Qui Brescia n.ro 139

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ANNO 14 - N° CENTOTRENTANOVE - MAGGIO 2018 - € 3 IN COPERTINA EMOOKS: LEGGERE DIVENTA UN’AVVENTURA ANCORA PIÙ EMOZIONANTE

BRESCIA MAGAZINE

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ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2018: INTERVISTA CON PAOLA VILARDI MAURIZIO TIRA: UNO STUDENTE “TIRA” L’ALTRO 2° BRESCIA PHOTO FESTIVAL 1000 MIGLIA CHARITY HAPPY BIRTHDAY CIRCUS BEATCLUB TEATRO GRANDE: IL PROGRAMMA SETTEMBRE-DICEMBRE 2018 PANTELLERIA: IL RUMORE DEL SILENZIO NUOVO RIVA DOLCEVITA A MONTECARLO

Fotografia Paolo Biava


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vi auguro una città piena di bambini: bianchi, neri, gialli, ma bambini. NEL DOLORE PER LA SCOMPARSA DI ERMANNO OLMI RIPROPONIAMO UN BRANO DEL MAESTRO TRATTO DA UNA CONVERSAZIONE PER LA PRESENTAZIONE A BRESCIA DEL SUO FILM “IL VILLAGGIO DI CARTONE” DEL 2011 Sappiamo bene come abbiamo sfruttato le terre africane e i loro popoli. Basta prendere un libro di storia degli ultimi secoli per vedere come le società cosiddette avanzate hanno approfittato di questi popoli, che là vivevano pacificamente e secondo un concetto di reciprocità, oggi andata perduta. Se noi, società avanzate, ci poniamo il problema dell’accoglienza, dobbiamo considerare che l’accoglienza è un dovere, così come ci dicono il Papa e tutte le organizzazioni mondiali a difesa dei popoli, soprattutto verso quelli che per secoli abbiamo sfruttato in maniera criminale. Le pagine della storia ormai non tacciono più, non è più possibile nascondere certi comportamenti delle nazioni europee, le quali andavano nelle terre africane portando batteri che i loro corpi non conoscevano e creando tassi di mortalità da genocidi. Adesso questi popoli chiedono non solo un po’ di respiro, ma anche di potersi muovere. Esattamente come noi ci siamo mossi, per arricchirci e aprire nuovi mercati, senza guardare i problemi che il nostro prodotto avrebbe potuto arrecare. Ora invece arricciamo il naso perché essi bussano alla nostra porta. Se non possiamo tirarci indietro per accogliere questi popoli, vogliamo tirarci indietro quando nasce un bambino qui? Chi è disposto ad andare nel luogo dove nasce un bambino negro e dire: “Questo bambino rimandatelo indietro perché non è italiano”. Chi è disposto a fare ciò, quando il Vangelo della nostra religione comune dice: “Quando la madre partorisce è felice, dopo il dolore, perché un nuovo uomo è venuto al mondo”. E noi non lo accogliamo? Non lo riconosciamo? Con le battaglie che dovrete combattere per realizzare i vostri progetti, tenete conto di questo: ogni uomo che viene al mondo è motivo di gioia per tutti. E vi auguro una città piena di bambini: bianchi, neri, gialli, ma bambini. Ermanno Olmi


I GRAFFI DI BRUNO

Bruno Bozzetto


BRESCIA

in questo numero

www.qui.bs.it

autorizz. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004

BERGAMO www.qui.bg.it

autorizz. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992 iNTERVISTA A PAOLA VILARDI

EDITA PERIODICI srl Via Bono 10 Bergamo tel 035.270989 fax. 035.238634 www.editaperiodici.it Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci

INTERVISTA CON IL PROF. MAURIZIO TIRA RETTORE DELL’UNIVERSITà DEGLI STUDI DI BRESCIA

venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bs.it Responsabile grafica: Paolo Biava grafica@qui.bs.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it

2° BRESCIA PHOTO FESTIVAL

Hanno collaborato in redazione: Bruno Bozzetto, Lisa Cesco, Franco Gafforelli, Maurizio Maggioni, Giorgio Paglia, Valentina Colleoni, Fotografie di: Federico Buscarino, Sergio Nessi, Paolo Stroppa, Daniele Trapletti Matteo Marioli, Lorenzo Passini Stampa: Euroteam Nuvolera Brescia

in Copertina eMooks: leggere diventa un’avventura ancora più emozionante


in questo numero

1000 MIGLIA CHARITY AL GRANDE DA OTTOBRE A DICEMBRE FANNE PARTE! MARIO CRESCI

ANDREA MAINARDI: IL BIONDO ATOMICO

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HAPPY BIRTHDAY CIRCUS BEATCLUB

RIMASERO SOLO LE BALENE

A PUNTO OTTICO HUMANEYES L’OSCAR DEGLI OCCHIALI

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CASTELLO DI MONCALIERI: IL RESTAURO EVOCATIVODOPO L’INCENDIO

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finalmente

una donna Intervista con Paola Vilardi candidata sindaco a Brescia per Forza Italia con l’appoggio di Lega e delle altre forze del Centrodestra.


Entro nel negozio che da qualche giorno è stato adibito a quartier generale di Paola Vilardi, candidata del centrodestra alla guida di Palazzo Loggia, già nota ai bresciani per la sua lunga permanenza in politica. Vicino all’ingresso c’è una scatola trasparente con alcune palle di vari colori, quelle di gomma morbida, antistress che puoi schiacciare e torturare e tornano sempre perfettamente rotonde. C’è scritto sopra Paola Vilardi Sindaco… Dal 1994, sulle orme di un padre socialista tanto appassionato alla politica, “prende i voti” in Forza Italia e, nel partito fondato da Berlusconi che ha fatto risorgere in Italia l’area dei moderati, è rimasta da allora, ricoprendo vari incarichi, come consigliere prima e assessore poi, in Provincia all’Ambiente e in Comune all’Urbanistica nella giunta di Adriano Paroli. A proposito, gli occhi più azzurri del centrodestra di Brescia, Adriano Paroli, sentito al telefono, ne appoggia con trasporto la candidatura per l’esperienza che la caratterizza, l’equilibrio sempre dimostrato e quella sensibilità propria di ogni donna. Già, una donna... È la prima volta che Brescia potrebbe concretamente avere la sua “prima” donna sindaco… Ci aveva provato Viviana Beccalossi ma i suoi avversari si chiamavano prima Martinazzoli e poi Corsini, che allora erano quasi impossibili da battere. Chissà, magari, la Vilardi preferisce essere chiamata “sindaca” alla moda di madama Boldrini. “No sindaco va benissimo.” sento la risposta dalla voce della Vilardi stessa che entra in quel momento nel locale di Piazza Mercato campo base della sua campagna elettorale. Due passi avanti a lei s’intrufola Luna, una deliziosa cucciola con il pelo biondo rossiccio, un musetto simpaticissimo e uno sguardo furbo. Saluta tutti e ad un piccolo richiamo salta in grembo della candidata che nel frattempo si è seduta. Al seguito come un’ombra discreta Marina Lorusso, fotografa, che documenta con i suoi scatti la campagna elettorale. Perché Paola Vilardi fa politica? “Da giovane mi occupavo di volontariato e ho avuto un papà socialista da cui ho certamente ereditato la passione. Quando ho incrociato Adriano Paroli e Giacomo Ferrari, allora nella Democrazia Cristiana, ero già molto attenta alle vicende della città e curiosa di capire come funzionassero le cose nell’amministrazione. Mi accostai alla politica in quei mesi travagliati che videro il crollo della DC quando Mino Martinazzoli sciolse il Partito con un fax. Formidabile però quel periodo in cui a Brescia c’era un grande dibattito culturale e politico. L’incontro nel ’92 con Adriano e Giacomo, che fu l’ultimo capogruppo democristiano in Loggia, avvenne proprio quando il Partito Socialista mi chiese di candidarmi in circoscrizione che in quegli anni era la palestra per chi si avvicinava alla politica. Fu mio padre che, seppur socialista di quelli all’antica, da buon ex poliziotto prese informazioni e mi consigliò di evitare quella candidatura perché nel PSI sarebbero arrivati tempi duri. Aveva ragione. Accettai quindi la proposta di Paroli. Stefano (Saglia) mio marito è arrivato dopo complice una campagna elettorale”. Come mai non si è innamorata di Adriano Paroli? Scoppia a ridere... “Ma che domande mi fa? E poi… era già occupato”. Stavo scherzando... “Adriano è un grande trascinatore e ha un grande carisma, ma in quella fase mi rapportavo di più con Ferrari”. Perché ha detto che Emilio Del Bono si è limitato a fare il compitino? “Perché è quello che è avvenuto. La città in questi cinque non ha avuto alcuno sviluppo e quello che si sta portando in porto è quasi sempre un’eredità lasciata da chi lo ha preceduto. Ma questo è normale. Sarebbe come dire che quello che è oggi Milano lo si deve a Sala. Non possiamo non ricordare che la Milano di oggi è quella progettata da Albertini e costruita dalla Moratti e, con intelligenza, chi è venuto dopo, non ha buttato tutto nel cestino. Se oggi vediamo una Milano spettacolare è perché prima qualcuno l’ha pensata, ad iniziare da Albertini. Noi, ad esempio, abbiamo portato a termine con grande impegno i lavori della Metropolitana messa in pista dalla giunta di Corsini”.


Veniamo ai problemi veri... “Il problema n°1 è legato alla salute dei bresciani e questa è imprescindibile dalla qualità dell’aria che respiriamo tutti, quelli di sinistra e quelli di destra. Non è una questione ideologica.Brescia è una delle città più inquinate d’Europa e l’incidenza di certi tumori sta diventando allarmante. Bisogna assolutamente invertire questa tendenza e tutti devono essere chiamati a risponderne e a fare la loro parte. Non dobbiamo avere nessun tabù nell’affermare, per esempio, che bisogna ritornare a volumi inferiori di quelli attuali, parlando delle tonnellate di spazzatura bruciate dal termovalorizzatore. Grazie al decreto Sblocca Italia, il Governo Renzi ci ha obbligato a farci carico di circa un 25% di spazzatura in più rispetto a quello che veniva bruciato in precedenza”. Qualcuno lo vede come un affare perché riusciamo a produrre più energia e quindi più profitto… “Si guadagnava anche prima bruciando solo i rifiuti provenienti dalla nostra provincia o al massimo da altre provincie vicine. Non si deve per forza guadagnare di più a scapito della salute dei cittadini. Bisogna anche pensare a quando è stato concepito il termovalorizzatore e in quale contesto. La questione ambientale non era così sentita dai cittadini che iniziano ad essere sensibili all’argomento dopo il 2000, e dopo l’entrata in vigore la normativa che ha imposto dei limiti. Ma non è certo solo il termovalorizzatore il responsabile di tutto, in quell’area inoltre insistono i raccordi delle tangenziali e dell’autostrada... Ci sono anche le industrie ma anche per esperienza so che con la collaborazione di tutte quelle presenti in città, si possono monitorare le emissioni e studiare come limitarle ulteriormente. Una questione deve essere però ben chiara ai bresciani senza retorica: Brescia nasce come città a vocazione industriale e le acciaierie sono nate in tempi nei quali le residenze erano distanti e quelle fabbriche erano il pane per migliaia di famiglie. Il problema è che, chi ha concepito urbanisticamente la città, non avrebbe dovuto prevedere certi insediamenti residenziali che invece sono fioriti intorno alle fabbriche. Adesso bisogna gestire la riconversione e, laddove le industre lasciano spazio, provvedere a riqualificare. San Bartolomeo ad esempio è un bellissimo quartiere che da sempre ha una vocazione produttiva. Negli anni hanno chiuso molte attività e gli immobili devono essere riconvertiti perché è una zona dove il residenziale diventerà appetibile fregiandosi di un elevato rapporto tra abitanti e spazi verdi. Certo, urbanisticamente, bisogna evitare di procedere come ha fatto l’attuale amministrazione che ha apportato varianti una dopo l’altra senza pensare allo sviluppo armonico del territorio. Anche il traffico veicolare privato deve essere incentivato all’elettrificazione in tempi rapidi realizzando le infrastrutture necessarie, così come i mezzi pubblici che, peraltro, sono già stati in buona parte convertiti al metano. Sul fronte del riscaldamento si deve arrivare ovunque possibile con il teleriscaldamento puntando non solo sul termovalorizzatore ma anche su un campo fotovoltaico dalle grandi capacità produttive da realizzare quanto prima”. Parlando di ambiente, ci sono le scomode eredità di un passato scellerato tipo Caffaro... “Del Bono sulla questione aveva fatto una campagna elettorale al massacro. Ma, in cinque anni, non è stato fatto niente. Tutta la sperimentazione della bio-remediation è finita nel dimenticatoio, pensando di risolvere tutto scaricando la patata bollente alla figura del commissario ministeriale, una figura senza poteri e non operativa”. Rimanendo in tema ambientale lei propone di riconsiderare anche le modalità di raccolta dei rifiuti... “Bisognerà cercare di capire cosa fare soprattutto con il centro storico per eliminare quella bruttura che vediamo nelle strade: sacchetti abbandonati, bidoni, bidoncini, sporcizia ovunque, e purtroppo anche un preoccupante ritorno dei topi. Rivedremo il sistema di conferimento adottando soluzioni migliori come i compattatori e i carrellati sottoterra: se ci sono tecnologie innovative, perché non adottarle. Adesso, se per caso hai un impegno e non rientri a casa per portar fuori il bidoncino, come capita spesso alla sottoscritta, ti rimane la spazzatura in casa per una settimana e chi ha una casa piccola deve conviverci”.


finalmente

una donna

Paola Vilardi candidata sindaco a Brescia per Forza Italia con l’appoggio di Lega e delle altre forze del Centrodestra


finalmente

una donna Paola Vilardi candidata sindaco a Brescia per Forza Italia con l’appoggio di Lega e delle altre forze del Centrodestra.

Parliamo dei servizi alla persona... “In questi anni stiamo purtroppo assistendo a due fenomeni molto preoccupanti e in realtà due facce della stessa moneta: la denatalità e l’invecchiamento della popolazione. Per aiutare le giovani coppie oggi vittime vorremmo istituire un reddito di maternità, un contributo che si vuole dare alle giovani coppie per aiutarle nella formazione di nuove famiglie. Chiederemo anche l’innalzamento del reddito per le agevolazioni sulle rette degli asili nido”. Che comunque sono ancora insufficienti... “È vero e per questo dovremo incentivare i micro-nidi privati all’interno dei quartieri o delle aziende. Vorremmo anche organizzare una servizio di babysitter e badanti per interventi saltuari on demand. Bisogna rispolverare e incentivare la sussidiarietà tra pubblico e privato. Io sono cresciuta culturalmente con questo principio: laddove non può arrivare il pubblico bisogna agevolare l’intervento privato. I servizi alla persona saranno sempre più chiamati a rafforzare l’assistenza domiciliare in particolare verso anziani, che saranno sempre più numerosi e, laddove la rete dei rapporti familiari lo permetta, bisogna mettere in condizione le famiglie di tenere gli anziani a casa evitandone il più possibile il ricovero”. Cosa differenzia una donna in politica da un uomo? “Lo spirito di accoglienza e la concretezza. Io so bene quanto costa un litro di latte. E in questo momento storico, le donne devono essere, come mai prima, protagoniste della loro vita e portatrici di quella concretezza nell’amministrazione della città che ricordiamolo è una Leonessa”. In questa città vivono anche molte donne oppresse dai loro uomini come purtroppo la cronaca ci ha ricordato anche recentemente con il caso di Sana... “Difficile affrontare questo problema con le implicazioni culturali e religiose che comporta. Ma chi decide di vivere nelle nostre città deve anche accettare le nostre leggi che non fanno differenza tra uomini e donne. È una integrazione irrinunciabile e non possiamo tollerare di vedere donne trattate come schiave.... Mi chiedo certe volte dove siano tutte le pseudo femministe che adesso si stracciano le vesti, giustamente, per le vicende legate alle molestie nel mondo del cinema, mentre sotto i loro occhi le donne di certe etnie vengono trattate peggio di animali da cortile. Bisogna stare vicino a queste donne aiutarle nel percorso di emancipazione dalla loro condizione evitando il buonismo della sinistra che non ha aiutato granché e, infatti le donne continuano a morire ammazzate”. Torniamo al suo avversario: in cosa è mancato di più? “Il confronto. E non solo con la destra ma con tutte le opposizioni. Del Bono pensa di saper fare tutto meglio di tutti. Non è un caso che Francesco Onofri e Laura Gamba non si siano ricandidati. È mancato completamente il confronto con la città. Non ha preso a cuore i problemi veri e non ha mai avuto una visione strategia. Quando il ministro Del Rio ha abolito le Provincie, l’On Bazoli aveva chiesto di inserire Brescia tra le città metropolitane, perché Brescia ne ha le caratteristiche e sarebbe stato più facile accedere a finanziamenti europei e nazionali. Dietro nostre precise pressioni, Del Bono non mosse un dito, dicendo che a lui non interessava preoccuparsi dei problemi dei paesini della provincia. E così si è perso il treno... Un’altra volta. Così continuiamo a fare cose senza senso come chiudere al traffico la città mentre nei comuni vicini si circola normalmente. È per questo che sostengo che il sindaco del PD abbia fatto solo il compitino rinunciando a diventare il protagonista del territorio. Io mi candido a fare il leader non l’impiegata comunale”. Stretta di mano. Mi regala una di quelle palline antistress... “Abbiamo pensato che la gente ne ha le palle piene… e così abbiamo scelto questo semplice gadget per tenerlo a mente”.


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UNO STUDENTE ‘TIRA’ L’ALTRO A TU PER TU CON IL PROF. MAURIZIO TIRA, RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA, PER PARLARE A TUTTO TONDO DELL’UNIVERSITÀ BRESCIANA di Tommaso Revera Cresce il numero delle iscrizioni e delle immatricolazioni, così come si allarga l’offerta formativa dell’Ateneo cittadino proiettandolo tra le Università di medie dimensioni. Di questo e di molto altro parliamo con il Prof. Maurizio Tira, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Brescia. In un contesto regionale ipercompetivivo, che può vantare atenei prestigiosi e di grande attrattiva, in cosa si distingue l’Università degli Studi di Brescia? “Innanzitutto ogni Università si muove in una dimensione nazionale e internazionale, e si confronta a livello scientifico con il mondo intero. Gli aspetti già oggi di grande attrattiva dell’Università degli Studi di Brescia sono costituiti dalla forza del territorio in cui si inserisce e dal conseguente elevatissimo tassa di impiego dopo il conseguimento del titolo di studio. La ricchezza di attività produttive, imprenditoriali, sanitarie, culturali e del terzo settore che caratterizza il territorio bresciano è un humus che ci viene invidiato da molte altre sedi di pari dimensioni. Oggi la nostra università aspira ad ampliare la propria offerta formativa e a consolidare la propria influenza territoriale per diventare punto di riferimento per la Lombardia Orientale, un bacino di due milioni di abitanti, come era nell’intento dei fondatori dell’Università degli Studi di Brescia che diedero vita all’EULO”. Da quanto emerso dal recente QS Best Student Cities Ranking la migliore città universitaria al mondo è per la prima volta Londra. Delle 18 università italiane solo Milano (36a) e Roma (66a) entrano nella classifica pur perdendo posizioni. In questo quadro come si posiziona l’Università degli Studi di Brescia? “Ogni ranking universitario si basa su set di indicatori che vanno approfonditamente analizzati e contestualizzati. Se le Università italiane fossero finanziate come lo sono molte università degli altri paesi europei la loro posizione in classifica crescerebbe. L’Università degli Studi di Brescia è giovane e non stupisce che le grandi città che ospitano università più antiche e con maggiori possibilità di attrazione risultino più avanti nei rankings. Ricordiamo anche che la spesa per ricerca e sviluppo nel 2014 nel Regno Unito era pari all’1,7% del PIL (contro l’1,29% dell’Italia), ovvero una spesa pro-capite pari a 650 $ dell’UK, contro i 460 $ dell’Italia. Nell’ambito delle rilevazioni del Censis, per l’a.a. 2017/2018, l’Università degli Studi di Brescia riconferma comunque la sesta posizione tra gli Atenei medi, su un totale di 17 università”. Dal trend relativo alle iscrizioni quali dati emergono? “I dati evidenziano un trend costantemente in crescita da alcuni anni, sia sul fronte delle immatricolazioni, che su quello degli iscritti. Nell’anno accademico 2017/2018, l’Università degli Studi di Brescia ha superato la barriera dei 15.000 studenti iscritti, posizionandosi finalmente tra le Università di medie dimensioni. Sono convinto che il numero di studenti possa ancora crescere, a fronte della programmata differen-

ziazione e aumento dell’offerta formativa”. Quanti di studenti arrivano da fuori provincia? “Gli studenti residenti fuori provincia sono circa il 30%. Bisogna tenere presente che la nostra provincia è molto grande, più grande di alcune regioni italiane, e questa è una parte della spiegazione del dato. Tuttavia l’aumento dell’attrattività al di fuori dei confini provinciali è uno dei nostri obiettivi”. Quali sono le facoltà che richiamano maggiormente l’interesse degli studenti? “Il trend in crescita di immatricolati e di iscritti al primo anno all’Università degli Studi di Brescia ci rende orgogliosi rispetto alla possibilità che la nostra Università ha di contribuire all’innalzamento della percentuale di laureati nel Paese. E questo vale per ciascuna delle nostre quattro macroaree: Medicina, Ingegneria, Economia e Giurisprudenza, escludendo ovviamente medicina, per la quale, essendo a numero chiuso, possiamo solo registrare con un certo rammarico il numero crescente di esclusi al test di ammissione”. Ci sono nuovi percorsi accademici, magari di respiro internazionale, nati dagli attuali scenari dettati dal mondo del lavoro? “Come noto, sono concretamente allo studio le attivazioni di un corso di laurea in Farmacia e di uno triennale in Scienze agrarie. Stiamo anche pensando alla possibilità di offrire un percorso di medicina in lingua inglese ed un corso decentrato di economia a Mantova. Ma la creatività dei nostri docenti forse non si ferma qui. Le lauree professionalizzanti recentemente introdotte dal MIUR sono un’altra opportunità che vagliamo con grande interesse, soprattutto nell’area di ingegneria”. Quali elementi a suo avviso rendono un Ateneo più ‘attraente’ rispetto ad un altro? “L’attrattività di un Ateneo si gioca sulla qualità dell’offerta formativa e della ricerca, che si costruisce col tempo e con il contributo di tutti i docenti e ricercatori e con il supporto indispensabile del personale tecnico amministrativo e ausiliario. Certamente oggi conta molto anche la capacità di intercettare le sfide globali (per questo stiamo investendo molto sul percorso di alfabetizzazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite). Non vanno però trascurati nella scelta degli studenti anche i servizi offerti dall’Università e dalla città. Per questo la collaborazione con gli Enti locali e solida e duratura e alcuni investimenti strutturali che abbiamo in programma vanno nella direzione di offrire migliori servizi agli studenti del centro storico e del campus nord”. Didattica e ricerca: sono queste le mission dell’Università italiana? “Queste sono le missioni tradizionali e consolidate. Stiamo lavorando per migliorare anche le capacità didattiche dei


NELL’ANNO ACCADEMICO 2017/2018, L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA HA SUPERATO LA BARRIERA DEI 15.000 STUDENTI ISCRITTI, POSIZIONANDOSI FINALMENTE TRA LE UNIVERSITÀ DI MEDIE DIMENSIONI

UNIBS DAYS 2018 Venerdì 11 e sabato 12 maggio si è svolta la quinta edizione degli UnibsDays, il principale evento di Orientamento dell’Università degli Studi di Brescia. Due giornate dedicate ai 70 anni della Costituzione Italiana. Non solo orientamento in Piazza Paolo VI con i punti sui corsi di studio e i servizi dell’Università degli Studi di Brescia, ma anche incontri e laboratori. Il cuore di UnibsDays è stata la Staffetta della Costituzione, la maratona di lettura della Carta Costituzionale che ha visto le Autorità e la cittadinanza alternarsi sul podio di UnibsDays in Piazza Paolo VI, per la lettura dei 139 articoli della Carta Costituzionale. Ospite d’eccezione, Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio. Sono intervenuti anche Roberto Barbieri, Direttore Generale OXFAM Italia; Francesco Viganò, Giudice della Corte Costituzionale e Roberto Defez, Senior researcher dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr di Napoli. UnibsDays è anche spettacolo: la due giorni ha ospitato la pièce teatrale «La tragedia di Riccardo» e lo spettacolo scritto e interpretato da Filippo Garlanda, “Repubblica: racconto costituzionale per voce e fisarmonica”. In chiusura, il concerto dell’orchestra «Antonio Vivaldi», diretta da Lorenzo Passerini; al pianoforte: Roberto Cappello e Rebecca Vianelli. Il prof. Giovanni Turelli, delegato del Rettore all’orientamento


docenti, con un corso condotto in collaborazione con i pedagogisti della Sede bresciana dell’Università Cattolica. Puntiamo alla promozione di una didattica innovativa e di qualità, anche sperimentando nuove modalità d’apprendimento. Nella ricerca, l’Università degli Studi di Brescia investirà sul reclutamento di nuovi ricercatori, linfa vitale di ogni attività in questo campo: quest’anno prenderanno servizio almeno 24 nuovi ricercatori. Stiamo anche potenziando la nostra presenza nelle sedi europee dove si deciderà l’allocazione delle risorse per il nono programma quadro di ricerca e sviluppo”. Recentemente si è svolta la V edizione di ‘UniBsDays’, quest’anno interamente dedicata ai 70 anni della Costituzione Italiana. Questo uscire fuori dalle sedi istituzionali e riversarsi in città è la nuova tendenza per tanti Atenei, non è così? Quali benefici ne conseguono? “Festeggiare l’importante anniversario della nostra Carta costituzionale non è stato un semplice atto di omaggio; l’università è un luogo di crescita e formazione culturale umana che incarna molti dei principi fondanti della Repubblica. Si pensi alla libertà di insegnamento, alla libertà di espressione del proprio pensiero, all’inclusività, al superamento di ogni barriera culturale, religiosa ed etnica che è per noi esperienza quotidiana. L’Università che si apre alla città è anche un riconoscimento per una città che qualche decina di anni fa ha fortemente voluto una sua università. Portare nel cuore storico pezzi dei nostri laboratori di ricerca per mostrare a tutti la nostra offerta formativa e le nostre quotidiane attività di ricerca realizza la cosiddetta “terza missione”, la diffusione della cultura al di fuori dell’ambito universitario. I benefici che ci aspettiamo sono innanzitutto gli studenti e le studentesse che confidiamo possano scegliere di studiare a Brescia. Parimenti confidiamo umilmente di contribuire alla crescita della conoscenza e della civiltà nella quale operiamo” Che idea si è fatto del tentativo fallito di istituire all’interno dell’ex caserma Randaccio un nuovo campus universitario? “L’esigenza di nuove residenze universitarie è reale, seppure non in dimensioni drammatiche. Per questo abbiamo in programma un intervento, di ridotte dimensioni, su un edificio di nostra proprietà. Il recupero dei contenitori storici in disuso che vi sono in città è operazione meritoria, ma ampiamente nelle mani delle istituzioni proprietarie e dell’Amministrazione comunale. Siamo disponibili ad ogni operazione che sia economicamente sostenibile e giuridicamente percorribile. V’è anche da sottolineare che il modello scelto nel passato per il centro storico è quello di sedi diffuse, che hanno ampiamente contribuito a riqualificare parti importanti della città (si pensi al quartiere di San Faustino). Non escludo nessuna possibilità per il futuro, ma il vero campus, se vogliamo sul modello delle università straniere, dovrà consolidarsi a nord, dove auspico che si possa creare una piena continuità delle nostre strutture e dove abbiamo in animo di potenziare la dotazione di aule e laboratori”. Orientarsi nella scelta universitaria è sempre stato importante: quali possibilità offre l’Università degli Studi di Brescia? “L’offerta formativa dell’Università degli Studi di Brescia si compone di 24 corsi di laurea triennale e 21 di laurea magistrale e a ciclo unico, per le macroaree di Medicina, Ingegneria, Economia e Giurisprudenza; 11 corsi di laurea in Professioni Sanitarie a Brescia, 3 a Cremona e a Mantova, 1 a Desenzano, Chiari e Esine; 37 Scuole di specializzazione di area medica, odontoiatrica e per non medici. Cinque percorsi di laurea magistrale sono interamente in lingua inglese. Vi sono poi otto scuole di dottorato per un totale di circa 60 borse di studio”. Come sono i rapporti con la politica? Recentemente, in virtù di un episodio per cui è stato criticato e che ha avuto modo di smentire, ha ribadito il suo punto di vista circa l’inopportunità di un coinvolgimento del Rettore in campagna elettorale. È corretto? “La funzione istituzionale che ricopro richiede un’imparzialità rispetto alle competizioni elettorali ed una uguale attenzione alle iniziative a favore o che coinvolgono l’Università che qualsiasi forza politica voglia portare avanti”.

UNO STUDENTE ‘TIRA’ L’ALTRO



AL GRANDE

DA OTTOBRE A DICEMBRE


LA FONDAZIONE DEL TEATRO GRANDE DI BRESCIA HA PRESENTATO LA STAGIONE SETTEMBRE-DICEMBRE 2018 Convivono in un unico cartellone opera, danza e un’importante proposta concertistica che spazia dalla musica sinfonica e da camera a quella barocca, dal jazz alla contemporanea. Con un’offerta plurale sempre più ampia, la Fondazione del Teatro Grande prosegue il percorso di rinnovamento intrapreso negli ultimi anni per rendere il Teatro uno spazio aperto a più generi e a un pubblico diversificato, anche anagraficamente. Un percorso che trova conferma nella crescente domanda e relativa partecipazione del pubblico e che alimenta una positiva e crescente frequentazione del Teatro Grande non solo da parte degli spettatori, ma anche da parte di artisti che rinnovano di anno in anno le loro collaborazioni con la Fondazione.

La Stagione Settembre-Dicembre 2018 presenta un caleidoscopio di suoni e immagini con artisti provenienti dall’Argentina, dall’Estonia, dall’Italia, dalla Svizzera, dalla Finlandia, dalla Germania. La danza e la musica contemporanea, il barocco e il jazz, la musica sinfonica e la musica da camera offrono un panorama articolato e suggestivo, trasversale per politiche ed estetiche, a sottolineare le infinite variazionidei linguaggi e delle politiche artistiche.


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DA OTTOBRE A DICEMBRE

Dopo l’inaugurazione della Stagione Opera e Balletto gli appuntamenti in Sala Grande si apriranno con la musica: il 23 ottobre l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia torna nuovamente a Brescia - nell’ambito di un progetto triennale con la Fondazione del Teatro Grande - questa volta diretta dal Maestro Mikko Franck, recentemente nominato Direttore Ospite Principale dell’Accademia. Finlandese d’origine, Mikko Franck è uno dei direttori più importanti della sua generazione, affermatosi a livello internazionale sui palcoscenici sinfonici e operistici. Ospite fisso della Staatsoper di Vienna, apprezzato interprete del repertorio contemporaneo, Mikko Franck è considerato uno specialista del repertorio romantico. La prestigiosa compagine orchestrale italiana, una delle più affermate degli ultimi anni, eseguirà a Brescia un raffinato programma che prevede l’Ouverture-fantasia dal Romeo e Giulietta di Ciajkovskij, il Concerto per violoncello di Édouard Lalo e la Sinfonia n. 2 di Jean Sibelius. Nel secondo brano il pubblico avrà la possibilità di ascoltare la violoncellista argentina Sol Gabetta che ha raggiunto fama internazionale dopo la vittoria del Crédit Suisse Young Artist Award nel 2004 e il successivo debutto con la Wiener Philharmoniker diretta da Valery Gergiev. Martedì 30 ottobre alle 20.30 la Stagione accoglierà lo spettacolo Giselle della compagnia The Dance Factory di Dada

Masilo, coreografa e danzatrice straordinaria di origini sudafricane. Dopo Romeo e Giulietta del 2008 (premio “Standard Bank Young Artist Award”), Carmen del 2009 e Swan Lake del 2010, Giselle è la quarta reinterpretazione di un classico da parte di Dada Masilo che da sempre riflette sulla narrazione per trovare nuove modalità di indagine delle fiabe con l’obiettivo di ricondurle a ciò che si intende come “reale” nell’epoca di oggi Il 20 novembre alle 20.30 si terrà Still Requies, opera del compositore Mauro Montalbetti. Lo spettacolo, coprodotto dal Teatro Grande, vuole rendere omaggio, ricordare, far riflettere sull’enorme tragedia della Prima guerra mondiale a cento anni dal conflitto attraverso una particolare idea di Requiem laico, che unisce testi di diversa provenienza (poetici, sacri, politici, pacifisti, popolari) e lingua, con l’obiettivo di creare una drammaturgia che non perda mai l’intenzione di essere poetica, meditativa e politica nella sua complessità. L’ampia struttura architettonica si traduce nella fusione di più forme: sezioni corali, movimenti esclusivamente strumentali - con solista concertante - Lieder per voce, strumenti e coro, brevi melologhi dell’attore accompagnati dal canto e dal gruppo strumentale. Sul palco il tenore solista Mirko Guadagnini, l’attore Marco Baliani, il coro femminile Liederiadi Chorus e AltreVoci Ensemble diretti da Eddi De Nadai.


Sarà una prima italiana la Callas del Ballet du Grand Théâtre de Genève, in scena giovedì 6 dicembre alle 20.30. Una serata eccezionale perché Reinhild Hoffmann – figura emblematica della generazione d’avanguardia del Tanztheater, insieme a Johann Kresnik, Gerhard Bohner, Pina Bausch e Susanne Linke – riallestisce con il Ballet du Grand Théâtre un pezzo storico del 1983, pietra miliare del Teatrodanza. Il lavoro è dedicato a Maria Callas che ha interpretato e segnato con il suo inconfondibile stile tutte le eroine “dal destino fatale”, una grande donna che è stata al tempo stesso musa e pioniera. L’ultimo appuntamento in Sala Grande vedrà protagonista Paolo Fresu, uno dei più apprezzati musicisti jazz italiani. Lunedì 17 dicembre alle 20.30, insieme al suo quintetto e al bandoneonista Daniele di Bonaventura, Fresu darà vita a Jazzy Christmas, un concerto in cui il repertorio jazz incontra, in un affascinante excursus, le melodie della tradizione natalizia esplorando soprattutto quelle meno note al grande pubblico. La scaletta, piuttosto variegata, spazia da brani tratti dal più classico songbook americano ad altri che provengono dalla tradizione popolare. Gli appuntamenti della Stagione 2018 si distribuiranno anche in spazi del Teatro che offrono un contatto ravvicinato tra spettatore e artista, per incontri e performance dall’atmosfera più intima. Il 25 ottobre alle 20.30 il Salone delle Scenografie farà da cornice a uno tra i progetti musicali più interessanti degli ultimi anni, un lavoro che fa della contaminazione fra i generi il suo punto di forza. In the beginning nasce dall’incontro tra la cantante danese Kira Skov e la musicista estone Maria Faust, vincitrice di numerosi premi. Ispirate da un viaggio attraverso le regioni del confine meridionale dell’Estonia, Maria Faust e Kira Skov hanno unito i loro talenti musicali, unici e diversi, in una nuova impresa che mischia universi culturali quasi dimenticati e influssi occidentali con un risultato di grande fascino.


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DA OTTOBRE A DICEMBRE

Tra le proposte di danza, in doppia replica il 9 e 10 novembre alle ore 20.30, andrà in scena in Sala Palcoscenico Borsoni l’ultima produzione di Alessandro Sciarroni, fresco vincitore del più prestigioso premio europeo per il teatro “Premio Europa Realtà Teatrali”, dal titolo CHROMA_don’t be frightened of turning the page, tappa finale del progetto Turning incentrato sull’azione della rotazione, frutto di una approfondita ricerca sul concetto di migrazione. L’azione coreografica sarà eseguita in prima persona dallo stesso Sciarroni, concentrato nella pratica che consente al corpo di girare per un tempo indeterminato senza perdere l’equilibrio. Pur non essendo l’unico, il richiamo più immediato è quello alle danze dei Dervisci rotanti: la durata dell’azione e il graduale aumento del ritmo creeranno, infatti, un legame ipnotico tra il performer e lo spettatore. Nell’ambito della Stagione della Società dei Concerti del Teatro Grande, torneranno gli appuntamenti nel Ridotto del Teatro con la musica da camera, con la musica contemporanea e con la musica barocca. I concerti dell’Ensemble del Teatro Grande coordinato da Sandro Laffranchini, primo violoncello del Teatro alla Scala, sono previsti nei giorni 7 ottobre e 9 dicembre alle ore 11.00 e ancora una volta offriranno al pubblico due raffinati programmi. Il primo vedrà protagonisti Sandro Laffranchini al violoncello e Andrea Rebaudengo al pianoforte, impegnati nell’esecuzione della Sonata op.69 in la maggiore di Beethoven, dell’Introduzione e Polonaise Brillante, op.3 di Chopin e della Sonata di Francis Poulenc. Nella seconda data l’Ensemble proporrà invece un concerto per trio violino, clarinetto e pianoforte. Insieme al violinista Daniele Richiedei e al pianista Andrea Rebaudengo si esibirà al clarinetto Igor Armani. Il programma Mercoledì 28 novembre e martedì 11 dicembre alle 20.30 l’ensemble Sentieri selvaggi proporrà, in due “puntate”, l’antologia Solo musica italiana, una profonda indagine sulla produzione nazionale contemporanea avviata dall’ensemble ormai da diversi anni. Il programma dei concerti prevede brani di Paolo Arcà, Maurilio Cacciatore, Bruno Cerchio, Franco Donatoni, Giancarlo Facchinetti, Francesco Filidei, Mauro Montalbetti, Vanni Moretto e Giorgio Colombo Taccani. Entrambi i concerti si annunciano particolarmente interessanti anche per la presenza in programma di alcune prime assolute. Nella serata del 28 novembre si ascolteranno due brani per sestetto: Due Sogni (da Jorge Luis Borges) di Fabio Massimo Capogrosso e Triple Yellow di Marco Molteni. Martedì 11 dicembre saranno in prima esecuzione Bandstand di Apollonio Maiello – pianista e compositore, classe 1994, considerato un astro nascente del jazz – e Altri Paesaggi di Antonio Giacometti. Per gli appuntamenti con la musica barocca, tre sono le date in cartellone realizzate in collaborazione con le Settimane Barocche di Brescia.



Lunedì 15 ottobre alle 20.30 l’ensemble L’Estravagante, fondato dall’eclettico direttore d’orchestra Stefano Montanari, sarà protagonista del concerto Stravaganze armoniche, su musiche di Bach e Vivaldi. Insieme al Maestro Montanari - considerato uno dei massimi conoscitori della musica del Seicento e del Settecento - suoneranno Maria Grokhotova (violino), Francesco Galligioni (violoncello) e Maurizio Salerno (clavicembalo). Con il recente “Choc de la Musique” ricevuto per il IV volume dei Quintetti di Luigi Boccherini, Enrico Casazza si conferma tra i più accreditati interpreti della musica antica e il suo ensemble La Magnifica Comunità è oggi una delle orchestre italiane su strumenti originali di maggior successo internazionale. Lunedì 12 novembre alle 20.30 si esibiranno per il pubblico del Teatro Grande in un concerto sul tema Lo stile italiano: in esecuzione brani di Corelli, Händel, Merula, Tartini, Veracini e Vivaldi. Considerato uno dei controtenori italiani oggi più apprezzati, Raffaele Pe darà sfoggio delle sue eccezionali doti vocali mercoledì 19 dicembre alle 20.30 accompagnato dall’ensemble barocco La lira di Orfeo. Il programma prevede i suggestivi Concerti sacri di Alessandro Scarlatti. La Stagione darà infine spazio alle iniziative per i più piccoli. Nella seconda metà dell’anno verrà infatti proposto al pubblico delle scuole (25 e 26 ottobre ore 9.00 e ore 11.00) e delle famiglie (27 ottobre ore 16.00) lo spettacolo I love you TOSCA della compagnia Kinkaleri, un progetto che ha come caratteristica principale quella della contaminazione tra i generi in quanto danza, teatro, opera e musica si fondono attr verso un lavoro di ricerca che indaga i nuovi linguaggi della contemporaneità. Dopo Turandot e Madama Butterfly, si conclude quindi con Tosca la trilogia dedicata da Kinkaleri alla riscrittura di alcune opere del Maestro toscano Giacomo Puccini. Per la Stagione settembre-dicembre 2018 si rinnovano anche le vantaggiose politiche di Biglietteria adottate negli ultimi anni. In particolare, oltre al sistema print@ home che consente all’utente che acquista online di entrare in Teatro senza passare dalla Biglietteria, tutti gli spettacoli della Fondazione saranno in vendita anche nelle filiali abilitate di Ubi Banca in Brescia e Provincia. Inoltre continua l’iniziativa TeatroGrandeCard – realizzata in collaborazione con Ubi Banca – che è a tutti gli effetti un abbonamento aperto per la Stagione 2018. La TeatroGrandeCard dà diritto al 15% di sconto sui biglietti (riferito alla tipologia di appartenenza), a sconti al Caffè del Teatro Grande Berlucchi, oltre alle numerose ed esclusive agevolazioni inerenti l’attività del Teatro e alla possibilità di utilizzare la card come una carta di credito prepagata ricaricabile senza spese di attivazione e gestione. Oltre alle consuete riduzioni riservate agli under30 e agli over65, la Stagione Settembre-Dicembre 2018 offre tre tipologie di carnet: il Carnet Danza a 60 euro, il Carnet Musica a 90 euro e uno speciale Carnet Gold a 130 euro. La medesima proposta con prezzi ancora più vantaggiosi è riservata al pubblico under30: il Carnet Danza Under30 a 40 euro, il Carnet Musica Under30 a 60 euro e il Carnet Gold Under30 a 85 euro.



1000 Miglia Charity IL CUORE PULSANTE DELLA 1000 MIGLIA BATTE PER I PICCOLI PAZIENTI DELL’OSPEDALE DEI BAMBINI DEGLI SPEDALI CIVILI DI BRESCIA. IL PROGETTO SOLIDALE PROMOSSO DA AC BRESCIA, 1000 MIGLIA SRL, ALI SOLIDALI, LA ZEBRA ONLUS E UBI BANCA REGALERÀ UN ECOGRAFO DI ULTIMA GENERAZIONE AL REPARTO DI RADIOLOGIA PEDIATRICA Il cuore pulsante della corsa più bella del mondo quest’anno ha un nome: “1000 Migli Charity”, un progetto di raccolta fondi a favore dell’Ospedale dei Bambini di Brescia per acquistare un ecografo di ultima generazione e realizzare una sala ecografica dedicata. Un’iniziativa unica nel suo genere e davvero ambiziosa che, oltre a raccogliere fondi, ha puntato a sensibilizzare la collettività attraverso due “Charity Car” che hanno partecipato alla 1000 Miglia 2018. Un progetto, fortemente voluto da Automobile Club Brescia e 1000 Miglia srl, in collaborazione con Ali Solidali, La Zebra Onlus e UBI Banca. Le due auto protagoniste di questa iniziativa sono state una Mercedes 300 SL Ali di Gabbiano, iscritta alla 1000 Miglia, e una Mercedes 300 SL Roadster, iscritta al Mercedes-Benz Mille Miglia Challenge 2018, messe a disposizione da Ali Solidali, il progetto di Social Responsibility del Gruppo Bonera. Pilotate da testimonial d’eccezione, in una sfida tra due squadre (femminile e maschile), le due auto e i loro piloti hanno promosso il progetto di beneficenza in tutto il tragitto, da Brescia a Roma.




I fondi sono stati raccolti attraverso una lotteria di beneficenza legata alla corsa, tramite le donazioni dirette sul sito 1000migliacharity.it e grazie all’esclusivo Charity Party Dinner, di cui vi proponiamo un ampio reportage, che si è tenuto lo scorso 15 maggio al Museo Mille Miglia e che ha avuto come ospite il celebre musicista Andrea Casta e il suo violino elettrico. A beneficiarne, come detto, una grande eccellenza cittadina, l’Ospedale dei Bambini di Brescia, centro di riferimento europeo per diverse patologie che, quotidianamente, serve un numero crescente di bambini provenienti da tutta Italia e oltre confine. In particolare, i fondi serviranno ad acquisire un apparecchio ecografico di ultima generazione con software in grado di “catturare” gli ultrasuoni ad altissima velocità e sonde pediatriche dedicate, quindi particolarmente adatto anche ai pazienti più piccoli e non collaboranti.


PRO

pOSTA

“Ho partecipato al contest Fiora perché mi piace trovare connessioni tra il mondo visivo e il mondo materico e questà è stata una occasione per farlo”

IT’S TEXTURE TIME!

VINCE SIMONE POLGA IL CONTEST PROMOSSO DA FIORA IN COLLABORAZIONE CON MATTEO RAGNI STUDIO. LA TEXTURE VINCITRICE, PREMIATA AL SALONE DEL MOBILE

Simone Polga

Le texture vincitrice del contest Fiora It’s Texture Time, promosso in collaborazione con Matteo Ragni Studio e riservato ad architetti, designer e studenti internazionali, è “Spring” di Simone Polga. Due le menzioni d’onore a Erica Baffico, e Victoria Azadinho Bocconi. La Commissione esaminatrice, presieduta da Matteo Ragni e composta da altri quattro esponenti provenienti dal mondo del design, dell’imprenditoria e della grafica ha selezionato quasi cento decori che, secondo i giurati, sono in grado di personalizzare e rendere unico il piatto doccia e i pannelli Fiora in Silexpol®, il materiale esclusivo composto da una miscela naturale omogenea di silicio e quarzo agglomerata con un polimero, riciclabile, idrorepellente e ripristinabile. Abbiamo accolto con piacere la proposta di Fiora di ideare e coordinare una “chiamata alle armi” per disegnare una nuova texture dei loro prodotti. Far “parlare” la superficie di un piatto doccia è di per sè una grande sfida progettuale, ma la volontà di indagare nuove possibilità espressive con una call aperta a creativi internazionali ha portato ad un risultato inatteso ed entusiasmante” scrive Matteo Ragni presidente della giuria. Il prototipo della texture vincitrice, esposto al Salone del Mobile presso lo stand dell’azienda sarà valutata per una eventuale produzione.


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A ONN Pagani D O I SPAZa di Elena a cur

QUEL TERRIBILE SENSO DI INADEGUATEZZA Si sente spesso dire che le nostre nonne o bisnonne con sei, sette, otto, dieci o più figli, un numero spropositato, paragonato a quanto succede oggi, riuscissero pure a gestire la casa, e a lavorare, senza mai lamentarsi. Oggi, anche con un figlio soltanto si rischia spesso e non-volentieri di impazzire: riuscire a conciliare le faccende domestiche, il lavoro, il marito, l’asilo o la scuola, i compiti, gli allenamenti e le altre esigenze dei bambini moderni, richiederebbe giornate di almeno 48 ore. Il tasso di natalità in Italia, come sappiamo, registra livelli allarmanti, si attesta attorno all’1,37, contro il 2,01 della Francia, e l’1,5 della Germania. Si calcola che nell’arco di un decennio, dal 2008 ad oggi, nel nostro Paese siano nati 100.000 bambini in meno, praticamente tanti quanti gli abitanti di una città come Bergamo. È un numero davvero spaventoso, che fa riflettere e che dovrebbe immediatamente spingere il governo (sì ma quale?) ad intervenire con coraggiose politiche mirate al sostegno delle famiglie, delle mamme, dei bambini, dei nonni, dell’intero nucleo familiare. Ma come mai si fanno meno figli? Forse perché i ritmi frenetici e i costi non consentono alle persone di gestire più di un bambino o perché si hanno mille timori, mentre nel passato si viveva con dosi decisamente maggiori di sana inconsapevolezza e altrettanto di sana incoscienza. Tuttavia, essere madri, può sviluppare una strana sensazione che fomenta un senso di paura: l’inadeguatezza. Avere un bambino è una gioia meravigliosa, un dono, una benedizione, in tanti casi è il coronamento di un sogno. Ma fare la mamma (e il papà beninteso) è il mestiere più

complesso e difficile al mondo e oggi, che siamo ossessionati da una forma di totale controllo su ogni cosa, ci rendiamo conto che un figlio ci toglie completamente questo “potere”. Questo provoca in molte neomamme la sensazione di inadeguatezza sopracitata. La paura di non essere in grado di gestire un bambino, riuscendo a fare anche ciò che si faceva prima o che si vorrebbe riprendere presto a fare. La gestione del piccolo prima, che richiede uno sforzo fisico non irrilevante, e l’educazione in seguito, sono responsabilità che comportano scelte, decisioni e sforzi da compiere in totale autonomia. Dalle preoccupazioni apparentemente più semplici come “avrà mangiato a sufficienza”, “lo copro troppo o troppo poco”, a quelle più complesse che giungono nelle varie fasi di crescita, le mamme vivono una sorta di continua pressione psicologica che risulta essere snervante. Si pensa troppo, anche questo è vero, ed essere genitori richiede anche una dose quella salutare incoscienza che era propria delle nostre nonne e bisnonne, ma nella società del Cogito ergo Sum imperante, anche cercare di pensare meno risulta complesso. Mamme e papà fatevi forza e siate un po’ più fatalisti, cercate di fare bene, ma non lasciate che i vostri figli diventino delle ossessioni. L’amore non è mai ossessivo, è entusiasmante, coinvolgente, totalizzante, ma non ossessivo, quindi recuperate almeno un po’ di incoscienza.


eMooks: leggere diventa un’avventura ancora più emozionante

Testo Alice Bonanno Fotografie Paolo Biava

A TORRE BOLDONE IN PROVINCIA DI BERGAMO L’ANTEPRIMA INTERNAZIONALE DELL’APP CHE RIVOLUZIONERÀ LA LETTURA

QUI SOPRA IL RESPONSABILE SOUND DESIGNER PIETRO PALETTI A FIANCO LUCA TOM BILOTTA, CEO DI EMOOKS, INSIEME AI SOCI - DA SINISTRA - CIRO DELLA VALLE, ENRICO GIOVANELLI E NICOLA MARCHETTI Il canto dei gabbiani, lo sciabordio delle onde che si infrangono sugli scogli, il fruscio del vento, i passi del protagonista: tutto quello che per ora abbiamo solo immaginato leggendo le pagine di un libro adesso può diventare realtà grazie a eMooks. Un’app ideata dallo scrittore internazionale trentaquatrenne bergamasco Luca Tom Bilotta, che grazie a un algoritmo promette di trasformare la lettura dei libri digitali in un’esperienza “aumentata” arricchita di suoni e rumori. “L’idea è nata quasi per caso, ha raccontato il fondatore e Ceo di eMooks, mentre seguivo un percorso interattivo all’interno di una nave militare a San Diego, in California nel 2014. Un’esperienza talmente suggestiva e appassionante per il visitatore che ho pensato: e se si realizzasse qualcosa di simile per rendere la lettura digitale qualcosa di più coinvolgente e completo?”. Così l’intuizione, entrata tra le migliori 100 start up selezionate a livello mondiale al Web Summit di Dublino nel 2015, è passata in poco tempo da progetto, a unica e innovativa piattaforma di lettura per sistemi iOS e Android. Come funziona. Basandosi su un algoritmo nativo brevettato a livello internazionale capace di riconoscere la velocità di lettura, eMooks fa scorrere sullo schermo del tablet o dello smartphone le frasi sonorizzando il racconto in maniera automatizzata e trasformando la lettura in un’avventura affascinante. Facilissimo perché si può scaricare gratuitamente su App Store o Google Play direttamente su qualsiasi smartphone o tablet. eMooks è stata presentata in anteprima internazionale venerdì 11 maggio nella sua avveniristica sede in via Borghetto, 13 a Torre Boldone in Provincia di Bergamo. Una festa con tanto di cocktail di benvenuto e ricco buffet per illustrare alle centinaia di ospiti presenti le diverse varianti della nuova realtà made in Italy adattabile alla narrativa. Grazie a eMooks le favole della buonanotte dei bambini, i testi scolastici, i fumetti faranno della lettura un’avventura avvincente ricca di musiche, effetti e suoni.

La trama prenderà vita evocando sensazioni e ambientazioni, dando l’impressione di essere davvero immersi all’interno della storia. Ma non solo intrattenimento e puro svago, “eMooks potrà anche essere uno strumento utile per gli studenti che hanno disturbi cognitivi” – ha precisato il suo creatore che è già in contatto con le strutture sanitarie e scolastiche. La presentazione dell’app è stata seguita anche da una visita guidata nel quartier generale di Torre Boldone (Bg): uno spazio di oltre mille metri quadrati che ospita uffici, aree co-working e anche i primi “studi di registrazione per libri” dove gli effetti riprodotti da eMooks vengono registrati. Già apprezzatissimo da molte case editrici italiane, l’applicazione ha riscontrato anche ampio successo all’estero, soprattutto in Corea del Sud e Giappone. E proprio da questi tre mercati l’avventura di eMooks inizierà a partire da dicembre 2018: “L’applicazione verrà lanciata sul mercato italiano e coreano a partire da dicembre, mentre in Giappone il lancio è previsto entro marzo 2019. Inizieremo a proporre ai lettori fumetti internazionali, manga e favole per bambini mentre per la narrativa di genere si dovrà attendere almeno un anno. Entro il 2019 proseguiremo il lancio dell’applicazione nel Regno Unito, Nord Europa fino agli Stati Uniti e Canada”. Prima del lancio sul mercato, eMooks verrà però presentata alla stampa internazionale nel corso della kermesse “Seoul International Book Fair” il 23 giugno 2018, la più importante fiera letteraria asiatica.

eMooks Srl

Via Borghetto, 13 Torre Boldone (Bg) Tel. 035 249 545 www.emooks.net


LUCA TOM BILOTTA CEO E IDEATORE DI EMOOKS


CHI C’ERA

INAUGURATA LA NUOVA SEDE ABC L’ASSOCIAZIONE BRESCIANA COMMERCIALISTI HA BATTEZZATO LA NUOVA SEDE DI VIA RODI 19 CON LA TRADIZIONALE ASSEMBLEA ANNUALE

Sono passati ormai più di 50 anni dalla nascita dell’Associazione Bresciana Commercialisti, cellula provinciale dello storico Sindacato Ragionieri, e quasi 20 dalla sua prima sede operativa inaugurata nel 1999: tante cose sono cambiate… in meglio! Basti pensare che lo scorso 4 maggio la tradizionale assemblea annuale, il cui invito è rivolto ai 650 iscritti dell’Associazione, è stata organizzata nel nuovo quartier generale di via Rodi al civico 19: 300 metri quadrati di uffici impreziositi da una spaziosa e funzionale sala conferenza, dotata delle più moderne tecnologie, intitolata a Renato Bulgarini, consigliere dell’Associazione venuto a mancare lo scorso anno. Uno spazio strategico e prestigioso per continuare a proporre attività formative e per agevolare chi non risiede in città. “Un punto d’appoggio importante - ci ha raccontato la Dott.ssa Eugenia Salvadori, confermata al vertice di ABC. Abbiamo scelto una sede di queste dimensioni per venire incontro ai colleghi che non hanno uno studio in città e che devono incontrare spesso e volentieri clienti che risiedono a Brescia. Disponiamo di una moderna sala conferenze, dotata di wi-fi e collegamenti video, con dodici posti a sedere e un tavolo presidenziale, di un’ampia sala riunioni con 70/80 posti a sedere ed, infine, di un’altra saletta per otto persone più intima e raccolta. Oggi l’associazione che ho il piacere di presiedere vanta 650 iscritti residenti a Brescia e provincia ma vi sono colleghi anche di Bergamo e Cremona: negli ultimi 15 anni abbiamo registrato un boom di iscrizioni dal momento che, a ciascun iscritto, garantiamo un Master Tributario d’aggiornamento gratuito ed annuale di otto giornate (quello in programma quest’anno è stato proposto anche in 3 sedi dislocate, Breno, Manerbio e Salò), organizziamo corsi e iniziative formative a costi d’iscrizione contenuti, inviamo una circolare giornaliera con tutte le novità in ambito fiscale e tributario e diffondiamo un giornale mensile per i collaboratori di studio in modo che dispongano di tutte le novità introdotte ogni mese dal legislatore”. Ma non è tutto perché nella sede appena inaugurata ha trovato spazio anche ABC Servizi, società partecipata al 100% da ABC che cura e propone servizi offerti ai commercialisti, oltre all’espletamento di una serie di pratiche esterne come per esempio quelle camerali, visti IVA, presentazione bilanci ecc.

Ph. Lorenzo Passini - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it



ANDREA MAINARDI: Il biondo atomico


Testo Tommaso Revera - Fotografie Officina Media

A TU PER TU CON IL VULCANICO CHEF ANDREA MAINARDI, BERGAMASCO D’ORIGINE E BRESCIANO D’ADOZIONE Se nell’immaginario collettivo la figura dello Chef è quella di una persona seria, rigorosa e un po’ ingessata, bene potete dimenticarla. Andrea Mainardi, eclettico protagonista della cucina italiana, incarna tutt’altro spirito. Dinamico, intraprendente e con l’argento vivo addosso ma, al tempo stesso, spontaneo, simpatico e molto giocherellone. Sono questi i tratti distintivi per cui è diventato quello che è oggi: uno stimato talento della cucina tricolore e un apprezzatissimo personaggio televisivo. Il biondo atomico, come in genere lo definiscono, è un fiume in piena che, va detto, non ha lesinato sacrifici durante la sua lunga gavetta professionale. Rispetto agli chef tradizionali tu rompi un po’ gli schemi: sei sprezzante, intraprendente e molto dinamico. Credi siano state queste le caratteristiche che ti hanno permesso di arrivare dove sei oggi?

“Ho ricevuto una grande educazione da parte dei miei genitori e ho avuto modo di formarmi professionalmente grazie ad una lunga gavetta. Ricordo, per esempio, i tempi in cui lavoravo all’Albereta per Gualtiero Marchesi insieme ad Andrea Berton… Avendo fatto un percorso del genere, mi sono permesso di scegliere di lasciar libero sfogo alla mia personalità, al mio carattere estroverso e un po’ giocherollone, perché fondamentalmente c’erano delle buone basi”. Quando è scoccata la passione per la cucina? “Già all’età di 8 anni avevo capito che la mia missione nella vita era fare il cuoco. Mi capita ancora oggi di sfogliare qualche album a casa dei miei genitori: io ero spesso ritratto con le pentole in mano. Per certi versi sapere cosa fare da grande è stata anche una fortuna: non ho perso tempo a fare altro”.


Come giudichi questa crescente attenzione nei confronti del cibo? “Sicuramente la televisione ha accelerato questo processo senza contare Internet, uno strumento grazie al quale inserire una parola su Google e vedere apparire ‘il mondo’. Se da un lato l’accresciuta consapevolezza nei confronti del cibo ha fatto bene a tutti, dall’altra oggi si credono tutti chef ma bisogna ricordarsi che non è proprio così automatico”. Cosa significa fare lo chef? “Significa essere responsabili di una cucina. Ben vengano i lavori nati da internet, così come è bello vedere persone cimentarsi in professioni nuove. Ma poi la vita reale in un ristorante è un’altra cosa”. Un concetto questo che ribadisci anche i giovani del CFP Canossa di Bagnolo Mella dove insegni la tua professionalità e competenza. Non è così? “Esattamente. Nei panni del professore cerco di trasmettere alcuni concetti utili che, durante la mia esperienza, mi hanno fatto crescere. Uno tra tutti è che non funziona come si vede in televisione…”. L’errore più grande di un giovane che si accosta a questa professione? “Iscriversi all’Alberghiera solo perché si idolatrano i personaggi della televisione o perché si ritiene sia tutto semplice. Io sono andato avanti non so quanto a lavar pavimenti e pelar patate”. A 23 anni, insieme ad altri soci, hai avuto l’ardire di aprire Officina Cucina, un ristorante con un solo tavolo: una scelta audace e decisamente in controtendenza. “Sì, dettata anche dalla sopravvivenza perché per aprire un ristorante bisogna disporre di parecchie risorse economiche. L’idea di farlo con un solo tavolo mi permetteva di avere un’uscita contenuta e di disporre di tutto il tempo necessario per occuparmi anche di altro. Diciamo che ho avuto fortuna, anche se me la sono andata a cercare, rischiando tutto ciò che avevo ed è andata bene”. Oggi cosa manca ai giovani nel mondo del lavoro? “Penso la fame. Cosa che io in 34 anni ho ancora sia pur per motivi diversi: a 18 anni avevo fame di imparare e di essere il numero uno nella brigata di Gualtiero Marchesi, adesso invece ho la fame di riuscire ad arrivare a certi traguardi che mi sono prefissato a medio lungo termine”.

Il tuo ricordo personale di Gualtiero Marchesi? “Ricordo che eravamo tantissimi in cucina all’Albereta eppure quando entrava il Maestro ci impettivamo tutti quanti e il coro era ‘Buongiorno Sig. Marchesi’. Esattamente come a scuola quando in aula entra il professore. Avevamo tutti una grande stima e un profondo rispetto per Gualtiero che ci ha insegnato grandi cose. Non a caso tutti quelli che sono passati da lui qualcosa nella vita han fatto”. Ti preoccupi tanto, anche in televisione, di aiutare le persone a cucinare. Tu, invece, riesci a goderti qualche buon piatto? “Purtroppo essendo sempre in viaggio mangio male. Il mio menù tipico è il classico ‘paninazzo’. Essendo sempre tirato coi tempi, poi, vado in fame da prestazione, da ansia, e quindi mangio malissimo. Pian piano conto di rimettermi un po’ in forma: non si può passare la vita così”. Anche a livello televisivo te la cavi molto bene: sei spontaneo e disinvolto. C’è una persona a cui sei grato in questo senso? “Sicuramente Antonella Clerici che ringrazierò per tutta la vita. La riconoscenza che nutro nei confronti di questa donna sarà per sempre. Molto di quello che ho e sto per fare lo devo a lei. Poi sicuramente anche la scuola che ho fatto su Sky con Fox Life è stata un’esperienza molto importante: lì ho imparato molte cose che ho portato con me a La Prova del Cuoco”. Una bella emozione quando si accende la telecamera, no? “Indubbiamente. Ricordo ancora le parole di Antonella Clerici che la prima volta mi disse: ‘Andrea, divertiti’. Credo sia stato questo il consiglio più saggio. Ciò mi ha consentito sin dal principio di sprigionare tutta la mia spontaneità: se mi sento libero, infatti, sono in grado di dare il 600% perché ho questo carattere”. Effetti collaterali del mondo dello spettacolo? “La popolarità può far sfollare. Sentirsi importanti va bene ma è opportuno mantenere i piedi per terra, ricordandosi da dove siamo venuti. Questo perché appena si chiude con la televisione le persone alle quali hai dato magari una pedata nel culo poi non torneranno più”. Bergamasco d’origine ma bresciano d’adozione. Quali aspetti accomunano il bresciano al bergamasco? “Condividono una mentalità molto simile: entrambi sono grandi lavoratori e con una gran voglia di far qualcosa nella vita”.

UNA CUCINA MOLTO PERSONALE NATA DALL’EVOLUZIONE DEL CONTATTO DIRETTO CON IL COMMENSALE CHE EVADE DAI CLASSICISMI DELLE COTTURE E STRIZZA L’OCCHIO A PRESENTAZIONI ESTREME: QUESTI, IN SINTESI, I TRATTI PECULIARI DELLA CUCINA PROPOSTA DA ANDREA


DOPO L’INCENDIO

il restauro evocativo dell’appartamento di Vittorio Emanuele ii al castello di Moncalieri

L’appartamento di Vittorio Emanuele II si sviluppa al piano nobile del castello, nella porzione destra della manica centrale estendendosi fino ad occupare l’intero spazio del torrione sud est. Prima dell’incendio (5 aprile 2008), l’assetto interno corrispondeva ancora sostanzialmente al progetto di riallestimento condotto a metà Ottocento dall’architetto Domenico Ferri per volontà di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo. L’incendio, che ha interessato la porzione superiore del torrione sud-est, ha prodotto considerevoli danni anche al piano nobile, dove alcuni ambienti dell’appartamento hanno subito danneggiamenti tali da cancellare completamente la consistenza.


Degli ambienti più direttamente interessati dal fuoco, dall’acqua di spegnimento e dal crollo dei solai superiori, solo la Camera da letto della Regina e il Guardaroba avevano mantenuto, al di là della perdita delle volte, una certa integrità nelle pareti e negli arredi. Il prezioso Gabinetto di toeletta della Regina era, invece andato totalamte distrutto così come l’adiacente Sala del Proclama e la vicina Camera da letto del Re. Le condizioni estremamente diversificate degli ambienti hanno creato non poche difficoltà nell’individuare un progetto di restauro e di restituzionedegli spazi che potesse risultare filologicamente corretto e coerente nell’insieme. Ad una parte degli ambienti sostanzialmente conservata, faceva riscontro la zona legata al torrione incendiato che aveva perso del tutto le sue caratteristiche sia decorative che fisiche. Inoltre, le sale interessate ai danni più gravi presentavano fra di loro condizioni molto differenti: per la Camera da letto della Regina, il Guardaroba grande, il Gabinetto di toeletta del Re si poteva restituire l’assetto riferito


DOPO L’INCENDIO il restauro evocativo dell’appartamento di Vittorio Emanuele ii al castello di Moncalieri

al momento prima dell’incendio procedendo con un restauro di tipo “tradizionale” ma per i tre ambienti perduti - Gabinetto di toeletta della regina, Sala del Proclama e Camera da letto del Re - una ricostruzione appariva quanto mai problematica sia per l’insufficienza di dati materiali ancora sopravvissuti, sia per le limitatissime documentazioni archivistiche disponibili. una riproduzione “dov’era/com’era” - al di là di ogni possibile implicazione sull’opportunità di riproporre tale strada di restituzione - risultava di fatto impraticabile, anche perché si sarebbe dovuta affrontare il difficile tema di cosa fare delle porzioni residue di arredi fissi come chiambrane, parti di boiseries scolpite e tutta la porzione inferiore degli arredi del Gabinetto di toeletta della Regina che ancora avevano mantenuto le loro caratteristiche decorative e, in taluni punti, anche la doratura finale. Una totale ricostruzione doveva passare necessariamente attraverso la loro rimozione. Il progetto d’intervento è stato pertanto avviato con l’obiettivo prioritario di conservare tutto quanto risultasse ancora in opera, a partire dai pavimenti lignei, in buona parte ancora esistenti anche se in gravi condizioni determinate più dall’acqua di spegnimento che dal fuoco. La scelta di conservare e consolidare tutto quanto ancora rimasto ha portato a sperimentare preventivamente tecniche innovative per trattare le porzioni carbonizzate.


il restauro evocativo dell’appartamento di Vittorio Emanuele ii al castello di Moncalieri


Analogamente, si è previsto di conservare e consolidare i residui di intonaco ancora in opera custodendo nel contempo tracce di decorazioni riferibili ad assetti precedenti emerse a seguito della distruzione delle tappezzerie e del boiseries legate all’”ammodernamento” voluto da Vittorio Emanuele II. Definite le modalità del restauro conservativo delle superfici, rimaneva il tema della presentazione di tali ambienti affinché ritornasse assolutamente fruibile e godibile l’intero Appartamento senza averne cancellata la storia, neppure quella traumatica dell’incendio, che non si intendeva, però, lasciare drammaticamente in vista. l’unica strada percorribile rimaneva quella evocativa, ma a Moncalieri il tema risultava più arduo perché occorreva evocare ambienti praticamente persi consentendo nel contempo di percepire ciò che ancora era stato possibile salvaguardare.


il restauro evocativo dell’appartamento di Vittorio Emanuele ii al castello di Moncalieri


Era quindi necessario individuare un sistema di rivestimento delle pareti che potesse risultare sufficientemente trasparente da lasciar intravvedere l’effettiva condizione delle murature sottostanti e, contemporaneamente, fosse in grado di evocare quanto invece perso. Le intense e complicate ricerche hanno portato ad individuare nel sistema “soffitto teso Barrisol” una possibile via d’uscita: si tratta di teli in PVC atossico, lavabile, smontabile e rimandabile, leggerissimo. in classe 1 per reazione al fuoco. Dopo numerose prove preliminari, è stato individuato un sistema di stampa che ha consentito di riprodurre, per soffitti e pareti, il disegno della preesistenza (tappezzerie, boiseries, cornici e decori sia dipinti che in stucco) in modo tale da poter suggerire al visitatore l’assetto dei vari ambienti prima dell’incendio. La stampa è stata effettuata in tono monocromatico su sfondo trasparente. All’interno dei telai perimetrali di sostegno, è stato posizionato un impianto di illuminazione che consente, tramite l’accensione e lo spegnimento, di evidenziare l’evocazione dell’assetto perduto o la percezione di quanto ancora rimasto o restaurato. Con delicate sfumature di luce sono state inserite suggestioni del colore preponderante di ciascun ambiente. Mentre per la Camera da Letto della Regina e per il Guardaroba grande, il sistema Barrisol è stato applicato unicamente nella costruzione delle volte, per restanti ambienti si è esteso sia sui soffitti che sulle pareti. Le sale sono state inoltre dotate di totem tecnologici che accolgono, insieme agli impianti di illuminazione, elettrici e di sicurezza, anche schermi touch screen attraverso i quali è possible apprezzare, fin nel minimo dettaglio, gli esiti del restauro grazie a riprese fotografiche immersive UHD effettuate prima dell’allestimento evocativo. Le immagini sono state integrate in un progetto di didattica interattiva che consente di vedere lo stato ante-incendio con brevi commenti esplicativi. Il team di progettazione degli apparati evocativi - inizialmente composto del binomio Beppe Merlano (Archeostudio - Novi Ligure) e Maria Carla Visconti (SBAPTo) - si è avvalso poi nella fase di progettazione esecutiva della collaborazione degli architetti Nadia Ostorero (SBAPTo) e Stefano Galletti (Archeostudio - Novi Ligure) e per la realizzazione Dario Gusmini dell’azienda Fap Resine concessionario Barrisol, supportato da un team di aziende specializzate di illuminazione, grafica e carpenteria metallica.

Si ringrazia il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Polo Museale del Piemonte autorizzazione del 15/09/2016 prot n. 3663 - 28.13.10/5


IL SISTEMA BARRISOL È COMPOSTO DA UN TELO IN PVC CHE SI TENDE LUNGO IL PERIMETRO GRAZIE AD UN SISTEMA DI FISSAGGIO BREVETTATO, ADATTANDOSI AD OGNI TIPO DI FORMA PER RINNOVARE, DECORARE, ISOLARE E PUÒ INTEGRARE QUALSIASI TIPO DI ELEMENTO COME FARETTI O CONDIZIONATORI. OLTRE 200 FINITURE, DA TELI LACCATI, SATINATI, LUMINOSI, SPECCHIANTI, ACUSTICI E MOLTO ALTRO.

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anni azzurri A cura del Direttore Dr. Vito Nicola Mastromarino vitonicola.mastromarino@anniazzurri.it

ANNI AZZURRI REZZATO: CON LA RSA APERTA RISPOSTE PERSONALIZZATE AL DOMICILIO DELL’ANZIANO Alla cura e assistenza degli ospiti accolti in struttura la Residenza Anni Azzurri di Rezzato affianca un importante servizio a favore del territorio: un aiuto alle famiglie che al domicilio si prendono cura di anziani non autosufficienti o affetti da demenza. Il servizio, denominato “RSA aperta”, è gratuito ed è stato avviato da Regione Lombardia a partire dal 2014, consolidandosi nel tempo. “In questa cornice si inserisce l’attività di Anni Azzurri Rezzato, che grazie alla lunga esperienza maturata nell’ambito della terza età e della non autosufficienza attraverso servizi residenziali, aderisce al progetto “RSA aperta” per dare risposte qualificate alle famiglie”, ha sottolineato il direttore della residenza Anni Azzurri Rezzato, dottor Vito Nicola Mastromarino. “Con questo servizio siamo in grado di raggiungere le famiglie in difficoltà anche al loro domicilio, con interventi e prestazioni individualizzati, che vengono effettuati dai nostri professionisti: medici, infermieri, operatori d’assistenza Asa/Oss, educatori professionali, fisioterapisti, assistente sociale e psicologo”. Nello specifico, gli operatori della Residenza Anni Azzurri effettuano interventi di valutazione del contesto familiare e ambientale in cui è inserito l’anziano, curano l’addestramento del caregiver (si affianca il familiare nella gestione del proprio caro fragile, per un tempo circoscritto, ad esempio nell’ambito dell’igiene personale o dell’organizzazione di vita, fornendo istruzioni e consigli pratici), il care management ovvero il monito-

raggio degli interventi, attraverso supporto e accompagnamento. E ancora provvedono all’integrazione del lavoro del caregiver e alla sua sostituzione temporanea, per assicurare al familiare un aiuto e momenti di sollievo, ed effettuano interventi qualificati di accompagnamento dell’anziano fragile, per favorire socialità e autonomia motoria, oltre a interventi di stimolazione cognitiva, conseling, terapia occupazionale e molte altre attività - da svolgersi anche presso la RSA - come attività fisioterapica, interventi che agiscono sulla sfera cognitivo-comportamentale, relazionale ed emotiva. Una gamma di servizi socio-sanitari, articolati in un percorso organico e personalizzato, che ha lo scopo di mantenere il più a lungo possibile le capacità residue della persona assistita e rallentare, dove possibile, il decadimento delle diverse funzioni e quindi la disabilità del paziente preso in carico. Il servizio è destinato alle famiglie che assistono a casa anziani affetti da demenza e anziani non autosufficienti con più di 75 anni: per accedervi è necessario rivolgersi all’ufficio URP o all’Assistente sociale della Residenza Anni Azzurri Rezzato per compilare la domanda di richiesta del servizio. Il soggetto erogatore elaborerà un progetto assistenziale per offrire un servizio il più possibile individualizzato sui bisogni dell’anziano. Per informazioni sul servizio o approfondimenti è possibile contattare Anni Azzurri Rezzato al tel. 030/25971. Mail: residenzarezzato@anniazzurri.it.

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CHI C’ERA

A PUNTO OTTICO HUMANEYES L’OSCAR DEGLI OCCHIALI Qualità senza griffe e bellezza eticamente certificata. “L’etica è madre dell’estetica” è il claim di Punto Ottico Humaneyes che da venticinque anni ha scelto di puntare sulla qualità e bellezza di prodotti eticamente certificati piuttosto che su griffe famose. Occhiali da sole, da vista, lenti personalizzate e su misura diversificano l’offerta del negozio rispetto agli standard della grande distribuzione proponendo qualcosa di speciale, introvabile altrove e per questo unico. Una mission che nel 1991 quando l’imprenditore veneto Domenico Concato avviò la prima attività ad Alte Ceccato in provincia di Vicenza sembrava una sfida impossibile. Oggi a distanza di anni Punto Ottico Humaneyes può vantare di aver avuto un’intuizione vincente arrivando ad avviare sei shop in Italia, a Milano, Vicenza, Verona, Brescia, San Bonifacio e ben due a New York, precisamente a Manhattan e a Brooklyn, distinguendosi nel mondo. Mercoledì 9 maggio alle 18 Punto Ottico Humaneyes ha aperto le porte dei suoi spazi luminosi ed eleganti di via Gramsci 13 a Brescia a centinaia di curiosi e clienti. L’occasione è valsa per presentare le collezioni e brindare a un grande riconoscimento: il premio Silmo d’Or (praticamente l’Oscar degli occhiali) conferito a Parigi a Veronika Wildgruber, la designer berlinese del miglior occhiale da sole del 2017/2018 e che per Punto Ottico produce creazioni stilose e speciali. Prodotti eticamente certificati, originali e inimitabili che sono sotto lo sguardo di tutti.

Ph. Luca Mazzocco - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it



Areadocks: nasce un nuovo spazio take-away

Lo shop Pasticceria & Gelateria è un nuovo spazio di Areadocks aperto al pubblico per l’asporto 7 giorni su 7. Gelateria e pasticceria tradizionale e internazionale, all’insegna dell’artigianalità e della qualità. Uno shop in cui scoprire i prodotti che una preparata squadra di pasticceri e gelatai produce e sforna quotidianamente nel nuovo laboratorio interno ponendo grande attenzione verso le intolleranze, l’aspetto alimentaristico e la stagionalità dei prodotti, come nel DNA Areadocks. Orari: dal Lunedì al Venerdì dalle 11:00 alle 24:00; Sabato e Domenica dalle 9:00 alle 24:00.

NOTIZIE DALLE AZIENDE Prende il via a Brescia e-BICIMIA: il nuovo bike sharing elettrico

Comune di Brescia e Gruppo Brescia Mobilità hanno presentato e-BICIMIA: il nuovo servizio sperimentale che porta la famiglia di Bicimia ad allargarsi ulteriormente, con l’introduzione di 20 bici elettriche. Le nuove bici a pedalata assistita sono state collocate in 5 postazioni già presenti, ora appositamente rinnovate per accoglierle: FS, San Faustino, Zanardelli, Branze e Arnaldo. Nasce così un nuovo servizio, pensato per ampliare ulteriormente la già folta platea degli utilizzatori di Bicimia (oltre 22.000 abbonati ad oggi!) e per far conoscere a un sempre maggior numero di persone i vantaggi della mobilità ciclistica. Le e-bike si utilizzano come le normali biciclette Bicimia: basta essere abbonati, avvicinarsi alla postazione, sganciare l’e-bike con la tessera e iniziare a pedalare! L’unica accortezza richiesta è quella di riconsegnare sempre l’e-bike in una delle apposite postazioni con ricarica. Per informazioni: www.bresciamobilita.it

Areadocks via A. Diaz, 4/A Brescia Tel. 030 40190 www.areadocks.it


Mariabruna Beauty ha presentato in esclusiva mondiale Jalo3 Nanomolecole di ossigeno-ozono, acido ialuronico, oligoelementi attivi, staminali vegetali, fermenti bioattivi. Da oggi tutto questo può stare nella vostra it-bag. Jalo3 ® è un dispositivo ad ultrasuoni che permette di atomizzare nanomolecole di ossigeno-ozono, acido ialuronico e oligoelementi attivi agendo sulla pelle con una importante azione riparatrice, idratante, compattante, tonificante. L’utilizzo del dispositivo atomizzatore permette una efficace protezione durante tutto l’arco della giornata, mantenendo l’epidermide ad un ottimale livello di idratazione, elasticità e compattezza. Già dalla prima applicazione il principio attivo penetra attraverso lo strato corneo dell’epidermide, donando immediatamente idratazione e tonicità. La capacità dell’ossigeno-ozono di Intervenire sul microcircolo migliora il metabolismo cellulare. L’ossigenazione del tessuto cutaneo e la produzione di collagene rendono la pelle più elastica, luminosa e levigata. L’utilizzo costante di jalo3® rappresenta un efficace contrasto all’aggressione sulla pelle da parte di radicali liberi, calore estivo e freddo invernale, umidità, agenti atmosferici. Mariabruna Beauty P.zza Vescovato 1 c/d - Brescia Tel. 030 45194 www.mariabrunabeauty.it

Un nuovo contenitore editoriale dedicato all’Italia che produce. Brescia, sul tetto d’Europa e avanguardia del sistema industriale italiano, dimostra di aver radici ben solide, fatte di cultura d’impresa, di sacrificio e passione. Un’Italia che è ancora in grado di ripartire, crescere e che merita di essere raccontata…

Busi Group investe e si espande

Prosegue il trend d’innovazione e investimenti di Busi Group realtà tra i leader in Italia specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di prodotti e sistemi innovativi per la raccolta, compattazione e trasporto del rifiuto - protagonista sul territorio bresciano con due recenti ed importanti acquisti orientati alla crescita del gruppo. Il primo a Rezzato, nella zona industriale, in via Giovanni XXIII, 80mila metri quadrati di cui 30mila coperti che entro la fine del 2019 ospiteranno la nuova sede di OMB Technology. Il secondo investimento, invece, riguarda BTE, la sede del gruppo, un ampliamento di 5mila metri quadrati a Paitone, vicino all’azienda madre. Busi Group Via delle Brede, 2 Paitone (BS) Tel. 030 6896956 www.busigroup.eu info.bte@busigroup.it


Happy Birthday Circus beatclub Fotografie Just For Night

VENERDÌ 4 E SABATO 5 MAGGIO AL CIRCUS BEATCLUB DI BRESCIA SI È CELEBRATO UN COMPLEANNO PARTICOLARE, UNICO O QUASI NEL PANORAMA DELLA NIGHTLIFE ITALIANA Ben 19 anni di notti, di party tutti da vivere, tra top dj... e soprattutto tra ragazze e ragazzi che hanno voglia di ballare, guardare e farsi guardare. Non sono molte le realtà italiane a poter vantare tanti successi. Ad esempio, sono pochissimi i club che vantano tre serate di qualità e di successo a settimana: il giovedì hip hop Rehab è una garanzia, i due party del weekend (venerdì e sabato notte) pure, per non parlare dei prefestivi. Il fiore all’occhiello del più apprezzato club cittadino è poi un pubblico che ogni anno cambia e sa crescere. In una città di provincia, un successo di questo tipo è ancora più difficile, visto che a Brescia raramente arrivano frotte di milanesi. Se talvolta succede, è perché al Circus l’atmosfera è davvero speciale. Tutto lo staff, in questi anni, è riuscito in un’impresa davvero difficile... E il bello è che non ha nessuna intenzione di smettere. Dopo i meritati festeggiamenti del 4 e 5 maggio scorsi e qualche altro appuntamento primaverile, inizierà la consueta pausa estiva... e subito dopo, a settembre 2018, il top club bresciano tornerà a far ballare la città e non solo. Circus beatclub, da 19 anni un riferimento per chi vuol ballare fino all’alba, con stile e con il sorriso.







2° Brescia Photo Festival Inaugurata la II edizione di Brescia Photo Festival dedicata a Collezioni e Collezionisti: le grandi collezioni di Ferdinando Scianna e Mario Trevisan al Museo di Santa Giulia, di Paolo Clerici al Ma.co.f, oltre a tante straordinarie mostre non solo in città Con lo stimolo del clamoroso debutto dello scorso anno, il Brescia Photo Festival, alla sua seconda edizione, accende i riflettori sull’affascinante svelamento delle grandi collezioni nascoste. Il Festival promosso e organizzato da Fondazione Brescia Musei e dal Ma.Co.f. Centro della fotografia italiana – con il sostegno di Comune di Brescia, Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Mo.Ca., Mille Miglia, e con la collaborazione di LABA Libera Accademia di Belle Arti, Silvana Editoriale, Contrasto e comuni di Desenzano, Coccaglio e Montichiari - quest’anno esplora l’universo del collezionismo fotografico. Al centro dell’attenzione è dunque l’arte del collezionare immagini.

MACOF_CATS IN PARIS 1993 S.SKOGLUND


Brescia antica rinasce negli smartphone Un’azione di marketing non convenzionale per lanciare il Brescia Photo Festival. Una Web App targata LABA per rivivere la Brescia del passato. La App è accessibile a tutti tramite smartphone e permette di vedere fotografie animate del centro storico di un tempo. Grazie alla tecnica del Cinemagraph, mix di immagini fisse e in movimento, la Brescia del passato rivive in veste tecnologica. Le foto originali ritraggono gli scorci più significativi del centro storico dagli anni ‘20 in poi. Tramite la Web App, le immagini panoramiche prendono vita direttamente sullo smartphone. Nel centro della città, sono stati collocati 12 adesivi calpestabili con tutte le istruzioni per accedere all’applicazione. Si potranno visualizzare le immagini in due modi: tramite QR Code o collegandosi al sito web indicato. Per raggiungere i punti basterà seguire gli indizi presenti sui calpestabili e i volantini tondi posizionati nelle stazioni della metropolitana. “Come una caccia al tesoro digitale nel passato, da qui parte l’avventura alla riscoperta della vostra città”.

Dall’accumulo quantitativo alle scelte mirate, dall’approccio monotematico a quello enciclopedico, collezionare è una pratica fondata su una profonda passione, sulla volontà di possedere e di custodire oggetti preziosi, sull’appropriazione, atteggiamento tipico anche dello sguardo del fotografo. Numerose le mostre e gli eventi collegati al Brescia Photo Festival per un programma che quest’anno viene arricchito sia dalla collaborazione con la Provincia di Brescia che dall’inaugurazione coinciso in un momento di grande festa per la città, la partenza della Mille Miglia. Si estende fino alla fine dell’estate, e viene ospitato non solo da prestigiosi spazi cittadini come il Museo di Santa Giulia e il Ma.Co.f. Centro Italiano della Fotografia e del Mo.Ca., ma anche da luoghi preziosi del territorio provinciale come i musei di Desenzano, Coccaglio e Montichiari. Due le mostre principali al Museo di Santa Giulia: Ferdinando Scianna. Cose, a cura di Luigi Di Corato e Percorsi paralleli. La Collezione Mario Trevisan, a cura di Mario Trevisan con Renato Corsini e Luigi Di Corato. Tre Per Uno – Dalla Collezione Paolo Clerici, a cura di Carlotta Clerici, viene ospitata invece nella sede del Ma.Co.f. – Centro della Fotografia Italiana presso Palazzo Martinengo Colleoni (Mo.Ca.) e presenta la collezione di Clerici, concepita come una serie di “piccole personali” all’interno di una “collettiva permanente”, dove alle singole immagini si prediligono gli autori, come Lucien Clergue, Mario Giacomelli, Robert Mapplethorpe, Duane Michals, Helmut Newton, Leslie Krims, Sandy Skoglund, Joyce Tenneson, William Klein, e ai semplici scatti si preferiscono le storie raccontate per immagini.

Fino a settembre la fotografia torna a essere protagonista con la seconda edizione del Brescia Photo Festival, dedicato al tema COLLECTIONS, ovvero alle grandi collezioni


SCIANNA, OAXACA MESSICO

La manifestazione coinvolge anche altre istituzioni e spazi espositivi della città: oltre al Museo di Santa Giulia e al Mo.Ca., partecipano infatti il Museo Nazionale della Fotografia di Brescia con tre mostre: Mario De Biasi, monografica composta da 30 immagini in bianco e nero vintage del grande fotografo italiano che fanno parte della collezione FIAF – Grandi Mostre, Carmine di Mariagrazia Beruffi, e un’esposizione di scatti realizzati sul set del film Ossessione di Luchino Visconti del 1943 dall’archivio di Pietro Delpero; l’AAB Associazione Artisti Bresciani - con la mostra 1976-2018. Foto di gruppo con bresciani, che espone i grandi ritratti “vintage” che furono fatti ai visitatori della mostra organizzata nel 1976 dal Collettivo Fotografi costituitosi negli anni ’70, presso lo Spazio Contemporanea (Corsetto Sant’Agata 22); l’Università Cattolica con il progetto espositivo ospitato presso la propria sede di via Trieste Immagini oltre la storia.


SCIANNA, SERRADARCE PALERMO

Da Jünger a oggi, riflessioni contemporanee sul reale dedicato alla “collezione” di immagini fotografiche realizzata da Ernst Jünger nel volume Il mondo mutato. Un sillabario per immagini del nostro tempo; la Fondazione Berardelli nel proprio spazio espositivo di via Milano 107 con la mostra Volti, Azioni, Oggetti. La Poesia Visiva nelle fotografie della collezione Berardelli e Planet Vigasio con la mostra “Fotografia moderna. La collezione di Ivano Catini” a cura di Renato Corsini, collezione di apparecchi fotografici raccolti in un ampio lasso di tempo che raccontano, dal professionista al dilettante, l’evoluzione della macchina fotografica negli ultimi cinquant’anni. Gli oggetti veri e propri si accompagneranno a fotografie di autori vari che documentano persone nell’atto di usare appunto quelle macchine fotografiche in una sorta di gioco sul tema del “fotografo ergo sum”.


SCIANNA, PREPARAZIONE ESTRATTO POMODORO

Anche per questa edizione si rinnova la proficua collaborazione con la LABA. Molti gli studenti coinvolti sul progetto: sia del Dipartimento di Graphic design e Multimedia, che anche quest’anno hanno curato il logo, il sito web dedicato e l’immagine coordinata del festival, oltre alla progettazione di una azione di marketing non convenzionale che unirà ambiente e social media; sia del Dipartimento di Fotografia, che stanno curando la mostra “L’occhio della passione – L’attrazione del collezionista” – allestita presso Alba Area Gallery in Corsetto Sant’Agata 22 a Brescia, dove il tema della collezione è visto dagli studenti non come un insieme di oggetti congeneri, condotto con criteri prestabiliti, ma come una raccolta disordinata di tracce del proprio sentimento, come confusione di dati materiali, corporei e biografici, e come luogo della memoria, dello scarto e della morte. Ma non è tutto.


MACOF_CATS IN PARIS 1993 S.SKOGLUND

Quest’anno il Brescia Photo Festival si estende anche sul territorio provinciale. A Desenzano del Garda, con le due mostre che uniscono collezionismo, glamour e fotografia, che provengono dalla collezione del Ma.Co.f e che vengono ospitate dalla Galleria Civica di Palazzo Todeschini: Star & Starlette – I miti del cinema dagli anni ’50 ad oggi, più di 100 scatti che ritraggono le dive cinematografiche dell’epoca e Chapeau! – La magia e l’arte del cappello nelle fotografie che alle immagini uniranno alcuni nei modelli esclusivi dell’Archivio Penelope, un focus attorno al cappello, accessorio fantasioso in continua evoluzione nella moda femminile. La Franciacorta accoglie invece il magnetismo esotico dell’Oriente al Museo Mazzocchi d’Arte Orientale di Coccaglio con la mostra Giappone 1923 – Collezione Antonio Locatelli, a cura di Stefano Mazza, un “reportage sociale” di Antonio Locatelli negli anni Venti giapponesi. Infine, al Museo

Lechi di Montichiari viene allestita la mostra L’età dell’eleganza. Memorie fotografiche dalle collezioni di nobili famiglie, a cura di Paolo Boifava con la collaborazione di Beatrice Bianca Bertoli e Matteo Pontoglio Emilii. Vi viene presentata una raccolta di scatti realizzati tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e l’inizio della Grande Guerra, provenienti dagli archivi privati delle famiglie Mazzola, Fenaroli, Soncini, Bettoni Cazzago e Lechi, quest’ultimo il più importante archivio storico privato bresciano. Completano la proposta momenti di confronto, grazie agli incontri con i collezionisti e i grandi fotografi presenti nelle collezioni e alla rassegna cinematografica dedicata al tema dal Cinema Nuovo Eden. A confermare Brescia Photo Festival, come la manifestazione irrinunciabile per tutti gli appassionati di fotografia.



Easy Rider

Il mito della motocicletta come arte 18 luglio 2018 - 24 febbraio 2019 Citroniera delle Scuderie Juvarriane, Reggia di Venaria - ToriNO n

Le moto fanno sognare. Le loro forme ardite, la melodia del motore, i colori sgargianti dei serbatoi rappresentano la libertà, la fuga dal mondo, una corsa oltre l’infinito. Autentiche creazioni d’arte, rivelano l’ispirazione di chi le ha disegnate e trasformano la concezione di agilità e movimento. Esattamente vent’anni dopo The Art of Motorcycle, la grande mostra del Guggenheim Museum di New York che segnò un record assoluto di visitatori, Arthemisia e Consorzio delle Residenze Reali Sabaude dedicano al mondo delle due ruote la mostra Easy Rider. Il mito della motocicletta come arte curata da Luca Beatrice, Arnaldo Colasanti, Stefano Fassone e ospitata alla Reggia di Venaria negli spazi della Citroniera delle Scuderie Juvarriane dal 18 luglio 2018 al 24 febbraio 2019. Con una sostanziale novità: oltre cinquanta modelli di moto dialogano con opere d’arte contemporanea, tra riferimenti espliciti e suggestioni indirette. Tra i nomi degli artisti, Antonio Ligabue con l’Autoritratto sulla moto (1953), Mario Merz, Ac-celerazione=sogno, una storica installazione esposta i diversi musei a partire dal 1972, Pino Pascali con 9mq di pozzanghere, realizzati nel 1967

un anno prima della morte. E ancora: Alighiero Boetti, Rosso Guzzi, Rosso Gilera, 1971, la grande scultura Vejo di Giuliano Vangi (2010), le fotografie inedite di Gianni Piacentino High Speed Memories, 1971-1976, che testimoniano la sua attività nelle corse in sidecar e la scultura Self Portrait Race, 1991-1993. Autentica chicca sono i dipinti di Paul Simonon, ex bassista dei Clash, appassionato collezionista di moto. Tanti i modelli di motociclette esposti a Venaria, diversi evocano film leggendari, come il chopper di Easy Rider, la Triumph Bonneville che Steve McQueen guidava ne il selvaggio. Oppure i bolidi da gran premio, la MV Agusta di Giacomo Agostini, la Yamaha di Valentino Rossi e la Ducati di Casey Stoner. Altri veicoli fanno un tutt’uno con il viaggio e l’avventura: la mitica Vespa di Bettinelli che ha percorso 24.000 km da Roma a Saigon, le special che hanno attraversato il deserto di sabbia della Parigi-Dakar, e ancora enduro, trial, nastri d’asfalto. Fotografie, libri, still e locandine di cinema raccontano un mondo che esprime una visione a 360 gradi sulla moto. Certo, il desiderio di libertà, la rabbia, la voglia di fuga ma soprattutto quella scoperta di sé che sfiora la filosofia e si materializza attraverso il viaggio. La mostra Easy Rider


Easy Rider.

Il mito della motocicletta come arte racconta gli episodi di una storia straordinaria diventata leggenda: tra stile, velocità, prestazioni, la motocicletta ha alimentato il mito del viaggio, della conquista della libertà, della solitudine nel paesaggio dal quale niente separa mentre lo si attraversa sfrecciando su due ruote. Nove le sezioni in cui si sviluppa il racconto: Stile, forma e design italiano; il Giappone e la tecnologia; il Mal d’Africa; Off Road fango; Café racer; Sì viaggiare; Il mito americano; La Velocità; La moto e il cinema. Il catalogo è edito da Arthemisia Books con testi dei curatori, i contributi di Alessandra Castellani, Franco Daudo, Pietro Grossi, Giorgio Sarti, Ted Simon e le interviste di Paul Simonon, Moreno Pisto ai campioni Valentino Rossi e Giacomo Agostini.


photo A. Camisa

“fotografia moderna” collezione ivano catini a cura di Renato Corsini

l’ evoluzione della macchina fotografica nella seconda metà del ‘900

planet vigasio gallery brescia. via pusterla 3a

dal 22 maggio al 4 agosto 2018 dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle ore 19


Pantelleria:

il rumore del silenzio La bellezza di Pantelleria si svela in 60 meravigliose opere fotografiche esposte presso la Fondazione Comunella di San Felice del Benaco “Non credo esista nel mondo un posto più appropriato per pensare alla luna”. Così ha scritto Gabriel Garcia Marquez, durante una sua vacanza a Pantelleria. Un’isola magica, una natura incontaminata che si fa largo tra nere rocce vulcaniche. Un luogo fuori dal comune, che entra nell’anima e che s’insinua in profondità, nelle viscere più intime dell’essere con le sue atmosfere, i colori, i profumi ed i suoi silenzi. “Dal primo momento in cui sono sbarcato a Pantelleria - ci ha raccontato Dario Pace, artista e curatore della mostra insieme ad Anna Ferrara ho avuto la sensazione di essere in una terra magica, un rifugio unico, dove ancora oggi riesco a perdermi nella sua straripante natura e provare sensazioni di distacco totale dal quotidiano. La magnifica architettura ancestrale dei suoi dammusi, contornata da muri a secco fanno di questa terra, adibita nel tempo alla coltivazione dell’uva zibibbo, dei capperi e dell’ulivo, una fonte di continua ispirazione. Un percorso che vuole cogliere queste emozioni in tutti gli scatti dell’esposizione. Le immagini ci spingono nel profondo di questo paesaggio silente, incastonato nel suo meraviglioso mare blu verde e sembrano volerne fissare l’anima. Il progetto è quello di trasmettere queste emozioni, di far assaporare in qualche modo i profumi, far condividere i silenzi, e godere di tutte le sfumature dei suoi colori. Pantelleria: Il Rumore del Silenzio, questo il titolo della mostra fotografica, si snoda in un percorso di oltre 60 opere a colori e in bianco e nero, che utilizzano tecniche di stampa ispirate al mondo dell’arte per poter trasmettere le intense emozioni dell’isola, come se si venisse avvolti dalla sua intensità”.



Pantelleria:

il rumore del silenzio



Pantelleria:

il rumore del silenzio

Gli autori, oltre agli stessi curatori, sono Anna Huerta, Grazia Cucci, Guido Santini e Adrian Hamilton. Le fotografie sono state stampate utilizzando diverse tecniche speciali, come la stampa a sublimazione diretta con finitura lucida e matt. La mostra, inaugurata lo scorso 19 maggio, proseguirà fino al 17 giugno ed è visitabile nei giorni di sabato e domenica: dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30.


ESCLUSIVO

La storia dell’enduro al Trophée des Nations IL 28 E 29 APRILE MONTECAMPIONE HA OSPITATO LA SECONDA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE DI ENDURO VINTAGE IN MEMORIA DI AUGUSTO TAIOCCHI. Trophée des Nations: Onore al Capitano, è una manifestazione internazionale di Enduro Vintage, a squadre e su invito, ideata e organizzata da Claudio Terruzzi, pilota di enduro e rally africani, con il patrocinio di Federmoto e della FIM Europe. L’obiettivo dell’evento è quello di ricordare Augusto Taiocchi, pluricampione italiano e mondiale di motoregolarità ed enduro degli anni Settanta e Ottanta. Alla prima edizione, lo scorso aprile, hanno partecipato oltre 50 piloti nazionali italiani e tanto pubblico. È stata la prima volta nella storia del motociclismo che, così tanti campioni dell’enduro, si siano ritrovati tutti insieme per una gara con le loro moto d’epoca.

ONORE AL CAPITANO

AUGUSTO TAIOCCHI


La storia dell’enduro al Trophée des Nations

Il rumore martellante, l’odore di benzina e olio bruciato che esce dagli scarichi dei motori assolutamente non catalizzati, vi riportano subito indietro nel tempo e, anche se foste arrivati a Montecampione bendati, indovinereste che qui oggi si celebra uno dei più incredibili raduni motociclistici. Infatti, in onore di Augusto Taiocchi pilota indimenticato che fu capitano della nazionale italiana, si celebra per la seconda volta il memorial “Onore al Capitano Tropheee des Nations” che vede arrivare su queste colline i campioni del passato con le loro moto di allora per darsi battaglia come ai bei tempi. Centauri che arrivano da ogni dove, testimoni, probabilmente nostalgici di quello che fu il vero periodo d’oro del motocross quando le gare si facevano su e giù per mulattiere e sentieri di montagna.



Negli anni Settanta i miti a due ruote dei ragazzi iniziavano con la K. La prima un mostro sull’asfalto chiamato Kawasahi, giapponese velocissima per piloti spericolati; la seconda K era l’iniziale di una sigla, KTM, una fuoristrada con motore Saks che da allora non ha mai smesso di raccogliere allori con piloti di ogni nazionalità e che, ancora oggi, è protagonista ai vertici nelle gare del campionato mondiale di motocross su circuito. A dare filo da torcere alla casa austriaca, che trovò in Arnaldo Farioli uno dei migliori alfieri, troviamo una lista di nomi che a molti diranno poco essendo quelli di case costruttrici di moto oggi scomparse. SWM, Puch, Husqvarna, DKW, Kramer, Cz, Maico, Montesa, Puch, Zundapp, Gori, insieme a Morini, Guzzi, Gilera, Benelli, Fantic Motor, Honda e persino a BMW che, nonostante l’ingombrante bicilindrico orizzontale, aveva qualcosa da dire.

CHI ERA AUGUSTO TAIOCCHI

Nato il 12 agosto 1950 a Ponteranica, in provincia di Bergamo, aveva iniziato l’attività agonistica nel 1967 e aveva lasciato le gare nel 2000. Si è spento a soli 59 anni nel giugno del 2010. Vinse due titoli europei: della 350 nel 1979; della 500 nel 1980). Conquistò un titolo italiano assoluto (1979 su Ktm 500), dieci di classe e un titolo Fmi di classe. Primeggiò nella classifica a squadre della Sei Giorni nel 1981 all’Elba. Conquistò 5 Valli Bergamasche: 1974, 1976, 1977, 1980, 1982. Per anni è stato una delle bandiere della regolarità prima e dell’enduro poi, ha rivestito il ruolo di capitano della nazionale azzurra e ha gareggiato con la maglia delle Fiamme Oro. Collezionò 7 successi assoluti al Trofeo Revival: 1994-19951996-1997-1998-1999-2000.


La storia dell’enduro al TrophÊe des Nations


La storia dell’enduro al TrophÊe des Nations


Il sabato mattina è il momento dei preparativi e lasciati i giacigli in camper e tende al seguito, ognuno fa cantare la sua beniamina sprigionando nuvole azzurrine che arrivano al naso dei presenti che quasi ne assaporano gli ottani con un certo gusto. Qualche moto non si avvia subito, qualche altra tossisce, di solito risuona quel classico pen, pen, pen, metallico del motore a 2 tempi. Altrove si sente il borbottio di qualche 4 tempi. Un’orchestra per le orecchie di chi, come molti dei piloti presenti oggi, ha passato la gioventĂš sgomitando con gli avversari con il fango fin dentro le ossa, saltando e spingendo come pazzi per arrivare number one.



La storia dell’enduro al TrophÊe des Nations


La storia dell’enduro al Trophée des Nations Me li ricordo nelle foto in bianco e nero oggi sbiadite, arditi cavalieri in sella a destrieri d’acciao fare dell’impennata uno stile di vita, delle derapate un piacere inusitato, dei voli l’emozione più intensa… Le ricadute sempre leggere. Tanti di loro al Memorial Taiocchi, qualche capello in meno, rughe sulla fronte, stessi sorrisi e identico entusiasmo. Mano destra sul gas, dentro la prima e via, su per i sentieri liberi come una volta di far risuonare il rombo dei motori su e giù per la vallata. Come non si potrà fare mai più. Questa seconda edizione ha visto la presenza di piloti del calibro di Stéphane Peterhansel, Danny La Porte, Carlos Mas, Toshiki Nishiyama, tra gli italiani Fabio Fasola, Alessandro De Petri, Andrea Marinoni, Mario Rinaldi, Fausto Oldrati, Pietro Polini, Gualtiero Brissoni, Arnaldo Farioli, Vincenzo Giavazzi, Alessandro Gritti e tanti altri piloti che hanno scritto la storia di questo sport, fatta di moto e professionisti, di sfide, di sudore e fango, di sconfitte e di gloria senza tempo.



Progetto CMR

Experia, la città del futuro

PRESENTATO A MILANO IN ANTEPRIMA ASSOLUTA IL MASTERPLAN PER L’AREA EXPO DI MILANO, CONCEPITO DA PROGETTO CMR E HOK PER IL CONSORZIO VITALI CONDOTTE - STAM Si è tenuta a Milano, l’11 Maggio scorso, davanti ad un parterre di oltre 300 esponenti del mondo del real estate, la presentazione in anteprima assoluta del masterplan Experia, il piano di rigenerazione urbana di 480.000 mq dell’area Expo di Milano proposto dal consorzio Vitali – Condotte – STAM che ha coinvolto HOK e Progetto CMR come Lead Architects. Come illustrato durante la presentazione dall’arch. Massimo Roj, AD di Progetto CMR, Experia é un progetto di riqualificazione urbana sostenibile, un nuovo polo di attrazione a misura d’uomo per la regione metropolitana di Milano dove la ricerca, la salute, l’innovazione, la cultura, la formazione, il benessere sono sinergicamente integrati.


Nel preservare e rigenerare il paesaggio naturale e culturale del sito di Expo 2015, il Masterplan intende implementare lo sviluppo di un paesaggio urbano concepito per e con la gente e la comunità che lo andrà ad animare. Partendo dal concetto di “ricucitura urbana” ma anche emotiva e temporale, Experia crea nuove “vibrazioni architettoniche”, in un iconico complesso policentrico e polifunzionale che si sviluppa lungo e attorno ad un parco lineare. Dal punto di vista morfologico, il progetto mantiene il principio della griglia modulare e i due assi principali del Cardo e del Decumano. Il Decumano si trasforma in una promenade - destinata al trasporto pubblico e alla circolazione pedonale - che permette di vivere a pieno il Park Experience, il parco lineare di oltre 440.000 mq che si sviluppa e attraversa l’intero masterplan, in un originale disegno che ricorda un codice a barre. L’equilibrio tra spazi aperti e costruito è modulato con l’intento di raggiungere gli obiettivi sostenibili della triple bottom line: le volumetrie proposte garantiscono la sostenibilità economica, la varietà di funzioni favorisce la sostenibilità sociale e le tipologie edilizie minimizzano il consumo di suolo e dunque incentivano la sostenibilità ambientale. Il Progetto Experia si articola principalmente in tre distretti: •Il Technology District a Ovest, dedicato a uffici, laboratori, e start up, •Il Research District, per i settori dell’agricoltura urbana, della farmacia e dell’analisi dei dati, •L’Innovation District, ad est, dedicato alle aziende della finanza, della moda e del design. Ogni distretto presenta una torre Landmark che contribuisce a creare un nuovo attraente sky-line nella realtà metropolitana di Milano. I nuovi edifici dialogano in maniera armonica ed integrata con quanto mantenuto dell’Expo 2015 (in primis, il Padiglione Zero e l’Albero della Vita), a cui vengono destinate nuove funzioni.


Experia, la cittĂ del futuro


Ha dichiarato Daniel Hajjar, Managing Principal di HOK Londra: “Il progetto di riqualificazione del sito di Expo ha dato alla città di Milano l’opportunità unica di rigenerare il proprio tessuto urbano con un ottimismo che si vede ulteriormente rafforzato dall’eredità dell’Expo. Il sito rappresenta un focus importante dell’intera area con la capacità di creare un hub unico nel suo genere a Milano”. L’insediamento è caratterizzato da un elevato livello di efficienza energetica, assicurando una copertura di circa il 75% del fabbisogno totale per climatizzazione, produzione di acqua calda sanitaria ed illuminazione artificiale. Anche le strategie per la mobilità sono mirate al contenimento dei consumi e delle emissioni inquinanti, incentivando l’utilizzo del trasporto pubblico e condiviso. Come sintetizzato dall’arch. Massimo Roj: “Experia vuole essere il trampolino di lancio della Milano del futuro: un distretto smart, innovativo, autosufficiente, multifunzionale e ben connesso con le altre aree urbane, un modello di sostenibilità a 360° che può gradualmente allargarsi a tutta la città”. Il masterplan di Experia è il risultato del lavoro di un team internazionale. Il consorzio, guidato da Vitali, Condotte e Stam, comprende Progetto CMR e HOK come progettisti principali, affiancati da un nutrito gruppo di consulenti provenienti da diversi settori: Ambiente Italia, IBM, KCity, MIC Mobility in Chain, Politecnico di Milano, SD Partners e Siemens.


Progetto CMR è una società specializzata nella progettazione integrata, nata nel 1994 con l’obiettivo di realizzare un’architettura flessibile, efficiente ed ecosostenibile applicando un metodo che parte dall’analisi delle esigenze del cliente. La sede centrale è a Milano, ha uffici in diverse città nel mondo: Rome, Atene, Bahrain, Pechino, Ho Chi Minh, Istanbul, Jakarta, Mosca, Praga, Singapore, Tianjin ed è partner di EAN - European Architect Network. La società è strutturata in tre macro aree: architettura, ingegneria, design, che operano in modo integrato per offrire soluzioni personalizzate, innovative e sostenibili. Dal 2010 Progetto CMR è tra le prime 100 società di architettura al mondo segnalati da BD World Architecture Top 100. “Less ego more eco”, meno interessi personali e più obiettivi collettivi, è la filosofia progettuale della società che dà anche il titolo ad una pubblicazione dedicata alla sostenibilità, firmata dall’arch. Massimo Roj (Editrice Compositori, 2012).

Experia, la città del futuro


Tra i progetti recenti in Italia: la nuova sede di GENERALI nella seconda torre del complesso City Life a Milano, ING Italia, i nuovi uffici Adidas, le nuove sedi di HP a Milano e Roma, di UnipolSAI a Milano, uno spazio multi-funzione per Ferrari. Tra quelli esteri sono diversi gli sviluppi a scala urbana, attualmente in cantiere: i masterplan China-EU Future City a Shenzhen (4.622.000 mq) e Xiantao Big Data Valley a Chongqing (un IT park di 700.000 mq di ultima generazione), il villaggio eco-sostenibile a Manjiangwan, disegnato seguendo i canoni di Slow City.Â


VW CALIFORNIA: UN VIAGGIO LUNGO 30 ANNI

Comunicato Stampa Volkswagen California: un viaggio lungo 30 anni  Volkswagen Veicoli Commerciali celebra il 30° anniversario del California con un tour nei luoghi da cui prende il nome  California2California: un viaggio di oltre 500 km da Venice Beach a Hollywood e lungo la West Coast in onore del camper – icona VOLKSWAGEN CELEBRA IL 30° DEL CALIFORNIA Nel 1988 il primo California fu ANNIVERSARIO introdotto sul mercato. Iniziò così una storia di CON UN TOUR NEI LUOGHI DA CUI PRENDE IL NOME: OLTRE 500un mito. Dopo 30 grande successo: la storia del veicolo camperizzato che divenne KM DA VENICE BEACH A HOLLYWOOD E LUNGO LA WEST COAST anni, Volkswagen Veicoli Commerciali celebra l’anniversario del suo celebre modelIN ONORE DEL CAMPER-ICONA lo dal tetto a soffietto con un tour di oltre 500 km attraverso i paesaggi della California 1988 del sud. Nel il primo California fu introdotto sul mercato. Iniziò così una storia di grande successo: la storia del veicolo camperizzato ha chescelto divenne mito. Quest’anno Volkswagen Veicoli Commerciali diun celebrare il trentennale del Dopo 30 anni, Volkswagen Veicoli Commerciali celebra l’anniversario del suo California riscoprendo i luoghi da cui il veicolo icona del Marchio prende il nome. celebre modello dal tetto a soffietto con un tour di oltre 500 km attraverso Ad aprile una carovana di California Ocean è partita alla volta delle strade della i paesaggi della California del sud. West CoastVolkswagen per percorrere gli sterminati americani che da sempre incarnaQuest’anno Veicoli Commerciali ha paesaggi scelto di celebrare il trenno l’ideale stesso diriscoprendo viaggio oni luoghi the road. tennale del California da cui il veicolo icona del Marchio prende Ad aprile una carovana è partita alla desertiche hanno Lungo ilil nome. percorso, le strade scoscesedieCalifornia i terreni Ocean impervi delle valli volta delle strade della West Coast per percorrere gli sterminati paesaggi costituito un campo di prova ideale per testare le elevate prestazioni della trazioamericani che da sempre incarnano l’ideale stesso di viaggio on the road. ne integrale 4MOTION e dei numerosi sistemi di assistenza alla guida, mentre i comfort degli interni e gli spazi perfettamente ottimizzati nel vano passeggeri hanno garantito un’esperienza accogliente nonostante le condizioni estreme a centinaia di chilometri dai centri abitati più vicini. Da Venice Beach a Hollywood, passando per la costa di Santa Barbara, il deserto dell’Ojai e i canyon circostanti, il California continua un viaggio che da 30 anni prosegue all’insegna dei valori di libertà e avventura. Verona, 2 maggio 2018 VOLKSWAGEN GROUP ITALIA S.P.A. Press&P.R. Volkswagen Veicoli Commerciali – Viale G.R. Gumpert, 1 – 37137 Verona (I) Tel. 0039.045.8091.719-Fax 0039.045.8091.536


Lungo il percorso, le strade scoscese e i terreni impervi delle valli desertiche hanno costituito un campo di prova ideale per testare le elevate prestazioni della trazione integrale 4MOTION e dei numerosi sistemi di assistenza alla guida, mentre i comfort degli interni e gli spazi perfettamente ottimizzati nel vano passeggeri hanno garantito un’esperienza accogliente nonostante le condizioni estreme a centinaia di chilometri dai centri abitati più vicini. Da Venice Beach a Hollywood, passando per la costa di Santa Barbara, il deserto dell’Ojai e i canyon circostanti, il California continua un viaggio che da 30 anni prosegue all’insegna dei valori di libertà e avventura.


Cetacea Dopo tutto ciò, rimasero solo le balene

GRIFFA - MYSTICETI

Le balene di Giorgio Maria Griffa nuoteranno, in una trentina di acquarelli, sulle pareti dellaGalleria dell’Incisione insieme a quelle dei disegni di Andrea Antinori, Andrea Collesano e Andrea Pedrazzini. Dal 2016 al 2018 Griffa ha dedicato il proprio lavoro ai cetacei, ispirato da un classico della letteratura – Moby Dick di Herman Melville – e dal recente libro Leviatano ovvero La balena dello scrittore e documentarista Philip Hoare. Cetacea mostra gli acquarelli di Griffa, per la maggior parte dedicati alla megattera (Megaptera novaeangliae) e al capodoglio (Physeter macrocephalus), prediletti dall’autore rispetto la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), “icona” della balena nel nostro immaginario. La balenottera è troppo liscia e idrodinamica, al contrario le megattere appaiono terribili e pittoresche: coperte di cicatrici come righe bianche sulla lavagna – segno degli scontri tra maschi – e con le pinne frastagliate come vecchie bandiere.


Galleria dell’Incisione Via Bezzecca 4 Brescia INAUGURAZIONE giovedì 31 maggio 2018, ore 18:00 Aperta fino al 15 luglio 2018


ANTINORI - BALENA

GRIFFA - FINE WEATHER GRIFFA - ICEBERG

griffa megaptera novaeangliae


A.Collesano - Immensae (balena) disegno a china su carta anticata - cm 40x30 - 2017

ANTINORI - BALENE

Cetacea dopo tutto ciò, rimasero solo le balene

Galleria dell’Incisione Via Bezzecca 4 Brescia INAUGURAZIONE giovedì 31 maggio, ore 18:00 Aperta fino al 15 luglio

GRIFFA L’OCCHIO DEL MISTICETO

Le balene esistono da molto prima di noi uomini terricoli, legati alla gravità, dipendenti da sensi poco sviluppati. Loro, invece, con salti maestosi e immersioni repentine sfidano le leggi della fisica e occupano un mondo, ben più vasto del nostro dominio terrestre, che a noi rimane tanto invisibile quanto misterioso. Seppur scientificamente classificate, per noi sono aliene: seguono campi magnetici invisibili, vedono grazie al suono e sentono con il corpo. Allora – ipotizza Griffa riprendendo le parole di Ismaele, il marinaio narratore in Moby Dick – prima o poi rimarranno solo loro e torneranno a nuotare, come un tempo, dove ora ci sono le Tuileries, il castello di Windsor e il Cremlino. Con due mostre monografiche e diverse collettive, Giorgio Maria Griffa espone alla Galleria dell’Incisione dal 2000. L’acquarello è la tecnica che più lo soddisfa nel riportare sulla carta i ricordi dei suoi viaggi in solitaria, preferendo paesaggi marini, relitti e fari. Grazie alla collaborazione con Galleria della Natura e Legambiente Brescia, Cetacea è anche l’occasione per riflettere su cosa possiamo fare per limitare l’impatto dei nostri comportamenti sull’ambiente.


Dolcevita a Montecarlo RIVA 110’ DOLCEVITA DEBUTTA nel principatoED di monaco É SUBITO LEGGENDA World Première per la nuova ammiraglia Riva, presentata al Grand Prix Historique de Monaco” di Monte Carlo, il13 maggio. Sulle onde e sulla pista, Riva continua a scrivere la storia della nautica, lasciando una scia infinita di emozioni. L’ultimo capolavoro è il nuovo, magnifico Riva 110’ Dolcevita, che ha debuttato allo Yacht Club de Monaco, in occasione del “Grand Prix Historique”.



Dolcevita a Montecarlo Riva 110’ Dolcevita cattura immediatamente lo sguardo che corre da un punto all’altro dello scafo, caratterizzato dalla combinazione di rigore estetico e sportività, integrati da un design impreziosito da vetrate sagomate e inserti cromati. Di particolare rilievo la grande finestratura con oblò integrati e, in coperta, la vetrata a tutt’altezza che si estende lungo l’intero salone, formata da cristalli intelaiati in una struttura in acciaio; un vero e proprio palazzo di cristallo sul mare. Questo maestoso flybridge, di oltre 33,5 metri, è frutto della collaborazione tra Officina Italiana Design, lo studio fondato da Mauro Micheli e Sergio Beretta che progetta in esclusiva tutta la gamma Riva, il Comitato Strategico di Prodotto, presieduto dall’ Ing. Piero Ferrari, e il Dipartimento Engineering Ferretti Group. “Dolcevita” identifica un’epoca e uno stile che potevano essere associati esclusivamente a una barca di bellezza insuperabile, che irradierà del suo fascino la nautica dei prossimi decenni” ha commentato l’Avv. Alberto Galassi, Amministratore Delegato di Ferretti Group. “L’abbiamo voluta presentare a Monte Carlo perché è uno dei luoghi più “Dolcevita” del mondo, durante “il Grand Prix Historique”, che è un punto di incontro tra leggende. “Dolcevita” evoca un mondo da sogno che Riva 110’ e il suo splendore rappresentano alla perfezione: è un tributo a un’epoca spensierata, splendida, che rivive perfettamente in una magnifica nave che rappresenta la sintesi perfetta di tradizione e modernità”. Affascinati dalla suggestiva combinazione tra leggende a quattro ruote e il nuovo capolavoro del mare, dall’11 al 13 maggio armatori e appassionati di auto d’epoca hanno potuto ammirare la nuova ammiraglia della flotta Riva presentata in anteprima mondiale – e già grande successo commerciale - allo Yacht Club de Monaco arricchito da alcuni rarissimi e splendidi esemplari di Ferrari Classiche, e da un memorabile evento ispirato al tema della “Dolce Vita”.


PRO

pOSTA

Obiettivo .1 XXS aperto al contemporaneo Via XX Settembre, 13 - 90141 Palermo FINO AL 16 giugno 2018

Prosegue la stagione espositiva della galleria d’arte XXS che si ritroverà i propri spazi colonizzati da una collettiva fotografica di nove artisti: Aqua Aura, Maurizio Galimberti, Occhiomagico, Nicolò Quirico, Roberto Rinella, Jalal Sepehr, Susanna Sinclair, Sandy Skoglund e Marina Vargas. La fotografia si è contraddistinta, sin dai suoi esordi, quale forma inequivocabile della realtà e successivamente quale forma d’arte autonoma. Obiettivo .1 collettiva fotografica caratterizzata dalla presenza di artisti del panorama nazionale e internazionale, intende analizzare i vari aspetti che, da oltre un secolo, delineano l’arte fotografica. Come C.S. Pierce, nella sua “Teoria del Segno” (strutturata in tre fasi: segno indiziale, segno iconico e segno simbolico) che prese in esame la consapevolezza e la progettualità della fotografia nell’atto di condividere una percezione dal punto di vista non soltanto emozionale ma anche cognitivo, in Obiettivo .1 gli artisti in mostra, si propongono in un percorso che si dispiega dai toni del bianco/nero ai toni sfumati e sfuggenti, dalla frammentazione dell’immagine all’analisi del macro, dall’analogico al digitale, dalla fotografia di post/produzione allo scatto istantaneo.



FANNE PARTE!

Mario Cresci. Storie fotografiche condivise LA MOSTRA È IL RISULTATO DELLA COLLABORAZIONE TRA L’ASSOCIAZIONE CULTURALE C.AR.M.E. E UNO DEI MAGGIORI ARTISTI ITALIANI VIVENTI, MARIO CRESCI Il progetto si apre con un invito a partecipare alla mostra, in cui viene richiesto agli abitanti del Comune di Brescia di portare all’Associazione fotografie di ritratti a cui sono affezionati, sottraendole per un breve periodo al loro ambiente domestico. Per tutto il periodo della mostra esse costituiranno una collezione temporanea e partecipata, all’interno della quale si collocherà l’installazione di Mario Cresci. Tale intervento artistico sarà il risultato della relazione che il fotografo instaurerà con il materiale raccolto, appropriandosi di volti, figure e dettagli, vite passate, momenti più o meno recenti. In FANNE PARTE! Storie fotografiche condivise, Mario Cresci utlizza elementi di ibridazione che fanno parte della sua percezione non sempre “fotografica” e che appartengono ad una lunga esperienza di visual designer sviluppata in tanti anni di sperimentazione visiva proprio tra i linguaggi dell’arte, spostandosi dalla grafica fino alla decorazione. La delocalizzazione di questi oggetti d’affezione, che passano improvvisamente da una sfera privata ad un luogo espositivo pubblico, insieme ad altri sconosciuti oggetti d’affezione, si dispongono in una nuova dimensione di sentimento e di percezione che prima non avevano, diventando il punto di partenza per la rilettura di una memoria collettiva, vista attraverso raffigurazioni di un passato che pone sullo stesso piano la vita e la morte delle persone, fotografate senza porre nessuna distinzione di genere o di classe sociale o di etnia, se non nelle forme o nei costumi. A differenza di ciò che avviene nella pubblicazione di im-

magini nei social netoworks, non si tratta di dare in pasto ad un pubblico spietato e abulimico, immagini quotidiane effimere e spesso superficiali se non inutili. In FANNE PARTE! si è invitati a portare un oggetto prezioso, tangibile, unico; una fotografia selezionata, che per ogni proprietario è di inestimabile valore, e che avrà un suo momento di gloria, prima di ritornare nuovamente in mostra sulle pareti di casa. Tale operazione prevede un ulteriore nucleo semantico oltre alla contrapposizione pubblico / privato, luogo domestico / luogo espositivo: la presenza di un autore che utilizza immagini altrui - contrariamente a quello che solitamente fa un fotografo - ritenendo altrettanto rilevante immergersi in quelle immagini, in quanto testimonianze di sentimenti e memorie che appartengono all’oblio del tempo. Questo spostamento di ruolo, non vuole essere un “occultamento dell’autore” rispetto all’opera, come spesso avveniva negli anni Settanta in area concettuale, quanto piuttosto una possibilità offerta ad altri di partecipare a un progetto collettivo e corale, in cui tutti svolgono un ruolo essenziale - incluso l’autore - che si mette in gioco rivolgendo il proprio sentimento d’affezione non più alle proprie immagini-ricordo, ma a quelle delle vite altrui, mediate dalle fotografie delle famiglie del quartiere e della città. FANNE PARTE! non vuol essere un’indagine esaustiva, quanto piuttosto un affresco antropologico, mediato dallo sguardo obliquo e acuto di un artista abituato ad indagare la realtà per sperimentarne una nuova visione.

IN MOSTRA FINO AL 10 GIUGNO DA MERCOLEDÌ A DOMENICA DALLE 15.00 ALLE 20.00 C.AR.M.E. - EX CHIESA DEI SANTI FILIPPO E GIACOMO BRESCIA VIA DELLE BATTAGLIE WWW.CARMEBRESCIA.IT


CARLO CATTANEO: STORIA DI UNA GRANDE PASSIONE

ARTE, BELLEZZA, LIBERTÀ E AMORE LE MUSE ISPIRATRICI DELL’ARTISTA BERGAMASCO SCOMPARSO NEL 2003, RESO CELEBRE DALLA SUA BRAVURA DELL’ARTE DEL DISEGNO CHE LUI AMAVA DEFINIRE “RICERCA INTIMA DELL’ESPERIENZA UMANA E DELLE EMOZIONI AD ESSA CONNESSE” Forse non tutti ne sono a conoscenza ma in terra bergamasca, precisamente a Zandobbio, nel 1919 nasceva Carlo Cattaneo, artista che ha dato lustro alla nostre origini, nel disegno, nella scenografia e nella pittura. In particolare proprio il disegno, scelta d’arte del Cattaneo, sarà la sua più grande passione e, per tutta la sua vita, perseguirà l’obiettivo della perfezione nel tratto sia esso a matita, a carboncino o a pennarello. Fu proprio questo obiettivo il motore della sua arte che fin dai primi anni della carriera, iniziata già in giovane età, lo spinse a bozzetti e rappresentazioni uniche per il teatro (la sua massima espressione) nonché per cinema e pubblicità. I primordi della scoperta di questa passione per il disegno sono da ricercarsi già da bambino, quando amava trascorrere il suo tempo nella bottega del padre, sarto, nella piazza centrale di Trescore Balneario. Proprio in quella infanzia in periferia iniziò a tracciare le linee dei suoi primi disegni e del suo futuro che lo porteranno dapprima alla scuola d’Arte Andrea Fantoni di Bergamo e, a seguire, all’Accademia Carrara, in quegli anni (1934-38) fucina di talenti come Orfeo Locatelli, Angelo Bonfanti, Piero Brolis, Gio-

vanni Battista Gritti, sotto la guida di Contardo Barbieri e dell’architetto Giuseppe Pizzigoni. La guerra che sopraggiunse di lì a breve e l’obbligo di partire per il fronte (pur se in contrasto con il suo credo socialista e antifascista), lo fecero allontanare da Bergamo ma non dall’amore per il disegno, che lo spingerà a inviare numerosi bozzetti al giornale L’Eco di Bergamo. Un motivo di grande orgoglio, così come l’invio di una enciclopedia sul fronte, come da sua richiesta, da parte dell’Accademia Carrara che non solo darà speranza al giovane Caporale Cattaneo ma darà lui forza nei momenti più duri. Con la fine del Conflitto Mondiale Cattaneo lascerà il Paese, dirigendosi prima a Zurigo e poi a Parigi, dove affinò ulteriormente la sua arte, acquisendo nuove tecniche. Un periodo di grande produzione che, al suo ritorno in Italia, lo vedrà approdare a Milano ove stringerà importanti collaborazioni tra le quali spicca quella con il Teatro alla Scala. Ecco qui il compimento delle sue passioni, desideri e obiettivi: essere scenografo in quegli anni equivaleva all’assunzione di un ruolo di massima importanza, equiparabile alla figura del regista.


CARLO CATTANEO Trescore Balneario (BG),1966 è architetto e paesaggista, iscritto all’Ordine degli Architetti e dei Paesaggisti della Provincia di Bergamo. Diplomato nel 1985 al Liceo Artistico di Bergamo, nel 1990 si laurea in Architettura al Politecnico di Milano con una tesi dal titolo “Ville del Settecento nel Parco dei Colli di Bergamo”. L’anno successivo consegue l’abilitazione alla professione e inizia a collaborare con alcuni studi di architettura fra cui ricordiamo quello dell’architetto Attilio Pizzigoni. Per circa un decennio affianca l’attività professionale di insegnante di Storia dell’architettura, Disegno e Rilievo presso la Scuola d’Arte “A. Fantoni” di Bergamo. Oltre a numerose committenze private, ottiene dalle amministrazioni pubbliche diversi incarichi di restauro, progettazione e riqualificazione del paesaggio.


CARLO CATTANEO: STORIA DI UNA GRANDE PASSIONE Carlo Cattaneo con i suoi bozzetti realizzerà i fondali di alcune grandi opere melodrammatiche quali Aida, Mefistofele, Bohème, La forza del Destino, Carmen, Falstaff e molte altre. Parallelamente si svilupperanno i suoi lavori come illustratore per le prime réclame, anticipatrici del boom economico nonché di alcune locandine del cinema, sua altra grande passione. In tutti questi suoi disegni centrale è la figura dell’uomo e della sua anima, che il Cattaneo dipinge sempre sotto un duplice aspetto: da un lato la parte allegra, positiva che l’uomo comunica di sé al resto dell’umanità, spesso per circostanza o dovere, mentre dall’altra, nel suo interiore, la debolezza a tratti tristezza.

Due fattori quasi intrinsechi che l’artista, spesso, evidenzierà nelle sue opere. Uno degli emblemi di questa rappresentazione sarà il pagliaccio, protagonista per il Cattaneo, così come per altri artisti, di questa tristezza celata dietro ad una maschera all’apparenza allegra. Ma, seppur con questo duplice aspetto intrinseco, l’arte del Cattaneo sarà un chiaro esempio di modernismo secondo le cui logiche l’artista riproduce la realtà attraverso i suoi occhi e il suo punto di vista. Ecco perché nelle sue opere innumerevoli saranno le rappresentazioni di luoghi da lui amati, come la sua Bergamo, soprattutto Città Alta, e i paesi natii, Zandobbio e Trescore Balneario, ritratti spesso basandosi sui ricordi dei bei tempi andati, che l’arti-

sta, con l’avanzare degli anni, sottolineerà in più opere. Un vero e proprio amarcord di un mondo diverso dal presente, dove compare una Bergamo sempre più “superficiale e vuota” in antitesi con la bella ma semplice Bergamo che l’artista ricorda nell’adolescenza. E così, tra disegno di paesaggi, maschere popolari (altro tema caro all’artista), nudi d’autore, disegni a carboncino e pennarello e centinai di bozzetti teatrali, Carlo Cattaneo viene celebrato oggi, anche con un recente libro - Carlo Cattaneo, L’uomo, l’artista e il teatro, edito da Sestante edizioni - come uno degli artisti più cari del suo tempo, anche se con un’attività artistica svolta nell’umiltà del silenzio e distante dai clamori mondani.


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Audi A1. Innovazione in ogni dettaglio.

Audi A1 Sportback ridefinisce i dettagli della perfezione con dotazioni all’avanguardia. Oggi puoi scegliere tra un’ampia gamma di equipaggiamenti, come i propulsori a 3 cilindri, la linea sportiva S line exterior, i fari Xenon Plus e le tecnologie intelligenti del pacchetto Connectivity. Preparati a un’esperienza di guida tutta nuova. Ti aspettiamo nel nostro Showroom e su audi.it

Diamo valore al tuo usato: Audi A1 Sportback con Audi Value da 101 euro* al mese. Con Audi Value, al termine del finanziamento, puoi scegliere se tenere, cambiare o restituire la tua auto. TAN 3,99% - TAEG 5,42% *Esempio ai fini di Legge di Leasing Finanziario: A1 Sportback 1.0 TFSI, in caso di permuta di una vettura di proprietà da almeno sei mesi, a € 17.780 in 47 canoni da € 101 (IVA e messa su strada incluse IPT esclusa), grazie al contributo delle Concessionarie Audi che aderiscono all’iniziativa (prezzo di listino IVA inclusa: € 19.000). Anticipo € 6.732 - Interessi € 1.569,43 - TAN 3,99% fisso - TAEG 5,42%. Valore Futuro Garantito pari alla Rata Finale di € 8.264,43. Spese istruttoria pratica € 300 (incluse nell’importo totale del credito). Importo totale del credito € 11.348. Spese di incasso rata € 3/mese. Costo comunicazioni periodiche € 4. Imposta di bollo/sostitutiva € 28,37. Importo totale dovuto dal richiedente € 13.093,80. Gli importi fin qui indicati sono da considerarsi IVA inclusa ove previsto. Informazioni europee di base/Fogli informativi e condizioni assicurative disponibili presso le Concessionarie AUDI. Salvo approvazione AUDI FINANCIAL SERVICES. Offerta valida sino al 30.06.2018. La vettura raffigurata contiene equipaggiamenti opzionali a pagamento.

Gamma A1. Valori massimi: consumo di carburante (l/100 km): ciclo urbano 9,2 - ciclo extraurbano 5,9 - ciclo combinato 7,1; emissioni CO2 (g/km): ciclo combinato 166.

Mandolini Auto Concessionaria per Brescia

Via Triumplina, 51 - Brescia 25123 - tel. 030 2019760 - fax 030 2092596 www.mandolini.it - e-mail: info@mandolini.it

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