ANNO 14 - N° CENTOQUARANTAQUATTRO - NOVEMBRE 2018 - € 3
BRESCIA MAGAZINE
INTERVISTE ESCLUSIVE FEDERICO MANZONI: MOBILITÀ A MISURA D’UOMO CORRADO GHIRARDELLI: IL CENTRODESTRA HA PERSO IL CENTRO IL GRUPPO A2A COMPIE 10 ANNI NADIA FANCHINI: VADO, GUARISCO E TORNO!
CMP BRESCIA
SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO
CULTURA NUOVO MUSEO MARZOLI FOTOGRAFARE L’ARTE AL MACOF
IN COPERTINA NUOVA SEDE PER LITTLE ENGLAND STEFANIA RIZZARDI E NIKI JANE SCAVOLO
Nuova Audi A6 Avant. This is your time. Audi is more.
Niente è più prezioso del proprio tempo. La nuova Audi A6 Avant è stata progettata a partire da questo concetto, e dotata di tecnologie in grado di farvi recuperare ogni secondo passato a bordo, per permettervi di impiegarlo come preferite. Audi A6 Avant è molto più di una semplice vettura: è sensibilmente più intelligente, grazie ai 24 sensori, ai 39 sistemi di assistenza e al sistema MMI touch response con doppio display, comando vocale e tecnologia Audi connect, ma anche più dinamica e sicura, grazie alle sospensioni pneumatiche adattive, alla trazione integrale quattro e alla potenza dei motori mild-hybrid, che coniugano performance sportive e rispetto per l’ambiente. Ecco perché questa vettura è in grado di rivoluzionare non solo il vostro modo di viaggiare, ma anche quello di vivere. Nuova Audi A6 Avant è una vera e propria icona del tempo: il vostro. Scopritela nel nostro Showroom e su audi.it
Audi A8, A7 e A6. Technology is your freedom. Audi is more.
A6 Avant. Valori massimi: consumo di carburante (l/100 km): ciclo urbano 6,4, - ciclo extraurbano 5,4; ciclo combinato 5,8; emissioni CO2 (g/km): ciclo combinato 151.
I valori indicativi relativi al consumo di carburante ed alle emissioni di CO2 dei modelli di veicoli sono stati rilevati dal Costruttore in base alla normativa vigente. Eventuali equipaggiamenti aggiuntivi possono modificare i predetti valori. Oltre al rendimento del motore, anche lo stile di guida ed altri fattori non tecnici incidono sul consumo di carburante e sulle emissioni di CO2 (biossido di carbonio è il gas ad effetto serra principalmente responsabile del riscaldamento terrestre) di un veicolo. Per ulteriori informazioni sui predetti dati, vi invitiamo a rivolgervi alle Concessionarie Audi presso le quali è disponibile gratuitamente la guida relativa al risparmio di carburante e alle emissioni di CO2, che riporta i dati inerenti a tutti i nuovi modelli di veicoli. I dati sui valori sono periodicamente aggiornati in conformità all’Allegato 3 del DPR 84/2003.
Mandolini Auto Concessionaria per Brescia
Via Triumplina, 51 - Brescia 25123 - tel. 030 2019760 - fax 030 2092596 www.mandolini.it - e-mail: info@mandolini.it
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EDIT
Qualcuno fermi Salvini... Matteo Salvini, dopo aver rinnegato le motivazioni politiche e storiche per le quali la Lega è diventata la Lega, dopo aver imbrogliato gli elettori del centrodestra che lo hanno sostenuto e votato durante la campagna elettorale nella quale si è presentato con Berlusconi e la Meloni, dopo aver negato qualsiasi intenzione di volere alleati diversi per formare un governo, dopo aver imbambolato Silvio Berlusconi che in modo inatteso gli ha dato il lasciapassare per fare il contratto con il Movimento 5 Stelle, adesso, solo per rimanere al comando del Paese, si sta piegando ai voleri di Luigi Di Maio e del suo movimento illusionista, trascinando l’Italia in un baratro. Nessuna delle sue promesse fatte in campagna elettorale saranno mantenute per i veti incrociati di ognuna delle due formazioni politiche che sono inevitabilmente destinate a scontrarsi, anche perché hanno messo a garantire la durata del loro accordo un Premier che di fatto non conta nulla. Le decisioni importanti per il Paese vengono solo rimandate per evitare le divergenze che appaiono palesi come nel caso della prescrizione dei reati, o quella degli inceneritori. Scaltramente occupano tutti gli spazi di dibattito politico lasciando alle opposizioni le briciole. Sulle grandi infrastrutture si scontrano, una parte a favore e l’altra contraria, incarnado in un solo unicum sia chi le vuole, sia chi non le vuole... Così di fatto tutto rimane paralizzato perchè nessuno di loro ha intenzione di mollare il pallino che in modo incomprensibile il Capo dello Stato gli ha consegnato, ben sapendo a quali disastri saremmo andati incontro. A tutti oggi appare chiaro che Silvio Berlusconi ha svenduto il suo elettorato per motivazioni che non possono che essere personali, cioè salvaguardare in qualche modo il suo impero economico. Lo ricordate quando elencava con le dita della mano i punti del contratto di governo sui quali si dichiarava d’accoro cercando di rendersi garante di Salvini? Adesso ha lasciato a fare l’opposizione le sue vallette rifatte e incartapecorite come lui, mentre assiste impotente al disastro mentre, l’altra opposizione, quella di sinistra, non riesce a scrollarsi di dosso il vizio di litigare al suo interno. I suoi esponenti hanno ragione ad autoflagellarsi, visto che sono stati loro i principali fautori del successo dei grllini. Troppi anni di truffe e ruberie, troppi governi non eletti e poco democratici, troppi ladri a caccia di un posto al sole... Possiamo anche pensare che buona parte degli italiani, cioè quel 30% che ha votato per i grillini, si sia lasciato incantare dalle sirene del reddito di cittadinanza, dalla pensione facile, dalla decrescita felice, ma non riusciamo a comprendere le motivazioni per le quali Salvini stia portando il Paese in un vicolo cieco. Se era sua intenzione farci buttare fuori dal contesto internazionale nel quale abbiamo scelto di rimanere, avrebbe dovuto dirlo a chiare lettere in campagna elettorale. Se avesso dichiarato che, pur di mettersi sullo scranno di vicepremier, ci avrebbe costretto ad ingoiare le stupidaggini di certi ministri che non vedono al di là del loro naso, forse non avrebbe preso i voti che ha preso. Quanti dei suoi elettori, specie quelli storici del nord, lo rivoterebbero oggi sapendo che si sarebbe alleato con i 5 Stelle? Quanti sono contenti di barattare la frenata dell’immigrazione, che pur c’è stata e che era uno dei suoi cavalli di battaglia, con l’impoverimento della nazione. Le migliori aziende si svendono ad imprenditori stranieri, l’economia è in frenata, i giovani se ne vanno nauseati e impauriti dalle poche prospettive che gli si offrono, gli anziani aumentano, i comuni falliscono e i mucchi di spazzatura crescono. Davvero un bel cambiamento! #fermatesalvini A GIORNALE ORMAI IN STAMPA CHE CONTIENE UNA INTERVISTA A LEI DEDICATA, ABBIAMO APPRESO DEL NUOVO, SFORTUNATISSIMO, INFORTUNIO OCCORSO AD ELENA FANCHINI DURANTE GLI ALLENAMENTI A CUI AVEVA PRESO PARTE A COPPER MOUNTAIN IN COLORADO: UN RITORNO ALL’ATTIVITÀ AGONISTICA DOPO LO STOP DOVUTO AL TUMORE SCOPERTO AD INIZIO ANNO. LA DIAGNOSI È DI QUELLE SERIE: FRATTURA DI UN DITO, TRAUMA DISTORSIVO-CONTUSIVO AL GINOCCHIO SINISTRO CON FRATTURA DEL PERONE PROSSIMALE. CHE DIRE?! FACCIAMO UN GROSSO IN BOCCA AL LUPO AD ELENA: CONOSCENDO LA SUA TEMPRA, SIAMO CERTI REAGIRÀ ALLA GRANDE ANCHE QUESTA VOLTA!
vito emilio filì
I GRAFFI DI BRUNO
Bruno Bozzetto
BRESCIA
in questo numero
www.qui.bs.it
autorizz. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004
BERGAMO www.qui.bg.it
autorizz. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992
mobilità a misura d’uomo
EDITA PERIODICI srl Via Bono 10 Bergamo tel 035.270989 fax. 035.238634 www.editaperiodici.it Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci
cover story nuova sede per little england
venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bs.it Responsabile grafica: Paolo Biava grafica@qui.bs.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it
il centrodestra ha perso il centro
Hanno collaborato in redazione: Bruno Bozzetto, Lisa Cesco, Franco Gafforelli, Maurizio Maggioni, Alice Bonanno, Giorgio Paglia, Valentina Colleoni, Federica Zaccaria Fotografie di: Federico Buscarino, Sergio Nessi, Paolo Biava, Paolo Stroppa, Daniele Trapletti Matteo Marioli, Lorenzo Passini, Matteo Biatta Stampa: Euroteam Nuvolera Brescia
ovdamatic 4.0
in questo numero
Christian Presciutti campione di pallanuoto STUDENTATO VILLAVETRO
A2A GUARDA IL FUTURO
VADO GUARISCO E TORNO
FOTOGRAFARE L’ARTE AL MACOF DJI DRONE PHOTOGRAPHY AWARD
NUOVO MUSEO MARZOLI
VERO O FALSO?
NOVEMBER STORY!
ISTANTANEE POR TRAIT PHOTOGRAPHER_ PAOLO BIAVA www.paolo-biava.com
Title_ THE GUARDIAN OF THE VOLCANO Date_ 01.02.2018 Place_ Vulcano Arenal - Costarica
Federico Manzoni, Assessore alla MobilitĂ e servizi istituzionali
MobilitĂ a misura
d’uomo Testo Tommaso Revera
RIPENSARE LE PROPRIE ABITUDINI DI MOBILITÀ, PREDILIGENDO L’UTILIZZO DI PIÙ MEZZI MENO INQUINANTI, IN USO COMBINATO TRA DI LORO, CHE INTEGRINO O SOSTITUISCANO L’AUTO CON L’AVALLO, PERÒ, DI POLITICHE IN AMBITO DI TRASPORTO PUBBLICO LOCALE CHE TENGANO IL PASSO RISPETTO ALL’EVOLUZIONE DELLA MOBILITÀ La mobilità sostenibile avanza grazie alla spinta sempre più convinta della sharing mobility. Le persone in movimento sono sempre di più ma scelgono di spostarsi per meno tempo, percorrendo distanze più brevi e, soprattutto, privilegiando mezzi sostenibili. Anche il 15° rapporto sulla mobilità realizzato da Isfort fotografa la situazione di un Paese che sembra sempre più intenzionato a soppiantare l’automobile (58,6% è la percentuale degli spostamenti compiti in auto, sette punti percentuali in meno rispetto al 2016) a favore di bici e trasporto pubblico (37,9% in aumento rispetto al 27,6% registrato lo scorso anno).
Ci stiamo spostando verso un nuovo stile di mobilità, più consapevole e orientata verso il riequilibrio modale. Lo sharing ha certamente rivoluzionato il concetto di mobilità: un fenomeno in decisa crescita anche se due fenomeni ne attenuano la portata: è ancora un servizio di nicchia basti pensare che si fanno 100.000 spostamenti al giorno contro i 100 milioni complessivi e vie è una fortissima polarizzazione dei servizi di auto, scooter e bici condivise concentrate in sole 4 città (Milano, Roma,Torino e Firenze). L’esplosione della mobilità sostenibile e la sempre maggiore diffusione di servizi condivisi, però, non frenano comunque la diffusione dell’auto: nella nostra città, per esempio, secondo il rapporto Autoritratto 2017 dell’ACI, vi sono 78,87 veicoli ogni 100 abitanti. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con l’Assessore alla Mobilità e Servizi Istituzionali, Avv. Federico Manzoni. Quali sono i prossimi passi che l’amministrazione comunale intende intraprendere a livello di mobilità, sostenibile e non? “Le politiche della mobilità sono decisive per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale di un territorio. Investire a Brescia sulla mobilità sostenibile è una delle scelte più qualificanti del nostro impegno. Su questo tema abbiamo alcuni primati di cui siamo particolarmente fieri: la flotta bus completamente metanizzata, la nuova metropolitana automatica, l’essere l’unica città lombarda, oltre a Milano, servita dall’alta velocità ferroviaria. Nel febbraio di quest’anno abbiamo approvato, tra i primi in Italia, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), dopo un lungo percorso di analisi e di confronto.
Mobilità a misura
d’uomo
Tre in particolare gli obiettivi strategici di fondo del Piano per lo sviluppo della mobilità a Brescia nei prossimi anni: promuovere un deciso incremento della mobilità dolce, investendo e favorendo gli spostamenti a piedi e in bicicletta; ridurre gli squilibri esistenti nelle zone della città non servite dalla metropolitana, potenziando il trasporto pubblico di superficie con nuove linee di forza; investire sulle reti ferroviarie che convergono su Brescia per strutturare un’offerta di servizi che favorisca l’ingresso in città con treni frequenti e capillari anziché in auto privata”. Tranvie a Brescia: FS Italiane e Brescia Mobilità hanno presentato una proposta per la progettazione, la costruzione, la gestione e l’esercizio. Un progetto che si candida ad essere una delle prime iniziative a livello nazionale destinate alla realizzazione di opere infrastrutturali complesse in ambito del trasporto pubblico locale attraverso il meccanismo della finanza di progetto. Possiamo dar per certo il ritorno del tram nella nostra città? “Il progetto del tram rientra nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di cui parlavo prima. Nel Piano infatti abbiamo previsto di investire su tre nuove linee di forza del trasporto pubblico, complementari alla metropolitana, di cui due – in un orizzonte decennale – con caratteristiche tramviarie. In questo momento stiamo analizzando il progetto che ci è stato trasmesso da Brescia Mobilità e FS per poterne valutare la sostenibilità economica sotto il profilo non solo della realizzazione dell’opera ma anche della sua gestione. Un primo, decisivo, snodo sarà l’esito dell’avviso pubblico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rivolto alle città con almeno 100 mila abitanti e dotate di PUMS, che va a cofinanziare interventi sul trasporto rapido di massa. Inoltre, per intraprendere con serietà la nuova sfida, è per noi fondamentale definire stabilmente con Regione Lombardia un congruo finanziamento per la gestione della metropolitana”. Nonostante Brescia negli ultimi anni abbia messo in atto politiche a favore della mobilità dolce e pubblica esistono ancora alcune criticità nel quadro della mobilità cittadina. Dove secondo lei è ancora opportuno migliorare? “Sicuramente una delle principali criticità è data dal crescente traffico di ingresso in Città (+ 37% negli ultimi vent’anni), pari a 100 mila auto in entrata la mattina e altrettante in uscita la sera, con problemi di congestione non più sul Ring ma agli ingressi di Brescia. Una delle azioni fondamentali è pertanto quella di investire convintamente sulla mobilità pubblica per l’ingresso a Brescia: potenziamento dei parcheggi scambiatori della metropolitana; ridisegno del trasporto pubblico extraurbano con miglioramento delle frequenze e dei tempi di percorrenza; avvio di un servizio ferroviario suburbano sul nodo di Brescia. Quest’ultimo tema in particolare mi appassiona molto e mai come in questi ultimi anni sono state poste le basi per un suo effettivo sviluppo: d’intesa con la Provincia, abbiamo condiviso con Regione, Ministero e gestori delle linee ferroviarie un ambizioso programma di interventi per strutturare un servizio ferroviario suburbano europeo, caratterizzato da capillarità, elevata frequenza e nuovo materiale rotabile. La prima linea interessata è la Brescia-Iseo, su cui nei prossimi anni avremo un treno ogni mezz’ora tra Iseo, la Franciacorta e la città, con le nuove fermate di Violino e san Giovanni. Ma all’orizzonte abbiamo interventi importanti sulla linee per Cremona e per Parma, oggi in uno stato obiettivamente indecoroso ma che rappresentano, qualora opportunamente riqualificate, un volano decisivo per una mobilità sostenibile da e verso la Bassa bresciana”. Secondo il dodicesimo rapporto di Euromobility sulla mobilità sostenibile nelle principali 50 città italiane Brescia è balzata dal nono al quarto posto. Ma la qualità dell’aria, stando al rapporto Captor 2018 di Legambiente, è la peggiore di tutta la regione a causa dell’ozono. Come spiega questi risultati contrapposti? “Le due classifiche non sono pienamente confrontabili: riguardano infatti indicatori e periodi temporali non sempre sovrapponibili. Peraltro, sulla qualità dell’aria incidono molteplici fattori: non solo il trasporto su strada, ma anche il riscaldamento domestico, l’attività industriale e quella agricola. Detto questo, a Brescia il trasporto su strada incide pesantemente rispetto alla qualità dell’aria che respiriamo a causa della presenza delle autostrade e tangenziali, che attraversano la
città e che da sole valgono il 40% delle percorrenze complessive. Per questo motivo abbiamo in animo di sperimentare, come in altre nazioni europee, la forestazione e la riduzione delle velocità massime sui corridoi autostradali che attraversano le aree urbane. In tal senso, nello scorso mandato amministrativo avevamo intavolato un confronto con il Governo e la Regione, che vogliamo riprendere in mano. Un beneficio poi lo potrà dare il grande progetto per la mobilità sostenibile delle merci rappresentato dal nuovo terminal intermodale della Piccola Velocità, che nel prossimo quinquennio dovrebbe finalmente essere realizzato ed entrare in funzione”. Capitolo auto elettriche: al di là delle 18 colonnine di ricarica presenti in città, in virtù del progetto E-moving avviato con A2A, ci sono altri benefici per i possessori di una vettura ibrida? “Intanto le colonnine di ricarica, grazie alla riqualificazione di via Sostegno, sono diventate 19 e intendiamo procedere a nuove installazioni nei prossimi anni, a partire dai parcheggi in struttura di Brescia Mobilità, ai parcheggi scambiatori della metropolitana e ad altri snodi importanti per la mobilità (parcheggio Ortomercato, parcheggio Iveco, parcheggio Castellini, parcheggio casello Brescia centro). Per noi è comunque fondamentale lavorare in via prioritaria sul riequilibrio modale, in quanto l’auto elettrica se riduce a livello locale le emissioni inquinanti non risolve altre problematiche tipiche del traffico motorizzato, quali l’incidentalità e la congestione stradale”. Il mese scorso è stata inaugurata la pista ciclabile ‘con grande curva’ di via Volturno: 2,5 chilometri di percorso che si aggiungono ai già 100 chilometri di piste esistenti… “Nel PUMS ci siamo dati un duplice obiettivo per la ciclabilità: ripensare o quantomeno riqualificare il 40% delle ciclabili esistenti e incrementare la rete con nuovi tratti. La nuova ciclabile Colombo-Volturno è il primo tassello della dorsale ovest – est, per la quale abbiamo vinto due anni fa un importante bando di Regione Lombardia a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale. È una ciclabile europea: sicura e protetta dal traffico motorizzato, comoda e lineare nel suo percorso, utile per la mobilità quotidiana. Nel 2019 proseguiremo con il secondo lotto, che costeggerà il ring cittadino, raggiungendo la Stazione e piazzale Arnaldo. Lavorare sulla ciclabilità a Brescia significa dare una risposta importante alla domanda dei nostri residenti, che per il 40% compiono spostamenti quotidiani inferiori ai tre chilometri. Distanze certamente a misura di due ruote!”. Tra i servizi più apprezzati c’è sicuramente BiciMia con 83 stazioni sparse in tutta la città: nei prossimi mesi sono previsti ‘sconfinamenti’ a Caionvico e Chiesanuova, non è così? “Esatto. Bicimia è un servizio di bike sharing particolarmente apprezzato e sicuramente uno dei fiori all’occhiello della mobilità bresciana. Dalle 24 ciclostazioni originarie siamo ormai giunti a quota 83, andando a coprire pressoché tutti i quartieri della città. Abbiamo una media di 3 mila prelievi giornalieri e il più alto tasso in Italia di abbonati rispetto agli abitanti”. Lo scorso settembre si è celebrata la XX Settimana Europea della Mobilità Sostenibile quest’anno dedicata al tema della multimodalità con lo slogan ‘Cambia e vai’. Brescia, in materia di scelta di diversi mezzo di trasporto, si difende molto bene… “Sicuramente la presenza di Brescia Mobilità quale gestore unico dei servizi di mobilità urbana (bus, metropolitana, sosta, bike e car sharing) è un valore aggiunto, che offre al cittadino non solo un unico interlocutore ma anche un’offerta integrata di servizi: basti pensare alla versatilità della Omnibus Card e di BSMove (ora BresciApp!). La sfida dei prossimi anni sarà da un lato quella di estendere quanto più possibile gli standard di qualità della mobilità pubblica urbana anche oltre i confini di Brescia e del suo hinterland, dall’altro quella di promuovere sempre di più una cultura della intermodalità. Intermodalità vuol dire superare il modello culturale di una mobilità basata principalmente se non esclusivamente sull’auto privata individuale e lavorare su un mix sempre più virtuoso e sostenibile. Grazie a un’offerta di servizi di qualità e a una politica di domanda intelligente e accattivante, ritengo che questo salto sia possibile anche nella nostra città”.
NUOVA SEDE PER LITTLE ENGLAND:
IMPARARE NON È MAI STATO COSÌ STIMOLANTE
Testo Lisa Cesco
INAUGURATA LA NUOVA SEDE DI LITTLE ENGLAND, UNA SCUOLA BILINGUE CONCEPITA ALLO SCOPO DI UNIRE LA RICCHEZZA DELL’ISTRUZIONE ITALIANA CON IL MEGLIO DELLA SCUOLA ANGLOSASSONE
Little England Bilingual School, la prima scuola bilingue di Brescia, compie i suoi primi dieci anni e li festeggia con una nuova sede, inaugurata di recente in viale Caduti del Lavoro, nel quartiere residenziale Chiusure: un unico grande immobile ristrutturato e funzionale dove sono riuniti asilo nido, scuola dell’infanzia e scuola primaria. La scuola, circondata da un ampio parco e giardino, è pensata come un “grande albero”, dove i bambini man mano che crescono salgono di un piano, incontrando ambienti accoglienti e luminosi, calibrati sulle loro esigenze didattiche e relazionali. “Little England non è solo un luogo dove si impara a comprendere e a parlare bene la lingua inglese: è un ambiente unico, magico, dove le due culture si incontrano, dove nascono i nuovi protagonisti di domani, armati di tante risorse, di cui l’inglese è solo un piccolo tassello in un grande progetto di scuola”, spiega Niki Jane Scavolo, direttrice della Scuola dell’Infanzia e Asilo Nido, mentre Stefania Rizzardi dirige la Scuola Primaria. L’obiettivo di Little England, infatti, è creare un percorso di educazione di alto livello nella doppia lingua italiano-inglese, fondendo il meglio dell’istruzione italiana – in primis la preparazione metodica e rigorosa - con lo stile anglosassone votato alla sperimentazione creativa e multidisciplinare, grazie a docenti di madrelingua italiana e inglese altamente qualificati. “Ogni bambino deve sentirsi libero di apprendere e sperimentare, costruendo il proprio sapere attraverso linguaggi e didattiche diversificati”, sottolinea Stefania Rizzardi.
Alle materie tradizionali si affiancano laboratori cognitivo-operazionali e di psicomotricità, Pet-therapy, Kindermusik, teatro in lingua inglese, danza, oltre a corsi di canto, nuoto, sci e altri sport, per arricchire il percorso di crescita con attività formative e stimolanti. I menu della mensa, preparati con prodotti biologici di alta qualità, aggiungono un ulteriore tassello nell’attenzione al benessere dei piccoli. Per l’anno scolastico 2018/2019 sono 215 gli alunni iscritti. E sono molti gli ex alunni che portano ancora questa esperienza nel cuore. Così la racconta uno di loro: “Sembra che un piccolo pezzo di Inghilterra si sia staccato dalle scogliere di Dover e sia approdato a Brescia e che abbia imparato un po’ di italiano. Una specie di Hogwarts all’italiana, dove i bambini sono divisi in case come nei miglior libri di Harry Potter!”. Il miglior complimento, per una scuola che ha ancora tanto futuro davanti a sé. LA SCUOLA BILINGUE NATA NEL 2009 HA UNA NUOVA CASA IN VIALE CADUTI DEL LAVORO 19: RIUNITI IN UN UNICO EDIFICIO L’ASILO NIDO, LA SCUOLA DELL’INFANZIA E LA SCUOLA PRIMARIA
Little England Bilingual School Viale Caduti del Lavoro, 19 - Brescia Tel 030 322280 - www.littlengland.it
CORRADO GHIRARDELLI
VICE PRESIDENTE AGENZIA DEL TPL BRESCIA
Il centrodestra ha perso il centro Testo Alice Bonanno - Fotografie Matteo Marioli
A TU PER TU CON CORRADO GHIRARDELLI, ORFANO DI PARTITO, CHE SOGNA UN NUOVO CENTRO DESTRA Camuno, classe 1962, ex Vice Sindaco di Darfo Boario ed ex Vice Presidente della Provincia di Brescia, Corrado Ghirardelli è impegnato in politica dal 1985, prima nell’Msi e poi in Alleanza Nazionale, negli Anni 2000 è approdato nel più moderato PdL. Lunga e articolata la sua carriera politica, sia negli enti locali che in società pubbliche. È stato presidente della società “Boario Congressi” di Darfo Boario, Vice Presidente della società “Aeroporti del Garda Engineering”, componente del Consiglio di Amministrazione dell’aeroporto “Catullo” e inoltre membro del Consiglio di Amministrazione di “Autostrade Lombarde”. Attualmente è Presidente dell’Opera Pia dei bresciani a Roma, nonché vice presidente dell’Agenzia del Trasporto Pubblico Locale di Brescia, ma adesso si definisce “orfano” di partito. Corrado Ghirardelli, è un piacere ritrovarla. Perché si definisce “orfano” di partito? “Da un paio d’anni non sono più tesserato ad alcun partito politico. Non è certo perché non mi interessi più la politica, anzi. Semplicemente non mi riconosco più in alcun partito. Forza Italia non è lontana, ma non è nemmeno quello che vorrei. Fratelli d’Italia rappresenta l’eredità storica e culturale del vecchio Movimento Sociale Italiano e per questo aderirvi, significherebbe per me come fare dei passi indietro. In questi ultimi anni ho sperato che si formasse un nuovo PdL, un partito di centrodestra moderato in cui potersi riconoscere, ma non è successo”. È deluso dalla politica del centrodestra? “Deluso no, ma mi piacerebbe tornare ad una determinata condizione. Per come stanno andando ora le cose in Italia, secondo me un’area di centro destra nuova, moderna, moderata, in grado di portare avanti le idee... beh servirebbe davvero. Eppure mi sembra che tra i leader non ci sia nessuno di abbastanza forte da riuscire a perseguire questa necessità. Non sono deluso, sono dispiaciuto, perché non trovo una valida alternativa. La Lega è un punto di domanda, se per certi aspetti ci si può riconoscere per molti altri ho delle perplessità”. Come ha accolto la sconfitta del centrodestra alle ultime amministrative? “Ero entrato a far parte della lista civica di Nini Ferrari e anch’io ho sostenuto la candidatutra a sindaco. Purtroppo però, come sappiamo, non è andata come avevo sperato. Brescia, secondo me, avrebbe bisogno di un reale cambiamento, ma Forza Italia non è riuscita a trovare quel consenso che si auspicava. Devo ammettere però, senza lode e senza infamia, che nel quinquennio trascorso, Emilio Del Bono è stato capace di muoversi garbatamente in un certo limbo ed è per questo che i cittadini l’hanno riconfermato”.
Il centrodestra ha perso il centro
Come vede la città amministrata dal PD? “Vedo una città ferma in alcuni ambiti, ci sono assessorati che si muovono con grandi annunci, ma in realtà sono arenati. Penso all’ambiente, a Brescia la qualità dell’aria è pessima, e al piano sicurezza, credo che per la nostra città si potrebbe fare molto di più”. Cosa pensa dell’attuale governo Lega-Movimento 5Stelle? “C’è grande caos. Penso che da ex politici abbiamo la responsabilità di interrogarci sul perché gli elettori abbiano fatto questa scelta. La Lega ha certamente un’esperienza governativa, sa quello che fa. Per quanto riguarda i Cinquestelle invece ho dei dubbi, i loro toni giustizionalisti non mi appartengono, hanno atteggiamenti eccessivi e sembrano non ricordare che rappresentano lo Stato. Purtroppo poi in molti, soprattutto al Sud, si sono lasciati ingolosire dalle promesse di propaganda che mirano verso il puro e becero assistenzialismo, mi riferisco al reddito di cittadinanza. Credo però che questo sodalizio non durerà a lungo, Lega e Cinquestelle fanno a pugni ogni giorno, sono come il diavolo e l’acqua santa. Spero che la Lega decida un giorno di staccarsi e correre da sola per formare quel centro destra che manca”. Lei ha la delega Trasporti e Innovazione di Brescia, cosa ne pensa di quello che è successo a Torino con la protesta della gente scesa in massa in piazza per dire sì alla Tav? “Io sono con i torinesi, sì alla Tav e a tutte quelle grandi opere pubbliche che permettono al nostro Paese di progredire. Il no per il no non funziona, io penso per le cose già iniziate, non si possono interrompere i progetti avviati, ci dev’essere una continuità amministrativa anche da parte dei governi che vengono. Quello che è successo a Torino è da guardare con attenzione, la gente ha manifestato per il sì quando in genere si scende in piazza per urlare il proprio dissenso. In questo caso non c’è stata manipolazione politica, non c’erano bandiere, il che significa che gli italiani vogliono migliorare questo Paese”.
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FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia
RESPIRARE A PAGAMENTO Negli anni ‘80 scrissi un articolo per l’allora quotidiano”Il Giornale 2.5, 21.040 per il diossido di azoto e 3.380 per l’ozono. Le cause di Bergamo”, che mi aveva chiesto di parlare di inquinamento. Un inquinanti sono ben note: traffico stradale, agricoltura, industria e argomento quasi avveniristico per quei tempi, dove tutto andava riscaldamento. La tecnologia moderna sta provando a contenere bene, la gente era felice e non si parlava ancora di riscaldamento questo fenomeno nocivo, ma ci vorranno ancora lustri per riporclimatico. I dubbi sulla qualità dell’aria nella pianura padana mi veni- tarlo nei limiti tollerabili dal nostro organismo. Soprattutto qui vano dai miei continui viaggi aerei settimanali da Roma a Bergamo nella Val Padana, dove la morfologia del territorio non aiuta al normale ricambio dell’aria. Molti sostengono che questo sia il nefasto e viceversa. Quando l’aereo si abbassava di quota per l’atterraggio, si vedeva ed inevitabile contributo da pagare alla modernità. Siccome nessuchiaramente una impressionante coltre marroncina che sovrastava no vuol rinunciare alle comodità, allora sembra che non si possa le nostre città lombarde.Anche all’epoca, le industrie erano davve- percorrere, almeno al momento, una via alternativa ed efficace. ro tante e la leggera brezza durante il giorno sospingeva i fumi dal- Chi mai andrebbe solo in bicicletta per abbassare l’inquinamento? la pianura fin verso le montagne delle Prealpi. Lì stagnavano, poi di Chi rinuncerebbe all’energia elettrica, o al riscaldamento per avere meno CO2? Chi non brucerebbe rinotte accadeva il contrario col vento fiuti (tra Bergamo e Brescia, nell’arche scendeva dai monti: era il noto co di 50 km, abbiamo ben 5 incefenomeno dell’inversione termica. neritori e tutti vicini al centro città) Prima di scrivere l’editoriale, cercai per non emettere polveri sottili? Imdi informarmi meglio sul tema, perpensabile, dai.... Però un ragionamenché già esisteva un’agenzia regionale to va fatto. Se vivo in una zona altache misurava la qualità dell’aria. Con mente inquinata, devo assolutamente mia meraviglia però, mi fu negato l’acconoscere i rischi nel dettaglio. Cioè cesso a qualsiasi dato, in quanto all’eè davvero chiaro a tutti che in Italia poca non dovevano essere resi pub1.500 persone ogni milione muoioblici. Sembra strano, ma era così. La no prematuramente a causa dell’ingente ovviamente respirava, ma non quinamento? In Spagna ad esempio sapeva cosa. Allora chiesi un favore Ecco l’inquinamento visto dallo spazio: sono 600 e nel Regno Unito circa la ad un mio amico, che era Consigliere la Pianura Padana soffoca sotto lo smog metà che da noi. Le zone più inquinaRegionale, il quale dopo poco tempo mi fornì un fascicolo colmo di informazioni e di rilevamenti. Rimasi te si conoscono da tempo: Pianura Padana, soprattutto intorno a stupito, perché, quasi 40 anni fa, i valori degli inquinanti erano già Milano, tra Venezia e Padova, Napoli,Taranto, la Sicilia sudorientale, molto alti. Lo capii facilmente, perché di fianco ad ogni numero Frosinone, Benevento, Roma e la Valle dell’Arno. Ma perché per gli era segnata la soglia massima ammissibile: in pratica quasi tutti i abitanti di queste zone le tasse locali non sono più basse? Perché valori la superavano. Parlai anche con dei medici che conoscevo, più respiro quest’aria e più rischio di ammalarmi (e addirittura di chiedendo se la presenza di tutti questi inquinanti non provocasse morire) e quindi più costi devo sostenere. In quest’ottica, sono effetti collaterali sulla salute. Tutti ammisero che, già allora, nume- assurdi e penalizzanti anche i palliativi che le varie amministrazioni rosi erano i casi di malattie polmonari, di tumori e di patologie ri- comunali vanno inseguendo. Bloccare le auto Euro 3 o 4 non ha conducibili esclusivamente all’inquinamento, ma che non potevano senso, se poi si continuano a far pagare bollo e assicurazione per parlarne pubblicamente per non mettere a rischio il loro posto di tutto l’anno e se non si danno dei reali incentivi ai proprietari per poter cambiare l’auto. Di solito, chi ha l’automobile più vecchia, ha lavoro in ospedale. Che tempi! In questi decenni i rilevamenti si sono fatti più puntuali, le centrali- anche meno disponibilità economiche per sostituirla. Così invece ne ambientali sono gestite dall’ARPA, un’agenzia regionale, e le mi- di aiutare, lo Stato emette divieti poco efficaci. Se l’aria è un bene surazioni vengono fornite con continuità all’opinione pubblica, ma comune e la nostra è inquinata, allora più respiro e meno tasse la sostanza non cambia. Ebbene la Pianura Padana è una delle zone dovrei pagare. Se vivo in Pianura Padana lo devo fare consapevopiù inquinate del mondo e non solo in termini di polveri sottili, i le dei rischi e del rapporto costi-benefici. Poi a me la scelta: aria cui valori di pericolo vengono regolarmente superati per molti buona con tasse alte, o aria cattiva con tasse basse. Nella disperata giorni durante l’anno. Il debito in salute che la comunità paga all’in- ricerca di un ambiente migliore. quinamento è spaventoso, peggio di una guerra. In Italia le morti Anche su Twitter: @Fuochidipaglia per inquinamento, quasi tutte concentrate al Nord, assommano a 91.000 all’anno, di cui 66.630 a causa delle polveri sottili PM
Nuova Hyundai Kona
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OVDAMATIC 4.0
IL VENDING DEL FUTURO È DIVENTATO REALTÀ UN ANNO FA SI PARLAVA DI PROGETTI, OGGI I DISTRIBUTORI AUTOMATICI INTELLIGENTI, L’APP PER ACQUISTARE ED INTERAGIRE CON LE VENDING MACHINES, L’INTERNET OF THINGS, L’ANALISI DI BIG DATA PER OFFRIRE UN SERVIZIO PERSONALIZZATO, LA TELEMETRIA BIDIREZIONALE PER LA DIAGNOSI DELLO STATO DEL DISTRIBUTORE DA REMOTO E PER L’OTTIMIZZAZIONE DEI RIFORNIMENTI E LA DISPONIBILITÀ DEI PRODOTTI, SONO LA REALTÀ ORGANIZZATIVA CON LA QUALE LA SOCIETÀ OVDAMATIC SI PRESENTA SUL MERCATO, PER AUMENTARE LA FIDELIZZAZIONE DEI PROPRI CONSUMATORI, ACCRESCERE LA PROPRIA CLIENTELA E PROIETTARSI NEL FUTURO CON UN RUOLO SEMPRE DA PROTAGONISTA Nel 2017 abbiamo raccolto la sfida europea relativa alla rivoluzione 4.0 (spiega il dott.Pierpaolo Turotti, ad di OVDAMATIC S.p.A.), rendendo operativi nel 2018 una serie di Progetti legati all’organizzazione del nostro servizio tramite i distributori automatici; le agevolazioni previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, attraverso lo strumento incentivante dell’IPERAMMORTAMENTO, applicabile agli investimenti effettuati dal 2017, ci hanno permesso e richiesto una forte accelerazione nella realizzazione di questi Progetti; Oggi OVDAMATIC attraverso la collaborazione con partners come Digisoft Spa e Sitael Spa ha implementato nel proprio gestionale il modulo Vega per la gestione della telemetria e attraverso l’investimento in sistemi di pagamento di ultima generazione ed in sistemi per la gestione delle vendite tramite APP, ha reso operativo il dialogo con le vending machines; in virtù di questa interconnessione i distributori automatici sono in grado di scambiare informazioni in
maniera bidirezionale: in ingresso – ricevendo da remoto istruzioni/indicazioni quali, ad esempio, la modifica dei dati e dei parametri di configurazione della macchina e/o la variazione del listino prezzi dei prodotti – e in uscita – comunicando informazioni quali, ad esempio, stato componenti della macchina, contabilità, quantità prodotti o altre informazioni di natura logistica e diagnostica. Le smart vending machine – i distributori automatici “intelligenti” – oggi rappresentano poco più del 2% dei distributori automatici installati in Italia, ma sono in costante aumento; in soli due anni, in OVDAMATIC rappresentano il 10% del proprio parco distributori, con istallazioni effettuate presso le Università di Brescia, la Fondazione Poliambulanza, la Fondazione Teresa Camplani, l’Ospedale di Brescia, l’ASST di Desenzano, l’ASST della Vallecamonica e presso alcuni Clienti privati. Le vending machine di nuova generazione sono digitali, dotate di touch screen e connesse a Internet.
STORIA E NUMERI DI OVDAMATIC
Fondata nel 1974, fatturato 2017 oltre 17.6 milioni di euro, 103 addetti, 8.000 clienti, oltre 150.000 erogazioni giornaliere, 30.000 interventi di assistenza, oltre 7.000.000 di KM percorsi in un anno. La tutela dei consumatori ha sempre ispirato le iniziative di OVDAMATIC, che continuerà a lavorare per migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi, con l’obiettivo di soddisfare sempre più i propri clienti e garantire che la pausa sia vissuta da tutti come un piacevole momento di relax.
PROGETTO OVDA VENDING APP
Il nuovo progetto iniziato nel 2018, è sviluppato da OVDAMATIC in collaborazione con il Consorzio Coven e prevede che ogni distributore dialoghi con gli utenti tramite la App MatiPay, concepita per smartphon Ios e Android, cioè un sistema di pagamento digitale ricaricabile sia tramite la tradizionale gettoniera sia con PayPal o normali carte di credito. L’obbiettivo del nostro progetto, spiega l’ad dott. Pierpaolo Turotti, oltre che rendere sempre più consumer friendly i nostri distributori automatici, è il monitoraggio in tempo reale dello status delle “macchine”, il feedback sui prodotti piu’ “gettonati” e la profilazione dei gusti del consumatore, in altre parole il miglioramento del servizio offerto ai nostri Clienti. L’APP permetterà ad Ovdamatic di offrire promozioni ai propri consumatori sui prodotti che consumano abitualmente o in determinati orari o ancora sui distributori posizionati in certe aree. L’APP inoltre, diventa un nuovo canale di comunicazione col consumatore che offre possibilità infinite.
PROGETTO OVDA TOUCH 4.0
OVDAMATIC nel 2017/2018, appena comparsa la tecnologia touch, ha investito in questi Distributori Automatici di ultima generazione dotati di tecnologia intelligente, entrando nell’Internet of Things (l’internet delle cose); Con la nuova tecnologia Touch, OVDAMATIC, modifica la customer experience del consumatore, trasformando i propri distributori in strumenti interattivi, infatti le nuove tecnologie migliorano l’offerta e permettono al consumatore di creare un prodotto sulla base dei propri gusti.
PROGETTO TECNOLOGIA CAFFE-SOTTOVUOTO
Ovdamatic nel 2018 ha iniziato ad installare macchine dotate di contenitori del caffè funzionanti con la tecnologia del sottovuoto; questa tecnologia garantendo la massima conservazione del caffe ne preserva l’aroma e il gusto nel tempo, eliminando gli effetti dell’umidità e senza permettere l’ossidazione e il degrado della miscela. Con questa tecnologia riteniamo di alzare la qualità offerta ai nostri clienti a prescindere dei consumi di prodotto della singola macchina, infatti la qualità in tazza del caffe sarà costante e garantita dal sistema sottovuoto.
PROGETTO WHP WORKPLACE HEALTH PROMOTION
Ovdamatic contribuisce alla realizzazione del progetto WHP, ovvero alla Promozione della Salute negli ambienti di lavoro ( Workplace Health Promotion) partecipando al gruppo presente nelle aziende, per lo sviluppo di alcune attività così dette “buone pratiche”, in 6 aree tematiche: - Promozione di un’alimentazione corretta - Promozione dell’attività fisica - Contrasto al fumo di tabacco - Sicurezza stradale e mobilità sostenibile - Alcol e sostanze - Benessere personale e sociale e conciliazione famiglia lavoro; OVDAMATIC ha sposato il Progetto WHP, crediamo infatti che la promozione di un’alimentazione corretta possa avvenire anche attraverso distributori automatici di alimenti con caratteristiche di basso contenuto calorico e di grassi e con la presenza di snack di frutta e di verdura. Con i nostri Clienti Pubblici e Privati condividiamo la realizzazione del Progetto WHP, attraverso una campagna informativa che preveda nell’area dei distributori la presenza di cartelli tematici volti a sensibilizzare il personale aziendale verso contenuti, come la piramide alimentare, il decalogo INRAN, il regolo per il calcolo del BMI (indice di massa corporea), l’attività fisica, il controllo dell’alcool o la sicurezza stradale.
GUADAGNARE SALUTE CON IL PROGETTO “OVDA NATURAL POINT”
Ovdamatic, da sempre, si impegna per favorire il consumo di cibi salutari nella distribuzione automatica inserendo alimenti sani, leggeri, a basso contenuto calorico e di buon valore nutrizionale. Gli obiettivi principali del progetto sono: Contrastare il fenomeno della cattiva alimentazione che, associata ad uno scarso esercizio fisico, è causa di obesità nelle fasce giovani; Far vivere la pausa ristoro come un momento in cui prendersi cura di se stessi, scegliendo tra una serie di alimenti spesso non presenti nei punti di ristoro (bar, ristoranti..), senza rinunciare al piacere di saziarsi con alimenti pieni di gusto e salute, Offrire una scelta in più a tutti coloro che desiderano consumare snack dolci o salati con profili nutrizionali favorevoli alla salute; prodotti del territorio; prodotti della dieta mediterranea; prodotti equo-solidali; prodotti biologici; prodotti senza glutine.
Ovdamatic S.p.a.
Via Bormioli, 32/34 - S.Eufemia (BS) Tel. 030 3761270 - info@ovdamatic.com www.ovdamatic.com
CHI C’ERA
Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
A2A GUARDA AL FUTURO CON UN DOPPIO APPUNTAMENTO È STATO CELEBRATO IL DECIMO COMPLEANNO DI A2A. GRANDI ARTISTI SI SONO ESIBITI A MILANO E BRESCIA IL 17 E IL 28 OTTOBRE SCORSI: SPETTACOLARE L’EXTREME ACROBATIC NIGHT ALLESTITA IN PIAZZA DUOMO
Il Gruppo A2A ha compiuto 10 anni e ha festeggiato questa importante ricorrenza con un doppio appuntamento dedicato alla città. Mercoledì 17 ottobre, infatti, al Teatro Dal Verme di Milano si sono esibiti Mario Biondi insieme a grandi maestri della scena jazz. Il 28 ottobre, poi, sono sbarcati a Brescia le danze aeree di Kitonb Project con performance acrobatiche tra coreografie aeree e installazioni tridimensionali davvero mozzafiato. Anche se il Gruppo celebra i 10 anni di attività, l’inizio della sua storia ha origini più antiche, che risalgono a più di cento anni fa, quando AEM e AMSA sono nate a Milano, e ASM a Brescia. Solo nel 2008, però, le storiche aziende lombarde si sono unite nel Gruppo A2A.
“Dieci anni che affondano le radici in 100 anni di storia”, ha dichiarato Giovanni Valotti, Presidente del Gruppo. “Le storie di Aem, Asm e Amsa si sono intrecciate per un secolo prima di dar vita ad un unico grande Gruppo, grazie alla comunanza di obiettivi e di intenti, ma anche alla lungimiranza delle amministrazioni comunali di Milano e di Brescia e all’impegno del management e dei dipendenti tutti. A2A oggi è una realtà di rilievo nazionale, leader nei diversi settori dei servizi pubblici, che ha sempre custodito nella sua visione industriale i valori che hanno ispirato sin dall’origine l’azione delle tre municipalizzate: alto senso etico, grande attenzione alla sostenibilità, responsabilità sociale d’impresa e creazione di valore per i territori e i cittadini”.
Studentato Villavetro
UN PROGETTO DI RECUPERO DI UN’ANTICA CANIPA CON LIMONAIA E TERRENO A ULIVETO, CHE DIVENTA UN PIANO DI PROMOZIONE TERRITORIALE NEL PARCO ALTO GARDA
Fotografie Marino Colato
Ph: Ferdinando Crespi – il retro della ‘canipa’
Studentato Villavetro
Una canipa del XIII secolo con limonaia che si affaccia sul Garda. Un territorio incantevole alla ricerca di un turismo nuovo. L’idea di uno studentato-ostello smart e di qualità, pensato per i giovani e dai giovani progettato. In cui il fascino dell’antico e del rurale si fondono con modernità e nuovo paesaggio. Con accenti cosmopoliti. Una meravigliosa canipa con limonaia, caratteristica architettonica gardesana unica al mondo, diventerà il fulcro del nuovo centro residenziale per studenti stranieri e turisti “Studentato Villavetro”. Questo è l’obiettivo del concorso lanciato dallo Studio Associato Scudeletti, per un progetto che si è già assicurato l’interesse del Comune di Gargnano, della Comunità Montana locale, dell’Università degli Studi di Milano e di molti docenti universitari di importanti atenei quali la Nottingham University, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Brescia e la Konkuk University di Seoul, presenti anche nella commissione giudicatrice. Il concorso, aperto a tutti gli studenti italiani e stranieri iscritti agli ultimi due anni di corso di Laurea Magistrale delle Università di Architettura, Ingegneria, Landscape o di altre facoltà di settore con specializzazione in progettazione urbanistica, paesaggistica e architettonica in Italia e nel mondo, prevede la realizzazione di residenze smart per intercettare un’ampia fascia di ospiti giovani provenienti dalle università di tutto il mondo, e una domanda di turismo sensibile ai temi della sostenibilità,
della mobilità dolce e delle attività outdoor (trekking, mountain bike, kitesurfing, vela in primis). Non solo. L’autore del progetto vincitore del concorso, oltre a ottenere un premio in denaro (€ 3.000), avrà la possibilità, col tramite e la garanzia della propria università, di attivare un progetto formativo orientativo con lo Studio Associato Scudeletti, che ne garantirà anche l’ospitalità, per sviluppare il progetto stesso sino alle fasi di realizzazione, oltre a provvedere alle spese primarie. “Si tratta - hanno affermato gli architetti Monica Tessarolo e Giovanni Scudeletti dello Studio Associato Scudeletti - di un progetto innovativo da diversi punti di vista: un’operazione di riqualificazione in un territorio meraviglioso, delicato e vincolato, che si rivolge ai giovani e che per questo, crediamo, possa trovare nei giovani la migliore proposta possibile in termini di energie, impegno, sensibilità ambientale e soddisfacimento delle esigenze. Il tutto in una cornice densa di storia, ricca di cultura, dalle caratteristiche uniche, immersa in un contesto paesaggistico complesso da salvaguardare e valorizzare”.
L’area dell’intervento si sviluppa sul retro di una limonaia di 3 terrazzamenti e di una monumentale canipa, edificio adibito dai monaci in passato a ricovero delle derrate alimentari recentemente ristrutturata rispettando l’utilizzo di materiali tradizionali locali e i vincoli di un restauro conservativo nelle forme architettoniche peculiari della zona. Questa porzione, una volta realizzato lo studentato-ostello per giovani e famiglie, diverrà luogo ricettivo (bar e ristorante) aperto al pubblico e cuore pulsante dello Studentato Villavetro. Il concorso rientra a pieno titolo tra gli sforzi fatti dalle comunità e le amministrazioni locali per conservare e valorizzare l’eccezionale patrimonio culturale, agricolo, paesistico e architettonico, risultato di secoli di interventi dell’uomo per ‘domare’ le ripide pendici tipiche dell’area. Più nel dettaglio, gli studenti-concorrenti dovranno proporre delle residenze modulari per un massimo di 50 alloggi complessivi, che - indicativamente - potranno dare ospitalità a 120 persone contemporaneamente. I corpi di fabbrica saranno separati, sfalsati e contornati dal verde, mentre le altezze fuori terra saranno contenute e non supereranno il colmo della canipa: ciò per salvaguardare l’omogeneità di percezione e distribuzione spaziale e panoramica da ogni direzione. Inoltre, è prevista la progettazione di una struttura multi-servizio che accolga sia gli spazi operativi riservati alle aree bar-ristorante, sia gli spazi comuni dedicati alla biblioteca-libreria, ai convegni e ai meeting. L’area complessiva di intervento è di circa 7.100 mq, la superficie dei corpi di fabbrica sarà di circa 3.550 mq (residenze e struttura multi-servizio). Nel bando è prescritto l’utilizzo di materiali della tradizione locale, lasciando aperta la possibilità di dar vita a forme architettoniche pensate con il principio della Circular Economy ma in assonanza e continuità alle preesistenze storiche. Il concorso per lo Studentato Villavetro prevede in quest’ottica interventi di carattere conservativo e informativo sul verde, e la creazione di un percorso didattico attrezzato a stretto contatto con la natura che culmina in una piazza, adiacente alla Canonica attigua, votata a spazio pubblico, luogo di incontro e cerniera ideale le preesistenze e le nuove strutture. Il contest internazionale rientra nel solco della riconversione del patrimonio locale a nuovi usi, con interventi di trasformazione che non ne provochino alterazioni: l’area oggetto del bando è limitata e circondata da vincoli, i materiali prescritti appartengono alla tradizione dei luoghi, l’atout turisticoricettivo previsto dal PGT rimane saldo, mentre tutta la zona godrà di un indotto notevole, e destagionalizzato, in termini di economie, ulteriore notorietà internazionale, incremento di una nuova tipologia di ospitalità, altrimenti non raggiungibile, attenta all’offerta culturale, sportiva, enogastronomica, agraria. Le migliori tradizioni territoriali attingeranno nuova ricchezza, che si riverserà sull’intera zona migliorando i servizi - la proprietà dello Studentato ha già attivato i contatti per la dotazione di pulmini elettrici e biciclette a noleggio - e rendendo l’alto Garda polo di attrazione d’eccezione per il mondo accademico internazionale. Il bando prevede la proclamazione del vincitore alla fine di giugno e, a seguire, la pubblicazione di un catalogo e l’apertura di una mostra dei progetti ritenuti più meritevoli presso il chiostro trecentesco della chiesa di San Francesco a Gargnano. Per saperne di più: www.studioscudeletti.it alla voce contest
CHI C’ERA
Centodieci è Progresso MEDIOLANUM CORPORATE UNIVERSITY A BOCCAGLIO PER DIFFONDERE LA CULTURA DELL’INNOVAZIONE Cambiamento e innovazione, sviluppo e tecnologia, futuro ed economia: il progresso inarrestabile condiziona in modo nuovo l’approccio al mondo del lavoro. Si rendono sempre più necessarie una nuova visione e una nuova conoscenza delle dinamiche della società attuale, dei suoi nuovi linguaggi, della sua espansione. Elementi di costruzione di questo percorso nascono dalla conoscenza delle potenzialità del proprio territorio, dei nuovi movimenti del mercato, delle possibilità di collegarsi a realtà più ampie e di creare reti d’azione attraverso le nuove tecnologie. Questi i temi del seminario “Centodieci è Progresso” di Mediolanum Corporate University (MCU) che, lo scorso 18 ottobre presso l’Hotel Touring Franciacorta, ha visto l’istituto educativo di Banca Mediolanum a Coccaglio in prima fila per diffondere la cultura dell’innovazione e una visione positiva sul futuro, in una serata rivolta a imprenditori, professionisti in cerca di occupazione e studenti delle scuole superiori. “Superare la crisi è possibile. Sempre. La questione è capire come e con chi. Anche nei periodi di maggiori difficoltà restano le persone quelle che fanno la differenza. Bisogna creare una rete virtuosa fatta di fiducia in se stessi, buone idee, competenze specifiche, e conoscenza delle nuove tecnologie - ha dichiarato Oscar Di Montigny, Direttore Marketing, Comunicazione e Innovazione di Banca Mediolanum. Per dare il via al rilancio bisogna lasciarsi alle spalle i modi tradizionali di trovare e creare lavoro. Pensare un’azienda o una professione nel futuro non può prescindere da idee innovative, dall’agire concreto basato sullo studio, sull’acquisizione di specializzazioni e sull’ispirazione a modelli d’eccellenza”.
Ph.Sergio Nessi - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
CHI C’ERA
Space Work
diventa maggiorenne SONO PASSATI 18 ANNI DA QUANDO DORIKA FRANCHINI DECISE DI DARE VITA AD UN PROGETTO DI CONSULENZA NELL’AMBITO DELLE RISORSE UMANE Un progetto che in questi anni di attività si è evoluto e maturato, facendo di Space Work una realtà unica. Un’attività che incorpora ricerca, selezione e formazione del personale oltre che consulenza nello sviluppo organizzativo dove tutto parte dall’attenzione al benessere: quello delle organizzazioni e delle persone che ne fanno parte. Oggi, diciotto anni dopo, Space Work ha sede a Brescia, Milano, Roma e a Castelfranco Veneto, con un team di specialisti e professionisti.
Ph. Matteo Marioli - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
E per celebrare al meglio questa ricorrenza, lo scorso 18 ottobre presso la sede di via Marone a Brescia, si è scelto di festeggiare con un evento sensoriale intitolato ‘DiciHOTtesimo’ facendo vedere un lato più irriverente e curioso di sé. Una serata allestita allo scopo di dare risalto a questi anni di preziose esperienze e relazioni, di grandi intese ed emozioni coinvolgenti. Accompagnati da un percorso che ha coinvolto i cinque sensi, gli ospiti hanno scoperto il lato più incisivo e piccante di Space Work, capace di ripensarsi e rinnovarsi continuamente.
nuovo marzoli Testo Tommaso Revera
RIAPRE IL MUSEO DELLE ARMI LUIGI MARZOLI CON UN NUOVO PERCORSO ESPOSITIVO PER FESTEGGIARE I SUOI PRIMI TRENT’ANNI DI ATTIVITÀ Dopo due mesi di chiusura per lavori di manutenzione straordinaria, lo scorso 14 novembre gli spazi espositivi de Museo Marzoli hanno riaperto i battenti. Era il 1988 quando Luigi Marzoli donava a Brescia la splendida collezione che permise l’apertura, nella suggestiva sede del Mastio Visconteo, del Museo delle Armi. Sono passati trent’anni e per celebrare questa importante ricorrenza Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia hanno scelto di promuovere una serie di iniziative a vario livello: tra tutte l’organizzazione di un convegno internazionale durato tre giorni sul tema “Il Museo Marzoli e le armi lombarde”, che si è svolto dal 15 al 17 novembre presso l’Auditorium di Santa Giulia, ma anche la possibilità di sfruttare nei primi cinque giorni di riapertura l’ingresso gratuito riservato al pubblico per scoprire la magnifica collezione Marzoli.
nuovo marzoli
L’allestimento di un nuovo percorso di visita ha seguito criteri sia cronologici che tipologici, è stato creato un nuovo apparato didascalico bilingue (italiano e inglese), sono stati inseriti nuovi testi di approfondimento e si è optato per un riordino delle vetrine e delle pedane - con i gruppi di armati a piedi e a cavallo - oltre che all’incremento di pezzi esposti grazie alla valorizzazione di importanti oggetti conservati nei depositi. Come dimostra il numero in forte crescita dei visitatori – da 14.506 nel 2016 si è passati a 24.292 nel 2017 e a ben 31.997 nel 2018 (dal 1 gennaio al 9 settembre) anche grazie alla nuova collaborazione con CidneOn - il Museo delle Armi, grazie alla sempre maggior attenzione da parte di Comune e Fondazione, è stato ultimamente oggetto di una intensa attività di promozione e valorizzazione, realizzata in collaborazione con la famiglia Marzoli - presente nella Commissione Museo delle Armi “Luigi Marzoli” - e possibile grazie alle recente assunzione per concorso del Dott. Marco Merlo, conservatore del museo e tra i massimi esperti oplologi attualmente non solo in Italia.
LAVORI DI ADEGUAMENTO STRUTTURALE E DEL PERCORSO ESPOSITIVO, UN CORSO DI STORIA DELL’ARTE SUL CASTELLO E UNA TRE GIORNI INTERAMENTE DEDICATA ALLE ARMI ANTICHE BRESCIANE E LOMBARDE PER CELEBRARE UNA DELLE MIGLIORI AVVENTURE COLLEZIONISTICHE DI SEMPRE
CHI C’ERA
Ph. Matteo Marioli - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
nuovo marzoli Lo scorso 14 novembre Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei hanno inaugurato il nuovo percorso di visita del Museo delle Armi “Luigi Marzoli” in via Castello, 9 per festeggiare i suoi primi trent’anni di attività. Il Museo riapre dopo i lavori di adeguamento con quattro sezioni, un nuovo percorso di visita - dall’Età Longobarda al XVIII secolo - per raccontare il meglio dell’arte armiera a Brescia e in Lombardia. Alle 14.30, durante la preview per la stampa, sono intervenuti il vicesindaco e assessore alla Cultura Laura Castelletti, l’assessore alla Rigenerazione urbana Valter Muchetti, il presidente di Fondazione Brescia Musei Francesca Bazoli, il direttore di Fondazione Brescia Musei Luigi Di Corato e il conservatore del Museo delle Armi Marco Merlo. Alle 17.30, invece, si è svolta l’inaugurazione aperta al pubblico a cui hanno partecipato il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, il vicesindaco e assessore alla Cultura Laura Castelletti, il presidente di Fondazione Brescia Musei Francesca Bazoli, il direttore di Fondazione Brescia Musei Luigi Di Corato e il conservatore del Museo delle Armi Marco Merlo.
“Fotografare l’arte” è il titolo di una mostra che si prefigge di testimoniare il modo diverso di interpretare il mondo dell’arte da parte dei maggiori protagonisti della fotografia italiana. Un racconto espositivo che vede rappresentati, da una parte i maestri dell’immagine e dall’altra le personalità più illustri dell’arte internazionale, con ruoli che spesso si incontrano e si completano in un rapporto a volte distaccato e a volte complice. Ne nasce un percorso che vede il ruolo del fotografo nelle diverse vesti di semplice presenza capace di produrre documenti, di interprete creativo di un’opera, di ritrattista in cerca di identità da svelare, di insostituibile ideatore di testimonianze per performance irripetibili, di narratore storico dell’evoluzione dell’arte ed infine di artista lui stesso. Gli scatti vintage dell’agenzia romana Dufoto ci raccontano di un Salvador Dalì che non vuole mai uscire dal suo ruolo, di un Giorgio De Chirico all’interno del suo studio e di un giovanissimo Cristo; Ugo Mulas prima di iniziare le sue “verifiche” interpreta il gesto dissacrante del taglio della tela di Lucio Fontana; Santi Vissali, abituale frequentatore della Factory di Andy Wharol, lo ritrae in modo irriverente durante una festa di Capodanno a New York insieme ad Alberto Sordi. Fabrizio Garghetti documenta la performance di Corolee Schneeman, di Yoko Ono e degli artisti della poesia visiva; Mario Dondero con i suoi ritratti dell’intelligenza ci restituisce le personalità di Jean Timguely e di Mimmo Rotella.
Ferdinando Scianna, ancor prima dell’esperienza bresciana, fotografa Mimmo Paladino, così come Claudio Abate fa con Janis Kounellis, Elisabetta Catalano con Mario Merz e Attilio Maranzano. Oliano Lucas ci racconta il mondo creativo che ruotava a Brera intorno al bar Jamaica e Carlo Orsi interpreta Botero e le sue esuberanti sculture. Luigi Ghiri lavora all’interno dello studio di Morandi e Paolo Mussat Sartor in quello di Paolini. E poi le visioni mussali di Annalisa Sonzogno nella pinacoteca di Brera e di Claudio Amadei in quella di Brescia, le ricerche di Luca Pioli e la documentazione completa della performance di Maria Abramovic a New York eseguita da Marco Anelli. Un’apposita sezione è dedicata a uno dei momenti fondamentali dell’arte contemporanea: la Biennale d’arte di Venezia del 1968. La contestazione esterna ai padiglioni e le provocatorie censure alle opere esposte all’interno, trovano puntuale testimonianza nelle foto di Gianni Berengo Gardin, di Ugo Mulas e dell’agenzia Dufoto.
LA MOSTRA È CURATA DA TATIANA AGLIANI, RENATO CORSINI E ALBANO MORANDI, IN COLLABORAZIONE CON MASSIMO MININI. LA MOSTRA AD INGRESSO GRATUITO, INAUGURATA IL 10 NOVEMBRE, RIMANE APERTA FINO AL 13 GENNAIO 2019 CON ORARI DAL MARTEDÌ ALLA DOMENICA DALLE 15.00 ALLE 19.00
QUALUNQUE SIA L’AVVENTURA DA INTRAPRENDERE, CI SARÀ SEMPRE UNA STRADA DA PERCORRERE. CHE SIA IMMERSA NELLE VIE ASFALTATE DI UNA METROPOLI O NASCOSTA TRA I SENTIERI SEGRETI DELLA NATURA, AUDI Q2 SARÀ LÌ A SCOPRIRLA. CON LA GRINTA DI UN #SUV, L’ELEGANZA DI UNA #COUPÉ E LA COMPATTEZZA DI UNA #CITYCAR. TUTTO UN ALTRO MONDO Piacere di guida dinamico Il servosterzo progressivo, di serie su Audi Q2, assicura già un handling preciso e scattante ma ora, grazie alla trazione quattro, al sistema di guida dinamica Audi drive select e al controllo degli ammortizzatori adattivi, disponibili a richiesta, il piacere di guidare Q2 sarà ancora maggiore. Un look deciso Audi Q2 si dimostra virile sin dal primo sguardo: le sue spalle larghe e i lineamenti affilati trasmettono da subito energia e sicurezza. Il tetto spiovente incontra l’alta linea di cintura, disegnando le forme attraenti di un coupé. I gruppi ottici cuneiformi, la calandra Singleframe rialzata e le pronunciate prese d’aria, completano il look sportivo del SUV della Casa dei quattro anelli, mentre il lungo spoiler e gli indicatori di direzione posteriori dinamici a LED, disponibili come optional, sottolineano un posteriore estremamente vivace. Una luce di livello superiore Audi Q2, a richiesta, può montare proiettori e le luci posteriori a LED che garantiscono un’illuminazione con caratteristiche simili alla luce diurna, che riducono l’affaticamento degli occhi in caso di guida notturna prolungata e, al contempo, consumano pochissima energia.
Occupate un posto speciale Gli interni di Audi Q2 riprendono le eleganti forme geometriche degli esterni offrendo spazi ampi e comodi per cinque persone. L’ingresso nell’abitacolo è facilitato dalla possibilità di aprire completamente le quattro portiere, mentre i sedili anteriori sportivi, dall’elegante design in pelle con inserti in colore a contrasto, riprendono lo stile unico degli esterni.
Tecnologia unica: il concetto operativo e l’infotainment Grazie all’equipaggiamento Audi virtual cockpit, disponibile come optional, rimanere concentrati alla guida diventa facile e completamente digitale. Perché tutte le informazioni utili saranno esattamente dove servono: all’altezza degli occhi.
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Proprio come l’Head-up Display, che visualizza le informazioni e le indicazioni più importanti direttamente nel campo visivo di chi guida. La visualizzazione tridimensionale delle mappe stradali del sistema di navigazione MMI® plus con MMI touch® (disponibile come optional) comprende inoltre un display a colori da 8,3 pollici per una panoramica completa. Meglio prevenire che curare A bordo di nuova Audi Q2 la guida offre emozioni uniche grazie alla presenza di sistemi di assistenza al conducente tipiche di vetture di categoria superiore, come l’Audi pre sense front e city, di serie, che riconoscono le situazioni di pericolo e attivano all’occorrenza una frenata d’emergenza. Il comfort segue la stessa direzione con il nuovo sistema di ausilio al parcheggio, in grado di parcheggiare quasi autonomamente la Q2 in posteggi longitudinali e trasversali. La dotazione di sistemi di assistenza è più ricca che mai grazie alla presenza dell’adaptive cruise control con funzione Stop&Go, che grazie al radar mantiene la distanza desiderata dal veicolo che precede, dell’assistente al traffico e del dispositivo necessario al mantenimento di corsia Audi active lane assist.
Audi Q2 1.6 TDI.Valori massimi: consumo di carburante (l/100 km): ciclo combinato 4.0 - emissioni CO2 (g/km): ciclo combinato 114
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Testo Tommaso Revera - Fotografie Archivio FISI
LO AVEVO PROMESSO: ‘TORNO PRESTO’. E COSÌ È STATO. DOPO IL TRISTE ANNUNCIO DEL 12 GENNAIO SCORSO IN CUI DICHIARAVA DI AVER SCOPERTO UN TUMORE, LA SCIATRICE AZZURRA ELENA FANCHINI È TORNATA PIÙ FORTE DI PRIMA
Di cadute sciando se ne fanno tante: rialzarsi, nonostante magari un crociato rotto, è normale. Ma riuscire a farlo dopo che ti diagnosticano un tumore non è da tutti. Ad un anno dal suo personale incubo, Elena Fanchini la ritroviamo più sorridente che mai: la malattia non ne ha condizionato la tempra che da sempre la contraddistingue. Un carattere e una forza mentale da vera campionessa che le hanno permesso di vincere la sfida più importante. Non c’è medaglia che tenga: quando si superano patologie di questa entità immagino non ci sia niente di più gratificante. Non è così? “Sicuramente. Sono veramente felice e contenta di essermi lasciata alle spalle un periodo davvero duro e complicato. È andato tutto per il meglio e ne sono entusiasta”. Ha colpito la naturalezza con la quale hai affrontato questa difficile fase della tua vita annunciando il tuo momentaneo ritiro: spesso, chi è malato, tende a nasconderlo. Quasi come se nella società in cui viviamo non fosse contemplabile una cosa del genere… “È verissimo. Io ho cercato di fare quel che ho sempre fatto anche durante l’intenso periodo di cure con chemio e radio senza mai nascondere nulla. Non c’è un prima e un dopo: la mia vita è continuata anche durante la malattia. Mi sono sempre allenata con impegno e grande costanza anche se naturalmente il fisico era più debilitato”. Questa è la dimostrazione di come la forza mentale possa farti superare qualsiasi ostacolo… “Proprio così. Lo sono sempre stata forte di testa: non ho mai ceduto un attimo. Ho sempre avuto questa forza dentro che, unita alla voglia di tornare a fare ciò che amo, mi ha permesso di ristabilirmi in fretta. La testa fa molto: certo anche familiari e amici sono fondamentali ma se la forza di reagire non ti parte da dentro diventa un percorso ancor più in salita”.
ARCHIVIATO L’ANNO DIFFICILE CON CUI HA DOVUTO CONVIVERE, ELENA FANCHINI È PRONTA A DAR BATTAGLIA PER CONQUISTARSI LA QUALIFICAZIONE AI MONDIALI DI ÅRE
Una forza che, come hai ricordato in alcune interviste, hai acquisito anche in seguito alla prematura scomparsa di tua cugina, sbaglio? “Sì anche. Quello è stato il giorno più brutto della nostra vita come del resto lo è ancora oggi. La sua mancanza si fa ancora sentire…”.
Veniamo alle cose belle. Adesso proseguirai nella tua preparazione sugli sci in vista dei prossimi impegni… È corretto? “Proprio così. Parto domenica (11 novembre, ndr) per una trasferta in Colorado dove avrò modo di allenarmi gradualmente in vista del mio rientro ufficiale. Voglio procedere con calma, passo a passo, sempre controllando il mio fisico. Già quest’estate sono tornata in Nazionale, partecipando al raduno dello Stelvio, ed è stato molto emozionate”. L’obiettivo sono i Mondiali di Åre in programma a febbraio del prossimo anno? “Quello è il mio sogno: qualificarmi sarebbe una cosa pazzesca. Lavorerò sodo per conseguire questo traguardo”. Il rapporto con le tue sorelle Nadia e Sabrina, entrambe sciatrici come te? “È un rapporto davvero speciale. In questi dieci mesi non mi hanno mai lasciata sola un minuto. Mi hanno sempre accompagnato e aiutato moltissimo: sono grata anche a mia mamma e mio papà per tutto quello che hanno fatto”.
Sei nata a Lovere ma risiedi a Montecampione: ti senti più bresciana o bergamasca? “Bresciana al 100%. Sono nata a Lovere perché era l’ospedale più vicino a casa… Mi sento una bresciana DOC!”. Scorrendo la tua biografia è facile intuire come lo sci ti possa mettere in ginocchio. Quanti infortuni hai dovuto superare? “Vanto la bellezza di sei operazioni alle ginocchia! Se poi sommo i miei infortuni a quelli delle mie sorelle arriviamo circa a 20. Un record…”.
La tua carriera sportiva ha avuto un esordio fulminante: dal 2003 fai parte della nazionale e nel 2005, durante i Mondiali di Bormio, hai stupito tutti con un argento nella discesa libera… “Sì, una bellissima medaglia che, anche parlarne a distanza di anni, mi emoziona sempre tantissimo. Un risultato incredibile in un giorno indimenticabile. Un risultato sportivo estremamente gratificante sia a livello personale, sia come portabandiera italiana”. Fuori pista ami l’arte e la musica, sei una fan di Vasco e tifi Inter, possibile? “Amo Vasco così come l’Inter. Quest’anno sta andando bene anche se la Juventus è davvero un osso duro”.
vado guarisco e torno
Cosa senti di suggerire ai tanti che stanno vivendo quanto hai passato tu? “Parlare di tumori è sempre una cosa molto delicata: bisogna stare molto attenti a ciò che si dice. C’è chi mettendocela tutta non ce l’ha fatta per cui non puoi dare la speranza in maniera incondizionata. Ciò che mi sento di dire è di avere un obiettivo, anche quotidiano: a me personalmente ha aiutato tantissimo sapere cosa fare dopo ogni risveglio mattutino. Un’altra cosa fondamentale è continuare a svolgere le attività del quotidiano: fare ciò che si è sempre fatto è importante”.
La malattia ti ha permesso di riscoprire il reale valore delle cose? Forse è banale dirlo ma credo sia stato così anche per te… “È verissimo. Quando succedono queste cose vedi la vita da un’altra ottica. Anche la fede mi ha aiutato molto: religiosa lo sono sempre stata ma durante la malattia pregare mi ha confortato molto”.
POLITICANDO A cura di Maurizio Maggioni
memento audere semper Nei momenti di difficoltà si deve avere il coraggio per agire, per andare oltre il limite, ricordandoci sempre di agire per il meglio. È questo autunno 2018 il momento del vero cambiamento e della sintesi, sia essa politica, economica o sociale. Il mondo sta virando verso destra, non estrema come i media vorrebbero farci credere, ma verso un centro destra fatto da quella maggioranza silenziosa, che non desidera più esserlo supinamente. Sono finiti i tempi delle manifestazioni di piazza, ora ci sono i social, con tutti i loro limiti, le false notizie, gli indirizzi farlocchi per cui non sai con chi stai parlando ma, comunque, utili per smuovere le masse e le menti Analizzando il perché il mondo prima, l’Italia in tempi non sospetti e l’Europa ora, stiano virando a destra, non ci resta altro che dire che la sinistra ha fallito. Perché? Come mai? Risposte non troppo difficili da darsi. La sinistra, dell’uomo comune, è stata sostituita da quella della globalizzazione culturale. Poi divenuta economica e, nel nome del qualunquismo, ha livellato verso il basso le aspettative di tutti, senza dare in cambio niente. Stiamo tutti un po’ peggio, il popolo è stato aggredito dalle banche e dalle multinazionali; la scuola non insegna e le Istituzioni non cambiano... si è attuato il sistema del bolscevismo capitalistico. Le tasse, sia esse dirette che indirette, aumentano sempre più, mentre i servizi diminuiscono, dagli asili alla sanità, le assicurazioni imperversano e obbligano tutti a lavorare a prezzi calmierati e tendenti al basso, a discapito della professionalità vedi la sanità sia pubblica, sia privata. In un mondo così voluto da chi ha il cuore a sinistra e il portafogli a destra, che specula sulla migrazione-immigrazione, che guadagna sulle persone che stanno male, che interpreta a suo piacere i valori della cristianità, ecco che il popolo reagisce e vuole almeno una parte di ciò che gli è stato portato via. Ma cosa ha perso in questi ultimi 10 anni? Semplice: - Potere di acquisto - Libertà istituzionale - Capacità contrattuale -Valorizzazione della professionalità - Sicurezza sociale - Sicurezza personale - Fiducia nelle istituzioni, (parlamentari in primis, e nello Stato poi - Certezza del futuro per i figli - Fiducia nella Chiesa, soprattutto quella progressista. A fronte di ciò, il Popolo che non è bue, desidera: - Certezza della pena - Stato forte e rispettoso - Istituzioni fedeli ai loro ideali (dal Parlamento alle banche) - Sanità che funzioni Pensioni certe - Migrazione programmata e legale. Ma soprattutto, una politica sana e forte, rispettosa delle leggi, che
faccia il possibile, con coraggio, per riprendere la strada maestra del bene a discapito del male, riducendo il numero delle leggi, semplificandone la burocrazia, liberando la gente dalle gabelle, che investa nel futuro delle persone, cioè nella scuola, nella ricerca, nella famiglia. Che faccia anche scelte impopolari, ma che le faccia. Il popolo desidera che l’Unione Europea sia la massima espressione della mutualità e socialità tra i popoli; ma, se la Francia di Macron ha fallito, la Germania della Merkel è in discussione, la Spagna di ?? (nessuno lo conosce), il Lussemburgo è alcolemico e fraudolento, il Brasile è alla riscossa e forse potremo mettere in galera un pluriergastolano che, grazie a Carla Bruni, è ancora in giro. Nel contempo Trump viene riabilitato dal sistema del fango contro di lui, Erdogan si erge a paladino dei diritti civili contro l’Arabia Saudita che lentamente fa a pezzi gli oppositori, la Cina che soffre economicamente ed introduce la qualità del lavoro ed alza i salari. Infine, grazie anche ai paesi scandinavi che ammettono il fallimento del modello di una società di sinistra, assistenzialistica, inclusiva e multietnica, ecco che democraticamente, nella logica dell’alternanza, non ci resta che andare a destra. Memento Audere Semper, diceva il Vate, giusto cento anni fa, antagonizzando la Vittoria Mutilata della Grande Guerra. Attuale più che mai quel moto, doveroso doverlo attuare, ma stiamo attenti a quanto ci vogliono far credere tutti quei parrucconi che rilanciano idee sul rinascere del fascismo e del nazismo, quelli che pensano che i ponti a Genova cadono perché qualcuno lo desidera o che le calamità naturali si verificano solo perché il biosistema è stato alterato da… È tutto più semplice, lineare: se non è andata bene in un modo, proviamo in un altro. Stop. Nè più, nè meno, ma che non ci prendano in giro, che alle favole non ci crediamo più. A Maggio 2019 ci sarà il vero cambiamento in Europa e di conseguenza anche quello Italiano e, perché no, anche cittadino. Non perderemo di certo l’occasione per poter dire la nostra, scegliendo uomini giusti, nel posto giusto. Sono certo che il futuro sarà certamente migliore solo se non si avrà paura di cambiare, di aprire, magari anche all’impossibile. Ci vogliono uomini che credono, che desiderino essere compitori del loro dovere, del fare e realizzare, avanti chi vuole, il voto è democratico e, come la moneta, non olet!
Vero o falso? LE FIGURINE SOTTO LA LENTE D’INGRANDIMENTO DELLA SCIENZA
Fino al 24 febbraio 2019 Museo della Figurina Palazzo Santa Margherita Modena
Prosegue al Museo della Figurina di Modena fino al 24 febbraio 2019 la mostra Vero o falso? Le figurine sotto la lente d’ingrandimento della scienza a cura di Pleiadi Emilia e prodotta da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE. L’esposizione indaga il rapporto tra scienza e verità conducendo il pubblico all’interno del laboratorio scientifico, luogo simbolo dell’obiettività e dell’attendibilità. Attraverso un percorso interattivo, il visitatore si mette nei panni dello scienziato alle prese con il compito di svelare falsi miti e trovare conferme celate nelle immagini delle figurine. Come affermava lo scrittore visionario Jules Verne, la scienza non esclude gli errori, anzi spesso sono proprio questi ultimi a portare alla verità. Per questo motivo, la mostra darà ai visitatori la possibilità di effettuare esperimenti in prima persona e in autonomia tramite due installazioni interattive, soffermarsi sugli approfondimenti testuali, osservare reperti straordinari come un contenitore di polvere lunare e oggetti tridimensionali selezionati allo scopo di avvalorare o smentire gli elementi che emergono dal mondo della figurina. Si svelerà, ad esempio, se contiene più vitamina C un’arancia o un peperone, cosa c’è dietro al trucco del letto di chiodi su cui siede il fachiro e, più in generale, come scienza e tecnologia abbiano cambiato la vita di tutti i giorni a partire dall’evoluzione dei prodotti, degli strumenti e dei contenitori in dotazione nelle farmacie a partire dalla fine dell’Ottocento.
Cose un tempo solo immaginabili che oggi sono diventate reali come il videotelefono immaginato come una tela dove si rifletteva l’immagine dell’interlocutore a distanza, le consegne postali con postini volanti anticipazione dei moderni droni i droni, la maison automobile, antenata della moderna motorhome o la visita su Marte
Vero o falso? Il percorso espositivo parte dalla dicotomia “verità vs falso mito”, declinata in tre macro ambiti: medicina, alimentazione e ambiente. Per quanto riguarda la medicina, in particolare, il focus è sui contenuti pubblicitari delle figurine storiche di fine Ottocento, che sponsorizzavano prodotti farmaceutici spesso realizzati attraverso principi attivi tenuti segreti. In esposizione, alcuni esempi di rimedi e soluzioni d’altri tempi, messi in relazione con le nozioni oggi consolidate. Analogamente, nel campo dell’alimentazione si parlerà di prodotti industriali innovativi per l’epoca come gli estratti di carne, gli amari quali la Ferrochina o il cioccolato in tutte le sue versioni, le cui virtù spesso esagerate e mitizzate venivano illustrate nel retro delle figurine, a volte tramite tabelle comparative. Nel campo dell’ambiente, infine, si sveleranno le notizie fasulle che circolavano su animali (preistorici e non), piante e mondo extra-terreste. La sezione “Magia o scienza?” illustra fenomeni naturali facilmente comprensibili in termini scientifici, mentre altre figurine spiegano esperimenti ludici che nascondono trucchi, illusioni ottiche e cinematografiche. Attraverso la fisica è inoltre possibile spiegare le incredibili potenzialità di alcune specie di insetti, che assomigliano a quelle immaginate per i supereroi protagonisti delle recenti e fortunate saghe cinematografiche e televisive. Se è vero che grazie all’immaginazione si può sognare il futuro è vero anche che la scienza e la tecnologia in alcuni casi lo rendono reale. Proprio per questo la mostra si sofferma anche sulle visioni oniriche di fine Ottocento – come le case-mobili, il foto-telefono, la macchina che elimina il maltempo o l’apparecchio per la visione di spettacoli teatrali a casa propria – alcune delle quali sono rimaste nella sfera dell’immaginario mentre altre si sono poi avverate determinando un importante progresso per l’intero genere umano.
ULTIMA CENA DI MORONI. STUDI DI EMILIO BELOTTI Bergamo, Palazzo storico Credito Bergamasco (Banco BPM Bergamo) FINO al 14 dicembre
Seconda tappa della mostra dedicata alla rivisitazione in chiave moderna, ad opera del poliedrico artista bergamasco Emilio Belotti, dell’Ultima Cena di Giovan Battista Moroni. La Fondazione Credito Bergamasco ha organizzato a Palazzo Creberg un evento espositivo dedicato alla rivisitazione dell’Ultima Cena di Moroni. L’artista, su indicazione della Fondazione Creberg che ha recentemente restaurato la mirabile opera, ha realizzato undici carte dedicate alla tela moroniana che sono state esposte accanto a due lavori ispirati all’Ultima Cena di Leonardo ed alla Cena in Emmaus di Caravaggio. L’inaugurazione si è svolta il 15 novembre presso il Palazzo Storico del Credito Bergamasco. La mostra resterà aperta al pubblico sino al 14 dicembre. DOPO LA PRIMA TAPPA ORGANIZZATA NELLA SETTECENTESCA SALA ALBERTI DI ROMANO DI LOMBARDIA, L’ULTIMA CENA DI MORONI, RIVISITATA IN CHIAVE MODERNA DA EMILIO BELOTTI, ARRIVA A PALAZZO CREBERG
MORONI VIII - 2018 TECNICA MISTA SU CARTA - 220 X 150 CM
ORARI DI APERTURA Palazzo storico Credito Bergamasco/Banco BPM Bergamo, Largo Porta Nuova Salone principale Dal 16 novembre al 14 dicembre 2018 Da lunedì a venerdì, negli orari di apertura della filiale (8.20 - 13.20 e 14.50 - 15.50)
DIREZIONE: ANGELO PIAZZOLI CURATELA: CLAUDIA EMEDOLI, ANGELO PIAZZOLI, TARCISIO TIRONI ORGANIZZAZIONE: FONDAZIONE CREDITO BERGAMASCO (IN COLLABORAZIONE CON M.A.C.S. DI ROMANO DI LOMBARDIA)
U lt i m a C e n a d i M o r o n i Studi di Emilio Belotti a cura di Claudia Emedoli, Angelo Piazzoli, Tarcisio Tironi
16 novembre – 14 dicembre 2018 lunedì - venerdì: 8.20 - 13.20 / 14.50 -15.50
Palazzo Storico Credito Bergamasco Ingresso libero
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NOVEMBER STORY! Novembre è arrivato con le sue giornate di pioggia e quel clima autunnale che porta con sè la voglia di tessuti caldi e “avvolgenti”. Ecco perché l’idea di uno spazio industrial dettato da una fabbrica dismessa nella provincia bergamasca è stata la scelta perfetta per valorizzare i morbidi capi di Corbù Abbigliamento, lo storico negozio di Gazzaniga che da sempre interpreta le collezioni declinandole in base alle singole personalità. Così, sotto un cielo plumbeo, abbiamo realizzato questo servizio, accompagnati da un partner d’eccezione: la bellissima SUZUKI JIMNY 1.5 4X4, l’ultima nata del brand, presentata in un fantastico color lime. Una nuance in perfetto contrasto con il grigiore del contorno, ma in linea perfetta con il primo outfit composto per Silvia dal parka stampa all over Love Moschino, tricot Ballantyne e berretto Boutique Moschino.
Uno stile metropolitano, come il mood di Manuel, che indossa un caban Emporio Armani e girocollo Iceberg. Un vero e proprio spirito casual chic come la scelta della seconda proposta che vede per lei un vestito in tulle stampa all over firmato Fuzzi, versatile e trasversale, reso più underground dagli accessori e illuminato dal capospalla giallo sole New York Industrie. Ricercato il contrasto tra il taglio svuotato e la trama in lana e seta della giacca di Bryan Hamilton, indossata da
Manuel in abbinamento con felpa tricottata in diagonale Iceberg e cinquetasche Emporio Armani. Cambio di scena: uno scorcio dall’allure ancora più urban è il posto perfetto nel quale immortalare l’outfit successivo, abitino nero a tunica con inserti in pizzo di Iceberg per Silvia mentre per Manuel la scelta è ricaduta su un mood sporty. Uno stile che sempre più sta conquistando la platea maschile in quanto permette una disinvolta eleganza.
Ecco quindi una felpa che lascia il posto ad un blazer con inserti tecno, in abbinamento allo stesso pantalone. Il tutto firmato Les Hommes Urban, maison che interpreta appieno questo concetto di sportività maschile rienterpretato in chiave metropolitan chic. Infine Silvia interpreta con naturalezza l’ironia dell’ambientazione non convenzionale indossando un abito in seta fantasia di Ultràchic: brand d’ispirazione artistica. È la sfida di Corbù: far emergere uno stile personale sganciandosi dai soliti cliché.
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CHI C’ERA
Fun for Charity 2018 GRANDE SUCCESSO PER L’EVENTO DI BENEFICENZA A FAVORE DELLA RICERCA SCIENTIFICA SUI TUMORI DELL’APPARATO DIGERENTE
“Un ringraziamento sentito va a tutti coloro che hanno preso parte a Fun For Charity e a coloro che sostengono RicerChiAmo, una onlus giovane, ma davvero molto attiva. Un successo che conferma la bontà del progetto e la concretezza degli obiettivi già raggiunti in soli due anni di attività. Dal 2016, anno della sua fondazione, abbiamo infatti raccolto circa 150.000 euro, organizzato sei serate di raccolta fondi, sponsorizzato interamente due convegni (uno internazionale nel 2017 al Musil di Rodengo Saiano e uno a Brescia nel 2018), aperto due filoni principali di ricerca e finanziato 11 pubblicazioni e due borse di studio per il Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università di Brescia. E ancora: abbiamo sostenuto un registro mondiale delle neoplasie del colon operate in urgenza, in collaborazione con la World Society of Emergency Surgery, e una piattaforma web per la raccolta internazionale delle complicanze dopo chirurgia gastrica, in collaborazione con la European Gastric Cancer Association.
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Inoltre sta partendo un concorso per una borsa di studio dedicata al miglior progetto di ricerca clinica sul cancro gastrico, dedicata a Carlo Bresciani. Tutto questo è stato possibile grazie all’aiuto di chi ci si sostiene e per questo siamo pronti a raccogliere nuove sfide e a continuare sulla strada intrapresa con la stessa passione, per sostenere la ricerca e aiutare chi soffre”. Con queste parole Paola Masserdotti, fondatrice di RicerChiAmo Onlus insieme a Gian Luca Baiocchi (Spedali Civili di Brescia e Università degli Studi di Brescia) e Lidia Beltrami, hanno commentato il successo dell’evento benefico “Fun for Charity”, organizzato dall’Associazione al Mo.Ca. di Brescia lo scorso 27 Ottobre. L’evento, giunto alla sua VI edizione, nasce con lo scopo di raccogliere fondi per l’attività dell’Associazione, nata nel 2016 con l’obiettivo di promuovere la ricerca scientifica sui tumori, con particolare attenzione verso le neoplasie dell’apparato digerente. Ricerca che in questi anni si è concentrata su due filoni principali: il primo, in collaborazione con IRCCS di Candiolo (Torino) mira a creare colture cellulari partendo dai singoli tumori, per poter testare sulle stesse quale farmaco o, più frequentemente, combinazione di farmaci, è maggiormente attivo; il secondo che studia l’utilizzo, durante gli interventi chirurgici sul cancro, di un colorante, il verde di indocianina, rilevabile in vivo in fluorescenza mediante una speciale telecamera al vicino infrarosso. La serata del 27 Ottobre scorso - a cui hanno partecipato oltre 350 persone e che ha avuto il ‘divertimento’ come colonna sonora grazie al live show di Debora Manenti, vincitrice di BeTalent 2018, e della sorella Nicol Manenti, concorrente a The Voice of Italy, al dj set di Andrea Viani accompagnato da live sax e violino - è stata preceduta da un convegno divulgativo, coordinato dal Prof. Gian Luca Baiocchi e moderato dalla giornalista Anna Della Moretta dal titolo “La ricerca oncologica in Italia e a Brescia: stato dell’arte” a cui hanno partecipato il Dr. Aldo Roccaro (Direttore Progettazione Ricerca Clinica e Studi di Fase I, ASST Spedali Civili di Brescia), il Dr. Maurizio d’Incalci (Direttore Sezione Oncologica Istituto Mario Negri), Simona Tironi, Consigliere Regionale e Vice Presidente della III Commissione permanente Sanità e politiche sociali e Donatella Albini, Consigliere Comunale con delega alle Politiche della Sanità.
Fino al 24 gennaio 2019, le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia celebrano Elliott Erwitt (Parigi, 1928), uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, in occasione del suo 90° compleanno. La retrospettiva Icons, curata da Biba Giacchetti, organizzata e prodotta da ViDi, con Civita Mostre e SudEst57 in collaborazione con la Fondazione Teatro Fraschini e il Comune di Pavia – Settore Cultura raccoglie settanta dei suoi scatti più famosi, in grado di offrire al visitatore uno spaccato della storia e del costume del Novecento, attraverso la tipica ironia di Erwitt, pervasa da una vena surreale e romantica. L’obiettivo di Erwitt ha spesso colto momenti e situazioni che si sono iscritte nell’immaginario collettivo come vere e proprie icone; è il caso della lite tra Nixon e Kruschiev, dell’immagine di Jackie Kennedy durante il funerale del marito, del celebre incontro di pugilato tra Muhammad Alì e Joe Frazier, del fidanzamento di Grace Kelly con il principe Ranieri di Monaco. Nel percorso espositivo s’incontrano, inoltre, i famosi ritratti del Che Guevara, di Marlene Dietrich, della serie dedicata a Marilyn Monroe, così come i temi più amati dal pubblico per la loro forza romantica come il California Kiss, o quelli più intimi e privati, come quello della sua primogenita neonata sul letto, osservata dalla mamma. A Pavia, non manca l’Erwitt più ironico, come testimoniano le immagini del matrimonio di Bratsk, o quelle dei suoi cani. Chiude idealmente la rassegna una collezione di autoritratti che racconta come Erwitt ami prendere gioco anche di se stesso e una sezione documentale con i giornali e le pubblicazioni originali su cui comparvero per la prima volta le immagini Accompagna la mostra un catalogo Sudest57, in cui ogni fotografia è accompagnata da un dialogo tra Elliott Erwitt e Biba Giacchetti, che ne farà scoprire i segreti, le avventure e il senso di ognuna di esse. Per tutta la durata della rassegna è in programma una serie di attività didattiche, incontri e visite guidate gratuite per bambini e adulti. Una mostra “family friendly”, con un angolo per l’allattamento per le mamme, una sala didattica con accesso libero per le famiglie, un percorso creato ad hoc per i bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno delle Scuderie, un’opera ad “altezza bambino” attende i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro dedicata. Elliott Erwitt è nato in Francia da una famiglia di emigrati russi, nel 1928. Passa i suoi primi anni in Italia.A 10 anni si trasferisce con la famiglia in Francia e da qui negli Stati Uniti nel 1939, stabilendosi dapprima a New York, poi, dopo due anni, a Los Angeles.
surreale romantico erwitt
Nei primi anni ‘50, Erwitt dopo essere transitato per Pittsburg, la Germania e la Francia, si stabilisce a New York, città che elegge sua base operativa fondamentale. Flessibilità e spirito d’adattamento necessari tanto alla sua professione che ai suoi interessi, lo hanno visto muoversi molto spesso intorno al pianeta prima di far ritorno alla base. Durante i suoi studi alla Hollywood High School, Erwitt lavora in un laboratorio di fotografia sviluppando stampe “firmate” per i fan delle star di Hollywood. Nel 1949 torna in Europa viaggiando e immortalando a lungo realtà e volti in Italia e Francia. Questi anni segnano l’inizio della sua carriera di fotografo professionista. Chiamato dall’esercito americano nel 1951 continua a lavorare per varie pubblicazioni e, contemporaneamente, anche per l’esercito americano stesso, mentre staziona in New Jersey, Germania e Francia. La grande opportunità gli viene offerta dall’incontro, durante le sue incursioni newyorchesi a caccia di lavoro, con personalità come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker che amano le sue fotografie al punto da diventare suoi mentori. Nel 1953 congedato dall’esercito, Elliott
surreale romantico erwitt Erwitt viene invitato da Robert Capa, socio fondatore, ad unirsi a Magnum Photos in qualità di membro fino a diventarne presidente nel 1968. Ancora oggi ne è membro attivo e resta una delle figure leader nel competitivo mondo della fotografia. I libri di Erwitt, i saggi giornalistici, le illustrazioni e le sue campagne pubblicitarie sono apparse su pubblicazioni di tutto il mondo per oltre quarant’’anni. Pur continuando il suo lavoro di fotografo Elliot Erwitt negli anni ‘70 comincia a girare dei film. Tra i suoi documentari si ricordano Beauty Knows No Pain (1971) Red White and Blue Glass (1973) premiato dall’American Film Institute e The Glass Makers of Herat.(1997) Negli anni ‘80 Elliott Erwitt produce 17 commedie satiriche per la televisione per la Home Box Office. Dagli anni ‘90 fino ad oggi continua a svolgere una intensa e varia vita professionale che tocca gli aspetti più disparati della fotografia.
Fino al 24 Gennaio 2019 PAVIA Scuderie del Castello Visconteo www.scuderiepavia.com
DJI DRONE PHOTOGRAPHY AWARD
Lanciato a fine 2017, il DJI Drone Photography Award ha richiesto idee progettuali che avrebbero fatto un uso creativo di un drone per esplorare nuove possibilitĂ fotografiche. Nel catturare soggetti impossibili da raggiungere a piedi, il lavoro a colpi di fucile aprirebbe gli occhi dello spettatore a nuove possibilitĂ , incoraggiandoli a considerare il mondo da prospettive alternative.
Markel Redondo è un fotografo di documentari, viaggi e ritratti che divide il suo tempo tra le sue due basi a Bilbao e Biarritz. Il suo lavoro si concentra su questioni sociali e ambientali ed è apparso in pubblicazioni tra cui il New York Times, Le Monde e Der Spiegel. Il giorno prima di iniziare un corso di laurea all’Università di Bolton, Markel ha deciso che la Computer Sciences non avrebbe fatto parte del suo futuro e si è ritirato dal corso per intraprendere la carriera in fotografia. Si è trasferito in Cina dove, mentre studiava per un master in fotogiornalismo, ha lavorato per un certo numero di agenzie, giornali e riviste. Nel 2007, è tornato in Europa. Collabora regolarmente con organizzazioni sociali e enti di beneficenza, in particolare l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e Greenpeace
THEPRINTSPACE GALLERY, 74 KINGSLAND ROAD, LONDON
In tutta la Spagna, circa 3,4 milioni di case sono vuote e deserte. Costruite in una corsa vertiginosa da parte degli sviluppatori per sfruttare prestiti a buon mercato e regolamenti governativi favorevoli; queste rovine moderne ora ingombrano il paesaggio. Redondo ha fotografato per la prima volta questi “sviluppi” abbandonati nel 2010. Otto anni dopo, ed ora equipaggiato con un drone DJI Phantom 4 Pro, ha ripercorso le sue orme; tornare agli stessi siti e anche visitarne di nuovi. All’inizio del 2018, Redondo ha trascorso 15 giorni guidando attraverso la Spagna meridionale, dove ha fotografato 12 diversi sviluppi. La Spagna è stata uno dei paesi più duramente colpiti dalla crisi economica europea. A causa di una combinazione tossica di miliardi di euro di crediti inesigibili detenuti dalle banche spagnole e di una bolla immobiliare che è esplosa in modo spettacolare nel 2007, l’economia della Spagna ora affronta molteplici sfide. “Viviamo in una società con enormi problemi abitativi, dove molti non possono permettersi un posto dove vivere, eppure la Spagna ha più di tre milioni di case vuote” - Markel Redondo
DJI DRONE PHOTOGRAPHY AWARD
“La serie Salt documenta la produzione di sale in Europa: catturati con la fotocamera DJI Phantom 4 Pro puntata direttamente verso il basso, le fotografie di Hegen combinano colori vividi e forme geometriche per creare una serie di alambicchi astratti che cadono da qualche parte tra l’arte e la fotografia”. “Il contrasto e le forme geometriche delle saline mi ricordano i dipinti astratti. Il nostro bisogno di organizzare tutto in modo geometrico per regolare e avere il controllo ci rende tutti, in un certo senso, designer del nostro ambiente “- Tom Hegen
Usando un drone, Hegen è stato in grado di volare sopra alcuni dei più grandi siti di produzione di sale in Europa e rivelare l’intricato processo che molti danno per scontato. Gli stagni creati artificialmente, mostrati in The Salt Series, sono uno degli elementi chiave della produzione di sale marino.“La produzione di sale marino è una delle più antiche forme di intervento umano negli spazi naturali, ma raramente chiediamo da dove proviene e come viene prodotto” - Tom Hegen Hegen è interessato a esplorare il rapporto tra uomo e natura e usa la fotografia aerea come mezzo per documentare paesaggi che sono stati pesantemente trasformati dall’intervento umano. La serie Salt esplora paesaggi artificiali in tutta Europa dove la natura è incanalata, regolata e controllata.
Tom Hegen è un fotografo e designer dalla Germania. Interessato a esplorare il rapporto tra uomo e natura, Hegen utilizza la fotografia aerea come mezzo per documentare paesaggi che sono stati pesantemente trasformati dall’intervento umano. Come parte dei suoi studi post-laurea, Hegen ha completato una tesi esaminando “Le crescenti possibilità della fotografia aerea da parte dei multicopters.”
Attraverso l’astrazione e l’estetizzazione, il fotografo cerca di sfidare i preconcetti visivi dello spettatore, coinvolgendoli in argomenti importanti. A fine 2017 Markel Redondo e Tom Hegen sono stati proclamati vincitori del DJI Drone Photography Award. I due fotografi hanno ricevuto numerosi premi, tra cui un drone DJI Phantom 4 Pro e un finanziamento di £ 1.500.
DJI DRONE PHOTOGRAPHY AWARD
L’acqua di Talete
José Molina L’acqua come archetipo, forza primigenia da cui si genera la vita e a cui tutto farà ritorno. L’acqua che regge il mondo e l’acqua che nutre, in analogia con l’universo femminile. Questi i temi affrontati dall’artista madrileno José Molina nella mostra L’acqua di Talete. Opere di José Molina, che presenta iconici lavori fra dipinti, disegni e sculture, oltre a opere inedite, dal 29 novembre 2018 al 17 febbraio 2019 per la prima volta negli spazi espositivi del Museo Carlo Bilotti di Roma, all’interno della suggestiva cornice dell’Aranciera di Villa Borghese. L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ideata e curata da Roberto Gramiccia, patrocinata dall’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dall’Instituto Cervantes di Roma, e organizzata con il contributo della galleria Deodato Arte. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura. La mostra, come rivela il curatore Roberto Gramiccia, prende spunto dall’importanza che i giochi d’acqua hanno avuto nella storia del Museo Bilotti, suggerendo una riflessione sulle origini classiche del pensiero occidentale. L’edificio che ospita l’attuale sede espositiva, infatti, prima ancora di essere adibito ad Aranciera, verso la fine del Settecento fu ampliato e decorato per volontà di Marcantonio IV Borghese, unitamente alla sistemazione del contiguo “Giardino del Lago”, per ospitare eventi e feste mondane.
UNA MOSTRA, CURATA DA ROBERTO GRAMICCIA, SULLE ORIGINI DEL PENSIERO OCCIDENTALE Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese Roma 29 novembre 2018 – 17 febbraio 2019
Tale intervento fu considerato stupefacente a tal punto che l’edificio stesso prese il nome di “Casino dei giuochi d’acqua”, come ci tramandano le cronache dell’epoca, proprio per la presenza di fontane e ninfei in stile barocco di particolare pregio per l’intrattenimento e il piacere degli ospiti e dei familiari. Da qui l’idea di allestire una personale di José Molina tutta dedicata al tema naturale dell’acqua, indagato dall’artista quale elemento primordiale che dà origine alla vita e fondamento archetipico sul quale poggia tutto il sistema del reale. Il concetto è uno sviluppo del pensiero filosofico di Talete di Mileto che, come riporta Aristotele nella sua Metafisica, costituisce la base della filosofia occidentale. Molina si confronta con questo pensiero realizzando sculture e opere pittoriche su tela e su carta in cui predomina l’acqua stessa, che è anche evocata nelle fattezze metamorfiche e visionarie dei personaggi rappresentati, creando così, come evidenzia il curatore, un mondo fantastico che inesauribilmente rinasce da se stesso.
Per la mostra al Museo Bilotti sono state quindi selezionate le creazioni più rappresentative legate al tema dell’acqua secondo una visione cosmogonica, unitamente a una serie di lavori che rimandano all’interesse dell’artista nei confronti del legame tra l’uomo e la natura. Emblematico del percorso espositivo il lavoro Naufraghi nel proprio mare (2005), appartenente alla collezione “Predatores”. L’immagine, densa di richiami autobiografici, in cui predomina uno specchio d’acqua vasto e agitato, rappresenta metaforicamente un percorso interiore comune alla maggior parte delle persone e affrontato da Molina stesso: quello dell’uomo che sogna di volare o di nuotare in un mare aperto, ma che tuttavia spesso si autolimita creandosi una prigione interiore che non gli permette di spiccare il volo, di prendere il largo. La tematica rimanda poi all’indagine dell’artista sulla natura umana, che caratterizza tutta la sua produzione e si ravvisa chiaramente nelle opere esposte provenienti dalle collezioni Los Olvidados, Portraits, Beloved Earth; tra queste spiccano le figure femminili, generatrici di vita e depositarie della forza ancestrale della natura, come in Dolce acqua (2015), La prima mattina (2015) e Fiore di mare (2016), oppure i soggetti onirici e metafisici di Predatores, da cui I Pesci che nuotano (2015), metafora dell’affrontare la vita “controcorrente”, oltre all’autoritratto Sangue! (2002) da Morir para vivir. Completano il percorso espositivo tre sculture appartenenti alla serie I feel (2017) e iconicamente intitolate Io dubito, Io ricordo e Io immagino, che invitano il visitatore ad addentrarsi sempre più nelle profondità dei labirinti della psiche umana con i suoi interrogativi ancestrali.
Appositamente per la mostra romana sono poi state realizzate due opere inedite, Marte nascente e Venere nascente (2018), in cui forte è il richiamo all’acqua come elemento in cui si crea la vita e risorsa preziosa nonché indispensabile per ogni essere vivente. Le due figure rappresentate a matita grassa propongono rispettivamente un uomo e una donna immersi nel mare, a testimoniare che dove c’è acqua c’è vita; tuttavia, al posto delle gambe la figura maschile ha denti di tricheco, mentre quella femminile il becco di un tucano a evocare la difficoltà dell’uomo a vivere in armonia con la natura e la necessità di ristabilire un equilibrio. Per diverse opere in mostra José Molina ha realizzato anche le cornici, che concorrono ad accrescere i piani di lettura dei lavori esposti; le realizzazioni, polimateriche, sono create in legno o con materiali di recupero appositamente rielaborati dall’artista.
Biografia José Molina nasce a Madrid nel 1965; già dall’età di undici anni frequenta diverse scuole d’arte e in seguito, parallelamente agli studi presso l’Università delle Belle Arti di Madrid, lavora nella pubblicità fino a trentacinque anni, quando decide di dedicarsi totalmente alla pittura. Le sue prime esposizioni si tengono a Milano: nel 2004 alla Galleria Rubin, tra il 2005 e il 2010 al Museo della Scienza e della Tecnologia e all’Acquario Civico, successivamente presso la Galleria Ca’ di Fra’ e la Mc2 Gallery, alla Fondazione Stelline e alla Fondazione Mudima, e nel 2013 presso il Museo Poldi Pezzoli, lo Spazio Oberdan e la Triennale. Nel 2014 a Roma alla Real Academia de España ha luogo la sua prima antologica. Tra il 2016 e il 2017 è presente con mostre personali presso il Museo del Mare di Genova, Palazzo Graziani a San Marino e alla galleria Deodato Arte di Milano. Il 2017 lo vede protagonista alla Reggia di Caserta con la personale “Paesaggio dopo la battaglia” e nel 2018 espone presso la Able Fine Art Gallery di New York. José Molina è oggi presente nel mercato internazionale sia europeo che asiatico. Attualmente vive e lavora sul lago di Como. www.josemolina.com
L’acqua di Talete José Molina
Standout
Woman
Award 2018
L’8 novembre 2018 presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari a Montecitorio in Via di Campo Marzio 73, Roma, 21 Donne eccellenti sono state premiate per essersi contraddistinte nei settori dell’imprenditoria, dell’arte, dello spettacolo, dello sport, in campo medico-scientifico per le loro competenze, qualità umane, coraggio, sensibilità e determinazione. L’iniziativa è organizzata dalla Consigliera di Parità Provinciale di Brescia Anna Maria Gandolfi in collaborazione con PromAzioni360. Le donne premiate sono state selezionate tra ben oltre 270 candidature pervenute dal Comitato di valutazione composto da Associazioni Nazionali ed Internazionali tra cui EWMD, ANDE, MOICA, INRETEDONNE, la Consigliera Nazionale di Parità e Standout Woman Award. È stato assegnato anche un riconoscimento alla Memoria a Emanuela Loi, l’agente di Polizia deceduta nella strage del Giudice Borsellino e un premio Standout Man a tre medici ginecologi/oncologi degli Spedali Civili di Brescia: il Prof. Enrico Sartori, il Dr Franco Odicino, ed il Dr. Federico Ferrari per il loro costante impegno nel sostenere le donne sia durante la gravidanza sia durante le patologie oncologiche che le colpiscono. Sono state premiate inoltre due aziende che hanno sostenuto progetti di welfare significativi e progetti nel sociale: Esselunga Spa di Milano e la multinazionale HoganLovells. Erano presenti il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con Delega alle Pari Opportunità, On. Vincenzo Spadafora, la Consigliera di Parità Nazionale Francesca Cipriani, la consigliera della Regione Lombardia Simona Tironi nonchè autorità civili militari e religiose. Per il 2018 il Premio ha ricevuto il patrocinio del Dipartimento Pari Opportunità, la Consigliera Nazionale di Parità (Ministero del lavoro) di ANCI Nazionale, UNIONCAMERE Roma e della Commissione Europea
Il Premio Internazionale Standout Woman Award è stato presentato a Milano in Expo presso il Padiglione del Parlamento Europeo il 26 ottobre 2015 da BEAU TOSKICH, famoso per le sue teorie sulla comunicazione competitiva, Verbal driver e grande sostenitore del Mondo femminile in generale. Nel contesto odierno le Donne hanno raggiunto importanti traguardi attraverso un costante impegno da parte di tutte loro. Sono tuttavia consapevoli che c’è ancora molta strada da fare e che altri obiettivi potranno essere consolidati e raggiunti. Diventa pertanto fondamentale riconoscere le Donne che si sono impegnate e che si impegneranno in settori diversi, arte spettacolo, professioni, imprenditoria, sport, mondo della scuola, in campo sociale, per coraggio e forza di volontà, per le loro capacità, competenze, professionalità, e il loro impegno costante. Molte sono le Donne che meritano d’essere conosciute e riconosciute a livello locale, nazionale e internazionale per diventare punti di riferimento per le nuove generazioni e, perché no, attraverso questo Premio vedere riconosciuti i loro sforzi verso una società migliore fondata su valori reali. Un riconoscimento per donne normali che con la loro volontà, determinazione, positività, sensibilità e competenze hanno superato le difficoltà della vita, si sono realizzate e che con le loro testimonianze possono infondere fiducia alle nuove generazioni.
Aula dei Gruppi Parlamentari di Montecitorio Roma, 8 novembre 2018
scent bottles
collezione magnani VENEZIA MUSEO DI PALAZZO MOCENIGO FINO AL 17 MARZO 2019 Il Museo di Palazzo Mocenigo, in linea con altre esposizioni sul tema realizzate alatere della nuova sezione dedicata alla storia del profumo e delle essenze - che dal 2013 impreziosisce il nuovo layout espositivo della sede - presenta una cospicua selezione di flaconi appartenenti alla Collezione Magnani. È oramai noto che il profumo e i suoi contenitori sono stati per secoli riservati a poche persone privilegiate che, anche attraverso questi minuscoli oggetti, intendevano ostentare la loro ricchezza e il loro amore per il bello o per il “meraviglioso”. Questi straordinari manufatti rappresentano la passione di Monica Magnani, collezionista ‘onnivora’ di portaprofumi antichi - noti anche come scent bottles – che è iniziata con l’acquisto di un piccolo oggetto d’argento proveniente da una nobile famiglia veneziana. Quello che poi è stato scoperto essere una perfume box tedesca del XVII secolo ha fissato i parametri che caratterizzano gli oltre 850 flaconi della sua collezione: l’antichità, l’insolito e le misure, tutte inferiori ai 10 centimetri. Fiorita nel tempo con meticolosa e appassionata ricerca, scoperta, scelta e studio, la raccolta spazia dai ‘balsamari’ dei primi secoli dopo Cristo ai pezzi dei primi ‘900, passando per qualche rarissimo esemplare del XVII e XVIII secolo, fino alla grande varietà che ha caratterizzato la produzione di tutto l’800, tra cui le chatelaines indossate ai balli o utilizzate per i minuscoli pegni d’amore francesi, o per i vetri di Murano e Boemia o, ancora, per i tanti souvenirs del Grand Tour. La mostra, a cura di Chiara Squarcina e Monica Magnani, presenta tra l’Androne, la White Room e il piano nobile di Palazzo Mocenigo, una selezione di 225 flaconi divisi in 10 aree tematiche - Cronologia, Toys, Souvenir, Tecniche, Natura, Pegni d’amore, Contenitori, Chatelaine, Piccolissimi e Capolavori - esposti attraverso un’originale chiave di lettura che ne fa emergere il loro significato intrinseco: non solo dei portaprofumo ma quasi una ‘concretizzazione’ di uno stato d’animo o di un sentimento.
Ulisse Sartini. La virtù della bellezza
Omaggio a Leonardo Basilica di Santa Maria delle Grazie Sacrestia del Bramante via Caradosso 1, Milano A cura di Giovanni Gazzaneo 16 dicembre 2018 - 13 gennaio 2019 Inaugurazione sabato 15 dicembre, ore 17.30 Sala San Domenico, ingresso da via G. A. Sassi 3
ULISSE SARTINI RENDE OMAGGIO A LEONARDO DA VINCI, IN OCCASIONE DEI CINQUECENTO ANNI DALLA MORTE, CON OLTRE TRENTA DIPINTI E ALTRETTANTI DISEGNI
L’esposizione offre un ciclo di dipinti, realizzati nel 2018, ispirati ai capolavori leonardeschi: Monna Lisa, la Madonna dei fusi, l’Annunciata, la Belle Ferronière… Scrive Giovanni Gazzaneo, curatore della mostra: “Le opere rinascono non come copie impossibili dell’originale, ma come ritratti dal vero e opere sacre, che nelle atmosfere, nei tagli di luce, nei gesti delle mani, nei particolari dei panneggi del maestro del Rinascimento trovano una sorgente viva e inesauribile per un nuovo percorso creativo”. L’evento si colloca a poca distanza dal Cenacolo e prosegue il dialogo iniziato nel 2016 con la mostra della grande tela di Sartini, dedicata al Mistero eucaristico, ora collocata nel Duomo di Piacenza, e ispirata proprio all’Ultima Cena di Leonardo. I dipinti del grande maestro del Rinascimento sono gemme rare. Nella sua multiforme attività creativa, nel corso di oltre cinquant’anni, le opere di sicura attribuzione giunte fino a noi sono una ventina. “Alcuni dipinti ricordati dalle fonti - dice il professor Antonio Paolucci - sono andati perduti (la pala della Cappella di San Bernardo in Palazzo Vecchio, la Medusa delle collezioni medicee), altri sono rimasti incompiuti (l’Adorazione dei Magi degli Uffizi, il San Girolamo della Pinacoteca Vaticana), altri ancora (la pittura murale con la Battaglia di Anghiari) si sono rovinati in corso d’opera per difetti tecnici di esecuzione. In realtà, per Leonardo da Vinci la pittura più che un fine era un mezzo. Era uno strumento di conoscenza, di ricerca scientifica, di sperimentazione professionale di avanguardia. Era quindi una attività eminentemente intellettuale, tesa a comprendere, attraverso l’imitazione e l’interpretazione della natura, la gran macchina del mondo». Ma grazie alla pittura Leonardo ci ha donato alcune opere che sono tra le grandi icone della storia dell’arte, entrate a far parte dell’immaginario universale dell’umanità: dal volto della Gioconda al dramma dell’Ultima Cena. Ulisse Sartini, nel rendere omaggio al genio di Vinci, non teme di confrontarsi con la bellezza che Leonardo ha saputo generare, perché tutta la sua vita è stata un confronto con la grande arte del passato e in questo dialogo ha saputo offrirci codici iconografici e linguaggi per i nostri giorni. «Penso che la mia
modernità – afferma Sartini – sia proprio quella di aver osato tornare alla grande lezione del Rinascimento e dell’arte veneta, di quei maestri che ho sempre sentito vicini, come Moroni, Tiziano, Tintoretto. Rendere omaggio a Leonardo rientra in quello che è il mio orizzonte creativo». Questo è il cuore stesso del pensiero dell’artista e del suo essere pittore: respicio praeterita, aspicio presentia, prospicio futura, «osservo il passato, guardo il presente, scorgo il futuro». Nella citazione di Adamus Scotus – nel nesso inscindibile dello scorrere del tempo (che poi è la sostanza stessa della vita degli uomini) – si svela la coscienza dell’impossibilità di un’arte senza storia, dell’assurdità di una creazione che per essere tale esige di far terra bruciata di tutto ciò che era prima. E così ecco rinascere Monna Lisa in un volto di bambina, lo studio di feto in un Embriocosmo, il Musico come autoritratto dell’artista. Nei suoi ritratti Sartini continua a esprimere l’anima di chi ritrae. Scrive Antonio Paolucci nell’introduzione del catalogo: Utilizzare i materiali figurativi della tradizione, come fa Ulisse Sartini, dispiegando una memoria prodigiosa e una “stupefacente capacità tecnica” (Sgarbi) è possibile. Altri lo hanno fatto, al termine di altri percorsi culturali e utilizzando altri mezzi espressivi. Penso a Piero Guccione o a Bill Viola. È possibile prendere a piene mani dalla lingua antica rielaborandola, trasfigurandola, rendendola comprensibile ed efficace per le donne e per gli uomini del nostro tempo. A patto di non cadere nel citazionismo che è sterile e sgradevole sempre […]. Bisognerebbe saper usare la tradizione figurativa con la stessa naturalezza con cui usiamo la lingua letteraria, uno strumento di comunicazione che sappiamo bene essere stato costruito da Dante e da Petrarca, dal Bembo e dal Manzoni e che tuttavia ci serve per esprimere idee e valori, sentimenti e passioni del nostro tempo. Su questa strada si muove Ulisse Sartini. Entra nella grande tradizione figurativa (in Caravaggio, in Annibale Carracci), la disarticola, la analizza, sembra entrare in competizione con lei (il suo straordinario talento tecnico glielo consente) e poi ce la offre, reinventata, trasfigurata, caratterizzata dal suo specifico genio espressivo».
Microeditoria
fenomeno in crescita Fotografie Marco Foglia
IN 12MILA A CHIARI PER IL FINE SETTIMANA DEDICATO ALL’EDITORIA INDIPENDENTE Da vetrina per i piccoli editori e contenitore di storie e libri a forza propulsiva e osservatorio privilegiato per innovare il settore. La Microeditoria, alla sua XVI edizione, incassa un altro successo e continua il suo percorso in costante evoluzione. La manifestazione, dedicata alle piccole e piccolissime case editrici organizzata a Chiari dal 2 al 4 novembre, ha raggiunto e sorpassato le 12mila presenze. Una scommessa vinta con ben 85 espositori provenienti da tutta Italia e più di 80 eventi organizzati tra Villa Mazzotti (che rimane il cuore pulsante della kermesse) e la città di Chiari. “Un pubblico in continua crescita e sempre più affezionato a questa manifestazione - ha spiegato Daniela Mena, direttore artistico della Rassegna - ma non solo: è aumentata anche la qualità dei contenuti, con la riconferma dei laboratori dedicati ai mestieri del libro e l’inedita proposta di incontri sulla cultura digitale in linea con il tema scelto per questa edizione (Inventare il futuro). Inoltre siamo entrati nel dibattito sull’editoria a livello nazionale e questo non può che farci piacere: proprio a Chiari, il sottosegretario all’editoria, Vito Crimi, ha annunciato infatti l’organizzazione di un tavolo del settore in cui troverà spazio l’editoria indipendente; e il presidente ADEI, Marco Zapparoli porterà alla Microeditoria, il prossimo anno, il convegno dell’associazione”. Promossa dall’associazione culturale L’Impronta, in collaborazione con il Comune di Chiari e Fondazione Cogeme Onlus, patrocinata da MIBACT, Consiglio della Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Consigliera di Parità della Provincia di Brescia e CLAPS, sotto l’auspicio del Centro per la
promozione della lettura, la sedicesima edizione è stata un percorso a tappe per immaginare e poi inventare un futuro possibile per i piccoli editori indipendenti. Sempre considerati una fetta marginale del mercato italiano quando invece i numeri mostrano una situazione diversa: oltre 3 milioni di fatturato nell’ultimo anno e occupano il 38% del mercato. Diversi i suggerimenti emersi nel corso della tre giorni di rassegna: “la duttilità nell’affrontare i cambiamenti” è per Luca Sofri, direttore de Il Post, la direzione da seguire, “recuperare il passato e l’educazione” invece le chiavi per David Puente, il più famoso debunker italiano, “investendo sui bambini” per Dario Arkel, pedagogista e poeta italiano ospite dell’Associazione Montessori Brescia, puntando anche sulla creatività come dimostrano gli appuntamenti da tutto esaurito a Villa Mazzotti dedicati alla matematica in rima e alla filosofia per i più piccoli.
marc marquez:
vi do paga su ogni circuito Fotografie Claudia Cavalleri
A molti non è per niente simpatico specie ai tanti italiani che quest’anno, dopo aver sperato che Valentino Rossi potesse risorgere alla testa del campionato del mondo della Moto GP, avevamo riposto tuttel le loro speranze nell’accoppiata Ducati-Dovizioso e rimanendo doppiamente delusi. Irruento in gara, arrogante nei comportamenti Marc Marquez, dopo aver messo in bacheca il quinto titolo iridato nel motomondiale, si è concesso una pausa ed è anche diventato simpatico, sfidando i suoi accerrimi rivali a disegnare il loro circuito ideale, quello sul quale lo avrebbero battuto. Qualcuno ha preso la sfida seriamente, qualcun’altro un po’ meno ma alla fine il buonumore ha prevalso. I giochi per questa stagione sono ormai fatti e il pilota spagnolo della Honda che quest’anno ha decisamente dominato su tutti. ptromette battaglia anche per il prossimo anno, deciso com’è ad acciuffare il Dottore nella classifica dei piloti più vincenti di tutti i tempi nella speranza (nostra) che un italiano possa mettergli metaforicamante ll bastone tra le ruote
HO VISTO UNA LEPRE FUGGIRE...
diana Lanciotti
Ho visto una lepre. Embé, direte, voi, sai che notizia! Ma per me era la prima volta che vedevo una lepre dal vivo. Ne avevo viste in tv o fotografate sui libri, ma dal vivo mai. Ho visto le sue orecchie ritte e mobili, il suo musetto guizzante, la sua coda bianca a pon pon, che vibrava come un piumino di cipria al vento, le sue zampe che correvano veloci. E dietro la lepre ho visto dodici cani, dodici belve scatenate che davano la caccia a una lepre. E dietro ai dodici cani ho visto un uomo, con un fucile imbracciato e l’aria trionfante di chi sta per catturare chissà quale preda. Una lepre. Una lepre per dodici cani. E un idiota di umano. Potrebbe essere il titolo di un film, ma è la rappresentazione di una realtà che ho visto con i miei occhi e mi rimarrà impressa per sempre nella mente. E per non essere retorica e banale non dico anche nel cuore, ma dico nello stomaco, perché la stretta, l’aggrovigliarsi di stomaco che ho provato dinanzi a quella scena è stato qualcosa di raramente provato. Perché prima di vedere la coda graziosa, di quella lepre, ho visto il suo sguardo. Uno sguardo terrorizzato, allucinato dalla paura, uno sguardo che chiedeva perché e diceva “Voglio vivere!” Io ero nel giardino di casa, della casa in cui abito da agosto. Confina con un bosco, e per anni il bosco e il terreno dove ora c’è la mia casa sono stati regno incontrastato dei cacciatori. Ne sono la prova le centinaia di cartucce lasciate sul terreno ad arrugginire e inquinare, in barba alla legge che prescrive ai signori sparatori di raccoglierle. Ma tanto loro della legge se ne fregano, visto che un giorno hanno sparato a 25 metri dal mio naso, procurandomi una paura da infarto, e la legge, ancora una volta, lo vieterebbe. Ma questa è un’altra storia. Torniamo alla lepre. È dicembre e io me ne sto con Paco e Boris a raccogliere sassi in giardino, quando all’improvviso sento un tramestio di là dalla rete di confine. Sono abituata: tra fagiani, ricci, uccelli di vario genere il bosco è pieno di vita, un po’ come quello incantato delle fiabe che tanto amavo da piccola. A primavera probabilmente tornerà ad abitarci Gastone, il cuculo nato in un nido incastrato nel muro, nel foro di scarico della caldaia quando la casa era in costruzione. Almeno lui tornerà e ripartirà nel periodo in cui la caccia è chiusa. A meno che, come vorrebbero fare, non amplino il periodo di apertura della caccia. Ma anche questa è un’altra storia. Torniamo alla lepre. Ero lì, e sento un tramestio diverso dal solito, più persistente, in avvicinamento (di solito i tramestii si allontanano quando chi li provoca mi vede o avverte la mia presenza: mica l’ho scritto in fronte che amo gli animali e, con i brutti ceffi armati di fucile che girano per di qua, nessun animale del bosco si fida di noi umani). Alzo gli occhi e la vedo. Un siluro di pelo che schizza… veloce, appunto, come una lepre. Paura e agilità si mescolano in quella palla di nervi in fuga dalla morte che la insegue. Provo una grande emozione nel vederla, e vorrei poterla prendere tra le braccia, accarezzarla, invitarla a pranzo. Ma dietro a lei arriva un’orda famelica: quarantotto zampe lanciate al galoppo, dodici code che sferzano l’aria, dodici musi frementi che divorano il terreno. Ho odiato quei cani. Bellissimi e fieri cani da caccia, eleganti nel loro pelo lucido e raso. Io che amo i cani, quella volta ho fatto una clamorosa eccezione. Ma poi è arrivato lui, il babbeo, l’idiota, tappato nella sua tuta mimetica da cacciatore dei miei stivali. Anche lui cercava di assumere la stessa aria fiera dei suoi cani, ma quando si ha la faccia e la testa di un cretino si fa fatica. E ho capito che non dovevo odiare i suoi cani. Poveretti, loro non facevano altro che fare ciò che ogni cane fa per compiacere il proprio padrone: lui voleva che andassero a prendere una lepre e loro ci andavano. È quello il bello ma anche il limite dei cani: che non metterebbero mai in discussione le intenzioni, buone o cattive che siano, dei loro umani. E così ho smesso immediatamente di odiare quei poveri cani. Ho urlato. Ho urlato alla lepre di scappare, di mettersi in salvo. E ho urlato a lui, al cretino, al mentecatto mentale, di andarsene via, lui e i suoi poveri cani. Dodici intelligenze, dodici fedeltà sprecate. Non mi piace urlare. Amo gli animali ma non sono un’animalista fanatica, che urla e sbraita. Preferisco il dialogo, la riflessione. Provo una gran gioia a convincere attraverso il ragionamento. Ma quella volta ho urlato. Ancora adesso ricordo a malapena quello che gli ho detto. Ma credo che nemmeno lui, nonostante il suo fucile che lo rendeva così fiero e sicuro di sé, si sia sentito tanto felice di essere impallinato dalle mie parole. C’è da notare che il portatore scemo di fucile era in tutto e per tutto fuori regola: cacciava violando la distanza di sicurezza dalle case e con dodici cani, quando la legge ne consente tre. Che sportivone. Chissà, uno così, come deve sentirsi macho. Dopo un’ora, stando in casa, sento un urlo straziante provenire da un campo vicino. Corro sul terrazzo a vedere che cosa succede, chi è che strilla. Poi vedo tre cani che si avventano su qualcosa, o qualcuno, nascosto nell’erba alta. E poi arriva l’idiota, fucile in spalla, e con gesto regale allontana i musi dei cani e si china a raccogliere qualcosa. O qualcuno. Mentre si rialza, mi vede. Allora, lo rivedo nella moviola della mia mente, solleva la mano sinistra da cui pende un fagottino inerme e me lo mostra con aria di sfida, facendolo dondolare un paio di volte. Assassino, gli ho urlato. Vattene via, delinquente assassino. Queste parole ricordo molto bene di avergliele dette. E ricordo ancora bene l’ondata di dolore e rabbia che mi ha travolta. Ero troppo lontana per capire se era la lepre. Ma al momento ho pensato, o mi sono illusa, che fosse un fagiano e mi sono sentita in un certo senso risollevata. Ma poi mi sono vergognata. Perché la lepre no e il fagiano sì? Forse che il fagiano non tiene famiglia? Forse che il fagiano ha meno diritto di vivere? Forse non ha un cuore, un cervello, forse non prova dolore e paura? È stato, per me, come quando quel sabato di fine febbraio di tredici anni fa sono entrata per la prima volta in un canile. Allora avevo solo sentito parlare di randagismo, ma non l’avevo mai toccato con mano. Non sapevo niente dell’orrenda barbarie che ogni anno centinaia di migliaia di (dis)umani compiono nei riguardi dei nostri “migliori amici”. Ma quando l’ho vista, quando l’ho annusata, quando me la sono sentita raccontare, allora la mia coscienza si è rivoltata e da quel giorno mi è stato impossibile non fare niente per salvare, o almeno cercare di salvare, un po’ di quei cani e gatti meno fortunati del mio Paco. Allo stesso modo, fino a quel giorno dello scorso dicembre non avevo mai toccato con mano, o visto dal vivo, e sentito lo strazio della barbarie della caccia. Non dico che ora farò un’associazione, come ho fatto con il Fondo Amici di Paco. No, non ce n’è bisogno. Ce ne sono già che lavorano bene. Però, per quanto mi sarà possibile mi adopererò per svegliare gli animi, e fare in modo che, come l’abbandono, anche la caccia diventi un retaggio del passato. La stragrande maggioranza degli italiani la pensa come me, lo dicono anche recentissimi sondaggi, e allora perché quando anni fa c’è stato il referendum contro la caccia non l’hanno votato tutti compatti? Perché la maggioranza degli italiani deve sottostare alla volontà di 700.00 sparatori legalmente riconosciuti. Non lo sapevate? Sono così pochi i cacciatori in Italia, però loro e l’indotto delle armi sono un bel bacino di voti e finora nessun (e dico nessun) governo se l’è sentita di rinunciare a quei miseri voti macchiati di sangue. Mi rivolgo al nostro Presidente del Consiglio, e a tutte le persone che nel suo governo hanno fatto cose buone per gli animali: non lasciatevi strumentalizzare da quei pochi. Rinunciate a quei voti e avrete tanti più consensi da tanti altri italiani. Bloccate quell’iniqua legge “sparatutto” che uno sparuto gruppo vorrebbe far passare. Dite un bel no, giriamo pagina e andiamo avanti, tutti insieme, per la strada del rispetto verso ogni specie vivente e l’ambiente in cui viviamo.
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