ANNO 15 - N° CENTOCINQUANTATRE - OTTOBRE 2019 - € 3
COVER STORY LA MOBILITÀ CHE HA FATTO SCUOLA
BRESCIA MAGAZINE
SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO
da 15 anni
CMP BRESCIA
BRESCIA BIKE FESTIVAL CLAUDIA TERZI, ASSESSORE CON TRASPORTO THE 1 - NUOVA BMW SERIE 1 NASCE L’ARCHITETTO IN SCATOLA DONNA NELL’ARTE BRESCIA METTE LE ALI 1000 MIGLIA GREEN GENTLEMAN’S RIDE BRESCIA I COLORI DEL MADAGASCAR ph. Matteo Marioli
EDIT
Nel pieno dell’era digitale ci si affida alle infinite possibilità di fruizione delle informazioni generate in rete e la quantità di contenuti disponibili è aumentata in modo esponenziale, alimentando la tendenza a scorrere le notizie sempre più velocemente con un approccio “mordi e fuggi” che rende ancora più difficile catturare l’attenzione e per questo le campagne pubblicitarie che si affidano al digitale non hanno più l’impatto che avevano in passato. Ciò che qualcuno pensava fosse ormai tramontato, in realtà, risulta essere estremamente attuale e la carta stampata è uno strumento che sta tornando sempre più in uso, in quanto più efficace per ottenere un impatto più durevole e si rivela il mezzo che può creare l’interazione che viene più ricordata. Prendendo in considerazione le nuove generazioni, gli insegnanti raccontano che, se gli studenti leggono il materiale assegnato da un dispositivo digitale fanno più fatica a mantenere la concentrazione e tendono a fare più azioni in contemporanea, rispetto a quando leggono o studiano sulla carta. Questa tendenza si manifesta anche nel comportamento dei consumatori e, secondo uno studio condotto da TrueImpact, (www.trueimpact.com) azienda canadese che si occupa di neuromarketing, il richiamo del brand è risultato del 70% più forte in caso di informazioni fruite dalla carta stampata, rispetto a quelle dai dispositivi digitali. La caratteristica che distingue la carta stampata da qualsiasi altro mezzo di comunicazione è l’esperienza sensoriale e tattile che essa può veicolare, insieme alla sua connessione visuale. In sostanza, il cervello è maggiormente stimolato quando si fruisce una notizia che si ha tra le mani, rispetto a quando la si legge attraverso uno schermo. Uno studio condotto dalla Bangor University ha analizzato con risonanza magnetica le attività del cervello e gli effetti che la carta ha su di esso rispetto ai dispositivi digitali. I ricercatori sono arrivati alla conclusione che la lettura da supporti cartacei attiva aree del cervello coinvolte anche nei processi della memoria spaziale ed è quindi maggiormente connessa al ricordo. Inoltre, si è osservata anche una maggiore risposta delle aree del cervello coinvolte nell’elaborazione delle sensazioni interiori e dei processi emozionali. Sorprendentemente, questi risultati sono stati analoghi anche per i Millennial. Alcune ricerche evidenziano, infatti, che la Generazione Y è più nostalgica rispetto alle altre, confermando nuovamente che le esperienze digitali non soddisfano in pieno i bisogni emozionali. Qual è quindi il miglior modo per inserire il cartaceo nelle strategia di marketing? Come per molte altre cose, tutto sta nel trovare il giusto equilibrio e la carta stampata dovrebbe essere solo una delle numerose leve utilizzate in un piano di marketing e non ci si deve limitare a considerare le opzioni digitali, ma sfruttare invece anche tutti gli altri strumenti che possono aiutare a raggiungere gli obiettivi.
vito emilio filì
carta stampata: più viva che mai
AMANO E SOFFRONO COME NOI di Bruno Bozzetto
in questo numero
BRESCIA www.qui.bs.it
autorizz. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004
EDITA PERIODICI srl
la mobilità che ha fatto scuola
Via Bono 10 Bergamo Tel 035.270989 - Fax. 035.238634 www.editaperiodici.it Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it
tre giorni all’insegna delle due ruote
Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bs.it Responsabile grafica: Paolo Biava grafica@qui.bs.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it Hanno collaborato in redazione: Bruno Bozzetto, Lisa Cesco, Franco Gafforelli,
claudia terzi, assessore con trasporto
Maurizio Maggioni, Alice Bonanno, Giorgio Paglia, Valentina Colleoni Fotografie di: Pierpaolo Romano, Federico Buscarino, Sergio Nessi, Paolo Biava, Paolo Stroppa, Daniele Trapletti Matteo Marioli, Matteo Biatta Stampa: Euroteam Nuvolera Brescia
giorgio bertazzoli, il sindaco artista
nasce l’architetto in scatola
donna nell’arte
ingegnerizzazione al servizio dell’alta cucina
brescia mette le ali
green talk
1000 miglia green
audi q3 sportback
gentleman’s ride brescia
brescia-napoli bikers old style
l’arca delle meraviglie
palette e colori dal madagascar
the 1 - nuova bmw serie 1
n°153
LA MOBILITÀ
CHE HA FATTO SCUOLA MARCO MEDEGHINI, DIRETTORE GENERALE DEL GRUPPO BRESCIA MOBILITÀ Tommaso Revera - Fotografie Matteo Marioli
presente perfetto: nuova audi q3
BRESCIA MOBILITÀ È UNA SOCIETÀ CHE SI OCCUPA A TUTTO TONDO DEI SERVIZI PREPOSTI ALLA MOBILITÀ: QUESTO GARANTISCE UNA MARCIA IN PIÙ AL GRUPPO BRESCIA MOBILITÀ, UN MODELLO PER CERTI VERSI UNICO E VINCENTE SULL’INTERO TERRITORIO NAZIONALE Fa un certo effetto pensare che in alcune città italiane può essere attivo un servizio per sapere, ancor prima di recarsi alla pensilina del bus, quando è previsto il suo arrivo e in altre, dello stesso Paese, in cui nemmeno alla fermata si è conoscenza del fatto se passerà o meno. Eppure questo è. Per fortuna mia e vostra (se state leggendo questo articolo) risiediamo nella prima città descritta e non è un caso se dalle nostre parti concetti quali mobilità, sostenibilità e intermodalità siano chiari anche ai più piccoli… Brescia avrà pure tanti aspetti da migliorare ma in materia di trasporto pubblico, c’è da riconoscerlo, è estremamente avanti al pari quasi di città ben più strutturate, come per esempio Milano. Oggi ognuno di noi può pianificare il proprio itinerario e può raggiungere la meta cittadina desiderata senza necessariamente dover ricorrere alla propria autovettura: è possibile scegliere tra treni, bus, metropolitana e (probabilmente a breve) tram oppure optare per tragitti più green sfruttando il bike sharing grazie al quale prendere in prestito (per un certo intervallo di tempo a titolo gratuito) bici normali o elettriche o il car sharing. O ancora mixando le opzioni descritte. Se siamo arrivati ad un livello di questo tipo, il merito spetta all’Amministrazione Comunale, a Brescia Mobilità e ai cittadini, i quali hanno sempre dimostrato di essere i primi, in presenza di valide alternative, a voler dare l’esempio offrendo il proprio contributo nella battaglia globale contro l’inquinamento ambientale. A distanza di qualche anno dalla sua ultima apparizione, anche sull’onda della Settimana Europea della Mobilità celebrata dal 16 al 22 settembre scorsi, siamo tornati dall’Ing. Marco Medeghini, Direttore Generale del Gruppo Brescia Mobilità, desiderosi di conoscere tutte le misure messe in campo per contrastare il traffico veicolare. Brescia Mobilità ha raggiunto un elevato livello di responsabilità sociale gestendo, di fatto, tutti gli aspetti del muoversi in città. È tra le poche società di trasporti e mobilità in chiave nazionale in grado di fare utili (oltre 4 milioni di utile su circa 154 milioni di fatturato, al netto dei corposi investimenti) e di investire per mantenere all’avanguardia l’intero sistema di bus, metro, Bicimia, parcheggi, semafori, segnaletica, regolazione del traffico, ecc. Come si è arrivati a tutto questo? “A Brescia c’è un unico gruppo societario che gestisce tutti i servizi della mobilità e questo, al di là della migliore efficienza e degli utili che è in grado di fare, è una grande fortuna, una peculiarità quasi unica a livello nazionale. Un vantaggio non indifferente perché consente all’Amministrazione Comunale di poter compiere ed attuare scelte strategiche sulla base dei propri indirizzi, della propria vision sulla città del futuro. Parcheggi e metropolitana o bus, ad esempio, non vengono considerati come due realtà antitetiche ma, al contrario, del tutto complementari ed è assai più facile raggiungere gli obiettivi prefissati, in termini di sostenibilità, se vengono gestiti dalla
medesima società: rappresentano a tutti gli effetti degli strumenti che, avendo chiari gli obiettivi da conseguire, vanno utilizzati nella maniera più opportuna. Brescia ha due realtà abbastanza simili per natura, seppur con dimensioni del tutto diverse: la multiservizi dell’energia, del calore, dell’igiene urbana ed altro ancora (A2A) e la multiservizi della mobilità (Gruppo Brescia Mobilità) che hanno, credo, una vision ed un’efficacia per certi versi convergente. E credo quindi non sia un caso per il nostro Gruppo l’abitudine all’efficienza, ai conti in ordine, lo sguardo sempre rivolto al futuro e all’innovazione ed una sorta di predilezione per una gestione multiservizi. Ci dicono - e ne siamo orgogliosi - sia una eredità della ASM da cui proveniamo”. Gli ultimi interventi adottati per ridurre le emissioni inquinanti e dei gas serra spaziano su più fronti: dal completamento della metanizzazione dell’intera flotta degli autobus (oltre 200) all’ambizione di far crescere ancora di più il servizio Bicimia (85 le postazioni, più che triplicate nel giro di otto anni, con ben 27.000 abbonati), vero caso di eccellenza in Italia (e non solo), sino allo studio di fattibilità per due linee di tram a completamento della linea metropolitana leggera automatica di Brescia, anch’essa caso di studio internazionale. La battaglia per ridurre il traffico è ormai entrata nel vivo? “Quanto finora studiato e realizzato ha portato, e sta portando, a risultati veramente importanti. Nonostante la normale titubanza iniziale dovuta ai significativi costi di realizzazione e alle perplessità legate alla dimensione della città, in un periodo per altro in cui il problema dell’inquinamento non era così sentito come oggi, devo dire che la scelta di realizzare la metropolitana leggera è stata, ormai a detta di tutti, davvero lungimirante. Avere una vision, guardare al futuro ed avere gli strumenti per agire, consente ad una amministrazione avveduta di poter anticipare i problemi e di intervenire efficacemente quando questi si presentano, potendo contare sugli strumenti idonei a risolverli. Questo non si improvvisa: ci vogliono decenni di impegno e buona gestione. Essere passati dai 41 milioni di passeggeri trasportati del 2012 (prima dell’entrata in funzione della metropolitana) agli oltre 56 milioni di oggi è la risposta migliore e concreta ai bisogni della città in termini di sostenibilità. Certo è che sarebbe assai dannoso interrompere questo percorso di crescita anche perché ci sono ancora zone della città (ed è l’osservazione che ci pongono più di frequente) che non sono servite dalla metropolitana o efficacemente dagli altri sistemi. Per offrire un servizio di trasporto pubblico realmente efficace e veramente alternativo al mezzo privato, il nostro obiettivo è che il cittadino scelga di non prendere la macchina sin da quando parte da casa propria.
Ed è questo il motivo che ci ha spinto a studiare e progettare, su mandato dell’Amministrazione Comunale e con Ferrovie dello Stato, le nuove linee di tram per Brescia. Il completamento della rete di infrastrutture “forti” rappresenta la nostra attuale mission per la Brescia del futuro”. A proposito di Ferrovie dello Stato è estremamente recente il progetto di fattibilità tecnico-economica redatto in maniera congiunta per la realizzazione di due nuove linee di tram: un’iniziativa grazie alla quale rendere sempre più competitivo il trasporto pubblico. Ci sono aggiornamenti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti? “Il progetto “tram” è nato anche dalla straordinaria bontà dei risultati conseguiti dalla metropolitana. Ma non solo. La linea leggera automatica collega, come si sa, i quartieri nord della città a quelli della zona sud-est attraverso il centro storico ma non copre l’area ovest. Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) redatto dal Comune di Brescia, dopo notevoli studi ed approfondimenti, ha individuato i tracciati per le nuove linee tranviarie che copriranno, tra l’altro, queste zone altrettanto strategiche della città. Per questo motivo e su indicazione del Comune abbiamo presentato al Comune di Brescia un progetto assai articolato (nella modalità del project financing) redatto con FS Italiane per progettazione, costruzione, gestione ed esercizio, appunto, delle linee di tram a Brescia. Si tratta della realizzazione di 2 linee - per un totale complessivo di 23 km, ad alta frequenza, e con un investimento previsto di circa 360 ML€ - che attraversano la città da nord-ovest a sud-ovest e da ovest ad est, ovvero le parti della città attualmente scoperte dalla metropolitana. Un sistema che potrà permettere di raggiungere i 100.000 passeggeri al giorno solo tra metro e tram, per un totale del sistema complessivo di oltre 65 milioni di viaggiatori all’anno. Il Comune, a sua volta, ha presentato questo progetto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: ora dovremmo essere arrivati alle battute finali e siamo fiduciosi di ottenere i finanziamenti richiesti. In caso di ‘semaforo verde’ si può contare di disporre, in massimo 5/6 anni, di una rete capillare e consolidata di trasporti pubblici che contribuiranno da un lato alla riduzione del traffico veicolare urbano e dall’altro a diffondere un atteggiamento più propositivo a favore di una mobilità sempre più sostenibile”. Mobilità green: il Brescia Bike Festival, giunto alla sua III edizione, ha riscosso ancora grande interesse (10.000 partecipanti) segno che riscoprire la città attraverso la mobilità sostenibile, e in particolare l’uso della bicicletta, sta a cuore a molti… “Grazie ad una diversa consapevolezza comune, il tema della mobilità sostenibile e della mobilità cosiddetta dolce è diventato davvero sempre più sentito. Ma c’è un altro aspetto su cui si è fatto leva in questi anni e che ha contribuito ad una sempre maggiore diffusione di una mentalità eco-sostenibile: non si è mai colpevolizzato, tout court, l’uso del veicolo preferendo mettere sempre a disposizione una valida alternativa ai cittadini. Le iniziative di sensibilizzazione come il Brescia Bike Festival (ma ve ne sono altre decine) riscuotono, anno dopo anno, apprezzamenti sempre più crescenti e in maniera trasversale, dagli adulti, ai giovani e ai bambini (ai quali teniamo in modo particolare perché oggi i più attenti, ed i veri fruitori della mobilità di domani)”. Da qualche mese è attiva ‘Bresciapp!’, l’app grazie alla quale gli orari degli autobus saranno a breve, in tempo reale, a portata di smartphone. Di che si tratta? “Non sfruttare oggi i grandissimi benefici della tecnologia vuol dire essere, perdonatemi il termine, fuori dal mondo. Mi stupisco ancora quando vedo al casello autostradale code e code di persone in coda per il biglietto: pensare che siano così in tanti a non disporre del Telepass ogni volta mi meraviglia. I benefici della tecnologia, quelli “buoni”, a mio avviso, vanno accolti, per progredire, senza se e senza ma. In ambito di tecnologia, soprattutto della comunicazione, sappiamo, in alcuni casi, di essere più indietro rispetto a tanti settori e per questo stiamo, in tutti i modi, cercando di riprendere il passo (penso ad esempio al Telepass nei parcheggi, alle numerose app per pagare la sosta su strada, al biglietto virtuale, all’unica card per tutti i servizi, ecc). La cosa difficile, va detto, è coniugare la tecnologia con qualcosa che è in movimento: un conto, infatti, è sapere se è aperto o meno un negozio, un altro conoscere in tempo reale gli spostamenti di un autobus. Grazie a Bresciapp! già ora si possono eseguire operazioni utili come predisporre il proprio percorso, acquistare i titoli di viaggio, ma a brevissimo (stiamo completando il revamping di tutto il sistema di telecontrollo dei bus in cui siamo stati in passato primi in Italia) si potrà conoscere, oltre all’orario teorico di passaggio di uno specifico mezzo di trasporto, anche l’orario reale, e questo da casa o dall’ufficio”.
Accanto alle innumerevoli iniziative messe in campo ci sono altri progetti a cui tenete per il futuro? “I due progetti, già in pista, a cui teniamo molto per il prossimo futuro sono da un lato riuscire, grazie all’accordo siglato con A2A, ad alimentare i nostri bus completamente a metano con il biometano ottenuto dai rifiuti organici da raccolta differenziata della città (un progetto di economia circolare veramente straordinario) e dall’altro, nel tempo, diffondere l’installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici nei parcheggi in struttura. Nel primo caso riusciremmo a creare un circolo virtuoso importantissimo perché, stando al parere degli esperti, l’alimentazione di un mezzo di trasporto con biometano dai rifiuti ha lo stesso livello di inquinamento, calcolato dalla fonte all’utilizzo, del veicolo elettrico. Nel secondo caso, credendo io personalmente poco (ma mi pare di non essere l’unico) all’installazione massiva di colonnine elettriche su strada (perché, sempre a nostro avviso, anche per ragioni di spazi e fruibilità delle strade, il futuro della ricarica elettrica non può che essere “a casa” o in strutture pubbliche o private fuori dalla sede stradale), pensiamo possa essere assai utile, in futuro, per le nostre città consolidate, storiche, offrire l’opportunità a chi o proprio non ha un garage o il locale non è adatto o con un impianto elettrico non adeguato (dove cioè sarebbe impossibile o assolutamente antieconomico installare una potenza congrua per la ricarica di una vettura) di ricaricare la propria vettura, di sera e di notte, all’interno dei nostri parcheggi, che proprio in quei periodi del giorno sono meno utilizzati. L’auto sta diventando sempre meno “proprietà” e sempre più “servizio”. Anche con l’elettrico serve la sosta (non sulla strada!), serve la ricarica, serve l’autonomia. Andremmo così a dare un servizio ulteriore per le città del futuro”. Secondo lei Brescia Mobilità è un modello esportabile in altre città italiane? “Credo di sì, ma credo anche sia molto difficile. L’esportazione di un modello di città nel campo dei servizi (in particolare nella mobilità) è una cosa assai complicata perché si fonda su una lunga storia e su una alchimia raffinata. Cosa intendo per alchimia? A Brescia, da decenni, c’è sempre stata una grande lungimiranza ed una invidiabile sintonia tra gli amministratori pubblici, la società dei “servizi” ed i cittadini. Da decenni l’amministrazione ha inteso chiaramente ed ha rispettato il nostro ruolo e ha sempre avuto le idee molto chiare in materia di trasporto pubblico. Le società devono pensare a tradurre le strategie in servizi efficienti ed efficaci a favore di tutti i cittadini. In questa alchimia non mancano, e ne sono i primi attori, i nostri clienti, i nostri concittadini. Le faccio un esempio per spiegare cosa intendo: quando i numerosi ospiti, in delegazione da ogni parte d’Italia e non solo, visitano la nostra metropolitana si stupiscono sempre dello standard di pulizia delle stazioni e dei treni. È vero, noi ci teniamo e ci diamo da fare nelle pulizie, forse più di altri, ma è altrettanto indubitabile, e per questo li ringrazio, che il merito maggiore è dei nostri clienti che, con un alto grado di coscienza civica, le stazioni ed i treni li vogliono e li tengono così. È un orgoglio bresciano, che continua”.
LA TRE GIORNI ALL’INSEGNA DELLE DUE RUOTE Fotografie Matteo Marioli
Dopo tre giornate all’insegna delle due ruote che hanno visto il centro di Brescia animato da 18 eventi tra pedalate, laboratori per bambini, spettacoli, esposizioni, conversazioni sulla salute e divertenti sfide, anche la terza edizione del Brescia Bike Festival è volta al termine sulla scia dell’entusiasmo dei 10.000 partecipanti. Inaugurato ufficialmente venerdì sera presso il Bike Point Brescia di Largo Formentone insieme ai vincitori del contest “Al lavoro in bicicletta” e la classe vincitrice del concorso #iopedaloperchè e lo spettacolo di strada “La cucina errante”, il Festival è poi proseguito nella giornata di sabato durante la quale i bresciani sono accorsi numerosi in Piazza Vittoria per partecipare alla fitta rassegna di eventi dedicati a grandi e piccini.
DOPO IL SUCCESSO DELL’ANNO SCORSO – CON 17 EVENTI, 20 ESPOSITORI E OLTRE 7.500 PARTECIPANTI – IL GRUPPO BRESCIA MOBILITÀ, IN SINERGIA CON IL COMUNE DI BRESCIA, HA DECISO DI RIPROPORRE, NELL’AMBITO DELLA SETTIMANA EUROPEA DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE 2019, IL BRESCIA BIKE FESTIVAL, LA TRE GIORNI DI EVENTI, LABORATORI, SPETTACOLI, SFIDE ED ESPOSIZIONI CHE QUEST’ANNO SI È SVILUPPATO NEL CUORE DI BRESCIA TRA LARGO FORMENTONE, PIAZZA VITTORIA, PIAZZA PAOLO VI E PIAZZALE ARNALDO MA CHE HA COINVOLTO L’INTERA CITTÀ, COMPRESI GLI ESERCIZI COMMERCIALI
BRESCIA BIKE FESTIVAL: 3 GIORNATE, 4 LUOGHI, 18 EVENTI PER DIFFONDERE LA CULTURA DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE Molto apprezzata l’edizione speciale di “Appunti di viaggio … al Bike Festival”, l’ormai famoso format di brevi conversazioni organizzate in collaborazione con l’Ordine dei Medici, con protagonista il Prof. Orazio Zanetti che ha guidato il numeroso pubblico lungo un percorso alla scoperta delle infinite potenzialità del cervello insieme al delicato accompagnamento musicale del Bazzini Consort, e lo spettacolo teatrale “Gimondi – una vita a pedali” che ha concluso la seconda giornata del Festival. Grande partecipazione anche domenica, terza e ultima giornata del Festival contraddistin-
ta dalla presenza del campione di ciclismo Maurizio Fondriest che, dopo una chiacchierata alla scoperta di aneddoti e segreti della sua carriera, ha lasciato spazio all’emozionante spettacolo musicale “Bike Festival Music Show”. Professionista dal 1987 al 1998, Fondriest ha vinto i Campionati del Mondo di ciclismo su strada nel 1988, all’età di soli 23 anni, mentre nel 1993 ha vinto la Milano-Sanremo e tra le sue vittorie si possono citare anche una Freccia Vallone e un Campionato di Zurigo, entrambe nel 1993, oltre a molte altre importanti corse italiane.
A seguire l’attesissima “Sfida al Campione”, alla quale hanno preso parte 60 partecipanti tra ex professionisti e ciclisti per passione che si sono cimentati nella divertente e goliardica sfida in sella alle biciclette Bicimia per contendersi la manche finale contro il campione Fondriest. E in occasione della domenica ecologica il centro città si è riempito di biciclette, con grande successo di Bicimia che dalle ore 9 alle 18 ha fatto registrare 1.500 prelievi a fronte degli 800 che in media si registrano ogni domenica. I bresciani hanno approfittato delle possibilità di utilizzare il servizio di trasporto pubblico per tutto il giorno con un solo biglietto: in 40.000 persone hanno scelto di spostarsi utilizzando la metropolitana e 30.000 persone con i bus. Anche quest’anno gli esercizi commerciali del centro sono stati coinvolti nel “Bike Network” per farsi portavoce della mobilità sostenibile in occasione della 19^ edizione della Settimana Europea a lei dedicata: i negozi aderenti hanno allestito a tema le loro vetrine o altri spazi all’interno dei locali con il “bike kit” offerto dal Gruppo Brescia Mobilità e distribuito gadget ai clienti che hanno partecipato al Festival.
fuochi di paglia di Giorgio Paglia www.fuochidipaglia.it IL SURRISCALDAMENTO DELLE COSCIENZE
Greta Thunberg è sicuramente il personaggio del momento. La ragazzina svedese, che ha abbandonato la scuola per dedicarsi a una battaglia ecologista, sembra aver risvegliato la coscienza di milioni di giovani. Intorno a lei si è scatenata una macchina mediatica che ha dell’incredibile. Infatti se un nostro figliolo, dopo la terza media, con problemi psicologici, decidesse di interrompere gli studi per protestare da solo davanti a Montecitorio, non solo verrebbe redarguito duramente dai genitori, ma in pratica non verrebbe preso in considerazione da nessuno. Invece Greta è diventata in poco tempo un’icona planetaria ed è anche riuscita a smuovere il sonnacchioso mondo politico occidentale. Misteri e miracoli di un destino bio green che sembra scritto su uno spartito misterioso. Molti però si chiedono se Greta sia davvero un esempio positivo. L’assunzione di una responsabilità ecologista, soprattutto da parte delle nuove generazioni, è sicuramente un aspetto da condividere, perché può sollecitare un nuovo senso civico. Oggi si vedono milioni di persone gettare spudoratamente cartacce, mozziconi, sacchetti, bottigliette e immondizia varia per terra. È sufficiente fare due passi per i nostri centri cittadini e ci si può subito rendere conto della manifesta maleducazione civica insita nella nostra gente. Però un conto è allarmare le coscienze verdi ed un altro è parlare di scienza terrestre. Così come una cosa sono i cambiamenti climatici, mentre un’altra è l’inquinamento dell’ambiente.Tutto ciò viene studiato da decenni da scienziati specializzati, che poco hanno a che fare con la spettacolarizzazione delle emozioni e con i movimenti ambientalisti di massa. È opportuno fare una breve chiosa sui cambiamenti climatici. Ho chiesto recentemente ad alcuni ragazzi, che manifestavano per i Fridays for Future, se sapessero quale fosse oggi la temperatura media della Terra. Ho avuto delle risposte che rasentavano le barzellette. Ebbene, cominciamo col segnalare il primo inconfutabile dato scientifico, tanto per capire di cosa stiamo parlando: nel 2018 la temperatura media terrestre è stata di 14,7 gradi. Non è poi così rovente, no? La Terra nei suoi oltre 4 miliardi e mezzo di vita ha avuto numerose e intense escursioni termiche, che l’hanno fatta passare da ere inter glaciali a surriscaldamenti intensi, e viceversa. Ciò non può dipendere esclusivamente dalla presenza dell’homo sapiens che risale a 130.000 anni fa, e nemmeno dall’industria pesante che ha solamente 2 secoli di vita. Perché i due dati sono un’inezia infinitesima di fronte allo scorrere del tempo universale. Come spiegano gli studiosi, il clima varia da quando esiste il pianeta, con l’alternarsi di fasi naturali fredde e calde: “La piccola era glaciale si è conclusa solo di recente, intorno al 1850, quindi non sorprende che oggi stiamo vivendo un periodo di riscaldamento.” Il recente caldo, poi, cresce con un ritmo inferiore della metà di quanto era stato inizialmente previsto e meno della metà di ciò che ci si poteva aspettare venti anni fa. Pensate che, proprio verso la fine di settembre di 2200 anni fa, Annibale valicò le Alpi, attraverso un passaggio montano situato a 3.000 metri di altitudine, coi suoi 37 elefanti africani, con 10.000 cavalli e con 40.000 uomini a piedi. L’ardua impresa fu possibile perché la temperatura della Terra all’epoca dei romani era ben più alta, di almeno un grado e mezzo, rispetto a quella di oggi. E sapete perché la Groenlandia (terra verde) si chiama così, quando oggi è tutta grigia e quasi totalmente ricoperta di ghiacci? Perché quando vi arrivò Erik il Rosso, intorno all’anno 1000, si era in corrispondenza del cosiddetto “periodo caldo medioevale”, durato circa 500 anni e la Groenlandia era fertile e puntualmente verde. Poi al Nord tornò il freddo intenso e gli stessi Vichinghi vissero gravi problemi di sopravvivenza a causa di questa mini glaciazione. In ultimo, si fa un gran parlare della pericolosità della CO2, l’anidride carbonica, quando in realtà non
è così nociva come ci vogliono far credere, tanto è vero che viene prodotta, ogni giorno e in enormi quantità, dalle stesse piante e dai mari. Un noto ricercatore ha stimato che ogni anno gli alberi emettono circa 439 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in atmosfera, gli oceani 332 e le attività umane 29 miliardi di tonnellate. Discorso diverso è invece quello che riguarda l’inquinamento atmosferico, terrestre e marino causato dall’uomo, con gas e sostanze nocive, altamente tossiche e dannose per la salute. Qualcuno dice che questo sia il contributo inevitabile che abbiamo dovuto pagare al progresso tecnologico per avere case riscaldate, energia a sufficienza e mezzi a motore con cui spostarsi velocemente. Ma è tutta un’altra vicenda rispetto ai climate changes! Così ricordiamoci che la vera scienza non è avanspettacolo, né tanto meno strumentalizzazione delle menti. E chi parla solo per proclami ecologici, populisti e quasi manicheisti, dimenticandosi degli studi scientifici in proposito, di solito non è mai attendibile fino in fondo. Altrimenti ci troveremmo di fronte ad un inquinamento artefatto dello stesso sapere. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia
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Ad Adro arriva… Tecnocasa PROSEGUE A VELE SPIEGATE L’ESPANSIONE DEL GRUPPO TECNOCASA SUL TERRITORIO BRESCIANO: DOPO L’ULTIMA APERTURA AVVENUTA A REZZATO, HA APERTO I BATTENTI ANCHE LA NUOVA FILIALE DI ADRO Una crescita costante, capillare e che non conosce sosta. Il Gruppo Tecnocasa procede in maniera spedita il suo processo di consolidamento e brinda ad una nuova apertura, quella della filiale di Adro avvenuta il 5 ottobre scorso. Si tratta della 120^ apertura avvenuta tra le province di Brescia e Bergamo, un numero già di per sé importante che, accostato al dato nazionale (sono oltre 2.300 le agenzie Tecnocasa presenti sull’intero territorio nazionale), assume una valenza ancor più significativa, segno del ruolo strategico di Brescia e della sua provincia nel contesto immobiliare. L’evento ha visto la partecipazione del Team Manager, Marco Anzini, e del Consulente di rete, Carlo Assandri, che sono stati accolti da Simone Ghezzi e Mauro Fenaroli, titolari della nuova filiale di Adro.
Ph. Sergio Nessi - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bg.it
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anni azzurri A cura del Direttore Dr. Vito Nicola Mastromarino vitonicola.mastromarino@anniazzurri.it
UNA RESIDENZA DOVE LA QUALITÀ DI VITA È SUPPORTATA DAL CALORE UMANO Alla Residenza Anni Azzurri di Rezzato si respira un clima accogliente e familiare, per far sì che ogni ospite si senta “a casa”. L’obiettivo primario di tutti gli operatori che lavorano nella struttura è quello di offrire agli ospiti servizi e assistenza personalizzati, per una migliore qualità di vita supportata dal calore umano. Non a caso, come ha ricordato il direttore della Residenza, Dott. Vito Nicola Mastromarino, “il sorriso, la professionalità e la disponibilità sono standard di riferimento per il nostro personale: l’attenzione alle esigenze individuali è comune a tutti gli operatori ed è presente in tutti i nostri ambienti, da quelli dedicati alle terapie a quelli per la socializzazione”. La struttura, situata in località Virle Treponti, è specializzata nei servizi di assistenza alla persona anziana, e si distingue per una tradizione di accoglienza e riconoscimento della centralità di ciascun ospite. Offre ospitalità e servizi assistenziali sia a persone autosufficienti, che a persone con diverse condizioni di non autosufficienza e/o grave decadimento cognitivo. Sono possibili soggiorni di lungodegenza o temporanei in seguito ad eventi acuti, ricoveri pre/post operatori, nonchè ricoveri di sollievo. La residenza è organizzata in sei nuclei abitativi, con 149 posti letto nella Rsa, che dispone di assistenza medica e infermieristica 24 ore su 24 per sette giorni su sette. È presente anche un Nucleo Protetto destinato ad ospiti affetti da gravi forme di Alzheimer e demenza senile. Il ventaglio di offerta si completa con 38 posti letto dell’ Unità Operativa di Riabilitazione, dedicati agli anziani che
necessitano di cure riabilitative, e 17 posti letto per le cure intermedie, destinati a pazienti che dopo la degenza ospedaliera hanno bisogno di un ulteriore periodo di assistenza prima del rientro a casa. La Residenza Anni Azzurri di Rezzato aderisce inoltre al progetto “Rsa Aperta”, misura promossa dalla Regione Lombardia, che consente agli anziani con demenza o non autosufficienti di età pari o superiore a 75 anni di usufruire di assistenza, con interventi qualificati direttamente a casa propria, a cura del personale della Rsa. Grazie alla professionalità, accoglienza, umanità e dedizione, Anni Azzurri Rezzato è diventata un punto di riferimento sul territorio per anziani e famiglie, sul filo di un impegno volto a valorizzare il benessere fisico e psicologico della terza età. “I percorsi assistenziali in struttura hanno l’obiettivo di stimolare l’anziano in tutte le sue funzioni residue, a partire dalle attività quotidiane – ha sottolineato il direttore Mastromarino – Per ciascun ospite viene realizzato un piano personalizzato, alla luce del quadro clinico individuale, e sono stabiliti obiettivi e azioni che vengono concordati con l’anziano e la sua famiglia”. L’approccio scelto da Anni Azzurri Rezzato è quello della “residenza aperta”, per far sì che gli ospiti possano continuare a coltivare il rapporto con la propria famiglia, e non perdano i contatti con il mondo esterno: la presenza di gruppi e associazioni con cui vengono organizzate molteplici iniziative nel corso dell’anno mantiene sempre vivo lo scambio con il territorio.
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CARTAPANI PREMIATA PER IL NUOVO MARCHIO IL REBRANDING DELLA TORREFAZIONE BRESCIANA SI AGGIUDICA UN ARGENTO AI GRAPHIS AWARD OLTREOCEANO Primo premio per la comunicazione in casa Cartapani. La torrefazione bresciana si aggiudica un argento per la categoria “Print, Food & Beverage” ai “Graphis Award” prestigioso riconoscimento per i brand del settore alimentare. La pluripremiata agenzia di comunicazione Raineri Design ha permesso alla torrefazione bresciana di aggiudicarsi la vittoria alla celebre competizione americana, impegnata fin dal 1944 a promuovere il lavoro dei talentuosi creativi. L’obiettivo era quello di innalzare il posizionamento del brand: da una realtà locale ad una di livello internazionale, consentendo al marchio di competere con le multinazionali del mondo del caffè. Il restyling di Cartapani si caratterizza dal cambiamento delle lettere che sono state ridisegnate, preservando lo stile e il gusto vagamente futuristici, mentre il colore del vecchio logo è rimasto invariato. Attraente, memorabile, originale e personale: queste sono le caratteristiche del nuovo logo. A questo è stato aggiunto anche l’anno di nascita dell’azienda, per sottolineare il valore di un’attività gestita dalla stessa famiglia, generazione dopo generazione. Il nuovo logo è stato applicato a tutti gli strumenti di comunicazione offline: biglietti da visita, accessori e confezioni da bar, pannelli, insegne, uniformi. Un marchio come simbolo d’innovazione e qualità garantiti dalla tecnologia più avanzata, senza dimenticare le tradizioni familiari rispettate fedelmente dal 1951. Alla rivoluzione della comunicazione offline, si è affiancata anche quella online, attraverso il sito Web e i social network dell’azienda che hanno rafforzato ulteriormente i loro valori: posizionamento al top, stile inconfondibile e raffinato. Cartapani dunque conquista il suo primo premio ufficiale per la comunicazione, che va ad aggiungersi alla lista delle precedenti tre nomination sempre per i settori branding e design.
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CLAUDIA MARIA TERZI, 45 ANNI E UNA FIGLIA, DOPO L’ESPERIENZA COME SINDACO DI DALMINE E L’ASSESSORATO ALL’AMBIENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA, È ORA ALLE PRESE CON GLI SPINOSI PROBLEMI DEI TRASPORTI Sebbene ancora giovane ha un lungo trascorso politico alle spalle, fedelissima della Lega fin dagli albori, Claudia Maria Terzi è stata sindaco di Dalmine, Assessore all’Ambiente alla Regione e quindi scelta dal Governatore Fontana per ricoprire il ruolo di responsabile ai Trasporti della Lombardia, uno degli assessorati più gravosi nel territorio da sempre considerato la locomotiva del Paese. Gioviale, solare e molto alla mano, l’esatto contrario di molti suoi colleghi. Quali competenze aveva per fare l’Assessore ai Trasporti della Regione Lombardia? “Direi quasi nessuna, come quando venni chiamata a fare l’Assessore all’ambiente. La fortuna è che adesso conosco la macchina che devo guidare. Al primo incarico fu molto complicato passare da sindaco di Dalmine, che non è certo una realtà semplice e nemmeno l’ultimo comune della provincia, a fare l’assessore alla Regione”. Decisamente più tranquillo che non fare il primo cittadino… “Indubbiamente, vado a messa e a fare la spesa senza che nessuno mi fermi per qualche problema che riguarda la mia città. Oggi fare il sindaco comporta grosse responsabilità e quelli che si candidano a farlo sono decisamente un po’ matti….”. Di nuovo al Pirellone, ma questa volta si è trovata ad occuparsi di treni, metropolitane autostrade e aeroporti… Tutto quello che consente agli abitanti della nostra regione di muoversi. “Mi sono trovata nella situazione peggiore da dieci anni a questa parte. Prima di me c’era stato Alessandro Sorte e ho ereditato, come lui, una situazione molto complicata con i pendolari costantemente sul piede di guerra”. Qual è la magagna del trasporto su rotaia? “La magagna è che abbiamo stressato all’inverosimile un sistema di per sé rigido rigido e che non può essere tenuto costantemente sotto pressione. Si è pensato che il sistema potesse crescere all’infinito quando, in realtà, si dispone di infrastrutture rimaste ferme a trent’anni fa. Per cui più treni, più treni e ancora treni ma i binari sono sempre quelli. Non ci stanno più, anche fisicamente. Alla stazione centrale di Milano non ci sta più uno spillo tant’è che, quando un treno porta ritardo anche in uno snodo periferico, tutto il sistema va in tilt. Poi i percorsi sono stati inondati di fermate, tutte quelle che il territorio chiedeva anche se ci voleva un pochino più di responsabilità. Così facendo si è complicato un sistema già complesso perché, fare più fermate, significa dover mettere in conto il tempo di salita e discesa delle persone. Infine ci si sono messe anche le norme sulla sicurezza che, soprattutto dopo il caso di Pioltello, rendono la vita molto più difficile a tutti”. Perché non siamo riusciti a trasformare questo sistema in un modello metropolitano come in Francia dove ci sono tanti treni che fanno tutte le fermate necessarie? “Il passante di Milano funziona così. Ci sono convogli ogni 5 minuti e quindi in sostanza è una metropolitana. Sulle grandi distanze però questo non sempre è possibile. Non si può certo pensare di collegare Dalmine a Milano con una metropolitana, lo puoi fare tra Bergamo, Brescia e Milano con un sistema di treni con frequenze a livello della metropolitana. Il vero limite è che noi programmiamo il servizio, ci mettiamo i soldi per comprare i treni mentre il servizio lo esercita una società che è per metà della Regione e per metà dello Stato. Però, i binari, la programmazione del traffico e dei nuovi binari è esclusivamente di Ferrovie dello Stato. Purtroppo però lo Stato vede la Lombardia non per il 26% del trasporto pubblico locale di tutto il Paese ma come una delle tante regioni e negli ultimi vent’anni non ha investito un euro”. Si possono costruire line nuove? “In Lombardia, più che di nuove linee, esiste la necessità di intervenire con i raddoppi laddove ci sono ancora tratte a binario unico perché questo rallenta molto i tempi di percorrenza e non si può pensare di mettere in circolazione più treni… Da Cremona a Milano si arriva con binario unico come del resto su alcune tratte verso Lecco e Sondrio. Il raddoppio della Ponte Montello è passato alla storia e si parla di un raddoppio non di una nuova struttura. Si potrebbe migliorare raddoppiando le tratte anche con sezioni selettive in coincidenza con i punti dove i treni si incastrano, dove il ritardo di un minuto comporta dieci minuti per il treno successivo perché bisogna aspettare che passi”. I limiti infrastrutturali sono tutti da imputare alle Ferrovie dello Stato? “In Lombardia ci sono circa 2.000 chilometri di binari. 1.700 sono delle FFSS mentre solo 300 sono delle Ferrovie Nord che è della Regione. Su quelli, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo investito decine di milioni di euro per intervenire sulla sicurezza e sui raddoppi, come a Seveso e a Meda, per fare in modo di far transitare più treni contemporaneamente. Per il resto bisogna andare a bussare a Roma all’interno di una programmazione che normalmente vede distribuiti i fondi per l’80% al sud e solo per il 20 % al nord. Non è facile e l’ultima volta che mi sono recata a Roma per l’incontro sulla programma di RFI era luglio e si discuteva del programma del 2018… Nel 2019 stavano chiudendo il contratto di programma del 2018. Generalmente si dovrebbero fare in via preventiva e non postuma. Questa è la situazione e l’esordio è stato che, i fondi previsti, vanno per l’80% al sud e il 20 % al centro nord”.
Assessore
con trasporto
Non è possibile per la Regione realizzare investimenti su concessione delle FFSS? “Quando si è discusso di autonomia una delle questioni cruciali è stata proprio questa. Noi abbiamo chiesto di conferir le tratte alla Regione, tanto sicuramente avremmo ammortizzato i costi e, come per le Ferrovie nord, avremmo migliorato anche il resto della rete. Questo del trasporto su treno è il tasto più dolente. Anche se abbiamo recuperato molto in termini di puntualità, abbiamo ancora alcune tratte dove l’indice di puntualità è del 45% che equivale a dire che più della metà dei convogli arriva con un ritardo che va oltre i 5 minuti”. Parliamo in particolare della tratta Milano Bergamo... “Con il raddoppio della Ponte-Montello si accelera molto e la percorrenza sarà più veloce perché poi con gli incroci sarà possibile gestirla meglio. Però, se vogliamo pensare un collegamento più veloce tra Milano e Bergamo, dobbiamo per forza considerare un collegamento che non faccia fermate intermedie. Il territorio, invece, ci chiede esattamente il contrario e ogni volta che parli con qualche sindaco vuole la fermata nel suo comune. Il treno non è lo strumento per fare fermate ogni chilometro, ci vuole un servizio diverso come la metropolitana sull’esempio della Teb in Valle Seriana e non può essere il treno. Bisogna che il territorio capisca dove vuole andare e si dia delle priorità. Se quello che conta è garantire collegamenti molto veloci, non certo l’ora di adesso tra Bergamo e Milano, vuol dire che non si fanno le fermate bensì un Bergamo-Milano diretto secco. Se vuoi arrivare a Milano in meno di 40 minuti, però, devi capire che non puoi prendere il treno a Levate ma devi andare a Bergamo”. Passiamo ai percorsi su strada: la BreBeMi sembra cominci a funzionare mentre la storia della Pedemontana non riesce a trovare un epilogo. “È vero, il primo progetto risale al 1964, prima che io nascessi, ma sono convinta che siamo alle battute finali. I lavori sono stati sospesi per una vicenda giudiziaria con il precedente appaltatore. Si è cercato di chiudere con una transazione che adesso è all’esame della Corte dei Conti perché in Italia sappiamo sempre farci del male complicandoci le cose semplici. Bisogna sempre passare sotto le forche caudine. Adesso finalmente si potrà procedere con un nuovo appalto della tratta B2 e poi della tratta C, che vuol dire arrivare sino a Vimercate. Poi ci sarà la tratta D che è successiva a queste ed è la tratta che da Vimercate arriverà ad Osio Sotto e Dalmine”. Secondo lei il trasporto privato è comunque da disincentivare? “Anche quando ero assessore all’Ambiente non ho mai pensato di ingaggiare delle lotte estreme al trasporto privato anche perchè nelle grandi città stiamo assistendo ad uno spontaneo abbandono del mezzo privato a favore di quello pubblico che ovviamente non sconta tutti i divieti e gode di una viabilità preferenziale. Parliamo anche dei sistemi di car sharing e ad un nuovo modo di pensare alla mobilità. A Milano, ad esempio, i diciottenni non fanno più la patente e quello che era per noi era un mito - a 18 anni e un giorno voglio la macchina - oggi non è più così. Per una questione di costi ma anche perché sta cambiando la mentalità.
CLAUDIA MARIA TERZI RITRATTA ALL’INTERNO DEL TRENO ‘CARAVAGGIO’ CHE SARÀ CONSEGNATO A NOVEMBRE PER POI ENTRARE IN ESERCIZIO AL TERMINE DEI TEMPI TECNICI NECESSARI PER LE AUTORIZZAZIONI E LA FORMAZIONE DEL PERSONALE. IL PRIMO CARAVAGGIO USCIRÀ DALLO STABILIMENTO NEI PROSSIMI GIORNI PER EFFETTUARE LE PROVE DI VIAGGIO Certo non è possibile, seppure con un servizio capillare come quello lombardo, arrivare sotto casa di ognuno essendo pur sempre un servizio pubblico che sconta molti elementi di rigidità ma, nelle grandi città, l’alternativa del trasporto pubblico deve essere efficiente perché non si possono chiedere dei cambiamenti se per fare il percorso che normalmente si copre in un quarto d’ora ci si impiega un’ora perché si devono cambiare tre autobus. Questo è un problema. Le agenzie del Trasporto Pubblico Locale, create con la riforma del 2012, hanno lavorato molto sulle caratteristiche dei territori e i flussi delle persone e, entro l’anno prossimo, dovranno organizzare le gare per appaltare i servizi tenendo conto di tutti questi elementi di novità che pochi anni fa non c’erano, come il car sharing e tutta la mobilità alternativa. A Milano, le bici elettriche le usano tutti e anche a Bergamo quelle in condivisione funzionano molto bene. Sempre a Milano abbiamo inaugurato uno spazio alla Bovisa dove sono disponibili addirittura i monopattini elettrici, prenotabili in anticipo con una applicazione dal telefonino. Mandiamo i nostri ragazzi a fare un sacco di sport… beh facciamoli camminare e usare le biciclette!”. Molti sindaci si stanno organizzando, qualche volta anche in modo disordinato, con le piste ciclabili ma spesso non ci sono agevoli collegamenti tra un comune e l’altro… “In Regione ci occupiamo delle ciclovie e non delle piste ciclabili comunali di cui finanziamo le ricuciture perché vedere piste che finiscono nel nulla o nelle zone industriali non è certo costruttivo e politicamente si perde in credibilità. L’obiettivo è creare delle grandi arterie che attraversino il territorio e non certo le ciclabili realizzate con la striscia gialla sulla carreggiata che poi nessuno utilizza. Bisogna ragionare come quando si fa il Piano Urbano del Traffico: lo stesso andrebbe fatto per le piste ciclabili mentre adesso risulta tutto un po’ spezzettato”. Parliamo di aeroporti e in particolare quello di Orio… Esistono differenti scuole di pensiero tra chi vorrebbe sempre più voli e chi, invece, pensa che bisognerebbe dare un tetto ai movimenti. Lei cosa ne pensa? “Come sindaco di Dalmine non ho mai fatto la guerra all’aeroporto. È una risorsa irrinunciabile per il territorio ma si dovrebbe riuscire a cogliere di più i flussi turistici e creare i presupposti perchè la visita a Bergamo non sia solo un mordi e fuggi di qualche ora”.
Assessore
con trasporto Cosa ne pensa del Conte Bis? “Non c’è peggior modo di far partire un governo contro qualcuno e solo per evitare le elezioni. Se si è convinti di aver lavorato bene, non si dovrebbe aver paura di elezioni”. Nella formazione del primo governo Conte c’è stato un cambiamento di alleanze che ha visto Salvini mollare Berlusconi e la Meloni per fare il governo con gli avversari. Adesso il PD sta facendo la stessa cosa... “In Italia, in politica, ne abbiamo viste di tutti i colori ma adesso siamo di fronte ad un governo che sta in piedi solo per evitare le elezioni e per poter gestire le future nomine. Questo è scandaloso e da quelli del PD, onestamente, mai ci saremmo aspettati che si alleassero con i 5 stelle e viceversa. Anche noi non ci siamo mai risparmiati le battaglie contro i 5 stelle prima di arrivare al famoso contratto di Governo. Con alcuni dei 5 stelle è più facile interloquire, con altri c’è rigidità. Hanno componenti molto diversi al loro interno e adesso molti nodi stanno per venire al pettine. A Roma si sta troppo bene e, farsi un giro nel Governo, è una cosa che piace a molti e che tutti vorrebbero provare.” Perché lei ha rinunciato ad un seggio in Parlamento pur essendo stata eletta Deputato alle ultime consultazioni? “Perché il mio segretario federale mi ha detto che sarei stata più utile in Regione ma anche per un motivo personale. Ero diventata mamma da 15 giorni e fare l’assessore in Regione mi permette di vedere ogni giorno mia figlia. E questo per me è importante”. Che tipo è visto più da vicino il Presidente della Regione? “Fontana è, prima di tutto, un vero signore e questa non è una cosa scontata. È una persona molto ferma nelle sue convinzioni. Non butta in aria i tavoli quando si discute… Non sempre è necessario: spesso si è più taglienti con la calma e con toni pacati. Ha principi molto fermi, sa esattamente dove vuole arrivare ed è umanamente di un altissimo livello. Ero una sua ammiratrice quando lui era sindaco di Varese ed io di Dalmine ed era presidente dei sindaci lombardi.” Ma mangia ogni tanto? “Penso di no. Fissa riunioni anche all’una del pomeriggio e le uniche volte che lo vedo mettere trai denti qualcosa è mentre beve un caffè in piedi, con dei crackers e un pezzetto di formaggio grana”. Una battuta su Matteo Salvini... “Arriviamo entrambi dal gruppo giovanile ma io faccio solo l’assessore mentre lui ha sempre avuto una marcia in più”. Lui però non ha mai fatto altro mentre lei ha studiato, si è presa una laurea, messo su uno studio, ha avuto una figlia… “Non bisogna sottovalutare Matteo perché la cultura non è specificatamente avere una laurea”. A molti non piace per i toni che usa… “È una cosa che gli contestano in tanti”. Forse, al di là delle critiche della Gruber, un profilo meno pop di quello mostrato al Papete sarebbe stato meglio... “Questa è la vera forza di Matteo. Sa arrivare a tutti e lui è così come lo vedi, non è un personaggio costruito che si mette i jeans o la felpa per sembrare chi non è. È una persona fin troppo alla mano. Lo conosco bene e tutto quello che fa non lo fa per sembrare a tutti i costi il rappresentante del popolo. Diciamo che quando avrà un altro incarico di governo gli faremo dare un po’ di lezioni da Melania Rizzoli, attuale Assessore al Lavoro alla Regione, visto che lei è sempre così sciccosa…”.
GIORGIO BERTAZZOLI, SINDACO DI SARNICO
SCRITTORE, POETA, PITTORE, SINDACO SCERIFFO V.E.Filì - Fotografie Paolo Biava
GIORGIO BERTAZZOLI, RICONFERMATO AL SECONDO MANDATO SINDACO DI SARNICO, E LE SUE GRANDI PASSIONI PER L’ARTE È stato riconfermato sindaco di Sarnico nella primavera di quest’anno con un vero plebiscito da parte dei suoi concittadini i quali, con quasi il 70% dei voti, cioè il doppio di quelli ottenuti alla sua prima elezione, lo hanno convintamente premiato, al di là dell’appartenenza politica, per il suo impegno e per il lavoro svolto, come sindaco a tempo pieno h24 sette giorni su sette. Un risultato ben al di sopra del 48% che il suo partito, la Lega, ha ottenuto alle concomitanti elezioni europee. Giorgio Bertazzoli però sembra il politico meno politico che si possa immaginare. Modi gentili, per niente altezzoso, affabile e dotato di un grande senso comune, nonostante la sua profonda cultura. Una laurea in Lettere e Filosofia, dieci anni passati dietro la cattedra come insegnante - “una delle mie grandi passioni è trasmettere ai giovani quello che conosco senza essere pedante” - poi l’impegno in politica fin da giovanissimo che non gli ha impedito di essere anche editore di un mensile free press, Il giornale del Basso Sebino, arrivato a diffondere in tutto il comprensorio oltre 13 mila copie. Giornalista quindi, ma anche scrittore, autore di una decina di raccolte di poesie pubblicate in questi anni e, di recente, di un interessante e corposo romanzo, edito da Mondadori, L’amore pensato, che sta ottenendo un inatteso successo di critica e di pubblico. Ma non basta, è anche un pittore di discreta fama recensito ed apprezzato persino da Vittorio Sgarbi. Una personalità poliedrica, eclettico nelle sue passioni e pensare che, alla sua prima elezione, i suoi avversari definirono Bertazzoli il sindaco sceriffo per la sua instancabile attenzione all’ordine pubblico, alla pulizia e al decoro della bellissima cittadina affacciata sul Sebino. Il suo programma sta cambiando il volto di un paese che, del resto, è da sempre ai vertici delle classifiche per reddito pro capite, per qualità della vita e per la suggestione dei suoi paesaggi. Nei primi cinque anni ha ridisegnato il lungolago, creato nuovi parchi pubblici e dato un grande impulso alle attività culturali che hanno portato un incremento delle presenze dei turisti specie dopo il grande contributo della passerella di Christo. Tra qualche settimana sarà inaugurata la nuova piazza ricavata dal recupero dell’area degradata della Stoppani, fabbrica di vernice dismessa oltre vent’anni fa, e un nuovo tratto del lungolago intitolato al grande Ing. Riva. Cerchiamo quindi la spina nel fianco: l’annoso e apparentemente irrisolvibile problema della viabilità con il paese attraversato dalla provinciale che unisce le due sponde del Sebino, la provincia di Bergamo con quella di Brescia. “Sono tanti anni che se ne discute ma, se non ci saranno prese di posizione a livello regionale, la questione non si risolverà molto facilmente. Abbiamo avuto una grande opportunità ai tempi di Pirovano e Molgora, rispettivamante a capo delle Province di Bergamo e Brescia, entrambi della Lega, quando ancora quegli enti contavano qualcosa e c’erano anche i fondi. Poi con la legge Del Rio hanno depotenziato le Province e, anche in seguito al referendum di Capriolo che si oppose al nuovo tracciato per scavalcare il Fiume Oglio a sud di Sarnico, tutto è stato accantonato. Per fare una strada che liberi Sarnico dal traffico comunque servirebbero almeno 70-80 milioni. Chi ce li mette?
Per decongestionare il traffico che attraversa Sarnico diretto verso la sponda bresciana si potrebbe ripristinare la tratta ferroviaria Palazzolo-Paratico e molti pendolari del basso lago potrebbero utilizzarla per recarsi velocemente allo snodo di Palazzolo e da lì proseguire verso Brescia, Milano o Bergamo, togliendo molti veicoli dalla strada. Un bacino di oltre 30 mila persone, distribuito tra Sarnico, Villongo, Predore, Clusane, Paratico e Capriolo. Attualmente siamo ad una media di 10.000 veicoli al giorno che attraversano il paese con le conseguenze che conosciamo. Rimettere in funzione quel tratto di ferrovia costerebbe un milione di euro. Attualmente la Palazzolo-Paratico è in concessione alla Fondazione delle Ferrovie Storiche con la quale abbiamo esaminato la questione insieme con Alessandro Sorte, ex Assessore ai Trasporti della Regione e il presidente della Fondazione, stessa Luigi Cantamessa, che si era dichiarato disponibile per trovare i treni se se la Regione Lombardia avesse messo a disposizione il milione necessario al ripristino della tratta oggi utilizzata solo saltuariamente con i convogli d’epoca. Poi Sorte ha lasciato perdere il tutto e la cosa è finita lì”. Ci pare però di capire che oltre a questo non abbiate altri grandi problemi... “Vantiamo uno degli indici di sicurezza più elevati di tutta la provincia e manifestazioni che portano oltre 220 mila visitatori su Sarnico tra giugno e settembre. Abbiamo realizzato grandi opere pubbliche e abbiamo risorse per mettere in cantiere il restyling di Piazza XX Settembre, dove si svolgono le manifestazioni estive ed il mercato settimanale, e della Contrada che da 60 anni aspetta di essere risistemata. Verranno rifatti i sottoservizi, la pavimentazione, l’illuminazione e si procederà al recupero dei portali storici. Un progetto di diversi milioni che verrà diviso in lotti come fatto per il Lungolago. Si sta cambiando il volto di Sarnico. L’ultimo grande intervento in ordine di tempo è la riqualificazione, in via di ultimazione, dell’area ex Stoppani, la fabbrica di vernici chiusa da oltre vent’anni. Una grande superficie di 40 mila mq molto degradata in centro al paese, il cui recupero ci ha permesso di realizzare il sesto lotto del Lungolago, di ricavare la nuova piazza Stoppani di 9 mila mq, dove verrà trasferito il mercato, e di incassare oneri per alcuni milioni di euro che ci consentiranno di realizzare i lavori di cui parlavo. All’inizio del nuovo tratto della passeggiata lungolago, dove è stata rimossa la passerella che aggirava l’area ex Stoppani, abbiamo posizionato una statua che ritrae l’Ing. Carlo Riva”. A proposito come sono i rapporti con la Riva adesso che è dei cinesi? “Ottimi. Ho gemellato Sarnico con Weigfang dove ha sede il quartier generale del gruppo Weichai, maggior azionista del Gruppo Ferretti di cui fa parte anche la Riva Yachting e mi sono recato, loro ospite, in Cina dove abbiamo stretto rapporti di collaborazione tra loro che sono 10 milioni e noi che siamo 7 mila”. Non c’è pericolo che possano smantellare il cantiere per delocalizzare dove la mano d’opera costa meno? “Quando sono diventato sindaco nel 2014, ho conosciuto Xiu amministratore delegato del gruppo Weichai che uno dei più grandi costruttori di motori al mondo e mi ricordo che gli
IN ALTO VILLA FACCANONI E VILLA SURRE, DUE SPLENDIDI ESEMPI DELLA PRESENZA LIBERTY A SARNICO CHE HANNO RESO ALLA CITTADINA IL TITOLO DI BEST LIBERTY CITY NEL 2017
LA COPERTINA DEL ROMANZO SCRITTO DA GIORGIO BERTAZZOLI E RECENTEMENTE EDITO DA MONDADORI. UN’APPASSIONANTE STORIA DA NON PERDERE
chiesi se per caso, ora che avevano comprato il marchio Riva, pensassero di portare i cantieri in Cina. Lui, tramite il traduttore, mi ha risposto: “Lei comprerebbe mai una Ferrari costruita in Cina?” Risposi di no e lui ribatte: “Allora stia tranquillo che non sposteremo nulla”. Usano la Riva come biglietto da visita del loro Gruppo portandoci in visita i clienti più ricchi per visitare il cantiere, la “plancia” ufficio di Carlo Riva e per fare un giro sul lago con i motoscafi storici usciti dalla grande capacità cretiva e tecnica dell’Ing Riva. Per loro è come la Ferrari e, guarda caso, il Gruppo Weichai è diventato sponsor della squadra corse di Maranello”. Ma Sarnico non è solo il lago e la Riva… “Un’altra cosa di cui sono orgoglioso sono i nostri parchi e le ville liberty. Abbiamo 13 parchi, con oltre centomila mq di verde pubblico ai quali, tra poco, se ne aggiungerà uno nuovo che prevede un investimento di 600 mila euro nei pressi della Villa Faccanoni. Mantenere questi spazi di verde e 4 lidi non è facile anche perché tengo molto alla loro pulizia e alla sicurezza al loro interno. Mentre per quanto riguarda il liberty stiamo cercando di far diventare patrimonio dell’Unesco Villa Faccanoni, Villa Passeri e Villa Surre, il mausoleo dell’architetto Giuseppe Sommaruga (uno degli interpreti migliori del liberty) e l’asilo comunale, tutte splendide testimonianze dell’Art Nouveau in Italia, forse ancora poco conosciute dal grande pubblico. Nel 2017 Sarnico ha battuto Varese, Viareggio, Verona e Milano ed è stata insignita del titolo di Best Liberty City per quell’anno. Recentemente siamo entrati nella Ruta del Modernismo Catalano, assieme ad altre 80 città d’Europa e del mondo, che rappresentano le realtà più significative per lo stile Liberty. Sarnico è uno dei pochi piccoli paesi ad avere una così grande concentrazione di liberty e non valorizzarla sarebbe un peccato”. Sul fronte della cultura come si è mosso il sindaco artista? “Abbiamo portato a Sarnico mostre importanti come quella dedicata ad Andy Warhol e l’anno scorso è stata la volta degli iperrealisti. Quest’anno potremmo avere Ligabue che è stato portato in mostra per l’ultima volta al Palazzo Ducale di Genova. Vorrei anche ricordare la nostra Pinacoteca con 200 opere d’arte dal ‘500 al ‘700 che stiamo valorizzando ed, infine, svelarvi il progetto che più mi sta cuore: il museo Riva”. Dove pensa di realizzarlo? “Sarà costruito a sbalzo sul lago. Una palafitta, come un grande molo a cui si accede dal lungolago. Il costo previsto è di 6 milioni di euro di cui metà dovrebbero essere a carico della Regione Lombardia. Roberto Maroni si sta interessando, come avvocato, della Fondazione del Museo Riva dove potrebbero confluire la famiglia Riva, il Gruppo Ferretti e altri attori importanti. Si ipotizzano 60 mila visitatori all’anno e la cosa bella è che potrebbe essere gestito dalla Triennale di Milano di cui lo stesso Maroni è vicepresidente. Vorrei che diventasse il vero fiore all’occhiello della mia amministrazione”.
NELLA FOTOGRAFIA SOPRA VITTORIO SGARBI CON GIORGIO BERTAZZOLI IN OCCASIONE DI UNA MOSTRA DI QUEST’ULTIMO. SOTTO UN ESEMPIO DELLA SUA PITTURA
LA STATUA RAFFIGURANTE L’ING. CARLO RIVA POSTA SUL LUNGOLAGO DI SARNICO
Da archivio storico Pagano - 1981
VENEZIA CHE FU IL FONDO FOTOGRAFICO NAYA A PALAZZO FORTUNY
Il titolo del numero 13 dei Bollettini della Fondazione MUVE fa riferimento alla raccolta di fotografie negative e positive su lastra di vetro, per un totale di circa 1050 pezzi, conservata presso l’Archivio fotografico di Palazzo Fortuny e cospicua parte della ricca produzione dello storico studio di Carlo Naya custodita dalla Fondazione. Il fondo Naya fu cedutoda Osvaldo BÜhm e acquistato dal Museo Correr nel 1941, ampliandosi poi negli anni successivi grazie a ulteriori acquisti e donazioni. In seguito al trasferimento di una parte di esso a Palazzo Fortuny è stato avviato un progetto di ordinamento e schedatura, con verifica dello stato conservativo, messa in sicurezza e digitalizzazione dei materiali custoditi.
VENEZIA CHE FU
Arrivato a Venezia nel 1857 (da Pisa, dove si era laureato in giurisprudenza) Carlo Naya vi fondò l’omonima ditta, che restò attiva finoal 1918, anche dopo la sua morte avvenuta nel 1882, nelle sedi di Campo San Maurizio e in Piazza San Marco alle Procuratie Nuove. Con banchi ottici di grande formato e reportage ante litteram Naya e i suoi collaboratori produssero vastissime serie di fotografie, che venivano globalmente commerciate e premiate alle Esposizioni Nazionali e internazionali. Dipinti, sculture, architetture, vedute, scene di genere: la ricchezza della produzione e la lungimiranza di Naya si ritrovano oggi nell’inesauribile testimonianza delle ricchezze architettoniche, ambientali e artistiche della città lagunare.
THE 1 - NUOVA BMW SERIE 1 DINAMISMO, SPORTIVITÀ E TECNOLOGIA TUTTO IN 1 Tommaso Revera - Fotografie Alice - Areadocks
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THE 1 - NUOVA BMW SERIE 1 Il design, la dinamica di guida e le caratteristiche salienti tecniche della Nuova BMW Serie 1 sono stati svelati lo scorso 25 settembre durante l’evento esclusivo proposto da Nanni Nember e allestito in Areadocks. Per molti è stato amore a prima vista: il design dell’ultima nata di casa BMW lascia un segno indelebile dentro e fuori. Iniziando dal frontale dinamico con il grande doppio rene e la larga grembialatura, le linee precise e parallele si ricongiungono direttamente al profilo fluido del tetto per proseguire poi fino al caratteristico posteriore. La vera classe della Nuova BMW Serie 1 si evidenzia subito anche negli interni: i passeggeri godono di un ambiente spazioso e aperto, invitante e piacevole. Il moderno cockpit si distingue per un allestimento ergonomico e ottimizzato, ampi display digitali optional con orientamento al guidatore. Quattro le versioni disponibili: la M Sport, la Luxury, la Sport e la Advantage. Non resta che scegliere perché la nuova BMW Serie 1 è nata per essere ovunque, al centro dell’attenzione.
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NASCE L’ARCHITETTO IN SCATOLA More lancia una nuova sfida a favore dell’accessibilità dell’architettura presentando un prodotto inedito sul mercato: l’Architetto in Scatola. Ispirato alle smartbox esperienziali, l’Architetto in Scatola racchiude, nelle sue quattro diverse scatole, differenti formule di consulenza in ambito architettonico - in particolare architettura di interni - e immobiliare. Tête à Tête, Palette, Progetto e Real Estate: quattro diverse soluzioni che prevedono un servizio di consulenza modulato su misura delle esigenze dell’acquirente che intende arredare o rinnovare uno spazio domestico o commerciale oppure valorizzare al meglio un bene immobile. Dalla formula più smart, Tête à Tête, che prevede un incontro con l’Architetto e consigli verbali di interior design dedicati allo spazio oggetto di consulenza, alla formula Palette che prevede due incontri e la consegna al committente di una palette con suggerimenti di stile, nuance, materiali, rivestimenti e arredi. O ancora, per i più esigenti, la soluzione Progetto che include – oltre a due appuntamenti con l’Architetto – un progetto di interior design completo di pianta e soluzioni in linea con il budget indicato dal cliente. Non solo. È prevista anche una formula Real Estate per coloro che possiedono un bene immobile e vorrebbero ricevere i consigli di un esperto per massimizzarne valore e potenziale. A ideare questo nuovo prodotto Valentina Moretti, direttore creativo di More - azienda che con il proprio team di architetti progetta case di design e le realizza, chiavi in mano, mediante edilizia industrializzata - che ha deciso di lanciarlo durante una serata molto esclusiva organizzata insieme a Ilaria Maria Ponti, Martina Pirotta e Lucia Troncatti presso il concept store Ila Malù di Brescia, ed impreziosita dalla partecipazione di Alberto Gipponi, l’eclettico chef del ristorante Dina di Gussago che, per l’occasione e coerentemente al tema della serata, ha accompagnato gli ospiti durante una food experience davvero originale offrendo loro un percorso di architettura del gusto tra tradizione ed innovazione in cui scegliere, in base ai propri gusti, da una base fissa di ingredienti.
Ph. Sergio Nessi - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
Donne nell’arte PRESENTATA LA MOSTRA CHE A GENNAIO INAUGURA LA PROSSIMA STAGIONE DEGLI EVENTI ESPOSITIVI DI PALAZZO MARTINENGO A BRESCIA
Non è il film “Divina Creatura” del 1975, ma è la mostra d’arte che l’Associazione Amici di Palazzo Martinengo di Brescia promuove, con lo stesso nome di quella nota pellicola, in vista della stagione espositiva programmata per il 2020, nella sede cittadina dell’omonimo palazzo di una delle più antiche famiglie locali dell’aristocrazia, al civico 30 di via Musei, dove, in una esplicita dedicazione tutta al femminile, una numerosa serie di dipinti è nella previsione di una antologica figurativa organizzata secondo un tematico circuito d’allestimento, evocativo delle più disparate tematiche connesse ai soggetti trattati, durante il lungo calendario delle giornate comprese fra il 18 gennaio ed il 7 giugno. Attraversando le sale di Palazzo Martinengo il pubblico compirà un emozionante viaggio lungo quattro secoli di storia dell’arte e ammirerà capolavori dei grandi maestri che, con delicata sensibilità estetica, dipinsero le donne in situazioni, contesti ed atteggiamenti differenti, cogliendo nei loro sguardi le più sottili sfumature caratteriali. Un rapporto quello dell’arte e del mondo femminile che i più celebri pittori di tutti i tempi hanno eternato in dipinti di incantevole bellezza e che questa mostra vuole riscoprire e portare all’attenzione della società contemporanea, per rimarcare come la donna sia da sempre stata al centro dell’universo artistico e non solo.
Ingegnerizzazione italiana AL SERVIZIO DELL’ALTA CUCINA INTERNAZIONALE WOOD BETON HA REALIZZATO LA NUOVA SALA PER IL PRESTIGIOSO RISTORANTE TRE STELLE MICHELIN DELLO CHEF DI FAMA INTERNAZIONALE MARTÍN BERASATEGUI A LASARTE-ORIA (SPAGNA)
Il progetto architettonico è stato sviluppato da “mecanismo”, lo studio di Marta Urtasun e Pedro Rica che, dopo aver lavorato per altri importanti chef, ha ideato questo spazio unico, in grado di integrare gastronomia e natura. Un’idea innovativa e attraente, ma sottoposta ad una rigida restrizione: i tempi di realizzazione estremamente ridotti. I lavori, infatti, si sarebbero dovuti svolgere durante i tre mesi delle vacanze invernali, nel periodo di chiusura del ristorante, ovvero dal 17 dicembre al 13 marzo. Non era facile trovare un’azienda che potesse accettare la complessità della produzione e l’installazione della struttura lignea in un periodo di tempo così limitato. Wood Beton, forte della propria esperienza e professionalità, ha deciso di affrontare la sfida. Il primo passo è stato quello di ingegnerizzare il progetto dello studio “mecanismo”. “Si tratta della fase di collegamento tra la cosiddetta progettazione architettonica e la vera e propria produzione, interpretando e rendendo attuabile l’idea proposta. Per noi ha significato trovare il sistema costruttivo più adatto per sviluppare il progetto, cercando di ottimizzarlo al meglio. A tal fine, abbiamo creato un rapporto diretto con i progettisti spagnoli, studiando con loro ogni singolo dettaglio costruttivo: questa collaborazione ci ha permesso di ottenere il miglior risultato, minimizzando costi ed imprevisti di cantiere” ha spiegato Giovanni Spatti, AD di Wood Beton Spa. La società di Iseo ha deciso di prefabbricare gli elementi lignei in stabilimento: così, mentre in Spagna venivano svolti tutti i lavori di muratura e preparazione del sito, Wood Beton realizzava la struttura off-site. “Visti i tempi estremamente ridotti, la scelta più consona è stata quella di prefabbricare le travi e i pannelli in stabilimento. Così facendo, oltre alla riduzione dei tempi di cantiere, abbiamo ottenuto una maggiore qualità del prodotto, senza margini di errore” ha proseguito l’Ing. Spatti. La struttura della copertura è costituita da undici travi longitudinali principali, alte un metro, che formano una maglia curva, attraversate a loro volta da altri cinque raggi radiali. Per la sua realizzazione è stato usato il larice, legno pregiato e al tempo stesso molto resistente all’azione degli agenti atmosferici. “Il legno è un materiale bellissimo e flessibile dal punto di vista dell’utilizzo, ma soprattutto è in grado di trasmettere forti emozioni. Per questo lavoro abbiamo dovuto risolvere problemi di carattere tecnologico, ovvero la realizzazione di elementi con curvatura nel piano orizzontale. Questo è stato il punto di maggiore difficoltà, poiché non è facile curvare e realizzare elementi strutturali curvi in pianta. Ciò ha comportato un grande impegno da parte nostra e l’impiego di sistemi di produzione innovativi, ma nel contempo, di grande affidabilità e sicurezza” ha spiegato Spatti. L’assemblaggio in loco è stato eseguito in un tempo sorprendentemente breve: meno di 10 giorni per completare la struttura lignea. E il tutto in assoluta sicurezza poiché, grazie alla prefabbricazione, la maggior parte delle operazioni esecutive sono state demandate allo stabilimento. Il risultato è degno di nota: uno spazio in cui tutti gli elementi architettonici enfatizzano la speciale geometria e dove interno ed esterno si fondono grazie alla permeabilità della facciata, costituita da tre lati curvi che avvolgono lo spazio sotto la struttura di legno.
L’ANTEFATTO
Il lavoro ha avuto inizio durante l’estate del 2018, quando lo chef Martín Berasategui ha contattato lo studio “mecanismo” con l’idea di espandere il proprio ristorante, coprendo uno spazio accanto all’edificio esistente, allora utilizzato come terrazza durante il periodo estivo. Il carattere innovativo che contraddistingue Martín Berasategui e le sue creazioni, insieme all’ambiente naturale che circonda il ristorante, sono stati gli elementi fondamentali che hanno guidato la natura del progetto: l’idea dello studio “mecanismo” era, infatti, quella di realizzare una copertura a forma di conchiglia, adattata alla complessa geometria del sito, e che prendesse forma attraverso l’utilizzo di travi curve in legno, sulla base di una facciata in vetro trasparente e leggero. Il processo, iniziato come una “semplice” copertura di una terrazza, si è così trasformato in un progetto ben più articolato, quello realizzato appunto da Wood Beton, oggi sotto gli occhi di tutti.
BRESCIA METTE LE ALI Testo Tommaso Revera
LE ALI DI COLETTE MILLER IN ITALIA PER LA PRIMA VOLTA
Dal 9 ottobre scorso anche in Italia un muro è destinato a diventare virale. Le ali d’angelo di Colette Miller, poliedrica artista americana famosa in tutto il mondo per il suo progetto “The global angel wings project”, hanno trovato una loro identità e uno splendido spazio sul muro di Areadocks a Brescia, un ex magazzino ferroviario, oggi dimora di ricerca, gusto e tendenza. L’artista, che ha dipinto le sue ali sui muri e i grattacieli di tutto il mondo - Kenia, Australia, Giappone, Francia, Cuba, Messico (Juarez), Dubai, Taiwan, Parigi, Inghilterra - catalizzando l’attenzione di migliaia di persone, tra cui icone di stile come Chiara Ferragni, Bianca Balti, e personalità internazionali come Red Hot Chili Peppers e altri, ha infatti scelto Brescia, e Areadocks in particolare, per portare in Italia il suo progetto, nato nel 2012 tra le strade di Los Angeles. “Areadocks - ha spiegato l’artista Colette Miller - è come un villaggio moderno con un grande cortile centrale e buoni ristoranti. Il suo essere così ben strutturato lo rende il luogo perfetto. Sono davvero felice di portare per la prima volta il mio progetto qui, a Brescia e in questa parte d’Italia, zona meravigliosa e molto interessante, ricca di storia e di cultura, due elementi per cui l’Italia è famosa nel mondo”. “Ci ha entusiasmati l’idea di creare un evento con Colette Miller e il suo ‘Global Angel Wings Project’ - ha spiegato Alberto Marengoni, fondatore Areadocks - opera che sposa molti elementi della filosofia Areadocks, in primis la street art, forma d’arte estremamente attuale e “cool”, che esce dagli schemi e sceglie i muri della città per esprimersi trasmettendo messaggi importanti come quello del progetto di Colette, ‘Siamo tutti angeli se lo vogliamo’. Siamo orgogliosi - ha continuato Marengoni – che l’artista abbia scelto Brescia come prima città italiana per la sua istallazione, senza dimenticare che uno dei simboli più importanti di Brescia è proprio la Vittoria Alata che dalla prossima primavera ‘tornerà a volare’ sulla città di Brescia dando forma alla nuova identità del parco archeologico romano, il più grande del nord Italia. Auspichiamo che questa collaborazione faccia da volano di comunicazione alla città stessa, che ha molto da promuovere, anche attraverso nuovi canali ‘globali’ come i social, verso un pubblico che forse oggi non raggiunge appieno: quel turismo più internazionale, che magari ci passa attraverso col Frecciarossa Milano - Venezia ma non sa ancora quanto valga la pena fermarsi a Brescia”. “Le grandi ali di Colette Miller sapranno senz’altro fornire ulteriore spinta all’entusiasmante volo che Brescia ha intrapreso in questi anni per liberarsi nell’immenso cielo dell’arte e della cultura – ha dichiarato la Vicesindaco e assessore alla Cultura, Laura Castelletti – con la possibilità in particolare di intercettare un pubblico planetario che, grazie anche ai nuovi social e agli smartphone, interagisce con le sue espressioni più contemporanee, le veicola e le moltiplica, amplificandone la platea e la portata. Del resto, non si dice forse che gli angeli sono messaggeri?”.
Global Angel Wings Project ha una missione davvero speciale: ricordare al mondo che tutti noi siamo angeli mandati sulla terra. Un messaggio che viene espresso dall’artista attraverso murales raffiguranti colorate ali di diversi tipi, a grandezza umana. Dimensioni e location sono state infatti scelte da Colette perché ogni persona potesse interagire in modo naturale con l’opera e diventarne parte. Gli autoscatti delle persone hanno fatto il resto: fotografandosi con le ali donne, uomini, bambini e vip di tutto il mondo hanno contribuito a diffondere il messaggio dell’artista a livello globale e la fotografia delle sue ali “indossate” da un soldato a Juarez in Messico è diventata la Picture of the Day della BBC proprio per la forza del messaggio espressivo. “Tutte le forme
d’arte hanno un’era - ha spiegato Colette Miller - e questa sembra essere il rinascimento dell’arte di strada, pubblica, accessibile a tutti. Io mi sento un’artista di strada e volevo ‘cogliere’ ispirazioni dalla strada. Non avevo un piano, non avevo un agente, ero al verde e lo stavo facendo illegalmente. Ma era semplicemente autentico e la cosa bella è che quando ho messo al mondo le ali, questo mondo ha risposto con tutto il suo amore”. L’opera sarà visitabile nello spazio del cortile di Areadocks (ingresso via G. Sangervasio 12/A – Brescia) dal Martedì alla Domenica dalle ore 10.00 fino alle ore 22.30 e sarà possibile fotografarsi davanti al murales dell’artista, ‘indossando’ le ali di Colette Miller e partecipando in prima persona al suo progetto internazionale “The global angel wings project”.
COLETTE MILLER È UNA VISUAL ARTIST E PERFORMER AMERICANA DI RICHMOND, IN VIRGINIA. ATTUALMENTE VIVE A LOS ANGELES. MILLER È MEGLIO CONOSCIUTA COME UNA PERFORMER NELLA BAND HEAVY METAL GWAR DURANTE I SUOI ANNI FORMATIVI TRA IL 1986 E IL 1987 E PER LA SUA ARTE DI STRADA “GLOBAL ANGEL WINGS PROJECT” L’ARTISTA, NELLA SUA PRIMA E UNICA PERFORMANCE ITALIANA, HA DISEGNATO SUL MURO DI AREADOCKS LE SUE “ALI”, FAMOSE IN TUTTO IL MONDO
Le idee di Emilia
Screening andrologico per i giovani uomini UNA VOLTA C’ERA LA VISITA DI LEVA PER L’ARRUOLAMENTO MILITARE CHE SCOPRIVA SE C’ERANO PROBLEMI SOTTO LE MUTANDE
Dott.ssa Emilia Strologo
La visita andrologica è utile per prevenire, diagnosticare, monitorare e stabilire trattamenti per le principali patologie andrologiche, come disfunzione erettile, eiaculazione precoce, varicocele, fimosi, frenulo breve. Questo tipo di visita può anche essere impiegata per monitorare l’eventuale evoluzione di una patologia già diagnosticata
La dottoressa Emilia Astrologo, molto conosciuta ed apprezzata, impegnata per tutta la sua vita a fianco dei minori in difficoltà e delle loro famiglie nei momenti più difficili, autrice di molti progetti relativi all’età evolutiva che hanno trovato spazio e attuazione in molti ambiti, pur con gli acciacchi di un’età avanzata, non ha smesso di pensare a come rendersi utile alla comunità. Recentemente ha progettato e finanziato la start up di un servizio di assistenza innovativo rivolto ai tanti anziani che, vivendo da soli e pur essendo ancora autonomi, hanno comunque bisogno di qualche angelo custode che si occupi un po’ di loro. Aiutata con entusiasmo dalla Croce Rossa con i suoi volontari, appoggiata da ATS e sostenuta dal Soroptimist Club di Bergamo, Emilia con una tenacia ammirevole è riuscita a portare a termine il progetto pilota che ha coinvolto una dozzina di anziani single, segnalati dai rispettivi medici curanti, i quali per sei mesi hanno ricevuto due volte la settimana la visita di volontari appositamente formati alla particolare mansione, per un controllo della pressione, la regolarità nell’assunzione dei farmaci, qualche piccola commissione, le ricette, le medicine e, soprattutto, un sorriso e quattro chiacchiere per alleviare un pochino la solitudine perché si sa, curano di più due parole dolci e una carezza di tante pastiglie… Il progetto, dopo la fase iniziale è stato poi “adottato” da Ats e prosegue con ottimi risultati. Inoltre, grazie alla divulgazione della sua fattibilità attraverso la rete dei Club Soroptimist, in Italia, altre realtà lo hanno preso ad esempio. Nonostante l’età avanzata porti oggi Emilia Strologo a considerare i bisogni della popolazione anziana - suoi alcuni recenti e approfonditi studi sulla la gestione degli anziani nel loro habitat senza sradicarli, su come migliorare la loro vita nelle moderne città e come affrontare a livello sociale l’invecchiamento della popolazione - non ha dimenticato il suo antico amore per l’età evolutiva mettendo a nudo una grave carenza nelle strutture sanitarie. Durante un recente incontro mi ha confidato una sua nuova idea… Direi non male. “Un tempo - mi dice - fino a vent’anni fa tutta la popolazione maschile “subiva” obbligatoriamente la visita di leva. I famosi tre giorni durante i quali, chiusi in una caserma si veniva misurati, pesati, e controllati anche nelle parti più intime, oltre che interrogati e quindi valutati con metodi non certo troppo rispettosi della privacy. Chi ha fatto quella visita racconta di interminabili code aspettando in fila il proprio turno in mutande e poi, via anche quelle, senza alcun pudore, denudati e ispezionati per benino. Nessuno certo rimpiange i metodi di quella visita, che del resto aveva anche il compito di preparare all’ambiente militare, nessuno vorrebbe reintrodurla ma, una ispezione così approfondita e allargata a tutti i giovani, di ogni condizione e di ogni ceto, aveva il grande pregio di portare alla luce malformazioni, scoprire malattie o altri guai dell’apparato genitale maschile, il più delle volte mai indagati prima, mai confidati a nessuno, per vergogna o per ignoranza. Nel caso delle ragazze - prosegue Emilia - la prima visita dal ginecologo coincide spesso con il primo ciclo, quindi nell’età giusta per scoprire eventuali problemi dell’apparato riproduttivo. Nel caso dei maschietti, per svariate motivazioni, tra cui quasi sempre la scarsa confidenza con i genitori, raramente viene consultato uno specialista nella fase della pubertà, magari trascurando sintomi di patologie che sarebbero facilmente risolvibili se prese per tempo e che viceversa possono portare a conseguenze non piacevoli. Ed ecco l’idea: sottoporre ad uno screening la popolazione maschile tra i 14 e 16 anni. Una visita con l’andrologo gratuita in grado di segnalare situazioni da approfondire, ma anche per togliersi dubbi e curiosità relativi alla sessualità. Penso che i giovani ne sarebbero contenti.” Come non essere d’accordo con lei?
1979
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Elite Casa ha una significativa vocazione per tutto ciò che riguarda la casa, la sua bellezza, la sua importante quotidianità. Nello show room, in uno storico palazzo di Via Veneto a Brescia, si trova dal piccolo oggetto utile al pezzo unico firmato dai grandi nomi del design. Elite Casa aiuterà gli sposi a creare la propria lista di desideri, proponendo una serie di idee regalo che assecondino i gusti degli sposi e le diverse necessità degli invitati.
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GREEN TALK Un dibattito a più voci che ha visto protagonisti i maggiori esponenti delle industrie del territorio, le istituzioni, le case automobilistiche, gli energy provider a confronto sul tema della crescita delle infrastrutture e sui cambi di paradigma dell’Industria 4.0 che si sta ridefinendo a servizio delle smart city del futuro. Il prologo ideale alla prima edizione della 1000 Miglia Green, la prima gara di regolarità riservata a vetture elettriche e ibride che è andata in scena da Brescia a Milano durante l’ultimo weekend di Settembre. Durante il Talk sono stati due i panel predisposti: il primo dedicato all’industria 4.0 al quale sono intervenuti i protagonisti della filiera che si sono confrontati raccontando come hanno deciso di affrontare le nuove opportunità nate dal cambio di paradigma della supply chain nell’automotive. Tra i presenti, oltre al Sindaco Emilio del Bono, anche Angelo Sticchi Damiani, Presidente ACI, Aldo Bonomi, Presidente AC Brescia, Franco Gussalli Beretta, Presidente 1000 Miglia Srl, e Matteo Marzotto, Consigliere 1000 Miglia Srl, ed il secondo, incentrato sulle infrastrutture, al quale sono intervenuti Francesco Venturini, AD Enel X, Gianluca Bertazzoli, E-Mob Carta Metropolitana della Mobilità Elettrica, Marco Bocciolone, Direttore del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, Dario Mancini, Country Manager Waze, Bruno Mattucci, Presidente e AD Nissan Italia, Paolo Meneghini, Presidente e CEO A2A Energy Solutions, e Maurizio Tira, Rettore dell’Università di Brescia. Moderatore del dibattito Guido Romeo che ha concluso i lavori intervistando Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola promotrice di questa iniziativa.
Ph. Matteo Marioli - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it
1000 MIGLIA GREEN Testo Tommaso Revera
PRIMA EDIZIONE DELLA CORSA RISERVATA ALLE AUTO ELETTRICHE IN GARA DA BRESCIA A LAINATE CON TAPPA A MILANO
Gli ultimi ritrovati dell’ingegneria automobilistica ma anche auto elettriche del passato, circa 40 equipaggi in tutto, hanno animato una gara di regolarità di tre giorni sulle più belle strade lombarde. La prima edizione della 1000 Miglia Green ha preso il via lo scorso 27 settembre dal cuore di Brescia per arrivare domenica 29 all’autodromo di Lainate passsando, sabato 28, per il centro di Milano.
LE AUTO IN GARA La carovana di auto della 1000 Miglia Green ha fatto rivivere insieme la storia e il futuro della mobilità elettrica e sostenibile. La Detroit Electric Model 95 del 1924 è stata stata la vettura più antica: venduta a chi desiderava un’auto affidabile con avvio immediato senza manovella, aveva già un’autonomia di carica tra da 96 e 145 km. Quasi 100 anni dopo ha fatto bella mostra di sé al fianco delle modernissime Tesla, Porsche Panamera E 4 Hybrid, Mercedes EQC, Smart, Mini, Hyundai, Nissan, Polestar e non solo. In gara anche la Zagato Milanina del 1989, due modelli di maggiolino Volkswagen (1303 Kaefer) del ’72 e ’76 ed un modello alimentato a idrogeno, la “Mirai” (“futuro” in giapponese) della Toyota, un esempio su strada di innovazione e ricerca.
QUI SOPRA A SINISTRA, FRANCO GUSSALLI BERETTA, PRESIDENTE DI 1000 MIGLIA SRL
“Con 1000 Miglia Green – ha dichiarato Franco Gussalli Beretta, presidente 1000 Miglia Srl – vogliamo fare innovazione e futuro con la stessa forza con cui la 1000 Miglia storica ha rappresentato un volano di crescita per nuove tecnologie e infrastrutture. Le vetture che hanno partecipato a questa prima edizione sono modelli d’auto straordinari che devono essere il simbolo del futuro prossimo dell’automotive, del dibattito e delle scelte che saranno fatte in un comparto chiave per il tessuto economico del Paese. Quando le auto 1000 Miglia – ha concluso Beretta - incontravano le comunità nel loro percorso rappresentavano il passaggio del progresso e una visione del futuro: la 1000 Miglia Green ha ritrovato pienamente questo spirito”. “1000 Miglia Green – ha dichiarato Alberto Piantoni, amministratore delegato 1000 Miglia – ha avuto fin dal principio riscontri molto positivi da parte di appassionati, aziende e istituzioni. Questo ci ha dato l’energia di trasformare un’idea all’avanguardia in un progetto sempre più concreto. I valori di riferimento della manifestazione sono stati spirito innovativo, sostenibilità, rispetto dell’ambiente e valorizzazione del patrimonio agroalimentare dei territori attraversati dalla competizione. Per questo - ha concluso Piantoni – 1000 Miglia Green ha siglato una partnership con Regione Lombardia che si è tradotta in un progetto di racconto delle eccellenze agroalimentari lombarde attraverso anche la proposta di menù a km 0 nei pranzi e cene proposti nelle tre giornate della competizione”.
Audi Q3 Sportback. URBAN / whatever that means. L’ANIMO URBANO DI AUDI Q3 SPORTBACK È PRONTO AD ACCOMPAGNARVI OVUNQUE, IN QUALUNQUE MOMENTO, GRAZIE AI SISTEMI DI INFOTAINMENT SEMPRE CONNESSI, ALL’ASSETTO SPORTIVO E ALLE LINEE DA VERA COUPÉ
SPORTIVA ON-ROAD E OFF-ROAD: LE SOSPENSIONI Audi Q3 Sportback offre divertimento di guida su vari terreni. In città, su percorsi a lungo raggio o su terreni facili – il crossover compatto è un tuttofare dinamico. È dotato di sterzo progressivo di serie, il cui rapporto di trasmissione diventa sempre più diretto all’aumentare dell’angolo di sterzo, e di sospensioni sportive. Su richiesta, la sospensione è disponibile con controllo della taratura, che aumenta ulteriormente la gamma tra dinamismo e comfort. A seconda della situazione di guida, delle condizioni della strada e delle preferenze personali, il conducente può variare le caratteristiche dell’auto attraverso il sistema di gestione dinamica standard, Audi drive select, in sei profili, inclusa la modalità fuoristrada. Oltre all’impostazione del motore e della trasmissione, questo sistema influenza anche gli ammortizzatori regolabili elettronicamente e l’assistenza allo sterzo. Come opzione, il controllo della discesa in pendenza può offrire supporto: mantiene costante la velocità selezionata dal conducente su un’inclinazione superiore al 6%.
Audi Q3 Sportback 35 TDI S tronic (110 kW) Valori massimi: consumo di carburante (l/100 km): ciclo combinato 4.7 - emissioni CO2 (g/km): ciclo combinato 123
TETTO BASSO, CORPO MUSCOLOSO: IL DESIGN L’Audi Q3 Sportback è sinonimo di forza e precisione allo stesso livello e lo riflette in tutti i dettagli di design. La griglia nera del single frame ottagonale ha un design fortemente tridimensionale e questo la rende particolarmente sportiva. Lo stesso vale per le prese d’aria trapezoidali e il paraurti espressivo con la sua lama piatta. L’abitacolo, simile a una coupé, fa da contrasto agli accessori distintivi, che sono verniciati in colori contrastanti e sottolineano quindi il carattere SUV. La linea del tetto bassa lascia spazio ai montanti e termina in uno spoiler sul bordo del tetto. Di conseguenza, Audi Q3 Sportback appare molto più lunga del modello gemello Q3. Inoltre, la SUV-coupé è abbassata di quasi tre centimetri e quindi ha un aspetto più muscoloso. Sopra le ruote, i profili attirano l’attenzione sulla trazione quattro, di serie sulla maggior parte dei motori. Molti effetti di luce e ombra sorgono sul retro in plastica. Il finestrino, fiancheggiato da profili aerodinamici, e il paraurti sportivo, che riprende l’aspetto delle prese d’aria, sottolineano la larghezza della Audi Q3 Sportback. Anche le luci di retromarcia contribuiscono a questo: corrono verso l’interno in una forma affusolata, proprio come i fari. Audi fornisce i Fari in tre versioni fino alla tecnologia Matrix LED, il cui fascio abbagliante adattivo illumina in modo intelligente la strada come meglio si adatta alla situazione di guida.
TFSI, TDI, S TRONIC, QUATTRO: L’UNITÀ Per il lancio sul mercato in Europa saranno disponibili un motore a benzina e un motore diesel per Audi Q3 Sportback. Con 169 kW (230 CV), il 2.0 TFSI è il motore più potente. Il 2.0 TDI ha una potenza di 110 kW (150 CV). Poco dopo il lancio sul mercato, sarà disponibile anche con cambio manuale e con trazione quattro. Nel corso dell’anno seguiranno ulteriori motori, tra cui un diesel più potente e un motore a benzina entry-level, che funzionerà insieme a un sistema Mild-Hybrid da 48 V. Durante la decelerazione, recupererà energia e durante l’accelerazione da basse velocità supporterà il motore. Nella guida reale, può risparmiare fino a 0,4 l di carburante per 100 km. Nei motori di punta, la trazione integrale quattro svolge di serie il lavoro di trasmissione della forza. Il suo componente centrale è una frizione idraulica a dischi multipli sull’assale posteriore. La sua gestione elettronica combina eccezionale stabilità e forte trazione con un alto livello di piacere di guida. Ai limiti delle prestazioni, la trazione quattro lavora a stretto contatto con il controllo di coppia selettiva della ruota il che rende la manovrabilità ancora più dinamica e stabile mediante delicati interventi sui freni delle ruote interne, grazie al supporto della trazione integrale quattro.
COMFORT VARIABILE: INTERNI E CONCETTO DI SPAZIO
MONDO DIGITALE: DISPLAY E FUNZIONAMENTO
L’Audi Q3 Sportback è lunga 4,50 m, 1,84 m di larghezza e 1,56 m di altezza; il suo passo misura 2,68 m. Ciò si traduce in un interno ampio e altamente variabile. I sedili posteriori offrono spazio per tre persone. Possono essere spostati longitudinalmente di 130 mm di serie; i loro schienali sono divisi in tre sezioni e la loro inclinazione può essere regolata in sette fasi. Il volume del bagagliaio varia da 530 l a 1.400 l. Il piano di carico può essere regolato su due livelli e il ripiano posteriore si trova sotto di esso. Come opzione, Audi fornirà un portellone elettrico che può anche essere aperto e chiuso con un movimento del piede. I sedili anteriori, regolabili elettricamente e riscaldabili su richiesta, offrono una posizione sportiva e un elevato livello di comfort. A seconda dell’equipaggiamento, ci sono sedili sportivi con cuciture a contrasto e strisce colorate lungo i pannelli laterali.
Il concetto di funzionamento e display dimostra come Audi sta avanzando con la digitalizzazione: anche l’equipaggiamento di base include un quadro strumenti digitale con una diagonale dello schermo da 10,25 pollici, che il guidatore utilizza grazie al volante multifunzione. Nel sistema top-of-the-line, MMI navigation plus, i display appaiono nel cockpit virtuale Audi, che offre molte funzioni aggiuntive. Un display touch da 10,1 pollici è posizionato al centro del cruscotto. Quando una funzione è selezionata, emette un feedback acustico. Proprio come nei modelli di classe full-size del marchio, è circondato da un ampio rivestimento nero lucido. Insieme alla centralina del climatizzatore situata sotto di essa, il display è inclinato ergonomicamente di 10 ° verso il conducente. Su richiesta, l’Audi virtual cockpit plus da 12,3 pollici è disponibile con tre layout selezionabili, tra cui una vista particolarmente dinamica.
Inoltre, le superfici in alcantara sul cruscotto e i braccioli sottolineano la filosofia del design progressivo. Al buio, il pacchetto opzionale di illuminazione di contorno / ambiente imposta gli accenti di illuminazione con i suoi 30 colori selezionabili.
La struttura del menu piatto è completata da un’unità di controllo che utilizza il linguaggio naturale e può anche comprendere le parole libere. L’immissione di una destinazione di navigazione e la ricerca MMI si basano sull’immissione di testo libero. Il sistema riconosce le destinazioni più frequenti del conducente in base ai viaggi precedenti, consentendogli di generare suggerimenti adeguati. Nel fare ciò, prende in considerazione i valori empirici statistici relativi al carico del traffico e all’ora del giorno.
NETWORKING COMPLETO: INFOTAINMENT E AUDI CONNECT Insieme alla navigazione MMI plus, i servizi online di Audi connect sono resi disponibili a bordo alla velocità LTE Advanced tramite una scheda SIM installata in modo permanente. Ciò include, ad esempio, informazioni sul traffico online e il servizio online di punti di interesse, che integra la guida a destinazione con foto, orari di apertura e valutazioni degli utenti. Grazie all’interconnettività della flotta Audi, la Q3 Sportback riceve e fornisce informazioni sugli spazi di parcheggio sul lato della strada, le aree pericolose e i limiti di velocità, che vengono rilevati tramite la telecamera di bordo e i sensori del veicolo. Le informazioni sui semafori sono una nuova funzionalità tra i servizi Car-to-X. L’auto riceve i dati dal computer del traffico di una città, a seguito del quale il conducente riceve informazioni sulle fasi del semaforo nella cabina di pilotaggio virtuale Audi. Ciò consente ai conducenti di regolare preventivamente la propria velocità, aumentando l’efficienza e migliorando il flusso del traffico. Questa offerta è inizialmente disponibile nelle singole città europee e verrà gradualmente estesa a seconda dell’infrastruttura nell’area urbana. Un’altra nuova funzionalità è il servizio vocale Amazon basato su cloud Alexa, che trasmette musica e audiolibri e offre anche l’accesso a oltre 80.000 funzioni di Alexa. La navigazione con Google Earth ™ e la radio ibrida, che commuta automaticamente tra FM, DAB e streaming online a seconda delle condizioni di ricezione, fanno anche parte del pacchetto di navigazione e infotainment plus di Audi connect. Il sistema di controllo vocale utilizza le conoscenze dettagliate nel cloud per rispondere alle domande e ai comandi del conducente. L’app myAudi e l’interfaccia smartphone Audi assicurano l’interconnessione tra la macchina e lo smartphone. Questo integra telefoni cellulari Android e iOS nel sistema di infotainment di bordo. Il contenuto dello smartphone viene visualizzato sul display MMI tramite Apple CarPlay o Android Auto e non sono necessari cavi se il sistema di infotainment principale viene utilizzato con un iPhone. Il vano Audi per Smartphone e il sistema audio Premium Bang & Olufsen con audio 3D virtuale completano questa offerta completa. ECCEZIONALE IN OGNI SITUAZIONE: I SISTEMI DI ASSISTENZA Nell’Audi Q3 Sportback, vengono utilizzati quattro sistemi standard per la sicurezza. Questi includono l’avviso di partenza corsia e l’avviso di cambio corsia. Mentre il primo aiuta il conducente a rimanere in corsia, il secondo indica situazioni critiche quando si cambia corsia, come se ci fosse un veicolo nel punto cieco. In Germania include anche il frontale Audi pre-sense. Se una collisione frontale è imminente, trasmette un avvertimento visivo, acustico e tattile al conducente. In caso di emergenza, provoca una frenata completa e avvia le misure di sicurezza di base di Audi pre sense. Ciò comporta il serraggio delle cinture di sicurezza anteriori, la chiusura dei finestrini e del tetto scorrevole opzionale e l’attivazione delle luci di emergenza. L’assistente di crociera adattivo è un punto culminante dei sistemi opzionali. Elimina l’onere dal conducente durante la guida longitudinale e laterale. Sistemi ultramoderni come le telecamere a 360 gradi offrono assistenza per il parcheggio e le manovre. Mostrano l’ambiente diretto del coupé SUV sul display MMI e il guidatore può scegliere tra diverse prospettive. L’assistente di parcheggio guida automaticamente l’auto all’interno e all’esterno dei parcheggi. Se, ad esempio, il conducente desidera uscire da un’entrata, l’assistenza al traffico trasversale posteriore avverte di avvicinarsi ai veicoli che il sistema classifica come critici. LANCIO SUL MERCATO E MODELLO A EDIZIONE SPECIALE Un modello in edizione esclusiva in due disegni accompagna il lancio sul mercato, a seconda delle finiture della vernice, sono chiamati “edition one dew silver” e “edition one mythos black”. In entrambi i modelli, l’esterno si basano su S-line e sul pacchetto nero. Pannelli decorativi scuri nei fari a LED a matrice e le ruote da 20 pollici la rendono ancora più sportiva. L’interno presenta uno style in edizione argento con la selezione di interni nobili e colori brillanti, mentre il modello nero si basa su S-line interno scuro, integrata da aree in Alcantara blu sul cruscotto e sui braccioli nelle porte.
Mandolini Auto Via Triumplina, 51 - Tel. 030 2019760 Orario: 9.00-12.30; 14.30-19.00 www.mandolini.it
Gentleman’s Ride Brescia Tommaso Revera - Fotografie JustVisual
BRESCIA SI CONFERMA POLO MOTORISTICO DAL CUORE GENEROSO: 400 RIDER DONANO 8.000 EURO Eleganza, percorsi mozzafiato e numeri importanti. La VII edizione bresciana di The Distinguished Gentleman’s Ride, la più grande manifestazione motociclistica di beneficenza al mondo che quest’anno ha raccolto a livello mondiale quasi 6 milioni di euro attraverso le donazioni dei partecipanti, è stata un grandissimo successo. Brescia, con oltre 500 partecipanti e 400 moto tra ‘special, classiche e d’epoca’, ha risposto con grande entusiasmo e determinazione a questa iniziativa che si è svolta contemporaneamente in oltre 700 città e 110 Paesi nel mondo per sostenere la Movember Foundation (in particolare programmi di andrologia per la ricerca contro il tumore alla prostata e la prevenzione dei disturbi mentali della popolazione maschile), riuscendo a raccogliere circa 8.000 euro da donare al progetto internazionale. “Anche quest’anno Brescia ha messo in mostra il suo grande cuore – ha commentato Cesare Sasso, uno degli organizzatori volontari dell’evento a Brescia. I rider cittadini, ma anche i molti partecipanti venuti da fuori, hanno dimostrato quanto la grande passione per le moto si possa trasformare in energia solidale, per una causa così importante.
Da quando è nato, il DGR Brescia è cresciuto esponenzialmente di anno in anno. I 400 motociclisti partecipanti e gli 8.000 euro raccolti dimostrano quanto lo spirito solidale legato all’evento sia sempre più coinvolgente. Il tutto grazie anche al pieno supporto da parte del Comune di Brescia, che crede da tempo alla bontà dell’iniziativa, al Corpo di Polizia Municipale per il supporto viabilistico oltre che ai cittadini bresciani e a quelli dei diversi comuni che abbiamo attraversato, che hanno accolto con entusiasmo il nostro passaggio”. Partiti dal Museo Mille Miglia, i centauri si sono diretti verso il lago di Garda percorrendo le strade della Valtenesi e hanno fatto una prima tappa alla cantina Pasini San Giovanni a Raffa di Puegnago per un meritato break. Il pranzo è seguito poi al Ristorante al Monastero di Soiano, chiudendo con gusto il DGR 2019. The Distinguished Gentleman’s Ride non finisce qui. Fino al 31 ottobre, sul sito www.gentlemansride.com sarà possibile continuare a fare donazioni a sostegno dei programmi della Movember Foundation. A livello globale la manifestazione è sponsorizzata da Triumph Motorcycles, mentre a livello locale hanno sostenuto a vario titolo la tappa bresciana Alpa Distribution, Barberia Italiana, Dexter Milano, Donneinsella, Joya Pr, Slow Ride Italy, Triumph Brescia, Museo Mille Miglia, Cantina Pasini San Giovanni, Ristorante al Monastero.
Brescia Napoli:
Bikers old style CON LE MOTO D’EPOCA TRA ARTE, NATURA E PAESAGGI
MEMORIAL ALESSIO SANZOGNI
La passione per le moto d’epoca in una gara a squadre. Un viaggio da Brescia a Napoli per scoprire l’Italia e riscoprire se stessi. Lo scorso 26 settembre è andata in scena la 4^ edizione della Brescia-Napoli, la classica in moto d’epoca alla scoperta dei paesaggi, dell’arte e delle tradizioni dell’Italia minore, dalla Pianura Padana al Mediterraneo attraverso l’Appennino. Spirito di gruppo e l’arte dell’arrangiarsi sono stati il filo conduttore di un’avventura partita dallo showroom 39Vantini Oldstyle di Brescia (promotore e organizzatore della manifestazione) ed arrivata a Napoli attraverso territori, luoghi, sapori e arte divenuti il tesoro da scoprire durante il viaggio.
L’edizione 2019 della Brescia-Napoli è stata inoltre una particolare connotazione legata alla sicurezza sulla strada. La manifestazione, infatti, è stata dedicata alla memoria di Alessio Sanzogni, un ragazzo tragicamente scomparso lo scorso gennaio in seguito ad un incidente stradale sull’A4, a soli 33 anni. Alessio, collaboratore della rivista Grazia e manager di Chiara Ferragni all’inizio della sua carriera, era cugino di uno degli organizzatori che ha deciso di ricordarne la memoria promuovendo l’argomento della sicurezza in moto all’interno della Brescia-Napoli, ancor di più di quanto già fatto nelle edizioni precedenti.
LA GARA
La Classica in moto d’epoca nata nel 2016 da un’idea di Paolo Pezzotti e Mario Gaburri, quest’anno si è arricchita di nuovi partecipanti: ben ventotto, accompagnati da due auto d’epoca.
LA STORIA
“È nato tutto per caso - ha raccontato Paolo Pezzotti - come tutte le cose che alla fine si rivelano le più belle e affascinanti. Cinque amici bresciani avevano voglia di fare una passeggiata fino a Napoli in sella a delle vecchie signore. In quel momento abbiamo creato qualcosa di unico, che poi abbiamo reso grande”.
LE EDIZIONI PRECEDENTI
La prima edizione è stata di rodaggio, cinque partecipanti si fronteggiavano tutti contro tutti a suon di accelerazioni e riparazioni. La seconda ha visto la gara tingersi di rosa, con la partecipazione di alcune donne che, contrariamente a ogni stereotipo, si sono rivelate abilissime sulle due ruote. La terza edizione, quella dello scorso anno, è stata la prima in cui è stata realmente strutturata un’organizzazione proporzionata all’evento: la gara è diventata a squadre, è stata predisposto un ufficio stampa, sono stati contattati comuni, sponsor, amici e gruppi appassionati di due ruote.
COS’È LA BRESCIA-NAPOLI?
È una manifestazione motociclistica a squadre, ma al tempo stesso una passeggiata da Brescia a Napoli. È una gara, certo, perché ci sono in palio tanti premi e per vincerli contano l’abilità alla guida e nella riparazione e manutenzione delle moto. Ma i punti si accumulano anche viaggiando insieme, aiutandosi l’un l’altro, rispettando orari e percorsi, portando in squadra donne, giovani e diversamente giovani, viaggiando con le moto più belle e scattando le foto migliori. Ma non tutti puntano solo alla vittoria: c’è chi si gode il viaggio, i territori, l’arte e le bellezze che offre il nostro Paese. L’obiettivo, in quel caso, è la vittoria con se stessi”.
MOTO CLUB LEONESSA E FMI
Dal 2018 la manifestazione è inserita anche nei programmi promossi a livello nazionale dalla FMI (Federazione Motociclistica Italiana): fondamentale, in questo senso, il contributo strategico del Moto Club Leonessa 1903 di Brescia che ha raccolto lo spirito della manifestazione inserendola senza esitazione all’interno delle proprie iniziative.
POLITICANDO
REPOSITION …. RIPOSIZIONAMENTO!! MAURIZIO MAGGIONI Perché un articolo venga letto, oltre al nome dell’autore, in calce, deve avere un titolo, possibilmente accattivante. Questa volta lo mettiamo bilingue perché va di moda, o meglio, essendo noi Europeisti della prima ora, ma quella vera del 1957 e dei trattati successivi, sino agli anni ’80, che parlavano di popoli uniti, liberi, non guerrafondai e pronti a difendersi l’un l’altro, iniziando con i trattati economici per essere poi tutti adesi alla Nato, contro i sovietici, i paesi non allineati, al comunismo in genere, compreso il Maoismo. Bene, Ottobre 1949-Ottobre 2019, 70 anni, dalla Marcia di Mao Zedong, festeggiati In pompa magna in Cina ed osteggiati ad Hong Kong, ex territorio Britannico passato alla Cina con trattati poco chiari che ora danno i loro frutti. Dove arriva la sinistra, la libertà muore, noi abbiamo contribuito a sconfiggere il Comunismo, portando idee di libertà e di mercato, di meritocrazia, ed eccoci qua, invasi dai loro prodotti adulterati, invasi da popoli silenti che fanno ciò che vogliono nei paesi ospitanti, solo perché fanno economia. Ma quella libertà che noi volevamo esportare, quel mondo democratico … niente: per nulla ci siamo riusciti, anzi li abbiamo condannati a diventare produttori di tutto e poco fruitori: li abbiamo condannati ad inquinare il pianeta; loro e l’India sono i primi produttori di inquinamento. Ma i Gretini guardano solo ad Ovest, non fa niente, quando diventeranno grandi e si toglieranno le fette di salame dagli occhi, vedranno tutto meglio e capiranno. Noi però dobbiamo riposizionarci, dicevamo, ed infatti in Italia è in atto, lo abbiamo già detto, una normalizzazione coatta. Tutto scivola via, Panta Rei dicevano gli antichi, il nazifascismo salviniano è finito, i conti del Papete sono stati presentati, i porti sono aperti, lo pseudo mini trattato di Malta (6 mesi di durata), ha messo tutti d’accordo, iniziando dalla Chiesa o meglio, dal Vaticano; ci renderemo conto poi della fregatura che ci hanno dato con la “ volontarietà” della redistribuzione. Gentiloni il conte romano, tipo Alberto Sordi nel famoso film “Il Marchese del Grillo”, ci grazia con monetine (flessibilità UE) che lancia dal balcone al Popolo, ma sono roventi, le raccogliamo, ma ci bruciano le mani. Nel torpore PD-M5S, ecco che si devono definire i ruoli di ogni singolo partito e o movimento. Prima del 1989/1992, c’erano partiti come: DC- PCI – PSI – PLI – MSI – PR (radicali) - PRI – LEGA – SVP – Union Valdotien - PdA – AN ed altri. Ognuno aveva un ruolo specifico, si alternavano nel Pentapartito, nell’Arco Costituzionale, osteggiavano il nemico (Comunismo), ma ne erano collusi un con l’altro. Poi venne la rivoluzioneb (????!!) di Mani Pulite (1992), arrivò Berlusconi con Forza Italia nel 1994 e tutto cambiò. Tutti i leader di allora, di prima categoria, si eclissarono, arrivarono quelli di 2-3-4 fila e tutti si posizionarono cercando spazi e motivi di esistere. La magistratura dettò i ruoli e compose le file, alterando e o variando di volta in volta, a piacimento, le opportunità governative. Negli ultimi10 anni il movimento Vaffa!! ha stravolto tutto; perché ancora una volta la politica non è stata capace di intercettare i bisogni della gente, del popolo. Un comico, capopolo, come Grillo ha dimostrato l’inconsistenza della politica. La Magistratura ha lasciato correre ciò che “doveva” lasciar correre; ha fermato ciò che voleva fermare, i Cavalier serventi hanno agito a dovere, ed eccoci al riposizionamento. Italia viva, di Renzi, interpreta la voglia di rivincita, di esserci, dopo la sconfitta del Referendum Costituzionale e dopo la perdita del Go-
verno; è l’avanzata dei vecchi democristiani che mal convivevano nel PD; a questi ex si aggiungono i delusi M5S e qualcun altro del Gruppo Misto, che in questo modo riprende visibilità. Ne arriveranno anche altri da F I ed ex AN, con le loro truppe cammellate, ma non sfonderanno. Cosa vogliono? Contare, essere il PSI e/o PRI – PLI di una volta, tutti insieme in un solo pensiero. Fratelli D’Italia vuole essere il MSI – DN del 1972, circa il 9%, destra caciarona ora, illuminata e reale quella di prima. Il PD è ondivago, un po’ mellifugo, non capisce se sia meglio tornare ad essere un PCI di Primo Greganti e Napolitano, oppure un DS – Ulivo annacquato, alla Prodi. La Lega ha capito che non potrà mai più governare perché non ha fatto sistema, non ha creato quelle giuste alleanze burocratico – internazionali, che servono per “stare a galla”. Il test lo ha fatto per 14 mesi con i 5Stelle; non sono riusciti ad equilibrare i toni, mentre i Grillini hanno svenduto i loro ideali, per rimanere nella stanza dei bottoni e fare solo piccoli cambiamenti, ma appaganti per la loro base, che NON LI VOTERÀ MAI PIÙ. SÌ, NON PRENDERANNO PIU’ VOTI, MA PER ORA RIMANGONO LÌ, QUANTO TEMPO? Fammi indovino e ti farò ricco; ma penso che ad Ottobre 2020, il mondo sarà ancora una volta cambiato. Forza Italia si attesterà al 7%, quanto la vecchia maggioranza silenziosa, non riuscirà mai più ad essere quella di una volta, ha esaurito la sua spinta propulsiva, i suoi eletti hanno la pancia piena, poca credibilità e pertanto tireranno a campare. Il movimento “Cambiamo”, non riuscirà ad essere piu’ del 3/4 per cento, perché la Lega non è piu’ trainante e non può garantire” posti” ai propri partner. Peccato, poteva essere una buona idea, ma anche il suo fondatoreToti, può fare la fine di Enrico, la stampella oramai l’ha lanciata, ma contro il nemico sbagliato. Rimangono Leu, che si scioglierà al prossimo giro, + Europa che se rimane, sarà sempre come tale, Bonino o non Bonino presente. Gli altri partiti sono sempre soliti gregari, contano poco, ma con i senatori a vita danno quell’ 1,5% in piu’, che non fa mai male. Bene, tutti si sono riposizionati, ora tentano anche di rifare la DC vera e propria, con lo scudo crociato e chi più ne ha più ne metta. Cosa è cambiato in questi ultimi 30 anni? Tutto, per non cambiare niente, come nel Gattopardo. Cosa cambierà? Niente per poter poi cambiare tutto: teniamo d’occhio Trump e l’azione sinistra della magistratura e dei Democratici (Sig), la Brexit tra poco, quanto ancora riuscirà a vivere Bergoglio, il Papa Gesuita, ma soprattutto il sistema bancario “Integrato” e l’accettazione degli 8 membri della Commissione Europea, che partono già inquisiti nei loro Paesi. Guardate l’Austria, dove la destra nelle appena passate elezioni suppletive, dopo lo scandalo Ibiza Gate, è stata sconfitta a favore dei popolari di Kuntz. Tutti si riposizionano, e tu dove vai?
Manuel Bonfanti - Fotografie Paolo Biava
incontro fatale con il marmo
BEPPE BORELLA
Beppe Borella è nato nel 1972. Espone regolarmente in Italia ed all’estero, partecipa a numerose fiere d’arte e collabora con diverse gallerie d’arte. Gentile maestro come nasce il suo percorso artistico, creativo, quale è stata la sua formazione? “Grazie, ma Maestro non mi si addice, credo di avere ancora molta strada da fare. Entro da giovane nel mondo del lavoro come fabbro, ferro battuto, fiamma ossidrica, saldatrice: sono i primi mezzi per creare. Dopo qualche anno divento artigiano edile, con i lavori più disparati scopro materiali di ogni genere, conosco architetti, ingegneri, mi appassiono al design, all’arredamento ma di arte nulla. Conosco Stefano Fumagalli un gallerista di Bergamo, che mi fa conoscere il mondo fatato dell’Arte Contemporanea, ho la fortuna di collaborare realizzando una decina di opere monumentali in cemento e ferro di Giuseppe Uncini. E proprio lavorando questi materiali che per scherzo del destino si concretizza il fatidico incontro con il marmo”.
Nelle sue opere la caratteristica principale è la simbologia dell’oggetto di natura Pop. L’oggetto è ancora ansioso come negli anni ‘50/‘60 negli Stati Uniti o ci sono nuove frontiere per la Pop Art? “Una parte del mio lavoro guarda agli oggetti di uso quotidiano per comunicare con più persone possibili. Proprio per questo motivo presumo che la Pop Art non abbia ne tempo ne frontiere, soprattutto oggi con l’esplodere della comunicazione di massa”. Quale valore ha il gioco per lei, è spesso presente nelle sue rappresentazioni... “Il gioco mi ricorda la mia infanzia dove affrontavo la vita senza pensieri, senza consapevolezza, avevo un’unica marcia, andare avanti il più velocemente possibile. Crescere era l’unico obbiettivo. Poi sono iniziate le prime responsabilità, il lavoro, la casa ed oggi è tutto più veloce, frenetico, i momenti di spensieratezza sono sempre meno. Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero?(Aristotele)”.
BEPPE BORELLA
Tra gli scultori affermati della Pop Art esistono spesso materiali d’identificazione, penso al ferro per Claes Oldenbourg, l’acciaio per Jeff Koons, la plastica per la Cracking Art etc. Quali sono i materiali che preferisce per realizzare le sculture? “Collaborando con una ditta di lavorazione del marmo, ho l’opportunità di conoscerne vari tipi di pietre provenienti da ogni parte del mondo con colori naturali più disparati, quindi ti risponderei il marmo, ma sto tutt’ora utilizzando giocattoli in plastica, ferro, cemento e alluminio. Sono dell’idea che se una persona ha doti artistiche e la metti in una stanza, con qualsiasi materiale, qualcosa nasce. Anzi, c’è chi ha vinto il Turner Prize con l’installazione della luce che si accende e che si spegne in una stanza vuota, un certo
artista di nome Martin Creed che non aveva assolutamente uno straccio di vero progetto artistico. L’opera non è il materiale, ma l’idea. La Materia serve a trasmettere, dare vita all’idea dell’artista”. Come sceglie i titoli delle sue opere d’arte? “Non c’è una regola, quando si tratta di sculture o quadri astratti prendo spunto dallo spazio, dalla luce, l’ombra o la profondità e gli spettatori possono dare una personale interpretazione dell’opera. Le sculture concettuali possono nascere da un titolo, ad esempio per la ‘molletta’ il titolo è ‘Life. Appesa a un filo’ e quello dei carrarmatini è “Game. No War” nulla a che vedere con la guerra. Ritiene che sia un momento culturalmente felice per il mercato dell’arte contemporanea oppure ci sono dei limiti, come vive questo momento storico?
“A parer mio i nuovi mezzi di comunicazione hanno portato sempre più gente a conoscere l’arte e le bellezze culturali di tutto il mondo. Nello stesso tempo però, in questa crisi globale, dove i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, l’artista medio, che in passato aveva la possibilità di vivere della propria arte, ora fa fatica. L’acquirente, bombardato da immagini e informazioni vuole realizzare un investimento economico e si orienta su un artista storicizzato piuttosto che alla bellezza dell’opera in sè”. Il mercato dell’arte oggi è veramente più vicino al mondo del design solo per questioni economiche oppure c’è stato un cambiamento culturale e generazionale? “Arte e design si incrociano da molti anni, ma rimangono due identità distinte perché il designer crea l’oggetto per l’utilizzo
quotidiano, mentre l’artista crea l’opera non da un punto di vista commerciale. Un’opera d’arte è per la mente”. Quale è l’ultimo libro che ha letto? “Attraversare i muri di Marina Abramovic e “I Will Rock You” la biografia definitiva del grande Freddie Mercury”. Dove sarà la sua prossima esposizione? “Il 2019 è stato molto impegnativo con mostre personali al Museo d’Arte Contemporanea di Luzzana e nell’ex Carcere di Sant’Agata in Città Alta, sono stato invitato alla Biennale di Soncino (CR) con due sculture e si è appena conclusa una mostra/ confronto a Brescia con altri tre scultori che usano materiali diversi dal mio. A fine anno ci saranno due fiere a Miami e Milano, tenetevi aggiornati seguendomi su Instagram Beppe Borella.
L’ESPOSIZIONE È PROMOSSA DALL’ASSESSORATO ALLA CULTURA DEL COMUNE DI MILANO E DALLA CASA MUSEO BOSCHI DI STEFANO, IN COLLABORAZIONE CON IL MUNICIPIO 3, LA FONDAZIONE BOSCHI DI STEFANO, IL TEATRO ELFO PUCCINI, ED È VISITABILE GRAZIE ALLA PRESENZA DEI VOLONTARI DEL TOURING CLUB ITALIANO
ALDA MERINI E ALBERTO CASIRAGHY
Storia di un’amicizia
La mostra, ideata e curata da Andrea Tomasetig, è dedicata all’intenso sodalizio intellettuale e umano tra la poetessa Alda Merini e il tipografo-poeta-artista-editore brianzolo Alberto Casiraghy, un’amicizia che ha prodotto il sorprendente numero di 1.189 volumetti, di cui ne sono esposti oltre un centinaio. Del legame tra i due artisti resta quindi grande testimonianza in quei librini editi in poche preziose copie, tra le 15 e le 33 ciascuno, confluiti nel catalogo Pulcinoelefante, a cui hanno entrambi contribuito producendone in media più di uno alla settimana, Merini scrivendo aforismi o brevi poesie, Casiraghy stampando e spesso creando appositamente un’opera grafica.
La mostra “ALDA MERINI E ALBERTO CASIRAGHY. Storia di un’amicizia”, accolta al piano nobile della Casa Museo Boschi Di Stefano fino al 2 novembre, si inserisce nel contesto delle celebrazioni della poetessa milanese a dieci anni dalla sua scomparsa il 1° novembre 2009. Casa Museo Boschi Di Stefano Via Giorgio Jan 15, Milano
ALDA MERINI E ALBERTO CASIRAGHY
Storia di un’amicizia
Dal gennaio 1992, data del primo librino creato insieme, fino alla scomparsa della Merini - la cui fama non si è attenuata, anzi continua a crescere nel mondo - emerge un’amicizia a tutto tondo, meritevole di essere raccontata in occasione di un anniversario che si annuncia denso di celebrazioni in tutta Italia e in particolare a Milano, la sua città. Il vasto materiale di partenza, per la prima volta esaminato nella sua interezza, è stato selezionato e integrato con documenti, fotografie e cimeli messi a disposizione dallo stesso Casiraghy, per realizzare una mostra significativa nelle dimensioni e intensa nel contenuto. L’esposizione si sviluppa quindi in sei sezioni: Poesie, Aforismi, Alda e Alberto, Il mondo di Alda, Amici artisti, Cimeli, che rivelano l’importanza della produzione letteraria della Merini riversata nelle edizioni Pulcinoelefante, così come quella dell’empatico editore che l’ha saputa capire e sostenere, oltre che affiancare con soluzioni grafiche sempre di grande creatività e una produzione editoriale che non ha eguali per ampiezza nell’intera vicenda letteraria nazionale. Con questa esposizione le edizioni Pulcinoelefante ritornano per la seconda volta alla Casa Museo Boschi Di Stefano presentando un nuovo tema, in attesa di trovare una loro collocazione pubblica. L’intero Archivio comprende oltre 10.000 pubblicazioni, con centinaia di autori e artisti coinvolti, edite dallo straordinario “artista del libro” Alberto Casiraghy, profondamente legato alla città di Milano e nello stesso tempo simbolo altissimo anche per il resto dell’Italia che ama i libri, la cultura e la tipografia.
L’originale allestimento, a cura di Cristiana Vannini, nelle sale della quadreria al secondo piano, vede i librini gremire i ripiani in ordine sparso, legati tra loro da una sottile trama di fili elastici, una sorta di gabbia concettuale da cui emerge la forza della libertà poetica e artistica di Alda e Alberto. La mostra si arricchisce inoltre di varie iniziative collaterali durante il mese di ottobre, tra cui la presentazione del catalogo delle edizioni Merini-Casiraghy a cura del bibliofilo Giorgio Matticchio, edito in tiratura limitata da Simone Bandirali, e la tavola rotonda organizzata da Andrea Tomasetig in collaborazione con De Cecco, in cui sono illustrati progetti su cibo e cultura. Orari martedì-domenica ore 10-18; lunedì chiuso Ingresso gratuito Come arrivare metropolitana MM1 (linea rossa fermata Lima) - Tram 33 - Autobus 60
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LO SPECCHIO DELLA CITTÀ Giacomo Trécourt - Ritratto di Beatrice (Bice) Presti Tasca
Il ritratto tra ‘800 e ‘900 attraverso le collezioni nascoste dell’Accademia Carrara
Il rapporto di collaborazione tra Fondazione Credito Bergamasco e Accademia Carrara, risalente nel tempo e costantemente rinnovato nel solco di una storica prossimità della Fondazione alla importante Pinacoteca cittadina, si consolida: dal 4 al 31 ottobre, infatti, presso Palazzo Creberg, sarà possibile visitare la mostra Lo specchio della città oltre ad nuova edizione del progetto Grandi Restauri che vede come protagonista Simone Peterzano, allievo di Tiziano e Maestro di Caravaggio, e Palma il Giovane. Attraverso diciotto ritratti appartenenti alla “collezione nascosta” dell’Accademia Carrara e distribuiti in quattro sezioni (La città degli artisti, La città delle professioni, La città dell’aristocrazia e La città al femminile), il pubblico potrà ripercorrere, da un punto di vista inedito, una parte della storia di Bergamo e dei bergamaschi tra Ottocento e Novecento. LA MOSTRA Per questa mostra autunnale, curata da Angelo Piazzoli e Paolo Plebani, Fondazione Creberg ha ottenuto in prestito da Accademia Carrara sedici dipinti appartenenti alla “collezione nascosta”, ovvero una selezione di opere che normalmente non sono fruibili nel percorso museale, di grande interesse per il pubblico bergamasco in quanto strettamente legate al territorio. A completamento del progetto espositivo verranno presentati due capolavori della Pinacoteca normalmente collocati nelle sale del museo cittadino (l’affascinante Ritratto di Bice Presti Tasca di Giacomo Trécourt e la straordinaria Ragazza con rose di Cesare Tallone).
“Attraverso diciotto ritratti distribuiti in quattro sezioni, il pubblico potrà ripercorrere parte della storia di Bergamo e dei bergamaschi tra Ottocento e Novecento – ha sottolineato Angelo Piazzoli, Segretario Generale della Fondazione Creberg – con ritratti che lasciano percepire i cambiamenti di gusto che si manifestano nella classe borghese e aristocratica. Specchiandoci in queste opere, suggestive e dense di fascino, per un mese vivremo a Palazzo Creberg avvolti nella meraviglia che quotidianamente si respira nella celebre Pinacoteca, rafforzata dall’ammirazione suscitata dai capolavori restaurati di Peterzano e di Palma il Giovane”. I ritratti ufficiali, mondani, intimisti, romantici – dipinti dai migliori protagonisti della pittura locale (tra cui Giuseppe Diotti, Giovanni Carnovali detto il Piccio, Francesco Coghetti, Giacomo Trécourt, Cesare Tallone, Giorgio Oprandi) – lasciano trasparire i cambiamenti di gusto che, in particolare, si manifestano nella classe borghese e aristocratica. Soprattutto con Giovanni Carnovali detto il Piccio – uno degli allievi più interessati della Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara e con Cesare Tallone, grande interprete del ritratto prima che il genere fosse sostituito dalla fotografia, nonché direttore della Scuola dal 1884 al 1899 – prosegue quella tradizione per una ritrattistica franca e veritiera che già dal Cinquecento aveva caratterizzato la storia artistica cittadina. “Durante l’Ottocento – ha evidenziato Paolo Plebani, curatore della mostra – il ritratto si guadagna un ruolo di primo piano, non solo come strumento per registrare l’aspetto di una persona, ma anche per attestare un raggiunto status sociale o come scandaglio per sondare l’animo umano. A Bergamo, città di grandi ritrattisti per più di quattro secoli, la Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara ha fornito per tutto l’Ottocento un contributo rilevante allo sviluppo del genere, soprattutto con la ritrattistica schietta e sincera di Piccio e Tallone. Per tale motivo le raccolte dell’Accademia Carrara – grazie a una serie di capolavori di Giuseppe Diotti, Giovanni Carnovali detto il Piccio, Francesco Coghetti, Giacomo Trécourt, Cesare Tallone, Giorgio Oprandi – consentono di ripercorrere da un punto di vista inedito la storia di Bergamo, tra l’età neoclassica e le prime avvisaglie della modernità, tra l’inizio dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. I volti dei protagonisti e delle comparse che animarono le tante scene della vita cittadina, le tante città all’interno della città – la città dei professionisti e dell’aristocrazia, degli artisti, o quella delle donne, per fare soltanto alcuni esempi – raccontano della varietà e della vitalità di un tessuto sociale diversificato in un periodo di straordinari cambiamenti”. “Questa scelta di ritratti ottocenteschi e di primo novecento dalle collezioni dell’Accademia Carrara - ha affermato Maria Cristina Rodeschini, Direttore dell’Accademia Carrara - sottolinea che è la costruzione di un racconto della città, un’indagine intorno a una comunità di cui narrare l’articolazione sociale, fatta non solo da uomini, ma anche da donne e bambini. La ricerca, condotta con la consueta cura da Paolo Plebani, ha assicurato diverse novità sui personaggi raffigurati, anche dal punto di vista dell’informazione storica.
Cesare Tallone - Ritratto della figlia Irene (Ragazza con rose)
Francesco Coghetti - Ritratto di Giovanni Presti
Peterzano - Il miracolo dei SS. Paolo e Barnaba a Listri dopo il restauro
Ha dato esiti interessanti il confronto tra pittura e fotografia, poiché l’affermarsi di quest’arte nella seconda metà dell’Ottocento, oltre a introdurre una tecnica rivoluzionaria, ha fatto bene alla pittura che ha dovuto necessariamente rinnovare in modo profondo sé stessa nel suo rapporto con la realtà. “Lo specchio della città” è un progetto di studio ed espositivo che, nell’aver stimolato una ricerca puntuale, offre un caleidoscopico atlante dell’esistenza delle persone ritratte. Si tratta di una mostra che condivide molto con la città e proprio per questo i cittadini di Bergamo sono invitati a visitarla come opportunità di un incontro con un pezzo della propria storia”. Nell’ambito del suo storico progetto Grandi Restauri, Fondazione Creberg sta procedendo a importanti interventi su due opere monumentali (4 x 4 m. ciascuna) realizzate da Simone Peterzano per la Chiesa di San Barnaba in Milano e su quattro opere di Palma il Giovane (una proveniente dalla Collezione dell’Accademia Carrara, tre appartenenti a Parrocchie bergamasche).
Palazzo storico del Credito Bergamasco / Banco BPM Bergamo, Largo Porta Nuova - Salone Principale, Loggiato e Sala Consiglio FINO AL 31 OTTOBRE 2019 Da lunedì a venerdì, negli orari di apertura della filiale (8.20 - 13.20 e 14.30 - 15.30) Sabato 5, 12, 19 ottobre (14.30 – 19.00) con visite guidate gratuite con inizio alle ore 14.30 - 15.30 - 16.30 - 17.30 - 18 Domenica 6, 13, 20 ottobre (9.30 – 19.00) con visite guidate gratuite con inizio alle ore 9.30 - 10.30 - 11.30 - 14.30 - 15.30 - 16.30 - 17.30 - 18
L’arca delle meraviglie IL BESTIARIO DI ANGELO ZANELLA COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA CORSIA DEL GAMBERO, 16 BRESCIA
L’ARCA DELLE MERAVIGLIE È IL TITOLO DELLA MOSTRA DEDICATA AD ANGELO ZANELLA INAUGURERÀ NEGLI SPAZI ESPOSITIVI DELLA GALLERIA SABATO 19 OTTOBRE E CHE RIMARRÀ VISITABILE FINO AL 21 NOVEMBRE Le opere dell’artista sono popolate da una grande varietà di animali, tale da farci pensare a quella della biblica arca che conteneva un esemplare di ogni singola specie, una biodiversità che è la manifestazione della potenza biologica della creazione e della sua capacità di adattamento alle varie situazioni climatiche. Il bestiario animato da tratti fortemente antropomorfi di Zanella, colto in movenze ed espressioni umanizzate, sguardi ammiccanti e penetranti, ci ricorda quanto gli animali raffigurati siano vicini all’uomo nella spiritualità che manifestano in quanto splendidi esemplari della creazione che meriterebbero di essere conservate in una ipotetica Wunderkammer del futuro, come reperti naturali. Essi vengono, infatti, indagati da Zanella con occhio attento e puntale tra le rugosità della pelle del rinoceronte e i solchi del muso di una scimmia, come si farebbe nell’illustrazione scientifica; ma, superando l’iniziale stupore per questo sconvolgente realismo, lo sguardo dell’osservatore scivola sulle morbide gradazioni chiaroscurali di una gamma cromatica che include tutte le sfumature del grigio per conferire la sua personale connotazione emotiva a queste raffigurazioni sfumate nella memoria, negli abissi del tempo, come un lontano ricordo. A ricordarci che questi animali non sono figure mitologiche portatrici di significati morali e filosofici, ma solamente appassionati interpreti delle meraviglie del mondo naturale, così vicino all’uomo, l’artista raffigura, con una pennellata materica, rinoceronti, ippopotami, elefanti, tigri, struzzi, scimmie, zebre, leoni, antilopi, ma anche lupi, agnelli, garzette, lepri e tori, dipingendoli su frammenti di carta da parati con motivi decorativi floreali, geometrici e tribali; essi ricordano la lussureggiante vegetazione della giungla o i bassorilievi mitologici custoditi sulle mura dei suoi antichi templi.
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Talvolta, ritroviamo un elefante, come arcana presenza straniante, su illustrazioni da giornale ottocentesco, un rinoceronte dalla possente mole inserito in una delicata evoluzione di fiori intrecciati, simile a quelle dei pannelli dei teatrini settecenteschi, oppure un agnello che si posa su un turbinio di cerchi. Nelle tele, elefanti, zebre e rinoceronti si posano su un pavimento con azzardate evoluzioni di geometrie in prospettiva, come in una stanza magrittiana. Laureatosi all’Accademia di Belle Arti di Brera, nei primi anni ‘90 apre uno studio a Parigi ed espone in occasione della Fiac Foire Internationale d’Art Contemporain e dell’Art Jonction a Nizza. Dopo numerosi viaggi in Francia e negli Stati Uniti, nel 2005 espone al Mars Pavilion, nel contesto della Biennale di Venezia. Negli anni 2000 seguono esposizioni a Colonia,
in Germania, a Izmir, in Turchia e ad Amsterdam, oltre che in importanti luoghi pubblici, come La Salle d’Exposition du Service Municipal Culture et Animation di Beausoleil, in Francia, il Museo Archeologico di Agropoli (Sa), il Museo di Scienze Naturali di Genova, la Fondazione “L’Arsenale” di Iseo (Bs) e il Politecnico di Milano. Nel 2017 la Biblioteca Nazionale del Palazzo Reale di Napoli gli dedica la mostra personale On the river. Nel 2019 il ritratto di Gabriele D’Annunzio, da lui dipinto, viene inserito nella collezione del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera (Bs). È presente a importanti rassegne di arte moderna e contemporanea, come Arte Fiera Bologna e Art Verona.
Realismo visionario. Gli acquerelli di Andrey Esionov A cura di Marco Di Capua Fino al 25 gennaio 2020 Musei di San Salvatore in Lauro, Roma Fino al 25 gennaio 2020 i Musei di San Salvatore in Lauro espongono le opere dell’acquerellista Andrey Esionov, maestro indiscusso dell’arte figurativa russa contemporanea e membro dell’Accademia Russa di Belle Arti. La mostra “Realismo Visionario. Gli acquerelli di Andrey Esionov” è organizzata dai musei in collaborazione con l’Accademia Russa di Belle Arti, sotto la direzione del curatore Marco Di Capua. A Roma saranno presentate quasi 100 opere del pittore, in particolare acquerelli e disegni che introducono i visitatori alle ricerche artistiche del talentuoso maestro russo. Andrey Esionov vive e lavora a Mosca ed è un artista dai riconoscimenti prestigiosi. Le sue opere sono ospitate in raccolte museali a Mosca (Moscow Museum of Modern Art), San Pietroburgo (Museo di Stato Russo), Firenze (Accademia delle Arti del Disegno), Kazan (Museo Statale di Belle Arti della Repubblica del Tatarstan), TaŠkent (Museo delle Arti dell’Uzbekistan) e in molte altre importanti città ancora. Il riconoscimento di Andrey Esionov sulla scena internazionale dell’arte testimonia il significativo percorso di questo pittore straordinario. Portate a termine tutte le tappe della formazione artistica classica, Esionov per 20 anni si è preso una pausa dalla carriera artistica e si è dedicato all’imprenditoria. È tornato all’arte soltanto nel 2010, consacrandosi a pieno alla pittura: citando le parole dell’artista, questo ritorno è stato per lui come “riprendere a respirare”. L’intervallo di sospensione dalla pratica artistica per Andrey Esionov si è dimostrato un periodo di intensivo accumulo di esperienze visive e strutture compositive, che successivamente hanno trovato riflesso nelle sue opere. In un breve arco di tempo l’artista ha volutamente dato prova di sé in diversi generi pittorici, primo fra tutti il ritratto. La sua notorietà si fonda infatti sulla serie dei ritratti ad olio su tela di intellettuali russi: lo scrittore Vladimir Voinovich, i registi cinematografici Petr Todorovsky ed Eldar Ryazanov, il campione mondiale di scacchi Anatoly Karpov, il presidente dell’URSS Michail Gorbaciov e altri ancora. Ciò nondimeno, la tecnica prediletta da Esionov è l’acquerello, da lui interpretato in chiave innovativa e contemporanea. Il pittore ricrea l’immagine di un istante di vita, sospeso tra la raffigurazione realistica e una dimensione “altra”, simbolica e favolosa. Nelle sue opere ciò che da principio appare come un riflesso fugace del quotidiano si tramuta in qualcosa di straordinario. L’impeccabile tecnica esecutiva è tanto perfetta da diventare la via per il superamento della realtà stessa, in una sorta di rappresentazione visionaria. Esionov trae ispirazione dai propri viaggi in Europa, dai cambiamenti epocali e dagli avvicendamenti politici dell’ex Unione Sovietica, da lui vissuti in prima persona: passanti, pittori di strada, bambini e animali sono i protagonisti che popolano il suo mondo. Per l’artista l’umanità è in costante movimento. La mostra“Realismo Visionario. Gli acquerelli di Andrey Esionov” è la seconda tappa di un ciclo di mostre personali, volte alla divulgazione in Italia dell’arte, delle ricerche pittoriche e della poesia di Andrey Esionov. Dopo Firenze e Roma la mostra si sposterà a Milano e Venezia. Peculiarità dell’allestimento romano è il coinvolgimento “sensoriale” di un naso celebre in tutto il mondo: Laura Bosetti Tonatto, la quale ha appositamente creato per le opere di Andrey Esionov una serie di fragranze per completare la realtà pittorica delle tele con nuove sensazioni olfattve
Dal turismo di massa dei ricchi agli ingenti flussi migratori della parte indigente della popolazione mondiale. La mostra testimonia i mutamenti e le contraddizioni dell’umanità nell’intricato rapporto con il proprio “io”, con la propria coscienza, concentrata sul consumo o sul sogno di consumo”
Non solo demoni... V.E.F. - Fotografie Alberto Viti
Claudio Guerinoni D’averara
Qualche volta bevo un caffè con lui che mi racconta sempre della nuova mostra che gli hanno proposto di allestire e delle sue visioni notturne, incubi che non lo lasciano dormire. I suoi diavoli, demoni spaventosi che poi dipinge sulle sue tele. Chi ne conosce la storia può comprendere. Guerinoni D’Averara, alias il Contino con alle spalle una storia terribile, fatta di abbandoni, incubi, visioni ed elettroshock. La sua pittura è il suo modo di esternare stati d’animo sempre in agitazione, interminabili come le sue sigarette.
Non solo demoni...
Fuma troppo e mangia troppo poco, qualche pastiglia per tenerlo più di qua che di là. Sono sociopatico, sai? La gente mi fa paura. Esco poco e preferisco starmene in casa a dipingere. Forse sognerò ancora i diavoli che mi strappano dal sonno per arrampicarsi sui miei quadri… Forse il Comune mi farà una mostra. Ma tu mi metti sul giornale? Accende una sigaretta e si riavvia portandosi dietro uno scheletro. Gira l’angolo con la sua nuvoletta azzurrina ed è già sparito.
Claudio Guerinoni D’averara
Nei suoi quadri, che come per segnare il territorio con la sua presenza regala nei bar dove si ferma, non ci sono solo i demoni ma anche lascive e sensuali fanciulle nude e apparentemente disponibili che insieme ai demoni rendono molto caldi i sogni del Contino.
HUNTER OF EMOTIONS_STREET PHOTOGRAPHER_ PAOLO BIAVA www.paolo-biava.com
PALETTE COLORI DAL MADAGASCAR
Un viaggio per Paolo Biava è sempre un’immersione totalizzante nei colori dei paesaggi e nelle emozioni che il suo occhio sa cogliere con grande sensibilità sui volti delle persone che incontra. Niente di organizzato: scarpe comode, uno zaino e le fedeli macchine fotografiche al seguito, per cogliere in quei particolari, ai quali il turista distratto non fa caso, il flusso di umanità che scorre tra le pieghe del mondo. Questa volta la sua meta era il Madagascar, la più grande isola africana che è quasi un continente a sè stante, caleidoscopio di immagini e di colori forti. Ed è proprio con i colori che abbiamo voluto distinguere i paesaggi, i sorrisi e le fatiche di un popolo per cui è ancora difficile parlare di felicità. (vef)
Title_ CAMOUFLAGED - Place_ Ambaro - Madagascar
Title_ MARKET - Place_ Hell-Ville - Madagascar
Title_ VITILIGO - Place_ Ambaro - Madagascar
Title_ WHALE SHARKS Place_ Dispersed in the Indian Ocean
Title_ WATER DROPS Place_ Djamandjary - Madagascar
Title_ BABY BATH AT DAWN Place_ Andavakotakona - Madagascar
Title_ LOOKING FOR A TITLE Place_ Djamandjary - Madagascar
Title_ LUNCH TIME Place_ Ampasimena - Madagascar
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