ANNO 16 - N° CENTOSESSANTUNO - NOVEMBRE 2020 - € 3
BRESCIA MAGAZINE da 16 anni
CMP BRESCIA
SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO
IN COPERTINA iBOX: CRISTIANA E GUIDO BOSSINI
ISFOR: UN’OFFERTA FORMATIVA DI ALTO PROFILO PROFESSIONALITÀ PER IL LAVORO MA CHE BEL CASTELLO UNA CITTÀ DI BOSCHI VERTICALI DIETRO LE QUINTE DI PORSCHE STYLE ATTILIO VISCONTI GESTIRE L’EMERGENZA Fotografia Sergio Nessi
Scegli OVDAMATIC
Sarà comunque un Natale
strano, un Natale che, speriamo tutti, porti una rinascita o quantomeno una svolta. Saremo forse distanziati ma non per questo lontani anche se la mancanza del calore umano comincia a farsi sentire. Siamo stati proiettati nel futuro prima di quanto ci aspettassimo e stiamo vivendo dentro la sceneggiatura di un film di fantascienza. E ancora nessuno può dirci quando ci sarà il lieto fine che ci hanno inculcato al cinema dove il virus, il cattivo, l’alieno che mette a rischio la sopravvivenza dell’uomo, alla fine viene sconfitto e la vita continua. In attesa di riprendere le deliziose consuetudini di frequentarci, di toccarci, abbracciarci, baciarci, di poterci togliere di torno quelle insopportabili mascherine, ci siamo riversati tutti nello streaming. Carichiamo i video su Youtube e sugli altri social così partecipiamo a conferenze, a convegni e agli eventi, teniamo discorsi, assistiamo a concerti, ascoltiamo musica in diretta e ci godiamo il teatro dal salotto di casa. Si fa scuola così, si fa yoga, si visitano musei e si interagisce con il mondo esterno non più in presenza, sempre più sulle piattaforme create per questo. Si fanno acquisti. Passiamo molta parte del nostro tempo guardando monitor, per lavoro, per vizio, per gioco, per passatempo. Per sbrigare pratiche burocratiche, per rispondere alla posta, per avere informazioni, per curiosità. Molto di quello che ci era precluso un anno fa diventa disponibile tramite quello schermo che ci proietta in ogni angolo del mondo. Dopo registrazione please, potete essere presente ovunque, ad una prima della Scala e subito dopo all’inaugurazione di una mostra ad Hong Kong o al convegno mondiale dei coltivatori di bonsai. Tutto senza spostarvi dalla vostra poltrona. Niente stress, niente viaggi su aerei o treni, niente taxi o automobile da parcheggiare. Niente contatti. Niente allegria. Niente sensualità. Nessuna energia. Niente emozioni. Nessun monitor, almeno per il momento può dare le sensazioni della scoperta di un museo, l’incanto di un dipinto, l’emozione di un’opera lirica, quando vi assistiamo dal vivo. Nessun twitter sarà mai efficace come una stretta di mano o un’ occhiataccia, nessun post avrà mia il calore dell’abbraccio di chi ci vuole bene. Dobbiamo assolutamente resistere alla depressione che inevitabilmente cercherà di farsi strada nella nostra testa, dobbiamo pensare che ne verremo fuori, che torneremo ancora ad avere dei sogni. In questo numero vi diamo qualche motivo per sognare tra location incredibili, scenari fantastici, principesse e cavalieri, lussuose limousine, yacht e champagne. Niente nasce mai prima di un sogno… Sono le parole con cui inizia un articolo che trovate più avanti scritto dalla Presidente di un’associazione che raccoglie cani abbandonati o problematici. Ed è vero. Anche oggi per andare avanti abbiamo bisogno di sognare che ci sarà un domani migliore. (V.E.Filì)
Da tanti anni ti siamo vicini, a casa, in ufficio, al bar, dal dentista, dal parrucchiere o in casa di amici, per offrirti qualche attimo di leggerezza e qualche spunto di riflessione, facendoti guardare da vicino, mese dopo mese, la nostra città per capirne i cambiamenti e conoscerne i suoi protagonisti. Oggi ti chiediamo, se ci apprezzi, di regalare a qui BRESCIA una continuità con un gesto concreto sottoscrivendo un abbonamento annuale e omaggiandone i tuoi amici e i tuoi clienti. Abbondandoti riceverai per un anno, la versione cartacea o in alternativa, se preferisci, quella digitale. Per i doni di Natale sottoscrivi un abbonamento per i tuoi cari o per i tuoi amici, per i tuoi clienti e fornitori, ti farai ricordare per tutto il nuovo anno, regalando loro le motivazioni per restare uniti, per riconoscersi in questa comunità, per capire dove sta andando attraverso il racconto di chi la vive e la ama. redazione@qui.bs.it
? e r o i ig l n t o m l o ame a g i l re a bb o n Un B
Bruno Bozzetto da qui Bergamo dicembre 1994
in questo numero
BRESCIA
cover story iBOX: cristiana e guido bossini
CARAMELLE ALLA 1000 MIGLIA
www.qui.bs.it
autorizz. Tribunale di Bergamo n°18 del 22/04/2004
EDITA PERIODICI srl
offerta formativa di alto profilo
Via Bono 10 Bergamo tel 035.270989 fax. 035.238634 www.editaperiodici.it Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci
professionalità per il lavoro
venerucci@editaperiodici.it
ma che bel castello
Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bg.it Responsabile grafica: Paolo Biava grafica@qui.bg.it Redazione eventi:
omaggio a federico fellini
Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it
una città di boschi verticali
Hanno collaborato in redazione: Lorenzo Boccardini, Bruno Bozzetto, Manuel Bonfanti, Valentina Colleoni, Maurizio Maggioni, Giorgio Paglia, Sabrina Scandali, Lisa Cesco
attilio visconti: gestire l’emergenza
dietro le quinte di porsche style
Fotografie di: Federico Buscarino, Sergio Nessi, Paolo Stroppa, Paolo Biava, Daniele Trapletti, Matteo Marioli Stampa: Euroteam Nuvolera Brescia
Fotografia visionaria
Topolino e l’avventura della Minni Alata
Caramelle alla 1000 Miglia “CARAMELLE ALLA 1000 MIGLIA” È LO SCATTO REALIZZATO DA ROBERTO SERRA DI CONCESIO CHE HA VINTO IL PRIMO PREMIO AL CONCORSO BRUNO BONI 2020. L’EQUIPAGGIO DELLA NUMERO 64, UNA MG C TYPE DEL 1931, ERA COMPOSTO DALLO STATUNITENSE CURTIS LIPOSCAK E DALL’AUSTRIACO HANS HOENIG
UNO SPAZIO OLTRE LO SPAZIO, CAPACE DI COMBINARE I RISULTATI DELLA RICERCA CON LE ESIGENZE DELLA FORMAZIONE DEL SETTORE TERMOIDRAULICO
iBOX, uno spazio oltre lo spazio
GUIDO E CRISTIANA BOSSINI, PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DI RBM S.P.A., CI PRESENTANO iBOX, L’INNOVATIVO POLO TECNOLOGICO E FORMATIVO DI RBM
La vostra, Guido, è una storica azienda bresciana, con più di 70 anni di storia… “Fondata a Lumezzane da nostro nonno nel 1953, portata avanti da nostro padre Serafino, oggi Rbm è una realtà internazionale leader nelle soluzioni di comfort climatico, efficienza e distribuzione degli impianti idrotermosanitari. La nostra direzione verso il futuro è rappresentata da iBOX, uno spazio oltre lo spazio, capace di combinare i risultati della ricerca con le esigenze della formazione del settore termoidraulico. Un’opportunità di approfondimento e incontro. Un luogo di ospitalità intesa come accoglienza rivolta a chi vuole conoscere il mondo RBM ma anche sfida per realizzare un esempio reale e concreto dove provare e testare tutte le nostre soluzioni per un impianto su misura. Perché efficienza significa capacità di scegliere la soluzione migliore, in base a specifiche esigenze.
iBOX COMBINA LA SEDE DEL NOSTRO REPARTO RICERCA E SVILUPPO, DOVE UN TEAM DI PROFESSIONISTI LAVORA COSTANTEMENTE ALLO STUDIO E PROTOTIPAZIONE DI PRODOTTI INNOVATIVI
presente perfetto: nuova audi q3
1.000 METRI QUADRATI DI LABORATORIO PROVE ATTREZZATO CON TUTTE LE PIÙ MODERNE TECNOLOGIE
L’ESCLUSIVA ESPERIENZA DI FORMAZIONE iBOX È RIVOLTA A: PROGETTISTI, TERMOTECNICI E ARCHITETTI INSTALLATORI IDRAULICI ED ELETTRICI ORDINI PROFESSIONALI ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA ATENEI SCOLASTICI RIVENDITORI DI MATERIALE TERMOIDRAULICO COSTRUTTORI / IMPRESE EDILI
1.000 METRI QUADRATI DOVE VEDERE E TESTARE DAL VIVO I SISTEMI E LA LORO APPLICAZIONE
iBOX combina la sede del nostro reparto Ricerca e Sviluppo, dove un team di professionisti lavora costantemente allo studio e prototipazione di prodotti innovativi, avvalendosi di tecnologie all’avanguardia e di un laboratorio prove dedicato, con la nuova area di formazione tecnica RBM”. Qualche numero? “L’azienda conta 4 stabilimenti produttivi per un totale di circa 80.000 mq di superficie, 4 filiali in Europa e oltre 250 dipendenti nel mondo. Rbm possiede 12 esclusivi brevetti proprietari e sviluppa al suo interno la totalità dei propri prodotti”. Al suo impegno in azienda, Cristiana, si aggiunge quello nel sociale… “Un progetto a cui tengo molto, nel quale sono stata coinvolta fin dal 2007, con un gruppo di donne divenute poi amiche, è quello inerente ad ESA - EDUCAZIONE ALLA SALUTE ATTIVA che opera nell’ambito della nostra città, occupandosi di prevenzione del tumore al seno tra le donne più giovani. Anche in questo caso si tratta di mettere a disposizione le proprie risorse in termini di tempo, impegno ed esperienza per diffondere una cultura di cura e salute, attraverso la sensibilizzazione sui benefici delle diagnosi precoci. Un aiuto concreto, dalle donne alle donne”.
Cristiana oggi, al suo ruolo in Rbm si affianca un importante ruolo di rappresentanza all’interno dell’AIB - Associazione Industriale Bresciana, non è così? “Sono entrata in AIB nel 2018 all’interno del comitato di zona (Valtrompia) e da quest’anno sono stata eletta nel consiglio generale. AIB è la più antica associazione industriale d’Italia, fondata nel 1897 e da sempre impegnata nella creazione e gestione di una vera e propria cultura imprenditoriale sul territorio. Farne parte per me, come rappresentante di Rbm, è una grande responsabilità e un grande onore”.
RBM S.p.a. Via S. Giuseppe, 1 - Nave (Brescia) Tel. 030 2537211 - Fax 030 2531799 info@rbm.eu - www.rbm.eu
Le leonesse
Semplicemente AGAPE NULLI
Agape
Staffetta partigiana - Presidente delle Fiamme Verdi Iseo, 16 marzo 1926 - Brescia, 1 ottobre 2019 Partigiana cattolica, convinta liberale, donna laica, ha percorso con generoso impegno i 93 anni della sua intensa vita. Agape Nulli era nata a Iseo il 16 marzo 1926, in una famiglia dalle forti convinzioni liberali. Il padre Ludovico è stato il primo sindaco del paese dopo la Liberazione. Visse un’infanzia di impegno sportivo a livello agonistico che contribuì a procurarle un iniziale, ingenuo entusiasmo per il fascismo. Lo sport era una tradizione di famiglia, il papà era campione italiano di tiro a segno. Agape, promettente nuotatrice, partecipò con la squadra della Città di Brescia ad importanti gare nazionali organizzate dal regime. Dopo lo scoppio della guerra e la morte del fratello Giuseppe nel 1942 - caporale alpino della Julia, fu tra le vittime nel siluramento della nave che lo stata riportando in Italia dal fronte greco, nel Canale di Otranto, respirando le sempre più eloquenti posizioni antifasciste della famiglia, maturò una sempre più convinta adesione contro il regime. Studentessa al Liceo classico “Arnaldo” incontrò insegnanti quali Antonio Bellocchio, Mario Marcazzan, Andrea Vasa, don Giuseppe Almici, poi impegnati a vario titolo nella lotta di liberazione. In lei iniziò a maturare un nuovo, opposto entusiasmo contro il regime fascista, responsabile della progressiva distruzione dell’Italia in senso fisico, ideale e morale.
Già dall’8 settembre 1943, benché ancora diciassettenne, iniziò a svolgere i primi incarichi di supporto al nascente movimento partigiano. La crudele esecuzione di Giacomo Perlasca e Mario Bettinsoli, il 24 febbraio 1944, aumentò la sua indignazione contro il fascismo e la portò a manifestare apertamente il suo dissenso: fu sospesa da scuola per essersi rifiutata di fare il saluto fascista al Preside. Divenne staffetta delle Fiamme Verdi e in diverse occasioni accompagnò uomini in fuga dal Sebino alla Valcamonica, trasportò volantini e stampa clandestina, ma anche vestiti, cibo e persino armi e munizioni per i ribelli dalla città al Sebino. Non scelse mai un nome di battaglia: fu per tutti semplicemente Agape. Il 18 agosto 1944 fu arrestata con l’accusa di aver consegnato un carico d’armi in Valcamonica e fu rinchiusa a Canton Mombello come detenuto politico. Alcuni giorni dopo vennero imprigionati anche i familiari (il padre Lodovico, la madre, le sorelle Mariuccia e Rosetta, il piccolo nipote Ennio e la suocera di Rosetta), poi internati nel lager di Gries, presso Bolzano. Nel carcere di Canton Mombello, dove rimase fino alla liberazione della città, Agape subì l’interrogatorio di Erik Priebke, il famigerato boia delle Fosse Ardeatine. Nella prigione cittadina condivise la sorte con le altre detenute, come Irene Coccoli, Letizia Pedretti e Antonia Oscar Abbiati («donne splendide, disposte a battersi con una forza e un coraggio che riempiva gli ideali di fatti concreti», come ebbe a definirle ricordando quella stagione). Accanto ad esse, sperimentò la vicinanza delle “Massimille”, alcune suore segretamente attive a sostegno della Resistenza (come madre Elsa Daffini, suor Anicetta, suor Giovanna, suor Fedele), dei numerosi sacerdoti partigiani arrestati (tra gli altri, don Vender, mons. Fossati, don Comensoli). Si fece così sempre più convinta la sua adesione a quel mondo partigiano e antifascista cattolico silente e operoso che agiva, educava, assisteva, collaborava, rendeva possibile l’impossibile. Liberatasi dal carcere insieme alle altre prigioniere il 24 aprile 1945, si diresse subito a casa di Sam Quilleri, il vice comandante della Brigata delle Fiamme Verdi “X Giornate”, che sarebbe diventato di lì a poco suo marito, compagno nella vita e nelle molte battaglie politiche, sociali e civili del dopoguerra. Con Sam Quilleri, divenuto anche parlamentare, Agape Nulli condividerà la militanza attiva nel Partito Liberale Italiano. Dopo la Liberazione venne insignita della Croce di Guerra al Merito. Laureata in filosofia, ha dedicato tempo e impegno a molte iniziative politiche e sociali. Ha fatto parte della Croce Rossa femminile, è stata consigliere dell’Associazione Amici di Israele, presidente dell’Associazione diritti animali natura e membro della Commissione provinciale Pari opportunità. Nel 2009 fu chiamata alla presidenza dell’Associazione Fiamme Verdi. Chiunque l’abbia conosciuta – o anche solo incontrata – ne ha potuto constatare la preparazione intellettuale, la saldezza ideale, la dirittura morale, ma soprattutto il magnetismo, l’energia e il fascino profondo che promanava dalla sua schiettezza sincera e tagliente, dal suo atteggiamento schivo e talvolta severo, ma sempre accogliente, dall’assenza di retorica nel suo parlare, dalla raffinata capacità di analisi e dall’ostinato rifiuto verso ogni forma di servilismo o adulazione. In questo quadro va inserita la richiesta, nel 2013, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, della grazia per Erick Priebke, quando questi era stato catturato e condannato. “Non è una questione di perdono - spiegò - ma di lasciarci tutti alle spalle l’odio che in quegli anni ci aveva avvelenato la vita”. Nel 2002 è stata insignita del Premio Città di Brescia - Laura Bianchini. Nel 2015 l’Ateneo di Brescia le ha assegnato il Premio Brescianità.
www.agrobresciano.it
BCC Agrobresciano
offerta formativa
INVESTIRE NELLA FORMAZIONE È UNA SCELTA CHE SI RIVELA SEMPRE VINCENTE. ISFOR, ENTE DI FORMAZIONE PROMOSSO DA CONFINDUSTRIA BRESCIA, DA PIÙ DI 30 ANNI SOSTIENE L’INNOVAZIONE E LO SVILUPPO AZIENDALE SUPPORTANDO IMPRENDITORI, MANAGER E PERSONALE DELLE AZIENDE DELLA PROPRIA CRESCITA PROFESSIONALE E PERSONALE
ph. Sergio Nessi
Numerose le opportunità e le proposte formative offerte da ISFOR: master e corsi di alta formazione, formazione interaziendale a catalogo, corsi su misura per le imprese, corsi finanziati tramite fondi interprofessionali e bandi regionali, percorsi di coaching e percorsi outdoor, formazione e-learning, seminari e webinar gratuiti. Tra settembre e novembre l’ente ha avviato sei master: Master in Management e Innovazione delle Imprese, in collaborazione con SMAE dell’Università degli Studi di Brescia e con il supporto di Confindustria Brescia, un percorso unico nel suo genere sul territorio, riservato ad imprenditori, membri di famiglie imprenditoriali e manager in ruoli di responsabilità o ad elevato potenziale; Master Professione Imprenditore- Digital Dimension, in collaborazione con The European House-Ambrosetti, dedicato agli imprenditori, ai manager e alle figure ad alto potenziale che desiderano ampliare le proprie competenze imprenditoriali, manageriali e personali, approfondendo temi strategici per il futuro della propria azienda e confrontandosi con altri imprenditori e imprenditrici del territorio; Master Hse&Lean Manager, percorso di alta formazione dedicato ai responsabili della sicurezza aziendale intenzionati ad ottenere la qualifica di HSE Manager, nuova figura professionale che supporta le organizzazioni nel conseguimento degli obiettivi di miglioramento in ambito salute, sicurezza e ambiente; Master in Sviluppo dei Mercati Internazionali, in collaborazione con Confindustria Brescia, fornisce ad imprenditori, export manager ed addetti le competenze e gli strumenti per affrontare con successo le problematiche nel commercio con l’estero, soprattutto in epoca Covid, dove operare nei mercati internazionali è molto più complesso; Metal University, scuola d’alta specializzazione di ISFOR, AQM e Riconversider, che si propone come strumento per accompagnare le aziende, gli imprenditori, i manager e i lavoratori del mondo metallurgico, verso una continua acquisizione di competenze, all’interno di uno scenario in costante mutamento. Master Maxe, in collaborazione con SMAE Università degli Studi di Brescia, ISFOR e CSMT Polo Tecnologico, destinato alla formazione di manager di nuova generazione.
di alto profilo
A SINISTRA LA DOTT.SSA LORETTA FORELLI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE AIB, A DESTRA LA DOTT.SSA CINZIA POLLIO, DIRETTORE DI ISFOR E DI FONDAZIONE AIB
PER CONSULTARE I PROGRAMMI DEI MASTER O DEI CORSI IN PARTENZA, RICHIEDERE UN PROGETTO FORMATIVO SU MISURA O RESTARE AGGIORNATO SUI PROSSIMI EVENTI ONLINE, VISITA IL SITO WEB WWW.ISFOR2000.COM OPPURE CONTATTA ISFOR ALLO 030.2284511 INFO@ISFOR2000.COM
La partecipazione ai master è ancora possibile tramite l’iscrizione ai singoli moduli formativi, si segnalano “Rischi finanziari e finanza agevolata per l’import-export” e “Export marketing e commercio con l’estero”, secondo e terzo modulo del Master Sviluppo dei Mercati Internazionali in partenza dadicembre; “Pianificare e gestire la produzione e la Supply Chain in ottica Lean e 4.0”, secondo modulo del Master in Management e Innovazione delle Imprese in partenza a marzo 2021. Da settembre 2020 hanno inoltre preso avvio i corsi interaziendali del catalogo formativo, quest’anno caratterizzato da oltre 200 percorsi e 12 aree formative, tante nuove tematiche e un’amplia rete di collaborazioni consolidate e di prestigio. Nonostante la sospensione della formazione in presenza a causa dell’emergenza sanitaria in corso, ISFOR ha proseguito le sue attività con modalità a distanza, con l’obiettivo di affiancare le imprese fornendo le soluzioni formative necessarie ad affrontare i forti cambiamenti e le nuove esigenze di questo periodo.
SCEGLIERE LA PROPRIA STRADA DOPO LA TERZA MEDIA NON È MAI FACILE: IL CENTRO DI FORMAZIONE AIB RAPPRESENTA UN PERCORSO PRATICO E CONCRETO E TI AIUTA A TROVARE LA TUA PROFESSIONE
Professionalità per il lavoro Cosa scegliere dopo la scuola secondaria inferiore? Fondazione A.I.B., ente promosso da Confindustria Brescia, si occupa anche di Formazione Professionale con una scuola che insegna agli adolescenti - dopo la terza media - un lavoro. Un lavoro che sia per loro la scelta giusta, gratificante e stimolante. Nelle due sedi di CF AIB, a Ome e Castel Mella, il Centro forma, in un ciclo triennale, le competenze di sei profili professionali. Allieve e allievi sviluppano le competenze di base (linguistiche, matematiche, digitali) e apprendono il proprio mestiere attraverso attività pratiche laboratoriali, dalla contabilità all’informatica, dalla manutenzione dei motori alla tornitura, dall’automazione all’elettronica. Con la frequenza facoltativa del quarto anno, conseguono inoltre un diploma professionale spendibile in Italia e in tutta l’Unione Europea. Grazie al collegamento diretto con Confindustria, il Centro è in grado di orientare i piani formativi e di garantire ai ragazzi una preparazione che consenta un ingresso agevolato nel mondo del lavoro.
Proprio in quest’ottica, ogni annualità a partire dalla seconda prevede una esperienza di tirocinio nelle aziende convenzionate e alcune decine di allievi ogni anno riescono ad accedere all’apprendistato di primo livello, un vero e proprio contratto che consente il conseguimento del titolo di studio lavorando tre giorni a settimana e frequentando le lezioni per i restanti due giorni. L’efficacia delle modalità adottate per la professionalizzazione dei ragazzi è chiaramente espressa dai numeri. Quasi il 50% dei ragazzi che raggiungono la qualifica decide di iscriversi al quarto anno per ottenere il diploma professionale, il 60% di quelli che non si iscrivono e dei diplomati, entro sei mesi, è già al lavoro. Perché la scuola sia efficace però, l’orientamento post terza media è una tappa fondamentale, per aiutare i ragazzi a prendere una decisione importante in modo consapevole. In linea di massima approdano alla preparazione professionale i giovani che si immaginano presto autonomi e che cercano un modo di fare scuola che li valorizzi nel proprio potenziale e sia dinamico, concreto e fattivo.
Per supportare l’orientamento, il CF ha strutturato diverse opportunità di incontro, che consentano ai ragazzi e alle famiglie di ricevere tutte le informazioni necessarie, nonostante l’emergenza sanitaria. In particolare: + Open day in presenza previa prenotazione, nelle due sedi di CF AIB, diverse le date disponibili, le prime sono il 5 dicembre a Ome e il 12 dicembre a Castelmella dalle 14 alle 16.30; + Open day digitali su appuntamento: il 1 dicembre alle 20.30 per CF AIB Ome e il 14 dicembre alle 20.30 per CF AIB Castelmella; + Appuntamenti individuali tutti i venerdì pomeriggio. Per prenotare il proprio appuntamento occorre mandare una mail a c.musatti@cfaib.it o scrivere un whatsapp al 3534163975. E per chi non ha scelto correttamente, il CF garantisce una apertura sino a gennaio, per accogliere gli studenti che decidono di cambiare percorso, affiancandoli con uno staff creato per accompagnare i ragazzi nel migliore dei modi.
La scuola, infatti, mette a disposizione formatori in costante aggiornamento, affiancati da due psicologhe e due responsabili dell’area disabilità. Due coordinatrici si occupando della rete di rapporti con le famiglie, enti e istituzioni mentre i tutor guidano, accompagnano e sostengono ogni allievo nel proprio percorso di formazione e crescita. La scuola non chiede alcun contributo economico, nemmeno in forma facoltativa, per l’iscrizione e la frequenza.
RESTARE IN CONTATTO
Il 30 novembre, il 7 dicembre e l’11 gennaio alle ore 20.30 il Centro di Formazione organizza anche gli incontri digitali dedicati a temi di attualità per famiglie e ragazzi. Per 30 minuti, ex studenti racconteranno la loro esperienza, o docenti illustreranno temi di interesse, o le psicologhe affronteranno problematiche tipiche dell’età evolutiva. Per informazioni scrivere a c.musatti@cfaib.it Per rimanere aggiornati: www.cfaib.it e i social del Centro di Formazione.
fino al 30 dicembre
Tommaso Revera - Fotografie Sergio Nessi
Da un anno e mezzo è Prefetto di Brescia ma probabilmente quest’anno è stato quello più complicato a causa della pandemia. Quale è stato il momento più difficile che ha vissuto in questi mesi? “Sicuramente l’inizio dell’emergenza Covid a fine febbraio. Il Prefetto è abituato a gestire le emergenze, ma questo evento fuoriusciva dai canoni comuni delle situazioni eccezionali. Qualche cosa di completamente nuovo, ma soprattutto totalmente sconosciuto. E quando ci troviamo di fronte ad eventi imprevedibili ed imponderabili, bisogna rimodulare le proprie competenze, adeguandole alle nuove situazioni, dare fondo a tutte le proprie energie ma soprattutto rafforzare la collaborazione e la coesione con tutte le altre componenti della società civile che sono maggiormente coinvolte nella gestione dell’emergenza”. È stato toccato vicino dal virus? “Personalmente ho contratto il virus, analogamente ai mie più stretti collaboratori, quali il Viceprefetto Vicario ed il Capo di Gabinetto di Brescia. Questo chiaramente non mi ha esentato (anche perché asintomatico), nel periodo di quarantena, di svolgere le mie funzioni, che con un semplice cellulare ed il mio computer personale sono riuscito completamente ad assolvere. E’ in questa situazione estrema che ho potuto prendere effettiva coscienza, avendola toccata con mano, che la pandemia lascerà profonde tracce anche nel nostro modo di lavorare, ridisegnando modelli di comportamento ed organizzazione radicalmente diverse dal passato, aprendo nuovi significati ed accezioni alla formula “stare in ufficio”. Immagino che nella sua posizione si trovi nel mezzo delle diatribe tra Governo e Regione. Cosa ne pensa della gestione “regionalizzata” del governo della sanità pubblica? Ritiene che sarebbe meglio accentrare tutte le decisioni al Ministero e al Governo Centrale almeno in casi come quello che stiamo vivendo? “L’esperienza del periodo pandemico mi fa ritenere che la questione non sia rappresentata dai vari livelli di Governo che la nostra Costituzione prevede, anche perché, come dimostrato proprio dal primo periodo pandemico, la situazione dell’emergenza Covid era molto frammentata con regioni e province che hanno sofferto molto di più di altre, e che pertanto richiedevano risposte differenziate. Penso invece che vada rafforzato ed ampliato il concetto di coordinamento che consente di rispondere efficacemente alle poliedriche criticità che un’emergenza come quella pandemica comportava. Ma non solo. Nelle lunghe giornate di lockdown, mi sono spesso trovato a disegnare modelli di gestione globale della pandemia, magari a livello europeo e cioè con unica autorità di governo in grado di decidere regole comuni per aree geografiche molto più vaste dei singoli Stati”.
ATTILIO VISCONTI
Se normalmente ricoprire incarichi istituzionali di una certa rilevanza rappresenta già di per sé una responsabilità importante, figuriamoci oggi considerata la pandemia in corso. Lo sa bene Attilio Visconti, Prefetto di Brescia, chiamato a svolgere un ruolo di raccordo, tutt’altro che ordinario, per dipanare e porre in atto le misure restrittive stabilite dal governo, dalla regione e dall’amministrazione cittadina. Una vera e propria task force permanente per tenere a bada la diffusione di un virus che, in maniera molto democratica, ha colpito anche lui senza però impedirgli di continuare a lavorare…
gestire l’emergenza
A TU PER TU CON ATTILIO VISCONTI, PREFETTO DI BRESCIA
Quali sono i maggiori problemi che riscontra in questo momento? “Il secondo lockdown che la Provincia di Brescia, quale zona rossa, sta vivendo, presenta delle sostanziali differenze rispetto al periodo di marzo-maggio. Se sicuramente anche ora gli spostamenti sono ampiamente limitati, va tuttavia evidenziato come la stragrande maggioranza delle attività produttive non sono state fermate, toccando i divieti (oltretutto con ampie deroghe) solo il comparto del commercio. Ciò sicuramente sta rendendo più difficoltoso il compito della Prefettura sul piano applicativo di queste restrizioni. Ed ecco perché non solo ho ampliato il novero delle fonti di informazione e chiarimento ai cittadini, quali l’utilizzo della posta elettronica creando un apposito indirizzo (sono state fornito risposte a più di 2.100 email), uno spazio televisivo pomeridiano nel quale in diretta il mio Capo di Gabinetto risponde alle domande dei cittadini, e la chat con i Sindaci già presente nel primo periodo pandemico. Ma ho ritenuto opportuno anche sensibilizzare le Forze dell’Ordine Statali e Locali, in un momento molto delicato del nostro Paese, a distinguere le situazioni di deliberata violazione delle disposizioni antiCovid da quelle ipotesi nelle quali il cittadino, a causa delle stratificazioni normative, trova difficoltà a comprendere se il suo comportamento sia vietato o meno. E penso che questa attività di tutoraggio, accompagnamento al cittadino, non solo sia essenziale, ma possa valere anche come nuovo modello che indirizza il rapporto tra Stato e cittadino per il futuro”. Brescia, così come Bergamo, ha imparato la lezione della prima ondata e oggi sembra più preparata. È dello stesso avviso? “Assolutamente si, l’esperienza assimilata nella gestione dell’emergenza pandemica del periodo marzo-maggio durante il primo lockdown si sta dimostrando importantissima adesso. Mi confronto spesso con il sistema sanitario che mi conferma come sia sostanzialmente cambiato il modello di primo intervento sui casi di coronavirus. Si evitano procedure che spesso si sono rilevate inutili, si somministrano farmaci in grado di dare sostanziale sollievo ai contagiati e si sono consolidati interventi volti a reperire sui territori strutture idonee ad evitare l’intasamento ospedaliero. Inoltre le Istituzioni hanno già consolidato modelli di collaborazione e protocolli di cooperazione che sinceramente stanno dando una svolta importante in positivo alla gestione delle tantissime sfaccettature dell’emergenza”. In molte città, tra cui la nostra, si sono svolte manifestazioni contro le misure anti-Covid anche violente. Come commenta questi avvenimenti? “Ho avuto occasione nelle scorse settimane, quando vi sono state varie manifestazioni contro le nuove disposizioni governative, anche nella città di Brescia, di ricevere varie categorie di commercianti, tra le più colpite dalle restrizioni del DPCM. In quell’occasione, pur comprendendo umanamente la loro situazione, già compromessa durante il primo lockdown, ho sempre ribadito la necessità che ogni forma di protesta debba essere convogliata entro i limiti sanciti dalle leggi dello Stato. Danneggiamenti e disordini, culminati alcune volte anche con feriti, non solo sono vietati, ma oggettivamente non servono per superare una situazione che richiede invece programmazione e raziocinio. Sono anche convinto che bisogna vigilare con la massima attenzione affinché nel malessere non si insinuino forme di strumentalizzazione politiche che inevitabilmente finiscono per compromettere tutto lo sforzo di coesione e di unità di cui ho appena parlato e che tante positività stanno dando sul territorio. I controlli sugli spostamenti delle persone non sono così pressanti come in primavera. È una nostra impressione o una scelta voluta? Dobbiamo aspettarci ancora i posti di blocco militarizzati? “Il Governo, in questa nuova stagione pandemica, ha scelto la strada della diversificazione gestionale territoriale, progressiva a seconda della gravità della situazione, fondata su parametri scientifici. Sicuramente una scelta anche finalizzata ad imprimere nella cittadinanza un senso di responsabilità per i comportamenti da adottare, premiale nel momento che questi possano comportare l’adozione di divieti meno stringenti. Se questo sistema funzionerà certamente verranno scongiurati chiusure totali”. Secondo lei arriveranno nuove restrizioni nelle prossime settimane? “Se, come ho sopra evidenziato, i criteri su cui fondare le opzioni governative sono esclusivamente scientifiche, tutto dipenderà dalla oscillazione della curva pandemica, legata ovviamente al rigoroso rispetto delle regole da parte dei cittadini”. Prima di tornare a Brescia, dopo l’esperienza maturata dal 2006 fino al 2010, è stato Prefetto a Pesaro Urbino, Pisa e Pavia. Ci sono delle similitudini tra questi Comuni e la nostra città? “La prima similitudine che mi viene in mente che sono quattro città stupende, con un glorioso substrato storico-culturale. Città d’arte con patrimoni di conoscenze universalmente riconosciute, che però hanno anche delle diversità che accrescono le proprie identità, come la imponente vocazione imprenditoriale di Brescia. Ho con questa città, tuttavia, un rapporto particolare, che nasce proprio nel periodo in cui sono stato Capo di Gabinetto e Viceprefetto Vicario. Anni bellissimi, intensi, che porterò sempre nel cuore, e che hanno forgiato la mia professionalità all’insegna del massimo rispetto per il lavoro, per i lavoratori e per le imprese”. La sua famiglia si è trasferita qui con Lei? “La mia famiglia mi ha sempre seguito in tutte le varie Sedi nelle quali ho operato fin dall’inizio della carriera nel Ministero dell’Interno. Sono fermamente convinto che gli affetti familiari siano un completamento necessario per una efficace attività lavorativa”. Come pensa di trascorrere il Natale? “Circondato dall’affetto dei miei cari, come sempre, ma contemporaneamente sempre attento all’evoluzione di questa nuova ondata pandemica e dei relativi effetti sul territorio”. Come vede Brescia e i suoi cittadini in questo particolare momento? “Come una città pronta e desiderosa di riprendere quella sua naturale vitalità che la pandemia ha sicuramente compresso. Ma i bresciani non si sono assolutamente arresi, anzi, hanno ristrutturato, ove era possibile farlo, e rimodulato le loro imprese, consci che le situazioni eccezionali vanno affrontate anche rivedendo le proprie scelte organizzative e gestionali”. Le sarei grato se volesse aggiungere un messaggio di speranza “L’esperienza di questa incredibile ed inaspettata stagione pandemica mi porta a ritenere con certezza che l’unica e vera arma a disposizione per porre definitamente termine a questa situazione sarà la vaccinazione anti Covid. Personalmente da moltissimi anni mi vaccino per l’influenza, ricevendone nella stagione autunnale grandi benefici. Il vaccino, non dimentichiamolo, non rappresenterà solamente un arma personale per difendersi da questo Virus, ma soprattutto una forma di rispetto nei confronti di tutti coloro che vengono a contatto con noi. Solo questo circuito virtuoso potrà porre fine ad un incubo che oramai dura da 10 mesi. E con questo auspicio che il vaccino arrivi prestissimo vorrei augurare un Buon Natale e Buon Anno ai lettori di qui Brescia”.
Noi, fratelli Berlucchi FRATELLI BERLUCCHI, IL NEOCLASSICO CONTEMPORANEO UNA NUOVA MISSION: CREARE ESPERIENZE DA RICORDARE C’è una Italia che raccoglie successi nel mondo in modo silenzioso, perseguendo la strada della qualità ad ogni costo, senza compromessi. C’è una Italia che rispetta il territorio da cui proviene, per la ricchezza che questa terra così variegata sa regalare a chi la conosce, la ama e la coltiva ogni giorno secondo dei metodi secolari. Questa è l’Italia di Fratelli Berlucchi, una delle cantine più antiche di Franciacorta, che forte della propria storia centenaria, oggi guarda al futuro attraverso uno slancio inedito, a partire da una nuova visione. Ecco che tradizione e innovazione si sposano per dare vita ad un nuovo concept comunicativo, dove la grazia della forma neoclassica si fonde con la contemporaneità del messaggio suggerito dal consumatore di oggi. “Neoclassico Contemporaneo” è così un segnale, un verbo. La nuova mission di Fratelli Berlucchi diventa quella di creare esperienze da ricordare. Perché così dovrebbe essere quando bevi uno dei suoi Franciacorta. Il viaggio verso il cambiamento è appena iniziato. Da qualche settimana è online il nuovo sito, rivisitate anche tutte le etichette, a partire dalla gamma Freccianera, il brand su cui la cantina di Borgonato sta concentrando importanti investimenti in comunicazione, tra cui una strategia dedicata ai canali social. Tra le novità del prossimo anno, è in programma la creazione di un centro visitatori per la degustazione e per chi volesse ammirare una cantina dagli affreschi seicenteschi, tra i più antichi di Franciacorta. About La gamma dei vini di Fratelli Berlucchi, produttore dal 1927, è tra le più ampie in Franciacorta: dalle grandi riserve, Casa delle Colonne Franciacorta Riserva Brut e Zero, non dosato, alla pluripremiata Freccianera Collection. I Freccianera sono quattro: Freccianera Brut, dal bouquet agile e fresco e dal sapore secco e brillante; Freccianera Rosa, realizzato con aggiunta di Pinot nero vinificato in rosato, dal sapore fine e armonico; Freccianera Satèn, dal caratteristico perlage sottile, dal profumo raffinato e dal sapore morbido e carezzevole; infine Freccianera Nature, un blend a zero zuccheri, dalla forte personalità. A questi si unisce il Brut 25, primo non millesimato della casa, oltre ai vini fermi Curtefranca, Cà Brusade Bianco e Mandola Rosso. Attraverso una coltura attenta alla sostenibilità, su circa 70 ettari di vigneti coltivati a guyot e cordone speronato, tutti di proprietà, Fratelli Berlucchi vendemmia nel modo tradizionale, a mano. Tutto il processo di maturazione e di imbottigliamento si svolge all’interno della proprietà, presso la cantina seicentesca di famiglia. Prima DOC di Franciacorta registrata presso la Camera di Commercio di Brescia nel 1967, oggi Fratelli Berlucchi produce circa 300.000 bottiglie l’anno fra vini fermi e classiche bollicine, destinate ai migliori ristoranti ed enoteche in Italia e nel mondo.
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CASTELLO Come iniziare un cammino tra i sogni senza immaginare un Castello incantato. Uno di quelli che ti fanno subito pensare a chi c’era una volta... Manieri impredibili, costruiti per resistere agli assalti, dove vivevano regine incantevoli, streghe, prinipesse da salvare chiuse nelle torri e fantasmi inquieti.
IL CASTELLO DI SIRMIONE, SUL LAGO DI GARDA, TRA I CASTELLI PIÙ AFFASCINANTI D’EUROPA, COME IL CASTELLO DI MIRAMARE IN FRIULI E CASTEL SANT’ANGELO NEL LAZIO
L’Europa è piena di castelli di ogni genere. Ce ne sono alcuni quasi in rovina, altri in perfette condizioni che sono abitati o potrebbero tranquillamente esserlo. Ce ne sono in riva al mare o sulle rive di grandi fiumi e laghi; altri si innalzano su pianure mozzafiato o scogliere vertiginose. Naturalmente non hanno più il carattere difensivo di un tempo ma conservano sempre il loro valore artistico, storico e leggendario. Tra tutti i castelli sparsi per l’Europa non è facile scegliere i più attraenti e per questo il motore di ricerca di voli e hotel www. jetcost.it ha chiesto ai suoi utenti di selezionare quelli che per diversi motivi trovavano più affascinanti. Ne sono emersi in particolare 20, e il Castello di Sirmione sul Lago di Garda, in Lombardia, è uno di questi. CASTELLO DI SIRMIONE (ITALIA) Si distingue soprattutto per la sua singolare posizione in mezzo al lago di Garda. Conosciuto anche come Scaligero in onore della potente famiglia degli Scaligeri, che lo commissionò e governò la regione all’inizio del XIII secolo. Costituisce un esempio spettacolare di architettura medievale, la cui maestosità si accentua grazie ai suoi impressionanti dintorni. Questo castello, circondato da ponti levatoi, un fossato, torri, muri percorribili e smerigliati, presenta tutti gli elementi tipici di una fortezza medievale. Bisogna avere il coraggio di salire i 150 gradini perché la vista del lago e di Sirmione dalla torre più alta è davvero spettacolare.
ma che bel
CASTELLO
CASTEL SANT’ANGELO (ITALIA) È uno degli edifici più fotografati di Roma, e sorge proprio dove il cuore della Capitale incontra la Città del Vaticano. Castel Sant’Angelo fu costruito originariamente nel II secolo come mausoleo per l’imperatore Adriano e la sua famiglia, poi divenne una fortezza militare. Prende il nome da una leggenda, che narra che l’arcangelo Michele apparve in cima al castello per fermare la peste che stava devastando Roma nell’anno 509. E’ riuscito a sopravvivere nei secoli ed è stato dimora di molti personaggi famosi, tra cui Michelangelo.
CASTELLO DI BELLVER (SPAGNA) Situato su una collina e con una vista spettacolare, il Castello di Bellver è stato utilizzato in tanti modi nel corso della storia. Re Giacomo II lo fece costruire come residenza reale in stile gotico. Nel XIX secolo divenne una zecca. La sua struttura si distingue per essere circolare. Ha tre torri e un torrione che si divide in quattro piani. All’interno del castello c’è una Piazza d’armi a due piani, circolare, e un cortile costruito sopra una cisterna. Al secondo piano, invece, c’è una cappella.
CASTELLO DI MIRAMARE (ITALIA) Conserva la maggior parte degli arredi e delle decorazioni originali. Il castello fu commissionato dall’arciduca Ferdinando Massimiliano D’Asburgo nella seconda metà del XIX secolo come residenza per lui e sua moglie, Charlotte del Belgio. Circondato da un giardino botanico, con suggestivi scorci panoramici grazie alla sua posizione su una scogliera che domina il Golfo di Trieste, è una deliziosa combinazione di stile medievale, rinascimentale e gotico.
CASTELLO DI CHAMBORD (FRANCIA) È probabilmente il castello più bello e prestigioso della Loira, circondato da boschi che ospitano cinghiali e cervi. Fu costruito nel XVI secolo per il re Francesco I ed è immediatamente riconoscibile dall’iconica moltitudine di cupole e torri sui tetti. L’architetto originale rimane un enigma, ma si sostiene che l’edificio sia stato ispirato dai bozzetti di Leonardo da Vinci, il protetto del re, ed è uno dei più bei palazzi rinascimentali in Francia. Appare chiaro che Leonardo ha partecipato alla più acclamata opera d’interni, una scala centrale a doppia elica che si snoda con grazia fino a tre piani ed è illuminata dall’alto da un lucernario.
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ALCAZAR DI SEGOVIA (SPAGNA) Questo sito, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è uno dei castelli-palazzo più caratteristici della Spagna e dell’Europa. È in cima alla città e le sue mura sono testimoni privilegiati della storia della Spagna. Austero, come lo erano i re di Castiglia, innalzato sulla roccia alla confluenza delle valli dell’Eresma e delle Clamore, sembra sorvegliare la città. La sua bellissima Torre del Homenaje, spesso paragonata alla prua di una nave che naviga tra i fiumi, è di una bellezza mozzafiato. I turisti si stupiscono nel vedere che la fortezza è una parte viva di questa città castigliana, scelta come luogo di residenza da molti dei monarchi della dinastia Trastámara. Da visitare la Sala degli Ajimeces con la sua collezione di opere d’arte, la Sala dei Re e la Sala del Trono. Ma bisogna anche prendersi il tempo di guardare fuori e contemplare il suo spettacolare profilo dal bordo dell’Eresma.
CASTELLO DI BOJNICE (SLOVACCHIA) Questo castello sorge su un grande cumulo di marmo travertino ed è stato nelle mani di alcune delle più potente famiglie ungheresi sin dall’XI secolo. Nel XIX secolo è stato restaurato in stile neogotico romantico. La sua potente struttura è completata da un paesaggio altrettanto idilliaco, con tanto di grotta piena di stalattiti proprio sotto il castello.
CASTELLO DI PREDJAMA (SLOVENIA) Arroccato sulla cima di un’imponente scogliera, il misterioso e magnifico castello di Predjama è entrato nel Guinness dei Primati come il più grande castello rupestre del mondo. Grazie all’ambiente circostante, una serie di tunnel e pareti sotterranee che si intrecciano con la struttura naturale della grotta, il luogo è apparso in numerosi film e speciali televisivi. Il castello fungeva da rifugio per Erazem di Predjama nel XV secolo, un leggendario barone ladro che resistette all’assedio di un anno e divenne una specie di Robin Hood.
CASTELLO DI BRAN (ROMANIA) Anche se Bram Stoker non ha mai visitato la Romania e il suo personaggio di culto, Dracula, nato dalla sua fantasia, non abitava in un castello, è sempre stato conosciuto come il castello di Dracula. Tuttavia i visitatori possono ancora passeggiare per i corridoi e i cortili, sperando di intravedere il vampiro immortale. È situato lungo il confine tra la Transilvania e la Valacchia, nel 1212 iniziò la sua costruzione, quando i Cavalieri Teutonici eressero una fortezza di legno per fermare il traffico all’ingresso del passo, che all’epoca era molto utilizzato dai commercianti. TORRE DI BELÈM (PORTOGALLO) È una delle icone del Portogallo e di Lisbona, grazie alla sua posizione sul fiume Tago in uno degli ingressi della città e suo simbolo chiave come ricordo dell’antico potere dei portoghesi sulla terra e sul mare. Costruita nel XVI secolo, la Torre di Belém è stata decorata con i simboli della casa del re Manuel I, con la spessa corda che circonda il castello e che termina con eleganti nodi e incroci ad angoli diversi. La torre divenne una prigione durante l’invasione spagnola del Portogallo alla fine del XVI secolo.
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Cavalieri e principesse OGNI CASTELLO CHE SIA DEGNO DI QUESTO NOME DEVE PREVEDERE LA PRESENZA DI AMMALIANTI PRINCIPESSE CIRCONDATE DA GRAZIOSE DAMIGELLE, NONCHÈ PRINCIPI CORTESI E BALDANZOSI CAVALIERI. ECCO I BELLISSIMI E LE BELLISSIME CHE ALCUNI SITI HANNO DEFINITO ESSERE IN CIMA AI SOGNI DEGLI UOMINI E DELLE DONNE IN QUESTO 2020
Armand Douglas “Armie” Hammer Statunitense, classe 1986, 1 metro e 96 di altezza, oltre a essere un attore è anche il nipote di un petroliere, capo del colosso Occidental Petroleum. Insomma... quel che si dice un buon partito.
Jensen Ross Ackles Classe 1978, attore e ex modello statunitense, è conosciuto per essere l’interprete di Dean Winchester nella serie televisiva Supernatural. E per i suoi occhi verdi...
Mariano Di Vaio Classe 1989, blogger, stilista, attore. È uno dei pochi italani in classifica ed è classificato al terzo posto. Sposato con figli
L’attrice e modella inglese Lily Collins (foto sopra), protagonista dell’ultima versione cinematografica di “Biancaneve”, è in cima alla classifica delle icone sexy. Dopo di lei la giovanissima Chloe Moretz (a sinistra) che abbiamo visto sul grande schermo quale protagonista del film “La Quinta Onda”, e al terzo posto tra le più desiderate dagli uomini di ogni età, troviamo Jennifer Lawrence (foto sotto) già Premio Oscar a 23 anni.
NELL’IMMAGINE DI SFONDO L’ALCAZAR DI SEGOVIA
TESTO VALENTINA COLLEONI FOTOGRAFO PAOLO BIAVA DRESS COMUNQUE NOI CONTRADA DEI TRE PASSI, 1/E - BERGAMO - TEL. 035 0045811 FACEBOOK E INSTAGRAM: @COMUNQUE_NOI MODELS INGRID
La storia che vi stiamo per raccontare nasce da un’amicizia di due donne all’apparenza diverse, ma unite da una sola ed inesorabile matrice: la passione. L’amore di Daniela e Roberta per le cose belle e ricercate, non banali, e per i viaggi ha contraddistinto ogni istante delle loro vite professionali e personali al punto di trovarsi concordi nell’unire con determinazione progetti e sogni aprendo, esattamente un anno fa, un punto vendita nel cuore di Bergamo, al n. 1/E di Contrada Tre Passi, una strada un po’ nascosta in una zona di Bergamo che le ha affascinate più delle vie commerciali canoniche. E proprio qui, in questo scrigno cittadino, abbiamo ambientato il nostro servizio moda di novembre, vestendo Ingrid non solo di tessuti pregiati ma anche di accessori dall’incredibile qualità e versatilità. Perché per Daniela e Roberta COMUNQUE NOI vuole rappresentare proprio questo: un piccolo ma accogliente “store” nel quale trovare qualcosa di sfizioso per i propri viaggi di lavoro o di svago, con il massimo del confort ma soprattutto dello stile. Un tratto distintivo, quest’ultimo, acquisito con l’esperienza pluriennale nel mondo dell’alta moda per Daniela abbinata all’esterofilia di Roberta ma ricercato nei prodotti “Made in Italy” con gli stupendi borsoni e pochette da viaggio firmati My Style Bags, nota azienda milanese, legata da un’amicizia dei titolari alle due imprenditrici bergamasche. E che dire degli stupendi pigiami e vestaglie Del Selletto indossate da Ingrid, concentrato di stile e raffinatezza, creazioni artigianali, proprie di un’attenzione unica ai particolari. Questo solo un piccolo assaggio dei prodotti del negozio, frutto di un’attenta ricerca tra le fiere italiane e internazionali, come la celebre fiera di Birmingham, prima tappa di questa avventura imprenditoriale, dalla quale Daniela e Roberta si videro concordi nell’importare bastoni in legno e ombrelli di qualità indiscussa, Made in England.
“VIAGGI, AMICIZIA E STILE”: IN DUE PAROLE COMUNQUE NOI!
UN PICCOLO STORE NEL CUORE DI BERGAMO, UN PUNTO D’INCONTRO DI STILE ED ELEGANZA DAI TONI BRITISH MA CON IL FASCINO ITALIANO: QUI ABBIAMO AMBIENTATO IL NOSTRO SERVIZIO MODA DI NOVEMBRE. PER STUPIRE FIN DAL PRIMO SCATTO…
La ricerca è approdata poi agli accessori francesi di Inès De La Fressange e sulla nuova linea di pigiami di Vicky Bargallò, azienda spagnola conosciuta nel settore. A fare da “scenografia” al nostro servizio fotografico anche le bellissime coperte in Tartan, interamente realizzate a mano, dalla giovane collaboratrice Giorgia, laureata in Fashion Design capace di concretizzare sempre le idee delle due socie. Ma non è tutto. Ciò che vedete in questo servizio, può essere personalizzato con le proprie iniziali o con ricami speciali; lo stesso per capi o accessori personali che i clienti, su richiesta, potranno sottoporre al loro estro, per essere sempre originali e mai banali. Perché come Daniela e Roberta hanno sottolineato in uno scambio di battute tra uno scatto e l’altro, “L’obiettivo di COMUNQUE NOI è quello di portare un po’ di novità nella nostra città che, seppur di primo acchito chiusa, è invece un concentrato di gente attenta e curiosa, che ama essere contaminata dalle novità di cose originali e non omologate”.
E COMUNQUE NOI è proprio questo, una fucina di creatività, una sorta di quartier generale dell’eleganza, un mix di accessori che ci coccoleranno quando torneremo a viaggiare, e, perché no, più che mai in questo momento, anche a casa. Ma la storia non finisce qui. Daniela e Roberta credono sia importante lavorare con uno sguardo sempre al solidale: ecco perché la raccolta fondi con la vendita di mascherine per il reparto di Ginecologia di Alzano Lombardo in piena pandemia, e, a breve, l’adesione al progetto GaMeC con la vendita di T-Shirt raffiguranti il disegno TI AMO BERGAMO dell’artista Dan Perjovschi in aiuto al CESVI per la realizzazione di un progetto dedicato alla protezione dell’infanzia in città, come idea regalo per il Natale ormai alle porte. Non ci resta quindi che dire: Daniela e Roberta ovvero COMUNQUE NOI, la reale testimonianza di come l’amicizia tra due donne possa portare solo a cose belle.
A cura del Direttore Sanitario Doryan Medicina Estetica Dr. Gianluca Doria
DONA NUOVA FRESCHEZZA A VISO, MANI E DÉCOLLETÉ IN TEMPI DI LOCKDOWN PERCHÉ NON REGALARSI UNA COCCOLA PER RISCOPRIRE LA PROPRIA BELLEZZA E RITROVARE L’ARMONIA MINATA DA UNA QUOTIDIANITÀ STRAVOLTA? GRAZIE AL TRATTAMENTO FULL FACE PROPOSTO DAL CENTRO DI MEDICINA ESTETICA DORYAN DI BERGAMO È POSSIBILE RINFRESCARE IN MANIERA ARMONICA IL PROPRIO ASPETTO OTTENENDO UN RINGIOVANIMENTO GLOBALE DEL VOLTO, DELLE MANI E DEL DÉCOLLETÉ
“Quando un paziente si rivolge a noi per un percorso di ringiovanimento - ci ha raccontato il Dr. Gianluca Doria, Direttore Sanitario di Doryan Medicina Estetica - ha come obiettivo quello di ringiovanire e rinfrescare l’aspetto di qualche anno, non quello di modificare o stravolgere i contorni del proprio viso. Un’aspettativa che si sposa appieno con la nostra filosofia che non è mai stata orientata al trattamento one shot, che va a correggere il singolo inestetismo, ma ad un approccio più globale e studiato sulle esigenze del singolo paziente per consentire alla cute di essere davvero ringiovanita e migliorata qualitativamente. Il nostro obiettivo è ripristinare un’armonia, una freschezza di tutto il viso, come se portassimo l’orologio biologico a qualche anno prima”. Il percorso full face si avvale di diverse tecniche dal momento che la clinica di via Mazzini non solo ha in dotazione un parco laser da far invidia ma può vantare anche collaborazioni consolidate con le principali case farmaceutiche che producono e commercializzano filler di alta qualità. “C’è la tecnica degli iniettivi grazie alla quale ottenere un’idratazione profonda o quella dei filler veicolati tramite microcanula grazie ai quali si riesce, invece, a scollare la cute dei setti fibrosi che tendono a tirarla verso il basso riportandola in alto. In associazione alle sostanze cosiddette riempitive, abbiniamo alcuni laser specifici per migliorare la qualità della cute che fisiologicamente negli anni perde il suo spessore e la sua idratazione. Già a 40 anni, infatti, un paziente presenta il 70% di acido ialuronico in meno di quando è nato”. Di che laser si tratta? “Laser frazionati non ablativi per i pazienti più giovani che vogliono continuare a stimolare il collagene per non perdere
la propria elasticità e laser frazionati ablativi, quindi a CO2, per le persone più mature con un crono photoaging più marcato che necessitano, quindi, di un trattamento un filo più invasivo conosciuto con il termine di lifting non chirurgico che, comunque, ha poco a che vedere con il trattamento chirurgico. Ma non è tutto: accanto ai trattamenti iniettivi e laser sopradescritti, eseguiamo la neuromodulazione con la tossina botulinica e ci teniamo a rimarcare il concetto di neuromodulazione dal momento che non si eseguono più quei blocchi di interi gruppi muscolari che portavano le persone a sembrare innaturali ma, al contrario, andiamo a ridurre l’ipertono di alcuni selezionati gruppi muscolari che con l’invecchiamento diventano più cascanti, distendendo di nuovo e in maniera uniforme la cute. Siamo, infine, un centro autorizzato per l’esecuzione del PRP (plasma ricco di piastrine) per iniettare fattori di crescita autologhi”. La garanzia di affidarsi a mani esperte e il privilegio di sfruttare i benefici derivanti da diverse tecniche e apparecchiature mediche durante il proprio percorso di bellezza consente, nell’arco di 4/6 mesi, di ottenere un ringiovanimento full face estremamente naturale, soddisfacente e duraturo perché i risultati conseguiti richiederanno poca ‘manutenzione’ e potranno essere mantenuti con un sforzo sempre minore anche per lungo tempo. Ma, per ottenere un ringiovanimento armonico, non ci si può fermare al viso: décolleté e mani sono da trattare con la medesima attenzione e cura. Anche per queste zone, i laser Lumenis di Doryan Medicina Estetica restano la scelta ottimale.
In collaborazione con Doryan Medicina Estetica - Dott. Gianluca Doria Via Mazzini, 4 - Bergamo - Tel. 035 0039228 - www.doryanclinic.com - info@doryanclinic.com
una cittÃ
di boschi verticali CRESCONO IN CINA I BOSCHI VERTICALI FIRMATI DA STEFANO BOERI ARCHITETTI: PIANTATI I PRIMI ALBERI NEI CANTIERI DI HUANGGANG E NANJING
A Huanggang, nella provincia di Hubei, a circa 80 Km dalla città di Wuhan, in questi giorni una gru ha sollevato al 25esimo piano, a 90 metri da terra, il primissimo albero dell’Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex. Si tratta di un esemplare di Osmanthus fragrans, specie nativa dell’Hubei, a cui si aggiungeranno, per ogni torre, altri 395 alberi, 3.600 arbusti e 12.000 perenni. L’inaugurazione dei due Boschi Verticali avverrà a febbraio 2021. Anche nelle torri della Nanjing Vertical Forest, (il primo Bosco Verticale realizzato in Asia da Stefano Boeri Architetti, nel Distretto Ninjing Pukou, a 300km da Shanghai), gli alberi hanno iniziato a raggiungere i balconi che andranno ad ospitare complessivamente 27 specie vegetali autoctone, 600 alberi di grandi dimensioni, 200 alberi di taglia medio e oltre 2.500 tra arbusti e piante ricadenti. Il verde che andrà a coprire i 4.500 mq di superficie contribuirà alla rigenerazione della biodiversità locale e alla riduzione delle emissioni di CO2 di circa 18 tonnellate, producendo fino a 16,5 tonnellate di ossigeno ogni anno. La prima torre, alta 200 metri e coronata in cima da una lanterna verde (un involucro rivestito di rampicanti di quasi 5000 m2) è adibita ad uffici – dal quinto al trentacinquesimo piano – e include un museo, una green architecture school e un rooftop club privato. La seconda torre, di 108 metri, prevede un hotel della catena Hyatt con 305 camere di diverso taglio (da 35 mq a 150 mq) e una piscina al quarto piano. L’inaugurazione delle due torri di Nanjing è prevista per il mese di maggio 2021. “Siamo felici che anche in Cina il concetto di Bosco Verticale cominci a diffondersi. Le torri di Huanggang e di Nanjing sono destinate - come è stato per il primo Bosco Verticale realizzato nel 2014 a Milano - a diventare un modello di riferimento per l’architettura verde e sostenibile in Cina e nel Paesi del Sud Est asiatico” ha detto Stefano Boeri, fondatore con il partner Yibo Xu di SBA China. “Con la realizzazione dei Boschi Verticali di Nanjing e Huanggang, il nostro studio ha dimostrato che è possibile - anche nel cuore delle grandi metropoli asiatiche - costruire edifici capaci di assorbire CO2 e le polveri sottili generate dal riscaldamento e dal traffico e di ridurre il consumo energetico per il condizionamento degli interni” ha dichiarato Yibo Xu, partner di Stefano Boeri in SBA China.
boschi verticali
“La nostra attenzione si concentra sempre sulla flora originaria della regione in cui operiamo; cerchiamo specie interessanti che per lo più sono poco utilizzate nel giardinaggio tradizionale. A Huanggang la ricerca botanica si è concentrata sulle specie originarie della regione dell’Hubei, dalla quale sono giunte in Europa molte delle piante che coltiviamo correntemente nei nostri parchi e giardini e che noi europei conosciamo bene – ha commentato Laura Gatti, Dottore Agronomo che segue lo sviluppo del verde dei Boschi Verticali di SBA – Nonostante siano delle specie e delle varietà a noi ben note, diverse delle specie selezionate per Huanggang sono state coltivate appositamente per questo progetto, in quanto nella regione di origine non si trovano nei vivai, poichè considerate troppo ‘wild’. La loro introduzione aggiunge valore al progetto in termini di biodiversità, attrattività e identità. Lo scambio di esperienze e conoscenze fra noi e i colleghi cinesi è certamente motivo di crescita reciproca lungo la strada tracciata dall’architetto Boeri” I DUE PROGETTI DI BOSCHI VERTICALI IN CINA SONO STATI PROGETTATI DAL TEAM DI SBA CHINA DIRETTO DA YIBO XU, E GUIDATO DA PIETRO CHIODI ARCHITECTURE DESIGN DIRECTOR. CREDITI - NANJING VERTICAL FOREST ARCHITECTS: STEFANO BOERI ARCHITETTI LOCATION: PUKOU, NANJING, JIANGSU, CHINA PARTNER: STEFANO BOERI,YIBO XU PROJECT DIRECTOR: PIETRO CHIODI CONCEPT DESIGN TEAM: CAROLINA BOCCELLA (PROJECT ARCHITECT) GIULIA CHIATANTE, AGOSTINO BUCCI, MARIO TANG SHILONG PRELIMINARY AND CONSTRUCTION DESIGN TEAM: BAO YINXIN (PROJECT ARCHITECT) HUANG ZHIYANG, SEBASTIANO CATTIODORO, LIU JUAN, HUANG YITAO, CECILIA PICELLO, FEI YIFAN. VEGETATION DESIGN COORDINATOR: DU JINYE PROJECT COORDINATOR: GONG TING VEGETATION CONSULTANT: LAURA GATTI, SLG STRUCTURAL CONSULTANT: LUCA BUZZONI, ARUP (ITALY) INVESTOR: NANJING YANG ZI STATE-OWNED I NVESTMENT GROUP CO.LTD LOCAL DESIGN INSTITUTION NANJING YANGZI RIVER URBAN ARCHITECTURAL DESIGN, CO. LTD LOCAL NURSERY NANJING ZHONGSHAN NURSERY, CO. LTD DAQIAN ECOLOGICAL LANDSCAPE CO. LTD PROJECT YEAR PHOTOGRAPHS STEFANO BOERI ARCHITETTI
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Susanna Fischetti Via G.Rossa, 6 - Curno (BG) Telefono 035 203 480 - Fax 035 201 142 - info@fischettisusanna.it WWW.FISCHETTISUSANNA.IT
UNO SGUARDO AL MONDO DELLE CONCEPT CAR INEDITE CON “PORSCHE UNSEEN”
Dietro le quinte di Porsche Style Con il titolo “Porsche Unseen”, Porsche pubblica per la prima volta studi progettuali eseguiti fra il 2005 e il 2019 e finora mai divulgati. La Casa Automobilistica produttrice di auto sportive mostra al pubblico le straordinarie immagini di quindici vetture che non hanno mai visto la luce. Gli studi riguardano i segmenti “Spin-off ” (Derivati), “Little Rebels” (Piccole Ribelli), “Hyper Car” e “What’s Next?” (Che cosa ci riserva il futuro?). Porsche offre così l’opportunità di capire come si svolge il suo processo di progettazione, dai primi schizzi al modello ultimato pronto per la produzione in serie. “Il design senza tempo e al contempo innovativo delle nostre sportive è apprezzato in tutto il mondo”, ha spiegato Oliver Blume, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Porsche AG. “Alla base di questo successo ci sono i concept studies con il loro carattere ‘visionario’. Essi forniscono tutta una serie di spunti e idee cui attingere per realizzare il futuro design di Porsche, abbinando la nostra forte tradizione a innovative tecnologie del futuro”. I prototipi inediti sono presentati in esclusiva sul canale Porsche Newsroom attraverso una serie di articoli. Anche il programma TV via web 911: Magazine ha dedicato ad alcuni degli studi una puntata in cui, con l’aiuto del Direttore del Design di Porsche AG Michael Mauer, si analizza il collegamento tra questi e gli attuali modelli di produzione. Da oggi, gli appassionati del Marchio potranno acquistare il libro “Porsche Unseen”, pubblicato dalla casa editrice Delius Klasing, e sapere di più di ciò che avviene dietro le quinte di Porsche Style. In un secondo tempo, gli appassionati potranno anche ammirare alcuni di questi prototipi dal vivo: il Museo Porsche inserirà infatti i modelli nella mostra in programma nel 2021.
Il processo di progettazione: dal primo disegno al prototipo da testare La progettazione di un’auto inizia con uno schizzo, che nella fase successiva viene visualizzato come modello tridimensionale. Non appena si rende necessario sviluppare ulteriormente un’idea, vengono prodotti modelli di piccole dimensioni, in scala 1:3, e a seguire modelli rigidi in scala 1:1. “Il mondo virtuale rappresenta il primo passo, ma è particolarmente importante calare nella realtà i modelli insoliti per capire se l’auto ha proporzioni piccole, grandi o inusuali”, commenta Michael Mauer. Diversamente da quanto accade nello sviluppo di un modello di produzione, che prevede sempre la realizzazione di più modelli con formati stilistici diversi, i progetti dei prototipi si concentrano su un unico modello che interpreta l’idea centrale. “Non è un caso che Porsche abbia un unico studio di progettazione, situato nelle immediate vicinanze del reparto Sviluppo”, ha raccontato Michael Mauer. “Weissach è il nostro epicentro. Invece di aprire studi di progettazione avanzata nelle lontane metropoli del Nord America e dell’Asia, abbiamo progettisti che da tutto il mondo vengono a lavorare per Porsche a Weissach, per creare le più avanzate auto sportive di produzione e futuristiche concept car esattamente dove pulsa il cuore del Marchio. Nel Porsche Design Studio lavorano più di 120 designer, esperti di interni, carrozzeria, colori e materiali, modellisti e ingegneri. Gli studi di design: un viaggio della mente nel futuro della mobilità “Quando sviluppiamo le nostre idee progettuali, l’obiettivo non è quello di portare su strada ogni vettura. Si tratta piuttosto di stabilire uno spazio creativo e un rapporto con il futuro”, ha spiegato Michael Mauer mentre descrive il processo di progettazione. Aggiunge poi: “Ci sono due possibilità per continuare a evolversi come marchio: si possono migliorare i prodotti partendo dal presente, cioè passo dopo passo, sebbene sia difficile essere veramente innovativi in questo caso, oppure si dà libero sfogo alla creatività. L’idea è quella di lasciare che la mente salti in avanti, a dopodomani, per poi tornare indietro al domani”.
Dietro le quinte di Porsche Style
Basandosi su questa idea, Porsche sviluppa quell’identità del prodotto e del marchio che a lungo termine caratterizza e garantisce l’aspetto di tutti i modelli. Il linguaggio stilistico per i modelli futuri si sviluppa a partire da una visione di lungo periodo. Questo processo persegue un obiettivo superiore, che è quello di fondere il DNA stilistico di Porsche con l’ingegneria automobilistica d’avanguardia. Da un lato, questo assicura la capacità innovativa dei futuri modelli Porsche e, dall’altro, fornisce un riferimento evolutivo alla ricca storia di Porsche. Si prendano come esempio alcuni modelli: la Porsche 919 Street (2017; modello 1:1 in argilla) è stata sviluppata sulla base della tecnologia utilizzata nella Porsche 919 Hybrid, con la promessa di offrire ai piloti amatoriali l’esaltante esperienza di guida della LMP1 da corsa. Sotto il guscio esterno si trovano il telaio monoscocca in carbonio e la potente trasmissione ibrida da corsa da 900 CV cui la Porsche 919 deve numerose vittorie a Le Mans. Anche le dimensioni e il passo sono gli stessi dell’auto da gara. con il suo abitacolo spartano, da puristi, le caratteristiche griglie del radiatore sul motore centrale, gli elementi grafici rossi e le alette accennate nella sezione posteriore, la compatta Porsche Vision Spyder (2019; modello rigido 1:1) richiama chiaramente la Porsche 550-1500 RS Spyder del 1954. Al contempo, lo studio mirava a sviluppare ulteriormente l’identità progettuale di Porsche e a fornire un pool di idee per i dettagli futuri, come nel caso dell’ultramoderna roll bar. il prototipo “Renndienst” (2018; modello rigido 1:1) di Porsche è una libera interpretazione di un concetto spaziale pensato per le famiglie e in grado di ospitare fino a sei persone. Il team di progettazione ha sviluppato una “navetta spaziale” futuristica dalle proporzioni entusiasmanti. Lo studio mostra come il DNA stilistico di Porsche, con la sua caratteristica modellazione delle superfici, possa essere trasferito in un segmento di vetture sconosciuto al Marchio. All’interno, i passeggeri siedono in un abitacolo confortevole e modulare, mentre il posto di guida è collocato in posizione centrale. La tecnologia di azionamento completamente elettrica si trova nel sottoscocca. I passeggeri possono così godere di uno spazio inaspettatamente generoso e di un’esperienza di viaggio unica abbinati all’atmosfera tipica di una Porsche. Il libro “Porsche Unseen” è ora disponibile presso i rivenditori con il codice ISBN 978-3-667-11980-3. Gli studi progettuali sono illustrati in dettaglio in oltre 328 pagine, con straordinarie fotografie di Stefan Bogner e testo informativo di Jan Karl Baedeker. Il libro è pubblicato da Delius Klasing Verlag ed è disponibile anche nel negozio del Museo Porsche.
BENETTI GIGA SEASON ibrido Lo scorso 5 febbraio gli occhi del mondo sono tornati a guardare Livorno dove Benetti ha varato con successo FB272, la seconda imbarcazione che dimostra l’eccezionale capacità del Cantiere di costruire giga yacht. FB272 è uno yacht in acciaio con sovrastruttura in alluminio, costruito per soddisfare la classe di navigazione PYC (Passenger Yacht Code). L’armatore ha partecipato in prima persona all’ideazione allo sviluppo dello yacht, sia per quel che riguarda le specifiche, sia per i piani generali, sia per il design degli esterni. FB272 è stato costruito per soddisfare il gusto dell’esperto armatore che ha voluto affidarsi, per la supervisione della costruzione, alle capacità di Burgess Technical Services Team, che ha arricchito il progetto con la sua significativa esperienza e competenza. Lunga circa 100 metri e con una larghezza di 17 metri, FB272 ha una stazza lorda superiore a 5.500 tonnellate. Lo yacht è equipaggiato con un innovativo sistema di propulsione ibrido composto da motori diesel-elettrici e due propulsori Azipod, connessi a loro volta a parco batterie in grado di garantire una navigazione senza vibrazioni e in assoluto silenzio.
A meno di due mesi di distanza dal varo del giga yacht FB277, Benetti celebra il successo del varo di FB272, il secondo dei tre giga yacht che saranno varati in pochi mesi. Si tratta di un’imbarcazione con un profilo unico, pensato dall’armatore in prima persona che ha voluto dedicare molto tempo allo sviluppo del design degli esterni, inizialmente in collaborazione con Hugo van Wieringen di Azure Naval Architects e successivamente, avvalendosi dell’assistenza dello studio Reymond Langton Design e di Zaniz Jakubowski di Zaniz Interiors. Nella fase post-contratto, le line esterne sono state affinate in collaborazione con il designer Giorgio M. Cassetta, storico collaboratore del Cantiere, che ha affiancato lo studio Zaniz Interiors, responsabile del design interno ed esterno del progetto. FB272 ha una struttura particolarmente alta e massiccia che propone un innovativo senso delle proporzioni e dimostra la capacità di Benetti di realizzare imbarcazioni di queste dimensioni. FB272 dispone del più avanzato sistema di domotica Lutron e circa 500 km di cavi si snodano all’interno della sua struttura. Nonostante questa sua anima iper tecnologica, lo yacht garantisce una profonda connessione con l’ambiente: le incredibili superfici vetrate delle finestrature alte 3 metri permettono alla luce naturale di inondare letteralmente gli interni.
Le linee esterne di FB272, che si articolano su sei ponti, sono state create dall’armatore insieme allo studio Reymond Langton Design e Zaniz Jakubowski e successivamente elaborate da Benetti in un modello 3D. Una prua dritta e verticale garantisce un’eccellente tenuta in mare, mentre ampi spazi sul ponte di prua permettono agli ospiti a bordo di godere di un emozionante prospettiva durante la navigazione e nei momenti di relax. Il ponte principale offre altri spazi dedicati alla convivialità, oltre ad una zona pranzo ben riparata e ombreggiata dall’elegante sovrastruttura. Sul ponte superiore si trova la plancia di comando, sovrastata da un raffinato ponte privato che conduce direttamente alla piattaforma per l’elicottero, dotata di un sistema di rifornimento del carburante e per la quale sono state rilasciate tutte le certificazioni dagli organi competenti. Alte superfici di vetro avvolgono i ponti e anche lo scafo è fasciato da ampie vetrate che partono da metà nave e arrivano fino a poppa. L’immensità delle finestre dei ponti superiori, realizzate senza soluzione di continuità, fa si che i vari ponti sembrino sospesi tra le onde. L’interior design dell’area ospiti e gli spazi dedicati all’equipaggio sono stati disegnati da Zaniz Jakubowski che, grazie alla sua inarrivabile expertise nella progettazione di superyacht di lusso, ha rispettato i desideri dell’armatore ideando un meraviglioso décor degli interni. Famosa per il suo stile che concepisce lo spazio in perfetta armonia con l’ambiente che lo circonda, Zaniz ha messo la sua iconica firma su FB272.
BENETTI GIGA SEASON ibrido La propulsione di FB272 consiste in un set di 6 generatori da 1.000 kW circa. L’energia prodotta viene gestita da un sofisticato sistema integrato di controllo elettronico che rifornisce i servizi di bordo e i due propulsori Azipod da 2.200 kW l’uno. Inoltre, l’elettricità dei generatori è utilizzata per ricaricare 35 tonnellate di batterie che alimentano FB272 per 12 ore senza l’ausilio dei motori. Questo sistema di propulsione all’avanguardia è stato realizzato dai migliori esperti del settore come Caterpillar, Seastema e ABB, coordinati dal Benetti Technical Department. Il vantaggio principale garantito da questo sistema è una navigazione senza alcuna vibrazione e in totale silenzio, tanto che gli ospiti non si accorgeranno nemmeno di essere in viaggio. Il sistema di aria condizionata e le unità di raffreddamento - installate secondo le specifiche richieste dall’armatore e fornite da H&H - sono tra le più grandi mai installate su uno yacht di queste dimensioni e garantiscono una capacità di raffreddamento di circa 3.000 KW. Lo yacht è inoltre dotato di unità di recupero calore, un sistema pensato dall’armatore per alimentare l’imbarcazione e risparmiare energia elettrica, in linea con i più moderni requisiti di sostenibilità ambientale.
fuochi di paglia di Giorgio Paglia www.fuochidipaglia.it L’ITALIA SI DESTI!
Novembre anticipa l’inverno e, anche se non fa ancora troppo freddo, i virus influenzali cominciano a prolificare. Il Covid19 è uno di questi e non fa differenza, quindi era plausibile aspettarsi in autunno una recrudescenza della pandemia. Infatti in Australia, dove sta arrivando l’estate, il Covid sta quasi del tutto scomparendo. Il ragionamento è abbastanza semplice, ma i virologi da avanspettacolo continuano da noi a lanciare il loro grido di terrore. Da quanto mondo è mondo le epidemie virali sono sempre esistite. La mia generazione è stata concepita ed è nata durante l’influenza asiatica, un virus di tipo H2N2, che alla fine degli anni ’50 fece almeno 2 milioni di vittime. In quel periodo l’economia della Terra non si fermò, nessuna isteria da panico mediatico colpì le popolazioni e il vaccino arrivò entro un anno. L’Italia è il paese dei balocchi, della gente che si dimentica troppo in fretta e di un buonismo imperante tanto da sfiorare la codardia. Così il Governo giallorosso, guidato da un avvocato sconosciuto e non eletto da nessuno, ha potuto tentennare per mesi, facendo mille promesse fantasmagoriche che per la maggior parte non si sono mai avverate. Poca è stata la programmazione, la lentezza ha pervaso ogni possibile intervento, l’improvvisazione l’ha fatta da padrona e soprattutto le risorse finanziarie non sono mai arrivate se non in minima parte. Negli altri tanto citati paesi europei, i soldi sono stati tanti e si sono visti subito. Da noi abbiamo abbandonato commercianti, imprese e partite Iva al loro destino e le aziende non vedono ancora arrivare la cassa integrazione ai dipendenti. Nel frattempo il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, si è più che raddoppiato lo stipendio. Contestualmente abbiamo accatastato nei magazzini scolastici sedie e banchi a rotelle, i marciapiedi sono pieni di monopattini elettrici e le strade sono ingombre di biciclette assistite spinte anche da arzilli vecchietti. Eggià, i nostri Ministri hanno preferito elargire cospicui bonus per far divertire il popolo, piuttosto che sostenere concretamente l’economia reale del paese. In un’altra nazione sarebbero rotolate le teste (in senso metaforico), perché senza lavoro l’uomo perde due cose fondamentali: la dignità e il sostentamento. Adesso ci stiamo accorgendo che morire di fame è peggio che ammalarsi di Covid19. E allora le piazze si stanno riempiendo di manifestanti disperati. I giornaloni e le Tv asservite al pensiero globale li hanno subito messi a tacere, sostenendo che si tratta di delinquenti e di criminali organizzati. Niente di più falso, perché gli imbecilli che fanno danni durante la protesta sono solo una minima parte, ma chi ha la pancia piena e vive in palazzi dorati fa fatica a comprendere cosa avviene quotidianamente per strada. Quindi per questi cialtroni governativi e per i main media assoldati al potere, chi non ubbidisce supinamente, chi non si piega a norme assurde, chi prova a porre domande sensate, chi solleva dubbi su certi dati, viene tacciato di negazionismo e trattato come un untore. L’Italia ora si deve davvero destare e non accettare questa follia della ragione, o sarà davvero troppo tardi. Perché per sconfiggere un virus con un vaccino bastano pochi mesi, ma per risollevare un paese dalle macerie economiche ci vorranno lustri. Se la gente non comincia ad aprire gli occhi invece che a coprirsi il naso e non inizia a farsi democraticamente sentire, le parole continueranno a falsare la realtà e nel mondo si farà largo il caos accompagnato dai suoi demoni oscuri. E allora sì, che saranno guai virali per tutti. ALLA PROSSIMA E IN ALTO I CUORI. Anche su Twitter: @Fuochidipaglia
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RIPRENDIAMO LE BREVI INTERVISTE DEDICATE ALL’EVENTO CHE VEDRÀ BERGAMO E BRESCIA CAPITALI ITALIANE DELLA CULTURA 2023 A CURA DI LORENZO BOCCARDINI E SABRINA SCANDALI
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DAVIDE DOTTI, STORICO E CRITICO D’ARTE Brescia e Bergamo saranno Capitali Italiane della Cultura nel 2023. Cosa ne pensa di questo prestigioso riconoscimento? “È un treno che passa una volta sola, un’occasione unica e irripetibile che va sfruttata al meglio. Il meritato traguardo raggiunto al termine di un percorso di crescita dell’offerta turistica e culturale tout court che le due città hanno portato avanti con determinazione nell’ultimo decennio”. Quali sono le iniziative secondo lei sulle quali bisognerebbe puntare per mostrarsi all’altezza agli occhi di cittadini e turisti? “Punterei su poche iniziative ma di altissimo livello; la qualità, in qualsiasi settore, premia sempre. Proporrei un ventaglio variegato di tematiche, da declinare con iniziative differenti, per attirare il maggior pubblico possibile, spaziando dall’arte al teatro, dalla musica alla letteratura, dall’enogastronomia alle bellezze naturalistiche”. Come immagina la nostra città nel 2023? “Immagino e spero di trovare una Brescia capace di attrarre sempre più artisti, curatori, studiosi e intellettuali di caratura internazionale. Aprirsi al mondo, anche in abito culturale, porta con sé una ventata di novità e freschezza di cui tutti abbiamo bisogno”. Come si organizzerà il palinsesto culturale di Palazzo Martinengo in vista di quell’anno? “Da mesi io e Roberta Bellino, Presidente dell’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, stiamo lavorando su un progetto inedito e fantastico, che sono certo riscuoterà grande interesse e apprezzamento…”. Quali sono i monumenti o i siti culturali che andrebbero maggiormente valorizzati in città e in provincia? “In città punterei tutto sul Castello, un luogo simbolo di Brescia che, se correttamente valorizzato, potrebbe da solo attirare centinaia di migliaia di turisti; per quanto riguarda la provincia, invece, penso all’amata Franciacorta, dove sono nato e cresciuto. Tanto è già stato fatto, molto c’è ancora da fare”. Quali tipologie di eventi/manifestazioni non dovrebbero mancare nel cartellone degli appuntamenti che verranno allestiti per far conoscere meglio lo spirito della Leonessa? “Augurandoci che nel 2023 saremo tornati alla “normalità”, ribalterei il paradigma – che tutti stiamo vivendo – della comunicazione a distanza, riscoprendo il valore del contatto umano, proponendo una serie di percorsi per scoprire i tesori di Brescia accompagnati da una guida. Credo nel valore della trasmissione della cultura “a distanza ravvicinata”. Una parola chiave su cui far leva per la Brescia dei prossimi anni? “Mi scuso con il lettore per il neologismo, ma rende bene l’idea: “Sprovincializzazione”. Chi, come me, gira il mondo per lavoro, sa bene a cosa mi riferisco…”. Per quale motivo crede che essere eletti Capitale Italiana della Cultura possa avere ripercussioni positive sulla nostra città? “Per vari motivi legati all’economia, al turismo, al prestigio, ma soprattutto per dare una nuova immagine di Brescia agli occhi degli italiani e dei turisti stranieri. Brescia è una città bella, ricca di capolavori da scoprire, e vale la pensa visitarla! Quando vengono a trovarmi amici o colleghi stranieri, e li porto a fare un giro in centro storico, la frase più ricorrente che pronunciano è: “I can’t believe my eyes!”. Cosa conosce di Bergamo e, nel caso, qual è il luogo/sito culturale che invidia maggiormente ai cugini orobici? “La mia conoscenza della “Città dei Mille” è approfondita: mia madre è bergamasca, l’Accademia Carrara per la quale ho curato diverse mostre è stata la mia palestra da giovane storico dell’arte. Non ho alcun dubbio: l’invidia maggiore è per quel capolavoro dell’architettura rinascimentale lombarda che è la Cappella Colleoni, un ricamo marmoreo policromo di rara eleganza e raffinatezza incastonato nel cuore di città alta”. SUSANNA PESENTI, SEGRETARIA GENERALE DI BERGAMOSCIENZA Susanna Pesenti, ha sentito parlare di “Bergamo – Capitale della Cultura 2023”? “Assolutamente. . .è una splendida idea! Sono a conoscenza di questo progetto e sono contenta che Bergamo abbia deciso di superare i vecchi rancori verso Brescia per poter, così, dare vita a qualcosa di nuovo per queste due città. Ovviamente, vista la portata nazionale dell’evento, questa è un’occasione da usare bene”. Da persona coinvolta nell’ambito culturale della città, cosa dovrebbe fare Bergamo per arrivare al 2023 preparata? “Credo che uno dei punti fondamentali della roadmap messa in atto dal Comune e dagli enti preposti debba essere più coesa possibile, nel senso che è fondamentale arrivare al traguardo preparati senza improvvisazioni dell’ultimo minuto.
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FABIO LAROVERE, GIORNALISTA, SCRITTORE E PROMOTORE DI EVENTI CULTURALI Brescia e Bergamo saranno Capitali Italiane della Cultura nel 2023. Cosa ne pensa di questo prestigioso riconoscimento? “Penso che sia un bel riconoscimento a due città note soprattutto per il loro tessuto economico e produttivo ma che vantano una storia ricca di monumenti e opere d’arte degne di essere valorizzate e apprezzate più di quanto non siano già oggi. Brescia e Bergamo condividono molte specificità, dalle comuni origini celtiche alla dominazione veneta, ma ciascuna città presenta anche delle caratteristiche uniche che rendono ancor più significativa questa candidatura”. Quali sono le iniziative secondo lei sulle quali bisognerebbe puntare per mostrarsi all’altezza agli occhi di cittadini e turisti? “Progetti condivisi di valorizzazione della storia, dell’arte, della cultura (anche enogastronomica) mediante iniziative diffuse anche sul territorio provinciale. Sarebbe inoltre opportuno pensare a un grande progetto condiviso tra le due città, un festival innovativo, capace di catalizzare l’attenzione mediatica nazionale”. Come immagina la nostra città nel 2023? “Immagino una città ancor più dinamica e inclusiva, aperta all’innovazione, con università ancora più attrattive nei confronti dei giovani”. Sarà un’occasione di straordinaria importanza anche per l’associazione culturale Cieli Vibranti di cui è Direttore Artistico che, da sempre, si impegna per favorire la promozione, la sensibilizzazione e la diffusione della cultura e dell’arte. Non è così? “Assolutamente sì. Con il mio team, costituito da Andrea Faini, Laura Taglietti e Serena Federici, stiamo già lavorando a diverse idee che vogliamo sottoporre a chi si occuperà di gestire questo percorso”. Quali sono i monumenti o i siti culturali che andrebbero maggiormente valorizzati in città e in provincia? “In città, sicuramente il castello, ma anche il cimitero vantiniano, primo cimitero monumentale italiano. Penso inoltre al comparto Milano, che per quella data dovrebbe essere stato rinnovato, anche con la presenza di un nuovo teatro. In provincia, la Rocca d’Anfo sul lago d’Idro, la via del Romanino tra lago d’Iseo e Valcamonica, i castelli della Bassa Bresciana, la via del Ferro in Valtrompia”. Quali tipologie di eventi/manifestazioni non dovrebbero mancare nel cartellone degli appuntamenti che verranno allestiti per far conoscere meglio lo spirito della Leonessa? “Come detto prima, un Light Festival, Festival delle luci diffuso nei centri storici delle due città, che sappia fare sintesi di arte, cultura e tecnologia, esprimendo le migliori energie del territorio”.
ph. Matteo Biatta
I cittadini e Bergamo arrivano da un periodo di altissimi sacrifici e se davvero si vuole ridare speranza alla città bisogna, per forza di cose, essere coscienti della tragedia che abbiamo vissuto. Penso anche che questo periodo sia servito, sia alle persone che alle organizzazioni, per capire quali sono i punti di forza e quelli che invece vanno migliorati. Mi auguro che in questo 2020 ognuno faccia la sua parte per arrivare al 2023 con la voglia di fare». Come immagina Bergamo nel 2023? “Questa è una città ricca di sorprese! Spero che per quella data, Bergamo metta da parte le sue “debolezze” che molto spesso l’hanno mostrata meno accattivante rispetto a Brescia. È logico pensare che ogni città ha i suoi assi nella manica e vanno sfruttati al meglio specialmente se si guarda a un progetto ambizioso come quello di “Capitale della Cultura”. Inoltre, vorrei che Bergamo riuscisse a diventare più attraente per i giovani. Il futuro appartiene a loro! Secondo me, se la città si mettesse in gioco per diventare una sorta di hub creativa dove è più facile trovare lavoro sia per i giovani, sia che risiedano in città oppure in provincia piuttosto che all’estero, possa portare al nome e all’immagine di Bergamo una ventata di freschezza. Difendere il nuovo è difficile. . .però dà soddisfazioni”. Così, a caldo, mi dica una parola chiave della Bergamo dei prossimi anni? “Sensibilità. Nuove generazioni per un mondo che non è più quello di trent’anni fa”. Da Segretaria Generale di BergamoScienza ha in mente qualche progetto che l’associazione proporrà per l’evento? “Assolutamente! La nostra Associazione è estremamente disponibile a collaborare con pezzi del territorio sia pubblici che privati. Come associazione culturale e scientifica di lungo corso non possiamo tirarci indietro davanti a una sfida come questa. In più BergamoScienza è una fucina di idee: quest’anno, nonostante l’emergenza Covid, abbiamo comunque programmato la XVIII edizione del Festival che ogni anno ci regala enormi soddisfazioni. Quest’anno, per salvaguardare la salute del nostro pubblico, l’evento sarà interamente virtuale. Per saranno quindici giorni – dal 3 al 18 ottobre – ricchi di conferenze, spettacoli e tour virtuali sul mondo che cambia. Un motivo d’orgoglio sta nella presenza di ben cinque Premi Nobel che apriranno le danze a un evento che, speriamo, possa arrivare a tutti”.
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Una parola chiave su cui far leva per la Brescia dei prossimi anni? “Innovazione”. Per quale motivo crede che essere eletti Capitale Italiana della Cultura possa avere ripercussioni positive sulla nostra città? “Per la visibilità nazionale che tale titolo conferisce e per la possibilità di attivare fin da ora percorsi virtuosi di progettazione culturale e collaborazione tra diverse realtà, enti e associazioni delle due città, sicuro stimolo alla creatività”. Cosa conosce di Bergamo e, nel caso, qual è il luogo che invidia maggiormente ai cugini orobici? “Conosco abbastanza bene la storia e i monumenti di Bergamo. Il luogo che maggiormente invidio è la città alta, con la sua concentrazione di monumenti”. MARTA CERIBELLI, GALLERIA CERIBELLI Marta Ceribelli, lei che è parte integrante di una delle gallerie storiche di Bergamo, come vede l’evento “Bergamo: Capitale della Cultura 2023”? “Per noi galleristi, che siamo abituati ad avere a che fare con l’arte, è un progetto bellissimo! Penso che sia Bergamo che Brescia, che di base sono due città splendide, avrebbero già dovuto venire nominate “Capitale della Cultura” parecchio tempo fa senza aspettare la tragedia che ci ha colpito. Comunque questo non significa che la cosa sia da prendere con meno serietà, anzi. All’evento mancano ancora più di due anni, per cui c’è tutto il tempo per organizzare la cosa nel modo migliore”. Da cittadina, cosa dovrebbe fare Bergamo per arrivare preparata al 2023? “Da cittadina, anche se mi sposto frequentemente tra Bergamo e Roma, vorrei che ci fosse più comunicazione: tante volte a Bergamo vengono organizzate delle mostre o degli eventi davvero ben fatti, ma che molto spesso passano in sordina perché non riescono ad arrivare alle persone e, quindi, si perdono. A ogni modo, devo essere sincera, non ci si può lamentare: negli ultimi tempi la città è ben tenuta e anche tutto ciò che succede, che sia di carattere culturale o sociale, riceve la giusta dose di comunicazione. Mi auguro che per il 2023 si arrivi pronti, che ci si impegni al meglio per dare e ridare un po’ di normalità a tutti”. Se potesse prevedere il futuro, come si aspetta Bergamo fra tre anni? “Sicuramente più popolata di turisti! Il 2020 è andato come è andato e su questo non ci si può fare nulla, se non sperare in un miglioramento verso l’ultima parte dell’anno. È logico che quello che ci ha investito, non se lo aspettava nessuno. . . è stato tutto così improvviso e doloroso. Ma sono convinta che in futuro andrà meglio!”. Lei e la sua famiglia, siete le colonne portanti della Galleria Ceribelli in Via San Tomaso: avete intenzione di organizzare qualcosa per celebrare Bergamo come “Capitale della Cultura”? “Le confesso che, sì, sarebbe bello riuscire a organizzare qualcosa. Mi piacerebbe creare, magari anche con il supporto di altre gallerie, una sorta di fil rouge che colleghi i vari artisti bergamaschi con la città. Vorrei che Bergamo e Brescia dessero risalto ad artisti il più delle volte sconosciuti, talvolta anche snobbati, ma che hanno un potenziale enorme: quello di riuscire a rappresentare la realtà dando quel senso di sicurezza e di bellezza di cui necessitiamo in questo momento”. MARCO POLETTINI, PRESIDENTE DI VISIT BRESCIA Brescia e Bergamo saranno Capitali Italiane della Cultura nel 2023. Cosa ne pensa di questo riconoscimento? “Si tratta di un traguardo molto importante ma è solo l’inizio di un percorso. La scesa in campo di diverse forze e rappresentanze delle due città, unitamente alla capacità di fare rete e lavorare uniti nella stessa direzione, saranno fondamentali affinché gli effetti positivi del lavoro di valorizzazione culturale perdurino ben oltre il 2023”. Quali sono le iniziative sulle quali bisognerebbe puntare per mostrarsi all’altezza agli occhi di cittadini e turisti? “La parola d’ordine sarà “reinventarsi”. Ok alle iniziative di ambito culturale ma occorre rivedere determinati canoni. Parlare di cultura significa anche cultura del lavoro, cultura dell’ospitalità…”. Quale sarà il contributo di Visit Brescia in vista di quell’anno? “A Visit Brescia spetta un compito di natura aggregativa di tutte le realtà che a vario titolo operano sul territorio in ambito turistico e culturale. Insieme a Visit Bergamo giocheremo un ruolo di regia nella partita che ci porterà al 2023”.
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Quali sono i monumenti o i siti culturali che andrebbero maggiormente valorizzati in città e in provincia? “Idealmente tutti, a partire da quelli più noti come il Castello di Brescia, il Museo Santa Giulia e al Vittoriale degli Italiani, senza però dimenticare tutti quei piccoli gioielli che punteggiano la nostra provincia - dalle Valli e lungo la pianura - che costituiscono un patrimonio spesso inedito anche per i bresciani stessi”. Quali tipologie di eventi/manifestazioni non dovrebbero mancare nel cartellone degli appuntamenti che verranno allestiti per far conoscere meglio lo spirito della Leonessa? “Più che sulle tipologie, che sono tutte benvenute, porrei attenzione al concetto di stagionalità. L’appuntamento del 2023 dev’essere visto come un volano per raggiungere grande capacità ricettiva anche nei periodi di bassa stagione”. Una parola chiave su cui far leva per la Brescia dei prossimi anni? “Cultura dell’ospitalità, senza dubbio. Il ché si riferisce a migliorare sempre più l’intera esperienza di viaggio del turista: dalla qualità del servizio taxi che preleva il turista al suo arrivo, sino alle modalità con cui il caffè è servito al bar”. Per quale motivo crede che essere eletti Capitale Italiana della Cultura possa avere ripercussioni positive sulla nostra città? “Si tratta di un’occasione per gettare un faro anche sui siti meno noti seppur di grande valore, per favorire quella cultura dell’accoglienza di cui sopra e la destagionalizzazione degli arrivi”.
PROF. MAURIZIO TIRA, RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BRESCIA Brescia e Bergamo saranno Capitali Italiane della Cultura nel 2023. Cosa ne pensa di questo prestigioso riconoscimento? “L’assegnazione di capitale della cultura deve essere vista come un punto di partenza per una nuova dimensione della città di Brescia nel futuro. Abbiamo davanti sfide immani e necessitiamo di risposte nuove. Brescia è una città con grandissime stratificazioni culturali e con una presenza di cultura attiva di primario rilievo, a partire dalla sua Università: con queste forze e con uno sforzo di coordinamento straordinario si deve disegnare una possibilità di sviluppo sostenibile per le prossime generazioni. Se Brescia riuscirà a tracciare una via che coniughi l’imprenditorialità con la promozione della cultura, nelle sue diverse espressioni, e la sostenibilità ambientale potrà essere un faro per molte altre realtà urbane nel mondo intero. Credo che la comunanza con Bergamo sia il riconoscimento di caratteri identitari riconducibili a storie per molti versi simili”. Quali sono le iniziative secondo lei sulle quali bisognerebbe puntare per mostrarsi all’altezza agli occhi di cittadini e turisti? “Prima di pensare alle iniziative è necessario delineare la strategia di sviluppo verso il 2023, ma soprattutto dopo il 2023. L’esigenza primaria è mettere a sistema tutte le offerte culturali della città e del territorio. È quindi doveroso coniugare memoria e futuro, antropizzazione e natura, valorizzazione del patrimonio storico e sostegno all’evoluzione delle espressioni culturali. Non posso non pensare in primis all’Università di Brescia e alle altre Istituzioni universitarie cittadine, dalle Accademie al Conservatorio, dove si fa cultura per statuto! Sfruttando le reti di relazioni già in atto si potranno generare iniziative di grandissimo pregio e richiamo, in tutte le espressioni artistiche. Il lascito permanente dovrà però essere costituito da nuove occasioni di lavoro e di attrattività, magari non disgiunte da qualche luogo emblematicamente recuperato alla fruizione”. Come immagina la nostra città nel 2023? “Il tempo che ci separa del 2023 è breve, quindi immagino che si possano completare alcuni processi rigenerativi in atto. Il mondo nel 2023 sarà ancora più complesso e le sfide delineate dai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile più urgenti. Mi immagino una città dove sia irreversibilmente avviato un processo di sviluppo che coniughi la centralità dell’ambiente, con la cultura di impresa e che consenta ai propri cittadini di continuare a fare delle espressioni culturali una ragione di vita, vuoi professionale o di completamento della propria personalità. Una città animata da 25.000 studenti universitari e ricca di nuova imprenditorialità giovanile”. Come il nostro Ateneo sfrutterà questa grande occasione di visibilità? “Nel 2023 saremo un Ateneo più grande, con nuovi edifici recuperati, con un grande progetto di sviluppo nel campus di Mompiano e con più studenti. Mi aspetto di poter aumentare la nostra attrattività e di accrescere il numero di giovani che iniziano un percorso di studi superiori, in un territorio che vede un numero di laureati troppo basso per gestire l’innovazione. Confido anche che aumenteremo la nostra visibilità internazionale, in sinergia con le istituzioni economiche e sociali del territorio”.
CAPITALE ITALIANA
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Quali sono i monumenti o i siti culturali che andrebbero maggiormente valorizzati in città e in provincia? “L’elenco è molto lungo. Andrebbero valorizzati, anche utilizzando le tecniche della rappresentazione multimediale, i percorsi per filone tematico: certamente il complesso romano di Piazza del Foro, con un ulteriore recupero del teatro; la città medievale con le varie espansioni verso ovest e verso sud; la città otto/novecentesca con la ferrovia e gli sventramenti. Un ulteriore filone è quello degli uomini di cultura che hanno fatto grande questa città, fino ai giorni nostri e del loro lascito, da Benedetto Castelli e Agostino Gallo, ad Arturo Benedetti Michelangeli ed Emanuele Severino. L’Università sarà inoltre al fianco di ogni iniziativa seria di valorizzazione museale, che guardi alla possibilità di formare i giovani e di innovare. Usando la realtà virtuale sarebbe molto bello rendere evidenti in situ le evoluzioni del passato, i luoghi e anche i fatti di Brescia. Fondamentale un’accurata informazione a cittadini e turisti affinché si possano facilmente orientare in un piccolo centro come quello di Brescia. Nel territorio provinciale le occasioni sono infinite, dai laghi - quali esempio di integrazione tra espressioni antropiche e natura -, alle testimonianze architettoniche minori della pianura, alle magnifiche valli alpine. Ogni intervento deve però mirare al riuso e alla rivalorizzazione e non solo alla memoria”. Quali tipologie di eventi/manifestazioni non dovrebbero mancare nel cartellone degli appuntamenti che verranno allestiti per far conoscere meglio lo spirito della Leonessa? “Le manifestazioni tematiche che diventano appuntamenti ricorrenti: dall’innovazione tecnologica, alle scienze della vita”. Una parola chiave su cui far leva per la Brescia dei prossimi anni? “Conoscenza per un’impresa sostenibile”. Per quale motivo crede che essere eletti Capitale Italiana della Cultura possa avere ripercussioni positive sulla nostra città? “Potrà avere ripercussioni molto positive se il 2023 sarà una tappa di un cammino che si delinea già oggi, come ho già detto. Il lascito sarà duraturo se la città saprà finalmente unire le proprie energie. La cultura si stratifica e la memoria è il presupposto per lo sviluppo. Compito delle istituzioni è creare le possibilità affinché un numero sempre crescente di giovani si formi sulle solide basi del passato e poi sia in grado di esprimersi per un futuro migliore”. Cosa conosce di Bergamo e, nel caso, qual è il luogo che invidia maggiormente ai cugini orobici? “Di Bergamo conosco essenzialmente il bell’impianto urbano, sia di Bergamo alta che bassa. L’Accademia Carrara è un gioiello, ma apprezzo molto - in particolare - la dolce transizione tra urbano ed extraurbano della zona di San Vigilio”.
TOSCA ROSSI, GUIDA TURISTICA Bergamo e Brescia sono state elette capitali della cultura 2023. Questo evento potrebbe dare uno slancio nel rilanciare il profilo turistico di queste città così pesantemente colpita dalla recente pandemia? “Spero che questo gemellaggio porti a far dialogare Bergamo e Brescia perchè entrambe le città hanno tangenze incredibili; a partire dal contesto archeologico, negli aspetti legati agli stessi scavi archeologici fino all’era piacentina. Mi auguro che vengano messi in relazione, ad esempio, i capitelli di Brescia con quelli di Bergamo; il museo di Santa Giulia di Brescia e che per quell’anno il nostro museo archeologico venga riallestito e reso mirevole perchè ha un patrimonio interno non visitabile, non ancora accessibile al pubblico, davvero incredibile! È memore la mostra BERGAMUM, allestita al Palazzo della Ragione, molto ricca ed interessante che darebbe un ulteriore spaccato di condivisione con Brescia. Si può poi arrivare al contesto medioevale; nonostante Bergamo sia più leggibile, perchè è stata conservata grazie alle mura veneziane, hanno entrambe una rocca, che potrebbe essere un ennesimo spunto di dialogo. Inoltre entrambe sono state città veneziane ed hanno il cosiddetto centro piacentiniano, pedonale in gran parte (il nostro verrà realizzato a breve). Il tutto può farci capire come Bergamo avanzi sempre: Brescia è più industriosa ma a Bergamo non manca nulla, anzi, ha sicuramente una maggiore conservazione su tela del tessuto storico, che potrebbe essere l’arma vincente per il turista che cerca sempre il green, l’outdoor e le cose più genuine”. Quali sono secondo lei i monumenti che maggiormente dovrebbero essere valorizzati? “Il percorso GIOVANNE’ in Bergamo Alta, cercando quindi di non catapultare l’attenzione solamente su Sotto Il Monte o su quello che è il nuovo percorso GIOVANNIO. Di recente ho testato a piedi il percorso Paolo Sesto, per poter programmare nuovi percorsi per il 2023, molto apprezzati e poco conosciuti anche dai bergamaschi. Io mi auguro che sia possibile spalmare l’utenza nei borghi, insegnando alle persone a passeggiare anche al di fuori del centro storico o moderno. Importante sarebbe anche poter valorizzare il parco dei colli per fare passeggiate, riflettere, guardare il creato; elementi che hanno ispirato entrambi i Papi per il loro operato e il loro mandato, permettendo momenti di ritiro in 4700 ettari a due passi dalla città”. E la provincia? “Oltre al classico Sotto Al Monte sappiamo che ad esempio il Papa frequentava anche Pontida, Celana ma soprattutto Cisano Bergamasco e San Gregorio. Possiamo dire che ci sia già dunque una traccia per questo percorso GIOVANNIO, avendo la possibilitá di articolare la proposta. Bisognerebbe poi organizzarsi in modo tale che i turisti vengano spalmati su queste diverse località, magari mettendo a disposizione degli shuttle o minibus per muoversi in maniera più pratica e familiare.” Ps. Il nome in maiuscolo dei percorsi GIOVANNIO e GIOVANNE della Rossi sono emblematici.. chiedo aiuto!!!! Pps. La stessa vorrebbe una copia del giornale quando uscirà ;)”.
SANDY SKOGLUND, Revenge of the Goldfish 1981 archival color photograph cm 88.9 x 69.2 ca. Courtesy: Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo)
Le mostre che avreste visto Musei e mostre, insieme ai teatri, sono stati i primi presi di mira dalle chiusure, come del resto stadi, palazzetti ecc. Nelle pagine seguenti portiamo alla vostra attenzione alcune interessanti manifestazioni che avrebbero dovuto svolgersi e che, a causa del solito virus, sono state annullate, rinviate, forse perse, nonostante fossero state puntualmente annunciate quando ancora non si pensava al secondo lockdown. Bene ecco, un assaggio di ciò che vi siete persi ed è stato davvero un peccato. Nella speranza che presto anche le mostre d’arte possano tornare a svolgersi e le Gallerie riaprano le loro porte. Perché in streaming anche no....
TRUE FICTIONS
Fotografia visionaria dagli anni ‘70 ad oggi A cura di Walter Guadagnini Palazzo Magnani Corso Garibaldi, 29 – Reggio Emilia fino al 10 gennaio 2021
Sandy Skoglund True Fiction Two 1986-2004 ink and blue car cm 25 x 62.5 Courtesy Paci contemporary gallery (Brescia-Porto Cervo)
SANDY SKOGLUND Fox Games 1989 archival color photograph cm 117 x 150 ca. Courtesy: Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo)
TRUE FICTIONS è la prima mostra in Italia dedicata al fenomeno della staged photography, tendenza che, a partire dagli anni Ottanta, ha rivoluzionato il linguaggio fotografico e la collocazione della fotografia nell’ambito delle arti contemporanee. Prodotta da Fotografia Europea, la mostra presenta il lato più immanifico della fotografia attraverso le invenzioni di alcuni tra i maggiori autori degli ultimi trent’anni e le sperimentazioni nate dall’avvento della tecnologia digitale. Partendo da grandi maestri come Jeff Wall, Cindy Sherman, James Casebere, Sandy Skoglund, Yasumasa Morimura, Laurie Simmons passando per artisti come Erwin Olaf, David Lachapelle, Nic Nicosia, Emily Allchurch, Joan Fontcuberta, Julia Fullerton Batten, Paolo Ventura, Lori Nix, Miwa Yanagi, Alison Jackson, Jung Yeondoo, Jiang Pengyi, fino ad arrivare ad autori raramente esposti in Italia come Bernard Faucon, Eileen Cowin, Bruce Charlesworth, David Levinthal, con oltre cento opere l’esposizione dimostra non solo la diffusione di questo linguaggio, ma anche la sua longevità. “La staged photography ha cambiato radicalmente il nostro approccio alla fotografia: da mezzo destinato principalmente a documentare la realtà, è diventata il mezzo privilegiato per inventare
realtà parallele, menzogne credibili, mondi fantastici. – ha detto Walter Guadagnini, curatore dell’esposizione – É stata una rivelazione e una rivoluzione negli anni Ottanta – da cui sono emersi alcuni dei protagonisti assoluti dell’arte e della fotografia come Jeff Wall, Cindy Sherman, Sandy Skoglund, Joan Fontcuberta – ed è diventata un vero e proprio genere negli anni Duemila, quando Photoshop e l’elaborazione digitale hanno trasformato la natura della fotografia. Però poche sono state le mostre nel mondo, e nessuna in Italia, che abbiano provato a definire criticamente questo campo così vasto e così affascinante: questa mostra raccoglie dunque opere straordinariamente affascinanti, inquietanti e divertenti, che parlano di noi fingendo di parlare d’altro, ed è anche un’occasione di studio per inquadrare storicamente questo fenomeno”. La mostra è corredata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, interamente dedicato alla staged photography in cui Walter Guadagnini farà il punto su questa importante pratica fotografica approfondendo, per la prima volta in Italia e in Europa, le varie sfaccettature che la caratterizzano e raccogliendo le biografie degli artisti presenti in mostra che le si sono avvicinati, ognuno con il proprio sguardo.
COAZIONE A MOSTRARE Omaggio a Romana Loda Fino al 25 novembre 2020 la Galleria dell’Incisione e A Palazzo Gallery rendono omaggio a Romana Loda, coraggiosa gallerista che dagli anni Settanta ha svolto a Brescia un ruolo fondamentale nella valorizzazione dell’arte femminile
Le gallerie bresciane Galleria dell’Incisione e A Palazzo Gallery rendono omaggio con due mostre parallele a Romana Loda, coraggiosa gallerista scomparsa nel 2010, che dagli anni Settanta ha svolto a Brescia un ruolo fondamentale nella valorizzazione dell’arte femminile. “Le sue scelte curatoriali — scrive in catalogo Raffaella Perna — hanno contribuito a denunciare l’assenza delle donne nel contesto dell’arte italiana, e a porre in evidenza come tale emarginazione non fosse un dato naturale e immutabile, ma, viceversa, fosse legata a precise condizioni storiche, sociali e culturali”. Prendendo spunto da “Coazione a mostrare”, prima mostra di sole donne organizzata da Romana Loda nel 1974, la Galleria presenta una scelta di lavori storici di: Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Carla Cerati, Betty Danon, Amelia Etlinger, Elisabetta Gut, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Verìta Monselles, Gina Pane, Berty Skuber. Una selezione di artiste “che hanno esposto nelle numerose mostre curate da Loda, in spazi pubblici e privati o nella sua galleria, e che con lei hanno condiviso progetti artistici e spesso esperienze di vita. Ma che soprattutto, come lei, hanno avvertito l’urgenza di impegnarsi fino in fondo nel mondo dell’arte, in un momento storico in cui in Italia essere donna e artista, come confida Ketty La Rocca a Lucy Lippard nel 1975, era ancora «di una difficoltà incredibile»”.
DIVINE
AVANGU ARDIE A Milano una mostra dedicata alle donne russe Palazzo Reale a Milano Fino al 5 aprile 2021.
Muse ispiratrici e autrici di straordinari capolavori artistici: è dedicata al mondo femminile, coraggioso e rivoluzionario, l’esposizione cheè stata inaugurata a Palazzo Reale il 28 ottobre. In mostra, 90 capolavori provenienti dal Museo Russo di San Pietroburgo, tra i quali opere di Kazimir Malevich, Aleksandr Dejneka, Natalia Goncharova e Ljubov Popova. Forti, coraggiose, divine: sono le donne russe che hanno influenzato l’arte mondiale del XX secolo; le donne che hanno ispirato artisti e poeti; le donne che sono state loro stesse poetesse, pittrici, sante e scultrici. È dedicata a loro - e a tutte le donne che hanno combattuto per la libertà e per affermarsi nella propria professione, come la straordinaria Anna Akhmatova, scelta non a caso come immagine guida dell’esposizione - la mostra “Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa”, allestita a Palazzo Reale a Milano fino al 5 aprile 2021. Un’esposizione dedicata dunque alle donne di Russia, eroine di un’atmosfera storica, sociale e culturale del tutto particolare. “Nella cultura mondiale le donne hanno sempre giocato un ruolo importante. Tra loro vi furono esimie studiose, scrittrici, poetesse, artiste, impegnate nella lotta per la giustizia. In questo senso la Russia non ha fatto eccezione - ha detto Evgenija Petrova, direttore scientifico del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, che ha curato insieme a Joseph Kiblitksy l’esposizione.
Tuttavia, le circostanze storiche di questo paese hanno dettato alcune peculiarità che si sono in parte riflesse sui destini delle donne e sui loro rapporti con il mondo”. Saranno quasi 90 i capolavori provenienti dal Museo Russo di San Pietroburgo (e in buona parte mai esposti in Italia), che andranno a comporre i due grandi capitoli della mostra, suddivisa in 8 sezioni: Il cielo - La Vergine e le sante; Il trono - Zarine di tutte le Russie; La terra - L’orizzonte delle contadine; Verso l’indipendenza - Donne e società; La famiglia - Rituali e convenzioni; Le madri - La dimensione dell’amore; Il corpo - Femminilità svelata e Le artiste - Realismo e amazzoni dell’avanguardia. Un viaggio attraverso il ruolo che le donne hanno avuto nella società e nell’arte russa tra il XIV e il XX secolo; un omaggio alla loro bellezza, al contributo apportato alla società, alla modernità e allo sviluppo, senza dimenticare le loro battaglie per l’emancipazione e il riconoscimento dei diritti.
Attraverso un ricco corpus di opere, quindi, si vuole ripercorrere l’evoluzione culturale e sociale raccontata attraverso i mezzi espressivi e le tecniche più varie: dalla pittura a cavalletto alla scultura, dalle icone alla grafica, passando per la raffinata porcellana. Le donne, poi, viste e raccontate dagli uomini: tra gli artisti che hanno raffigurato le donne e il loro destino, saranno esposti Il’ja Repin, Boris Kustodiev, Filipp Maljavin, Kazimir Malevich, Aleksandr Dejneka e Kuzma Petrov-Vodkin, autore del ritratto della poetessa Anna Akhmatova. Fra le donne artiste esposte, ci saranno le “amazzoni dell’avanguardia russa”, attive nei primi trent’anni del ‘900: Natalia Goncharova, Ljubov Popova, Aleksandra Ekster e altre ancora. L’esposizione si chiude con la famosa scultura di Vera Mukhina “L’operaio e la kolkoziana”, creata per il padiglione dell’URSS all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi.
I LUOGHI DEL cuore
faI
AD OGGI, 24 NOVEMBRE (NDR), NELLA CLASSIFICA 2020 INERENTE I LUOGHI DEL CUORE DELLA LOMBARDIA, IL CASTELLO DI BRESCIA SI ATTESTA AL 5° POSTO CON 17.478 PREFERENZE. SEGUE LA CITTÀ DI BERGAMO, 8^, CON 14.159 VOTI. IL CENSIMENTO È APERTO! VOTA (E FAI VOTARE) I TUOI LUOGHI DEL CUORE: HAI TEMPO FINO AL 15 DICEMBRE 2020. LA CLASSIFICA DEFINITIVA VERRÀ PUBBLICATA A FEBBRAIO 2021
Manca un mese alla conclusione della 10ª edizione de “I Luoghi del Cuore”, il censimento nazionale dei luoghi da non dimenticare promosso dal FAI - Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Fino al 15 dicembre 2020 sarà possibile votare i propri luoghi più amati e contribuire così a tutelarli, farli conoscere o salvarli da degrado e abbandono: un gesto semplice e concreto per far bene all’Italia e partecipare alla cura e alla valorizzazione del suo patrimonio artistico, culturale e ambientale, in un anno in cui a causa delle limitazioni dovute all’emergenza sanitaria abbiamo sentito la sua mancanza e il bisogno del benessere che esso ci regala. Superata la soglia di un milione e trecentomila voti ricevuti un traguardo importante, indice del grande successo di questa edizione lanciata il 6 maggio – la classifica dei luoghi più amati dagli italiani è in costante movimento e si susseguono avvincenti cambi di posizione tra gli oltre 36.000 differenti “Luoghi del Cuore” segnalati finora. Al primo posto della classifica nazionale provvisoria, consultabile sul sito www.iluoghidelcuore.it, si trova ora la Ferrovia Cuneo-Ventimiglia-Nizza: i molti voti ricevuti le hanno permesso di scalzare il Castello di Sammezzano a Reggello (FI), sceso in seconda posizione dopo molti mesi in testa. Sale al terzo posto la Via delle Collegiate di Modica (RG) che unisce le chiese di San Giorgio, San Pietro e Santa Maria di Betlem, il cui patrimonio è bisognoso di recupero. Le due classifiche speciali - una dedicata all’“Italia sopra i 600 metri”, ovvero alle aree interne montane del Paese, e l’altra ai “Luoghi storici della salute” di costruzione risalente almeno a 70 anni fa - sono guidate rispettivamente dalla Ferrovia Cuneo-Ventimiglia-Nizza e dai Giardini dell’Ospedale militare di Taranto. Ma i giochi sono ancora apertissimi perché si sta entrando nell’ultimo mese dell’iniziativa, durante il quale tradizionalmente si registra una maggior mobilitazione da parte dei cittadini, singoli oppure organizzati in comitati, per stimolare le votazioni a favore delle realtà territoriali a loro più care: per il momento si sono già registrati sul sito www.iluoghidelcuore.it 290 comitati spontanei, che si stanno preparando per il rush finale potenziando la raccolta voti grazie
all’attivazione di vere e proprie reti locali, con il coinvolgimento di associazioni, istituzioni e scuole. E proprio per permettere di conteggiare i tanti voti che la Fondazione riceverà in chiusura di censimento, la classifica definitiva verrà comunicata entro la metà di marzo 2021. Votare e far votare il più possibile il proprio “luogo del cuore” è utile per tre motivi: 1) dopo l’annuncio dei risultati finali, a fronte della presentazione di un progetto concreto verranno assegnati rispettivamente 50.000, 40.000 e 30.000 euro ai primi 3 luoghi classificati e 20.000 euro al bene al primo posto delle classifiche speciali “Italia sopra i 600 metri” e “Luoghi storici della salute”; inoltre al luogo più votato via web sarà destinato un video, storytelling o promozionale, curato dal FAI (N.B. i premi non sono cumulabili); 2) tutti i proprietari - pubblici o non profit e i portatori di interesse dei luoghi che al termine del censimento avranno ricevuto almeno 2.000 voti potranno accedere al consueto Bando per la selezione degli interventi e presentare alla Fondazione una richiesta di restauro, valorizzazione o istruttoria di cui verrà poi valutata l’idoneità a ricevere i fondi resi disponibili da Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto. Il numero di voti è uno degli otto parametri di valutazione e maggiore è la loro quantità più alto è il punteggio in palio; 3) in molti casi la visibilità ottenuta dai luoghi più votati può portare alla nascita di collaborazioni virtuose tra istituzioni e stakeholder del territorio e stimolare lo stanziamento di ulteriori contributi. Il censimento del FAI è un importante strumento di impegno civile a favore dei beni culturali e paesaggistici italiani, i cui risultati sono tangibili. La partecipazione all’iniziativa permette infatti di cambiare in positivo il presente di alcuni dei luoghi votati, gioielli spesso poco conosciuti e bisognosi di tutela e restauri, e di garantire loro un futuro. Ai primi posti della classifica provvisoria della Lombardia ci sono la Città di Bergamo e il Castello di Brescia che si contendono il 7-8 posto a livello nazionale C’è tempo fino al 15 dicembre 2020 per votare i propri “luoghi del cuore”: un’occasione unica per esprimere il proprio amore per l’Italia e condividerlo con chi riconosce nelle bellezze del nostro Paese la propria identità.
Partecipa e vota il tuo LUOGO DEL CUORE Sul sito www.iluoghidelcuore.it Con moduli cartacei di raccolta voti dedicati a ogni “luogo del cuore”, scaricabili dal sito www.iluoghidelcuore.it
FRIUL MOSAIC
WILLIAM BERTOIA, IL PADRE DELL’AZIENDA FRIULANA, RICEVE IL PREMIO MAM PER LE ECCELLENZE ARTIGIANE ITALIANE
FRIUL MOSAIC Giunge ormai alla terza edizione il premio biennale MAM – Maestro D’arte e Mestiere, promosso dalla Fondazione Cologni dei Mestieri D’arte in collaborazione con ALMA, La Scuola Internazionale di Cucina Italiana. Tra le eccellenze dell’artigianato artistico italiano, per la categoria Mosaico/Pietra, non poteva mancare William Bertoia fondatore di Friul Mosaic, azienda specializzata da oltre 30 anni nella realizzazione di mosaici. Da sempre (quando si poteva) ospitata presso il Salone d’Onore della Triennale di Milano, pochi giorni fa è avvenuta la premiazione su piattaforma digitale a cui hanno potuto assistere in totale sicurezza numerosi maestri, amici e sostenitori. Per l’occasione sono stati conferiti i prestigiosi riconoscimenti ad alcune di quelle che MAM definisce “mani intelligenti”, tra questi appunto William Bertoia. “Con questo premio, la Fondazione, vuole colmare una grave mancanza del nostro sistema che viene ora aggravata da questo periodo difficile” Ci racconta William Bertoia. “È importante valorizzare e portare all’attenzione dei media e delle nuove generazioni le ricchezze artigiane del nostro paese, eredità di una storia e una cultura che non va persa ma bensì tramandata. Quella del mosaico artistico friulano è un’arte destinata a durare nel tempo, mi appassiona ancora come quando avevo 20 anni e mi provoca un coinvolgimento storico-sociale, tema che penso faccia presa anche sulle nuove generazioni.”
William Bertoia originario di Casarsa e diplomato alla rinomata Scuola Mosaicisti del Friuli a Spilinbergo, ha fondato Friul Mosaic azienda leader nel settore dell’arte musiva. Nel laboratorio di Friul Mosaic, ogni giorno, con l’uso della storica martellina, vengono tagliate le tessere che arrivano fino ad uno spessore di 5 mm. Partendo dai progetti, vengono poi composte le opere assemblando queste minuscole tessere attraverso l’impiego di ore e ore di lavoro di precisione. Così nascono le creazioni di Friul Mosaic destinate a durare e essere tramandate nel tempo. Tutto questo avviene da sempre a San Martino al Tagliamento, dove l’azienda è ben radicata ed è personalmente coinvolta, insieme ai suoi esperti mosaicisti e talvolta designer esterni molto conosciuti, nella creazione di disegni originali e progetti su misura.
I candidati sono stati selezionati da una giuria di 100 esperti (storici, docenti e curatori dell'arte e delle arti applicate, direttori di musei e istituzioni culturali, protagonisti del mondo dell'alto artigianato con incarichi istituzionali, conoscitori e collezionisti di comprovato valore, giornalisti specializzati) con l’aggiunta per questa ultima edizione di una Commissione dei Maestri costituita da una selezione di MAM già premiati nelle edizioni precedenti, che rappresentano il fiore all’occhiello del saper fare italiano. I finalisti sono stati poi sottoposti al vaglio e al giudizio finale della Commissione Generale, composta da 15 autorevoli nomi del mondo della cultura, dell'arte, dell’imprenditoria, della comunicazione e i vincitori sono stati inseriti nel simbolico Libro d’Oro dell’Eccellenza Artigiana Italiana, un drappello straordinario di ormai oltre 200 grandi nostri “tesori viventi”.
Soggetto e sceneggiatura di Roberto Gagnor - Disegni di Valerio Held
Nuovo appuntamento in edicola con Topolino, che questa settimana rafforza il suo legame con il mondo dell’arte. Sul numero 3391 disponibile da mercoledì 18 novembre, infatti, Topolino celebra un importante restauro: quello della Vittoria Alata, un’affascinante scultura ricca di storia che si potrà presto ammirare a Brescia, città che la accoglie da sempre. Topolino rende omaggio alla Vittoria Alata con la storia Topolino e l’avventura della Minni Alata, che ne racconta il mito lungo duemila anni. In Topolino e l’avventura della Minni Alata - scritta e sceneggiata da Roberto Gagnor e disegnata da Valerio Held -, Trudy e Gambadilegno entrano al museo di Santa Giulia di Brescia per compiere un furto, ma restano in ostaggio di un ologramma didattico che racconta la storia della preziosa Minni Alata e che farà fare ai due ladri un viaggio nel tempo, dall’antica Grecia, passando in epoca romana fino ad arrivare ai giorni nostri, attraverso i racconti delle peripezie vissute dalla nike. Questo “viaggio nella storia” riuscirà a fermare le cattive intenzioni di Trudy e Gambadilegno? La storia della Minni Alata prende spunto, dunque, dalla Vittoria Alata, una splendida statua di bronzo che ha circa duemila anni, arrivata a Brescia durante l’Impero Romano
e rinvenuta nel 1826 nel corso degli scavi archeologici del tempio romano. Il ritrovamento diede una “nuova vita” alla statua, facendosi apprezzare dai visitatori di tutto il mondo e diventando musa ispiratrice di artisti e poeti. E ora, un recente attento restauro ne ha rinvigorito la bellezza, che presto si potrà ammirare in un nuovo e moderno allestimento all’interno del Capitolium di Brescia, ridisegnato da Juan Navarro Baldeweg, celebre architetto spagnolo. Fondazione Brescia Musei e il Comune di Brescia, promotori insieme alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Bergamo e Brescia del restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, inoltre, per sottolineare l’importanza del progetto, doneranno una copia del numero 3391 di Topolino a tutti i bambini della scuola primaria e infanzia di Brescia. L’appuntamento con Topolino 3391 e la Minni Alata, che ancora una volta conferma l’approccio narrativo sempre dinamico e ricco di creatività e fantasia del settimanale, è su www.panini.it! La Vittoria Alata valorizzerà l’area archeologica Brixia Parco Archeologico di Brescia Romana e il suo ritorno è accompagnato da un ricco palinsesto di eventi espositivi al Museo di Santa Giulia e presso il Capitolium.
Topolino e l’avventura della Minni Alata
SUL NUMERO 3391 UNA STORIA SPECIALE PER RENDERE OMAGGIO AL RESTAURO DELLA STATUA DI ORIGINE ROMANA CHE SI POTRÀ PRESTO AMMIRARE AL CAPITOLIUM DI BRESCIA
io CAMMINO
CON FIDO
Spesso si sente dire che “nulla accade prima di un Sogno”. L’Associazione Io Cammino con Fido ONLUS è esempio concreto e tangibile di questa affermazione. Il Sogno, apparentemente utopico, di poter essere realmente d’aiuto e fare la differenza nella vita dei cani che possiamo definire “ultimi tra gli ultimi” è stato il cuore pulsante della nascita di questa associazione, che è nata nel 2012, anche se i volontari arrivano da esperienze trentennali nel campo del volontariato per il soccorso dei cani. L’Associazione Io Cammino con Fido attualmente ospita cani con problemi comportamentali in educazione e riabilitazione, in attesa di adozione ed ha al suo interno una sezione specifica che opera come Rescue Retriever. Benché spesso siano le emozioni, gli sguardi, le profonde trasformazioni dei cani che l’associazione accudisce, riabilita e accompagna verso un nuovo percorso di vita, è giusto “dare anche i numeri”. In questi 8 anni di attività, l’associazione si è occupata di circa 700 cani dei quali 680 hanno trovato adozione in famiglie premurose che i volontari hanno accompagnato anche in percorsi educativi post-adozione. Fondamentale è la presenza e la collaborazione con i volontari, che permette all’associazione di portare avanti questo Sogno che oggi più che mai, nonostante le fatiche quotidiane, si puo’ confermare che è una realtà, sempre più grande e che resiste alle avversità quotidiane, soprattutto in questo periodo difficile per tutto il mondo a causa della pandemia in corso. Senza dimenticare di citare, i professionisti (medici veterinari , educatori ed istruttori cinofili) che supportano le necessità dei cercafamiglia e sono di grande aiuto per tutto quello che concerne la salute fisica, psicologica ed emotiva dei cani
che vengono accolti. Il presidente Milena Piazzalunga ha riferito “Ci teniamo infatti a sottolineare che prendersi in carico un cane, soprattutto per la tipologia di animali che decidiamo di aiutare, quelli con indice di adottabilità di partenza molto basso, per utilizzare termini tecnici, significa aiutarlo sotto ogni punto di vista; quando un cane arriva in associazione la prima fase prevede sicuramente un’attentissima analisi medico-veterinaria delle condizioni sanitarie, a cui contemporaneamente viene affiancata una fase di osservazione etologica che è fondamentale per leggere le motivazioni e le inclinazioni del singolo soggetto dal punto di vista emotivo e comportamentale, che sono la base imprescindibile per un lavoro di rieducazione e recupero delle capacità sociali dell’animale stesso. Questa fase osservativa è tra le più importanti da portare avanti, perché permette di creare la base sicura su cui iniziare ad operare, pensando anche ad una futura adozione del cane. L’aspetto delle adozioni infatti, punto su cui ci teniamo a sottolineare la nostra grandissima attenzione e selezione a cui sottoponiamo le famiglie interessate, non è che la punta di un iceberg certamente tra le più importanti e sicuramente la più evidente, ma è fondamentale che il tutto sia costruito in maniera idonea a partire dalle caratteristiche del singolo cane”. Spesso dall’esterno, le associazioni che si occupano di trovare nuova casa a cani abbandonati, sono viste come dei semplici “parcheggi” in attesa di una nuova condizione sociale familiare. Nulla di più sbagliato. La vita dei cani, esattamente come quella di ogni persona e più in generale di ogni essere vivente, non può e non deve essere messa in stand-by.
io cammino CON FIDO Ecco quindi che l’intervento dei volontari che portano i cani in passeggiata , ma anche qui, non solo, che costruiscono e intrecciano relazioni con gli animali che l’associazione ospita, attraverso il gioco, la presenza e il contatto, assumono il giusto riguardo. Ecco perché benché si parli di volontariato non ci si può mai improvvisare. Il cuore non basta nell’approcciarsi al mondo degli animali, soprattutto quando parliamo di cani che hanno un passato che inevitabilmente li ha segnati, che non è una condanna, ma non può essere non preso in considerazione; Il volontario umano deve essere formato, educato, quasi “addestrato” perché esattamente come succede in ogni relazione, anche tra umani, prima di ottenere la fiducia (in cinofilia si chiama “accreditamento”), serve osservazione, capacità di leggere, rispetto profondo, tutto il resto viene dopo. Queste sono le fondamenta imprescindibili di una relazione che sia realmente evolutiva e permetta ai soggetti coinvolti di crescere, superare traumi del passato, fidarsi ed affidarsi. Se dovessimo quindi riassumere i compiti dell’Associazione Io Cammino con Fido e del suo Rescue Retriever, alla luce di quanto premesso, non possiamo quindi esimerci dallo specificare almeno tre ambiti di intervento: AMBITO BENESSERE ANIMALE Recupero e presa in carico di cani che vivono in situazioni di degrado e/o abbandono, cura dal punto di vista veterinario, riabilitazione dal punto di vista comportamentale ed emotivo, che si espleta attraverso diversi momenti, come per ogni relazione tra esseri viventi che si deve costruire nel tempo, Ricerca della famiglia “giusta” per il cane “giusto”. Il ruolo dell’associazione è scomodo, a volte dobbiamo dire “no” a famiglie che hanno mostrato interesse per un cane piuttosto che per un altro. È una scelta scomoda ma di grande responsabilità. Un cane non è per tutti, in particolar modo cani che hanno un passato e che hanno già sperimentato sofferenza. Il compito, in questo senso, è tutelare il cane dal ri-vivere esperienze che non siano evolutive e di relazione importante, dall’altro permettere al sistema famiglia umana, che già di per sé e complesso ed è un intreccio di relazioni, di vivere la presenza del cane come un valore aggiunto, come la possibilità di crescere come sistema grazie alla presenza dell’animale. AMBITO UMANO Ricercare, formare ed accompagnare volontari umani che ci continuino a permettere di mantenere vivo questo sogno diventato realtà
AMBITO PREVENTIVO Oggi più che mai per la società moderna è un bisogno impellente ed urgente comprendere quanto gli animali siano a tutti gli effetti esseri senzienti, in grado di vivere e sperimentare emozioni e di nutrirsi di relazioni, il compito della nostra associazione, che deve essere e fare la differenza, è diventare portavoce di questo messaggio, che deve inevitabilmente tradursi in nuove modalità di comportamento dell’animale umano nei confronti del mondo della natura e dell’animale non umano. “Un altro, ma vitale, perno della nostra associazione è il recupero fondi per continuare ad operare” ci fa notare il presidente, “non abbiamo sovvenzioni di alcun tipo, dobbiamo autofinanziarci e viviamo di donazioni volontaie. Abbiamo la fortuna di avere in associazione chi si rende disponibile per creare manufatti da vendere, il vice presidente Federica Luzzana, che passa tutto il suo tempo libero creando oggetti che permettono all’associazione di recuperare quanto necessario per le spese dei cani in pensione, le spese veterinarie, i farmaci, il cibo. Ogni mese è sempre più complicato, il lockdown ha messo in ginocchio la nostra attività, i banchetti informativi. Abbiamo bisogno di garantire ai nostri cani il necessario altrimenti tutto il nostro lavoro sarebbe vano”. In questo momento l’associazione sta focalizzando tutte le attività su 10 cani che hanno bisogno di essere recuperati dal punti di vista comportamentale, quello che viene chiamato lo “zoccolo duro”, quei cani che hanno visto negli anni i loro compagni andare a casa e loro sono rimasti a guardarli andare via uno dopo l’altro da dietro le sbarre. Queste 10 anime sono quello che rimane del progetto DIVERSAMENTE PERFETTI 2.0, SI PUO’ FARE! iniziato 3 anni fa nella speranza di dare loro visibilità. Erano 65 cani, lo scorso anno sono diventati 35 e oggi restano questi 10 per i quali i volontari dell’associazione non vogliono rinunciare a sperare di trovare una casa. Tanti cani sono stati seguiti dall’associazione, tanti hanno trovato famiglie disposte a tenere tra le mani i cuori di cani che non hanno conosciuto nulla se non abbandono, fame, freddo e solitudine.
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