti di aiuto nel campo delle varie attività sociali, civili e della salute. Nell’ambito di tali eventi sono state individuate professionalità distinte nell’anno 2021, quali encomi sono state consegnate targhe onorifiche. Il 22 dicembre il riconoscimento al Comandante della Polizia Locale di Ranica (BG), Com. Mario Nappi, per la proficua opera di sostegno e collaborazione con l’Ordine della Commenda di Bergamo. Il 23 dicembre il riconoscimento in Merate (LC) ai Dott. Orsolini Gian Luigi, Dott. Orsolini Gian Claudio e Dott. Orsolini Gian Marco. La consegna dei Riconoscimenti con la partecipazione del Priore Dama Anita, del Capo Commenda di Bergamo Simone Boschi, del Cav. Carlo Messina e del Cav. Danilo Lavelli, in rappresentanza del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.


ARTE E DINTORNI Un capolavoro di Chardin all’asta a Parigi

Le tre ecologie Dal 5 febbraio al 15 maggio 2022 il MACTE MuIl colore dell’anno seo di Arte Contemporanea di Termoli presenta

Per LE il colore dell’anno 2022, ha deciso di creare un tono completamente 3 ECOLOGIE, una Pantone riflessione sull’ecologia nuovo: il Very Peri, una sfumatura di viola , che simboleggiare il tempo declinata attraverso le opere di 11 artistəvuole di didi trasformazione in cui viviamo a causa della pandemia. Ma non solo. versa provenienza e prima mostra a cura della Very Peri vuole anche stimolare la creatività e segnare Direttrice Caterina Riva. l’inizio di una nuova tappa, abbracciando le qualità dei blu ma possedendo allo stesso tempo un sottotono Negli spazi museo le installazioni, i film, i viola-rosso. È la del prima volta che Pantone crea una disegni le fotografie di Matilde nuova tonalitàe invece di selezionarne unaCassani, esistente Piedallarosua tavolozza di colori.Film E questo per una Len Lye, Gilardi, Karrabing Collective, chiara ragione: Jumana Manna, Jonatah Manno, Silvia Mariotti, “La creazione di un nuovo colore Simeti, Nicola TofFrancis Offman, Francesco per folini la prima volta nella storia e Micha Zweifel avvicinano il pubblico a del nostroprogramma di colori luoghi lontani, presentando visioni che appar‘Pantone Color of the Year’ tengono a lottee dila sopravvivenza del passato, riflette l’innovazione del presente e del futuro. Gli artisti invitati con trasformazione globali le loro opere tracciano mappe eccentriche che in atto”, ha affermato si spingono Laurie Pressman,dal Mediterraneo fino al Pacifico e Viceall’Artico, Presidentedelineando di contesti ambientali ibridi Pantone Color Institute. che stimolano la nostra percezione. Silvia Mariotti, Aria buia (Diga di Santa Giustina) #2, 2020. Stampa Inkjet su carta cotone e dibond, 100 x 67 cm

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Artcurial e Cabinet Turquin sono lieti di presentare in asta, il 23 marzo 2022, un capolavoro dell’arte occidentale, “Il cestino di fragole di bosco” di Siméon Chardin (1699-1779), proveniente dalla collezione Eudoxe Marcille. Chardin ha dipinto circa centoventi nature morte, spesso ritraendo lo stesso soggetto: oggetti, frutti, in particolare calici d’argento, teiere, lepri, prugne, meloni e pesche. Questa natura morta è l’unica firmata dall’artista in cui compaiono le fragole di bosco come tema principale.


Cesare Tacchi Una casa di foglie e fogli La mostra Cesare Tacchi. Una casa di foglie e fogli propone un’immersione nel mondo pittorico dell’artista romano seguendo due dimensioni del pensiero che egli mise a fuoco a partire dai primi anni Ottanta e sulle quali lavorò per molto tempo, il bosco e il giardino, misterioso e simbolico il primo, razionale e progettabile il secondo. Due metafore care alla storia dell’arte e alla filosofia, certo, ma che Tacchi elaborò in termini del tutto autonomi mentre indagava sul come voler essere artista e sul come voler intendere il linguaggio, questioni che rivestirono una specifica importanza all’interno della sua poetica. Galleria z2o project via Baccio Pontelli 16 Roma Fino al 9 aprile 2022

Monet e gli Impressionisti in Normandia Fino al 5 giugno si può ammirare arriva al Museo Revoltella di Trieste un eccezionale corpus di oltre 70 opere che racconta il movimento impressionista e i suoi stretti legami con la Normandia. Sul palcoscenico di questa terra, pittori come Monet, Renoir, Delacroix e Courbet - in mostra insieme a molti altri - colgono l’immediatezza e la vitalità del paesaggio imprimendo sulla tela gli umori del cielo, lo scintillio dell’acqua e le valli verdeggianti della Normandia, culla dell’Impressionismo.


BELLISSIMO!

SPERIAMO

NON COSÌ DESERTO

Ho pensato anch’io che questa potrebbe essere la mazzata finale per le attività com-

merciali del centro di Bergamo. Come molti altri, avrei forse optato per accontentare chi, in pieno centro, ci vuole arrivare in macchina e probabilmente avrei dato retta ai commercianti che chiedevano un parcheggio sotterraneo proprio per far arrivare la gente fin dentro i loro negozi. Però, impedire di arrivare in centro al traffico delle auto significa anche alleggerie le zone centrali da emissioni velenose che determinano un’aria pessima per nove mesi all’anno. Niente in piazzale Matteotti sarà più come una volta. Nessun accesso per nessun veicolo, nessun parcheggio, solo pedoni, tranne che per gli orari di consegna delle merci. Una grande area arredata da molto verde oltre a quello esistente, uno spazio veramente importante dove passeggiare in completo relax, senza pericoli, accogliente. Uno spazio anche adatto ad organizzare eventi, manifestazioni, concerti e un nuovo punto di riferimento per la socializzazione. Finiti i caroselli alla caccia del parcheggio che magari si libera davanti al Comune, finite le interminabili attese col motore acceso, finite le giravolte per tornare da capo e finiti i litigi per chi era arrivato prima. Adesso lì con le auto e con le moto non si potrà più entrare. Certamente questo avrà l’ennesimo risvolto negativo per chi ha negozi in centro. Prima arrivò l’attacco spietato dei centri commerciali che hanno massacrato i dettaglianti, specie i più sprovveduti. Poi è arrivato l’e. commerce, poi la pandemia e adesso qualche ulteriore difficoltà per i clenti a raggiungere le botteghe. Confidiamo che l’amministrazione comunale sia in grado di rivitalizzare in maniera permanente ed estensiva il bellisimo spazio che si verrà a creare di fronte a Palazzo Frizzoni, collegato al suo bellissimo giardino, in modo da promuovere la frequantazione del centro di Bergamo bassa anche in prospettiva del 2023 che è dietro l’angolo. Dopo il Donizetti rinnovato, l’area del Quadriportico, piazza Dante e i dintorni del Teatro, rimessi a nuovo con la riqualificazione di tutto il Piazzale Matteotti, avremo un bellissimo biglietto da visita per chi arriverà in città. (V.E.Filì)

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I rendering diffusi dal Comune che mostrano come saranno trasformati Piazzale Matteotti e l’area dei giardini di fronte al Palazzo degli Uffici, evidenziano, oltre alla totale assenza delle automobili, una scarsa presenza di persone... Speriamo che così non sia e che nonostante la privazione di quei comodi parcheggi, la gente si abitui a frequentare sempre più questa che diventerà davvero un’isola pedonale finalmente credibile dove sarà possibile organizzare eventi di ogni genere che rivitalizzeranno le zone centrali anche a vantaggio delle attività commerciali. Quelle che nel frattempo non avranno abbassato la serranda.


In alto, il verosimile aspetto del nuovo Piazzale Matteotti che non avrà più i giardinetti a cui siamo abituati davanti al Palazzo degli Uffici del Comune In basso la visuale che si dovrebbe avere provenendo dal Sentierone verso via XX Settembre.

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2 LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica

RIFORME:LAVORI IN CORSO

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1.- Le riforme nelle derive della storia

Ci salverà la “trasgressione”?

Ognuno vorrebbe riformare a modo proprio il guazzabuglio in cui si muove e si rinnova il miracolo della vita. Si capisce allora perché, nel cantiere sempre aperto della storia, la parola riforma, al pari di altre del nostro ricco (ormai in disuso) vocabolario, si presta alle diverse interpretazioni dei rivoluzionari, dei conservatori, dei riformatori, dei riformisti… I rivoluzionari sognano di “rivolgere”, di rinnovare in modo profondo e radicale e quindi sovvertire l’ordinamento politico, economico-sociale e culturale esistente. Peccato però che spesso, a loro volta, essi sono destinati ad essere sacrificati, nel tempo, da successive ribellioni rivoluzionarie, in una spirale senza fine tra repressione e libertà. Questo perché, come già ammoniva la filosofia greca, tutto si trasforma e “tutto scorre come un fiume” (Eraclito, 540-480 a.C.) nel fluire del tempo e nell’avvicendarsi di eventi in contrasto tra loro. La stessa cosa accade con le finte rivoluzioni, che lasciano le cose come prima, e con le controriforme orchestrate da chi contrasta le innovazioni nel timore di perdere antichi e nuovi privilegi; basta evocare al riguardo l’immobilismo della malmostosa nobiltà siciliana descritta nel “Gattopardo” di G.Tomasi di Lampedusa. La pattuglia dei riformatori agisce invece, con coraggio, per trasformare la società attraverso modificazioni sostanziali volte a dare un ordine diverso e migliore; le loro riforme sono infatti dirette a conformare tempi e stili di vita e di lavoro agli incessanti cambiamenti. I riformisti, infine, tendono a modificare l’assetto sociale con riforme graduali e con compromessi (interessi) di parte, senza quindi mettere in campo innovazioni risolutive nella dinamica riforme-controriforme. Nel pantano del riformismo sguazza, tra l’altro, anche il nostro legislatore che, ai vari livelli, va sfornando una caterva di leggi, leggine e regolamenti, che di fatto servono solo a peggiorare i rapporti con le burocrazie e a minare la pace tra i cittadini. È allora qui pertinente citare quel saggio volpone di Winston Churchill (stratega della lotta alla follia nazista) secondo il quale, se cambiare è necessario, non è detto che il nuovo porti sempre a migliorare. Anche perché le imprevedibili derive, nel bene e nel male della vita individuale e collettiva, mettono continuamente a dura prova le pulsioni, le emozioni, le paure e i progetti degli uomini.

Chi è schiavo delle più viete (rassicuranti) convenzioni vive le novità con disagio e con un pizzico di diffidenza. Infatti, l’animo umano è in genere incline a conservare i beni materiali e ideali, mentre invece l’attuale civiltà dell’usa - e - getta divora velocemente ogni illusione di stabilità e di certezze. Dato comunque per scontato che l’ordine e la pace non sono di questo mondo, è però certo che la spinta alle riforme è più urgente nelle ere di particolare criticità. Quale quella, epocale, che stiamo vivendo, tutti intruppati nel mondo interconnesso della complessità e di un’unica comunità di destino (cfr. Mauro Ceruti, “Abitare la complessità”, Mimesi ed., 2020). In tale già di per sè difficile contesto, preme poi la confusa gestione della drammatica emergenza da Sars-Cov2. La quale, oltre a causare morti e povertà e a mettere in discussione l’illusione di avere il pieno controllo sulla vita, ha accentuato lo sfilacciamento delle relazioni sociali, paradossalmente isolandoci nella messianica prospettiva della fratellanza, in seno a una presunta connessione globale perpetua. L’imperativo è allora quello di integrare il mondo reale e quello virtuale, puntando verso una geopolitica decentralizzata, tesa a superare le contraddizioni di un sistema economico senza regole e disumanizzato (ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri). Ma a chi intanto affidare l’immane compito di salvare la nostra scombinata civiltà, rifondando l’intero ecosistema, cioè la “casa” dove far convivere in equilibrio natura e cultura, progresso e tradizione, ambiente e mercato, e in conclusione corpo e anima degli umani? Forse, per bonificare il tempio dai tanti clan di faccendieri senza scrupoli, dovremmo chiamare in soccorso gli innovatori più illuminati, “trasgressori” visionari e creativi, capaci di vigilare e interpellare il mondo all’insegna della concezione dantesca del “seguir virtute e canoscenza” (Inferno, XXVI, 120). La trasgressione, infatti, anziché nella accezione comune di “violare” le regole codificate, potrebbe ben essere intesa nel suo più pregnante originario significato di “passare, avanzare oltre” nella conoscenza, al fine di superare in specie le convenzioni ipocrite che frenano e inquinano la vita (cfr. Benito Melchionna, “Elogio della trasgressione”, Grafin ed., Crema 2015). In direzione dunque delle vere riforme previste per la fine (?) dei… lavori in corso.

Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)


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