ANNO 14 - N° CENTOQUARANTUNO - LUGLIO 2018 - € 3
BRESCIA
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MAGAZINE
IN COPERTINA
GIUSEPPE PETRALIA E PIERA ESPOSITO
CMP BRESCIA
INTERVISTA ESCLUSIVA EMILIO DEL BONO NASCE CORTE SANT’AGATA TAGLIO DEL NASTRO PER LA CICLABILE DEI SOGNI LE MOSTRE DA NON PERDERE LA LAMBORGHINI DI CRISTALLO
Fotografia Paolo Biava
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Carissimi, amici come noi della carta stampata, rieccoci con un numero decisamente estivo. Nelle prossime pagine troverete una interessante intervista con il ri-eletto sindaco Emilio Del Bono, diventato un caso nazionale dopo la sua stracciante vittoria, già al primo turno, “nonostante” la sua appartenenza al Partito Democratico che, alle politiche tenutesi poche settimane prima, era stato severamante punito dagli elettori di Brescia. Gli stessi, che viceversa, superando gli steccati, le repulsioni ideologiche e senza guardare alla tessera di partito, hanno premiato l’amministrazione in carica per aver evidentemente apprezzato il lavoro svolto dalla premiata ditta Del Bono-Castelletti. Domande e risposte a ruota libera con il primo cittadino tra i problemi vecchi e nuovi della città, la tanto discussa gestione dei flussi migratori, la delinquenza di strada sempre più aggressiva, le tribolazioni all’interno del Partito Democratico, le promesse mantenute e quelle ancora da mantenere. Tra queste ci sentiamo di raccomandarne una. È assolutamante necessario chiudere una volta per tutte la piaga della dismissione di siti inquinati da parte di aziende di pochi scrupoli. Inutile citare i casi. Si conoscono benissimo! La salute dei cittadini deve essere al primo posto tra le preoccupazioni della nuova Amministrazione. È necessaria una seria assunzione di responsabilità accompagnata da un rinnovato slancio per dimostrare che si può e si deve rimediare ai danni procurati da imprese scriteriate. Ricordiamo che Brescia è un territorio bersagliato dalle malattie tumorali molto più della media nazionale... Questa volta non ci sarà la scusante di non aver avuto il tempo per portare a termine il programma elettorale. Troverete anche qualche idea per la spiaggia e molti suggerimenti per lasciarvi tentare dalla mostrite estiva, quella strana sindrome che ci porta a girovagare per la penisola alla scoperta di talenti nuovi o di un vernissage con aperitivo compreso... V.E.Filì
FORTE MARGHERA, MESTRE
I GRAFFI DI BRUNO
Bruno Bozzetto
BRESCIA
in questo numero
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autorizz. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004
BERGAMO www.qui.bg.it
autorizz. Tribunale di Bergamo
C’è “del BONO” in quel che ho fatto
la cena in bianco di brescia
senza tempo
corte sant’agata
betalent, la notte dei talenti
garda by bike
bresciacondita 2018
NUOVA AUDI A8
n°3 del 22/01/1992
EDITA PERIODICI srl Via Bono 10 Bergamo tel 035.270989 fax. 035.238634 www.editaperiodici.it Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bs.it Responsabile grafica: Paolo Biava grafica@qui.bs.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it Hanno collaborato in redazione: Bruno Bozzetto, Lisa Cesco, Franco Gafforelli, Maurizio Maggioni, Elena Pagani Giorgio Paglia, Valentina Colleoni Fotografie di: Federico Buscarino, Sergio Nessi, Paolo Biava, Paolo Stroppa, Daniele Trapletti Matteo Marioli, Lorenzo Passini, Matteo Biatta Stampa: Euroteam Nuvolera Brescia
in Copertina GIUSEPPE PETRALIA E PIERA ESPOSITO ASC: L’importante della diagnosi precoce
C’È “DEL BONO” IN QUEL CHE HO FATTO Testo Tommaso Revera - Fotografie Matteo Marioli
INTERVISTA ESCLUSIVA A EMILIO DEL BONO, IL PRIMO SINDACO DI BRESCIA AD IMPORSI GIÀ AL PRIMO TURNO
Lo ritroviamo esattamente dove lo avevamo lasciato: nella ‘stanza dei bottoni’ di Palazzo Loggia. Ci fa attendere un po’ più del previsto ma l’incessante processione negli uffici del Sindaco da parte di cittadini desiderosi di una risposta o di un aiuto è un fenomeno divenuto ormai abituale. Sorridente, rilassato e in grande forma: Emilio Del Bono c’è e dai suoi occhi traspare tutta la voglia di non tradire il nuovo mandato ricevuto dagli elettori. Una riconoscenza di cui sente il peso e che non intende in alcun modo dare per scontata. Lo incalziamo su tantissimi temi, cercando di sfruttare al meglio la nostra visita. Lui risponde mostrando di avere le idee chiare e soprattutto lo fa con il suo stile garbato, mai arrogante o sopra le righe. Dov’era quando sono crollate le Torri Gemelle di New York e cosa ha pensato? “Ero in ufficio in via Volturno e ricordo molto bene quella mattinata terribile. Ai tempi ero Parlamentare. Uno dei miei collaboratori si precipitò nel mio studio per darmi questa drammatica notizia. La sensazione fu subito quella fosse successo qualcosa di apocalittico, qualcosa di veramente clamoroso”. Tornando a temi che ci riguardano più da vicino, qual è la sua opinione sull’attuale governo? “Quella tra Lega e Movimento 5 Stelle è un’alleanza molto anomala e dubito che resisterà nel tempo. Tuttavia, da Sindaco, il mio auspicio è che l’attuale formazione di governo possa dare delle risposte al Paese perché ne abbiamo bisogno. Non gufo certo per il loro fallimento: come per tutti i governi che iniziano un percorso, mi auguro possano amministrare bene”. Brescia e Bergamo, dati nazionali alla mano, rappresentano forse le ultime isole felici del Partito Democratico in Italia. Che ne pensa? “Non credo che sia tanto un tema di orientamento politico anche perché, come si è visto in occasione delle elezioni del Parlamento, la coalizione del centrodestra è prevalente sia a Brescia, sia a Bergamo. Credo piuttosto ci sia un giudizio sull’amministrazione: i cittadini sono molto concreti e ritengono sia giusto dar fiducia a due amministrazioni molto operative e capaci di dare delle risposte, magari migliori rispetto a quelle proposte dai rispettivi avversarsi”. Ci sono state in passato (e ce ne saranno certamente in futuro) occasioni di collaborazione tra Brescia e Bergamo: c’è un progetto in particolare su cui entrambe le città stanno puntando? “Intanto siamo convinti che esista la Lombardia Orientale che forse geograficamente è difficile da comprendere ma esiste. Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova rappresentano un quadrilatero di circa 3 milioni di abitanti ed è l’unico in grado di controbilanciare il peso specifico di Milano, un peso da città metropolitana non indifferente. Qualora non ci fosse una forte alleanza ed una solidarietà tra queste quattro realtà il rischio sarebbe quello di essere risucchiati da Milano soprattutto agli occhi della Regione Lombardia. Condividere questa impostazione, quindi, è importante ma all’interno di questa impostazione abbiamo svolto un grande lavoro di collaborazione tra gli enti. Abbiamo predisposto dei tavoli operativi su tante tematiche, costituito biglietti unici per eventi culturali e mostre e stiamo lavorando insieme per un’alleanza strategica per l’utilizzo dell’Aeroporto di Montichiari”. Ci sono novità attuali rispetto a quest’ultimo tema? “Ci sono novità nei rapporti tra Sacbo, Save, la società di Venezia che ha la concessione dell’aeroporto di Montichiari, e devo dire anche l’Associazione Industriale Bresciana e il Comune di Brescia che sono i primi sostenitori di questo accordo”. Il prossimo anno Giorgio Gori si appresta a vivere quanto ha vissuto lei solo qualche settimana fa. Pare, però, non abbia ancora ufficializzato la sua ricandidatura. Per lei dovrebbe ricandidarsi? “Io lo incoraggio fortemente a ricandidarsi perché Giorgio è una persona di grande levatura sia professionalmente, sia umanamente; un uomo capace di far cambiare il tessuto urbano anche con autorevolezza. Credo abbia dato una bella scossa a Bergamo, una scossa positiva dal punto di vista urbanistico e degli investimenti, delle iniziative culturali e della vivacità della città. Il mio auspicio, quindi, è che si ricandidi e sono convinto che i bergamaschi sapranno riconoscere quanto di buono ha fatto”. Tornando alle questioni di partito, cosa sta succedendo al PD. Qual è la ricetta per uscire da questo stato di crisi profonda? “Non c’è una ricetta vera e propria. C’è l’esigenza di avere un’agenda che rispecchi esattamente le domande e i bisogni dei cittadini. Se c’è un prezzo probabilmente che abbiamo pagato è che a livello nazionale ci siamo allontanati dai bisogni reali e dalle urgenze dei cittadini: sicurezza, governo del fenomeno migratorio, il lavoro e l’occupazione, la ridistribuzione della ricchezza, la qualità dei servizi solo per citarne alcuni. Mi sembrano queste le questioni da affrontare: scappare da questi temi mi sembra un errore colossale. Probabilmente abbiamo immaginato di regalare quell’agenda più alla Lega e adesso dobbiamo riappropriarcene: uscendo dal tunnel in cui siamo caduti, una crisi inevitabile dopo una sconfitta elettorale così importante, penso saremo in grado di riorganizzare le fila, perfezionare le nostre proposte politiche ed indicare anche una classe dirigente nuova che possa rappresentarci al meglio e, soprattutto, tornare a competere”.
MESSA IN SICUREZZA E BONIFICA DEL SITO INDUSTRIALE DELLA CAFFARO, PERFEZIONAMENTO DEL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DI VIA MILANO, COMPLETAMENTO DI OPERE MONUMENTALI PER RESTITUIRE ALL’ATTENZIONE DELLA CITTÀ UN’OFFERTA MUSEALE SIGNIFICATIVA E TANTO ALTRO: QUESTE SOLO ALCUNE DELLE PRIORITÀ IN VISTA DEL NUOVO MANDATO RICEVUTO DAGLI ELETTORI
Il punto di non ritorno è stata la sconfitta di Matteo Renzi al Referendum? “L’errore di quel referendum è stata più che altro la personalizzazione politica perché i contenuti erano, per lo meno in parte, condivisi probabilmente anche dalla maggioranza dei cittadini. L’averlo fortemente personalizzato ha coalizzato tutti contro Renzi e Matteo ne ha dovuto pagare il prezzo politico. Questo errore, a mio avviso il più grande commesso da Renzi, ha dato il via ad uno smottamento significativo a livello elettorale”. Il profilo di Maurizio Martina come segretario la convince? “È sicuramente una brava persona ma penso che il suo sia un mandato temporaneo. Non immagino, infatti, possa essere lui a guidare il Partito Democratico nel futuro. Penso, piuttosto, possa svolgere un’ottima funzione di traghettatore per costruire le condizioni di un partito più largo, più inclusivo e più capace di parlare ai cittadini”. Venendo a ciò che le interessa più da vicino, immagino sia stato estremamente gratificante vincere così come avvenuto. Se l’aspettava già al primo turno? “Sinceramente mi aspettavo di vincere, sarei falso ad affermare il contrario. Farlo al primo turno è stato un segno molto forte, un riconoscimento da parte dei bresciani nei confronti del lavoro che abbiamo fatto. Certamente è contata la figura del Sindaco ma credo abbia inciso molto anche la concretezza del nostro lavoro e anche lo stile, mai arrogante e fuori dalla righe. Un po’ come quello dei bresciani: gente laboriosa che guarda alla sostanza e bada al sodo”. Un risultato di questo tipo, in controtendenza rispetto al dato nazionale, inorgoglisce ancora di più. Sbaglio? “Più che al dato nazionale, che mi interessa anche poco, io la penso un po’ come il grande Bruno Boni quando disse “Meglio essere primo nelle Gallie che secondo a Roma”. Ho investito tutte le mie energie e la mia passione nel trasformare questa città cui voglio molto bene. E quindi mi vedo molto calato qui e non credo sia neppure possibile estrapolare il ‘caso’ Brescia per portarlo in una dimensione nazionale. Il ‘caso’ Brescia si spiega a Brescia: si spiega qui in una comunità che ha lavorato bene con questa amministrazione e con questa amministrazione ha inteso continuare a lavorare. Sta a noi non tradire questa fiducia”. Quando ha appreso la notizia della sua riconferma le saranno certamente venuti in mente i progetti iniziati e non ancora conclusi nel precedente mandato. Le priorità restano quelle di cui si è già parlato molto… “Certamente. Abbiamo davanti a noi alcuni mesi in cui ci concentreremo per avviare, approvare e definire il progetto di messa in sicurezza e di bonifica del sito industriale della Caffaro (che per noi ha un significato gigantesco dal punto di vista simbolico e ambientale), dovremo finalmente entrare nel vivo del progetto di riqualificazione di via Milano, dovremo completare il Parco della Cave che si è avviato ma va definitivamente completato, abbiamo davanti a noi il completamento di opere monumentali per restituire all’attenzione della città un’offerta museale significativa (come la copertura della Pinacoteca che dobbiamo ancora concludere, il rilancio del Castello e la nascita del Museo dell’Industria e del Lavoro nel comparto Milano). Non ci manca il lavoro, senza contare il proseguimento delle politiche di investimento sulla riqualificazione della viabilità, sulla ciclopedonalità, sul trasporto pubblico, ecc. È una città in grande fermento, in evoluzione: nutro grande fiducia perché Brescia sarà sempre più solida nel competere”. Si fa un gran parlare di immigrazione negli ultimi giorni. Brescia in questo senso è un modello culturale.
“Bisogna sapere che il governo del fenomeno migratorio impegna in maniera straordinaria una comunità e l’integrazione non è scontata. È un cammino culturale fatto con convinzione nelle scuole e nel lavoro per far sì che un immigrato diventi come il bresciano, appassionato alla propria città al punto da volerla bella, pulita, in ordine e sicura. Per fare in modo che il fenomeno migratorio sia governato, bisogna essere estremamente duri e severi con la delinquenza: l’integrazione cammina in maniera efficace quanto più c’è il rispetto delle regole. Quello che conta non è pensare che in una città come Brescia che ha 200.000 abitanti, mezzo milione durante il giorno, non succeda mai niente: questo è irrealistico e impossibile. Quello che conta è la reazione, quando di fronte ad un fenomeno che crea allerta e crea allarme lo Stato insieme al Comune risponde in maniera severa, puntuale e rapida”. C’è il profilo di un politico del passato a cui si ispira ed uno conosciuto più di recente di cui è rimasto positivamente colpito? “C’è una somma di persone: ci sono personalità internazionali e nazionali che ti hanno colpito per le parole che hanno detto, per la testimonianza che hanno portato o per la vita che hanno vissuto. Del passato sicuramente direi Bruno Boni perché è stato il sindaco che ha capito più di altri quanto fosse importante vivere in mezzo al popolo e non distante dal popolo. Un sindaco popolare perché concepito come prossimo. Dei giorni nostri non uno in particolare ma più persone: mi piace molto imparare dagli altri. Guardo con attenzione anche quanto accade all’estero: mi piace, per esempio, ricordare la forza che hanno avuto alcune città tedesche (la regione della Ruhr), francesi (Lione) e spagnole (Bilbao) di trasformare la loro natura. Città che hanno saputo cambiare pelle e che non si sono spaventate della trasformazione che avevano in corso ma, al contrario, l’hanno usata per farla diventare un punto di forza. Io guardo con ammirazione a questi modelli. Non mi piace la lagna, coloro che si piangono addosso: di fronte ai problemi bisogna essere crudi nell’analisi ma poi bisogna saperli risolvere. Trovo inutili e stucchevoli quelli che continuano a cavalcare i problemi: tutti lo sanno fare. La differenza tra un buon e un cattivo politico non è cavalcare il problema ma saperlo risolvere”. Ultima e poi chiudo. Il fermento a cui faceva riferimento prima si traduce anche con situazioni tangibili per la cittadinanza e, in questo caso, per gli amanti dello sport in generale: nei prossimi giorni verrà inaugurato a Limone sul Garda il primo tratto della Garda by Bike, la ciclovia dei sogni, e a settembre entrerà in funzione il nuovissimo PalaLeonessa… “E poi, sia pur con qualche ritardo, anche il nuovo impianto europeo di atletica leggera che faremo a San Polino. Credo molto nell’importanza delle infrastrutture sportive in una provincia come quella di Brescia perché nessuno lo sa ma il principale turismo per numeri è il turismo sportivo che viene prima di quello religioso e prima ancora di quello culturale. Centinaia e migliaia di persone, infatti, si muovono durante l’anno per andare a praticare sport o per andarlo a vedere: poi, già che ci sono, mangiano, bevono, dormono e visitano. In questo senso Brescia aveva bisogno di un’infrastrutturazione sportiva: credo ora sia molto importante dare una risposta definitiva anche al tema del nuovo stadio. Lo sport non è solo business ma è una enorme leva sociale: ogni bambino o ragazzo allontanato dalla pigrizia, dalla noia e dal rischio della devianza e portato all’interno di percorsi sani in cui possa imparare l’autodisciplina, il gioco di squadra e il rispetto delle regole rappresenta una grande vittoria”.
LA CENA IN BIANCO DI BRESCIA Fotografie Alberto Petrò
INCREDIBILE SUCCESSO PER LA VI EDIZIONE DI UNO DEGLI EVENTI PIÙ ATTESI IN CITTÀ ALLESTITO IL 21 GIUGNO SCORSO IN CORSO ZANARDELLI DURANTE UNA MAGICA SERATA DEL SOLSTIZIO D’ESTATE
Tavole condivise, le sfumature della prima notte d’estate, il bianco, colore-imperativo cui attenersi per la mise en place e il dress-code e un indirizzo misterioso svelato solo poche ore prima dell’evento. È tornato l’appuntamento con celacena, la serata promossa dall’agenzia ASborsoni che ha curato organizzazione e concept dell’evento.
CHI C’ERA
LA CENA IN BIANCO DI BRESCIA Uno spazio da riscoprire nel cuore di Brescia e una cena da condividere con gli amici e con i vicini di tavolo: l’idea è sempre quella di creare un incontro diverso dal solito e trasformare con un tocco personale uno scorcio di città, una piazza, un giardino o una strada. Anche per la sesta edizione è stato così senza mutare le regole delle passate edizioni: il colore-imperativo, assoluto protagonista dell’evento, è stato il bianco, interpretato in modo creativo sia nel dress code, sia negli allestimenti. Il menu a discrezione degli ospiti: ognuno ha portato da casa posate, tovaglie, bicchieri e piatti. celacena (convivio urbano) ancora una volta ha puntato a fare del rispetto dell’ambiente un must: a fine serata, infatti, lo spazio urbano è stato restituito alla città nello stesso modo in cui è stato trovato, senza lasciare alcuna traccia, se non l’alone di magia che si sarà generato.
Ph. Alberto Petrò - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
CHI C’ERA
SENZA TEMPO Una serata speciale dedicata alla presentazione in anteprima del vino Franciacorta Riserva DOCG “ESSETI 2006” Extra Brut Riserva 2006 e organizzata dalle Agricole Gussalli Beretta. Un appuntamento riservato a personalità di spicco dell’enogastronomia italiana e internazionale che ha visto l’eccezionale partecipazione dello Chef Heinz Beck de La Pergola di Roma volato appositamente da New York. Con le sue creazioni ha abbinato piatti stellati ai prestigiosi vini delle Agricole Gussalli Beretta rendendo unico ogni assaggio e deliziando gli ospiti attraverso un menù dedicato. Composto da cinque portate ha visto la miglior produzione di Castello di Radda (Chianti Classico), Orlandi Contucci Ponno (Colline Teramane), Fortemasso (Barolo) ed ovviamente i vini de Lo Sparviere. “Una serata dedicata all’eccellenza!” ha commentato Franco Gussalli Beretta, che con il fratello Pietro guida il gruppo armiero, “Heinz Beck ha voluto studiare piatti che esaltassero e si esaltassero con la nostra miglior produzione enologica, in un connubio di elementi che rende onore all’estro, la fantasia e la cultura materiale che caratterizzano il nostro Paese: un onore accostare i vini delle nostre aziende alla cucina di un grande Maestro“. Il vino “ESSETI 2006” è affinato sui lieviti per 11 anni. Massimo Ferrari, alla direzione operativa del Gruppo Agricole Gussalli Beretta lo definisce un vino Senza Tempo, “già nel nome riprende le iniziali Sboccatura Tardiva, rappresenta l’apice della capacità interpretativa del nostro terroir franciacortino, ove le marne grigie e uno chardonnay quasi tardivo, riescono a generare un prodotto Senza Tempo, trasformando questa ultima componente in una caratteristica strutturale”.
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CORTE SANT’AGATA Testo Vito Emilio Filì - Fotografie Matteo Marioli
I LAVORI SULLA FACCIATA ESTERNA SONO ORMAI TERMINATI, ORA RESTANO DA COMPLETARE GLI SPAZI INTERNI. CORTE SANT’AGATA, IL NUOVO COMPLESSO FIRMATO CAMPANA COSTRUZIONI SORTO NEL «VUOTO» DI VIA DANTE, È ORA ALLA RICERCA DI ACQUIRENTI
Impossibile non notare anche da lontano l’eleganza che, la nuova realizzazione di Campana Costruzioni, ha donato ad un angolo prezioso del centro cittadino. Corte Sant’Agata ha finalmente ricucito uno strappo nel tessuto urbano che da decenni gridava allo scandalo per lo stato indecoroso nel quale versava. “Il complesso architettonico è costituito da un insieme di fabbricati esistenti situati tra Corsetto Sant’Agata, dinanzi alla Chiesa secolare dalla quale trae nome la via, e vicolo Rizzardo. I prospetti laterali sono rispettivamente uno contiguo a Palazzo Lechi di cui faceva parte, almeno per il corpo centrale caratterizzato dalla loggetta quattrocentesca e dalle scuderie seicentesche e, l’altro, posto su via Dante, nel vuoto creato dalla demolizione dovuta al Piacentini nel 1930 circa. Il lavoro decisamente più impegnativo è stato proprio far dialogare in modo armonioso le due costruzioni: la prima completamente nuova e la seconda da restaurare perché parte di un palazzo antico sottoposto a tutela della Soprintendenza”. C’è sempre una storia dietro queste imprese e, quella di Corte Sant’Agata, ce la racconta Simonetta Conter, ingegnere e moglie di Giuliano Campana, che ha firmato il delicato intervento.
Giuliano Campana ha ricoperto vari incarichi all’interno dell’Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili: 3 anni Presidente Comitato Paritetico Brescia, 3 anni Presidente Cassa Edile Brescia, 9 anni Presidente Costruttori Brescia, 3 anni vice Presidente Costruttori Lombardia e attualmente ricopre la carica di vice Presidente Nazionale Costruttori, oltre ad essere il Presidente di ABEM, Società costituita da enti pubblici e privati bresciani per la gestione autonoma da parte di soggetti bresciani dell’Aeroporto di Montichiari. Lo affianca ora il figlio Arch. Davide Campana che sta sviluppando anche il ramo estero con costruzioni immobiliari in Romania
SIMONETTA CONTER NATA A BRESCIA E Laureata in Ingegneria Civile Edile Strutturista presso l’Università di Padova nel Luglio 1982, è iscritta all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia al N.1573 dal 1983. SVOLGE le funzioni di coordinatore in materia di Sicurezza per la progettazione e l’esecuzione dei lavori ai sensi del D.lgs. n.497/96 e successive modifiche ed integrazioni. Attualmente è responsabile dello Studio di Ingegneria Simonetta Conter dove coordina i collaboratori, i rapporti con i clienti e la progettazione
“Una storia lunga perché come risaputo il vuoto di via Dante non era stato causato da un bombardamento bensì voluto dal Piacentini tra il ’32 e il ’36, il quale, oltre a creare Piazza della Vittoria, demolendo tutte le case del “serraglio” che era una specie di ghetto con molte problematiche, voleva realizzare un grande viale che andasse verso Milano. Poi ha deviato il percorso durante i lavori
per attraversare diagonalmente il quartiere e arrivare alla Pallata. Comunque, per fortuna, si è fermato lì: demolendo solo quell’edificio ma non tutti gli altri. Quindi è nato questo vuoto a cui avevano disposto degli speroni per contrastare l’edificio esistente che risale al ‘400. Durante i lavori abbiamo trovato colonnette concentriche e anche delle volte quattrocentesche”.
Problemi con la Soprintendenza? “È stato un lungo percorso. Abbiamo acquisito l’edificio nel 2007 ed era ancora Soprintendente Luca Rinaldi. In seguito il discorso venne praticamente portato a termine con il Dott. Alberti prima dell’avvento dell’attuale direttore, l’Arch. Giuseppe Stolfi. Abbiamo acquistato prima l’edificio antico e, in seguito, abbiamo proposto al Comune che era proprietario dell’area antistante l’edificio, di realizzare insieme qualcosa di armonico. Sembrava suggestiva l’idea di unire le due parti e farle dialogare tra loro ma questa, come dicevo, è stata la cosa più problematica. Dal 2007 siamo arrivati al 2014 per poter iniziare i lavori. Nel frattempo abbiamo cambiato tre amministrazioni, ci sono stati i lavori della metropolitana, ecc ecc. Se avessimo potuto avremmo inglobato l’ascensore in modo più corretto. Se l’area fosse stata già di nostra proprietà, avremmo certamente approntato il progetto di integrazione. Questo non è stato e difatti l’ascensore della metropolitana è un po’ storto perché esce dalla linea guida di questa volumetria. Pensavamo ad un progetto integrato quindi ad una realizzazione da definire insieme. Sì, sì, sì, no, sì aspetta, no, sì… Nel frattempo il Comune ha venduto un’area (il vuoto di via Dante) a Brescia Infrastrutture a parziale pagamento delle spese per la metropolitana e quest’ultimo l’ha messo all’asta. La valutazione dell’area era però stata fatta con i valori del 2007 mentre qui siamo al 2012-2013, con un mercato immobiliare completamente cambiato così come gli effetti valori degli immobili. Quindi quell’asta andò deserta e nessuno ha comprato. In seguito l’area venne inserita come parziale pagamento per la riqualificazione di Piazza Vittoria. Noi eravamo fermi con il palazzo davanti e allora abbiamo rischiato sapendo di rimetterci parecchio. Ma almeno saremmo partiti. Nel 2014 abbiamo acquisito l’area e finalmente, dopo aver espletato tutte le pratiche, è iniziata la fase realizzativa”. Era prevista un’intervista a tre e infatti arriva anche il costruttore: Giuliano Campana più in forma che mai. Sportivo, lo sguardo aperto, sempre positivo e uomo di grandi capacità. Ha capito a che punto siamo e interviene con il piglio che gli conosciamo. “L’assurdo italiano è la burocrazia, ci ha confidato il Geom. Campana, siamo malati di burocrazia. Si parla di semplificare ma non è vero e, nel nostro settore, anzi, si moltiplicano sempre più le scartoffie, oggi anche quelle telematiche. Ci sono imprenditori che se avessero fatto il nostro mestiere, sarebbero falliti dopo un mese. Nell’industria c’è un ritorno diverso ma, soprattutto, si possono prevedere molte più cose di quanto non possiamo fare noi costruttori. Una volta acquisita la commessa sanno che in un giorno stabilito devono fare tanti pezzi: se non li fanno ci rimettono e, per questo, le macchine sono sempre più veloci. Da noi, invece, non è così. Tutto è ancora basato sul fattore umano. Poi siamo legati al tempo e quando piove, piove… Anche se gli imprevisti della burocrazia sono quelli peggiori. Quando poi si toccano fabbricati in ristrutturazione, ci sono situazioni che nascono durante i lavori. Se trovi dei reperti devi chiamare la Soprintendenza. E fare tutto quello che prescrive”.
Torniamo alla storia della Corte Sant’Agata… “Per non farci mancare niente - riprende l’Ing. Conter - abbiamo rinvenuto il basamento di una torre medievale. La quinta di una serie. La prima venne trovata in Piazza Vittoria, fu fotografata e poi demolita; la seconda è stata trovata nell’edificio di fronte al nostro ed è stata tolta di mezzo senza neppure venire fotografata. La terza è stata rinvenuta quando è stato costruito il parcheggio di Piazza Vittoria. Si sa del ritrovamento ma è stata demolita; la quarta, trovata con gli scavi della stazione metro, han pensato bene di impacchettarla al costo di 500 mila euro e trasferirla in un parco cittadino… Quando hanno trovato la nostra, hanno sostenuto che essendoci un precedente, avremmo dovuto tenercela. Pertanto abbiamo dovuto modificare il progetto dei parcheggi e mantenere il basamento della torre”. Perchè la scelta del rivestimento esterno? “Abbiamo scelto un cotto pregiato per richiamare Piazza Vittoria. Avremmo potuto utilizzare il Botticino o il cotto ma abbiamo preferito riprendere il materiale della torre del Cordusio in una chiave moderna. L’intero fabbricato è antisismico, in classe A+, riscaldamento e raffrescamento a pavimento con utilizzo della geotermia. In centro a Brescia non ci risulta esistano altri impianti di questo tipo. Tiriamo l’acqua con un pozzo profondo 180 metri: d’estate è fredda e rinfresca l’aria circolando con ventilazione controllata. Estraendola però a 5-6 gradi, d’inverno risulta calda quando fa freddo. Impatto energetico praticamente zero. Domotica completa e gestibile interamente dal telefonino. Questo, in comune per tutto l’edificio, anche se nella parte nuova, è tutto diverso dalla parte antica. Parliamo sempre di materiali altamente efficienti ma la classe A è stata raggiunta con sistemi di isolamento cappotto e parete ventilata nella parte nuova, mentre nella parte antica abbiamo dovuto mantenere i muri esistenti ed utilizzare materiali indicati dalla Soprintendenza, alcuni molto particolari e naturali a base di calce e paglia.Tutto per avere il massimo isolamento dato che la Soprintendenza non ammette il cappotto agli edifici storici e tutti gli intonaci sia nella parte vecchia, sia nella nuova, sono in calce”. “Calce, che io amo particolarmente - sottolinea Giuliano Campana. Dico sempre che il cemento non ha un buon odore mentre la calce profuma”. “Nella parte nuova - riprende la progettista - abbiamo serramenti in allumino mentre nella parte antica in legno ma con le medesime caratteristiche. Nella parte nuova abbiamo persiane in alluminio che si abbassano e si orientano, dall’altra parte ci sono gli scuri con una forma antica, però comodamente motorizzati. Tutto è connesso e regolabile dal telefonino dal quale si possono anche controllare le telecamere e il sistema antifurto; se sono spente le luci o chiusi gli scuri, si può comunque regolare il riscaldamento, il raffrescamento e la ventilazione controllata e depurata”.
Verrebbe ad abitare qui? “Potrebbe davvero succedere: ci stiamo pensando - ha affermato Campana. Adesso abitiamo in una bellissima casa fuori città ma anche per noi con l’aumentare degli anni potrebbe essere importante avere tutto a portata di mano e più in centro di così… A parte il fatto che l’ha progettata mia moglie e che io l’ho costruita e questo potrebbe già essere una garanzia, trovo che sia davvero il massimo per comodità, comfort, sicurezza. Un abitare senza problemi. Inoltre lo considero davvero un grande successo sia da un punto di vista estetico che funzionale: siamo riusciti ad unire due fabbricati, uno moderno e uno antico, che sono legati da una scala metà antica e metà moderna. La parte nuova non è banale e questo potrebbe non piacere ma è un segno a livello urbanistico in un angolo della città a cui mi sono particolarmente affezionato. Quando costruisco qualcosa per mia iniziativa, voglio che non risulti banale. Anche il complesso Brescia Futura di via Triumplina può piacere o non piacere ma è sicuramente una realizzazione d’avanguardia. Il progetto era dell’Arch. Giorgio Lombardi che mi aveva preparato alcuni progetti che avevo subito scartati. Gli dissi: “Siamo alla porta di entrata di Brescia da nord: pensa ad una nave che entra in porto. Mi disse di aver capito e quando vidi i primi schizzi rimasi colpito: era quello che volevo!”.
CAMPANA COSTRUZIONI SRL Via Bargnani, 21 - Brescia - Tel. 030 2350010 www.campanacostruzioni.net - info@campanacostruzioni.com Campana Costruzioni è un’impresa di costruzioni sia per conto terzi che per se stessi da più di 80 anni. In questo intervento, Corte Sant’Agata, è intervenuto su due fabbricati completamente differenti: il primo risalente al 400 è stato completamente ristrutturato con l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione per risanare le parti strutturali e migliorarlo sismicamente, mentre sono stati utilizzati materiali di recu-
pero o tecnologie antiche per quanto riguarda le finiture. L’edificio nuovo antistante è stato costruito completamente antisismico e con l’utilizzo di un’intelaiatura di travi e pilastri in ferro e orizzontamenti in legno e cemento armato. Per quest’ultimo le finiture sono state di ultima generazione. Per ambedue i fabbricati si è riusciti ad ottenere con tecnologie differenti la classe A
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Con 20 anni di esperienza alle spalle nell’ambito della carpenteria leggera, Edilgril rivolge il proprio operato al settore dell’edilizia. L’azienda di Manerbio, specializzata scale sicurezza, pensiline, nelladiproduzione ed installazione di strutture metalliche certificate, cancellate, parapetti può contare sull’operato di maestranze qualificate e specializzate. opere da interni, fabbro in genere...
inferriate fisse ed apribili di tutte le misure,
Per Corte Sant’Agata Edilgril si è occupata della realizzazione delle opere di carpenteria a disegno, quali cancelli carrai e pedonali, ringhiere, divisorie, inferriate e scale d’accesso, compresa la loro installazione.
EDILGRIL - Via Gazzadiga, 15/B - 25025 Manerbio (BS) - Tel. 030.9383300 Fax 030.9385355 - E-mail: edilgrilsrl@libero.it - www.edilgrilsrl.it
ELIA PALETTI impianti elettrici, civili e industriali
ELIA PALETTI - IMPIANTI ELETTRICI CIVILI E INDUSTRIALI Via San Vitale, 15 - Castegnato (BS) - Tel. 030 2722167 Cell. 360 871493 - paletti.elia@libero.it
Nata 20 anni fa dopo un’esperienza ventennale nel settore impiantistico civile, industriale, terziario. Ha una clientela affezionata che viene seguita dall’inizio della mia attività con un trattamento ormai non più da clienti ma da amici che apprezzano il mio lavoro ed il mio inpegno. È prioritario ottenere sempre un ottimo risultato, per me e soprattutto per i miei clienti, con l’utilizzo di materiali all’avanguardia
tecnicamente validi ed allo stesso tempo che soddisfino anche il lato estetico. Per Corte Sant’Agata si è voluto puntare sul sistema domotico , impianto che permette molteplici soluzioni in modo da soddisfare le esigenze del cliente finale. Particolare attenzione è stata rivolta al sistema di illuminazione delle parti comuni, con scielta di apparecchi che bene si associano con la tipologia dello stabile.
FRAGI SRL Via Molini, 1/3 - Botticino (BS) - Tel. 030 2190452 www.fragi-serramentialluminio.it - info@fragi.bs.it Fragi è un’azienda bresciana, con sede a Botticino, creata nel lontano 1977 con l’intento di offrire la realizzazione di sistemi innovativi e ricercati nel campo dell’ arredo edile, rivolgendosi in particolare ad una clientela formata da imprese, enti e società. Per Corte Sant’Agata ha prodotto e installato gli infissi in alluminio ad alta
prestazione energetica ed acustica, dotati di schermature frangisole motorizzati. Ha inoltre installato le vetrine al piano terra con protezione antiscasso, prodotto e installato i parapetti e le divisorie in cristallo, i rivestimenti in alluminio finitura colore Corten ed, infine, la vetrata d’ingresso e le vetrine scale.
FRATELLI MAESTRI FALEGNAMERIA SRL Via dei Santi, 147 - Castenedolo (BS) - Tel. 030 2702976 www.falegnameriamaestri.it - info@falegnameriamaestri.it Di padre in figlio, di generazione in generazione. Fratelli Maestri è pura passione per il legno che ha inizio oltre 130 anni fa, nella cantina del bisnonno Eugenio. Alla fine degli anni ’60 il laboratorio diventa un’azienda, allargando i suoi confini, in termini di territorio, clientela, soluzioni e servizio.
Oggi sono i nipoti a guidare l’azienda, con l’anima giovane di chi guarda al futuro, rimanendo fedeli a una storia ultracentenaria. Presso la Corte Sant’Agata Fratelli Maestri Falegnameria ha realizzato i serramenti esterni (griglie e finestre), i portoncini blindati e le porte interne.
STENOTEK SNC Via Corsaletto, 26/D - Isorella (BS) - Tel. 030 9529198 www.stenotek.it - info@stenotek.it Nata ormai da più di 18 anni a Isorella (BS), ha vissuto la rapida evoluzione del mercato impiantistico idraulico, crescendo costantemente negli anni Continuo è stato il rinnovamento: per essere sempre pronti a supportare i nostri Clienti nelle sfide tecnologiche che sono in costante evoluzione. Specializzati nel dare supporto e prestare servizi alle aziende nei settori edili ed industriali, operando per loro conto in ogni parte d’Italia e all’estero.
Stenotek snc si impegna a soddisfare le aspettative dei propri Clienti mantenendo elevati standard di qualità̀, di performance e di affidabilità̀ in relazione ai prodotti e servizi offerti. Professionalità̀, trasparenza e assistenza continua al Cliente sono i valori fondanti dell’azienda. La nostra missione aziendale consiste nel offrire soluzioni innovative perseguendo uno sviluppo di business, creando valore per i nostri Clienti.
STUDIO AMBIENTE SRL Via Cascina Pontevica, 7 - Folzano (BS) - Tel. 030 2160849 www.studioambiente.it - studioambiente@studioambiente.it Studio Ambiente opera da oltre 30 anni nel settore edile occupandosi della formazione di pareti e controsoffitti in gesso rivestito, pannelli modulari, pavimenti tecnici e di tutte le lavorazioni di preparazione e finitura di cui questi materiali necessitano nell’ambito delle costruzioni. TEMPINI 1921 SRL - Sede Via dei Santi, 149 - Castenedolo (BS) Tel. 030 3690411 www.tempini1921.it info@tempini1921.it
Per Corte Sant’Agata l’azienda di Folzano si è occupata della realizzazione di pareti, contropareti e controsoffitti interni ed esterni per appartamenti e negozi, delle tinteggiature per interni ed esterni e del rivestimento termico a cappotto facciata esterna.
Showroom Brescia Borgo P. Wührer, 127 - Brescia Tel. 030 3690411 tempini_BW@tempini1921.it
Dal 1921 Tempini crea soluzioni di pavimentazione e rivestimento per ambienti interni ed esterni. Nel corso di quasi 100 anni lo standard qualitativo e quantitativo si è intensificato grazie ad una fitta rete di collaborazioni consolidate, sia con privati che con imprese, che hanno permesso al gruppo di gettare le solide basi del suo operato. Quotidianamente Tempini 1921 si confronta con i migliori progettisti, con le migliori
Showroom Milano Via G. Galilei, 47 - Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02 6606121 tempini_CI@tempini1921.it
imprese, con gli studi professionali e con le migliaia di clienti che incontra ogni anno nei propri show-room. Il punto di forza è la consolidata esperienza del suo capitale umano rappresentato da oltre 200 tecnici e operai specializzati; 50 collaboratori commerciali e amministrativi e 2 show-room aperti al pubblico dedicati al Retail. Una realtà che crede fortemente nell’etica del lavoro e nell’operosità.
BETALENT, LA NOTTE DEI TALENTI Fotografie Pierpaolo Romano
LA 4^ EDIZIONE DEL TALENT SHOW HA BATTUTO OGNI RECORD: OLTRE 4.000 AD APPLAUDIRE TALENTO E PASSIONE
“Con BeTalent il talento trionfa sempre e, anche in questa quarta edizione, siamo riusciti ad appassionare e stupire una Brescia piena di entusiasmo. Siamo molto soddisfatti e orgogliosi di aver replicato e superato il successo degli anni scorsi: BeTalent, che fa parte del grande progetto di Live Love Brescia, ideato da Gruppo WISE per promuovere il territorio e generare indotto per la nostra città attraverso grandi eventi, è ormai diventato un appuntamento tradizionale che apre la stagione del grande palco estivo di Piazza Loggia dove si alterneranno gli artisti del Brescia Summer Music”. Così Luca Mastrostefano, CEO di Gruppo WISE, organizzatore dell’evento insieme a Stam, Briostaff e Cipiesse, ha commentato il grande successo della quarta edizione di Betalent – La notte dei talenti, evento sostenuto dal Title Partner VIVIgas Energia, che ha animato il 7 luglio scorso Piazza Loggia.
BETALENT, LA NOTTE DEI TALENTI Anche quest’anno sono stati dodici i talenti in gara che si sono esibiti sul grande palco bresciano: l’Acrobalance di Max e Mattia, il ballo acrobatico di Marcello e Chiara, la musica dei pianoforti di Bonnie e della cantante Martina, i virtuosismi linguistici di Leonardo con la sua parlata al contrario, le evoluzioni col cerchio di Kira, le prodezze di Calisthenics di Domenico e le voci straordinarie di Nicol, Debora, Victoria, Valentina e Fabrizio. A valutare le doti dei protagonisti della serata l’eccezionale giuria, presieduta dall’irriverente ed eccezionale Paolo Migone – che ha anche intrattenuto il pubblico con la sua comicità in un momento topico – e composta da Maddalena Damini (Direttore Artistico di Teletutto e Radio Bresciasette), Mino Dal Dosso (talent scout e imprenditore del settore food&entertainment) e Ivano Tognassi (Amministratore Delegato di Corium OpenJobMetis). Debora Manenti, Nicol Manenti e Domenico Vaccaro i primi tre classificati; il premio speciale OpenJobMetis è andato a Marco “Kira” Cristoferi.
Ph. Pierpaolo Romano - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
La serata, condotta dalla simpaticissima Juliana Moreira, madrina di Betalent 2018, e da Davide Briosi, è stata davvero ricca di sorprese. Il pubblico è rimasto a bocca aperta durante le esibizioni degli artisti internazionali del Gruppo Dal Dosso Food&Entertainment – direttamente dal Box di New York e dall’Heart di Ibiza – con le loro spettacolari coreografie tra performance di tip tap, violini elettrici, canti e interpretazioni di grandi musical. Grandi protagonisti anche Gaia Massetti, giovanissima vincitrice 2017 che ha acceso la piazza con Think di Aretha Franklin, i ragazzi di Obiettivo Sorriso, onlus sostenuta da VIVIgas, con lo spettacolo “Diventa un artista” che valorizza i talenti dei ragazzi affetti da diverse forme di disabilità e sindromi, la moda con la sfilata a cura di Exploit Jolie, che ha presentato le nuove tendenze della prossima stagione autunno-inverno e il cantante bresciano Luca Ploia che ha presentato il suo nuovo singolo, tributo a Rino Gaetano, “Gianna”.
GARDA BY BIKE: UN ANELLO CICLABILE
DI OLTRE 140 CHILOMETRI ATTORNO AL LAGO DI GARDA Fotografie Geo Rock Srl
LO SCORSO 14 LUGLIO SONO STATI INAUGURATI I PRIMI DUE CHILOMETRI DEL TRACCIATO DELLA CICLABILE DEI SOGNI DA LIMONE SUL GARDA FINO AL CONFINE CON LA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO: IMPAGABILE L’OPPORTUNITÀ DI PEDALARE A STRAPIOMBO SUL LAGO
Un’opera destinata a diventare un’attrazione turistica di primo piano per l’Alto Garda considerato anche il continuo aumento d’interesse per le vacanze a vocazione sportiva
Un itinerario ciclabile di oltre 140 km nel periplo del Lago di Garda, collocato in una posizione strategica, crocevia tra i due percorsi Eurovelo EV7 “Itinerario dell’Europa Centrale” ed Eurovelo EV8 “Itinerario Mediterraneo”, e quindi direttamente connesso alla rete ciclabile europea. È stato inaugurato il primo tratto dell’attesissima Garda by Bike, la ciclopista dei sogni che consentirà il passaggio non solo nelle gallerie dismesse della gardesana ma anche in alcuni tratti a picco sul lago su passerelle di legno appositamente predisposte. Un vero e proprio paradiso non solo per gli appassionati del cicloturismo ma anche per gli amanti dello sport, dell’aria aperta e della natura: uno spettacolo per gli occhi, un punto di osservazione privilegiato in cui godere di panorami e tramonti mozzafiato. “Si tratta di un’opera destinata a diventare un’attrazione turistica di primo piano per l’Alto Garda, visto il continuo aumento d’interesse per le vacanze sportive” ci hanno detto dal Comune di Limone sul Garda. L’anello ciclabile Garda by Bike, che punta a congiungere tutti i centri abitati sulle sponde del lago favorendo la mobilità sostenibile, dovrebbe essere ultimato entro il 2021 e, secondo il progetto iniziale, avrà un costo complessivo di circa 102 milioni di euro (il tratto appena inaugurato è costato oltre sette milioni e mezzo). Questo ambizioso progetto ha richiesto la collaborazione della Regione Lombardia, della Regione Veneto e della Provincia Autonoma di Trento che hanno rispettivamente investito 44,8, 17,8 e 39,4 milioni di euro. Un investimento certamente elevato ma i cui ritorni si prevede siano rapidi e cospicui: per ogni chilometro lineare, infatti, si è calcolato un rendimento dai 110 ai 350 mila euro.
DETTAGLIO DEL PERCORSO Lungo la sponda occidentale del Lago di Garda, l’itinerario, che si estende nel territorio bresciano per circa 89 chilometri, attraversa i comuni di Sirmione, Desenzano del Garda, Lonato del Garda, alcuni comuni della Valtenesi quali Padenghe sul Garda, Moniga del Garda, Manerba del Garda; costeggiando la riviera verso nord attraversa i territori di San Felice del Benaco, e, nel Parco dell’Alto Garda, Salò, Gardone Riviera, Toscolano-Maderno, Gargnano, Tignale, Tremosine sul Garda, Limone sul Garda. Nel tratto fra Gargnano e Limone sul Garda il tracciato si inerpica sui pendii ripidi dei monti della Valvestino ed è quindi consigliato ai soli esperti; per chi non è in grado di sostenere l’impegnativa salita è prevista la possibilità di utilizzare la navigazione sul lago attraverso battelli predisposti al carico delle biciclette. Il tratto di percorso impegnativo è lungo circa 27 Km e può essere superato con i mezzi di linea di Navigarda da Gargnano a Limone sul Garda. Da qui è possibile raggiungere Riva del Garda, Torbole e Malcesi-
ne sempre utilizzando la navigazione sul lago: sulle corse battello l’imbarco delle biciclette è condizionato dal tipo di motonave in servizio e dal traffico contingente. I viaggiatori sono invitati ad informarsi preventivamente presso le biglietterie di terra o presso il numero verde dedicato. Nella provincia di Trento il percorso attraversa i comuni di Riva del Garda, Nago-Torbole, Arco ed ha una lunghezza di circa 7 Km. Nella provincia di Verona il percorso è lungo circa 69 Km ed attraversa i territori di Peschiera del Garda, Castelnuovo del Garda, Lazise, Bardolino, Garda, Torri del Benaco, Brenzone, Malcesine, ricalcando in parte il tracciato della ciclopista del Sole. In provincia di Mantova il tratto è breve ed è di collegamento fra Peschiera del Garda e Pozzolengo, sulle colline moreniche, da Ponti sul Mincio a Castellaro Lagusello a Lonato del Garda. I percorsi individuati sono due e possono essere alternativi: entrambi si sviluppano in prossimità del Parco Regionale del Mincio.
anni azzurri A cura del Direttore Dr. Vito Nicola Mastromarino vitonicola.mastromarino@anniazzurri.it
ANNI AZZURRI REZZATO:
CON LA RSA APERTA RISPOSTE PERSONALIZZATE AL DOMICILIO DELL’ANZIANO Alla cura e assistenza degli ospiti accolti in struttura la Residenza Anni Azzurri di Rezzato affianca un importante servizio a favore del territorio: un aiuto alle famiglie che al domicilio si prendono cura di anziani non autosufficienti o affetti da demenza. Il servizio, denominato “RSA aperta”, è gratuito ed è stato avviato da Regione Lombardia a partire dal 2014, consolidandosi nel tempo. “In questa cornice si inserisce l’attività di Anni Azzurri Rezzato, che grazie alla lunga esperienza maturata nell’ambito della terza età e della non autosufficienza attraverso servizi residenziali, aderisce al progetto “RSA aperta” per dare risposte qualificate alle famiglie”, sottolinea il direttore della residenza Anni Azzurri Rezzato, dottor Vito Nicola Mastromarino. “Con questo servizio siamo in grado di raggiungere le famiglie in difficoltà anche al loro domicilio, con interventi e prestazioni individualizzati, che vengono effettuati dai nostri professionisti: medici, infermieri, operatori d’assistenza Asa/ Oss, educatori professionali, fisioterapisti, assistente sociale e psicologo”. Nello specifico, gli operatori della Residenza Anni Azzurri effettuano interventi di valutazione del contesto familiare e ambientale in cui è inserito l’anziano, curano l’addestramento del caregiver (si affianca il familiare nella gestione del proprio caro fragile, per un tempo circoscritto, ad esempio nell’ambito dell’igiene personale o dell’organizzazione di vita, fornendo istruzioni e consigli pratici), il care management ovvero il
monitoraggio degli interventi, attraverso supporto e accompagnamento. E ancora provvedono all’integrazione del lavoro del caregiver e alla sua sostituzione temporanea, per assicurare al familiare un aiuto e momenti di sollievo, ed effettuano interventi qualificati di accompagnamento dell’anziano fragile, per favorire socialità e autonomia motoria, oltre a interventi di stimolazione cognitiva, conseling, terapia occupazionale e molte altre attività - da svolgersi anche presso la RSA - come attività fisioterapica, interventi che agiscono sulla sfera cognitivo-comportamentale, relazionale ed emotiva. Una gamma di servizi socio-sanitari, articolati in un percorso organico e personalizzato, che ha lo scopo di mantenere il più a lungo possibile le capacità residue della persona assistita e rallentare, dove possibile, il decadimento delle diverse funzioni e quindi la disabilità del paziente preso in carico. Il servizio è destinato alle famiglie che assistono a casa anziani affetti da demenza e anziani non autosufficienti con più di 75 anni: per accedervi è necessario rivolgersi all’ufficio URP o all’Assistente sociale della Residenza Anni Azzurri Rezzato per compilare la domanda di richiesta del servizio. Il soggetto erogatore elaborerà un progetto assistenziale per offrire un servizio il più possibile individualizzato sui bisogni dell’anziano. Per informazioni sul servizio o approfondimenti è possibile contattare Anni Azzurri Rezzato al tel. 030/25971, mail residenzarezzato@anniazzurri.it.
In collaborazione con
Via Sberna, 4/6 - loc Virle Treponti - Rezzato (Bs) Tel. 030 25971 - Fax 030 2791112 residenzarezzato@anniazzurri.it
BRESCIACONDITA 2018 FESTIVAL CULINARIO A SCOPO BENEFICO
Quinta edizione del festival culinario a scopo benefico, destinato quest’anno a sostenere la sede bresciana di Casa Ronald. La cena solidale, allestita lo scorso 28 giugno nel cortile interno del Mo. Ca. (Palazzo Martinengo Colleoni) accompagnata dalla musica del duo acustico Anima Nera ed impreziosita dalle opere dello scultore bresciano Ugo Romano, ha permesso ai tanti partecipanti di gustare le specialità di alcuni tra i migliori cuochi e pasticceri bresciani e di contribuire alle spese della Fondazione Ronald Mc Donald, che da anni è vicina alle famiglie dei piccoli pazienti dell’Ospedale Civile costretti a curarsi lontano dalle proprie abitazioni.
CHI C’ERA
BRESCIACONDITA 2018 Un contributo di 30 euro ha permesso a ciascun partecipante di apprezzare un paniere di degustazione comprendente tre calici di vino (Tenuta La Vigna/Castello Bonomi), tre preparazioni salate (Osteria Finil del Pret/Caffè Floriam/Qbio), una birra artigianale (Birrificio Curtense), due dessert (Bosco Corsica/Pasticceria Bossoni), acqua e caffè. La manifestazione è stata patrocinata dal Comune di Brescia, dal Consorzio del Montenetto, da East Lombardy ERG2017 e dal Gruppo Brescia Mobilità. Quest’ultimo, per l’occasione, ha inteso sostenere la manifestazione attraverso la concessione di alcuni spazi promozionali presenti sui treni metropolitani e sulle banchine delle diciassette stazioni che attraversano la città, riconoscendo il biglietto d’accesso al festival come valido titolo di viaggio per i trasporti in quella giornata sulla rete metropolitana così da consentire ai partecipanti dei più agevoli, economici ed ecologici spostamenti.
Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
Forget the car. Audi is more.
Nuova Audi A8.
Numerose tecnologie innovative vi supportano durante il vostro viaggio in una grande varietà di modi, garantendo comodità e sicurezza ad un livello elevato. Sulla nuova Audi A8 è possibile agire con la massima calma. Numerosi sistemi collegati in rete sono a portata di mano. Se lo si desidera, questa rete intelligente di sensori e algoritmi sarà di supporto, in autostrada come nel parcheggio, in quasi tutte le situazioni di guida, rendendo il viaggio ancora più comodo e l’auto ancora più al vostro servizio e maggiormente sicura. Una gamma che giunge fino a 41 sistemi di assistenza riconosce e valuta il contesto circostante durante il viaggio, fornisce informazioni aggiuntive a richiesta e agisce gradualmente se la situazione diventa critica. Grazie a questa serie completa di equipaggiamenti, si è compiuto un ulteriore e decisivo passo sulla strada della guida autonoma.
Mandolini Auto Via Triumplina, 51 Tel. 030 2019760 Orario: 09.00-13.00; 15.00-19.30 www.mandolini.it
A8 55 TFSI quattro (250 kW/350 CV) .Valori massimi: consumo di carburante (l/100 km): ciclo combinato 7.5 - emissioni CO2 (g/km): ciclo combinato 171
SPORTIVITÀ E COMFORT. PRESTAZIONI STRAORDINARIE, MA ANCHE MASSIMA EFFICIENZA. DALLA TECNOLOGIA AUDI NASCE LA VETTURA DEL FUTURO, PERFETTA SU OGNI MANTO STRADALE E PER OGNI STILE DI GUIDA. LA NUOVA AUDI A8 RIDEFINISCE OGNI STANDARD. E PERSINO LA VOSTRA RISORSA PIÙ PREZIOSA, IL TEMPO, PERCHÉ SARÀ LA PRIMA AUTO AL MONDO A PERMETTERE LA GUIDA ASSISTITA DI LIVELLO 3. PREPARATEVI A SCOPRIRE UN NUOVO MODO DI VIAGGIARE E DI VIVERE
NDO o Maggioni A C I T I POL di Maurizi a cura
che ne sarà dei miei nipoti ? Per fortuna è arrivata la vera estate con il suo caldo tropicale. Oramai il nostro non è più un clima moderato. Così, finalmente, i toni della politica si abbassano un poco, o meglio con il calore si potranno anche esasperare, ma poi, il dolce far niente, ci calerà nell’oblio ferragostano. È giunto il momento di riposarsi, per tutti. Ci sfugge, in questo momento, quello che realmente sta avvenendo in Europa, non tanto in Italia. Finalmente la gente europea s’è desta, ha capito che essere populisti non è un male, anzi è l’unico modo per potersi contrapporre allo strapotere della burocrazia statalista e del capitalismo-bolscevico, oltre che all’invasione islamica programmata a tavolino. La Germania, l’Austria, i paesi dell’Est, la Gran Bretagna che si lecca la ferita della Brexit, hanno definitivamente messo il sigillo di qualità alla reale necessità di rivedere quanto fatto fino ad ora. Escluse sono la Spagna e la Francia, che fingono di essere perbene, ma poi... La prima tiene chiusi i porti e rinforza le frontiere; tenta in ogni modo di ripenetrare le sue vecchie colonie, con pochi risultati, e non riesce a scalzare gli Italiani dalla Libia. La seconda, che è diventata da Popolare a Socialista in 24 ore, tenta di essere buonista aprendo i porti, ma lo fa solo perché le navi che vi approdano sono registrate in Spagna, per cui devono per forza accettarle. Però nei campi delle Canarie e di Ceuta-Algesiras, le condizioni di vita dei rifugiati o meglio dei respinti, sono disumane. Non è solo questo che sta succedendo in Europa; ci si sta preparando ad un cambiamento epocale per il prossimo anno, esattamante per la prossima primavera. Nuove elezioni, nuovi leader mondiali alla ribalta. Macron la vedrà veramente dura, perchè in Francia si vota senza coinvolgere il Governo così vedremo realmente la virata a destra di questa Europa rimasta imbelle fino ad ora. I burocrati dovranno iniziare a capire i cambiamenti, Bruxelles dovrà perdere le agenzie lì presenti, che saranno distribuite nei vari paesi, così finalmente torneranno a lavorare i due popoli tra loro divisi, ma uniti dall’interesse economico (Valloni e Fiamminghi), i veri furbetti del quartiere. Trump desidera che tutti paghino le quote di associazione al Club Nato, vuole che la Russia torni grande, che la Cina non faccia la furba come ha fatto sin’ora, che Erdogan rispetti i patti, e, se i turchi davvero lo vogliono, che se lo tengano pure. Vuole anche che l’Asia cresca, ma non a dismisura, che l’Africa venga aiutata economicamente, ma commissariata nei suoi governi, perché da quelle parti la democrazia non è ancora matura. Basta osservare cosa è capitato alla nostre ex colonie in Africa orientale, Etiopia, Somalia, Eritrea e capiremmo molto. Capiremmo anche come si sta evolvendo la situazione internazionale, che i popoli del mondo cercano solo tranquillità prendendo le distanze
da quelle ideologie di politica e mercato che ci stanno affossando. Noi italiani lo abbiamo capito in anticipo, facendo cadere il muro del PD, sgretolatosi come il collante dei muretti a secco, quando questi non vengono ben tenuti. La gente ha capito che abbassare sempre la testa e credere nelle favole, non porta nulla di buono e ha avuto il coraggio di credere in un sogno... Vediamo se quando ci sveglieremo, qualcosa si sarà veramente avverato. Io penso di sì, grazie anche alla desistenza di Forza Italia, che ha capito che deve rinnovarsi e lascia agli amici della Lega, il compito di abituarsi a governare, di capire i meccanismi che possono impantanarla, lascia che i giovani prendano decisioni anche umorali, ma giuste. Lascia anche che i 5 Stelle si dimostrino partito e non movimento, che il sistema, che è già saltato, salti ulteriormente. Questo permetterà ai futuri governi di avere le mani libere dai vecchi manuali politici come il Cencelli e dalle disoneste consuetudini. Nel mese di Agosto riposiamoci, facciamoci un’idea di ciò che si potrebbe fare in futuro e pensiamo ai cambiamenti epocali di questi ultimi 10 anni, dal turismo alle aziende e così via. Si preparino programmi che impegnino le nostre città nei prossimi 10 anni, pensando al futuro per i prossimi 50. Non andiamo oltre, anche perché in questi giorni si legge sui giornali specializzati che la popolazione mondiale entro il 2100 (tra100 anni) sarà di 50 miliardi di persone, per cui l’umanità imploderà e non vi sarà più nulla da fare, per cui l’homo sapiens, vissuto per circa 300.000 anni, un’inezia nella parabola della terra dal Big Bang ad oggi, sparirà o si adatterà, tornando ad essere un primitivo molto evoluto!!
Che tristezza, i miei nipoti saranno dei disgraziati o uomini liberi da ogni turbamento?? Buone Vacanze, ad majora.
GIUSEPPE PETRALIA RICERCATORE PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO, MEDICO RADIOLOGO PRESSO L’ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA DI MILANO E LA PRESIDENTE PIERA ESPOSITO
ASC: L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE Testo Elena Pagani - Fotografie Paolo Biava ASC ITALIA È UN CENTRO DI ALTA SPECIALIZZAZIONE CHE PROPONE DI INTRODURRE LA PREVENZIONE ONCOLOGICA AVANZATA NEL NORMALE STILE DI VITA DELLE PERSONE SANE, OFFRENDO UN ESAME DI RISONANZA MAGNETICA ALL’AVANGUARDIA E NON INVASIVO
ASC è l’acronimo di Advanced Screening Centers, ed è anche il nome del centro aperto a Castelli Calepio, in provincia di Bergamo, nel gennaio 2017. Ma di cosa si tratta? Di un centro diagnostico nel quale è possibile effettuare l’esame Diffusion Whole Body, che in un’unica seduta della durata di poco più di mezzora, permette, senza radiazioni o mezzi di contrasto, di effettuare un esame completo del corpo, individuando tumori anche di 3-4 millimetri. Stiamo parlando di una tecnica diagnostica, che utilizza la Risonanza magnetica, definita da il professor Umberto Veronesi la scatola magica, proprio per la capacità di identificare piccolissime neoplasie in un unico esame che non prevedesse preparazioni, e soprattutto che non fosse minimamente invasivo. Sviluppato in 10 anni di ricerca clinica presso l’Istituto Europeo di oncologia ed altri centri oncologici europei, la Diffusion Whole Body ha dimostrato efficacia e sensibilità per stanare i tumori e si è proposto, grazie alla sua sicurezza, come strumento ideale di diagnosi precoce nelle persone sane. E proprio in questo contesto si inserisce ASC e la sua mission: con la supervisione degli stessi medici dello Ieo che hanno sviluppato la tecnica, Asc, ha finora effettuato già 1500 esami ed è l’unico centro in Europa che offre questa arma per la prevenzione del cancro. È sufficiente visualizzare qualche dato per rendersi conto del terribile impatto che il tumore ha sulle nostre vite. Secondo le stime dell’AIRTUM (Associazione italiana registri tumori) ogni giorno in Italia si scoprono circa 1000 nuovi casi di malattie tumorali. Sono cifre che terrorizzano e che danno l’idea di una vera e propria guerra. Fortunatamente sono stati fatti passi da gigante per quanto riguarda le terapie e i miglioramenti sono continui grazie alla ricerca. Tuttavia questi dati dovrebbero far capire a tutti quanto essere a conoscenza del problema possa aiutare ad affrontarlo. La prevenzione e la diagnosi precoce sono le migliori armi contro l’insorgere delle neoplasie. Per prevenzione s’intende prima di tutto uno stile di vita sano e corretto: l’OMS la definisce “il dare alle persone i mezzi per diventare più padroni della propria salute e per migliorarla”. In termini pratici si tratta di un atteggiamento virtuoso; l’AIRC ha stilato un decalogo della salute che
include il mantenersi snelli e fisicamente attivi, limitare l’uso di bevande alcoliche e zuccherate, basare la propria alimentazione su frutta e verdura, cereali non raffinati e legumi, limitare il consumo di carni rosse e conservate, quello di sale, apportare i nutrienti necessari ad ogni pasto, allattare al seno almeno fino ai 6 mesi di vita del neonato e non fumare. Parte importante della prevenzione è la diagnosi precoce, perché permette di affrontare per tempo la malattia e garantire una migliore efficacia delle cura e una migliore qualità di vita. Per questo è fondamentale sottoporsi regolarmente agli screening tradizionali, mammografia, Pap test e controlli del colon. La Diffusion Whole Body rappresenta in tal senso una rivoluzione: un grande passo avanti nella diagnosi precoce. Non si sostituisce agli esami precedentemente citati, ma fornisce un grande apporto aggiuntivo, indagando in un solo colpo tutti gli altri distretti corporei come fegato, ossa, pancreas e linfomi. La storia della DWB e del centro ASC di Castelli Calepio, è fatta di medici, ricerca, persone, imprenditori, pazienti, grande determinazione. A far nascere questo progetto è stato un articolo di giornale, segno che l’informazione, quella vera, assume ancora una grande rilevanza. La presidente Piera Esposito, mecenate del centro diagnostico, insieme al figlio Luca e al marito, l’imprenditore Giuseppe Mazza, già finanziatori per la ricerca allo IEO, dopo aver letto l’articolo sulla rivista Wired relativo alla DWB si sono informati e messi in contatto con il dottor Giuseppe Petralia, radiologo allo IEO, che sin dall’inizio ha riversato le sue energie e ha dedicato i suoi studi alla DWB. ASC è nato quindi, nel 2017, grazie all’impegno di imprenditori locali, che credono nell’importanza della diagnosi precoce, è un progetto fatto di persone che nulla hanno a che fare con l’ambito medico, ma che hanno abbracciato la filosofia promossa da Umberto Veronesi, facendosi promotori di un messaggio fondamentale e all’avanguardia. I soci fondatori sono Paolo Bellini, Francesco Polini, Cristian e Gabriele Lavelli, Piero Bonardi e Beniamino Paris, Luigi e Massimo Parzani, Vigilio e Pietro Paolo Arcangeli che hanno aderito all’idea della famiglia Mazza.
ANDREA LOCATELLI E MATTIA PASINI GIACOMO AGOSTINI È un autentico mito vivente. Giacomo Agostini, classe 1942, è il pilota più titolato nella storia del motociclismo, con 15 campionati mondiali vinti. Un atleta che ha saputo edificare la sua iridata carriera anche su un sano riguardo verso la manutenzione del proprio corpo. Attenzione premurosa che non lo ha mai abbandonato e che lo ha spinto adesso a farsi scrutare dall’occhio intelligente della Diffusion Whole Body
SIMONE MORO “Le vette impossibili non esistono, sono solo limiti temporanei” E questo vale per tutte le cose della vita: se credessimo che esiste l’impossibile non ci sforzeremmo di curare il cancro”. Sono parole del grande scalatore e scrittore Simone Moro, tra i primi ospiti del nuovo centro ASC di Castelli Calepio. Il più famoso alpinista italiano in attività, Simone Moro, si è sottoposto all’esame e ha voluto così testimoniare la sua adesione a questa iniziativa dedicata alla prevenzione oncologica
Sono due giovani centauri, e sfrecciano all’insegna dello stesso team, l’Italtrans Racing. Parliamo del bergamasco Andrea Locatelli, classe ’96, e del trentaduenne riminese Mattia Pasini, talenti che corrono in Moto2, “una categoria”, dice Pasini, “dove il risultato va molto costruito anche assieme alla squadra”. Ma c’è un altro “risultato” che questi due scintillanti atleti dichiarano di perseguire con costanza e impegno: la salvaguardia della salute. Tant’è che entrambi si sono sottoposti alla DWB, la Diffusion Whole Body
L’ESAME DIFFUSION WHOLE BODY: • Durata 35’ • Non è prevista una preparazione • Non comporta disagi o dolore • Stare distesi, per il tempo necessario, all’interno della macchina diagnostica è come trovarsi nello spazio della cabina di un comune ascensore • Si mantiene per tutta la durata dell’esame il contatto visivo e acustico con il tecnico • Una volta terminato, si può tornare senza alcun problema a svolgere qualsiasi attività • Ha un costo di 1000 euro, ridotto a 200 euro per coloro che presentano, al momento della prenotazione, una certificazione ISEE non superiore ai 25.000 euro • L’esame può essere prenotato contattando il centro ASC via e-mail info@asc-italia.it o telefonicamente allo 035 0433106 La vera rivoluzione della DWB consta nel fatto che l’esame è rivolto alle persone sane e asintomatiche e insieme a uno stile di vita sano rientra nella condotta corretta per la lotta contro il male. Innovazione, impegno, grandi obiettivi, ma anche e soprattutto amore per la vita sono alcune delle caratteristiche fondamentali che hanno portato alla nascita del centro diagnostico di Castelli Calepio. ASC è una start up innovativa, un’impresa sociale i cui utili vengono reinvestiti al fine di ampliare l’offerta e abbattere ulteriormente i costi del singolo esame. Un progetto pionieristico, rivolto a tutti coloro che capiscono l’importanza della prevenzione, e che considerano l’esame come un’opportunità. Lo screening viene fatto per essere certi della nostra salute, non per scoprire la malattia. È sufficiente assumere questa visione per capire il potere della diagnosi precoce. L’offerta diagnostica verrà ulteriormente ampliata, come auspicano i fondatori e lo staff di ASC. Nella coscienza di tutti dovrebbe risultare chiaro l’importanza della prevenzione ed è per questo che dedicarle la giusta attenzione può contribuire a migliorarne le potenzialità. Occorre solo un po’ di consapevolezza, il centro ASC fornisce tutte le informazioni necessarie, ma il primo passo dobbiamo farlo noi, attori protagonisti della nostra salute e del nostro benessere.
ASC Advanced Screening Centers Via Aldo Moro, 68 - Castelli Calepio (Bg) Tel. 035 0433106 - info@asc-italia.it www.asc-italia.it
ANCORA POCA ATTENZIONE
ALLA DIAGNOSI PRECOCE Testo Elena Pagani
Il libro edito da Mind Edizioni nel 2018 racconta la storia dell’esame Diffusion Whole Body: come è nato, quali sono gli obiettivi, i primi utilizzi, fino all’impego per le persone sane e asintomatiche presso il centro ASC di Castelli Calepio. Sono descritti due secoli di grandi scoperte e ricerche per quanto concerne la lotta contro il tumore e l’evoluzione della diagnosi precoce. Interessante, fruibile, appassiona il lettore, raccontando storie di persone che grazie allo screening hanno potuto affrontare in tempo la malattia, senza ripercussioni alcune. L’ultima parte descrive la nascita del centro diagnostico ASC, l’incontro di persone, imprenditori, che credono in un obiettivo comune: sensibilizzare la gente nei confronti di un atteggiamento preventivo
Sembra che le donne per carattere e attitudine assumano nella loro vita un atteggiamento più preventivo rispetto agli uomini. Lo fanno in tanti ambiti, come ad esempio alla guida, sul lavoro, nelle scelte, economicamente, ma pare che un fronte importante come la salute non sia ancora sufficientemente coperto da questo mirabile atteggiamento. Nella guerra contro il cancro, perché è sufficiente guardare qualche numero e capire che di una vera e propria guerra si tratta, la prevenzione e la diagnosi precoce sono i due scudi fondamentali. Umberto Veronesi nella sua lunga attività ha sempre promosso il messaggio relativo all’importanza della diagnosi precoce e di uno stile di vita sano e corretto. Tuttavia pare che in Italia esista un paradosso che coinvolge la paura di ammalarsi delle persone, molto diffusa, e una sorta d’inerzia nei confronti di esami che possano rivelare eventuali patologie. Come se il fatto di non sapere di poter essere malati ci aiutasse a stare meglio. E proprio in quest’affermazione sta il nocciolo della questione; la diagnosi precoce non serve a dirci se siamo malati, ma se stiamo bene. Un po’ come vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: il punto di vista cambia la visuale d’insieme. Per quanto riguarda il tumore, la diagnosi precoce assume una rilevanza fondamentale: la svolta data dalla Diffusion Whole Body, apparecchiatura per la risonanza magnetica di ultima generazione che senza contrasto è in grado di individuare neoplasie a partire da 3-4 millimetri, ne è la dimostrazione. La vera novità è che presso il centro ASC di Castelli Calepio l’esame è rivolto alle persone sane e asintomatiche: una diagnosi precoce a tutti gli effetti che se fatta annualmente garantisce al paziente in maniera pratica, veloce (35 minuti al massimo) e senza preparazioni preventive, l’esito sul suo essere sano. Perché di questo si tratta e in quest’ottica deve essere visto, l’esame dà la garanzia che non ci sono neoplasie e se dovessero esserci, prese con anticipo si ha la possibilità di intervenire riducendo eventuali problemi. Può sembrare una lettura insolita da fare sotto l’ombrellone, ma il libro La scatola magica, edito da Mind Edizioni, scritto dal Dottor Giuseppe Petralia, con la collaborazione dei giornalisti Edoardo Rosati e Riccardo Renzi, illustra il concetto di prevenzione e diagnosi precoce sul quale dobbiamo tutti lavorare ancora molto. La scatola magica è il nome che Veronesi diede alla Diffusion Whole Body, ma fortunatamente non si tratta di magia, ma pura realtà. Se iniziassimo a vedere razionalmente e in maniera pragmatica come il subdolo male condiziona le nostre vite, quelle di persone a noi care, forse riusciremmo a capire quanto la prevenzione possa esserci utile e dovrebbe diventare argomento quotidiano. Il testo è interessante, informativo, può essere letto e compreso anche da chi è totalmente estraneo al mondo medico e oncologico. È l’ignoto che scatena la paura, ciò che non conosciamo. Se invece siamo in grado di capire, la lotta contro il nemico si svolge ad armi pari, o addirittura a nostro favore. Perdonate l’uso di termini bellici, ma è la diagnosi precoce che può creare un esercito di uomini e donne contro la malattia, arma e scudo e garanzia di vittoria.
A ONN Pagani D O I SPAZa di Elena a cur
l’importanza delle amiche Le amiche si meritano. E si devono meritare sempre. È un po’ la storia della pianticella che deve essere annaffiata, altrimenti muore.Vada per gli alti e bassi, ma l’amicizia, quella vera, duratura, solida, va curata. Purtroppo ci sono casi in cui le donne, al cospetto del Principe Azzurro, dimenticano di avere delle amiche, le stesse che le hanno consolate, accolte nei momenti del bisogno, con cui si sono divertite, con le quali hanno sognato, realizzato progetti. La coppia tende a creare l’esclusiva, eludendo altri rapporti, soprattutto all’inizio, quando si è appena formata. Uno dei momenti in cui amore e amicizia si scontrano e sembrano essere incompatibili. Il tempo che prima era dedicato alle amiche, alle attività in comune, ora diventa esclusivo del partner. Dico le donne perché contrariamente gli uomini assumono un atteggiamento diverso e di rado dimenticano i loro amici. Noi, all’inizio di una relazione, quella che riteniamo essere “giusta” ci trasformiamo in geishe moderne, dedicandoci anima e corpo all’amato, limitando qualsiasi ritaglio di tempo e dando a lui l’assoluta priorità. Le amiche cercano di farci capire che questo atteggiamento è scorretto, che seppur le uscite debbano essere limitate, non significa che non si possano più fare, che trascorrere una serata tra donne è sempre e comunque un toccasana, a qualsiasi età, ma non c’è verso. Finché a un certo punto, si stancano di cercarci e trovando sempre la porta ben serrata, decidono di non bussare più. Succede anche, in quella incredibile favola chiamata VITA, che i Principi Azzurri si trasformino con il passare del tempo, e non siano quelli che avevamo in mente all’inizio del rapporto. Le relazioni possono logorarsi e rompersi, e quando ciò accade, magari trascorsi diversi anni, ci si ritrova drammaticamente sole, soprattutto se non sono state mantenute le amicizie. Ecco il dramma: dove sono le mie amiche?! È vero che si vedono nel momento del bisogno, ma non solo in quello. Che stiate vivendo la più rosea e totalizzante delle storie d’amore, che stiate allargando la famiglia, che il vostro idillio perduri negli anni, non dimenticatevi mai di dare spazio alle amiche, a quelle meravigliose donne che hanno pianto e gioito con voi, che non vi giudicano, ma non per questo evitano di dirvi come la pensano, che vi accettano per come siete, pregi e difetti. Chi trova un amico trova un tesoro, non è un modo di dire casuale, forse infatti la vera amicizia è preziosa tanto quanto il vero amore. Sono due realtà diverse, ma parimenti importanti. Non rinunciate mai alle vostre amiche, né ad essere voi un’amica per loro, a 20, 30, 40, 50, 60, 70 anni, ieri come oggi, condividere parte del proprio tempo con un gruppo di donne affiatate non ha prezzo, è lì che si può svuotare il sacco delle proprie emozioni, senza paure, remore, difficoltà.
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Ricerca e curiosità gli ingredienti vincenti Testo Tommaso Revera - Fotografie Massimo Loda e Stefania Giorgi A TU PER TU CON UNO DEI PIÙ APPREZZATI INTERPRETI DELLA CUCINA ITALIANA: DOPO AVER GIROVAGATO IN LUNGO E IN LARGO, SU TUTTE DA MENZIONARE LE ESPERIENZE AL ROME CAVALIERI E PRESSO L’ALTRO MASTAI DI ROMA, AL THE SQUARE, AL LE GAVROCHE, ALLO SPOON DI LONDRA E ALL’UNICO DI MILANO, HA TROVATO CASA AL LEONEFELICE DI ERBUSCO DOVE LO SCORSO GENNAIO HA CELEBRATO I CINQUE ANNI DI ATTIVITÀ
Ad una prima occhiata può sembrare tutto tranne che un leone: lo sguardo è certamente vispo ma i modi sono sempre estremamente garbati, quasi d’altri tempi. D’indole è una persona per bene, umile e molto alla mano. La sua profonda conoscenza unita al grande rispetto che nutre per le materie prime lo hanno consacrato tra i fornelli facendolo diventare un autorevole esponente di una cucina tradizionale ma innovativa, estremamente equilibrata nonostante le contaminazioni territoriali che lo spingono a valorizzare i sapori della sua amata Puglia con quelli del territorio in cui ormai vive e lavora, la Franciacorta appunto. Fabio Abbattista, Chef e cuore pulsante del LeoneFelice di Erbusco, non ha deluso le attese e con grande naturalezza, nonostante l’ombra ingombrante del Maestro Gualtiero Marchesi, è riuscito ad ereditarne lo scettro. Niente proclami iniziali e soprattutto niente scimmiottamenti rispetto all’Albereta di allora: solo basso profilo, dedizione e lavoro in cucina per dare quel segno di discontinuità che potesse tratteggiare un nuovo percorso, il suo. Cinque anni sono già trascorsi e la scommessa fatta allora da Vittorio Moretti, risultati alla mano, può considerarsi vinta. Su tutti i fronti vista anche la trasformazione in termini di offerta della ristorazione proposta dal Relais Chateaux franciacortino dove oggi è possibile mangiare all’interno del ristorante LeoneFelice, appunto, ma anche sulla strepitosa terrazza del bistrò VistaLago aperto H24, nel salotto intimo e accogliente della Greeneige Lounge dove sorseggiare comodamente una tisana o, ancora, presso il chiosco de La Filiale, la pizzeria che porta la griffe di Franco Pepe, un luogo d’incontro giovane e informale. Ciao Fabio, piacere di rivederti. Ormai la tua esperienza qui nel ristorante che fu del maestro Gualtiero Marchesi è consolidata… “Diciamo di sì: ho iniziato nel gennaio del 2014 e quest’anno ho tagliato il traguardo dei cinque anni”. Come sei riuscito a gestire la pressione e a non deludere le aspettative? “Siamo riusciti sin da subito a voltar pagina. Una scelta compiuta con grande rispetto nei confronti dell’incredibile lavoro svolto in vent’anni da Gualtiero Marchesi e dalla sua brigata. L’Albereta grazie a lui è diventata il tempio della cucina italiana ma era necessario cambiare”. Come? “Abbiamo rinnovato tutta la ristorazione, inaugurando un bistrò, il VistaLago, sempre aperto, sette giorni su sette, con la proposta del brunch domenicale. Riguardo, invece, all’offerta gastronomica più ‘evoluta’, non volendo perdere l’identità dell’Albereta, abbiamo creato il LeoneFelice, un piccolo ristorante di 28/30 coperti aperto la sera dal martedì al sabato dove potessi esprimere la mia idea e la mia filosofia di cucina”. Quali sono i capisaldi della tua filosofia in cucina? “La prima cosa che ho fatto arrivando in Franciacorta da Milano è stata conoscere alcuni fornitori della zona per farmi un’idea della ricchezza di prodotti e produttori che fanno di questo territorio un’eccellenza in Italia. Per me la ricerca del prodotto è un aspetto basilare. La mia è una cucina di prodotto dove viene esaltato tramite la tecnica che è al suo servizio”. La ricerca è probabilmente l’aspetto più stimolante del tuo lavoro, non è così? “Assolutamente. È un lavoro da svolgere con scrupolo e dedizione ma che poi garantisce le basi per potermi esprimere. Il prodotto è un elemento importantissimo all’interno di un piatto: se è buono allora in seguito arrivano le idee, gli abbinamenti e così via”. Rispetto alle tue origini pugliesi hai trovato qui dalle nostre parti un prodotto in particolare che ti ha veramente colpito? “Io provenendo da Molfetta, una cittadina di mare, non avevo mai cucinato il pesce di lago che avevo solo assaggiato. Ecco devo ammettere che si tratta di un prodotto eccezionale per il quale ho creato dei piatti ad hoc. È una materia prima certamente non facile da gestire ma che può riservare grandissime sorprese. Dopo un accurato studio sul pesce di lago, supportato da Andrea Soardi, uno dei più noti pescatori della zona, ho capito quanto fosse importante inserire nel menù un piatto dedicato a questo prodotto incredibile”. Come lo valorizzi? “Il pesce di mare, se fresco, non ha bisogno di grandi lavorazioni. Quello di lago, invece, se viene trattato in un certo modo e con un abbinamento giusto, si esalta”.
Nonostante la tua giovane età e gli importanti riconoscimenti conseguiti, questo affidarsi con fiducia ad altre persone per accrescere la tua cultura gastronomica, denota grande umiltà. Una qualità non da tutti. “Un occhio di riguardo per gli interlocutori del territorio è sempre importante averlo. Si cresce insieme: quando il piccolo produttore/ allevatore ti porta un prodotto, infatti, desidera anche ricevere dei feedback che noi gli diamo. Dal confronto che ne scaturisce ne deriva un miglioramento del prodotto stesso”. La cucina che proponi al LeoneFelice spazia dal mare al lago ma non solo… “Spazia dal pesce di mare e di lago alla carne sino ai formaggi tipici. Cerco sempre di portare un po’ tutte le esperienze che ho maturato in giro per il mondo. Venendo dal Sud, prediligo sapori decisi ma anche la pasta fresca, la cui preparazione ho avuto modo di affinare a Roma, è un elemento fondamentale. E, non da ultima, la cucina continentale con grande ricorso al burro e a determinate verdure”. A livello personale che idea ti sei fatto di questo crescente, a tratti anche morboso, interesse per la cucina? “Noi italiani, in ambito culinario, siamo davvero i primi critici. È pur vero, però, che vantiamo una tradizione gastronomica che ci invidiano tutti. Detto questo, aver acceso i riflettori sul nostro mondo credo abbia portato soltanto dei benefici. Lo Chef ’s Table prenotabile qui al LeoneFelice, per esempio, è una tra le novità più apprezzate”. C’è un qualcosa del tuo paese d’origine di cui ha particolare nostalgia? “Cerco sempre di portare delle chicche made in Puglia, come per esempio il grano arso, ma sicuramente la distanza dal mare mi impedisce di lavorare direttamente con il pescatore. Questo è forse l’unico rimpianto perché per il resto, oggi, è possibile ordinare qualsiasi cosa ricevendola in tempi brevissimi”. Nel dietro le quinte del vostro mondo c’è qualcosa che la gente non conosce? “C’è un po’ di tutto: certamente c’è una sana competizione ma ognuno propone una cucina diversa. La cucina, del resto, è bella perché
varia. L’importante è trovare un’identità alla propria cucina: a me piace che un cuoco crei un’identità. Io ho lavorato molto su questo aspetto investendo tempo e risorse. Mi gratifica molto quando un cliente mi confida di essere venuto per me sapendo di trovare dei piatti che solo io propongo”. Come è composta la tua brigata? “Siamo in 15: uno staff giovane e volenteroso. Credo molto nel lavoro di squadra e reputo fondamentale condividere la passione che nutro per questo lavoro. Il mio secondo, che come dico sempre svolge il lavoro ‘sporco’, si chiama Jorge ed è un giovane cileno che aveva lavorato con me a Milano”. A proposito di Sud America: sbaglio o è una cucina in forte ascesa? “Proprio così: la cucina sudamericana è attualissima. Per fare un confronto possiamo dire che oggi queso tipo di cucina è quella che è stata per noi la cucina giapponese una decina d’anni fa. In continua evoluzione”. Recentemente si è tolto la vita Anthony Bourdain, il celebre cuoco, gastronomo e scrittore statunitense. Una brutta perdita anche per i tanti appassionati dei suoi programmi televisivi… “La notizia della sua scomparsa è stata davvero un brutto colpo, un fulmine a ciel sereno. Il suo Kitchen Confidential è stato uno dei primi libri che ho letto: penso che ogni cuoco lo debba leggere. Nel suo modo rude di raccontare le cose, ha trasmesso verità importanti. Adoravo anche le sue trasmissioni: faceva conoscere quella parte gastronomica normalmente non raccontata. E non da ultimo è stato tra quelli che ha sdoganato il mondo della cucina facendo in modo godesse della luce dei riflettori di cui beneifica oggi”. Tra 10 anni ti ritroviamo sempre qui… “Non faccio mai le previsioni soprattutto così a lungo termine. Ciò che è certo è che sono una persona alla costante ricerca di stimoli nel mio lavoro. L’importante è andare avanti, mai fermarsi. Il nostro è un mestiere che va così veloce che bisogna sempre stare sul pezzo”.
A distanza di cinque anni dal suo arrivo in Franciacorta, lo Chef Fabio Abbattista ci confida tutta la sua soddisfazione: “Per me è stato un mettersi in gioco. Volevo un’opportunità di questo tipo, l’ho cercata tanto e sono grato a chi ha creduto in me. Crescere in un contesto come quello dell’Albereta è stato un grandissimo privilegio”
OGNI OCCASIONE È BUONA PER FARE “FIESTA” AL RIPASSO! COME UN COMPLEANNO SPECIALE, QUELLO DI ALBERTO CHE, CIRCONDATO DAI SUOI AMICI, HA FESTEGGIATO UN TRAGUARDO IMPORTANTE. TRA GUSTO E ALLEGRIA
From Iseo: è tempo di… Ripasso! Testo Valentina Colleoni - Fotografie Sergio Nessi UN LOCALE PERFETTO PER OGNI MOMENTO DEL GIORNO E DELLA NOTTE, GRAZIE AL SUO MOOD MINIMAL CHIC, ALLA FRIZZANTE ATMOSFERA ED ALL’ACCOGLIENZA UNICA. QUASI COME A CASA…
Una piazza a pochi passi dall’ormai famoso Lago d’Iseo, un carosello di fiori, qualche tavolino ben allestito e una moltitudine di gente. Siamo nella tranquilla ma frizzante Iseo e più precisamente nell’incantevole locale che da ormai sei anni è divenuto uno dei maggiori punti di riferimento per tutti coloro che, passando da queste parti, cercano un posto nel quale trascorrere al meglio il loro tempo, qualsiasi sia il momento della giornata. Perché a RIPASSO la scelta di ogni cliente sarà ampissima: dalla deliziosa colazione con cappuccino e brioches fresche, al caffè di metà mattina, dal gustoso pranzo di lavoro alla merenda tra amiche, dal ricercato aperitivo a una piacevole cena sotto le stelle della piazza o nel riservatissimo cortiletto interno. In pratica ogni momento della giornata pare perfetto per un salto al RIPASSO e, allo stesso tempo, ogni attimo è quello giusto per sentirsi come a casa, coccolati dall’educato personale, guidato da Justin, un professionista doc grazie al quale ogni minimo dettaglio deve risultare perfetto. Tutto questo nel segno delle linee guida di Alberto, Veronica e la figlia Nicole che in tutti questi anni di attività sono sempre alla ricerca del meglio per i propri clienti. “Il sorriso e la gentilezza sono uno dei nostri punti di forza. Ogni cliente che varcherà la porta di RIPASSO dovrà percepire tutta l’energia positiva di questo locale” così Alberto puntualizza la filosofia trainante del RIPASSO, aggiungendo anche riferimenti chiave in fatto di food “A livello di cucina e menù stiamo dando il massimo per creare delle chicche di gusto che stupiscano i nostri clienti, scegliendo ingredienti freschi, sani e genuini. Lo stesso per la scelta della carta dei vini e, ovviamente, dei tanti ricercati cocktails creati dai nostri bravissimi barman”. Un vero e proprio concentrato di gusto ed energia quindi che oggi si presta anche come posto perfetto per festeggiare lauree, anniversari, compleanni e tutti quei momenti importanti che resteranno impressi nella nostra memoria e in quella dei nostri invitati. Ma non solo, RIPASSO è anche il locale giusto nel quale trascorrere una semplice serata tra amici, tra un giusto sottofondo musicale, le stuzzicherie della cucina e ovviamente la dolce brezza di lago che solo chi ama questo magnifico posto può conoscere.
RIPASSO ISEO Piazza Statuto, 5 - Iseo (Bs) Tel. 030 981040 - info@ripasso-iseo.it www.ripasso-iseo.it Seguici su Facebook: @RipassoIseo e Instagram: @ripasso_cafe
GAMEC: PAROLA AL DIRETTORE Testo Vito Emilio Filì - Fotografie Paolo Biava - Courtesy GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo Lorenzo Giusti, da qualche mese direttore della GAMeC. È presto per trarre conclusioni sul suo lavoro ma dal suo arrivo molte cose sono cambiate. Toscano sì. Rivoluzionario? Anche. Ci è sembrato da subito uno con le idee molto chiare. “Abbiamo lavorato per accordare tra loro le diverse anime della GAMeC, che essendo una Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea opera in ambiti diversi. Il primo, chiaramente, è quello della Collezione, cresciuta negli anni attraverso donazioni. Non si è collezionato nel tempo con un orientamento preciso, ma si sono messe assieme una serie di raccolte, più o meno interessanti, secondo i casi… Quello che ne è venuto fuori è una collezione articolata, che ha bisogno di nuove strategie per essere raccontata. Come raccontare questa collezione? “Beh questo è un tema anche in prospettiva dell’ampliamento nella nuova sede che in 5-6 anni dovrebbe essere pronta. Rendere la collezione non più “permanente” attraverso i suoi highlights, ma dinamica, fluida, in continua mutazione è una possibilità che vogliano sperimentare. Abbiamo quindi aperto una piattaforma che abbiamo chiamato Collezione Impermanente e che in questa prima mostra del nuovo ciclo presenta una selezione di opere rappresentative dei diversi nuclei della raccolta GAMeC, che di fatto è una collezione di collezioni. In futuro queste stesse raccolte potranno mostrarsi in maniera diversa, con focus su singoli autori, movimenti, generi, oppure interagire con altre non direttamente afferenti alla GAMeC, ma in qualche modo a noi vicine, sia pubbliche sia private. Non so se chiamarla rivoluzione ma di certo è un importante cambio di prospettiva, di punto di vista sulle cose attraverso cui guardare l’elemento costitutivo della Galleria, quello che ha permesso alla GAMeC di nascere e strutturarsi come Istituzione. Poi c’è il discorso sulle mostre. Qui resteremo fedeli ai principi di ricerca e sperimentazione che questo museo ha sempre avuto, con un’attenzione particolare: il contemporaneo farà interagire pensiero globale e azione locale, il moderno sarà sempre un moderno di ricerca, mai scontato, non celebrativo. La mostra di Gary Kuehn che abbiamo inaugurato sulle due sedi, per esempio, va in questa direzione”. LORENZO GIUSTI Storico dell’arte e curatore, Lorenzo Giusti è Direttore della GAMeC di Bergamo. È stato Direttore del Museo MAN di Nuoro dal 2012 al 2017, per il quale ha realizzato mostre e cataloghi dedicati a figure di primo piano della storia dell’arte e della fotografia del XX secolo (Paul Klee, Alberto Giacometti, Jean Arp, Marino Marini, Vivian Maier, Garry Winogrand, Berenice Abbott…) e curato progetti d’arte contemporanea che hanno coinvolto alcuni importanti artisti della scena internazionale, tra i quali, negli ultimi anni, Roman Signer, Thomas Hirschhorn, Michel Blazy, Hamish Fulton, Michael Hoepfner, Jennifer West, Jakub Julian Ziolkowski e altri. Da sempre interessato alla relazione tra avanguardie storiche e linguaggi del contemporaneo, è stato curatore e quindi co-direttore artistico del Centro per l’arte contemporanea EX3 di Firenze, tra il 2009 e il 2012. Nel 2016 ha fatto parte del team curatoriale della Terza Biennale dell’Animazione di Shenzhen (CHN). Nel 2010 ha curato il Padiglione della Regione Toscana all’Expo Universale di Shanghai (CHN). Dal 2015 è membro del direttivo di AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, con la quale ha lavorato alla costituzione di una piattaforma di ricerca sui musei del XXI secolo e alla realizzazione, insieme a Nicola Ricciardi, di un primo simposio internazionale – I musei alla svolta post-digital – che si è tenuto a Torino, presso le Nuove OGR, il 3 e 4 novembre 2017.
Come si concilia questo con l’obiettivo di allargare il pubblico? “Stiamo costruendo progetti ponte tra antico, moderno e contemporaneo, mostre che abbracciano un ampio arco cronologico, in grado di far dialogare linguaggi di una modernità storicizzata con la contemporaneità più stretta. La mostra che inaugureremo a ottobre sarà la prima di un ciclo triennale sul tema della materia, metterà assieme maestri come Medardo Rosso, Burri, Fontana, Giacometti, Dubuffet e artisti contemporanei. Il tema della materia sarà indagato in progressione, attraverso un ciclo, con una progettualità dichiarata, che è uno degli elementi su cui abbiamo fondato il progetto della nuova GAMeC. Non creare progetti estemporanei ma far sì che ogni progetto, in qualche modo, ne anticipi un altro dando l’idea di una Galleria che opera con continuità, con una strategia: l’idea di uno sviluppo. Meno estemporaneità, più progettazione, meno permanenza e più fluidità”. La sua rivoluzione ha portato anche al cambiamento del logo… “Volevamo un rinnovamento rispettoso della nostra storia: lo Studio Temp ci ha sottoposto una serie di proposte e questa ci è sembrata la più interessante, poiché dava continuità all’elemento della “e” minuscola che unisce concettualmente gli ambiti del Moderno e del Contemporaneo. Tutto è stato sviluppato con grande rigore, innovando nel font, nel segno e nel rapporto tra testo e immagine”. Lei è qui da meno di un anno e quindi difficile parlare di risultati. E poi come si valutano i risultati di un curatore di musei? Solo con i numeri? “No, non credo sia quello il parametro principale attraverso cui valutare il lavoro di un museo.
Gary Kuehn - Il diletto del praticante Vedute dell’installazione – Palazzo della Ragione, Bergamo, 2018 Foto: Giulio Boem Courtesy GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Ma non sono neanche tra quelli che dicono che il numero di visitatori non sia indicativo. È un parametro tra gli altri. Importante. Ma altri parametri sono altrettanto importanti: la qualità della proposta, la sofisticazione, la capacità di coinvolgere il territorio, la partecipazione della comunità alla vita del museo, in tutte le sue parti. Bisogna guardare le cose nel loro insieme”. Non riceve mai pressioni per proporre mostre popolari che attirino visitatori? “Pressioni direi di no. Però ci interroghiamo sempre su come abbracciare un pubblico più ampio tenendo fede ai principi di ricerca e innovazione che sono propri della mission della GAMeC. In questo momento, per esempio, stiamo provando a immaginare con l’Accademia Carrara come costruire e comunicare il quartiere in cui ci troviamo a operare. Il quartiere dei musei, ma anche dei ristoranti, dei locali, degli esercizi commerciali, dei b&b. Fedeli alle nostre identità, ma uniti per dare un connotato culturale, turistico e commerciale a un’area che merita di essere conosciuta e frequentata di più”. I musei che le piacciono di più? “Lo Stedelijk di Amsterdam e il Reina Sofia di Madrid sono due modelli: grande sperimentazione, musei coraggiosi… Ma ce ne sono tanti altri…”. Come l’ha accolta Bergamo? “Mi sono sentito sempre bene. Bergamo è una città sorprendente con una dinamicità è un’offerta culturale di gran lunga maggiore rispetto a tante altre città della medesima grandezza. Spero che i bergamaschi se ne accorgano, perché è effettivamente così”.
LA “MOSTRITE” GLI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE QUEST’ESTATE “Se prima si facevano al massimo 20 mostre l’anno, ora c’è un’alluvione di mostre. L’informazione sull’arte ha fatto sí che l’arte stessa diventasse una sorta di religione. Si va alle mostre solo per andarci, senza guardarle”. Parole di Antonio Pinelli, storico d’arte e critico di Repubblica e del Messaggero che rivaluta, nell’era della “mostrite”, il ruolo del critico d’arte, diventato quasi piú importante di prima perché “l’intellettuale ha la responsabilità di diffondere il vaccino dello spirito critico” tra i non addetti ai lavori. La televisione e poi internet hanno annullato le distanze tra il pubblico e l’arte. Ma non tutti hanno le competenze per comprendere l’informazione artistica di cui siamo inondati. Ed è qui che devono intervenire i critici d’arte e i giornalisti. “L’arte è pensiero fatto immagine - ha spiegato Pinelli - noi dobbiamo fare chiarezza. Spiegare questo pensiero. A volte basta un aggettivo, una metafora. Allo stesso tempo dobbiamo suscitare interesse, curiosità. Il proliferare di mostre ha comportato un altro effetto negativo per l’informazione artistica: gli organizzatori di eventi a un certo punto piú che guadagnarsi gli spazi nei giornali hanno deciso di comprarli. A Repubblica per esempio il giornale per cui scrivo, dal 2005 è iniziata a comparire la pagina comprata. Funziona cosí: l’organizzatore della mostra paga e il giornale scrive”. Di seguito la redazione ha scelto alcune mostre da non perdere per l’estate 2018 Se siete da quelle parti
XVI MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA FINO AL 26 NOVEMBRE Lo studio di architettura Enric Miralles Benedetta Tagliabue, EMBT, presenta a La Biennale Architettura 2018 curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara (25.05 -26.11. 2018, Venezia) “ Weaving architecture”, un’installazione che racchiude la loro filosofia di lavoro e le loro innovative sperimentazioni sull’architettura come tessuto, utilizzando la quercia rossa americana e la fibra del vetro. Uno spazio partecipativo come manifestazione di libertà: questa è l’idea alla base dell’installazione Weaving architecture. Il progetto di Miralles Tagliabue EMBT mostra come le tecniche manuali, ad esempio la tessitura, hanno la capacità di umanizzare gli spazi pubblici. La poetica struttura presentata a Venezia è composta da vari elementi intrecciati su due livelli. Il livello superiore è costruito con moduli in quercia rossa americana e quello inferiore con moduli in acciaio; entrambi sono intrecciati con fibra di vetro in diversi colori, che ammorbidisce l’effetto visivo e confonde i confini creati dalla struttura. UNO SPAZIO LIBERO È UNO SPAZIO BEN INTRECCIATO Weaving Architecture riassume un modo di pensare che è alla radice del lavoro sperimentale che Benedetta Tagliabue - EMBT sta conducendo da anni, a partire dal padiglione di Spagna in vimini presentato all’Expo di Shanghai 2010. Questa ricerca prosegue adesso a Clichy-sous-Bois e a Montfermeil, alla periferia di Parigi, con il progetto per la futura stazione della metropolitana (parte del Grand Paris Express), un mercato e la riqualificazione di uno spazio urbano, che sarà costruito in fibra, un materiale delicato ma resistente al tempo e alle intemperie. Weaving Architecture, presentata a La Biennale Architettura 2018, riguarda il concept dell’intrecciare a diversi livelli: intrecciare la città tramite la sua metropolitana, intrecciare l’attività delle persone nello spazio pubblico, intrecciare la struttura della copertura e rivestirla in fibra. La copertura dà protezione e ombra, creando uno semi-open space confortevole per varie le attività collettive. La sua natura multicolore esprime lo spirito di Clichy-sous-Bois e Montfermeil ricordando sia i motivi africani dei vestiti delle persone sia i graffiti locali – un’arte che appartiene agli abitanti. Quest’architettura, così come l’infrastruttura che rappresenta, connette il territorio e costruisce un senso d’inclusione sociale testimoniando il ruolo sociale dell’architettura.
BIENNALE ARCHITETTURA 2018 Venezia, Giardini - Arsenale Chiuso il lunedì (escluso 13 agosto, 3 settembre e 19 novembre)
Adelita Husni-Bey, The council #3, 2018
Adelita Husni-Bey
Adunanza A cura di Diana Baldon e Serena Goldoni
La mostra riunisce l’eterogenea produzione che Adelita Husni-Bey ha sviluppato negli ultimi dieci anni tra video, installazioni, opere pittoriche, serie fotografiche, disegni e lavori su carta ed è la sua prima vasta personale in un’istituzione italiana. L’artista che vive a New York, negli ultimi anni si è distinta nel panorama internazionale, partecipando a manifestazioni di rilievo quali la Biennale d’Arte di Venezia nel 2017, tra i rappresentanti del Padiglione Italia, e la mostra Being: New Photography 2018 al MoMA di New York. Fin da giovanissima, Adelita Husni-Bey (Milano, 1985), s’interessa a temi politici e sociali complessi indagandoli attraverso studi di sociologia, teorie educative anarco-collettiviste e pratiche d’insegnamento sperimentali. Le sue opere si fondano e nascono da processi collettivi, nella forma di workshop e giochi di ruolo che hanno visto la partecipazione di varie tipologie di comunità, tra cui figurano studenti, atleti, giuristi e attivisti politici. Il ruolo dell’artista, secondo Husni-Bey, è “creare situazioni e dinamiche nuove dove nulla è recitato e dove emergano criticamente, agli occhi dei soggetti coinvolti, le profonde connessioni con i rapporti di forza di tipo economico e sociale che governano l’Era contemporanea”. L’opera finale, i cui proventi vengono sempre contrattualmente condivisi con i partecipanti che comunque possono decidere se prestare o meno la propria immagine, restituisce infatti solo una piccola parte dell’atto pedagogico che si realizza durante le giornate di workshop. La pratica di Adelita Husni-Bey si sviluppa con mezzi espressivi differenti, ma in tutte le sue opere – anche in quelle sviluppate attraverso il disegno, il video, la fotografia, la scultura e l’installazione – è riconoscibile la sua sensibilità e matrice pittorica. Quest’ultima è immediatamente evidente in The Sleepers (2011), un olio su tela che ritrae un gruppo di colletti bianchi nell’atto di dormire profondamente, ma anche nel dipinto integrato all’interno della video installazione Postcards from the Desert Island (2011) che accoglierà i visitatori all’ingresso della Palazzina dei Giardini. L’opera è il frutto di un seminario di tre settimane che l’artista ha svolto con i bambini dell’Ecole Vitruve di Parigi, istituto pubblico elementare sperimentale che adotta modelli educativi basati sulla cooperazione e sulla non competitività. Gli scolari sono stati invitati a costruire un’isola deserta nella propria aula scolastica e prendendo a prestito gli scenari del romanzo Il signore delle mosche di William Golding hanno fatto auto-gestione e affrontato questioni legate alla lotta per il potere, l’immigrazione, il significato dello spazio pubblico e la disobbedienza civile. Sono diverse le opere che hanno visto il coinvolgimento di gruppi di adolescenti, tra cui la serie “Agency” (2014), composta di una video installazione e una serie di fotografie realizzate nelle sale del Museo MAXXI di Roma. The Council (2017) è una serie fotografica risultante da un workshop svoltosi al MoMA di New York con alcuni giovani partecipanti del programma MoMA teens. Sviluppando un pensiero critico riguardo alla funzione delle istituzioni, i ragazzi, suddivisi in gruppi, dovevano immaginare una totale riorganizzazione degli spazi della storica istituzione newyorkese, servendosi anche dell’Image Theater, tecnica usata per riprodurre attraverso un’immagine “teatrale” una determinata situazione sociale, con l’obiettivo di trovare nuovi spunti e soluzioni. 2265 (2015) è una video installazione che restituisce alcuni momenti di un workshop e di una performance tenutisi presso il South Eastern Center for Contemporary Art di New York con un gruppo di giovani autori facenti parte di Authoring Action, organizzazione che si occupa di educare gli adolescenti grazie al potere della scrittura creativa e dell’arte. Il workshop che ha dato origine alla performance, ha analizzato una serie di scenari colonialisti e capitalisti futuri, tra cui la prospettiva di popolare Marte.
IN MOSTRA FINO AL 26 AGOSTO
Adelita Husni-Bey, Untitled, 2011
Adelita Husni-Bey, Untitled, 2011
Adelita Husni-Bey (Milano, 1985) è un’artista e un’esperta di pedagogia interessata a tematiche che spaziano dall’anarco-collettivismo al teatro, dalla giurisprudenza agli studi sullo sviluppo urbano. Si occupa inoltre di organizzare workshop, produrre pubblicazioni, curare trasmissioni radiofoniche, archivi e mostre, usando modelli pedagogici non competitivi, attraverso l’arte contemporanea. Il lavoro svolto in svariati contesti con attivisti, architetti, giuristi, scolari, poeti, attori, urbanisti, fisioterapisti, atleti, insegnanti e studenti, si concentra sulla decostruzione della complessità del concetto di collettività.
GALLERIA CIVICA DI MODENA Palazzina dei Giardini Corso Cavour, 2 - Modena
HUGO PRATT Nasce a Rimini il 15 giugno 1927 e trascorre l’infanzia a Venezia, in un ambiente stimolante e cosmopolita. La madre è un’appassionata di esoterismo e il padre, di origini inglesi, è un militare di carriera che nel 1936 viene trasferito nella colonia italiana abissina, dove Hugo entrerà in contatto con due realtà opposte che si riveleranno estremamente importanti ed evidenti nella sua produzione artistica: da un lato la fascinazione per gli eserciti, gli stemmi e i fregi, dall’altro l’amicizia e la frequentazione con le genti del luogo, che contribuiranno a forgiare la sua poliedrica personalità. È in questi anni che conosce il romanzo d’avventura, venendo letteralmente rapito dal fascino di Terry e i pirati di Milton Caniff, la cui lettura, affermerà successivamente, l’avrebbe convinto a intraprendere la carriera di fumettista. Tra le numerosissime pubblicazioni e le tante collaborazioni con altri importanti autori, è da ricordare Tutto ricominciò con un’estate indiana, del 1983, su sceneggiatura di Pratt ed illustrata dall’amico Milo Manara che, nel 1991, disegnerà anche le tavole per El Gaucho. Hugo Pratt è considerato uno dei più grandi autori di letteratura disegnata di ogni tempo, il suo stile e la sua tecnica inconfondibili sono riconosciuti a livello internazionale e le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo.
19 tavole, una storia La Fondazione Raffaele Cominelli è lieta di presentare “HUGO PRATT – 19 tavole, una storia”, una intensa esposizione di opere originali che per la prima volta vengono mostrate al pubblico e che celebrano il più eclettico e originale fumettista italiano di tutti i tempi. A Hugo Pratt si deve la creazione del leggendario personaggio, ormai icona, Corto Maltese, pirata e avventuriero alter ego dell’autore stesso, le cui storie sono tuttora pubblicate e lette in tutto il mondo. Ma dalla penna del maestro hanno preso vita innumerevoli altri personaggi che popolano le sue tavole. Quelle esposte negli spazi di Palazzo Cominelli raccontano una storia senza parole e ignota al grande pubblico. Tutte comprese nel volume “Hugo Pratt 60”, pubblicato da Visualprint nel 1980, seppur legate ad un progetto che non è mai stato definito, queste straordinarie tavole si presentano nella loro compiutezza di opere disegnate. Nel libro ideato e realizzato da Gianni Berti, sono introdotte da una breve nota esplicativa, nella quale è indicato puntualmente che questi disegni “furono fatti da Hugo Pratt per proporre l’ambiente, i costumi, l’atmosfera e il carattere dei personaggi di un racconto che Alberto Ongaro e Nino Vascon idearono per una trasmissione televisiva che non venne in seguito mai realizzata. Pensiamo che il lettore possa perfettamente comprendere, anche in totale assenza di parole, la meccanica del racconto e dare libero sfogo alla propria fantasia aggiungendo così al piacere dei disegni il divertente gioco della creatività”.
IN MOSTRA FINO AL 19 AGOSTO
FONDAZIONE COMINELLI Via Padre F. Santabona, 9 Cisano di San Felice del Benaco (BS) Orari: Fino al 10 agosto: martedì, giovedì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00 dal 12 agosto al 19 agosto: sabato 16.00 -20.00 domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00 Ingresso libero
IN MOSTRA FINO AL 15 SETTEMBRE
REGGIA DI CASERTA Via Douhet 2/A - Caserta Orari Appartamenti storici: tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso ore 19.00 - uscita dal museo 19.25) Parco: dalle 8.30 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00) Giardino Inglese: dalle 8.30 alle 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00) MARTEDÌ CHIUSURA SETTIMANALE
Marco Lodola
Tempus – Time
Unione tra passato e contemporaneo è la mostra “Marco Lodola – Giovanna Fra. Tempus – Time” a cura di Luca Beatrice, esposta presso la Reggia di Caserta fino al 15 settembre. L’esposizione, organizzata da Mary Farina, anche ideatrice del progetto, e da Augusto Ozzella, con la collaborazione della galleria Deodato Arte, gode del patrocinio del Comune di Caserta, del Madre – fondazione donnaregina per le arti contemporanee e di Confindustria Caserta. Il titolo della mostra è un voluto riferimento al trait d’union che Marco Lodola e Giovanna Fra, grazie alle loro opere, creano fra il Tempus, la dimensione temporale legata all’antichità, al classico, alla storica sede espositiva e il Time, sintesi del mondo contemporaneo. La Reggia di Caserta, la residenza reale più grande del mondo, accoglie il percorso espositivo composto da una selezione di opere dei due artisti, che dall’ingresso si snoda negli spazi interni, nel parco reale, fino ad arrivare agli appartamenti del piano nobile. L’immenso parco della sontuosa villa, nel raggio di un chilometro, è punteggiato da oltre venti monumentali sculture luminose di Marco Lodola che rappresentano alcuni dei suoi soggetti tipici, uomini e donne, ballerini, danzatrici, animali, figure reali e immaginarie, che metaforicamente partecipano a una festa di corte. Questi lavori, oltre al forte impatto creato grazie alla loro imponenza e alla vivacità dei colori, si caratterizzano per la loro peculiarità: l’emanare luce, che genera dinamismo, potenza, vitalità; qualità che non riguardano solamente le opere in sé, ma che vengono trasmesse anche all’ambiente circostante. Le installazioni di Lodola appaiono in grande sintonia con le tele di Giovanna Fra che accolgono il visitatore negli appartamenti reali e, caratterizzate da un forte cromatismo, incarnano perfettamente quell’arte contemporanea in cui la contaminazione di tecniche e la sperimentazione sono elementi imprescindibili. L’artista si misura con lo spazio interno e l’architettura vanvitelliana, reinterpretando nelle sue opere i motivi decorativi settecenteschi, arazzi, carte da parati, arredi Barocchi e Neoclassici, attraverso il linguaggio segnico, costituito da tracce di colore dalle forme imprevedibili e uniche, da textures astratte che si intrecciano con le trame del supporto digitale. I suoi lavori di matrice informale abbandonano infatti i mezzi tradizionali e, partendo da frame fotografici stampati su tela, Giovanna Fra arriva al risultato finale, percorrendo un cammino a ritroso, che la conduce a terminare l’opera con delle pennellate tradizionali, un’ulteriore dimostrazione del legame fra tempus e time e nel caso specifico del “passaggio da time a tempus”.
Marco Lodola
nasce a Dorno (Pavia), frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze e di Milano. Successivamente, all’inizio degli anni ‘80, si affianca al nuovo futurismo. Si avvicina presto all’uso di materiali plastici che sagoma e colora con una tecnica personale, l’evoluzione della sua ricerca lo porta ad inserire fisicamente la luce nei suoi lavori: nascono le sculture luminose, che caratterizzeranno tutta la produzione artistica. Le sue opere sono presenti in vari musei, ha inoltre realizzato scenografie per film, trasmissioni, concerti ed eventi. In particolare è stato attivo nella moda e nel teatro. Fra le numerose mostre, si ricorda la sua presenza al Padiglione Italia della 53ª Biennale di Venezia con un’installazione luminosa e alla 54ª Biennale di Venezia con il progetto a cura di Vittorio Sgarbi “Cà Lodola”.
Giovanna Fra
Tempus – Time
Seppure provenienti da formazioni diverse i lavori di Marco Lodola e Giovanna Fra creano un profondo dialogo e si completano vicendevolmente, ma soprattutto instaurano un forte legame con il luogo che li ospita, come afferma Luca Beatrice nel testo dedicato alla mostra: “Dialogare con stucchi, decorazioni, pitture di genere e, soprattutto, con un’architettura di inestimabile pregio può costituire infatti una sfida ardua eppure affascinante per gli artisti contemporanei, a partire dall’utilizzo di materiali anomali che solo da poco sono entrati nel novero appunto dell’artisticità. Senza contare volumi, cubature e l’immensità di un parco che farebbe spaventare chiunque. […] Realizzare un cortocircuito visivo tra il tempus e il time, ovvero il passato e il presente, è rischio che l’arte di oggi sente di correre con sempre maggior frequenza. Ora, in particolare, tra pittura, elaborazione digitale, plastica e luce”. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, con un vasto repertorio di immagini, il testo del curatore Luca Beatrice e numerosi interventi fra cui quelli di Renzo Arbore, Aldo Busi, Lorenzo “Jovanotti” Cherubini, Piero Chiambretti, Roberto D’Agostino, Salvatore Esposito, Ciro Ferrara, Antonio Stash Fiordispino, Enzo Iacchetti, Max Pezzali, Andrea Pezzi, Red Ronnie e di critici illustri quali Achille Bonito Oliva, Philippe Daverio, Gillo Dorfles, Martina Corgnati, Vittorio Sgarbi.
GIOVANNA FRA
nasce a Pavia, si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, con una tesi su John Cage ed il rapporto tra arte e musica. La sua visione creativa ha privilegiato la fisicità dinamica del colore in relazione alle diverse consistenze della materia, fissando nell’immediatezza del gesto attimi di vibrante musicalità. Recentemente è stata invitata ad esporre al Friendschip project nel Padiglione della Repubblica di San Marino per la 57° edizione della Biennale di Venezia.
The Venice Glass Week DAL 9 AL 16 SETTEMBRE
Torna il festival internazionale dedicato all’arte vetraria, con oltre 180 diverse iniziative in programma, tra mostre, visite guidate, conferenze, workshop, spettacoli, attività didattiche. Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Fondazione Cini/LE STANZE DEL VETRO, Istituto Veneto e Consorzio Promovetro Murano presentano la seconda edizione che dal 9 al 16 settembre coinvolgerà tutte le principali istituzioni cittadine, con diverse novità. Sono più di 150 le realtà, per un totale di oltre 180 eventi tra Venezia, Mestre e Murano, che dal 9 al 16 settembre 2018 parteciperanno alla seconda edizione di The Venice Glass Week, il grande festival internazionale dedicato all’arte vetraria, nato per celebrare la risorsa artistica e produttiva per cui la città lagunare è rinomata a livello globale: il vetro. Anche quest’anno l’iniziativa, promossa dal Comune di Venezia e ideata da tre fra le principali istituzioni culturali veneziane che da anni lavorano sul tema - Fondazione Musei Civici di Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - e dalla più importante realtà associativa di settore, il Consorzio Promovetro Murano, gestore del marchio della Regione del Veneto Vetro Artistico® Murano, ha attratto moltissime adesioni, segnalando un incremento del 20% rispetto alla prima edizione del festival. Centinaia sono state infatti le richieste pervenute che sono poi state selezionate dal comitato scientifico introdotto quest’anno, presieduto dalla storica del vetro veneziana Rosa Barovier Mentasti, e composto dai critici e curatori Chiara Bertola e Jean Blanchaert, dalla giornalista Uta Klotz, direttrice della rivista tedesca Neues Glas e dal chimico Marco Verità, docente universitario esperto nella composizione di materiali vitrei.
The Venice Glass Week DAL 9 AL 16 SETTEMBRE Le numerosissime richieste, provenienti da fondazioni, gallerie d’arte, istituzioni museali - tra cui si segnala l’adesione da quest’anno di Peggy Guggenheim Collection, di Palazzo Fortuny e del Museo di Storia Naturale -, enti culturali, università, istituti di formazione superiore ma anche vetrerie, fornaci, aziende, artisti e privati collezionisti italiani e stranieri, confermano la grande vivacità della scena artistica, culturale e produttiva in città e l’attrattiva di un tema così sentito anche all’estero. Il programma del festival diffuso The Venice Glass Week sarà composto dalle iniziative più variegate e disseminate in tutto il territorio, che quest’anno estende anche alla terraferma i suoi confini, vedendo Mestre tra i suoi centri nevralgici, insieme a Venezia e Murano. Le iniziative – per la maggior parte a ingresso gratuito - mostre, visite guidate, convegni, seminari, premiazioni, proiezioni, attività didattiche, gare podistiche tra le fornaci, feste, aperitivi e fornaci aperte avranno tutte come tema principale il vetro artistico e si rivolgeranno a pubblici di tutte le età. Tutte le informazioni sulle iniziative saranno presto disponibili sui profili social della manifestazione (facebook, twitter e instagram) e soprattutto sul nuovo sito responsive: www.theveniceglassweek.com, al momento in fase di lavorazione da parte della società D’Uva di Firenze, sponsor tecnico del festival.
Motocicletta, l’architettura della velocità MUVE Mestre - Forte Marghera Tra le iniziative progettate a Forte Marghera per valorizzare e avvicinare il pubblico giovane all’arte contemporanea, grande successo ha riscosso l’evento organizzato l’8 giugno scorso, un appuntamento dedicato a uno dei simboli più curiosi e attraenti del design del XX secolo: la motocicletta. Questa grande esposizione sull’epopea delle due ruote italiane a motore è stata ospitata nello spazio messo a disposizione lo scorso anno a Forte Marghera dal Comune di Venezia e dalla Fondazione Forte Marghera, inauguratosi con l’inedita installazione di sculture ‘Gruppo di Famiglia’ provenienti dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
Passione, tecnologia e design. Questo il mix che caratterizza le scelte delle 41 moto e scooter esposti, suddivisi in sette capitoli – Scooter, Elettrico, Sportive, Heritage, In Africa, Le moto fondamentali, Pezzi d’autore, Ardite e raffinate – pensati come una carrellata tra le più famose forme aerodinamiche del motociclismo italiano (con qualche incursione in ambito straniero). La rassegna - a cura di Marco Riccardi e con la direzione scientifica di Gabriella Bell - intende percorrere in tutti i sensi un ‘viaggio’ affascinante tra pezzi assolutamente esclusivi, che hanno fatto la storia delle due ruote, con lo scopo di raccontare, attraverso le ‘icone’ create dalle migliori industrie del nostro paese, come si è evoluto il concetto di design e di sicurezza in questo campo. Nel dopoguerra il Made in Italy comincia ad ottenere successo a livello internazionale e la motocicletta, connubio di tecnologia e creatività, sarà una delle punte di diamante della nostra industria. La moto diventa quindi il testimone pulsante di quel fermento culturale che percorre l’Italia nel corso del Novecento e della spinta propulsiva in campo tecnologico, con la nascita di prodotti non solo altamente innovativi, ma anche di grande bellezza: un fenomeno di costume, simbolo di gioventù, libertà, coraggio e anticonformismo, tanto da diventare protagonista anche al cinema. La mostra, che dialoga con il vicino padiglione della Biennale Architettura, rientra nell’ambito dei progetti promossi dal Comune di Venezia in collaborazione con la Fondazione Musei Civici per promuovere la conoscenza dell’arte e della cultura in Terraferma.
MUVE Mestre - Forte Marghera Fino al 28 ottobre 2018 Via Forte Marghera, 30 Mestre (Venezia) Apertura al pubblico INGRESSO LIBERO Orario: dalle 15 alle 22 da martedì a domenica, chiuso lunedì INGRESSO LIBERO Informazioni: www.visitmuve.it
IL FASCINO DELLA SARDEGNA
Un amore senza fine quello delle sorelle Piscedda per la loro amatissima Sardegna – terra d’origine di Chiara e Gloria, le due giovani designer creatrici del brand ChiGlo. La Sardegna infatti irrompe con decisione in ognuna delle loro collezioni. I capi ChiGlo sono un piccolo guardaroba di pezzi dal sapore “tailor made”, pensati per una donna dinamica, di cultura, attenta alle tradizioni, all’arte ma anche alle tendenze.
IL FASCINO DELLA SARDEGNA
Ogni capo di questa nuova collezione è un piccolo “pezzo sartoriale” che reinterpreta in chiave contemporanea la cultura e il folklore sardo: così i dettagli, i ricami, le stampe e i colori raccontano l’eleganza della donna sarda e diventano i protagonisti assoluti di un brand dalla forte identità. La collezione ChiGlo ss 2018 si contraddistingue per un leggero tocco retrò ed è dedicata ad una donna femminile ed emancipata, autonoma e cosmopolita. La natura e i paesaggi estivi ispirano la palette colori di questa collezione: dagli azzurri cristallini del mare, agli ecrù e ai rosa delle spiagge come quella dell’isola di Budelli con le tutte sue sfumature . Colori tenui e leggeri che rilassano ed affascinano esaltati da tessuti naturali come la canapa ed il lino. Le forme sono quelle dei costumi sardi, descritte in un codice estetico senza confini geografici, innovativamente proiettato verso il futuro. E’ sarda la ricerca di motivi decorativi tradizionali - ripresi nei fregi, nei ricami, nella particolarità di lavorazioni come la laseratura - e di alcuni accessori, come i bottoni fatti a mano in argento e lasciati volutamente raw, che rendono unici i pezzi. Non possono mancare per questa nuova collezioni le immagini iconiche del brand, come lo scialle su felpe e tshirt o nelle fodere dei capi. Novità assoluta per la questa SS 2018 è l’accostamento delle righe alle stampe per una nuova texture fresca e di tendenza.
IL FASCINO DELLA SARDEGNA
Fin dal primo sguardo, I capi di questa collezione sono l’emblema dell’universo di ChiGlo evidenziando due mondi, in un gioco “night and day” che elimina la della rigida distinzione tra outfit “da sera” e “da giorno” rendendoli dei veri e propri passe partout. Grazie all’ispirato dialogo tra passato e presente, la tradizione si fa cosmopolita per nuove spettacolari forme di urban beauty, reinventando una femminilità potente e piena.
IL FASCINO DELLA SARDEGNA Chiara e Gloria Piscedda hanno iniziato ad appassionarsi all’alta artigianalità nel laboratorio della sarta che confezionava gli abiti della loro madre. L’incontro con quello che sembrava un mondo incantato e mosso dalla passione senza compromessi per la qualità, per l’attenzione maniacale ai dettagli e da una manualità straordinaria è stato fondamentale per il loro percorso. L’amore per la forza che trasmette l’essere capaci di creare bellezza è stato intensamente presente fin dalle prime visite al laboratorio e le ha accompagnate senza soluzione di continuità lungo tutto il percorso che le ha portate alla creazione di ChiGlo. Dopo gli studi universitari in economia e architettura (espressione dei caratteri “a contrasto” delle due gemelle), Chiara e Gloria hanno deciso di risintonizzarsi insieme sulla passione per la creazione di abiti e accessori. Hanno preso parte ad alcuni workshop in Italia e in Francia per tornare a stare contatto con un certo tipo di manualità e impostazione del prodotto. Ma, soprattutto, si sono messe in osservazione di quello che stava loro intorno. Su e giù dalle passerelle. Nelle strade italiane e del mondo. Il primo passo del loro progetto sono state microproduzioni di felpe e cardigan double-face che hanno varcato in breve tempo i confini nazionali, selezionate da alcuni negozi di Madrid, Berlino e Amsterdam. Obiettivo: mettere alla prova la capacità di creare variazioni sul tema di forme e capi apparentemente già codificati in modo “statico”. La produzione è stata realizzata interamente in Sardegna, ispirandosi, per alcuni motivi decorativi ricorrenti, alle texture dei costumi sardi e alle cromie contrastanti dei paesaggi isolani. Questo primo step è stato l’avvio di un processo che ha portato le gemelle Piscedda a voler radicare l’ispirazione del loro lavoro nelle tradizioni e al territorio della Sardegna, specchio perfetto del dualismo che le caratterizza.
La Collezione Chiglo SS 2018 non è altro che un piccolo guardaroba delle meraviglie, composto di creazioni uniche e originali, dove presente e passato si fondono rivelando tutto l’amore per la ricerca e la cura del dettaglio. Un amore ispirato dalle tradizioni del mondo e in primis da una cultura antica e profonda come lo splendido mare di Sardegna.
che tipo di bestia sei? SIMPATICISSIME LE T-SHIRT DI PRIKID.EU
SPEEDO SCULPTURE
COSTUMI FATTI AD ARTE PER MODELLARE LE CURVE LA LINEA SPEEDO SCULPTURE, ATTRAVERSO UN MIX FATTO DI DETTAGLI INNOVATIVI, COLORI E FANTASIE, SOSTIENE E MODELLA LA SILHOUETTE FEMMINILE. UNA COLLEZIONE DI COSTUMI IDEALI PER I MOMENTI DA TRASCORRERE IN PISCINA, IN SPIAGGIA O ALLA SPA, CARATTERIZZATI DALLA TECNOLOGIA SHAPECOMPREX E REALIZZATI CON IL TESSUTO XTRA LIFE LYCRA, PENSATO PER DONARE COMODITÀ E RESISTENZA SENZA RINUNCIARE ALLO STILE
L’estate è il momento principe per esaltare le forme femminili ed è importante farlo scegliendo il costume giusto: per questo Speedo ha pensato alla linea Sculpture dedicata alle donne che vogliono sentirsi a proprio agio in spiaggia e in piscina, o che amano rilassarsi nel centro wellness, senza rinunciare allo stile e alla comodità. Una collezione che parte dal concetto della scultura, l’antica arte di modellamento delle forme, e lo abbina alla tecnologia Shapecomprex per modellare e sostenere la silhouette femminile e al tessuto Xtra Life Lycra che garantisce estremo comfort e leggerezza. Questo tessuto vanta inoltre un’alta resistenza al cloro e alle temperature elevate, 10 volte superiore rispetto a quelli in semplice fibra di elastane. I costumi della linea Sculpture sono pensati con dettagli che valorizzano le curve femminili, e sono progettati per appiattire il ventre e per sostenere il seno, grazie ad avvolgenti coppe presagomate e spalline regolabili. La nuova collezione si arricchisce di una linea entry price con caratteristiche stilistiche comuni ai costumi Sculpture ma con tessuti e tecnologia diversi. I modelli entry level Brigitte e Vivienne sono perfetti per le donne più formose e sono caratterizzati da spalline regolabili, coppe preformate con imbottiture removibili e chiusura a clip sul retro.
PURMONTES 5 CHALET DI LUSSO IMMERSI NELLA NATURA
In Alto Adige, alle porte delle Dolomiti, nascono i 5 nuovi chalet con un nuovo concept che unisce la natura al lusso. Ai margini del bosco, nel piccolo paese di Mantana, Purmontes è un gioiello architettonico contemporaneo senza tempo che si integra perfettamente nella natura autentica dove è immerso. Il wellness allo stato puro, il benessere assoluto, un ambiente curato nei dettagli dove vivere un sogno esclusivo. Una grande struttura luminosa, realizzata con criteri green, che ospita 5 chalet-suite, ognuna con infinity pool privata, grande terrazza o giardino e camino; accanto il maneggio con box privato per il proprio cavallo. Davanti al Purmontes il raccolto laghetto balneabile senza cloro, con acqua di fonte invita gli ospiti ad immergersi per un bagno di salute. Gli spazi comuni comprendono un’incantevole spa e un salotto-biblioteca dove intrattenersi con gli altri ospiti. Tutt’intorno solo pace e quiete, tra pascoli, boschi e il piccolo paese di Mantana. I 5 chalet-suite sono un inno alle forme contemporanee unite armoniosamente con il carattere alpino: il legno antico, la pietra, i tessuti pregiati realizzati artigianalmente, la cura degli elementi di arredo, l’illuminazione studiata nei dettagli, le grandi pareti di vetro che catturano la natura esterna invitandola ad entrare negli spazi originali e prestigiosi degli chalet. La modernità è sapientemente combinata al passato, le tradizioni locali si sposano con il comfort in tutte le declinazioni; il wellness di lusso è interpretato in un modo totalmente nuovo dove il rapporto stretto con la natura e la scoperta della sua varietà e delle sue meravigliose caratteristiche giocano un ruolo fondamentale. È un luogo magico dove rigenerarsi in un contesto raccolto e isolato, in un ambiente esclusivo.
La spa del Purmontes è un angolo di benessere, dove rilassarsi nella splendida terrazza dopo aver fatto una sauna finlandese o un bagno turco; l’area relax panoramica con letti di fieno è un luogo per sognare. Un menu di trattamenti coccola gli ospiti con massaggi rilassanti o rigeneranti, trattamenti corpo o viso di ultima generazione. La palestra e la sala fitness-cardio con attrezzi di ultima generazione completano l’offerta benessere della Purmontes Loft – Spa. La colazione servita nello chalet suite oppure colazione a buffet al vicino hotel Lanerhof, sempre del gruppo Winkler di cui fa parte Purmontes. La scuderia dei cavalli permette sia di cavalcare con i cavalli del maneggio ad uso esclusivo degli ospiti del Purmontes, ma consente anche di portare il proprio cavallo per esplorare con lui i dintorni. Lo staff specializzato si prende cura degli amici a quattro zampe.
PURMONTES
MANTANA 42 I - SAN LORENZO TEL +39 0474 403133 FAX +39 0474 403240 E-MAIL PURMONTES@WINKLERHOTELS.COM WWW.WINKLERHOTELS.COM
MONTEGALLO ACCESSORI PREGIATI DALLE FORME UNICHE, PER UN FASCINO E UNO STILE SENZA TEMPO Le collezioni di Montegallo nascono dal recupero di segreti tramandati da una tradizione centenaria della lavorazione artigianale marchigiana del cappello di paglia, intrecciato e cucito a mano. Nelle Marche da sempre si coltiva il grano ed è usanza che le donne ne intrecciassero gli steli, ricavandone copricapi per riparare gli uomini dal sole durante il lavoro. Grazie alla loro abilità, il cappello è diventato non solo un elemento funzionale, ma anche ornamentale e indispensabile per conferire eleganza. Oggi il brand Montegallo è l’essenza di questa antica arte, raccontata con le sue collezioni rivolte a donne cosmopolite, ricercate e ironiche, con la passione per accessori unici ed artigianali, in grado di evocare una storia autentica.
Ogni modello è confezionato con materiali di pregio come la paglia, il feltro e i filati 100% naturali e rigorosamente “Made in Italia”. La Icon Collection è composta da 10 modelli continuativi, ripresi dalla cinematografia classica e dai cappelli indossati dalle grandi icone di stile, reinterpretati secondo il gusto di Alice Catena, l’eclettica fondatrice del brand. Le novità che caratterizzano la collezione FW 2018/19 di Montegallo possono essere sintetizzate con i seguenti tre tratti distintivi: La Straw Winter Collection rivelata da un modello in paglia personalizzabile e abbinabile ad accessori invernali dal gusto nordico. La Light Felt Collection realizzato con “80 grammi” di lapin super leggero e unisex. La particolarità di questo modello è l’estrema praticità nel trasporto, in quanto può essere piegato e infilato in tasca, senza perdere la sua forma originale. La Fedora couple, dedicata a “Lui e la Lei” in pura lana vergine, lapin e velour.
I colori predominanti della collezione sono i classici blue, nero, visone e antracite, ma si inseriscono anche nuance più morbide e delicate come il bianco, il rosa antico e il celeste polvere. L’eleganza di un cappello Montegallo è fatta di semplicità, con un tocco di stravaganza e personalità. L’unicità di ogni pezzo è garantita dalla possibilità di personalizzare il cappello con le proprie iniziali, cucite a mano all’interno.
chicco volante FEDERICO REGGIANI, CHICCO PER GLI AMICI, AL VOLANTE DELLA SUA PORSCHE CARRERA AL SECONDO ANNO NELL’IMPEGNATIVA CARRERA CUP ITALIA
Testo Vito Emilio Filì - Fotografie Claudia Cavalleri Lo conosciamo da tanto tempo nella veste di dinamico imprenditore che, in coppia con Cristian La Monaca, nel corso degli ultimi vent’anni, ha dato vita ad una serie di iniziative imprenditoriali di grande successo. Noi però sappiamo che, sotto la pelle dell’elegante manager, sempre in movimento si cela un vero “gentleman driver” di quelli che corrono in pista non certo con l’obiettivo di arrivare primi... almeno non sempre e non solo, ma soprattutto per il grande piacere che comporta confrontarsi con un bolide da 500 cavalli, per respirare l’aria dei box e mettersi alla prova
chicco volante
chicco reggiani
“HO COMPRATO UNA MACCHINA DA CORSA PER POTERMI DIVERTIRE QUALCHE ORA OGNI TANTO GIRANDO SUL CIRCUITO DI CASTREZZATO”
Il 2018 è il dodicesimo anno di attività del prestigioso campionato monomarca Porsche Carrera Cup Italia. Le Porsche 911 GT3 Cup di seconda generazione, protagoniste del campionato con le loro elevate prestazioni (3.996 cc e 485 CV con un cambio sequenziale a 6 marce) si sfideranno nei migliori circuiti nazionali e internazionali. Non è solo una gara: è l’espressione Motorsport che fa rivivere il DNA Porsche in ogni weekend di competizione, l’identità più pura del marchio tedesco. É un momento di agonismo profondo in cui si respira adrenalina e ogni rumore risveglia il senso di far parte del mondo Porsche. I piloti si confrontano in 14 round, divisi in 7 weekend, in gare mozzafiato, lottando per ottenere l’ambito premio di Campione della Carrera Cup Italia
Cosa si prova al momento del via? “Una tensione elevatissima, tanta adrenalina da tenere sotto controllo, con la consapevolezza di dover gestire i pezzi di un mosaico decisamante complicato. All’inizio di una gara si scatena sempre un po’ di bagarre e bisogna evitare di andare a sbattere confrontandosi con piloti molto più esperti, gente che corre da vent’anni e ha iniziato magari giovanissima con i Kart”. Quando è iniziata la tua passione per la velocità? “Come per tanti bambini con la prima bicicletta. Vicino a casa avevamo creato una specie di circuito dove mi impegnavo come un matto per essere il più veloce. Poi è subentrata la passione per i motori e mi è sempre piaciuto “tenere giù il piede”, come si dice in gergo, ovviamente senza mai rendermi pericoloso. Alla fine ho deciso di farmi un grande regalo e di comprare una Porsche da corsa ma con la sola intenzione di andarmi a divertire una volta al mese (magari anche due) sul circuito di Castrezzato in Franciacorta, dove ben assistito dai tecnici del Team Bonaldi, ho imparato i primi rudimenti della corsa in pista.Tre ore di full immersion ogni volta per capire come si deve gestire una vettura e per sfruttarne ogni singolo cavallo di potenza. Dopo circa un anno, Emilio Caglioni, già responsabile del team corse di Bonaldi, poi passato al Team Ghinzani, mi convinse ad iscrivermi l’anno scorso al primo campionato monomarca Carrera Cup.” Come funziona questo campionato? “Ci sono piloti professionisti o semi professionisti in crescita che hanno dai 18 ai 25 anni, con alle spalle team molto competitivi con gente proveniente dalle gare di formula. Poi ci sono gli ultratrentenni i cosidetti
chicco volante
gentlemen drivers ma, anche tra questi ultimi, ci sono quelli che sono in pista da venticinque anni con importanti esperienze in vari campionati anche di livello internazionale. Quindi, la competizione è serratissima e, anche i gentleman drivers durante la gara spesso si dimenticano le buone maniere come Alex Giacomini che nella prima gara mi ha buttato fuori facendomi cappottare con la conseguente distruzione della macchina... Bisogna capire la psicologia dei tuoi avversari e cercare di prevederne le mosse. Non basta tenere giù il piede... Bisogna ad esempio imparare a modificare la guida in base la consumo delle gomme durante lo svolgimento di una gara... Insomma è un campionato molto impegnativo. Non mi aspettavo altro se non la possibilià di imparare. Cosa ti ha insegnato la guida in pista? “Devo dire che, essendo nella vita abbastanza impulsivo e portato prevalentemente ad agire d’istinto, qui ho avuto modo di gestire tutti i problemi connessi alle corse in automobile, con molta più calma. Bisogna essere molto freddi, concentrati e psicologicamante preparati per ottenere i risultati migliori, non smettere mai di cercare di migliorarsi. Nelle gare della Carrera Cup i distacchi tra le vetture sono irrisori, due secondi tra primo e ultimo, e quindi riuscire a limare anche solo qualche decimo, guidando in modo più attento e consapevole dei tuoi mezzi, è già un grosso risultato”. Quest’anno hai anche cambiato team? “Mi è stata offerta questa opportunità che ho colto anche per confrontarmi con un altro ambiente. Nel Team Ghinzani ero come in famiglia e mi manca il loro supporto. Ho trovato però una squadra dal respiro internazionale e dalla grande esperienza e spero di imparare tanto”.
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Marzal
Era il 7 di Maggio del 1967 quando, poco prima della partenza del Gran Premio di Formula 1 a Monte Carlo, Sua Altezza Serenissima il Principe Ranieri III di Monaco ha effettuato il suo giro di parata sulla pista con una vettura da leggenda: la Lamborghini Marzal, con le sue portiere in cristallo ad ali di gabbiano e l’abitacolo quasi del tutto trasparente e con i sedili rivestiti in pelle color argento. Al fianco del Principe Ranieri, la Principessa Grace. Le foto dei due a bordo della Marzal hanno fatto il giro del moNdo, rendendo ancora più mitica questa vettura prodotta in un unico esemplare. Da allora la Marzal è rimasta silenziosa e nascosta agli occhi dei più ed è solo durante il week-end del Grand Prix de Monaco Historique svoltosi dall’11 al 13 maggio, con il supporto del Lamborghini Polo Storico, ha rivissuto la sua storia, percorrendo dopo 51 anni alcuni giri dimostrativi sulle stesse strade del 1967. Un’occasione unica di rivedere la Marzal nell’ambientazione che l’ha resa più famosa
la lamborghini
di cristallo
pike car anni ‘90
nissan
figaro
IL FAMOSO CHITARRISTA E CANTANTE ERIC CLAPTON È STATO UNO DEI PROPRIETARI DELLA NISSAN FIGARO
Le linee, opera del designer Naoki Sakai coadiuvato da Shoji Takahashi, traggono ispirazione da quelle di alcune compact car classiche del passato. In particolare, il corpo vettura ricorda la Datsun Fairlady del 1960, mentre il tetto bianco a contrasto dotato di capote in tela è molto simile a quello della Autobianchi Bianchina cabriolet. Tutte queste caratteristiche, unite all’abbondante presenza di dettagli cromati sulla carrozzeria, conferivano alla Figaro un aspetto particolare ed elegante. I colori disponibili erano quattro: Topaz Mist, Emerald Green, Pale Aqua e Lapis Grey. Ogni tinta simboleggiava una stagione dell’anno. Così come le altre Pike car, anche la Figaro era basata sulla meccanica della Micra prima serie a tre porte. Il motore era lo stesso 4 cilindri in linea da 987 cm³ presente sulla Be-1 e sulla Pao, ma turbocompresso, in grado di erogare 75 CV di potenza e 106 Nm di coppia motrice a 4.400 giri al minuto, abbinato ad un cambio automatico a tre rapporti. Le origini della Figaro risalgono al salone dell’automobile di Tokyo del 1989, dove il duo Takahashi/ Sakai portò nello stand Nissan le concept Chapeau e Figaro. La Chapeau restò un prototipo, troppo bizzarri il parabrezza verticale, i dettagli rosa e il padiglione talmente rialzato da poterci stare dentro in piedi. Diverso fu il destino della Figaro, che fu prodotta in piccola serie.
LA FIGARO, COSTRUITA DA NISSAN NEL 1991, FACEVA PARTE DELLE COSIDDETTE PIKE CAR, OVVERO PICCOLE VETTURE DALLA LINEA SPICCATAMENTE RETRÒ VENDUTE IN SERIE LIMITATA SENZA IL MARCHIO NISSAN E REALIZZATE DAL GRUPPO PROGETTI SPECIALI DELLA CASA, CHIAMATO APPUNTO PIKE FACTORY
L’intenzione era di realizzarne 8.000 esemplari, ma alla fine uscirono dalla Pike Factory circa 20.000 Figaro, quasi tutte vendute tramite lotterie, dato che il numero delle ordinazioni superava di gran lunga quello delle vetture disponibili. La dotazione di serie comprendeva: ABS, cerchi in lega, climatizzatore, radio con lettore cd, sedili in pelle e tappetini coordinati. Nonostante la Figaro fosse ufficialmente venduta solo in Giappone, fu in seguito commercializzata anche in Irlanda e nel Regno Unito da importatori paralleli, ottenendo un discreto successo. Tra i proprietari si possono annoverare il calciatore belga Thomas Vermaelen, il chitarrista Eric Clapton, il musicista Cassius Khan, la presentatrice televisiva inglese Vanessa Feltz e la principessa Eugenia di York.
HONDA FORZA 125 YM
Il successo di mercato che il Forza 125 riscuote in tutta Eu‑ ropa non conosce sosta, e così il modello 2018 migliora ul‑ teriormente con un discreto ma profondo restyling. Inoltre, il parabrezza è ora regolabile elettricamente, gli indicatori di direzione sono a LED come il resto dell’impianto luci, la strumentazione è stata rinnovata e prevede più funzionalità, lo spazio sottosella aumenta di 5,5 litri e il nuovo tob box opzionale da 45 litri è connesso alla Smart-Key. Infine, nuovi colori accentuano lo stile dinamico ed elegante di questo eccezionale scooter Honda. Fin dall’inizio il Forza 125 è stato progettato per i clienti europei che a uno scooter di 125 cc chiedono di più. Più prestazioni, più agilità e più fruibilità. Sono motivati dalla ri‑ cerca dello stile, dal design, dalla qualità e dalle prestazioni; sono persone esigenti, che vogliono ottenere il massimo da ogni esperienza quotidiana. Il loro scooter deve offrire il meglio e deve farlo combinan‑ do i vantaggi di due categorie: la velocità e il comfort degli scooter “GT”, con la brillante accelerazione nel traffico e la facilità di parcheggio dei modelli cittadini. Il Forza 125 offre tutte queste caratteristiche, ecco perché fin dalla sua prima introduzione nel 2015 ha soddisfatto e superato tutte le aspettative, evolvendosi anno dopo anno in base alle richieste dei proprietari, e facendo registrare vo‑ lumi di vendita che, ad oggi, hanno superato le 30.000 unità. Agile, comodo, elegante e dal successo inarrestabile, per il 2018 il Forza 125 migliora ulteriormente. Gli ingredienti principali della ricetta vincente del Forza 125 restano invariati: un motore a 4 valvole che unisce presta‑ zioni al top della categoria ad una eccezionale economicità dei consumi, l’efficiente sistema Start&Stop, un telaio tut‑ to nuovo ma sempre leggero e bilanciato, e un equipaggia‑ mento premium senza paragoni, con luci full‑LED, sistema Smart‑Key, vano sottosella per due caschi integrali ed eleva‑ to comfort per pilota e passeggero Per il 2018 arriva un upgrade importante: un nuovo para‑ brezza regolabile elettricamente, una strumentazione mista analogica‑digitale ulteriormente migliorata che offre infor‑ mazioni extra, indicatori di direzione a LED come il resto dell’impianto luci, più spazio sottosella e, infine, un nuovo bauletto da 45 litri opzionale connesso alla Smart-Key. Nonostante fosse già uno dei suoi plus, il Forza 125 ha rag‑ giunto un livello superiore anche in termini di design, sem‑ pre con linee tese, ma ora raccordate in maniera ancora più armoniosa, regalandogli un look più moderno, contempora‑ neo e dinamico.
MEDICI SENZA FRONTIERE
India: Combattere la malnutrizione con le comunità locali La testimonianza di SUBASHINI DEB MAHTO, UNA DONNA PROVENIENTE DA UNA DI QUESTE COMUNITÀ CHE LAVORA PER MEDICI SENZA FRONTIERE COME EDUCATORE SANITARIO COMUNITARIO
NELLA FOTO DI QUESTA PAGINA L’EDUCATRICE SANITARIA COMUNITARIA, SUBHASHINI, PARLA CON JHINKI JAMUDA, MADRE DEL PICCOLO MURLI MANOHAR JAMUDA, 14 MESI, CHE È STATO TRATTATO CON SUCCESSO PER MALNUTRIZIONE SEVERA ACUTA
Nel Jharkhand, uno stato indiano co‑ nosciuto per le sue diverse comunità tribali, il numero di persone malnutrite è costantemente superiore alla media nazionale. Dal giugno 2017, Medici Senza Frontiere (MSF) ha avviato un progetto per la malnutrizione acuta nella città di Chakradharpur, usando un innovativo modello di coinvolgimento della comu‑ nità. Subashini Deb Mahto, una donna proveniente da una di queste comunità locali, lavora per MSF come educatore sanitario comunitario. Con questa te‑ stimonianza condivide la sua esperienza diretta sulla malnutrizione e il suo lavoro con MSF. “La mia giornata comincia prima del sorgere del sole. Una volta terminate le faccende domestiche, quando ho finito di cucinare e i miei bambini stanno an‑ dando a scuola, scaldo su un fornello una pentola di lal cha (tè nero) e mi preparo per il lavoro. Ogni mattina alle 8.30 arri‑ vo con la mia bici all’ufficio di MSF, a tre chilometri di distanza. Lavoro per MSF da quando è partito il progetto per contrastare la malnutri‑ zione nel 2017. Ho iniziato come ope‑ ratore sanitario comunitario, visitando le comunità con il Sahiya didi (un ope‑ ratore sanitario del villaggio impiegato dallo stato di Jharkhand) per identificare i bambini malnutriti che necessitavano di cure urgenti e convincere i loro genitori a portarli in un centro sanitario di MSF. Oggi lavoro come educatore sanitario comunitario: fornisco consulenza alle madri che visitano i nostri centri sanitari e organizzo attività di sensibilizzazione nei villaggi vicini. La malnutrizione è un problema che mi sta a cuore. Quando parlo con le ma‑ dri nei villaggi, capisco come si sento‑ no. Ero una madre adolescente con la stessa storia. Ho avuto una figlia poco dopo essermi sposata. Avevo 17 anni e non sapevo come prendermi cura del‑ la mia bambina che appena nata pesava solo 2 kg. Nella nostra comunità, ci sono credenze culturali e idee sbagliate sulla gravidanza che limitano la quantità di cibo che le donne incinte, le neo-madri e i loro figli possono assumere. Queste credenze possono portare sia le donne che i bambini a diventare malnutriti. Le persone credono che una dieta ricca per le donne in gravidanza renderà il loro fu‑ turo bambino molto grasso e porterà ad un parto difficile. Dopo la gravidanza, le donne possono mangiare solo una volta al giorno, anche se a volte mio marito mi dava di nascosto del cibo. In alcuni casi, i bambini non ricevono latte o carne fino a quando non camminano da soli.
MEDICI SENZA FRONTIERE Mia figlia aveva una dieta molto limitata: solo zuppa di lenticchie e riso, niente uova o carne per i primi anni. Le donne devono anche destreggiarsi tra il lavoro nei campi e le faccende domestiche, riducendo così di molto il tempo per sta‑ re con i propri figli. Ero l’unica a gestire le faccende domestiche, nessuno mi aiutava nella cura di mio figlio. Quando è nato il mio secondo figlio, avevo imparato a prendermi più cura di me stessa e dei miei figli. Ho trovato lavoro in una ONG per la salute riprodut‑ tiva femminile e successivamente sono entrata a far parte di MSF. Chakradharpur, come la maggior parte del Jharkhand, è un’area Adivasi (“abitanti originari”), con molte comunità indigene e molte diversità. Ad esempio, in uno dei villaggi in cui lavoro, si parlano ben quattro lingue diverse. Il nostro ruolo come operatori sanitari è quello di costruire legami tra MSF e le comunità. Tutte le persone che compongono l’équipe per l’educazione alla salute e la sensibi‑ lizzazione della comunità sono locali. Quando siamo stati formati dai medici di MSF per capire la malnutrizione, abbiamo condiviso la nostra conoscenza della cultura antica, della storia e delle pratiche degli Adivasi con il resto della squadra. Molte persone nel villaggio non capiscono che la malnutrizione è una condizione che richiede cure mediche. Conosciuta localmente come puni o dehna, è spesso attribuita alla possessione da parte di spiriti o presagi cattivi. Di conseguenza, i guaritori tradizionali sono il primo punto di contatto per la maggior parte delle famiglie, prescrivono erbe naturali o eseguono cerimonie per allontanare gli spiriti. È importante mostrare ai membri della comunità l’im‑ portanza di identificare i casi di malnutrizione e di cercare cure mediche appropriate. Non manca il cibo nelle foreste dove vivono queste comunità. Dobbiamo insegnare alle giovani madri e alle loro famiglie l’impor‑ tanza delle corrette tecniche di allattamento al seno, di un’alimen‑ tazione varia e nutriente e del mantenimento di un’igiene corretta. All’inizio era estremamente difficile spiegare alle madri e alle loro famiglie le cause della malnutrizione e la necessità di cure. Alcu‑ ne comunità tribali vivono nel profondo della foresta dove non ci sono trasporti pubblici. Le madri camminano con i loro bambini su terreni collinari per più di 2-4 km prima di raggiungere i centri sanitari più vicini. Spesso sono i fratelli maggiori a portare i bambini malati al centro sanitario di MSF dopo la scuola. Il mese scorso, la nostra clinica è rimasta vuota per alcuni giorni perché con la sta‑ gione del raccolto tutti i genitori erano al lavoro nei campi. Dopo mesi di duro lavoro, abbiamo conquistato la fiducia delle comunità. A volte il nostro centro sanitario è così affollato che non c’è nemmeno un momento per riposarsi. In questi momenti mi spingo a dare il massimo, perché sento che stiamo facendo un lavoro importante. Guardare un bambino piccolo deperire è la cosa più dolorosa per una madre. Durante una delle mie visite, una madre mi ha afferrato la mano e mi ha detto che aveva mandato un altro figlio al nostro centro di salute di Pusalota! Il progetto ha trattato più di 600 bambini di queste comunità e anche se c’è ancora molto da fare, riesco a sentire la gioia delle famiglie quando i loro figli tornano alla salute e alla felicità”. MSF lavora in India dal 1999, fornendo cure mediche a migliaia di pazienti negli stati di Andhra Pradesh, Bihar, Chhattisgarh, Delhi, Jammu e Kashmir, Jharkhand, Maharashtra, Manipur, Telangana, Ut‑ tar Pradesh e West Bengal.
di Andrea
Fontana
IL MANIFESTO DI CALENDA O COME LA SINISTRA RISCOPRE IL DIRITTO ALLA PAURA Andrea Fontana: Sociologo della comunicazione, Premio Curcio alla cultura 2015 e TEDx Speaker. Imprenditore, docente universitario e storytelling activist. Ha introdotto in Italia il dibattito teorico e operativo sulla “narrazione d’impresa”. Amministratore delegato Storyfactory e Docente di “Corporate Storytelling” all’Università di Pavia dove è anche Direttore didattico del primo Master universitario italiano in scienze della narrazione: MUST. Come sociologo della comunicazione adora mettersi la “tuta blu” e sporcarsi le mani nella pratica quotidiana ma ogni tanto ama anche mettersi il “camice bianco” dello “studioso” che cerca di capire i fenomeni sociali contemporanei.
Dopo poco più di un mese dall’insediamento del nuovo governo, la sinistra, e in particolare il Partito Democratico, riscopre il diritto alla paura. Si possono fare molti commenti, politici, economici, sociali, al Manifesto presentato da Carlo Calenda usandolo come sintomo esemplare della necessità di ricorrere alle emozioni nell’arena politica, ma la questione è complessa e davvero nuova. Quello, infatti, che mi è parso il passaggio più rivelante della sua riflessione è il punto in cui l’ex ministro dello Sviluppo Economico, ammette il diritto alla paura. Nello specifico dove dichiara: “l’idealizzazione del futuro come luogo in cui grazie alla meccanica del mercato e dell’innovazione il mondo risolverà ogni contraddizione, ha ridotto la narrazione progressista a pura politica motivazionale. Il risultato è stato l’esclusione del diritto alla paura dei cittadini e l’abbandono di ogni rappresentanza di chi quella paura la prova”. Perché Calenda recupera e motiva in modo così forte la possibilità di provare angoscia in politica? Credo che i motivi siano due: 1. Ormai è palese a tutti che sono le emozioni a governare la vita e le scelte delle persone e non i ragionamenti razionali, basati sul compromesso, tipici della politica del Novecento. Siamo tutti chiamati a fare i conti con cambiamenti epocali: dalle modifiche delle frontiere geografiche, alle variazioni di identità culturali, dai temi del lavoro e della creazione del valore alla possibilità di vivere in sicurezza nelle nostre comunità. Calenda sa che è giunto il momento per la Sinistra italiana di comprendere più in profondità l’impatto che sentimenti come la paura, la frustrazione, il disagio hanno sui conflitti politici, sociali e culturali che condizionano il mondo. Questi sentimenti non sono solo delle momentanee emozioni “percepite” in modo soggettivo dagli elettorati, come spesso ha sostenuto il pensiero progressista, ma delle condizioni d’esistenza di cui la Sinistra deve rendersi conto, come ha fatto anche notare Dominique Moïsi, editorialista del «Financial Times» nel suo testo: Geopolitica delle emozioni (Garzanti). 2. Ogni azione politica ha bisogno di una narrativa che la sostenga. Un insieme di valori, argomentazioni, immaginari e linguaggi che possano spiegare il mondo presente e motivare il futuro, giustificando scelte e decisioni. La destra italiana ha trovato la sua narrativa forte e identitaria, basata sul recupero delle sovranità come risposta alle paure della povertà, della sicurezza, del futuro. Calenda sta provando, da sinistra, a trovare lo sbocco per la creazione di un nuova narrativa politica. E ogni narrativa, come ho cercato di indicare in Storie che incantano (Roi edizioni), è la risposta a un disagio profondo di un individuo o di un gruppo e quindi l’ex ministro legittimando la paura, legittima se stesso e il suo mandato. Il tentativo di rinnovamento è encomiabile ma Calenda non deve commettere l’errore di seguire la destra sul terreno delle stesse emozioni che Lega e 5Stelle stanno cavalcando. Sicuramente è vero che l’elettorato ha paura, ma non è l’unico sentimento vissuto in Italia. Ce ne sono due ancora più potenti della paura che l’ex ministro non deve dimenticarsi. E in senso lato non devono dimenticarsi i progressisti. E cioè: la vergogna e l’umiliazione. La vergogna di non sentirsi più a proprio agio con se stessi e con gli atri – sentimento diffusissimo sui social media e l’umiliazione di sentirsi inferiori rispetto a un tempo (passato, presente, futuro) che ci richiede di essere alla sua altezza: morale, economica, politica. Alla paura di solito si risponde con i racconti di potere; in cui qualcuno - che ha il potere - risolve i problemi. Per la vergona e l’umiliazione occorrono invece racconti di redenzione. In cui qualcuno - anche senza potere - alza la testa e si riscatta.
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