Qui Brescia n.ro 154

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ANNO 15 - N° CENTOCINQUANTAQUATTRO - NOVEMBRE 2019 - € 3

BRESCIA MAGAZINE

SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

da 15 anni

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marco bonometti FEBBRAIO 2012 qui Brescia: la sua carta vincente

Marco Bonometti è un imprenditore bresciano. È presidente ed amministratore delegato di OMR - Officine Meccaniche Rezzatesi, produttore leader a livello globale di componenti e soluzioni integrate per l’automotive gruppo industriale, da lui portato a diventare una multinazionale. Qualche mese dopo la copertina che gli dedicammo, proposta nel Febbraio 2012, fu nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica. Un riconoscimento di cui andammo indirettamente fieri anche noi… Marco Bonometti rappresenta la terza generazione di una famiglia di imprenditori, nella cui azienda situata a Rezzato comincia a lavorare nel 1977, parallelamente agli studi condotti al Politecnico di Milano conclusi con una laurea in Ingegneria Meccanica. L'azienda di famiglia è la OMR, fondata nel 1919 dal nonno materno Francesco Tirini e dal fratello di quest'ultimo Battista Tirini sotto la ragione sociale "F.lli Tirini”: si occupava della costruzione di macchine per la lavorazione del marmo ed assunse la denominazione attuale solo nel 1955 quando cominciò ad occuparsi di lavorazioni meccaniche per veicoli industriali. Il padre, Carlo Bonometti, morì quando Marco aveva soltanto 23 anni ed era ancora studente. Sotto la guida di Marco l'azienda si specializza in componentistica per autovetture e veicoli industriali (motore, trasmissione, telaio e sospensioni). La OMR cresce e, a partire dal 1998, si internazionalizza: dapprima con l'apertura di tre nuovi siti di produzione in Brasile e di uno in Marocco, poi nel 2007 con l'apertura di uno stabilimento in India e uno in Cina l'anno seguente. Anche in Italia viene accresciuto il numero di stabilimenti, fino ad arrivare a nove, situati tutti nel nord del Paese. Nel 2013 Bonometti si candida alla presidenza dell'Associazione Industriale Bresciana e viene eletto alla presidenza per il quadriennio 2013-2017 con una scelta che viene giudicata di rottura con il passato. Nel febbraio 2015, col suo contributo, salva dal fallimento il Brescia Calcio, retrocesso a maggio in Lega Pro ma poi ripescato in Serie B. Nel 2017 è eletto presidente di Confindustria Lombardia per il quadriennio 2017-2021. Poter dar lustro alle attività di un’azienda che rappresenta, è proprio il caso di dirlo, una componente chiave del ‘motore’ dell’industria bresciana, ci ha reso e ci rende tutt’oggi orgogliosi. Così come, sia pur in minima parte, aver contribuito al successo di Marco Bonometti e alla sua ascesa nel gotha dell’imprenditoria internazionale. qui Brescia



AMANO E SOFFRONO COME NOI di Bruno Bozzetto


BRESCIA www.qui.bs.it

autorizz. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004

EDITA PERIODICI srl Via Bono 10 Bergamo Tel 035.270989 - Fax. 035.238634 www.editaperiodici.it Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bs.it Responsabile grafica: Paolo Biava grafica@qui.bs.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it Hanno collaborato in redazione: Bruno Bozzetto, Lisa Cesco, Franco Gafforelli,

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CARTAPANI PREMIATA PER IL NUOVO MARCHIO IL REBRANDING DELLA TORREFAZIONE BRESCIANA SI AGGIUDICA UN ARGENTO AI GRAPHIS AWARD OLTREOCEANO Primo premio per la comunicazione in casa Cartapani. La torrefazione bresciana si aggiudica un argento per la categoria “Print, Food & Beverage” ai “Graphis Award” prestigioso riconoscimento per i brand del settore alimentare. La pluripremiata agenzia di comunicazione Raineri Design ha permesso alla torrefazione bresciana di aggiudicarsi la vittoria alla celebre competizione americana, impegnata fin dal 1944 a promuovere il lavoro dei talentuosi creativi. L’obiettivo era quello di innalzare il posizionamento del brand: da una realtà locale ad una di livello internazionale, consentendo al marchio di competere con le multinazionali del mondo del caffè. Il restyling di Cartapani si caratterizza dal cambiamento delle lettere che sono state ridisegnate, preservando lo stile e il gusto vagamente futuristici, mentre il colore del vecchio logo è rimasto invariato. Attraente, memorabile, originale e personale: queste sono le caratteristiche del nuovo logo. A questo è stato aggiunto anche l’anno di nascita dell’azienda, per sottolineare il valore di un’attività gestita dalla stessa famiglia, generazione dopo generazione. Il nuovo logo è stato applicato a tutti gli strumenti di comunicazione offline: biglietti da visita, accessori e confezioni da bar, pannelli, insegne, uniformi. Un marchio come simbolo d’innovazione e qualità garantiti dalla tecnologia più avanzata, senza dimenticare le tradizioni familiari rispettate fedelmente dal 1951. Alla rivoluzione della comunicazione offline, si è affiancata anche quella online, attraverso il sito Web e i social network dell’azienda che hanno rafforzato ulteriormente i loro valori: posizionamento al top, stile inconfondibile e raffinato. Cartapani dunque conquista il suo primo premio ufficiale per la comunicazione, che va ad aggiungersi alla lista delle precedenti tre nomination sempre per i settori branding e design.


ISTANTANEE HUNTER OF EMO TIONS_PHOTOGRAPHER_ PAOLO BIAVA www.paolo-biava.com


Title_ SUNRISE TRAFFIC Date_ 27.09.2019 Place_ AllĂŠe des Baobabs RT 8, Morondava 619, Madagascar

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alberto bombassei

INTERVENUTO ALLA GIORNATA CONCLUSIVA DEL FESTIVAL CITTÀ IMPRESA ALBERTO BOMBASSEI HA COLTO L’OCCASIONE PER FORMULARE DURE CRITICHE AL GOVERNO E AL SUO OPERATO ALLA PRESENZA DEL VICE MINISTRO ANTONIO MISIANI


Siamo al Kilometro Rosso per l’edizione autunnale di Festival Città Impresa che dal 2008 è luogo di dibattito internazionale sulle questioni chiave dell’economia, dei territori e delle imprese. Viene realizzato in collaborazione con Confindustria Bergamo, Assolombarda e l’Associazione Industriale di Brescia e punta a mettere a fuoco la rivoluzione dei modelli produttivi che le imprese stanno affrontando. Il tema dell’incontro a cui abbiamo assistito il 10 ottobre scorso è stato: Milano-Bergamo-Brescia, quei100 chilometri che fanno la differenza e ne hanno parlato con Dario Di Vico del Corriere della Sera, Alberto Bombassei che non ha certo bisogno di alcuna presentazione, seguito da Stefano Scaglia, Presidente degli Industriali di Bergamo e il suo omologo bresciano Giusepper Pasini. Ospite e ospitato nel cuore del suo Kilometro Rosso, Alberto Bombassei ci ha tenuto a ringraziare tutti gli intervenuti e chi ha organizzato la manifestazione che vede seduti sulla scalinata affollatisima moltissimi studenti. Nell’introdurre il patron della freni Brembo, Di Vico dice che Bombassei è stato definito il padre nobile del manifatturiero... “Quando uno ti definisce padre nobile vuol dire che sei veramente invecchiato per cui non l’ho preso proprio come un complimento. Prima di iniziare sull’argomento di oggi ci tengo a dire che, tra tutti quelli degli illustri relatori intervenuti in questi giorni, mi ha colpito il discorso di Paolo Gentiloni nel quale ho notato un cambiamento di rotta. Prima, la politica italiana piazzava al Parlamento Europeo chi non era riuscito a trovare altra collocazione. Invece pare che finalmente stiamo mandando a Bruxelles persone valide. Bello il suo messaggio per dire che l’Europa è importante mentre è confortante sapere di aver uno come lui o come Calenda, che ci garantiscono che gli interessi del nostro Paese saranno difesi in maniera adeguata”. Ma Alberto Bombassei ha deciso di togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa quale che sia il tema del dibattito. “Vista anche la presenza del vice ministro Antonio Misiani, non posso esimermi dal dire quello che penso sul problema dell’ex ILVA, il più scottante che abbiamo. Ho partecipato alla vicenda quando ancora facevo il personaggio romano e devo dire che la trattativa era stata gestita con grande impegno e con grande interesse ed era già stata chiusa dal ministro Calenda, tutto sommato in maniera accettabile. E quindi non avrebbero dovuto esserci sorprese. Ma, cambiato il governo, è arrivato il sig. Di Maio che ha detto ‘fermi tutti, adesso prendo in mano io la cosa’ ed è andato a ritrattare con i francoindiani. La sua nuova trattativa è durata otto mesi. Voi sapete che ILVA perde dei soldi... Tanti, giornalmente. Forse abbiamo ottenuto qualche vantaggio ma, se conteggiassimo quello che si è perso in otto mesi, non avremmo pareggiato i conti. Secondo errore - Misiani non me ne vorrà - quella legge sullo scudo penale che ha cambiato una parte delle regole che erano state fissate non ci voleva. Aver fatto una legge di questo tipo, fortemente voluta dai 5 Stelle e poi approvata in Parlamento è stato un altro errore e oggi è penoso vedere tanti personaggi politici fare a scaricabarile. L’errore sta nel fatto di aver cambiato le carte in tavola. Se giocando a carte si dà un jolly all’avversario, è chiaro che lui lo userà. Hanno dato in mano ad ArcelorMittal una carta importante. Unito alla crisi dell’acciaio che è mondiale, questo mancato rispetto degli accordi ha dato a loro la scusa buona per lasciarci con la patata bollente. Ma non c’è solo l’ILVA, c’è Alitalia, Fincantieri...

senza freni Vito Emilio Filì - Fotografie Paolo Biava


senza freni Purtroppo non siamo capaci di gestire problematiche di portata nazionale che dovrebbero essere affrontate in maniera diversa. Dico comunque ai giovani di essere orgogliosi di essere italiani perchè, con tutti i nostri difetti, con tutto quello che diciamo di noi stessi, l’Italia è comunque una bella realtà. Siamo il settimo Paese più industrializzato del mondo, lo siamo da tanti anni e continuiamo a contare anche se i francesi ci continuano a comprare. Spero che gli imprenditori, quelli veri, quelli che vedono le imprese non solo come macchine per fare denaro, siano mossi da uno spirito nazionale e da quell’orgoglio italico che gli faccia dire: l’azienda non voglio cederla”. “Qual’é un altro Paese dove per 4 mesi, come accade da noi, si discute sulla legge finanziaria. Tutte le finanziarie, anche in passato erano fonte di discussioni, c’erano partiti con interessi diversi ma adesso regna una confusione totale. All’interno dei partiti ci sono anche le correnti e quindi vige un’incertezza diffusa, mai vista come lo è oggi. In un mondo che è radicalmente cambiato, dove tutto è diventato molto più internazionale, molto più globale, diverso con l’informatizazzione, è cambiato anche il modo di operare da parte delle aziende nei rispettivi mercati e il fatto di non avere idee chiare non ci facilita. Sono uscito da una manifestazione dove venivano premiate alcune eccellenze ed è stata una boccata di aria fresca. Quando sembra che tutto va male fa bene sentire di imprese che hanno successo. Ma qualsiasi attività, che sia gestita da privati o dallo Stato, è chiaro che deve avere delle pianificazioni. Dobbiamo cercare una visione, saper immaginare quello che potrà avvenire in futuro, ma come si fa a pianificare quando non c’è certezza sugli elementi fondamentali? Se decidessi di investire nella mia azienda senza conoscere tali elementi farei un pessimo servizio ai miei azionisti. Lo dico perché invece in Italia siamo abituati ad avere governi che durano mesi. Non voglio certo idealizzare il loro sistema però i cinesi hanno ormai da tanti anni delle crescite a doppia cifra ed è chiaro che possono farlo perché contano su una pianificazione a lungo termine. C’è un programma, si chiama Cina 2025, dove c’è scritto tutto quello che quella nazione vuole realizzare entro quella data, e lo stanno puntualmente rispettando.

Come possiamo gestire un Paese che non ha una visione, che non ha neppure una maggioranza stabile, né una pianificazione che indichi cosa possiamo fare. Credo che lo sforzo che farei con grande convinzione, da bravo capofamiglia e capo di un’azienda, sarebbe poter avere un progetto, un programma e una direzione perché questo Paese possa mantenere la sua posizione nel mondo e possibilmente crescere. Se qualcuno nei governi precedenti ha dato buoni risultati, non si cancelli il lavoro fatto solo perchè dell’avversario. Come nel caso del pacchetto di riforme Industria 4.0 che aveva funzionato benissimo e che è stato azzerato... È la trasformazione radicale della classica impresa grazie all’impatto dell’informatizzazione che la coinvolge in tutta una serie di profondi cambiamenti. A suo tempo ho avuto modo di conoscere i primi passi che stavano compiendo le aziende tedesche su questo fronte. Ne rimasi entusiasmato e coinvolsi l’allora Ministro Calenda che comprese immediatamente che era giusto il momento per dare una grande spinta al nostro sistema produttivo. In pratica, a tutte le attività che facevano investimenti, veniva riconosciuto un incentivo fiscale. Questo ha smosso tante imprese le quali, investendo in ricerca e sviluppo, potevano detrarre i costi dalla fiscalità con effetto quasi immediato. Infatti, l’occupazione, soprattutto quella giovanile e qualificata, è decollata. Se fossi stato al governo l’avrei mantenuto... Quando ero a scuola cercavo di copiare dal più bravo. Se il governo che precede ha fatto qualcosa di buono, non si capisce perchè cambiare. Invece hanno cancellato tutto. Ma Alberto Bombassei, incurante del tema del convegno Milano-Bergamo-Brescia, procede impetuoso come gli è consono per la sua strada. “Non parliamo poi di quota cento che è una stupidaggine. Anche perchè, modestamente, a quel tempo, a fianco della firma della Fornero, c’era anche la mia, essendo allora vice presidente di Confindustria. Se da un punto di vista scientifico, sappiamo che, fortunatamente, l’aspettativa di vita si è allungata di vent’anni non è pensabile che, su vent’anni di vita in più, non si possa prolungare il periodo lavorativo di due anni... Poi, purtroppo, la legge Fornero è stata applicata male. Ma è stato un errore cancellarla. Il buon Salvini l’ha definita in ogni modo possibile, mentre “quota cento” è stata venduta all’opinione pubblica garantendo che, in seguito al pensionamento di un lavoratore, ne sarebbe stato assunto almeno un altro. Ma ciò non è avvenuto. Altro errore clamoroso che costa al paese un mucchio di soldi. Altro errore, il reddito di cittadinanza che credo stia funzionando solo al sud dove il disoccupato, dopo aver percepito il sussidio, avrebbe avuto l’opportunità concreta di trovare un lavoro. Non è accaduto niente di simile e oltre a costare carissima, da un mio punto di vista, non serve a nulla”. E il tema Milano Bergamo Brescia? Beh evidentemente c’erano argomenti che Bombassei ha preferito esternare con quella franchezza che da sempre gli viene riconsciuta. (v.e.filì)



FESTIVAL CITTÀ IMPRESA: DOPO ALBERTO BOMBASSEI SONO INTERVENUTI I PRESIDENTI DELLE ASSOCIAZIONI DEGLI INDUSTRIALI DI BRESCIA E DI BERGAMO. UN CONFRONTO DELLE DUE REALTÀ CHE VI PROPONIAMO ATTRAVERSO I LORO INTERVENTI TRA PREOCCUPAZIONI E SPERANZE

GIUSEPPE PASINI Presidente Associazione Industriale Bresciana Giuseppe Pasini classe1961, nel 1979 consegue il diploma di Perito Industriale e nel 1982 affianca il padre Carlo nell’azienda di famiglia, la Feralpi SpA. Oggi con un fatturato di quasi 1 miliardo di euro e oltre 2100 dipendenti diretti e indiretti, il Gruppo Feralpi è uno dei più qualificati produttori di acciaio europei, una realtà industriale che ha fatto della siderurgia al servizio dell’edilizia il proprio core business, allargando successivamente l’impegno anche ad altri settori, quali l’ambiente, l’ecologia, la finanza e l’itticoltura

Brescia “Brescia oggi ha una bilancio positivo con una ricchezza di 8,3 miliardi. Bergamo nei ha 6,4. Parliamo di questi cento chilometri che io però vorrei allargare. Oggi la regione Lombardia potrebbe benissimo essere un land tedesco tra i migliori, se non il migliore. A che cosa lo dobbiamo? Certo, Milano è molto diversa da Brescia: noi siamo una grande filiera, e siamo stati bravi a diventare una grande filiera Siamo una grande filiera nella meccanica, una grande flilera nella metallurgia e una buona filiera nella chimica. Io credo che le filiere siano fondamentali per traghettare le imprese nel fare sistema, nel costruire reti e coinvolgere sempre più attori all’interno di questa filiera. Credo sia la carta vincente di questo territorio. Cento chilometri tra Brescia e Milano passando per Bergamo, ma Brescia confina anche con il Veneto e quei cento chilometri si allungano. Noi guardiamo anche ad est, a realtà come Verona,Vicenza e Padova.


STEFANO SCAGLIA

bergamo “Vorrei provare ad interpretare e spiegare come mai Bergamo è arrivata dove è arrivata e come c’é arrivata anche per capire la sfida che oggi abbiamo davanti in relazione agli altri territori. Mi rifaccio quindi un po’ alla storia e a come veniva descritta Bergamo nei report che venivano inviati alla capitale di allora che era Venezia. Quella bergamasca veniva descritta come una terra caratterizzata dall’industria, labore et frugalitate! Questo carattere che viene da molto lontano devo dire è perdurato nel tempo e ha fatto sì che siamo quello che siamo. Abbiamo sempre pesato molto il valore del lavoro e dell’imprenditoria e, al di là della nostra ritrosia siamo da sempre vocati all’internazionalizzazione. Ma la chiave del nostro successo sta nell’inconscia condivisione dell’obiettivo prioritario che ha unito tutta la comunità e che era la creazione di posti di lavoro. Il lavoro era inteso come giudizio supremo di merito della persona.

Presidente Confindustria Bergamo Stefano Scaglia, 56 anni, sposato e padre di 2 figli, è Amministratore Delegato del Gruppo Scaglia, Fondatore e Amministratore Delegato dell’azienda Scaglia Indeva di Brembilla (BG). Il Gruppo ha un fatturato consolidato di circa 130 milioni di euro e sedi in Europa, USA e Cina. Dal 2005 al 2011 ha ricoperto la carica di Vice Presidente di Confindustria Bergamo con delega all’innovazione, education ed energia.Nel 2006 è stato promotore del Consorzio Intellimech e dal 2012 è Presidente del Cluster Lombardo Fabbrica Intelligente (AFIL)


STEFANO SCAGLIA, PRESIDENTE CONFINDUSTRIA BERGAMO E A DESTRA GIUSEPPE PASINI PRESIDENTE ASSOCIAZIONE INDUSTRIALE BRESCIANA

bergamo C’era un carattere unificante e creare posti di lavoro era l’obiettivo e il fine ultimo. Per cui le istituzioni e le persone tendevano a questo obiettivo. Obiettivo inconscio che ha però funzionato perchè creare lavoro è creare ricchezza e valutare dove siamo arrivati. Questo obiettivo del benessere è naturalmente, e giustamente venuto un po’ meno e parte della nostra comunità si è divisa in particolarismi che hanno iniziato a rompere questa unità di intenti. Credo che sia importantissimo recuperare un obiettivo comune, lo abbiamo proposto come Confindustria Bergamo e ritrovato in una visione di territorio vocato al manifatturiero avanzato, fortemente integrato con i servizi tecnologici e portato ad una forte internazionalizzazione. In passato siamo stati accusati dai rapporti dell’Ocse di essere incapaci di fare sistema e di essere divisi in troppi particolarismi, ma ultimamente abbiamo dimostrato che siamo anche capaci di superarli, per esempio con l’accordo di sistema a cui tutte le associazioni imprenditoriali hanno aderito per il rinnovo dei vertici della Camera di Commercio. Il fatto importante non è tanto che ci siamo accordati sulla governance ma che ci siamo riconosciuti tutti in un programma e sulla direzione da prendere. Andare tutti nella stessa direzione è importantissimo perché gli sforzi convergono e avremo le risorse per connotarci rispetto agli altri territori per quello che siamo. Se non abbiamo una identità forte, se non abbiamo una connotazione, non possiamo essere attrattivi, non possiamo essere identificati come il posto per chi vuole essere nell’eccellenza del manifatturiero avanzato. Questa forte connotazione è quella che ci consente anche di rapportarci con Milano. Perchè, con le nostre imprese, possiamo dare un contributo all’alleanza con i territori vicini, nel momento in cui abbiamo un ruolo rispetto agli altri. Ben venga una pianificazione sovra-provinciale ma è importantissimo che ciascuno parta da una forte presa di coscienza di quello che è e di quello che vuole essere perchè solo così potrà partecipare in modo costruttivo portando il proprio contributo ad un disegno più ampio”.

Brescia Determinate il discorso della filiera che si è sviluppata perchè a Brescia siamo stati bravi soprattutto per quel che riguarda l’esportazione dei nostri prodotti. A Brescia, mediamente, le nostre imprese oggi esportano il 60% di quello che producono, ma ce ne sono anche che arrivano al 90%. È evidentissimo che, se non avessimo avuto come sbocco l’export verso i mercati europei, non saremmo stati in grado di fare questi numeri. Purtroppo quando l’Europa rallenta, perchè rallenta la Germania che rimane comunque la locomotiva del continente, automaticamente si rallenta tutta la filiera e Brescia ne soffre. Come affrontare tutto questo? Metterei al primo punto la formazione e le competenze. Per continuare ad alimentare queste grandi filiere abbiamo bisogno di competenze e di professionalità. Dobbiamo investire sui giovani che dovranno traghettare le nostre imprese verso i prossimi dieci-vent’anni Solo così riusciremo ancora ad essere dei veri competitor e solo così riusciremo ad alimentare le filiere che sono oggi la forza dei nostri territori insieme ai nostri lavoratori. A Brescia abbiamo grandi imprenditori ma abbiamo anche dei grandi lavoratori. Abbiamo persone che danno molto, che si sentono coinvolte nei destini delle imprese e hanno fiducia in quello che fanno. Quello che in queste ultime settimane accade a Taranto, purtoppo non dovrebbe mai accadere. Hanno provocato la sfiducia in un partner internazionale che non trova quel coinvolgimento necessario affinché i suoi investimenti non vengano danneggiati. Purtroppo non si capisce ancora la gravità di ciò che potrebbe accadere se ArcelorMittal dovesse andare via da Taranto. Ci sarebbero 11.000 persone a casa e 11.000 persone non le metti a posto con i parchi giochi, come qualcuno aveva detto tempo fa… Con la produzione ridotta a soli 5 milioni di tonnellate, quell’acciaieria non può reggere gli 11.000 dipendenti che ha per cui ArcelorMittal chiede 5000 persone in meno e, se non verrà accontentata in tutto o in parte, non riterrà più di essere competitiva sul mercato con lo stabilimento di Taranto. Teniamo presente che questo non è un player locale ma mondiale che deve tener presente anche il fattore del clima, della de-carbonizzazione che abbiamo scelto e che inciderà moltissimo sui nuovi obiettivi che ci siamo dati. Così come incide nelle scelte che un player mondiale ritiene convenienti. Abbiamo un tessuto molto sano ma per continuare a coltivarlo dobbiamo rivolgerci ai giovani, alle nuove professionalità che entrano nelle imprese per continuare ad essere competitivi e continuare ad esportare. Perchè se le nostre imprese non sono i grado di esportare, con i consumi interni che ci sono e che ci saranno, è chiaro che molte di esse sarebbero a rischio”.


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ESSERE O NON ESSERE UMANI?

Le cose in Italia, si sa, non vanno benissimo. Ci sono interi settori che ancora risentono di una profonda crisi economica che ormai dura da 11 anni. Pensiamo al solo comparto dell’edilizia, dove sono stati persi centinaia di migliaia di posti di lavoro e dove il valore degli immobili è calato di quasi un 30% nell’ultimo decennio. La classe media è stata falcidiata e il suo potere d’acquisto si è inesorabilmente eroso. A ciò va ad aggiungersi un debito pubblico spaventoso di circa 2.500 miliardi, a fronte di un prodotto interno lordo che non supera i duemila miliardi di euro all’anno. Questo debito grandioso ci costa un’enormità, quasi 65 miliardi di euro all’anno di interessi che sono da aggiungersi ai 2.500 miliardi di prima, ed è in grado di far fallire, bilanci alla mano, una qualsiasi impresa pubblica o privata che sia. La crescita poi, quando non è stagnante, si attesta intorno ad un modestissimo zero virgola e ci colloca agli ultimi posti in Europa. Insomma un vero e proprio macello economico-finanziario italiano. Chiunque vada al Governo deve perciò inventarsi delle vere e proprie alchimie per tenere in piedi i conti dello Stato. L’unico modo per sopravvivere, anche per rispettare i parametri europei, sembra quello di aumentare in continuazione le tasse, invece di ridurre i costi e di aiutare una possibile ripresa con una vera programmazione di investimenti. Ma questa malsana operazione di prelievi fiscali taglia ulteriormente i consumi e soprattutto fa perdere tanto elettorato. La tornata giallo rossa ha allora inventato le cosiddette micro tasse, tante piccole e micidiali supposte che colpiscono un’infinità di beni: dallo zucchero alla plastica, dalle sigarette alle autovetture e via dicendo. Il concetto è simile a quello delle bombe a grappoli: non sono grosse come un unico ordigno, ma si spezzettano in tante microesplosioni, che però fanno più vittime delle prime. Ed in effetti l’italiano medio non ce la fa più. Allora si tenta di colpire gli evasori, minacciando un oscuro tintinnare di manette, dimenticandosi che in Italia l’evasione è spesso di mera sopravvivenza. Infatti una vecchia regola dice che più è elevato il regime di tassazione e più il cittadino è invogliato a fregare lo Stato vampiro. Purtroppo, oltre l’aspetto economico, sta montando un preoccupante problema psico-sociale. Il presupposto è piuttosto semplice: la carenza di denaro rovina i rapporti anche nelle migliori famiglie, figuriamoci in una nazione intera! Quindi alle normali contrapposizioni politiche si stanno sommando gli scontri di genere, di ceto, di ideologie, di razza e di religione. Niente di più pericoloso, socialmente parlando. Così la sinistra, che arranca ad ogni elezione, dipinge coloro che votano la destra come nazisti, sovranisti e fascisti. Si ergono millantate barricate morali, dove anche il senso della verità viene travisato. Un recente giornale ha pubblicato una vignetta per spiegare come mai in Emilia Romagna stiano aumentando i consensi verso la Lega: perché in quella regione c’è una forte presenza di maiali. E’ normale un ragionamento del genere, secondo voi? Quindi il bene e il male soggettivamente si separano, a prescindere, solo a causa dell’appartenenza politica o meno a una parte. Cioè se voti una fazione allora sei buono, umano, intelligente, altruista, se voti l’opposta sei un cattivo, un barbaro, un criminale. Non importa come tu sia in realtà e quali siano le vere motivazioni del tuo voto. Vieni etichettato unilateralmente, tra rosso o nero, e non hai alcun diritto di replica. Ciò scatena le opposte fazioni in scontri sempre più duri, anche non solo verbali. La società si va frammentando in populisti e in statalisti, i quali, da barricate opposte, bombardano di insulti un nemico acerrimo, che in realtà nemico vero non è.

Gli uomini perdono la salute per fare soldi e poi perdono i soldi per tentare di recuperare la salute. Pensano tanto ansiosamente al futuro dimenticando di vivere il presente. Così facendo non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto. Dalai Lama Essere umani o non essere umani, pare questo il falso dilemma di una società allo sbando. Tutto il resto non conta. La finanza, la filosofia, la ragione, il progresso economico, non vengono affrontati oggettivamente per quello che sono, ma suddivisi in dogmi esistenziali. Allora la politica scivola verso il suo aspetto peggiore e non ha più bisogno di grandi statisti al suo interno, ma semplicemente di scarsi ciarlatani da mostrare alle folle plaudenti. Servono squallidi personaggi che sappiano arringare un popolo in difficoltà e nutrirlo quotidianamente con inutili speranze. E dove andremo a finire con questi presupposti? Difficile dirlo, ma le grandi crisi economiche, se non affrontate seriamente e con capacità operative, non hanno mai portato a nulla di buono. Soprattutto se l’uomo arriva a preferire l’apparenza delle ideologie all’essenza delle cose reali. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia


FUN FOR CHARITY 6… GRANDE! GRANDE SUCCESSO PER L’EVENTO DI BENEFICENZA, GIUNTO ALLA SESTA EDIZIONE, A FAVORE DELLA RICERCA SCIENTIFICA SUI TUMORI DELL’APPARATO DIGERENTE CHE HA INONDATO BRESCIA DI SOLIDARIETÀ Tommaso Revera - Fotografie Pierpaolo Romano


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“Sono passati quattro anni dalla nascita di RicerChiAmo Onlus e sono stati anni molto intensi, pieni di impegno e progetti. Per questo voglio rivolgere un grazie speciale a tutti coloro che in questi anni ci hanno sostenuto e che hanno preso parte a Fun For Charity, il nostro annuale evento di beneficenza a sostegno della ricerca scientifica sui tumori dell’apparato digerente. Dalla sua nascita RicerChiAmo Onlus ha continuato a lavorare per colmare quel vuoto in materia di investimenti sulla prevenzione che, purtroppo, ancora oggi alcuni Paesi Europei soffrono, e i risultati sono visibili.

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FUN FOR CHARITY 6… GRANDE! Nel periodo 2016-2019 abbiamo raccolto 181.022 euro che abbiamo devoluto a diversi progetti di ricerca e continueremo in questa direzione per dare un aiuto concreto a coloro che operano per migliorare la qualità della vita di chi soffre”. Con queste parole Paola Masserdotti, fondatrice di RicerChiAmo Onlus, insieme al Prof. Gian Luca Baiocchi (ASST Spedali Civili e Università degli Studi di Brescia) e Lidia Beltrami, ha commentato il successo dell’evento benefico “Fun for Charity”, organizzato dall’Associazione al Museo Diocesano di Brescia lo scorso 26 Ottobre. L’evento, giunto alla sua sesta edizione, nasce con lo scopo di raccogliere fondi per l’attività dell’Associazione, nata nel 2016 con l’obiettivo di promuovere la ricerca scientifica sui tumori, con particolare attenzione verso le neoplasie dell’apparato digerente. La serata, a cui hanno partecipato oltre 350 persone, è stata l’occasione per presentare gli obiettivi raggiunti dal 2016 a oggi. In questo quadriennio l’Associazione ha sostenuto diversi progetti di ricerca, tra i quali lo studio G.I.A. (Gastro Intestinal Annotated Platform) - in collaborazione con l’IRCCS di Candiolo (TO) - che ha l’obiettivo di creare colture cellulari partendo dai singoli tumori per testare quale farmaco o combinazione di farmaci sia maggiormente attivo su quelle specifiche cellule; lo studio “Near infrared fluorescence imaging with indocyanine green in gastrointestinal cancer” che si articola in 6 sottoprogetti basati sull’utilizzo di un colorante, il verde di indocianina, nella chirurgia dei tumori del tratto gastroenterico, che permette di identificare lesioni nodulari, linfonodi e piccoli focolai di carcinosi peritoneale altrimenti non visibili con le comuni metodiche strumentali. Ha inoltre contribuito alla creazione di un registro europeo per la rilevazione delle complicanze post-operatorie dopo gastrectomia per cancro e di un registro mondiale per la chirurgia d’urgenza in collaborazione con la World Society of Emergency Surgery.

Ph. Pierpaolo Romano - Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it


Altri fondi sono stati devoluti a una borsa di studio per una ricercatrice del Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università degli studi di Brescia, alla stampa e diffusione di opuscoli e linee guida sul cancro gastrico, all’organizzazione di congressi scientifici ed eventi divulgativi e ad articoli su riviste scientifiche internazionali e libri. “RicherChiAmo continua nella sua missione - ha commentato il Prof. Baiocchi. Tanti sono i progetti che andremo a finanziare nel prossimo biennio. Tra i principali, 30mila euro saranno devoluti all’acquisto di processore di ultima generazione per chirurgia guidata dalla fluorescenza, in coofinanziamento con gli Spedali Civili di Brescia, e 15mila euro per lo studio prospettico europeo sull’utilizzo della fluorescenza per la scoperta precoce della carcinosi peritoneale durante laparoscopia stadiativa, che presenteremo a maggio 2020 al Congresso European Surgical Association di Colonia (DE). Sosterremo inoltre una nuova borsa di studio da 10mila euro per il miglior protocollo di ricerca sul cancro gastrico e contribuiremo a sostenere lo start-up dello screening del cancro gastrico a Brescia e provincia. Infine, abbiamo ricevuto richieste di finanziamento da Università straniere, segnatamente da Manchester, Leiden e Amsterdam. Tutti questi progetti e i molti altri che andremo a finalizzare sono possibili grazie a tutti i nostri associati che ringrazio nel profondo e a coloro che ci sostengono con donazioni libere.Tutti – ha concluso Baiocchi - vorremmo che i progressi in ambito scientifico fossero veloci ed efficaci: noi di RicerChiAmo Onlus stiamo lavorando perché questo non resti un sogno”.


BRESCIA ACCESSIBILE Fotografie Bresciatourism

DALLA CITTÀ ALLA PROVINCIA, UNA PANORAMICA SUGLI ITINERARI SENZA BARRIERE PROPOSTI DA VISIT BRESCIA IN COLLABORAZIONE CON SLOWTIME Siamo probabilmente ancora molto lontani dal traguardo di città completamente accessibili e prive di ostacoli per chi ha difficoltà a muoversi in libertà o autonomia ma Brescia e provincia stanno facendo del loro meglio per abbattere una barriera dopo l’altra. In collaborazione con Slowtime, Visit Brescia ha individuato e promuove una serie di percorsi adatti alle persone con disabilità motoria, per favorire la cultura di un turismo che sia davvero di tutti. Qui presentati in una sintetica panoramica, i percorsi con le mappe dettagliate e le indicazioni della guida “Brescia possibile” - spedita previa richiesta o disponibile presso gli infopoint di Brescia città - possono essere scaricati via internet sui siti www. visitbrescia.it e slowtime.it. Su quest’ultimo, i “consigli della tartaruga” raccolgono inoltre precise informazioni circa l’aspetto dell’accessibilità di una ricca ma ragionata selezione di chiese, piazze, musei, alberghi e locali.


IN COLLABORAZIONE CON SLOWTIME, VISIT BRESCIA HA INDIVIDUATO E PROMUOVE UNA SERIE DI PERCORSI ADATTI ALLE PERSONE CON DISABILITÀ MOTORIA, PER FAVORIRE LA CULTURA DI UN TURISMO CHE SIA DAVVERO DI TUTTI


BRESCIA POSSIBILE Impegnativo per la ricchezza delle proposte contenute, l’itinerario da Piazza Paolo VI a Piazza S. Marco ha nella visita al Museo di S. Giulia il proprio momento clou e si presenta come un tour per alcuni dei simboli della città, quali il Duomo vecchio e il Palazzo del Broletto. Sempre partendo da Piazza Paolo VI, si può invece puntare verso San Clemente, inanellando nel percorso le chiese più suggestive della Leonessa d’Italia, che riserva agli appassionati d’arte una splendida Pinacoteca, da visitare nel tardo pomeriggio. La terza variante, da Piazza Loggia al Museo Diocesano, è dedicata alla scoperta delle contrade cittadine, che si rivelano tra chiostri, cappelle e antichi palazzi nobiliari, con visita alla chiesa di S.M. del Carmine. Il Castello e la zona dei Musei sono i punti che racchiudono il cuore storico della città, affascinante ma anche disseminato di piccole difficoltà per i disabili. Tutte le zone interne al Castello possono essere raggiunte in auto, con un guadagno sensibile in termini di comodità e sicurezza. La Civica Specola Astronomica e

la Chiesa di San Pietro in Oliveto, con i chiostri e la cappella di S. Barnaba, conquistano lo sguardo e lanciano il cuore in un viaggio tra le stelle e lo spirito. Impegna solo mezza giornata l’itinerario da piazza della Vittoria, esempio emblematico della politica urbanistica di sventramento dei centri storici italiani attuata durante il fascismo, alla Chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, inglobata dentro una residenza per anziani ma forse anche per questo ancora più sorprendente. Chiese, palazzi, torri e altri gioielli architettonici punteggiano la strada per il ritorno, che segue Corso Garibaldi e Via Pace. L’ultimo degli itinerari proposti da Slowtime all’interno della città – tutti caratterizzati da precise indicazioni circa la presenza di eventuali ostacoli e difficoltà – parte da Corso Zanardelli e, seguendo i tipici portici che salutano il Teatro Grande, giunge a Corso Palestro, tra case bottega, chiese, palazzi, fontane e campanili.

PROVINCIA POSSIBILE La tartaruga di Slowtime si incammina lungo il Percorso Natura sul Lago d’Idro, lontano dalla confusione e consigliato a chi apprezza le sfumature di colore degli ambienti incontaminati. La ciclopedonale che costeggia il lago offre una carrellata sulla sua flora, sulla sua fauna e sui caratteristici nuclei storici di Lemprato e Crone, con le loro viuzze lastricate, vecchi portali, porticati e dimore signorili. In particolare, a Crone, la Chiesa di San Michele custodisce insoliti capolavori nell’arte dell’intaglio. Reso possibile dalla disponibilità della famiglia Gatti - attuale proprietaria di Palazzo Maggi a Corzano, che apre eccezionalmente all’associazione una testimonianza del Rinascimento bresciano come sale affrescate del Gambara - il Percorso Lattanzio Gambara a Corzano è un itinerario altamente esclusivo, che comprende anche la visita della Chiesa di San Martino. Cambiando radicalmente rotta, si può invece scegliere l’itinerario de La Villa Romana a Desenzano, per andare alla scoperta di un suggestivo sito archeologico, purtroppo oggetto di parziali interventi sull’accessibilità che non ne consentono la visita in totale autonomia. Individuata negli anni ’20 e considerata la

più importante testimonianza nell’Italia settentrionale delle grandi ville tardoantiche, quella di Desenzano si trova in una splendida posizione tra la Via Gallica e la riva meridionale del lago di Garda. Poiché anche il gusto vuole la sua parte, Slowtime propone un tour di almeno due mezze giornate a tema La FRANCIACORTA e le strade del vino accessibile, con obbligo di contattare ogni singola cantina. Da Timoline di Corte Franca a Camignone di Passirano, si passano in rassegna le storie di aziende vitivinicole come la cantina Vignenote, la cantina Bersi Serlini, la cantina Barone Pizzini e la cantina il Mosnel. L’ultimo degli itinerari proposti è quello nella Valle Camonica romana, con visita al Museo Archeologico Civitas Camunnorum, ricco di materiali e reperti provenienti dal territorio camuno compreso tra Cividate, Breno e Borno. La seconda tappa è il Parco Archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro, antipasto al Parco Archeologico del Santuario di Minerva, luogo sacro e misterioso incorniciato da una valle di boschi rigogliosi e sovrastata dallo sperone roccioso.


PRESENTATI IN UNA PANORAMICA, I PERCORSI CON LE MAPPE DETTAGLIATE E LE INDICAZIONI DELLA GUIDA “BRESCIA POSSIBILE”


ROBERTO BAGGIO.

CREDERE NELL’IMPOSSIBILE

LA PRIMA BIOGRAFIA A FUMETTI DI UNO DEI PIÙ GRANDI FUORICLASSE DEL CALCIO MONDIALE PUBBLICATO DA BECCO GIALLO NELLA COLLANA BIOGRAFIE

Testo Tommaso Revera

MATTIA FERRI nasce a Desenzano del Garda (BS) nel 1991. Nel 2015 fonda insieme a Mattia Boglioni l’etichetta di autoproduzioni McGuffin Comics. Dal 2016 fa parte dello staff del festival di fumetti e illustrazioni Tra Le Nuvole e dal 2018 è curatore insieme a Giacomo Taddeo Traini del sito di giornalismo a fumetti STORMI. Per BeccoGiallo ha pubblicato Il razzismo spiegato ai bambini.

NICOLÒ BELANDI nasce a Brescia nel 1993, dove frequenta la Scuola Internazionale di Comics. Ha realizzato i disegni della storia breve Pubblicittà, contenuta in In Mass Media Res, il primo volume delle autoproduzioni McGuffin Comics. Collabora con l’impresa artigianale Laboratorio17.



“BAGGIO È L’IMPOSSIBILE CHE DIVENTA POSSIBILE, UNA NEVICATA CHE SCENDE GIÙ DA UNA PORTA APERTA NEL CIELO” LUCIO DALLA


“MA COSA VUOL DIRE AVERE SUCCESSO? PER ME VUOL DIRE REALIZZARE NELLA VITA QUELLO CHE SI È, NEL MODO MIGLIORE. QUESTO VALE PER IL CALCIATORE, PER IL FALEGNAME, L’AGRICOLTORE O PER IL FORNAIO” LE MERAVIGLIOSE GIOCATE SUI CAMPI DA GIOCO, LA LUNGA LOTTA CONTRO GLI INFORTUNI, LA CARRIERA STRAORDINARIA, I SUCCESSI E LE SCONFITTE: RIVIVONO IN QUESTO FUMETTO RESTITUENDO L’UMANITÀ DEL CALCIATORE ITALIANO PIÙ AMATO DI SEMPRE, IN GRADO CON LA SUA FANTASIA E LA SUA SEMPLICITÀ DI UNIRE IL GIUDIZIO DI TUTTI I TIFOSI


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DOUGLAS KIRKLAND - THE ICONS Fino al 31 gennaio 2020, presso la galleria Paci Contemporary Gallery, sarà possibile visitare la prima mostra dedicata a Douglas Kirkland, uno dei più famosi fotografi dell’era contemporanea specializzato in moda, fotogiornalismo e ritrattista che ha catturato nel suo obiettivo le più celebri star di Hollywood nel corso di più di 50 anni di carriera. La mostra, intitolata ‘The Icons ‘, intende ricostruire l’intera produzione dell’artista attraverso l’accostamento dei suoi lavori più noti ad alcuni progetti inediti presentati in galleria in anteprima. Protagonisti dell’esposizione sono i ritratti delle più famose star del cinema, tra cui Audrey Hepburn, Brigitte Bardot, Paul Newman, Jack Nicholson, Sophia Loren, Angelina Jolie e altri, a cui si accompagnano gli scatti realizzati sui set di film come Out of Africa e Moulin Rouge. Tra le opere più famose presenti compare una selezione di scatti di Marilyn Monroe immortalata dall’obiettivo di Kirkland avvolta in un lenzuolo bianco in una camera da letto. Durante la realizzazione del servizio la diva chiese di rimanere sola con il giovane fotografo, ciò la fece sentire protetta e consentì di ritrarla dolce, libera ed estremamente sexy. Questi scatti sono ancora oggi considerati tra i più belli dell’attrice proprio per la sua purezza e felicità. Non mancano, poi, gli scatti dedicati al mondo fashion, tra cui i nudi più celebri del fotografo e i ritratti di Coco Chanel al lavoro. Ed infine è presente, in anteprima assoluta, l’ultimo lavoro di Douglas Kirkland: una reinterpretazione in chiave fotografica e decorativa dell’alfabeto, un progetto realizzato insieme alla moglie Francoise e proposto nella sua interezza in una straordinaria installazione. Durante l’evento inaugurale, allestito nella prestigiosa sede della galleria di Brescia, Douglas e Francoise non sono voluti mancare firmando personalmente le copie del volume antologico edito da Silvana a loro dedicato..



Paci Contemporary La nuova sede di Brescia: un anno dopo È ormai trascorso un anno dall’apertura della nuova e prestigiosa sede di tre piani della galleria Paci contemporary nel cuore del Borgo Wuhrer, ex-stabilimento storico della più antica birra italiana. Un anno denso di inaugurazioni e di eventi importanti, tra cui la più recente mostra personale dedicata al fotografo americano delle star Douglas Kirkland (visitabile fino al 31 Gennaio 2020), ma anche la presentazione, lo scorso maggio, dell’ultimo e tanto atteso lavoro di Sandy Skoglund “Winter” e della nuova monografia curata dal Prof. Germano Celant. Ed è solo l’inizio di molte anteprime fissate per la prossima stagione: marzo 2020, infatti, vedrà la prima mostra dedicata a Erwin Olaf, fotografo olandese tra i più rinomati della scena contemporanea e da poco entrato a far parte della cerchia di artisti rappresentati dalla galleria. La nuova Paci contemporary è diventata un polo privato interamente dedicato alla fotografia, unico in Europa con un grande spazio per le mostre temporanee, aree dedicate a ognuno degli artisti rappresentati e una sala destinata alla collezione permanente. Una passione, quella per la fotografia, che il gallerista Giampaolo Paci coltiva da tempo insieme alla moglie Monica Banfi. “Il merito è del basket, dove ho militato in serie A - ci ha confidato Giampaolo. Sin d’allora avevo però una forte passione per l’arte contemporanea e, diventato amico di atleti americani anch’essi appassionati, ho potuto conoscere le migliori gallerie di New York. Quando ho chiuso con lo sport, ho deciso di occuparmi di arte contemporanea, virando subito verso la fotografia che già amavo molto ed è stata una scommessa, ma lo sport mi ha insegnato che, se c’è la passione, si va avanti con tenacia, fino alla fine”.


Dopo la grande impresa che ha portato alla chiusura definitiva del Cinodromo di Macao, il peggiore nel mondo, avvenuta il 21 luglio 2018, e alla salvezza di 550 greyhound, Pet levreri, Anima Macau e GREY2K USA Worldwide lanciano la campagna internazionale “Save The Greyhounds and Galgos of Portugal”. L’obiettivo è quello di mettere fine alle corse con i galgo e i greyhound in Portogallo. Le tre organizzazioni antiracing si avvarranno del supporto e della collaborazione della rete delle associazioni, dei gruppi e dei rifugi locali che aderiranno alla campagna, nonché di una vasta rete di organizzazioni di protezione degli animali distribuite in tutto il mondo. Lo scopo è quello di realizzare un vasto network antiracing internazionale di associazioni e organizzazioni per lavorare insieme con l’unico obiettivo di ottenere una cultura di condanna civile, leggi di tutela, pene certe e severe per chiunque sfrutti, maltratti, abbandoni e uccida greyhound e galgo nel racing, nel coursing e nella caccia a vista in Portogallo. In Portogallo, infatti, nonostante l’articolo 13 del trattato di Lisbona dichiari che gli animali sono esseri senzienti, l’industria delle corse con i levrieri è autorizzata ed è un’attività sistematica con rilevanti interessi economici. I greyhound e i galgo vengono trattati come oggetti, usati per le scommesse, maltrattati e poi scartati, abbandonati o uccisi senza alcuna pietà quando non ‘servono’ più. Ognuno di loro viene importato, acquistato e poi venduto per migliaia di euro. In Portogallo ci sono oltre venti centri di allevamento e addestramento da corsa dove grey e galgo vengono allevati, addestrati e destinati al racing e al coursing. Vengono trattati in modo disumano, viene negata loro l’assistenza medica, sottoposti all’uso di doping e di collari elettrici e poi abbandonati o soppressi quando non più utili. Alcuni vengono ritrovati dalle organizzazioni animaliste ma non sono sempre in condizioni fisiche tali da essere salvati.

non vorresti

Adottare un Greyhounds?

Come accaduto per i greyhound di Macao occorre un’opera di sensibilizzazione per far conoscere e comprendere il dramma di questi cani e per creare una rete forte di persone che possa ottenere anche in Portogallo la fine di una pratica non degna di un paese civile ed evoluto. Per questo è necessario l’aiuto di tutti. Interrompere una cultura che distorce quelli che dovrebbero essere i veri valori di una comunità sana e solidale dovrebbe diventare l’impegno di tutti coloro che considerano gli animali come parte integrante della società e non come oggetti da usare per i propri interessi e da gettare via quando non riescono più a far ottenere un tornaconto economico. Per saperne di più e avere maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.petlevrieri.it/adozioni/ e la pagina Facebook: @petlevrieri


MOULIN ROUGE 2000

Punta di diamante della moda, del fotogiornalismo e della ritrattistica, Kirkland ha lavorato per le riviste più rinomate del mondo, catturando le più celebri star di Hollywood: più di 50 anni di carriera che lo hanno consacrato tra i più importanti fotografi dell’era contemporanea.


DOUGLAS KIRKLAND: “THE ICONS” Testo Tommaso Revera

LA GALLERIA PACI CONTEMPORARY, LO SCORSO 25 OTTOBRE, HA INAUGURATO LA PRIMA GRANDE MOSTRA DEDICATA AL LEGGENDARIO FOTOGRAFO DOUGLAS KIRKLAND CHE RESTERÀ APERTA SINO AL PROSSIMO 31 GENNAIO

La mostra, suddivisa in diverse sezioni, intende ricostruire attraverso un’imperdibile sequenza di scatti l’intera produzione dell’artista, accostando ai suoi lavori più noti alcuni inediti progetti presentati qui in anteprima.


MARILYN MONROE


Fulcro dell’esposizione sono le celebri icone, “The Icons”, ritratti ineguagliabili delle più famose star del cinema, artisti del calibro di Audrey Hepburn, Brigitte Bardot, Paul Newman, Jack Nicholson, Sophia Loren, Angelina Jolie… Indimenticabili risultano essere gli scatti dedicati alla diva Marilyn Monroe, immortalata in uno studio nel cuore di una notte passata alla storia, ancora oggi tra le più belle immagini di sempre dell’attrice.



PAUL NEWMAN

COCO CHANEL

MICHELLE WILLIAMS

AUDREY HEPBURN

Non mancano le rappresentazioni dedicate al mondo fashion, tra cui le fotografie della grande Coco Chanel e i suoi nudi più noti.

“DOUGLAS KIRKLAND: THE ICONS“ FINO AL 31 GENNAIO 2020

Infine, in anteprima assoluta, è stato presentato l’ultimo lavoro di Douglas Kirkland, legato ad una reinterpretazione in chiave fotografica e decorativa dell’alfabeto, progetto realizzato insieme alla moglie Françoise, proposto nella sua interezza in una straordinaria ed imperdibile installazione.

GALLERIA PACI CONTEMPORARY

La mostra è accompagnata da un inedito volume, realizzato a cura della galleria Paci contemporary, con introduzione di Walter Guadagnini e di Douglas & Françoise Kirkland, pubblicato da Silvana Editoriale, incentrato sull’intera produzione dell’artista.

VIA BORGO PIETRO WUHRER, 53 BRESCIA WWW.PACICONTEMPORARY.COM


Nato a Zwolle (Olanda) nel 1944 Ton Koopman ha compiuto studi classici e studiato organo, clavicembalo e musicologia ad Amsterdam. Ha ricevuto il Prix d’Excellence per entrambi glistrumenti. Attratto in modo naturale dagli strumentistorici e affascinato dalla prassi filologica, ha concentrato i suoi studi sulla musica barocca, con particolare attenzione a J.S.Bach, divenendo presto una figura dispicco nel movimento della interpretazione della musica antica. Come organista e clavicembalista, TonKoopman è apparso nelle più prestigiose sale da concerto del mondo ed ha suonato gli strumenti più belli e storici d’Europa. A 25 anni, ha creato la sua prima orchestra barocca; nel 1979 ha fondato l’Amsterdam Baroque Orchestra seguita nel 1992 dal Coro Barocco di Amsterdam. Combinato come l’Amsterdam Baroque Orchestra&Choir, l’ensemble ha presto guadagnato fama mondiale come uno dei migliori ensemble con strumenti d’epoca, esibendosi in tutto il mondo. Tra i progetti più ambiziosi di Ton Koopman spicca la registrazione di tutte le cantate di Bach, una grande impresa per la quale è stato insignito del Deutsche Schallplattenpreis “EchoKlassik”, il BBC Award, il Premio Hector Berlioz ed è stato nominato per il Grammy Award (USA) e il Gramophone Award (UK). Oltrea Bach, Koopman è stato a lungo un sostenitore della musica del predecessore D.Buxtehude e, dopo il completamento del progetto Bach, nel 2005 ha iniziato a registrare la Buxtehude-Opera Omnia. L’edizione comprende 30 CD. Koopman è presidente della International Buxtehude Society. Nel 2006 ha vinto il Bach-Prize della città di Lipsia, nel 2012 il Buxtehude Prize della città di Lubecca, e nel 2014 ha ricevuto il Bach Award della Royal Academy of Music di Londra. Nel 2016 ha ricevuto una cattedra honoris causa dalla Musikhochschule Lübeck ed èdiventato consigliere artistico onorario del Guangzhou Opera House. Negli ultimi anni è stato molto attivo anche come direttore ospite, collaborando con le più prestigiose orchestre al mondo. La sua vasta attività è testimoniata dal impressionante numero di dischi registrati per varie case editrici, tra cui Erato, Teldec, Sony, Deutsche Grammophon, Philips, e lasua“Antoine Marchand”. Koopman ha pubblicato moltis aggi e testi critici: ha curato l’integrale dei Concerti per organo di Händel per Breitkopf & Härtel e ha da poco pubblicato le nuove edizioni del Messia di Händel edelGiudizioUniversalediBuxtehude per Carus Verlag. È professore all’Università di Leiden, membro onorario della Royal Academy of Music di Londra e direttore artistico del Festival “Itinéraire Baroque”.

Signor Barocco Fotografie Sergio Nessi

applauditissimo

tom kopman

al concerto di chiusura del festival organistico internazionale città di Bergamo


Chiesa di Sant’Alessandro in Croce affollata per il concerto di chiusura del Festival Organistico Internazionale Città di Bergamo. Alla tastiera del prestigioso Serassi della Chiesa Tom Kopman ritenuto uno dei più importanti organisti sulla scena mondiale. Il grande Maestro olandese ha letteralmente incantato gli appassionati con gli autori a cui è più affezionato come Bach e Buxtehude. Una fantastica occasione per riconciliarsi con la musica antica suonata in uno dei suoi luoghi di elezione. Un arrivederci alla prossima edizione GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE E AL SOSTEGNO DI


BARCHETTE FERRARI: LE AUTO CHE HANNO CREATO IL MITO

La Ferrari 166MM nella foto fu quella che si meritò il soprannome di Barchetta da Gianni Agnelli, il quale al cospetto di quelle forme levigate, ebbe ad esclamare “Ma questa non è una macchina; è una barchetta!”.

ESSENZIALI, VELOCI, BELLISSIME: LE “BARCHETTE” FERRARI SEGNANO GLI ESORDI DEL CAVALLINO NELLE CORSE.


LE ROSSE

IN ABITO DA CORSA

Essenziali, veloci, bellissime, le “barchette” appaiono sul finire degli anni 40: spider da corsa leggere, senza capote né fronzoli e con un parabrezza minuscolo per ridurre al minimo l’impatto con l’aria. Una ricetta efficace che permette di dominare negli anni eroici della Mille Miglia, della Targa Florio e di tante altre gare epocali. Per definizione le barchette sono auto da competizione estrema, prodotte in pochissime unità, ciascuna delle quali oggi fa storia a sé per i trascorsi sportivi e non solo. Ferrari, in particolare, lega gli esordi della sua storia sportiva a queste vetture eccezionali, e proprio alle barchette del Cavallino è stata dedicata la mostra “Le Rosse in abito da corsa” ospitata ad Auto e Moto d’Epoca a Padova alla fine di ottobre. La più “anziana” tra quelle esposte a Padova era la Ferrari 166 Mille Miglia carrozzata Touring del 1950 che fu di Gianni Agnelli, poi venduta in Belgio e, in seguito, portata in gara da Olivier Gendebien. Successivamente di proprietà del grande collezionista Ferrari ed ex pilota di Formula 1 Jacques Swaters, l’auto è stata esposta al MoMA di New York e alla Nationalgallerie di Berlino come modello di design italiano. Nel 2015 è una delle vedettes del Concorso d’Eleganza di Villa d’Este. Si tratta di un modello particolare anche perché è legato alla nascita stessa del nomignolo “barchetta”. È infatti proprio Agnelli, al cospetto delle forme levigate della 166MM esposta al Salone di Torino del 1948, ad esclamare “Ma questa non è una macchina; è una barchetta!”.


LE ROSSE IN ABITO DA CORSA FERRARI 857 S SUL VIALE ALL’ENTRATA DI VILLA FENAROLI A REZZATO (BS)


Ferrari 40 MM Spider Vignale

Ferrari 500 Mondial

Ferrari 550 Barchetta Un commento che venne prontamente registrato dal giornalista sportivo Giovanni Canestrini (uno dei creatori della Mille Miglia) e poi ripreso da Bianchi Anderloni (patron della Carrozzeria Touring di Milano) per definire la versione scoperta della 166 MM, realizzata per la Mille Miglia del 1949. Da allora iltermine “barchetta” è entrato nella storia dei motori finendo per indicare l’intera categoria delle scoperte da corsa, ed è stato ripreso in tempi recenti per modelli esclusivi prodotti in serie limitata. All’estremo temporale opposto della mostra era esposta una delle ultimissime Ferrari Barchetta, la SP Monza, capostipite di un nuovo concetto di serie limitata made in Maranello denominato ‘Icona’ e ispirato alle leggende degli anni 50, fondendo tecnologia avanzata e design evocativo. Ferrari 375 Barchetta Pininfarina


candide presenze sul lungolago di sarnico

rossetti design park


A Sarnico, fino alla fine di novembre, passeggiando sulle sponde del Sebino è possibile immergersi nel magico mondo del Rossetti Design Park. Realizzata da Stefano Rossetti, l’installazione di sculture e arredi urbani ha linee morbide e sembrano ritagliate in un foglio di carta.

Stefano Rossetti è un designer e artista milanese con un background internazionale. I suoi lavori sono poliedrici e i suoi interessi spaziano tra arti visive, scultura e design. Progetta opere di forte impatto emotivo e con il Rossetti Design Park ha dato vita a installazioni-evento in Italia e nel mondo. Designer e artista, è fondatore dell’agenzia creativa PEPE nymi, con sede a Milano nel quartiere Isola. Nella sua arte dà forma a un mondo altro, a una dimensione in cui tutto è simbolo in una sintesi narrativa di archetipi e immaginario contemporaneo. Il suo Design Park ha debuttato durante la Design Week 2018 e nel corso dell’ultimo anno è stato protagonista di eventi di grande successo e di forte impatto visivo ed emotivo, tra cui la recentissima installazione al MUDEC di Milano a marzo 2019. Durante la Design Week 2019 ha lanciato il suo nuovo lavoro “Ci vuole un fiore!” con un’installazione nel parco “Biblioteca degli alberi”. Di recente il Design Park ha fatto il suo debutto internazionale con un’installazione a Helsinki in Finlandia e una nelle Antille Francesi. L’installazione di Rossetti per la design Week a Milano

Guido Bertazzoli, che prima di fare il sindaco di Sarnico era insegnante di letteratura, è l’ispiratore e il promotore delle molte iniziative culturali che contribuiscono a fare del paese affacciato sul Sebino un’attrazione continua. Le mostre, i concerti, la riscoperta delle bellissime ville in stile Liberty, una pinacoteca di un certo spessore e in futuro il museo dedicato a Carlo Riva e ai suoi irripetibili motoscafi.


GUY HARLOFF

Alchimie e sinestesie a cura di Serena Redaelli Centro Culturale di Milano Largo Corsia dei Servi, 4 fino al 5 dicembre. Simbolismo, filosofia ed esoterismo, ma anche arte, musica e cinematografia: tutto questo compone il multiforme universo del poliedrico artista Guy Harloff, autore di spicco del secolo scorso a cui è dedicata la mostra “GUY HARLOFF (1933-1991). Alchimie e sinestesie” presentata al Centro Culturale di Milano fino al 5 dicembre. L’importante rassegna, curata da Serena Redaelli, è organizzata dallo Studio d’arte Nicoletta Colombo, sede dell’Archivio Guy Harloff, e si avvale dei prestigiosi patrocini di Commissione Europea, Regione Lombardia, Comune di Milano. Il percorso espositivo nelle sale del CMC offre al pubblico oltre quaranta opere su carta realizzate dalla metà degli anni Cinquanta fino a tutti gli anni Ottanta, in dialogo con i più stimolanti temi culturali e artistici coltivati da Guy Harloff a testimonianza dell’evoluzione della sua complessa quanto inconfondibile poetica, espressa in un trentennio attorno ad alcuni soggetti prediletti: i mandala, le lettere dell’alfabeto, i vascelli del Grande Viaggio, i libri della conoscenza, gli ampi tappeti persiani, il cuore, l’Albero della Vita, l’alchemica Voie Royale, accompagnati da locuzioni, scritte e datazioni volte a rafforzarne il profondo messaggio. Avvicinatosi alla Beat Generation, il “mite gigante, pittore e alchimista” - come lo definì Dino Buzzati - si dedica alla pittura, tra collage e chine colorate che, all’insegna dell’accumulazione neo-barocca di segni, seguono un’ispirazione simbolica da miniaturista moderno, giocata sull’ibridazione surreal-simbolista e neo-dadaista con l’allegoria ebraica, orientale e araba. Per una più completa comprensione del “pianeta” Harloff, la mostra propone inoltre fotografie di Roberto Masotti, importanti ritrovamenti dall’Archivio Lelli e Masotti che ritraggono l’artista sul suo galeone a Chioggia e in occasione dell’apertura della personale alla Permanente di Milano, quando l’amico sassofonista e compositore Ornette Coleman, con la sua band, allestisce un memorabile concerto jazz. E ancora si possono ammirare cover di dischi jazz disegnate da Harloff, foto documentarie, libri e cataloghi particolarmente rari, un prezioso esemplare di tappeto caucasico (courtesy Mirco Cattai FineArt&AntiqueRugs, Milano), a confronto con i Tapis harloffiani, ed una serie di riletture pittoriche dell’opera di Guy Harloff realizzate dalla giovane artista Linda Caracciolo Borra, in arte Linda Orbac. L’esposizione prevede, infine, la proiezione di due cortometraggi realizzati da Harloff, appassionato cinefilo, finora rimasti inediti e concepiti dall’autore come integrazione della sua produzione pittorica. L’anima da apolide, la vastità degli interessi, gli spostamenti ininterrotti tra Parigi, New York, Milano, il Marocco e l’Iran, hanno portato Guy Harloff a studiare il mondo del jazz, del cinema, della filosofia - è stato cultore di alchimia, tantra, sufismo e cabala ebraica - della letteratura e della critica d’arte, e ad avvicinarsi ad esponenti del grande collezionismo e dell’arte internazionale, come Peggy Guggenheim, Philip Martin, Alberto Giacometti, Francis Bacon. Tra le sue amicizie si ricordano i musicisti Ornette Coleman e Charles Mingus, gli scrittori Giovanni Arpino ed Henry Miller, il poeta Alain Jouffroy, lo storico dell’arte Franco Russoli, il curatore Harald Szeemann e i critici Michel Tapié e Patrick Waldberg, oltre alle collaborazioni con l’attore Vittorio De Sica e l’artista Arsenije Jovanović. L’attuale esposizione al Centro Culturale di Milano, che segue le recenti mostre milanesi alla Galleria San Barnaba del 2016 e alla Galleria Anna Maria Consadori del 2018, prosegue quindi il progetto di riscoperta dell’articolata figura dell’artista-filosofo di fama negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Orari lunedì-venerdì ore 10-13; 14-18.30 | sabato ore 15.30-19 Ingresso gratuito


Apre a Brescia

Spazio Fondazione Negri

UN LUOGO PER L’EDUCAZIONE ALL’IMMAGINE E LA FORMAZIONE, CON INCONTRI, CORSI, LABORATORI. UNO SPAZIO ESPOSITIVO PER LA FOTOGRAFIA ITALIANA ED INTERNAZIONALE. UN CENTRO DI RICERCA E CONSULENZA PER IL MERCATO DELLA FOTOGRAFIA di Tommaso Revera - Foto Archivio Negri

Fondazione Negri opera in Brescia da oltre vent’anni con lo scopo di conservare e catalogare l’archivio dello studio fotografico che da quasi 130 anni opera ininterrottamente in città. Negli anni, grazie ad acquisizioni, il patrimonio fotografico è cresciuto giungendo a quasi a 400.000 immagini. Questo lavoro non sarebbe completo se non si fossero attivate iniziative atte alla divulgazione e condivisione della cultura attraverso la fotografia, cosa che da tempo avviene attraverso mostre e pubblicazioni.


Apre a Brescia

Spazio Fondazione Negri Per questo motivo è stato deciso di aprire uno spazio permanente coadiuvati dalla professionalità di Luisa Bondoni, storica della fotografia e da Giorgio Finadri in qualità di responsabile operativo. Lo spazio sarà un centro di riflessione sulla fotografia come linguaggio e del suo rapporto con le altre arti e con la modernità, attraverso un’oerta didattica continua che prevede esposizioni di artisti nazionali ed internazionali, corsi, seminari, serate a tema, incontri con autori e laboratori didattici per le scuole. La fotografia diventerà elemento attraverso il quale fare cultura e servirà come punto di partenza per ripercorrere la nostra storia, la nostra economia, i nostri costumi, per capire le nostre origini e comprendere meglio il presente. Sarà anche offerto un servizio di ricerca e di consulenza su opere specifiche e sul mercato della fotografia, sulla sua conservazione, allestimento ed archiviazione.

COPERTINA DEL LIBRO DEDICATO A GIOVANNI NEGRI FOTOGRAFO IN BRESCIA DAL 1891, DOVE SI LEGGE: ‘FOTOGRAFO A BRESCIA PUNTUALE E PERFETTO DI MOLTO FINE ESECUZIONE’ NELLA FOTO IN ALTO MILITARI A GARGNANO 1908 CIRCA


QUI IN BASSO, A DESTRA E SINISTRA, DUE IMMAGINI DELLE SALE DELLA FONDAZIONE NEGRI


Apre a Brescia

Spazio Fondazione Negri

BRESCIA 1904. VIA SAN FAUSTINO CON I CANCELLI DEL DAZIO E IL TRAM IN ARRIVO DA PORTA TRENTO

LOVERE (BG)1905. IL GRANDE MAGLIO AD ACQUA DELLO STABILIMENTO GREGORINI PER LA LAVORAZIONE DEL METALLO DESTINATO ALLA COSTRUZIONE DI MATERIALE FERROVIARIO


In occasione dell’apertura del nuovo Spazio Fondazione Negri è stata presentata la mostra “Giovanni Negri, fotografo a Brescia”, visitabile sino al 5 gennaio 2020, con una selezione di immagini da lui realizzate tra il 1888 e il 1917, scelte tra quelle pubblicate sul libro a lui dedicato e presentato negli stessi giorni. L’esposizione ripercorre l’attività di Giovanni, innovatore nella scelta dei procedimenti, dei materiali e delle attrezzature utilizzate, così come nella modalità di promozione della propria attività. Saranno esposti ritratti realizzati in studio nel primo periodo di attività, i primi scatti pubblicitari su commissione e vedute di Brescia, della provincia e delle maggiori città italiane realizzate in occasione del grand tour del 1909. Particolare attenzione è stata dedicata alla documentazione industriale che Giovanni Negri per primo e in modo completo ha realizzato dando vita, insieme al figlio Umberto ad uno dei più completi archivi fotografici dedicati al mondo del lavoro. Ospite della serata inaugurale, Maurizio Rebuzzini, storico della fotografia e direttore del mensile Fotographia. CIRCUITO DI BRESCIA – 1907. VETTURE IN CORSA PRESSO IL SOTTOPASSO DI VIA MANTOVA MILANO, 1909. IL CAROSELLO DEI TRAM IN PIAZZA DUOMO IN UNA IMMAGINE REALIZZATA CON LA MACCHINA FOTOGRAFICA “LE PHOTO-PANORAMIQUE” GAUMONT, IN GRADO DI RIPRENDERE A 180° GRAZIE A UN SISTEMA DI MOVIMENTO DELL’OBIETTIVO

SPAZIO FONDAZIONE NEGRI VIA CALATAFIMI, 12/14 BRESCIA TEL. 338.1000872 WWW.NEGRI.IT


I NUOVI EQUILIBRI DEL MERCATO IMMOBILIARE E CREDITIZIO Testo Tommaso Revera

IL 29 OTTOBRE SCORSO, PRESSO LA SEDE DELLA CONFESERCENTI DI BRESCIA, HA AVUTO LUOGO LA TRADIZIONALE CONFERENZA STAMPA DEL GRUPPO TECNOCASA INCENTRATA SULL’ANDAMENTO DEL MERCATO I MMOBILIARE E CREDITIZIO TRA SOSTENIBILITÀ ED ETICA

COMPRAVENDITE IN AUMENTO SIA IN CITTÀ, SIA IN PROVINCIA A CONFERMA DI UN MERCATO DINAMICO


A BRESCIA LA TIPOLOGIA PIÙ RICHIESTA È IL TRILOCALE CON IL 56,5% DELLE PREFERENZE

Nei primi sei mesi del 2019 i valori immobiliari di Brescia sono diminuiti dello 0,2%. Stabili i valori nel centro storico, in leggero ribasso nella zona Carmine dove, da anni, sono in corso interventi tesi alla riqualificazione del quartiere. Sono interessati alle aree centrali della città, sia acquirenti di prima casa, sia investitori che mettono a reddito l’immobile da destinare ad affitto turistico, locazioni temporanee o affitto a studenti. In aumento le compravendite nei quartieri Mompiano e Villaggio Prealpino ed in leggera ripresa i prezzi. In diminuzione, invece, i valori sul Colle San Giuseppe. Quest’ultimo, che offre soprattutto soluzioni indipendenti, negli ultimi tempi ha subito un calo delle richieste a causa di una minore presenza di servizi. Prezzi in lieve aumento nelle zone di S. Anna, Villaggio Badia e Violino sulle tipologie usate ed in buono stato dal momento che non è presente molto nuovo. Questo, in sintesi, il quadro che emerge dal tradizionale studio condotto dal Gruppo Tecnocasa e presentato lo scorso 29 ottobre da Marco Anzini e Carlo Assandri, rispettivamente Team Manager Tecnocasa e Consulente di rete, insieme agli affiliati Lorenzo Biemmi, Armando Iorio, Giampaolo Cavalli, Gian Luca Tomasoni e Marco Lucchetta, Consulente Senior Kìron Partner Spa. A Brescia la tipologia più richiesta è il trilocale con il 56,5% delle preferenze. La disponibilità di spesa dei potenziali acquirenti si concentra nella fascia più bassa, quella che arriva a 119 mila € (46,8%), a seguire la fascia compresa tra 120 e 169 mila € (30,3%). Il mercato delle locazioni nel primo semestre 2019 ha registrato una lieve crescita dei canoni sia per quanto riguarda i bilocali (+1,2%) sia per i trilocali (+2,1%). A conferma di un mercato dinamico, il numero delle compravendite in città è in crescita sia nel 2018, sia nel primo semestre del 2019 (+13,2% rispetto al primo semestre del 2018); lo stesso di quanto avvenuto in provincia (+7,3% rispetto al primo semestre del 2018). La durata media del mutuo è pari a 24,9 anni. La tipologia di mutuo più stipulata è nel 57,7% dei casi a tasso fisso. La finalità di mutuo nel 93,7% è l’acquisto della casa.


NUOVO BIOMEDICAL DEVICE PER LA TERAPIA RIGENERATIVA DELL’OSSO E DELLA CARTILAGINE Testo Tommaso Revera

LO STUDIO, CHE COINVOLGE UN NETWORK DI RICERCA MULTIDISCIPLINARE E INTERNAZIONALE, HA CONQUISTATO LA COPERTINA DELLA RIVISTA INTERNAZIONALE “MACROMOLECULAR BIOSCIENCE” Una nuova premessa per la realizzazione di traguardi clinicamente rilevanti: dalla collaborazione tra i ricercatori del Laboratorio di Scienza e Tecnologia dei Materiali, coordinati dalla Prof.ssa Luciana Sartore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale, e l’equipe di ricerca del Prof. Domenico Russo del Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università degli Studi di Brescia, nasce un nuovo biomedical device per la terapia rigenerativa dell’osso e della cartilagine. Lo studio, sostenuto dall’Università degli Studi di Brescia e dalla Fondazione della Comunità Bresciana Onlus, rappresenta un importante traguardo scientifico e applicativo e conquista la copertina del numero di agosto di Macromolecular Bioscience, una delle principali riviste scientifiche a livello internazionale dedicata alla scienza dei materiali e alle scienze naturali. Il progetto ha coinvolto negli ultimi tre anni (2016-2019) un gruppo di ricerca multidisciplinare e internazionale, con partner quali l’ASST Spedali Civili di Brescia, l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, l’Università degli Studi di Milano Bicocca, l’Università di Glasgow e la University Health Network di Toronto. Alla base dello studio “Development of a 3D cell culture model based on biocompatible polymeric scaffolds engineered with human mesenchymal stem cells (hMSCs) for cartilage and bone regenerative therapy”, c’è lo sviluppo di materiali stampabili in 3D (dischetti, mattoncini o altre forme) biocompatibili e bioriassorbibili, costituiti in gran parte da acqua (idrogel polimerici), in grado di accogliere cellule staminali mesenchimali derivate da midollo osseo, tessuto adiposo o cordone ombelicale e permettere la loro differenziazione in cellule in grado di produrre nuovo osso e nuova cartilagine. I nuovi materiali bioingegnerizzati costituiscono un’importante scoperta non solo in campo ortopedico, ma anche in ambito chirurgico otorinolaringoiatrico, in quanto in grado di riprodurre nuovo materiale osseo laddove chirurgicamente questo risulti asportato. La ricerca è ancora in corso e una volta completati i processi di ottimizzazione e di standardizzazione dei materiali e delle metodiche, i ricercatori potranno compiere il passaggio finale e portare la sperimentazione in clinica sull’uomo.


I NUOVI MATERIALI BIOINGEGNERIZZATI COSTITUISCONO UN’IMPORTANTE SCOPERTA NON SOLO IN CAMPO ORTOPEDICO MA ANCHE IN AMBITO CHIRURGICO OTORINOLARINGOIATRICO


è made in Brescia

il telescopio più innovativo del mondo

IL GRUPPO CAMOZZI, TRAMITE LA CONTROLLATA INGERSOLL MACHINE TOOLS, HA SIGLATO UN ACCORDO CON GMTO CORPORATION PER LA REALIZZAZIONE DEL PRIMO GIGANTESCO TELESCOPIO TERRESTRE DI NUOVA GENERAZIONE (MAGELLAN) CHE AVRÀ UNA POTENZA VISIVA DIECI VOLTE SUPERIORE A QUELLA DEI MAGGIORI TELESCOPI ODIERNI

Il Gruppo italiano Camozzi, tramite la società interamente controllata Ingersoll Machine Tools che ha sede a Rockford (Illinois), ha siglato un accordo - in collaborazione con MT Mechatronics, con sede a Magonza (Germania) - con GMTO, l’ente che si occupa di promuovere la realizzazione del Telescopio Gigante Magellano (GMT) per conto dei suoi fondatori statunitensi ed internazionali, per la costruzione della struttura di precisione in acciaio del telescopio. Il GMT è un osservatorio ad infrarossi di ultima generazione con diametro 24,5m (80ft) pensato per esplorare le frontiere dell’astronomia cercando evidenze di forme di vita oltre il nostro sistema solare e in grado di cambiare la storia delle esplorazioni spaziali. Ingersoll Machine Tools produrrà, assemblerà e testerà il meccanismo di precisione di acciaio da 1.300 tonnellate che dovrà sostenere la parte ottica e gli specchi del GMT e che seguirà il movimento dei corpi celesti tenendone traccia. MT Mechatronics sarà responsabile invece della progettazione, della meccanica e del sistema di controllo del telescopio. La struttura del telescopio sarà testata dalla Ingersoll prima di essere consegnata ed installata all’osservatorio GMT nelle remote Ande Cilene. Il valore totale dell’accordo ammonta a 135 milioni di dollari e richiederà nove anni di lavoro di un team interdisciplinare formato da ingegneri, designer, lavoratori di metalli e macchinisti. “La costruzione della


struttura del telescopio è uno degli step principali da intraprendere per la costruzione del Telescopio Gigante di Magellano” ha affermato il Dott. Robert N. Shelton, Presidente di GMTO. “Abbiamo scelto Ingersoll Machines Tools e MT Mechatronics per la loro la grande specializzazione nella produzione di complesse strutture di precisione e nell’eccellenza dimostrata nella realizzazione qualitativa e temporale, dopo due anni di competizione a livello globale,” ha aggiunto il dott. James Fanson, Manager di Progetto di GMTO. La struttura del telescopio manterrà in posizione i sette specchi giganti del GMT quando metteranno a fuoco la luce di stelle e galassie distanti perché possa essere analizzata dalla strumentazione scientifica collocata all’interno del telescopio.


Gli specchi, i più grandi al mondo, sono realizzati al Richard F. Caris Mirror Lab dell’Università di Arizona. La struttura del telescopio completa di specchi e di tutta la strumentazione peserà 2.100 tonnellate e galleggerà su un film d’olio spesso solo 50 micron (2 millesimi di pollice), che ne garantirà il movimento senza attrito per compensare la rotazione terrestre e seguire i corpi celesti nel loro arco attraverso il cielo. Questa tecnologia detta idrostatica applicata a tali strutture fu brevetta vari anni fa da INNSE, azienda del Gruppo Camozzi, riconosciuta a livello mondiale per questa tecnologia. Con il suo design unico, il GMT produrrà immagini che nella sezione infrarossa dello spettro saranno 10 volte più chiare rispetto a quelle del Hubble Space Telescope. “Sarà un giorno speciale quando la struttura del GMT sarà completata e posizionata in Cile, in uno dei progetti più complessi e affascinati per la comunità scientifica mondiale” ha detto Chip Storie, CEO di Ingersoll Machine Tools. L’accordo tra GMTO e Ingersoll Machine Tools richiederà 9 anni di lavoro e 1.300 tonnellate di acciaio. La struttura sarà consegnata in Cile alla fine del 2025 e dovrebbe essere pronta per il posizionamento degli specchi nel 2028.

Il Telescopio Gigante Magellano è un telescopio terrestre di nuova generazione che promette di rivoluzionare la nostra comprensione e la nostra visione dell’universo. Il GMT è pensato per favorire scoperte rivoluzionarie nell’ambito della cosmologia, dello studio dei buchi neri, della materia oscura, dell’energia oscura e della ricerca della vita oltre il nostro sistema solare. Lo specchio primario del telescopio combina sette segmenti circolari di 8,4 metri di diametro per formare un’apertura di 24,5 metri di diametro. Il GMT avrà una definizione visiva 10 volte superiore a quella dei maggiori telescopi globali odierni (fra cui l’Hubble Space Telescope della NASA). Il GMT sarà collocato all’Osservatorio Las Campanas presso il Deserto di Atacama in Cile. Si tratta di un progetto a cura di un illustre consorzio internazionale di università ed istituti scientifici, finanziato da istituzioni partner, governi e donatori privati.

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il telescopio più innovativo del mondo


Ingersoll realizzerà la colossale struttura in acciaio di precisione pesante ben 1.300 tonnellate che sosterrà e garantirà il movimento della parte ottica senza attriti, grazie ad una tecnologia idrostatica del gruppo Camozzi riconosciuta a livello globale Si tratta di un investimento pari a 135 milioni di dollari ed è il più grande realizzato ad oggi da GMTO dopo aver vinto una gara competitiva mondiale durata due 2 anni. I lavori dureranno 9 anni, e saranno realizzati insieme alla tedesca MT Mechatronics Il Giant Magellan Telescope (GMT), che sorgerà nel deserto del Cile, è frutto della collaborazione scientifica di dodici fra le principali università ed istituti scientifici del mondo ed è previsto che inizi ad operare nel 2029. Il progetto che è finanziato da istituzioni partner, governi e donatori privati rivoluzionerà la comprensione e la visione dell’universo, studierà i pianeti oltre il sistema solare alla ricerca di segnali di vita e incrementerà la ricerca cosmologica nonché la conoscenza dei buchi neri e dell’energia oscura e potrebbe portare a scoperte che cambierebbero per sempre la visione della nostra collocazione nell’universo.

“Siamo felici di lavorare per creare un apparato scientifico esclusivo e rivoluzionario per lo studio del cosmo profondo. Il progetto riempie di orgoglio e motiva tutti noi di Camozzi ed è un importante riconoscimento alle tecnologie più avanzate del nostro gruppo. Siamo inoltre soddisfatti di essere stati prescelti in una competizione fra i gruppi più importanti a livello internazionale” - ha dichiarato Lodovico Camozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Camozzi Group.


esoscheletri in fabbrica

NISSAN INTRODUCE GLI ESOSCHELETRI NELLE LINEE DI PRODUZIONE IN SPAGNA

L’innovazione a favore delle persone: gli esoscheletri impiegati da Nissan riducono l’affaticamento muscolare fino al 60%, migliorando il benessere generale degli operai. Nissan si appresta a completare la fase di collaudo di un progetto pionieristico che porterà all’integrazione di un sistema di esoscheletri nelle linee di produzione dello stabilimento di Zona Franca, a Barcellona. I dispositivi dotati di esoscheletri esterni contribuiranno a ridurre lo sforzo muscolare degli operai anche del 60%, limitando il rischio di infortuni sul lavoro e migliorando il benessere complessivo della persona. Dall’inizio del 2018, Nissan in Spagna ha facilitato l’esecuzione di test completi sugli esoscheletri in un ambiente di produzione reale, provando cinque diversi modelli pensati per sostenere gambe, spalle e schiena. Grazie al feedback dei 14 dipendenti coinvolti, Nissan ha individuato i due modelli che riescono a coniugare leggerezza e prestazioni superiori. I due modelli, sottoposti a ulteriori test fra maggio e luglio 2019, assicurano un sostegno ottimale alle spalle degli operai che svolgono lavori con le braccia sollevate per buona parte del turno. Realizzati in lega, questi avveniristici sistemi hanno un peso variabile tra gli 1,5 e i 3 chili. Lluís Sellarès, Production Engineering Manager dello stabilimento di assemblaggio Nissan Motor Iberica a Zona Franca, ha dichiarato: “In Nissan crediamo che l’innovazione debba trasformare non solo il modo di guidare delle persone, ma anche di vivere. Le nostre tecnologie sono sinonimo


di qualità per i clienti ed è giusto che contribuiscano anche a migliorare le condizioni di lavoro dei nostri dipendenti. Siamo orgogliosi di far parte di un progetto storico per il settore, che farà da trampolino di lancio per mettere a punto il supporto ergonomico degli addetti alla produzione in tutti gli stabilimenti”. Il progetto si concluderà ufficialmente a fine 2019 e, nei mesi successivi, è prevista la potenziale integrazione degli esoscheletri nelle linee di produzione di Zona Franca e di altri impianti. Partner ufficiale del programma per introdurre gli esoscheletri nel settore automotive è il Clúster de la Indústria d’Automoció de Catalunya (CIAC), supportato dall’Eurecat Technology Centre e dall’Universitat Politècnica de Catalunya (UPC).


1919 • 2019 CHAMPAGNE COMTES DE DAMPIERRE E BENTLEY MOTORS QUANDO S’INCONTRANO LE ECCELLENZE…

Il comte Audoin de Dampierre, oltre all’amore per lo Champagne, ha sempre avuto una autentica passione per la bella automobile e, negli ultimi anni, non è raro imbattersi in magnifiche auto d’epoca nei vigneti o nelle viuzze di Bouzy. Quest’anno 2019 ha rappresentato per la storica Maison de Champagne un altro traguardo raggiunto nella sua ricerca dell’Excellence… Infatti, la prestigiosa Casa automobilistica Bentley ha scelto Dampierre per festeggiare il suo centenario.

La Maison Dampierre ha così creato una cuvée speciale di Pinot noir e Chardonnay Grand Cru ed è a bordo di una Bentley Continental Gtc fiammante che, il 10 luglio 2019, le prime bottiglie sono state portate dalla cantina di Bouzy a Crewe, sede della Bentley, per aprire ufficialmente le celebrazioni del Centenario. Nei prossimi mesi, tutte le manifestazioni Bentley saranno allietate con la cuvée Dampierre. Inoltre, a testimonianza dell’evento, viene proposto un prestigioso cofanetto, in edizione limitata a 2019 esemplari, contenente il magnifico tappo in metallo prezioso, di oltre 300 gr., direttamente ispirato all’emblema della B alata che adornava le griglie delle più belle Bentley sportive degli anni ‘30, come la sontuosa Bentley 8 litri. Naturalmente, diversi viaggi in Bentley segneranno questo Centenario, tanto per consegnare nel modo più elegante questo pregiato Champagne agli amatori, quanto per ricordare degnamente un secolo di creazioni straordinarie…

L’OR DIVIN • INFO@LORDIVIN.IT • TEL.+39 329 70 76 618 • WWW.DAMPIERRE.COM


1919 • 2019 CHAMPAGNE COMTES DE DAMPIERRE E BENTLEY MOTORS QUANDO S’INCONTRANO LE ECCELLENZE…

IL COFANETTO BENTLEY È PRENOTABILE PRESSO TUTTE LE AMBASCIATE DAMPIERRE IN ITALIA E PER BERGAMO E BRESCIA: Sapori di Vini (Orio al Serio) - Ambassade Dampierre dell’anno Relais San Lorenzo (Bergamo Alta) - Casual Ristorante (Bergamo Alta) - Osteria Mille Storie & Sapori (Bergamo) Le Iris (Bergamo) - Domus (Bergamo) - Wine Bar Savoy (Bergamo) - Caffè di Via Paglia (Bergamo) - Da Vittorio (Brusaporto) Il Saraceno (Cavernago) - Reflexo (Urgnano) - Giò (Seriate) - Il Priore (Cazzago San Martino)

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Manuel Bonfanti - Fotografie Paolo Biava

L’arte nel sangue

ANTONIO E CLAUDIA MANGONE

Gentile maestro come si è avvicinato all’arte, ci parla del suo percorso artistico? “Alcuni individui sembrano predestinati a diventare artisti, altri lo diventano per necessità, per disperazione, o semplicemente perché non sanno fare altro; quand’ero piccolo quando mi annoiavo scarabocchiavo e siccome dovevo elemosinare carta e colori, riempivo i pochi fogli sul davanti e sul retro. Devo dire che vivendo a Bergamo alta gli stimoli non sono mancati, ancora oggi vado a rivedere nelle chiese quelle grandi tele che mi hanno affascinato da piccolo”. Più volte abbiamo parlato insieme di Arte informale, di Jean Dubuffet e Mark Rothko, ma anche di Keith Jarrett in musica; perché questi artisti sono stati di suo interesse? “Dubuffet è l’artista che più mi ha influenzato per il suo rifiuto delle convenzioni e di tutto ciò che è precostituito; la sua ribellione l’ha manifestata sempre con molta ironia. Rothko ha portato la pittura a livelli altissimi, nelle sue opere il colore è praticamente l’unico protagonista, è trattato con rigore e grandi abilità tecniche, Rothko annullando il disegno ha dato sostanza al colore. Jarret, come Rothko, sviluppa le proprie composizioni su pochi elementi, selezionati e rielaborati, in Jarret ogni nota è la conseguenza di quella precedente. Questi artisti hanno in comune una grande passione e uno studio rigoroso che li ha portati ad un linguaggio inconfondibile”.


Ha trovato interessante e di ispirazione la letteratura per la sua creatività? In tal caso ci svela quali libri ama leggere? “Seguo molto le opinioni del filosofo Umberto Galimberti, in particolare, per il mio percorso artistico, è stato molto utile il suo saggio “Il corpo”in quanto descrive dettagliatamente come il corpo in ogni epoca è stato maltrattato dalla società, in modo particolare nella nostra epoca l’Economia attraverso la tecnica l’ha ulteriormente mutilato. L’unico vero libro che leggo ogni sera, sono le “Fonti Francescane”, per me è un libro di meditazioni in particolare sull’umiltà, trasferita in pittura significa sincerità, sintesi, spoliazione di tutto ciò che è superfluo”. Tutte le mattine come molti genitori bergamaschi vedo un suo quadro poco dopo il risveglio, alla pensilina del Piedibus, cosa ci dice della sua esperienza da insegnante? “L’insegnamento mi è servito per approfondire la storia dell’arte e la conoscenza delle tecniche artistiche che ho poi trasferito agli alunni, ho cercato di far vivere loro l’arte come un’esperienza piacevole che aiuta a vivere meglio e favorisce le relazioni. Negli ultimi anni per gli insegnanti si è tutto complicato, gli alunni sono sempre più condizionati e manipolati da una società che li vuole a suo uso e consumo; la loro attenzione, capacità di concentrazione, senso critico, sono venute meno, di conseguenza è aumentata l’ansia, l’impazienza. Al giorno d’oggi sono richiesti insegnanti al passo coi tempi ed io analfabeta digitale sono anacronistico”. Cosa è la libertà espressiva? La si può insegnare con la ratio e la didattica, od è un approccio puramente autodidattico ed irrazionale e senza una disciplina? “La sensibilità artistica se non è qualcosa di innato, è comunque una condizione che si sviluppa già nei primi anni di età, ci sono persone particolarmente attratte dai colori, o dai volumi o dai suoni; si può comunque arrivare alla creatività attraverso un metodo, attraverso dei percorsi ben precisi, l’artista Paul Klee l’ha dimostrato: nel preparare le lezioni ai propri alunni al Bauhaus, ha fatto capire che si può arrivare all’arte anche attraverso dei processi logici.



Per anni i libri d’arte scolastici hanno riportato i suoi insegnamenti, purtroppo già in questi tempi hanno sempre minor spazio. Come in qualsiasi disciplina, l’insegnamento dell’arte deve avere una didattica con metodi, percorsi, regole, visto che in una classe di studenti ci sono livelli di preparazione diversi, l’importante è che la didattica non soffochi gli alunni con più capacità creative”. Sua figlia Claudia studia all’Accademia di Brera, deve essere per lei una bella soddisfazione. “Claudia è iscritta al terzo anno di Pittura, al momento è più interessata a forme tridimensionali, in particolare legate al teatro, alla maschera, ha realizzato dei burattini con i relativi costumi e ciò le ha dato la possibilità di fare un tirocinio con la compagnia di marionette dei Fratelli Colla. Mi fa piacere che nella sua produzione continui ad usare le mani; cerco di trasmetterle la passione e il divertimento, spero che un giorno faremo un’esposizione insieme”. Perché il paesaggio urbano, le automobili, una scatola di cerini, sono tra i soggetti o temi che ha dipinto, vuole raccontarci come sceglie le tematiche dei suoi quadri? “Essendo un essere urbano, sono costantemente a contatto con forme urbane, ho un rapporto conflittuale con tutto ciò che riguarda il prodotto industriale, mi affascina per la sua bruttezza, decido di rappresentarlo nel peggiore dei modi e con molta ironia, per me è la condizione migliore per sopravvivere e far diventare positiva una situazione negativa. Paradossalmente non sarei così stimolato in un altro ambiente; dopotutto ritengo sia fondamentale oltre che più semplice partire dal proprio vissuto”.

ANTONIO E CLAUDIA MANGONE - l’ARTE nel sangue

ANTONIO MANGONE È NATO A BERGAMO NEL 1955, DOVE VIVE E LAVORA. SI È DIPLOMATO AL LICEO ARTISTICO DI BERGAMO E HA FREQUENTATO L’ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI DI BRERA. È STATO INSEGNANTE PRESSO LA SCUOLA MEDIA CAMOZZI ED ESPONE DAL 1979. PARTECIPA A NUMEROSE MOSTRE E CONCORSI OTTENENDO VARI PREMI E SEGNALAZIONI: CONCORSO NAZIONALE “SATIRARCI” DEL 1992, LA MEDAGLIA D’ORO AL “PREMIO VERTOVA” NEL 2001, LA CLASSIFICAZIONE AL 2° POSTO DEL PREMIO NAZIONALE DI PITTURA “CITTÀ DI NOVARA” NEL 2003, 1° PREMIO FRATELLI GORI NEL 2017 E 1°PREMIO CITTÀ DEL MORONI NEL 2019. DAL 2010 È IN ESPOSIZIONE PERMANENTE NEL PROGETTO THE TUBE ONE, PRESSO L’OSPEDALE GIOVANNI XXIII DI BERGAMO



Quale è la sua opinione del mercato dell’ arte contemporanea di oggi, tra internet, negozi d’arredo, gallerie d’arte, etc.. “Per secoli l’arte si è opposta al Sistema, anche quando si trattava di un’arte al servizio della Chiesa o della borghesia, i più grandi artisti come Michelangelo e Picasso, hanno manifestato questa ribellione. Al giorno d’oggi l’arte, per lo meno quella dei paesi ricchi, va a braccetto col Sistema, è parte del Sistema, è una fonte di guadagno per il Sistema e gli stessi artisti se si uniformano a questo regime possono sperare in qualche vantaggio, dice bene lei quando parla di mercato dell’arte, ancora una volta il mondo economico decide, dà la direzione. Ciò che più mi infastidisce è l’annullamento dell’operosità, come sta succedendo nel mondo del lavoro, dove i mestieri e con essi le passioni sono state cancellate. In questa situazione mantengo con un po’ di fatica la mia identità e il mio giocattolo”. L’ultima sua mostra che ho visto era alla Galleria Cento4, sono rimasto ovviamente colpito dall’uso del colore e dalla sua libertà narrativa ha in programma una nuova esposizione? “Nel mese di marzo terrò una mostra presso la biblioteca di Trescore Balneario, ho realizzato dipinti e sculture con cartoni da imballaggio, fili elettrici, corde, colori, immagini pubblicitarie, ho scelto questi materiali per parlare del consumismo ed in modo particolare dei consumatori, anch’essi si deteriorano con segni evidenti sui propri corpi. Ho anche in progetto una mostra di vignette umoristiche aventi come tema il masochismo, abbiamo una costante capacità a farci del male, anche per questo siamo vittime del consumismo”.


Testo Tommaso Revera

I VERTICI DI NAVIGAZIONE LAGHI HANNO PRESENTATO LO SCORSO 6 NOVEMBRE, A BORDO DELLA MOTONAVE ZANARDELLI ORMEGGIATA PRESSO IL PONTILE DI DESENZANO DEL GARDA I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE DELLA NAVE, ESPOSTO I DATI DELLA STAGIONE 2019 E INTRODOTTO I PROGETTI FUTURI “La Motonave Zanardelli è uno degli interventi di refitting più importanti che Navigazione Laghi abbia mai fatto in tutta la sua storia. Guardiamo al futuro portando avanti una tradizione che non vogliamo disperdere” ha dichiarato l’Avvocato Alessandro Acquafredda, Direttore Generale Navigazione Laghi e Direttore di Esercizio Navigazione Lago di Garda. L’imbarcazione, che prende il nome dal presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli, è datata 1903 ed è una delle ormai rare navi d’epoca funzionanti sui laghi italiani. L’ex piroscafo, superstite alle due guerre mondiali, negli anni ha subito diversi interventi di manutenzione e questo profondo restauro ne esalta il design d’epoca evidenziando le tradizionali linee liberty tipiche del primo novecento. “Gli interventi di ristrutturazione sono uno dei punti cardini dell’ente governativo” ha sottolineato l’ingegnere Paolo Mazzucchelli, Direttore Tecnico Navigazione Laghi e responsabile dei lavori di restauro dell’ex piroscafo.


“Abbiamo intrapreso scelte innovative attenti anche alla sostenibilità - ha continuato l’avvocato Acquafredda - “il cantiere di Peschiera del Garda è alimentato a fotovoltaico. L’anno prossimo avremo una nuova imbarcazione diesel di ultima generazione sul Garda ed una ibrida sul Maggiore. Stiamo procedendo per la costruzione di altre 3 navi ibride da collocare una su ciascun lago e sono stati avviati i lavori di rimotorizzazione in chiave ibrida di un traghetto sul Maggiore, intervento che contiamo poi di fare su tutti i laghi su cui operiamo”. Un impegno “green” quello di Navigazione Laghi che negli ultimi anni ha posto l’attenzione sull’ambiente con interventi mirati di ammodernamento e la costruzione ex novo di nuove infrastrutture e mezzi della flotta.


BENTORNATA ZANARDELLI L’ex piroscafo costruito nel 1903 dalla Ditta Escher Wiss di Zurigo, prende il nome dal presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli, scomparso il 26 dicembre dello stesso anno. Durante il secondo conflitto mondiale é stato requisito dai tedeschi e poi dagli alleati ed utilizzato anche per azioni di guerra. Rimodernata nel 1982 e nel 2002, è una delle ormai rare navi d’epoca funzionanti sui laghi italiani ed è dotata di due grandi sale arredate in stile liberty, di zone scoperte a prora ed a poppa con oltre 100 posti a sedere, mentre le cucine assicurano pranzi per più di 150 coperti. Nella sala del ponte superiore si può allestire una zona da ballo. La motonave é stata ripetutamente revisionata nel corso dei decenni con la massima cura, conservando il più possibile intatto non solo l’aspetto ma anche i materiali originali che concorrono a creare in crociera un’atmosfera di romantiche suggestioni. Ditta costruttrice ed anno: Escher Wiss di Zurigo - 1903 Caratteristiche: stazza lorda t. 278,21, lunghezza f.t. m. 49,20, larghezza f.o. m. 6,20, velocità max Km/h 20. Portata: portata massima n. 500 persone, posti a sedere n. 250 di cui n. 150 al coperto. Posti ristorante consigliati: ponte di coperta n. 66, ponte superiore n. 84 Nel 2019 la Motonave Zanardelli è stata totalmente ristrutturata, dotata della più innovativa tecnologia pur mantenendo esteticamente i suoi tradizionali tratti distintivi esaltandone il design liberty dei primi del novecento. Un museo galleggiante, una perla della navigazione italiana.



oney tapiA

IL GUERRIERO ALLEGRO V.E.Filì - Fotografie Sergio Nessi

LO ABBIAMO INCONTRATO ALLA VIGILIA DELLA PARTENZA PER I MONDIALI PARALIMPICI DI DUBAI DAI QUALI ONEY TAPIA TORNERÀ CON UNA MEDAGLIA D’ARGENTO AL COLLO E UN PASS, PER LE OLIMPIADI DI TOKYO

“Quello che ancora oggi mi appassiona nel disco è che il gesto atletico condensa potenza e precisione, forza e concentrazione. E poi comporta un rapporto incredibile con l’attrezzo, una sintonia perfetta, perchè quando siamo in pedana non c’è altro: siamo io e il disco, il disco e io”


Per chi non ricordasse chi è il nostro uomo trovate di seguito una sua biografia. Un ragazzone cubano, atleta a 360°, che ha praticato prima la box, poi il baseball, il rugby e che adesso si dedica con risultati importanti al lancio del disco. È completamente non vedente. L’infanzia nella Cuba della revolution, un padre tra i primi a schierarsi con i rivoluzionari di Fidel Castro, da cui ha ereditato il sangue caliente e una gran voglia di ballare. Da piccolo lavora come manovale e cresce in una famiglia numerosa, in un quartiere dove bisogna imparare a difendersi. Ma Oney è dotato per gli sport, ha un fisico davvero possente e per lui il baseball, sport molto amato a Cuba, diventa il modo per mettersi in luce. Avrà anche la fortuna di entrare nell’Accademia Militare dalla quale però si farà espellere per il suo carattere poco remissivo nei confronti di un sergente molto duro con lui. Come molti cubani sogna di andarsene da quell’isola ma, come tutti i cubani deve avere molto coraggio per farlo. A lui il coraggio lo dà l’amore e si trasferisce in Italia, a Bergamo, dove trova lavoro come giardiniere, mette su famiglia e gioca in una squadra di baseball, sport che in Italia però, come sappiamo, stenta ad avere un seguito importante. Il suo lavoro di giardiniere è una cosa diversa da quello che ci immaginiamo. In realtà quello di Oney è un lavoro acrobatico. Si occupa di tagliare grandi alberi, che siano da potare o da abbattere. Grazie alle sue doti fisiche e all’abitudine ad arrampicarsi sugli alberi sviluppata in gioventù, Oney, in poco tempo, si trova a dirigere una squadra impegnata negli interventi più delicati e pericolosi. Si tratta di salire ad altezze anche di 40-50 metri e, restando sospesi alle funi, imbracciare la motosega e fare a pezzi un albero in modo che, pezzo dopo pezzo, possa essere calato fino al suolo. Quel giorno però qualcosa non ha funzionato e un grosso tronco, gli piomba addosso mentre ancora nelle sue mani gira la motosega. Tutto questo appeso a venti metri da terra.


oney tapia NEL 2017 ONEY TAPIA VINCE LA FINALE DI ‘BALLANDO CON LE STELLE’, NOTO PROGRAMMA TELEVISIVO ACCOMPAGNATO DALLA SUA ISTRUTTRICE VEERA KINNUNEN. SCRIVE ANCHE UN LIBRO MOLTO TOCCANTE DOVE RACCONTA DELLA SUA VITA DA NON VEDENTE DOPO L’INCIDENTE CHE LO HA PRIVATO DELLA VISTA. DI SEGUITO QUALCHE FRASE DAL LIBRO “PIÙ FORTE DEL BUIO BUIO”


Le conseguenze sono devastanti e Oney perde la vista. Completamente. La sua vita piomba nel buio ma dal buio, con una forza incredibile, riuscirà ad uscire, trovandosi ad apprezzare molto di più la vita. Non vedrà nascere la sua terza figlia ma riesce comunque ad essere vicino alla famiglia cercando di non far mai troppo pesare la sua condizione. All’inizio lo shock è forte ma Oney riesce a sviluppare una nuova e imprevista esistenza. Facendo forza sui ricordi di quando vedeva, e con un grande lavoro sulla percezione del buio e sulle mutazioni degli altri sensi, riesce a ricondizionare la sua vita, finendo per considerare la sua disabilità come una possibilità per scoprire un universo, dentro e fuori di sé, che altrimenti non avrebbe mai conosciuto. Quando ne parla sembra che percepisca la sua disabilità, proprio come una benedizione, come un continuo stimolo alla sua grande umanità e alla sua forza erculea. “L’impossibilità di vedere, la condizione di stare sempre al buio hanno sviluppato molto la sensibilità degli altri miei sensi”. La cecità è una condizione che ti impedisce di essere razzista visto che non vedi di che colore è il tuo interlocutore. Sei mai stato oggetto di discriminazione per il tuo colore? “Non ho mai avuto grossi problemi e preferisco non sentire certi discorsi discriminanti”. A quanti anni sei venuto via da Cuba? “Nel 2003, avevo 27 anni e allora giocavo a baseball e a rugby”. Poi il fatidico ramo in faccia e lì inizia la tua seconda vita... “Per certi versi è stata una benedizione. Certo ha provocato un cambiamento pazzesco”. In cosa? “Sia a livello mentale sia a livello fisico. Ad un certo punto cominci a sentire i cambiamenti in te. Gli occhi non ci sono più ma dentro c’è tutta una struttura che si muove. Cambiano le sensazioni a livello dei sapori, a livello della pelle e ti accadono cose che ti spingono a chiederti: sono io o non sono io? Sono qua o non sono qua? Spiegarlo così è strano. Ti accorgi di queste cose quando l’organismo si sente in pericolo e mette in moto le strategie di sopravvivenza, facendo scattare i tanti sensori che solitamante teniamo spenti. Sono come dei radar che ti dicono se le cose vanno bene e cosa succede intorno a te”. Perchè hai scelto il lancio del disco? “Quasi per caso. A quei tempi praticavo judo e con il gruppo sportivo mi hanno mandato a Siracusa per partecipare ad una gara. Lì, per la prima volta, ho preso in mano il disco per provare un lancio e poco tempo dopo facevo il record italiano, imbattuto da tredici anni. Ma quale Judo - tutti mi dissero - meglio coltivare il disco. E lì è iniziato tutto”. Il tuo dev’essere un allenamento completo, braccia, gambe, torace... “Tutto. È uno degli sport più complessi anche a livello tecnico. Perché nel lancio del disco se tu non rispetti tutti i parametri spaziali e non tieni conto esattamente degli angoli, il disco non esce dalla gabbia. Bisogna calcolare perfettamante la rotazione del corpo e curare meticolosamente una serie di movimenti. Grazie al mio allenatore Guido Sgherzi tecnico Nazionale lanci, tutto ciò diventa possibile”. In Italia ti trovi bene? “Si!”. Sei sposato? “Convivo”.

Torni spesso a Cuba? “Ogni tanto per respirare l’aria di casa, staccare un po’ la spina dalle tensioni che vivo qui ma, soprattutto, per stare un po’ con mia mamma che ha sessantasette anni. Quando mi sento troppo stressato vado a fare un giro. Ma questo lo fanno anche tanti altri. Cuba è il posto ideale per rilassarsi e vivere del sole e dell’allegria della gente”. Non è mai venuta in Italia? “Sì è venuta quando ho avuto l’incidente e devo dire che mi è stata di grande stimolo. Lei ha una grande forza d’animo. Figlio mio, mi disse: tu stai benissimo, devi solo imparare a cavartela anche senza la vista, come hai sempre fatto”. E cosa ha detto dell’Italia? “Le è piaciuta ma non è possibile sradicare gente a quell’età dalla loro terra”.

Hai anche degli sponsor? “Per adesso non ne ho ma siamo aperti ad ogni collaborazione. Sempre che non entrino in contrasto con la federazione FISPES. Certo da queste parti c’è un’azienda che con i dischi, quelli dei freni, arriva in tutto il mondo... Potrebbero anche pensarci...”. Figli? “Tre figlie di 14, 12 e 8 anni e stanno qui, sono totalmente bergamasche”. Cosa speri di fare al mondiale? “Portare in Italia almeno una medaglia, non so di che colore, ma sarebbe comunque un grande risultato. Parto con il 50% delle possibilità. Dipende da molti fattori e alcuni come il rumore del pubblico a volte non mi consentono di concentrarmi”. L’Atletica mi permette di muovermi di far uscire tutto quello che ho dentro, di esprimere tutte le mie capacità e dare fondo alla mia energia.


Non è stato facile per Oney Tapia, che gareggia per le Fiamme Azzurre, salire sul podio con una medaglia d’argento al collo. Il brasiliano Alessandro Da Silva e l’iraniano Mahdi Olad non sono stati inferiori alle aspettative che li vedevano protagonosti della finale. 46,10 metri per Da Silva, 42,50 per Tapiò e 41,18 per l’iraniano.

L’Italia è la mia seconda patria e nel momento in cui indosso quella maglietta e quella bandiera la difenderò e la porterò sempre più in alto. Quando ho avuto l’incidente cercavo di tirare fuori quella persona che era dentro di me che era impazzita. Cercavo di trovare un equilibrio spirituale emotivo. Il buio c’era anche prima ed è dentro di noi anche quando dormiamo e chudiamo gli occhi. Il buio fa parte della nostra vita e io vivo nel buio. Ti rendi conto che la luce c’è: c’è la luce del cuore, c’è la luce dello spirito, la luce dell’anima, la luce della mente, la luce dell’immaginazione. Più immaginazione abbiamo e più questa luce diventa grande. Se tu pensi che nel buio c’è la negatività, li la troverai. Troverai la felicità se ce l’hai messa dentro. Ho imparato ad affrontare le cose con forza tirando furori il coraggio perché se non siamo noi i primi che ci diamo la carica non ci salva nessuno. Perchè nel momento in cui dico io voglio affrontare i miei problemi, io voglio vivere e voglio la felicità che mi spetta, io voglio un sogno e voglio viverlo... E questo che ti fa diventare grande, che fa crescere l’autostima giorno dopo giorno, non bisogna avere paura, bisogna affrontarla. Di cosa ti occupi a essere un campione sportivo? “Sto lavorando ad un mio progetto che si chiama TEMPO DI SEMINA, portando la mia esperienza personale e di vita in scuole, aziende e associazioni. Penso che ognuno di noi abbia il potere di cambiare la propria giornata e di conseguenza la propria vita”.

©ph.Matteo Zanga

Per contatti: www.oneytapia.com

Oney Tapia, è nato a L’Avana (Cuba) il 27 febbraio 1976 e vive a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo. Oney, “il guerriero” ama godersi ogni cosa bella e fa della sua vita un fiume di passioni: suona il pianoforte per rilassarsi, ama fare passeggiate in montagna, balla salsa, bachata e rumba e tira fuori tutta la sua grinta nello sport. Inizia a praticare sport dall’età di 10 anni, cimentandosi in svariate discipline dalla boxe al baseball. È proprio in quest’ultima disciplina, una delle più popolari a Cuba, che diventa giocatore professionista nel ruolo di lanciatore. Nel 2003 si trasferisce in Italia dove diventa cittadino italiano e inizia a lavorare come giardiniere. La sua carriera nel baseball prosegue anche nel campionato italiano, giocando per il Montorio Veronese e il Lodi Old Drake. Cinque anni dopo si avvicina anche al rugby. Nel 2011 la sua

subito primatista italiano categoria F11, abbattendo il limite nazionale che resisteva da ben 14 anni. Il 2015 è l’anno delle grandi soddisfazioni per Oney Tapia: ai Campionati Italiani di prove multiple FIDAL a Busto Arsizio si conferma primatista italiano nel lancio del disco con la misura di 37,23. Record tricolore che migliora ancora: ai Campionati italiani a Cernusco sul Naviglio il suo disco arriva a 40,26; misura che lo piazza direttamente al vertice del ranking mondiale 2015. Ma il 2015 è un anno simbolico anche e soprattutto per il debutto con la maglia della Nazionale e la prima partecipazione internazionale ai Mondiali di Doha, dove si classifica 13esimo posto nel lancio del disco, ingannato dall’emozione. Anche il 2016 inizia nel migliore dei modi: alla Gara regionale FIDAL “Invernali Lanci” a

vita, però, subisce un cambiamento drastico: mentre sta potando una pianta, viene colpito in pieno volto da un grosso tronco. Il buio, la corsa in ospedale e poi la brutta notizia: purtroppo Oney non potrà più tornare a vedere. Nonostante lo sconforto e la paura dei primi giorni, tira subito fuori la forza del guerriero. Grazie anche al supporto dell’Unione Ciechi Italiani, una settimana dopo essere uscito dall’ospedale entra a far parte della squadra dell’Omero Runners Bergamo dove si dedica alle discipline del Torball e del Goalball. Con la Nazionale di Goalball partecipa a tre Europei. L’incontro con l’Atletica Leggera Paralimpica avviene casualmente nel 2013. Oney Tapia decide di specializzarsi nel lancio del disco e nel getto del peso. Nell’ottobre dello stesso anno il suo esordio in pedana nel disco nella Coppa Italia Lanci a Siracusa: con un lancio da 30,99 diventa

Milano non delude le aspettative di tutti e ottiene la migliore prestazione assoluta nel getto del peso con un 12,75. Agli Europei di Atletica Paralimpica FISPES di Grosseto 2016 si aggiudica un 5° posto nel getto del peso con 13,31 e una meritata ed attesa medaglia d’oro nella finale del disco, con un lancio da 42,56. Sempre nel 2016 Oney Tapia vince la medaglia d’argento alle Paralimpiadi di Rio con 40.85 e un nono posto nel getto del peso con 12.45. Nel 2018 a Berlino si porta a casa due ori: lancio del disco con 46.07 (primato mondiale) e 12.45 nel getto del peso. Sempre nel 2018 Oney vince il premio Gazzetta dello Sport come atleta dell’anno. NELLA FOTO SOPRA DI MARCO MANTOVANI, ONEY TAPIA FELICE PER LA MEDAGLIA D’ARGENTO OTTENUTA AI MONDIALI PARALIMPICI APPENA CONCLUSI A DUBAI


LA PREVENZIONE NON HA ETÀ. Inizia subito a proteggerti dal cancro al seno.



Dario Ballantini la pittura come

verità e relazione Una liaison inconsueta ha unito l’antico e il contemporaneo nella XXXIII edizione di Antiquariato Nazionale, la Mostra Mercato di Vaprio d’Adda, appuntamento immancabile per gli appassionati di antiquariato, modernariato e collezionismo che, conclusa il 27 ottobre, ha visto la presenza di una settantina di espositori provenienti da tutta Italia e che ci ha dato modo di ammirare tra le molte presenti alcune opere di Dario Ballantini.

Verità e relazione sono i punti focali dell’opera di Dario Ballantini, artista dall’identità divisa in due: da un lato, quella del trasformista che si esibisce sul palcoscenico televisivo; dall’altro, quella del pittore che, nell’intimità del proprio studio trasferisce su tela una personale visione del mondo. Il personaggio televisivo si nasconde dietro altre facce; il pittore invece ha una faccia sola, la sua. I dipinti espressionisti di Ballantini, dal forte impatto visivo, rivelano l’intima necessità dell’artista di incontrare il vero volto umano, quello che spesso si nasconde dietro la maschera che siamo abituati ad indossare.


ICONCRAFT 27, by MARINO ALFANI


Frutto di un lungo ed elaborato progetto a quattro mani, di Marino Alfani e Cédric Labouyrie, IconCraft 27 ha suscitato enorme interesse e notevole curiosità durante i Saloni di Cannes e Monaco. Tra i principali motivi della sua riuscita ci sono l’originale design di Marino Alfani con linee tese e muscolose immediatamente riconoscibili e la grande possibilità di customizzazione offerta dal cantiere francese.

Affascinante motoscafo in alluminio di 7 metri circa, IconCraft 27 non è passato inosservato durante due dei principali saloni della stagione, il Cannes Yachting Festival e il Monaco Yacht Show. “Questo modello ha suscitato un riscontro decisamente superiore alle aspettative, che si sta concretizzando in un notevole successo commerciale”, ha commentato soddisfatto Marino Alfani. Il designer bergamasco ha poi proseguito: “Credo che questa barca abbia colpito e affascinato per l’originalità delle sue linee, che sono il risultato di un lungo, attento e stimolante lavoro progettuale a quattro mani. Io e Cédric Labouyrie, proprietario di Icon Craft, abbiamo collaborato strettamente con l’obiettivo di realizzare un’imbarcazione pensata per giovani armatori che vogliono vivere il mare con libertà, divertimento e semplicità. Senza dimenticare l’importanza delle emozioni garantite dalle straordinarie prestazioni in termini di velocità”. Alfani è particolarmente orgoglioso della sua collaborazione con il cantiere francese specializzato in nautica di lusso. “I primi contatti con Icon Craft risalgono al 2015, quando Cédric Labouyrie, affascinato da alcuni modelli che avevo disegnato per Rio Yachts, mi ha chiesto di realizzare un’intera gamma per il suo brand. Mi ha dato grande fiducia e libertà, fornendomi al tempo stesso una serie di indicazioni e spunti che negli anni hanno dato vita a un continuo confronto e scambio di opinioni, molto interessante e incoraggiante per entrambi”, ha spiegato. Oggi l’architetto lombardo è alla sua quarta collaborazione con il cantiere e presto saranno disponibili altri modelli della gamma, quali i nuovi IconCraft 34 e IconCraft 38, che sono già in fase di ingegnerizzazione. Alfani si è occupato del design dei vari modelli, a eccezione delle linee d’acqua, disegnate dell’architetto navale d’oltralpe Guilhèm Andre-Heriaud. Tra i punti di forza del design ci sono dunque un carattere moderno e immediatamente riconoscibile, dato da linee molto pulite, tese e muscolose. Particolari degni di nota sono poi il pozzetto di 10 metri quadrati, molto più ampio rispetto alla media, e un garage per moto d’acqua. In una lunghezza di 7,32 metri (per 2,5 metri di larghezza massima) questo modello presenta inoltre alcune soluzioni solitamente offerte da modelli di lunghezze superiori ai 10 metri, a cominciare dalle fiancate laterali abbattibili grazie alle quali il volume del pozzetto può aumentare notevolmente. A conferma della sua vocazione giovanile all’insegna della praticità, inoltre, il pavimento è stato realizzato in teak sintetico, una caratteristica da cui deriva un’estrema facilità di manutenzione. La plancia è centrale e la piccola dinette dispone di tavolo abbattibile per lasciare spazio a un’area prendisole. Secondo Alfani, inoltre, il progetto è piaciuto così tanto anche per la grande possibilità di customizzazione. “La totale personalizzazione su una barca di queste dimensioni è un’arma vincente, che può conquistare un’ampia fetta di naviganti. Labouyrie ha infatti pensato di introdurre nel sito internet del cantiere la pagina ‘configurator’, una funzione solitamente presente nel mondo automobilistico, grazie alla quale il visitatore può divertirsi a scegliere diverse caratteristiche della barca, quali i colori, gli allestimenti e i toys, dando vita a una combinazione quasi infinita di possibilità”. In questo modo l’eventuale acquirente avrà la sensazione di realizzare, assieme al cantiere, la barca ideale, creata su misura per lui.Vocazione giovanilistica e customizzazione si rispecchiano, infine, anche nella scelta della motorizzazione, che può essere singola – con un solo motore da 250 o 350 hp – oppure doppia – con due motori di potenza compresa tra i 175 e 250 hp. Con la massima potenza disponibile è possibile raggiungere una velocità di punta di 52 nodi nella versione senza T-Top, mentre nella versione con T-Top la punta massima è di 48 nodi.


PORSCHE PANAMERA E-HYBRID

C’è un nome, in Porsche, che attira l’attenzione degli appassionati e li induce a riflettere. Perché sanno perfettamente che questo nome è sinonimo di potenza allo stato puro. E che una Panamera, con la sigla Turbo S, è in grado di offrire prestazioni senza eguali. Ma questa volta non si tratta semplicemente di un motore più potente. La combinazione tra motore a combustione e motore elettrico svolge un ruolo chiave: due trazioni che si integrano perfettamente. Il motore a combustione eroga potenza e coppia a un regime crescente. La coppia massima del motore elettrico è subito disponibile. Il risultato? Già a 1.400 giri/min, la coppia di sistema è pari a 850 Nm. Il motore biturbo V8 da 4,0 litri con turbine Twin Scroll eroga una potenza di 404 kW (550 CV), mentre il motore elettrico genera oltre 100 kW (136 CV), per una potenza complessiva di sistema di ben 500 kW (680 CV). L’accelerazione da 0 a 100 km/h avviene in soli 3,4 secondi, mentre i 200 km/h vengono raggiunti dopo appena 11,9 secondi. La velocità massima: 310 km/h. Qualche anno fa, improvvisamente tutto è cambiato nel mondo delle berline. Dimensioni grandi e possenti e spesse imbottiture richiamavano il passato. Ma sulla strada, avanzava una vettura veloce e dinamica: una vettura sportiva. Con 4 posti, una silhouette inconfondibile e prestazioni che solo una Porsche poteva garantire. La Panamera ha cambiato tutto. Ora si spinge oltre. Per i guidatori sportivi e i loro passeggeri, altrettanto sportivi, i nostri ingegneri e designer hanno costruito

la nuova Panamera. Con il coraggio di una nuova generazione. Il coraggio di rielaborare costantemente ogni aspetto e reinventarlo. Di conciliare performance e comfort, dinamica ed efficienza, lavoro e famiglia. Tutto ciò rimanendo fedeli alle radici, ad esempio con il blocchetto di accensione a sinistra e il contagiri al centro. In breve: con il tipico DNA Porsche. Il risultato? Unicità. In stile Porsche. Il nuovo Porsche InnoDrive e gli altri sistemi di assistenza innovativi rendono la guida non solo più sicura, ma anche molto più emozionante. Quindi tipicamente Porsche. Più dinamica che mai, grazie al Porsche Dynamic Chassis Control Sport, al Porsche 4D-Chassis Control, alle sospensioni pneumatiche a 3 camere e, per la prima volta sulla Panamera, all’asse posteriore sterzante. I nuovi modelli Panamera sono completamente connessi alla rete digitale tramite Porsche Connect. LA NUOVA PANAMERA. GLI INTERNI Sono stati completamente rielaborati pur rimanendo tipicamente Porsche. Una novità è rappresentata anche dalla logica dei comandi: il Porsche Advanced Cockpit. Il tunnel centrale con Direct Touch Control è dotato di una superficie effetto vetro con tasti sensibili al tocco per consentire un accesso diretto alle principali funzioni. Al centro si trova la leva selettrice compatta. Nel cruscotto è integrato uno schermo touchscreen da 12 pollici h.r. In combinazione con il climatizzatore a 4 zone è disponibile un ulteriore schermo touchscreen per i passeggeri che occupano la zona posteriore.


I display ad alta risoluzione a destra e a sinistra del contagiri consentono di visualizzare strumenti virtuali, mappe e altre informazioni. Ma gli interni offrono soprattutto molto spazio e comfort elevato. Caratteristiche sorprendenti per una vettura sa essere sportiva per un giro in pista e confortevole per un viaggio in quattro. La sua elaborata ergonomia è concepita in funzione del guidatore e della performance, senza trascurare il comfort dei passeggeri. Importante la possibilità di personalizzazione DESIGN DELL’ESTERNO Profili definiti, muscolatura potente e una pronunciata silhouette da vera sportiva sottolineano la scelta del nuovo design. L’accentuata plasticità della fiancata conferisce una linea e una leggerezza tipicamente Porsche. Un marcato tratto distintivo del frontale: i fari principali a LED con luci diurne a 4 punti, nella Panamera Turbo incluso Porsche Dynamic Light System (PDLS). Elementi caratteristici per tutti i modelli Panamera: la fascia di raccordo luminosa nella parte posteriore e le sottili luci posteriori tridimensionali in tecnica a LED con luci stop a 4 punti. Lo spoiler posteriore estraibile, integrato nella carrozzeria, riduce la portanza all’asse posteriore in caso di velocità elevate.

PORSCHE PANAMERA 4 E-HYBRID È FUSIONE TRA PERFORMANCE E MOBILITÀ ELETTRICA PLUG-IN MA SENZA RINUNCIARE AL PIACERE SPORTIVO Porsche Panamera 4 E-Hybrid 340 kW/462 CV - consumo combinato 3,3 l/100 km - emissioni di CO2 combinato 76 g/km


PORSCHE CAYENNE COUPé

PLASMATA DALLA PERFORMANCE: NUOVA CAYENNE COUPÉ Essere pronti in pochi istanti alle situazioni più diverse. Per raggiungere questo risultato bisogna essere agili e avere lo scatto di uno sportivo. Per questo la nuova Cayenne Coupé è dotata di uno spoiler posteriore estraibile in modo adattivo. Un’ulteriore garanzia di performance è poi la sua silhouette iconica, la flyline 911: come un muscolo dalla forma perfetta. I sedili sportivi anteriori a 18 vie e i sedili sportivi posteriori, ad esempio, offrono un eccellente sostegno durante qualunque manovra. Con il tetto panoramico fisso in vetro, che include un tendalino avvolgibile, avrete sempre bene in vista la vostra meta. E per tutti gli sportivi attenti a ogni grammo, i pacchetti Sport in struttura leggera consentono alla coupé di perde fino a 22 kg, a seconda del modello, ad esempio grazie a un tetto profilato in carbonio. Ogni atleta ha bisogno dell’outfit giusto. Ottimo quindi poter scegliere tra diverse opzioni, come i 3 pacchetti Sport in struttura leggera, che si fanno apprezzare non solo per le loro qualità estetiche. Ognuno di essi, infatti, porta in dote alla coupé un tetto profilato in carbonio e sontuosi cerchi da 22 pollici GT Design. Anche negli interni, sono molti i dettagli vincenti che propiziano la vittoria. La fascia centrale dei sedili in tessuto dal classico motivo pepita, il cielo rivestito in Alcantara® e il volante sportivo proiettano la coupé direttamente nei circuiti di gara. Le performance sportive possono poi essere facilmente registrare con il cronometro analogico del pacchetto Sport Chrono. Un design senza compromessi incontra le massime performance. E viceversa. Affinché la Cayenne Coupé potesse dispiegare tutto il suo potenziale performante, gli ingegneri hanno messo in discussione tutto. Hanno reinventato e messo a punto in modo ottimale ogni particolare. Il risultato è la dimostrazione che anche gli sport di potenza richiedono un lavoro di squadra: motore e telaio lavorano insieme come un’unità indivisibile. L’aerodinamica e il design dell’esterno si fondono in una simbiosi totale, per dare vita a una vettura sportiva che assicura potenza assoluta in qualunque istante. Una potenza che si riflette anche nei pacchetti Sport. Oltre al tetto profilato in carbonio e ai cerchi da 22 pollici GT Design, dettagli in carbonio sulle parti superiori degli specchi retrovisori esterni, sugli airblade e sul diffusore posteriore trasformano in sostanza l’obiettivo principale: plasmare la forma attraverso la performance.

CAYENNE TURBO COUPÉ Motore biturbo V8 da 4,0 litri con turbocompressore twin scroll e controllo cilindri adattivo 404 kW (550 CV) Coppia massima: 770 Nm tra 2.000 e 4.500 giri/min Da 0 a 100 km/h in 3,9/3,9 secondi1) CAYENNE S COUPÉ Motore biturbo V6 da 2,9 litri e 324 kW (440 CV) 550 Nm a 1.800–5.500 giri/min Da 0 a 100 km/h in 5,0/4,9 secondi1) CAYENNE COUPÉ Motore V6 turbo da 3,0 litri con turbocompressore twin scroll 250 kW (340 CV) Coppia massima: 450 Nm tra 1.340 e 5.300 giri/min Da 0 a 100 km/h in 6,0/5,9 secondi1).


PACCHETTO SPORT CHRONO Il Pacchetto Sport Chrono comprende, oltre al cronometro analogico sulla plancia portastrumenti, un interruttore Mode sul volante multifunzione, che consente di selezionare 4 impostazioni: Normal, Sport, Sport plus e Individual. Con un semplice gesto, si può modificare la messa a punto dell’assetto e il dinamismo del sistema di propulsione. I dati relativi alle accelerazioni longitudinali e trasversali vengono visualizzati sulla strumentazione, mentre nel Porsche Communication Management (PCM) è integrato un indicatore di performance per i tempi sul giro. TIPTRONIC S A 8 RAPPORTI Siete voi a decidere quanta sportività desiderate a bordo di questa coupé. Ciò che conta è che il Tiptronic S a 8 rapporti di nuova progettazione tenga il vostro passo, consentendo anche una riduzione dei consumi e un miglioramento del comfort. VELEGGIAMENTO Per ridurre i consumi, in determinate situazioni di guida è possibile usufruire della cosiddetta funzione “veleggiamento”. Il motore viene disaccoppiato e il regime portato al minimo.

INCREMENTARE LE PERFORMANCE? Con un coaching perfetto. Con il Porsche Communication Management (PCM) e Porsche Connect amplierete le funzioni dei nuovi modelli Cayenne Coupé con servizi e app intelligenti, che vi assisteranno in tempo reale fornendovi informazioni aggiornate sul traffico, trovando ristoranti e indicandovi i parcheggi disponibili nel luogo di destinazione. In più potrete utilizzare Apple ® CarPlay. MY PORSCHE Sapere tutto sulla propria vettura ancora prima di mettersi al volante: utilizzate il portale My Porsche, ad esempio, per inviare i vostri percorsi al sistema di navigazione, per verificare il livello del serbatoio o per controllare se le porte e i finestrini sono chiusi. ORA NON VI RESTA CHE VENIRLE A PROVARE! È UNA FORMA UNICA! ESISTE DA MOLTI ANNI ED È L’ICONICA FLYLINE DELLA 911. È STATA ALLUNGATA, SOLLEVATA, ABBASSATA, PUR RESTANDO SEMPRE FEDELE A SE STESSA. TUTTI LA CONOSCONO E LA RICONOSCONO. DI NOTTE, NELLA NEBBIA, A OCCHI CHIUSI...

CENTRO PORSCHE BRESCIA

Via Faustinella 3-5-7 - 25015 Desenzano del Garda (BS) +39 030 9150711 - porsche@saottini.it

www.saottini.it/porsche Porsche Cayenne Coupé 250 kW/340 CV - consumo combinato 12,7 l/100 km - emissioni di CO2 combinato 289 g/km


Alice e Valentina Cavagna


shooting bestiale Fotografie Filippo Avandero

Amanda Baldan scende in campo in prima persona per portare avanti la propria battaglia contro il maltrattamento degli animali e lo fa in modo creativo e incisivo. Secondo la filosofia del brand, la pelliccia non è un semplice capo di moda ma un vero e proprio mezzo per poter manifestare e trasmettere un messaggio etico. Per questo motivo la stilista ha deciso di organizzare uno shooting molto speciale. Protagoniste dello shooting 12 ragazze di Milano, selezionate proprio grazie ai loro ideali, al loro rapporto con i propri cani e alla voglia di mostrarsi in prima persona per una lotta condivisa. Tra le partecipanti allo shooting troviamo anche diversi volti noti: Ginevra Rossini, Nicole Moellhausen Tronchetti Provera, Sylvie Moellhausen Alice Cavagna, Valentina Cavagna, Stefania Brandimarte, Loredana Querini, Valeria Badalamenti, Federica Fumagalli, Francesca Muggeri, Camilla Guccione Prata, Melissa Mandelli. Accanto a loro, in ogni foto, i loro animali. A effettuare lo shooting è stato Filippo Avandero, giovane affermato fotografo amante dei ritratti e dei nostri amici a 4 zampe.Tra uno scatto e l’altro, Avandero ha cercato di trasmettere il rispetto, la complicità e l’amore per gli animali protagonisti delle foto.


Camilla Guccione

Amanda Baldan

Francesca Muggeri

Il contrasto tra la pelliccia ecologica indossata dalle ragazze e la pelliccia naturale “indossata” dai loro amati cani risulta chiarissimo agli occhi di qualsiasi osservatore. L’obiettivo dello shooting, infatti, è dimostrare che le pellicce naturali appartengono agli animali e l’essere umano non ha nessun diritto di indossarle. Infatti, il brand Amanda Baldan non nasce con l’obiettivo di sfondare nel mondo della moda ma con quello di aiutare a fare una scelta informata e consapevole. Intende diffondere un messaggio attraverso la moda. Le pellicce ecologiche di Amanda Baldan vogliono essere la valida alternativa alla pelliccia animale, un’alternativa di valori cruelty free caratterizzata da un design alla moda, made in Italy con tessuti di alta qualità.

Ginevra Rossini


Melissa Mandelli Nicole Moellhausen Tronchetti Provera

Valeria Badalamenti Sylvie Moellhausen


GOING TO...CONTEMPORARY ART Bertozzi & Casoni ANIMALIA 13 dicembre 2019 - 7 febbraio 2020 A cura di Alberto Zanchetta Argenterie Reali, Villa Reale Viale Brianza 1, Monza (MB) Prosegue a dicembre con una seconda mostra la rassegna Going To...Contemporary Art, realizzata da M.Ar.Co Monza Arte Contemporanea, in collaborazione con il Consorzio della Villa Reale di Monza a cura di Alberto Zanchetta. Un progetto nato con lo scopo di divulgare la cultura visiva contemporanea e i suoi linguaggi espressivi.Dopo la mostra inaugurale dedicata al disegno con Ie opere di Nicola Toffolini, conclusa il 17 novembre, è ora la volta della scultura, e più precisamente del virtuosismo tecnico di Bertozzi & Casoni, il duo artistico formato da Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni, attivo dal 1980, che per la città di Monza esporrà una selezione delle più recenti opere in ceramica. Animali e nature “non-morte”, iconografie che ci conducono inconsciamente a una riflessione sulla condizione del mondo contemporaneo e a una idea non scontata di bellezza. Con un’incredibile deferenza al vero, le sculture di Bertozzi & Casoni si sovrappongono e si perdono nel ciclo dell’esistenza, in uno spazio ideale, che è stato eletto a discarica della contemporaneità. Costretti a nutrirsi dei residui prodotti dall’uomo, le piante e gli animali rappresentano la progenie di un’età della plastica e della spazzatura, un mondo del rifiuto e del riuso che sembra portare impresso il marchio della vergogna. In queste ceramiche policrome si avverte un animus derelinquendi perché tutto è derelitto, e tutto è delitto; a ben guardare, in molte delle opere rinveniamo tracce di crimini efferati, a cui però non corrisponde nessun castigo. Nella bulimia iconografica di Bertozzi & Casoni affiorano i germi sopiti di un Barocco isterico e colposo, prepotente e caustico. Secondo il curatore Alberto Zanchetta “abbiamo sempre creduto/sperato che il numinoso si nascondesse nei dettagli ma in queste sculture i dettagli rivelano soltanto le nefandezze della vita. Ed è sempre una questione di ‘dettagli’ che induce gli artisti a corredare (e corrodere, o compromettere) le proprie opere con ornamenti-citazioni che impreziosiscono la tradizione del naturamortismo”.


“Cuccia brillo con setter inglese� 2018 ceramica policroma cm. h. 60 x 170 x 116

animalia, nature non morte


Bertozzi & Casoni ANIMALIA a cura di Alberto Zanchetta Villa Reale, Monza Dal 13 dicembre al 7 febbraio martedì - domenica: 15 -19 Ingresso gratuito

“Grottesca con fenicottero” 2014 ceramica policroma cm. h. 84 x 90 x 86

“Grottesca”2013 ceramica policroma cm. h. 40 x diam. 75

animalia nature non morte I materiali di risulta e di ripulsa realizzati dalla coppia di artisti non sono insensibili alla in-civiltà dei consumi, a quell’effimero che normalmente è vissuto con ingombro e dolore. “Le nature putrescenti e talvolta macabre, ma non semplicemente morte di Bertozzi & Casoni - prosegue Zanchetta - hanno il pregio di farci apprezzare la bellezza agonizzante della società moderna, in qualsiasi forma essa si presenti. La loro capziosità tecno-poetica è a dir poco insidiosa, ci abbaglia così come fanno i barbagli della ceramica, assunta a cinica metafora dell’abbondanza e della prosperità. Per quanto riprovevoli siano i soggetti, noi stessi non sappiamo resistere al fascino malsano e decadente, agli spurghi e a tutti i liquami che infestano queste opere. È dai tempi di Giobbe nel letamaio che un simile immondezzaio non ci appariva tanto desiderabile”.



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