ANNO 18 - N° CENTOSETTANTAQUATTRO - MARZO 2022 - € 5
BRESCIA
In copertina Roberto Zini, Presidente Farco Group
CMP BERGAMO
SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO
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Giovanni Fontana, Presidente DUC Brescia Festival Pianistico Brescia Bergamo bad: Bergamo Animation Days Restauro Santa Maria in Solario Il Piccio in Carrara La grande notte del Jazz Bergamo Film Meeting Brescia Photo Festival
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La macchina dell’allestimento della Capitale Italiana della Cultura si è avviata ma una serie di incognite ancora sembrano non rendere completamente sereno l’orizzonte. E non dipendono da chi ci sta lavorando…. La situazione causata prima dalla pandemia e più recentemente dalla guerra, non lascia certo ben sperare circa gli spostamenti internazionali e, se prima era importante intercettare i turisti stranieri di passaggio in Italia e indirizzarli verso Bergamo e Brescia diventate per l’occasione molto attrattive, adesso bisogna rivedere un po’ i conti… fatti senza l’oste Putin. Quindi, mancando all’appello molti stranieri, diventerà gioco-forza cercare di attirare gli italiani, specie quelli delle regioni più vicine, in primis i lombardi e ancora con più entusiasmo i bergamaschi e i bresciani. Che non vengono in aereo, che hanno fatto i vaccini e hanno una voglia matta di uscire di casa per qualcosa che ne valga la pena. Quindi, grande spinta verso le altre città della Lombardia affinché tutti vengano a conoscere Bergamo e Brescia, che per tutto l’anno metteranno in mostra il meglio che possono offrire, tra paesaggio, arte e buon cibo. Grande comunicazione su Milano e il resto della regione, e poi Piemonte, Emilia e Veneto e Roma, da dove si può facilmente anche pianificare più giornate di visita, un week end o una settimana… ma anche solo la toccata e fuga sabato-domenicale. E poi, come dice giustamente lo slogan scelto noi “Siamo” Capitali della Cultura e in ragione di ciò auspichiamo che il tutto sia organizzato in primis per i Bergamaschi e i Bresciani, che possano tutti quanti, dalla pianura alle valli, scoprire vicendevolmente le tante potenzialità che una comunione di intenti può generare, riscoprire preziose eredità che dobbiamo valorizzare e tramandare, coscienti di quanto la collaborazione sia meglio della competizione. Bergamo e Brescia potrebbero avere da questa esperienza un portato eccezionale capace di evidenziare un nuovo polo decisionale contrapposto al centralismo meneghino.
+ BRESCIA A BERGAMO + BERGAMO A BRESCIA +
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INSIEME VERSO IL 2023
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Presenti da 18 anni su entrambe le province ci siamo volentieri da tempo assunti il ruolo di far conoscere vicendevolmente le due realtà proponendo su entrambe le testate, qui Bergamo e qui Brescia, i luoghi, gli eventi, le mostre, i protagonisti e le suggestioni che accompagneranno Brescia e Bergamo
DA QUI AL 2023
+ BRESCIA A BERGAMO
59a Edizione del Festival pianistico Internazionale Brescia Bergamo dal 19 aprile da pag. 6
In queste pagine abbiamo giocato un po’ con il segno grafico che caratterizza il logo dell’anno in cui saremo Città Capitale della Cultura realizzato da Massimiliano De Marinis dell’agenzia akòmi e che ci è sembrato adattissimo per il percorso che vi proponiamo in questo numero negli eventi culturali delle due città
Lo sguardo restituito: Una storia del ritratto Dal 24.03 pag.30
Il restauro percettivo di Santa Maria in Solario da pag.16
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BFM Torna il cinema di qualità dal 26 marzo al 3 aprile pag. 28
La Grande Notte del Jazz Teatro Grande 29 marzo pag. 24
+ BERGAMO A BRESCIA :bad Bergamo animation day 20-21-22 Maggio da pag. 10
Toccar con mano i Longobardi Museo di Santa Giulia fino al 29 maggio a pag. 74
Pier Paolo Pasolini Moca Brescia fino al 24 Aprile a pag. 31
Il Piccio in Carrara Accademia Carrara fino al 12 giugno pag. 20
Brescia Photo Festival Le Forme del Ritratto dal 31 marzo al 24 luglio da pag. 30 Aura: Fotografie di David Jiménez Spazio Fondazione Negri dal 26 marzo al 28 maggio pag. 75
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PER LA PRIMA VOLTA IL FESTIVAL ARTICOLERÀ IL PROPRIO TEMA SU DUE ANNI: IL 59° E IL 60° FESTIVAL SARANNO CONCEPITI COME UNA GRANDE ANTOLOGIA CHE PERCORRERÀ IL NOVECENTO. UN BIENNIO STRAORDINARIO CARATTERIZZATO DA IMPORTANTI RICORRENZE: NEL 2022 IL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL FONDATORE, IL MAESTRO AGOSTINO ORIZIO, E NEL 2023 LA 60a EDIZIONE E L’ANNO DI BERGAMO E BRESCIA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA.
Novecento Suite è il titolo scelto per descrivere la pluralità di voci che affollano la prima metà del secolo scorso. Dopo un’edizione monografica dedicata al genio di Chopin, inizieremo quest’anno un viaggio musicale che avrà per protagonisti Ravel, Rachmaninov, Debussy, Gershwin senza dimenticare Bartók, Stravinskij e molti altri. Ascolteremo brani celebri, quali il Concerto in sol di Ravel e la Rapsodia in blue di Gershwin, e brani per la prima volta proposti al Festival come il brillante e ironico concerto di Britten. Non pochi dei pezzi che presenteremo sono stati composti nel periodo compreso tra la fine della Prima Guerra Mondiale e l’inizio della Seconda. Un ventennio di straordinaria freschezza musicale nel quale sembra che la musica reagisca alle macerie lasciate dalla Grande Guerra con particolare vitalità, attingendo a piene mani dal jazz, dalla musica da ballo più in voga nel periodo e, curiosamente, dal passato. Se Debussy e Ravel rileggono i grandi clavicembalisti francesi e Stravinskij riscopre Pergolesi, con Respighi riaffiora pure il gregoriano accanto alla scuola clavicembalistica italiana.
Finalmente saremo ancora tutti insieme nei Teatri colmi, ad ascoltare grande
musica, emozionandoci con i più grandi pianisti del mondo. Torna il Festival Pianistico Internazionale che da sempre unisce le due città, Brescia e Bergamo, scelte per essere insieme Capitale Italiana della Cultura l’anno prossimo. E, proprio nel 2023, il Festival fondato da Agostino Orizio, di cui ricorre il centenario dalla nascita, arriverà alla sua 60a edizione. Il Maestro Pier Carlo Orizio, Direttore Artistico del Festival, ha scelto di legare i due anni, questo e il prossimo, con un programma dedicato al ‘900. Interpreti di grande livello, tra consolidate certezze e grandi promesse. In cartellone, tra gli altri, Martha Argerich, Hélène Grimaud, Grigory Sokolov e Arcadi Volodos. Daniela Guadalupi, presidente del Festival, si è detta particolarmente orgogliosa di essere apripista per altri enti culturali tenuti ad allearsi per il 2023. Teatri, Università, Conservatòri ed Enti locali delle due provincie, trovano già nel Festival di quest’anno occasioni di collaborazione e di confronto destinate a durare nel tempo, anche oltre l’anno molto speciale che ci aspetta.
Filarmonica Pier Carlo Orizio
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AGOSTINO ORIZIO, 100 ANNI DI MUSICA Il Festival ricorda un anniversario molto sentito, il centenario della nascita del fondatore Agostino Orizio. Grande artista e organizzatore, motore del Festival per oltre 40 anni, il maestro aveva già compreso nel 1964 il potenziale di un’iniziativa culturale comune alle due città. Due i concerti-evento che aprono il cartellone della 59esima edizione a lui dedicati: il 19 aprile il concerto con Martha Argerich e il giorno seguente il recital di Arcadi Volodos al Donizetti. All’interno della sezione Progetti ed iniziative è possibile trovare il calendario delle iniziative dedicate al centenario.
Il Festival Pianistico si avvicina al traguardo del suo 60esimo compleanno, inaugurando la prima parte di un programma biennale che ha come protagonista il Novecento. La 59esima edizione, dal titolo Novecento Suite, andrà in scena dal 19 aprile al 18 giugno e vede come Main partner Intesa Sanpaolo. Il titolo scelto rispecchia la pluralità di voci che affollano la prima metà del secolo scorso, soprattutto nel periodo compreso tra la fine della Prima Guerra Mondiale e l’inizio della Seconda. In programma un viaggio musicale che avrà per protagonisti Ravel, Rachmaninov, Debussy, Gershwin senza dimenticare Bartók, Stravinskij e molti altri. «Un ventennio di straordinaria freschezza musicale nel quale sembra che la musica reagisca alle macerie lasciate dalla Grande Guerra con particolare vitalità, attingendo a piene mani dal jazz, dalla musica da ballo più in voga nel periodo e, curiosamente, dal passato – spiega il direttore artistico Pier Carlo Orizio – Ascolteremo brani celebri, quali il Concerto in sol di Ravel e la Rapsodia in blue di Gershwin, e brani per la prima volta proposti al Festival come il brillante e ironico concerto di Britten». Il concerto inaugurale, a Bergamo il 28 aprile e a Brescia il 29, attinge a piene mani dal tema novecentesco con un programma che prevede ben 3 concerti per pianoforte e orchestra. Due i pianisti, entrambi molto cari al Festival, che si alterneranno sul palco diretti da Pier Carlo Orizio con la Filarmonica del Festival. Alessandro Taverna sarà il solista del Concerto di Britten, mentre ad Alexander Romanovsky verrà affidata la Rapsodia su un tema di Paganini op.43 di Rachmaninov. Dulcis in fundo il Concerto per due pianoforti di Poulenc, che manca al Festival da 20 anni. IL 59°FESTIVAL SI APRE CON IL RICORDO DI AGOSTINO ORIZIO Il 59°Festival sarà l’occasione per ricordare i 100 anni della nascita del maestro Agostino Orizio, fondatore del Festival, nato il 15 maggio 1922 in Franciacorta. I primi due concerti in cartellone sono pensati come omaggi a lui dedicati: Martha Argerich – ospite fin dal 1967 nella IV edizione del Festival – al Teatro Grande il 19 aprile ricorderà il maestro Agostino insieme ai giovani della Filarmonica diretti da Pier Carlo Orizio. Al Donizetti il 20 aprile si esibirà in recital Arcadi Volodos, pianista che fin dagli esordi fu particolarmente apprezzato dal Maestro, che lo volle al Festival per la prima volta nel 2002.
CENTENARIO DEL MAESTRO AGOSTINO ORIZIO Ai due concerti in ricordo di Agostino Orizio che apriranno il Festival, si aggiungerà un calendario di eventi in via di definizione: il 6 maggio il ricordo della città di Brescia in Salone Vanvitelliano in collaborazione con il Comune e il 14 maggio un concerto evento nella chiesa di Cazzago San Martino, paese natale del Maestro dove fu sindaco per 19 anni.
Il concerto, accompagnato da voce narrante, vedrà protagonisti gli archi della Filarmonica del Festival e il coro de I Piccoli Musici, con la partecipazione del corpo musicale ‘M° Pietro Orizio’. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con il Comune di Cazzago S.M. e l’Accademia Santa Giulia di Brescia. Immagine tratta da una fotografia di Pier Carlo Orizio, Direttore Artistico del Festival Pianistico Brescia Bergamo
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MARTHA ARGERICH
GRIGORY SOKOLOV
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YING LI
HÉLÈNE GRIMAUD
ABBONAMENTI E BIGLIETTI La campagna abbonamenti è partita a Brescia il 15 marzo e a Bergamo il 22 marzo. L’inizio per la vendita dei biglietti serali è previsto per venerdì 1 aprile nelle biglietterie ed online su Vivaticket. 9
GLI OSPITI Martha Argerich e Arcadi Volodos sono solamente i primi grandi nomi internazionali che il Festival torna ad ospitare al Teatro Grande e al Teatro Donizetti, finalmente a capienza piena. Attesissimo l’arrivo della grande Hélène Grimaud, per anni pupilla di Claudio Abbado, che si esibirà per la prima volta al Grande il 29 maggio e al Donizetti il 31 con un programma che prevede Silvestrov, Chopin, Satie, Debussy e Schumann. Tra le promesse del pianismo in ascesa il francese Lucas Debargue, che con il suo Ravel ha lasciato il segno al XV Concorso Čajkovskij, sarà il 18 maggio a Bergamo e il giorno dopo a Brescia con in programma Scarlatti e Ravel. Grigory Sokolov porterà nelle due città un programma a base di Beethoven e Schumann. Nell’ultima parte del cartellone, a Brescia il 4 giugno e a Bergamo il giorno successivo, ritornerà l’Orchestra della Toscana che proporrà altri due pezzi fondamentali del primo Novecento: il Concerto in sol maggiore di Ravel con solista Federico Colli e la Sinfonia ‘Classica’ di Prokof ’ev.
LUCAS DEBARGUE
ARCADI VOLODOS
FEDERICO COLLI
Orchestra della Toscana
Completano il programma i recital di François Joël Thiollier, impegnato in un tutto Gershwin a Bergamo nell’ex chiesa di Sant’Agostino e a Brescia in Auditorium S. Barnaba. Già annunciati i debutti di altri tre giovani pianisti: Alexander Gadjiev che ha portato l’Italia sul podio dell’ultimo Concorso Chopin, si esibirà al Grande il 3 maggio; la cino-americana Ying Li, vincitrice della prima edizione del Concorso Antonio Mormone, sarà al Donizetti il 21 maggio e il 22 in Auditorium S. Barnaba; Josef Mossali si esibirà per la prima volta nella cornice del Donizetti l’8 giugno. 10
FRANÇOIS JOËL THIOLLIER
ALEXANDER GADJIEV
JOSEF MOSSALI
RASSEGNE OFF TEATRO Accanto ai concerti al Teatro Grande e al Donizetti, tornano le rassegne collaterali: in entrambe le città i Concerti con i Giovani Talenti con i migliori allievi dei Conservatori Luca Marenzio e Gaetano Donizetti e gli appuntamenti in provincia di Festival e dintorni. Quest’anno infatti il Festival collabora con l’Università degli Studi di Bergamo e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia per Il Novecento attraverso lo specchio musicale, ciclo di conferenze che affiancherà il viaggio musicale con approfondimenti e analisi dell’area storico-politica, letteraria, artistica ed economica. Il ciclo di conferenze si inserisce a pieno titolo nelle iniziative proposte dalle istituzioni coinvolte per il progetto Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. Rispetto ai concorsi dedicati alle scuole, il 25 febbraio si chiude il termine di partecipazione per il Concorso a temi Cerri-Mazzola, che unisce entrambe le provincie. La cerimonia di premiazione sarà il 23 aprile in Auditorium S. Barnaba. FESTIVAL E DINTORNI Ritorna nelle sale dell’hinterland con 5 pianisti di alto livello: Giuseppe Albanese sarà sabato 30 aprile l’Auditorium Mozzoni di Mozzo e il giorno successivo al Palazzo della Cultura di Cellatica; all’Auditorium Modernissimo di Nembro lunedì 2 maggio il recital di Alexander Gadjiev; Gloria Campaner tornerà a Vertova in Sala Testori domenica 22 maggio; Andrea Bacchetti sarà al Cineteatro Sorriso di Gorle giovedì 26 maggio ed infine venerdì 27 maggio al Teatro del Casinò di S. Pellegrino Terme si esibirà Roberto Cominati.
“In vista del 2023 vogliamo implementare le sinergie con il territorio, a partire dai Conservatori e dalle Università per creare occasioni di dialogo non solo tra le varie istituzioni culturali, ma anche tra i loro pubblici differenti”. (Daniela Guadalupi, Presidente del Festival Pianistico Internazionale Brescia - Bergamo)
I Piccoli Musici
GIUSEPPE ALBANESE
ANDREA BACCHETTI
GLORIA CAMPANER
ROBERTO COMINATI
GIULIA RIMONDA
MASSIMILIANO MOTTERLE
A giugno a Brescia tornano i Concerti nel Chiostro del Museo Diocesano con 4 appuntamenti: lunedì 13 giugno Roberto Cominati, il 14 Massimiliano Motterle e venerdì 17 giugno il duo pianoforte e violino Josef Mossali e Giulia Rimonda. Sabato 18 giugno chiude la rassegna la conferenza concerto ‘Debussy sbarca nel Novecento’ con Piero Rattalino e Ilia Kim.
ILIA KIM
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SOTTO UNA NUOVA LUCE: IL RESTAURO PERCETTIVO DI SANTA MARIA IN SOLARIO Realizzato con la cura dell’Architetto Laura Salvatore Nocivelli e i light designer di RPP La nuova luce
All’inizio di questo mese, presso l’Auditorium di Santa Giulia, è stata presentata la nuova illuminazione dell’Oratorio di Santa Maria in Solario, promossa da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia, con il sostegno dei Rotary Club Bresciani. Un “restauro percettivo”, realizzato con la cura dell’architetto Laura Salvatore Nocivelli e i light designer di RPP La nuova luce, uno dei progetti più identitari che Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia hanno realizzato per celebrare il decennale del sito Unesco ‘I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568 – 774 d.C.)’: un traguardo importante che permette di conoscere meglio un luogo estremamente rilevante del complesso monumentale di Santa Giulia e nella magnificenza dell’archiVERSO IL 2023 tettura romanica, che ora è decisamente meglio leggibile nell’interezza Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia c del suo ciclo frescato. L’intervento è stato possibile grazie on il supporto di Rotary Club Bresciani e RPP - Run Power Plants alla collaborazione della Soprinten- insieme per valorizzare un tassello cardine del patrimonio museale bresciano e del futuro Corridoio Unesco denza Archeologia Belle Arti e PaUn esempio di mecenatismo illuminato per la conservazione e esaggio per le province di Bergamo gestione del patrimonio culturale in una logica civica e Brescia e al prezioso supporto dei Rotary Club bresciani che hanno finanziato il progetto. “Nella nostra città sono numerosi i luoghi carichi di storia e di fascino - ha commentato Laura Castelletti, vicesindaco e assessore alla cultura - “Ma se c’è un ambiente che eccelle per malìa e suggestione è davvero Santa Maria in Solario: la sua architettura, i suoi tesori, quell’incontro fra il candore della pietra e lo splendore degli affreschi, fra l’essenzialità e la magnificenza, ne fanno un punto imprescindibile all’interno del percorso museale di Santa Giulia ma, aggiungerei, dei percorsi artistici della città e della Regione. La professionalità dell’arch. Laura Nocivelli e la lungimiranza e generosità dei Rotary Club bresciani ci consentono oggi di portare “nuova luce” su questo straordinario brano del nostro patrimonio, di valorizzar-
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lo attraverso un perfetto connubio di tecnologia e filologia. Questo intervento rappresenta certamente uno dei momenti più significativi del decennale del nostro sito Unesco e anticipa nel migliore dei modi l’anno che, sotto il titolo “Città Illuminata” ci vedrà Capitale della Cultura assieme a Bergamo nel 2023”. “L’intervento di nuova illuminazione dello splendido Oratorio di Santa Maria in Solario è un ulteriore esempio virtuoso di partnership tra il pubblico e il privato intorno alla valorizzazione del nostro patrimonio”, ha dichiarato Francesca Bazoli presidente Fondazione Brescia Musei. “Grazie al contributo dei Rotary Club bresciani e di Run Power Plants dell’architetto Laura Salvatore Nocivelli, la comunità vede restituita, a 25 anni dal suo originale allestimento, uno spazio monumentale riproposto secondo criteri illuminotecnici moderni che valorizzano l’architettura e stupiscono il visitatore con il nitore dei nuovi corpi illuminanti, producendo un effetto magico in uno degli spazi frescati più importanti d’Italia. Il risultato conferma l’interesse della comunità d’impresa bresciana a sostenere gli interventi di rinnovamento del patrimonio affinchè i nostri musei e gli spazi espositivi si presentino al meglio per il grande appuntamento della Capitale della Cultura 2023”. Unico edificio romanico del complesso benedettino di Santa Giulia, edificato in pietra locale tra i due chiostri meridionali del monastero, l’oratorio era strettamente legato alla vita liturgica delle monache. L’edificio, dalla muratura possente, è articolato in due ambienti: il piano inferiore, utilizzato inizialmente dalle religiose come un vero e proprio oratorio, è collegato, tramite una ripida scala ricavata nello spessore del muro settentrionale, al piano superiore, un tempo accessibile solo dalla badessa, poi dedicato alla preghiera individuale delle monache.
Il progetto è stato frutto di un lungo confronto tra i light designer di RPP e gli esperti di Fondazione Brescia Musei che, attraverso un continuo processo di sperimentazione in loco per testare varie soluzioni e trovare la giusta tonalità e intensità della luce per illuminare al meglio gli affreschi e tutte le superfici, ha portato al risultato che si può ammirare oggi: una luce morbida che accarezza tutte le pareti, le rende leggibili, mantenendo comunque l’atmosfera di raccoglimento tipica delle architetture sacre, quasi a lume di candela. “L’intervento di restauro percettivo con la luce in Santa Maria in Solario è il felice connubio di conservazione e valorizzazione”, commenta il direttore di Fondazione Brescia Musei Stefano Karadjov. “Il nuovo design illuminotecnico garantisce la piena percezione dei capolavori conservatori in Oratorio, fra cui la Croce di Desiderio e la Lipsanoteca, e rende magnifico il classico e aggraziato ciclo di affreschi del Ferramola, finalmente percepibile in modo integrato e omogeneo grazie alla luce. L’intervento ha visto la collaborazione tra i nostri conservatori e gli ingegneri di R.P.P. in un rapporto di coprogettazione che è esemplare e ci consente, soltanto a un anno dalla restituzione degli spazi del Quadrilatero rinascimentale proprio grazie al completamento dell’illuminazione, di recuperare un nuovo spazio magico, assolutamente centrale nel programma di valorizzazione della Fondazione Brescia Musei. È infatti l’Oratorio di Santa Maria n Solario il grande attrattore del Corridoio Unesco nel suo itinerario di connessione tra il chiostro di San Salvatore e il Viridarium”. Al piano inferiore il sistema utilizzato si compone di un fascio di luce intensa lungo le pareti perimetrali, un’illuminazione che rende perfettamente leggibili la composizione della pavimentazione, le murature e i monumenti in pietra, e al contempo i più piccoli particolari delle iscrizioni, e delle opere esposte. Infatti si è scelto di valorizzare l’architettura dell’aula utilizzando una luce radente alle pareti, che eliminasse gli effetti di ombreggiatura delle vetrine permettendo la lettura della dedica al Dio Sole sull’altare romano di reimpiego che costituisce il pilastro centrale della sala. Al piano superiore la luce si sdoppia secondo i piani di proiezione: le figure degli apparati decorativi di Ferramola si affollano in un rapporto prospettico centrale, i personaggi principali di grandi dimensioni, ben definiti nei particolari, avanzano quasi a uscire fuori dall’affresco, figure o architetture rappresentate sul fondo retrocedono in secondo piano. La volta blu stellata domina l’aula e suscita una intensa emozione; introduce al racconto della Passione e delle vite dei Santi nei grandi riquadri affrescati e alle iscrizioni dipinte lungo gli architravi, sotto le lunette, le nicchie e le vele angolari. La revisione della luce d’ambiente ha portato a considerare nuovamente e rinnovare l’illuminazione interna delle vetrine che custodiscono due degli oggetti più importanti del tesoro del monastero: la Lipsanoteca al piano inferiore e la Croce di Desiderio al piano superiore. Utilizzando la struttura già esistente, i precedenti corpi illuminanti sono stati sostituiti con luci led che definiscono nel dettaglio l’altissima qualità delle opere e al contempo rispondono ai criteri di sostenibilità energetica. Ora l’illuminazione dell’aula superiore è dinamica e prevede una sequenza di tre scenari luminosi che, mantenendo sempre luminosa la Croce di Desiderio, accendono il soffitto dell’aula e infine le pareti, mantenendo equilibrio tra visibilità degli affreschi e luce complessiva. Inoltre grazie a un comando in remoto in particolari occasioni è possibile accendere o spegnere le luci sulle singole pareti; questa modalità in particolare è stata ideata per favorire la visione ottimale di studiosi e addetti ai lavori. 18
SOTTO UNA NUOVA LUCE
Lungo la scala tra il piano terra e il primo piano, si è prospettato un intervento lineare, realizzato utilizzando il corrimano, già presente, a mezzo di una lunga barretta led linear, correttamente orientata a sezione triangolare, che si predispone con un fascio tenue e continuo, nel rispetto anche della sicurezza dei luoghi, assolutamente bianco-luce, la cui visibilità permette di percorrere in sicurezza i gradini verso l’aula della Croce. In occasione di questa revisione generale di visita a Santa Maria in Solario, è stata ripristinata infine l’uscita dall’aula superiore attraverso l’antico portale strombato e dipinto di età medievale, con la possibilità per i visitatori di affacciarsi al loggiato superiore del chiostro e ammirare la sequenza architettonica delle chiese del monastero. “Lo spirito del progetto della nuova illuminazione del suggestivo Oratorio romanico di Santa Maria in Solario” - ha affermato l'architetto Laura Salvatore Nocivelli, - si è realizzato come una innovativa 'best practice' delle peculiarità imprenditoriali e del patrimonio storico e artistico in cui riconoscersi e quindi in un patto tra pubblico e privato. La collaborazione di alcuni Rotary Club bresciani impegnati in questa iniziativa, ha inoltre evidenziato la finalità di stringere innovativi rapporti con la comunità che nel patrimonio artistico si riconosce e si caratterizza. Il progetto imprenditoriale si è dunque identificato con la consapevolezza che il volto storico, artistico e culturale di Brescia costituisce il valore aggiunto nel reciproco scambio di una cultura d’impresa, forte della propria storia e proiettata nei nuovi modelli”. “Lo sforzo progettuale compiuto - ha dichiarato Sergio Dulio, Governatore del Distretto Rotary 2050 - per aggiornare l’illuminazione esistente di Santa Maria in Solario alle più moderne tecnologie garantisce ai visitatori la migliore fruizione e la massima sicurezza. Il completamento di un’impresa così importante e così difficile ha trovato la partecipazione dei rotariani bresciani, da sempre appassionati e conquistati dalle grandi sfide. A chi ha attivamente operato con la propria professionalità a questa realizzazione va tutto il mio plauso, come va il mio ringraziamento rotariano ai Club che questa opera hanno voluto e sostenuto con il loro impegno economico e di condivisione”. “La chiesa di Santa Maria in Solario, nel cuore del complesso benedettino di Santa Giulia, rappresenta un gioiello di grandissimo pregio - ha affermato Emilio Del Bono, sindaco di Brescia - custode di tesori come la Lipsanoteca e la Croce di Re Desiderio, impreziosito dagli affreschi cinquecenteschi di Floriano Ferramola, l’edificio romanico necessitava, da tempo, di un sistema di illuminazione in grado di valorizzare al meglio i capolavori in esso contenuti. Grazie all’innovativo progetto curato dall'architetto Laura Salvatore Nocivelli, realizzato con il contributo e il coinvolgimento dei Rotary Club bresciani, l’impianto illuminotecnico di Santa Maria in Solario consentirà ai visitatori di poter apprezzare pienamente il fascino di questo luogo, un vero e proprio scrigno di opere d’arte. Si tratta di un intervento importante, realizzato in tempi record, che fa parte di un più ampio piano di valorizzazione delle risorse patrimoniali Unesco del Comune di Brescia che Fondazione Brescia Musei sta realizzando con il coinvolgimento di partner privati. Desidero esprimere tutta la mia gratitudine nei confronti di Sergio Dulio, Governatore del Distretto 2050 del Rotary Club International, dell’architetto Laura Salvatore Nocivelli, della Fondazione Brescia Musei per aver realizzato questo lavoro di restauro percettivo che, ne sono sicuro, sarà davvero molto apprezzato”. 19
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INSIEME VERSO IL 2023
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TRE NUOVI PRESTITI D'ECCEZIONE RACCONTANO GIOVANNI CARNOVALI, DETTO PICCIO, AUTORE TRA I PIÙ SPERIMENTALI DELL'OTTOCENTO. UN PROGETTO CHE INVITA IL PUBBLICO A UN INEDITO PERCORSO ALL'INTERNO DEL MUSEO, ALLA RISCOPERTA DI UN AUTORE INSIEME A TANTE NARRAZIONI COLLEGATE ALLA COLLEZIONE, ALLA STORIA E AD UN INTERO TERRITORIO
PICCIO IN CARRARA È IL NUOVO CAPITOLO DI IN, FORMAT ESPOSITIVO CHE PERMETTE DI SCOPRIRE O RISCOPRIRE GLI ARTISTI PROTAGONISTI DEL MUSEO
Giovanni Carnovali, detto Piccio Ritratto di Gina Caccia (La collana verde), 1862 olio su tela collezione privata
Il nuovo progetto espositivo di Accademia Carrara di Bergamo dedicato a Giovanni Carnovali, detto Piccio (1804-1873) permette di approfondire uno dei pittori più originali dell'Ottocento lombardo, precursore di temi e innovativo nello stile. Insieme al percorso di opere parte della collezione Carrara, tre prestiti di eccezionale qualità, raramente esposti al pubblico: Ritratto di Gina Caccia (La collana verde) (1862), Ritratto di Vittore Tasca (1863), provenienti da due collezioni private, e Paesaggio a Brembate Sotto (1868-1869), dalla Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza. PICCIO IN CARRARA offre la lettura di uno spaccato storico e sociale di particolare interesse nell'Italia che raggiunge l'unità nazionale, prefigurando le impressioni di luce della pittura francese. Tra vicende risorgimentali e scenari naturali, tra realismo einvenzione, tra aderenza al vero e sperimentazioni coloristiche, Carnovali interpreta con maestria un sentire pittorico che sottolinea la piena dignità della pittura dell'Ottocento, negli stessi anni in cui in Toscana si sviluppava l'arte dei Macchiaioli. Un pittore che ha saputo raccontare il sentimento del suo tempo, sperimentando e precorrendo temi e linguaggi.
Come di consueto, i progetti espositivi di Accademia Carrara sono occasioni per rileggere la collezione, offrendo la possibilità al pubblico di approfondire "percorsi nel percorso". In quest'ottica, PICCIO IN CARRARA è il nuovo capitolo di IN, format espositivo che permette di scoprire o riscoprire i protagonisti del museo, partendo da un autore e approfondendo storia, origini, ispirazioni, connessioni tra le sale e la storia della Carrara. Da qui, i prestiti nazionali e internazionali come occasione per creare una mappatura che si avvia grazie a un artista e allarga orizzonti e meraviglia. Giovanni Carnovali, detto Piccio, Ritratto di Gina Caccia (La collana verde), 1862, particolare Carnovali è rappresentato in Carrara con 14 opere che coprono un arco temporale completo (dagli anni Venti ai Sessanta del XIX secolo), tanto da poter affermare che il museo bergamasco possiede una sorta di "monografica permanente" del pittore, in grado di raccontaremolti aspetti della sua personalità e ricerca stilistica. La vicenda personale e professionale di Carnovali è ricca di intrecci con la Carrara e il territorio bergamasco, una storia avvincente che cercherà d'essere ricostruita grazie a PICCIO IN CARRARA. Da bambino, al seguito del padre che lavorava per la famiglia Spini, ebbe modo di osservare i grandi ritratti realizzati da Giovan Battista Moroni più di due secoli prima (dal 1852 nella collezione del museo); e grazie al conte Spini - che riconobbe subito in lui un precoce talento artistico - poté iscriversi all'Accademia di Belle Arti. Studiò sotto la guida di Giuseppe Diotti - del quale il museo possiede un nucleo di opere, tra cui l'imponente tela di Antigone recentemente restaurata e riallestita - e intrecciò rapporti con altri autori, come l'amico Giacomo Trécourt che sostenne sempre la pittura di Piccio, sia come compagno di Accademia sia in qualità di docente a Pavia. A testimonianza di questa intensa amicizia, il ritratto di Trécourt esposto in Carrara è tra gli esempi più calzanti dello stile vibrante di Carnovali. Guglielmo Lochis, tra i grandi donatori del museo, fu uno dei suoi più importanti committenti. Un rapporto mecenate-artista che ancora oggi è sottolineato in Carrara grazie allo straordinario Ritratto di Guglielmo Lochis in veste da camera, realizzato nel 1835. In Carrara il percorso alla scoperta di Piccio si sviluppa tra le sale anche grazie al supporto di apparati grafici e segnaletica realizzati ad hoc per accompagnare il pubblico di opera in opera, di storia in storia. Inoltre, nel periodo di mostra, il ritorno in museo di uno dei più significativi dipinti di Piccio, Ritratto della contessa Anastasia Spini (1845 circa), attualmente in restauro, sarà occasione per celebrare un altro capolavoro del pittore. Accompagna il progetto espositivo un catalogo edito da Skira, con testi critici di M. Cristina Rodeschini, Niccolò D'Agati e M. Cristina Brunati.
In questa pagina dall’alto: Ritratto di Gigia Riccardi 1866, olio su tela Accademia Carrara Flora 1868 – 1869 olio su tela Accademia Carrara Qui a destra e sullo sfondo Giovanni Carnovali, detto Piccio Paesaggio a Brembate Sotto 1868-1869, olio su tela Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza 22
Giovanni Carnovali Piccio Ritratto Del Conte Carlo Marenzi, Accademia Carrara
Giovanni Carnovali Piccio Ritratto di Vittore Tasca (1863), collezione privata
Giovanni Carnovali Piccio Ritratto Del Pittore GiacomoTrècourt, Accademia Carrara
IL PICCIO IN CARRARA
Fino al 12 giugno Accademia Carrara Piazza Giacomo Carrara, 82 Bergamo www.lacarrara.it Giovanni Carnovali Piccio Ritratto Del Conte Andrea Spini, Accademia Carrara
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TEATRO GRANDE
LA NOTTE DEL JAZZ 24
La Fondazione del Teatro Grande di Brescia presenta la quinta edizione de La Grande Notte del
Jazz, il progetto che è ormai divenuto punto fermo del palinsesto artistico del Teatro Grande e dell’offerta culturale della città e che si terrà al Teatro Grande sabato 26 marzo dalle ore 19.00 fino alle 23.30 e ancora una volta porterà sui palcoscenici del Massimo cittadino alcuni tra i più interessanti musicisti del panorama jazzistico italiano e internazionale. Gli artisti selezionati per questa quinta edizione provengono, oltre che dal contesto nazionale, anche da Svezia e Stati Uniti, due Paesi in cui la musica jazz ha radici profonde e una fervente scena contemporanea. Molti degli italiani presenti in cartellone hanno inoltre maturato importanti esperienze e successi all’estero e alcuni di loro che vivono oltre confine tornano in Italia appositamente per partecipare alla manifestazione bresciana. La Grande Notte del Jazz si configura quindi come un fertile terreno di scambio e condivisione di stili, esperienze e influssi differenti che la rendono uno degli eventi di riferimento per gli appassionati del genere. Per l’edizione 2022 il Teatro Grande tornerà ad essere una piccola cittadella del jazz: dopo il concerto di apertura che ospiterà il pubblico in Sala Grande, tutte le sale del Teatro Grande saranno coinvolte contemporaneamente per la seconda e terza tranche di spettacoli: Ridotto, Sala Palcoscenico Borsoni e Salone delle Scenografie accoglieranno gli spettatori che avranno scelto uno dei tre percorsi ideati per partecipare a questa iniziativa, Ground, Air e Fire.Tutti i tre percorsi si apriranno in Sala Grande dalle 19.00 alle 20.00 con il concerto di apertura che vedrà sul palco del Massimo cittadino Greg Cohen, uno dei più grandi contrabbassisti del mondo. Virtuoso dello strumento, compositore di musiche per teatro e cinema e uno dei musicisti più poliedrici della scena jazz americana, Greg Cohen si esibirà alla Grande Notte del Jazz 2022 con Eleonora Strino e con Zeno De Rossi. Già ospite dell’edizione 2018, il raffinato duo di generazioni a confronto, costituito dalla chitarrista napoletana Eleonora Strino e dal contrabbassista californiano (ma da anni residente a Berlino) Greg Cohen, apre l’edizione di quest’anno diventando per l’occasione un trio, con il batterista veronese Zeno De Rossi. Quest’ultimo e Cohen avevano già una proficua collaborazione passata, soprattutto in produzioni originali. Con questo trio offriranno una vivace rilettura di capolavori di autori come Thelonious Monk, Harold Arlen, Luis Bacalov e Bruno Martino, mettendo sapientemente in relazione diverse tradizioni popolari nel più autentico spirito jazzistico. Per chi sceglierà il percorso Ground, la serata proseguirà nel Ridotto del Teatro con due appuntamenti che si susseguiranno a partire dalle 21.30. Il primo vedrà protagonista la voce di Costanza Alegiani accompagnata dai due componenti del suo trio – Marcello Allulli al sax tenore e Riccardo Gola al contrabbasso e basso elettrico – oltre alla partecipazione del batterista Fabrizio Sferra. Cantante e compositrice romana, laureata in jazz al Conservatorio di Frosinone e in filosofia alla Sapienza di Roma, Costanza Alegiani ha pubblicato nel 2021 Folkways, progetto musicale che dà nome anche al concerto proposto per La Grande Notte del Jazz. Tra le sue influenze e i suoi riferimenti musicali spiccano numi tutelari del folk e del cantautorato quali Joni Mitchell, Joan Baez, Richie Lee Jones, Leonard Cohen, Johnny Cash, Barbara Dane, Jacob Niles, Odetta e Folkways è un viaggio nelle tradizioni musicali degli Stati Uniti, rilette dalla sensibilità acuta e introspettiva di questa autentica storyteller. Dopo un breve intervallo, alle 22.45 prenderà la scena il Nazareno Caputo Phylum Trio composto dai musicisti Nazareno Caputo (vibrafono, percussioni), Ferdinando Romano (contrabbasso) e Mattia Galeotti (batteria). Il progetto del giovane vibrafonista di Firenze testimonia la particolare ricerca di questo ipnotico trio: il fascino principale della sua musica risiede nel primario interesse verso l’equilibrio e la coerenza formale, guidato dalla ricerca di elementi comuni nel confronto con la diversità. Si delinea un percorso musicale tra elementi, sistemi e concetti legati all’idea di struttura. Un percorso immaginato quale successione di eventi con un inizio e una fine, ma senza, necessariamente, una predeterminata successione cronologica. Gli spettatori che opteranno per il percorso Air, trascorreranno la seconda parte della serata in Sala Palcoscenico Borsoni dove alle 21.30 si esibirà l’Ilaria Capalbo Quintet nel progetto Karthago che racconta la fondazione, l’ascesa e il declino dell’antica città di Cartagine, la cui regina e fondatrice Didone morì suicida per amore. Ilaria Capalbo, contrabbassista e compositrice napoletana di stanza a Stoccolma, giovane promessa del jazz italiano ed europeo, attraverso otto composizioni originali, governate da un dinamico compenetrarsi di pratiche improvvisative proprie del jazz ed elementi articolatori più vicini alla musica colta contemporanea, riesce a costruire una musica dal peculiare e sensibile percorso narrativo, vitalizzato dal contributo artistico di alcuni tra i più creativi musicisti svedesi: Thomas Backman (sax alto, clarinetti), Fredrik Nordström (sax tenore e baritono, flauto contralto), Samuel Hällkvist (chitarra) e Fredrik Rundqvist (batteria). 26
SABATO 26 MARZO
LA NOTTE DEL JAZZ
TEATRO GRANDE
Il percorso Air prosegue alle 22.45 sempre in Sala Borsoni con un piano trio di recente formazione: il jaz vissuto come “ventre totale dalla gestazione continua” è al centro della poetica di Qaplá, trio nato da un’intuizione dell’eclettico batterista e compositore veronese Nelide Bandello, in cui confluiscono blues, be bop, musica brasiliana, canzone e improvvisazione libera. Ne sono artefici, insieme a Nelide Bandello, Alfonso Santimone al pianoforte e Stefano Dallaporta al contrabbasso. Per coloro che si lasceranno invece affascinare dal percorso Fire, la serata proseguirà alle 21.30 nel Salone delle Scenografie con il progetto Musiche Invisibili di ARE – Andrea Ruggeri Ensemble, una formazione nata nel 2014 che vede coinvolti tredici musicisti italiani provenienti da diversi progetti e formazioni. Musiche invisibili è la trasposizione in musica del romanzo Le città invisibili di Italo Calvino e rappresenta la sintesi dei molteplici linguaggi sonori che sono parte del background del leader sardo, trapiantato in Veneto: jazz, rock, musica popolare, composizione colta e libera improvvisazione. Accanto ad Andrea Ruggeri (batteria, live electronics) si esibiranno Elsa Martin (voce), Mirko Onofrio (flauti, sax tenore, voce), Gabriele Mitelli (pocket trumpet), Francesco Ganassin (clarinetti, sax alto), Christian Thoma (oboe, corno inglese, clarinetto basso), Francesco Saiu (chitarra classica ed elettrica), Elia Casu (chitarra elettrica, live electronics), Nazareno Caputo (vibrafono), Oscar Del Barba (pianoforte, fisarmonica), Daniele Richiedei (violino, viola),Annamaria Moro (violoncello) e Giulio Corini (contrabbasso). Infine, alle 22.45, il Salone delle Scenografie darà spazio alla musica di Federico Calcagno & The Dolphians. Classe 1995, diplomato in clarinetto e clarinetto jazz al Conservatorio Verdi di Milano, Federico Calcagno vive ad Amsterdam. Nel 2020 ha vinto il “Top Jazz” di Musica Jazz quale miglior nuovo talento italiano e nel 2021 è stato selezionato da I-Jazz per il progetto “Nuova Generazione Jazz”. Il sestetto The Dolphians è nato in omaggio a Eric Dolphy: propone composizioni originali e rielaborazioni di alcuni brani dello stesso polistrumentista afroamericano. Nel sound del gruppo – composto da Gianluca Zanello al sax alto, Luca Ceribelli ai sassofoni, Andrea Mellace al vibrafono, Stefano Zambon al contrabbasso e Stefano Grasso alla batteria - echeggiano atmosfere Blue Note degli anni Sessanta, arricchite però dalla peculiare ricerca del giovane leader e dalle forti personalità dei suoi partner. La Grande Notte del Jazz 2022 avrà inoltre un appuntamento a corollario che coinvolgerà uno degli artisti ospiti di questa V edizione per una Lectio Magistralis che si svolgerà la mattina di sabato 26 marzo alle ore 11.00 presso il Salone Pietro da Cemmo del Conservatorio Luca Marenzio di Brescia. L’incontro vedrà protagonista Greg Cohen, contrabbassista americano di fama mondiale che in questa occasione si concentrerà su un tema molto vicino al suo modo di fare musica: l’approccio creativo trasversale tra jazz e popular music. Un appuntamento gratuito (con iscrizione obbligatoria tramite il sito www.teatrogrande.it a partire da giovedì 16 marzo) con un grande Maestro della musica jazz, di sicuro interesse per gli appassionati del genere, ma non solo. La Lectio si terrà in lingua inglese. Per partecipare a La Grande Notte del Jazz, da giovedì 10 marzo il pubblico potrà acquistare i carnet dei tre percorsi (intero 30,00 euro; ridotto under30 e over65 20,00 euro) alla Biglietteria del Teatro Grande, sui siti teatrogrande.it e vivaticket.com. Orari apertura biglietteria Teatro Grande: dal martedì al venerdì dalle 13.30 alle 19.00 e il sabato dalle 15.30 alle 19.00. Nel giorno dell’evento la Biglietteria sarà aperta fino alle ore 21.30). I concerti non verranno venduti singolarmente.
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“Delle decine di manifestazioni cinematografiche che fiorirono negli anni ‘80 insieme con Bergamo Film Meeting non ne sono rimaste molte. Non possiamo non essere soddisfatti del successo di lunga durata di un festival che arriva alla quarantesima edizione. Dimostra che l’idea da cui partimmo era buona e che, pur cambiando inevitabilmente pelle e intenzioni nel corso del tempo, BFM una ragione di esistere l’ha sempre avuta. Non solo: BFM è stato sempre più apprezzato da pubblico e addetti ai lavori. L’epidemia di Covid 19, però, ha accelerato il processo di crisi storica del cinema, costringendoci oggi a chiederci che senso abbia un festival del cinema in sala. È una domanda che anche noi dovremmo porci fin dalla prossima edizione. Ma oggi è giusto prima di tutto celebrare: non solo i 40 anni, ma anche il ritorno in sala e in presenza dopo due edizioni “a distanza”. BFM era nato nel 1983 come un festival rivolto al futuro: si portavano in città i talenti mondiali emergenti. Ha poi passato una lunga fase in cui l’attenzione era rivolta al passato: le retrospettive sono state spesso il clou del programma. È diventato poi principalmente un festival del presente; un festival del presente europeo, da anni riconosciuto, anche con un significativo supporto finanziario, dai programmi MEDIA della UE. Con una battuta, verrebbe da dire che anche il presente, però, non è più quello di una volta - e nemmeno le forme della sua rappresentazione sullo schermo. Ma BFM continua ad essere uno specchio fedele della ricerca e dell’urgenza che moltissimi cineasti mettono nella testimonianza e nella reinvenzione del reale. È a loro che bisogna guardare per immaginare cosa potrà essere il cinema di domani, se ancora si chiamerà così. Prima di cominciare a pensare a quel che sarà, però, non bisogna dimenticare quello che è stato e chi non c’è più. Quarant’anni sono un bel pezzo della vita di un uomo o di una donna e inevitabilmente molti, dal 1983, ci hanno lasciato. Personalmente, ricordo ancora benissimo la riunione in Comune in cui si decise la creazione del festival. A quel tavolo, io ero il giovane di belle speranze e il destino mi consente di essere qui ora a scrivere queste note. Non ci sono più gli amministratori di allora, che furono attenti sostenitori istituzionali di quell’idea ambiziosa: il sindaco Giorgio Zaccarelli e l’assessore alla cultura Gian Pietro Galizzi, che sarebbe diventato sindaco a sua volta. Soprattutto, non ci sono più i due “Grandi Vecchi” di Lab 80 e Cineforum, Piercarlo Nolli e Sandro Zambetti: diversi per carattere e indole, ma simili nella loro voglia di fare e migliorare le cose. Sono stati l’esempio per più generazioni di cinefili e appassionati che si sono succeduti/e nelle mille mansioni, alte e basse, che servono per far funzionare BFM. In conclusione, usiamo quest’edizione per segnare la fine di un ciclo e l’inizio di una nuova epoca, con consapevolezza e apertura mentale: quella che al BFM non è mai mancata.” Davide Ferrario (Presidente Bergamo Film Meeting Onlus)
BERGAMO FILM MEETING
il FESTIVAL del PRESENTE EUROPEO Mostra Concorso
Come sempre riservata ai nuovi autori, la competizione internazionale presenta 7 lungometraggi di fiction, inediti in Italia, caratterizzati dall’originalità linguistica e narrativa con cui affrontano i temi della contemporaneità. I lungometraggi selezionati concorrono al Premio Bergamo Film Meeting, assegnato ai tre migliori film della sezione sulla base delle preferenze espresse dal pubblico. Al film vincitore andrà un riconoscimento del valore di 5.000 euro, istituito come sostegno rivolto alle produzioni che investono nei giovani autori, nel cinema indipendente e di qualità. Inoltre la giuria internazionale, che quest’anno è presieduta da Volker Schlondorff (regista) e composta anche da Frédéric Boyer (direttore Les Arcs Film Festival,Tribeca Film Festival e del RIFF di Reykjavík) Nicoletta Romeo (condirettore Trieste Film Festival e produttrice cinematografica) assegnerà 2.000 euro quale Premio per la migliore regia.
I film
Nö di Dietrich Brüggemann, Germania, 2021, 119' Dina e Michael hanno poco più di trent’anni. Lui è un medico, lei è un’attrice. Sono felici insieme, finché Michael pensa di interrompere la relazione. Dina risponde: “Nope” (Nö). Un film in tredici episodi sull’amore. El Radioaficionado / The Radio Amateur / Il radioamatore di Iker Elorrieta, Spagna, 2021, 87' Dopo la morte della madre, Nikolas, un trentenne affetto da autismo, decide di tornare nella sua città natale. La sua missione è raggiungere il mare aperto in due giorni, ma non sarà facile. Ane - la sua unica amica d’infanzia - cercherà di aiutarlo nell’impresa.
Sentinelle Sud / South Sentinel / Sentinella Sud di Mathieu Gérault, Francia, 2021, 97' All’indomani di un’imboscata in Afghanistan che ha decimato la sua unità, il soldato Christian Lafayette ritorna in Francia. Mentre cerca di riprendere una vita normale, sembra scegliere il circolo vizioso della violenza e della criminalità. Crai nou / Blue Moon / Luna blu di Alina Grigore, Romania, 2021, 85' Irina vive in un villaggio di montagna in Romania, ma sogna di frequentare l’università di Bucarest. La giovane lotta per studiare e per sfuggire alla violenza della sua famiglia allargata e disfunzionale. Sfruttando la sua intelligenza e il suo istinto, condurrà i suoi aggressori in un sottile gioco psicologico. Kryštof / Krystof di Zdenek Jiráský, Repubblica Ceca, Slovacchia, 2021, 101' Anni ‘50, Cecoslovacchia, epoca stalinista. Kryštof è un novizio in una comunità di monaci e qui viene coinvolto nel trasferimento illegale verso la Germania dei fuggitivi dal regime. Nel frattempo è in corso l’Azione K per distruggere gli ordini religiosi maschili. Die Saat / The Seed / Il seme di Mia Maariel Meyer, Germania, 2021, 97' L’aumento degli affitti in città ha costretto Rainer a trasferirsi in una casa in periferia insieme alla moglie incinta e alla figlia di 13 anni Doreen. Mentre Rainer combatte per il proprio posto di lavoro in un cantiere edile, nasce una pericolosa amicizia tra Doreen e Mara, la figlia dei vicini benestanti. Inventura / Inventory / Inventario di Darko Sinko, Slovenia, 2021, 106’ Boris è, come si suol dire, un tipo normale. Una sera, però, qualcuno prova a sparargli. Le indagini non rivelano nulla. Nessun nemico, nessun sospetto. Si potrebbe dire che Boris sia l’ultima persona che qualcuno vorrebbe uccidere. 29
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GLI SPECIALISTI DELLA SICUREZZA Testo Tommaso Revera
FARCO GROUP, UN SOLO INTERLOCUTORE PER RISOLVERE TUTTI I PROBLEMI AZIENDALI IN MATERIA DI SICUREZZA, ANTINCENDIO, QUALITÀ E TUTELA AMBIENTALE
Obblighi normativi e buone prassi per la sicurezza sul lavoro: non è facile per un’azienda orientarsi ed adempiere in maniera puntuale alle disposizioni. Da oltre 35 anni, però, Farco Group è al fianco delle imprese mettendo il proprio know-how al servizio della sicurezza, dello sviluppo sostenibile delle aziende, della tutela ambientale. Ne parliamo con il Presidente, Roberto Zini, che dal 2017 ricopre anche l’incarico di vicepresidente con delega al Lavoro, alle Relazioni Industriali e al Welfare di Confindustria Brescia.
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FARCO GROUP NASCE DALL’UNIONE DI SEI GRANDI REALTÀ CHE, GRAZIE ALL’ESPERIENZA E ALLA PROFESSIONALITÀ MATURATE IN 37 ANNI DI ATTIVITÀ, SONO IN GRADO DI DARE RISPOSTE VELOCI E COMPETENTI A QUALSIASI PROBLEMA DI SICUREZZA AZIENDALE
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Dall’alto dei vostri 37 anni di esperienza siete divenuti un vero e proprio punto di riferimento per molte aziende in ambito di sicurezza, medicina del lavoro, antincendio e formazione. Come è si evoluta negli anni la vostra realtà? “L’idea fondamentale è stata quella di mettere assieme più competenze e realtà per proporsi sul mercato come interlocutore unico per quanto riguarda il mondo della sicurezza. Nel tempo abbiamo costituito le varie società che oggi compongono il gruppo, caratterizzandole ognuna con una competenza specifica”. Dal 1985 ad oggi la crescita di Farco è stata vertiginosa… “Dall’esperienza di Farco, fondata nel 1985 e nata per offrire servizi antincendio, dispositivi e prodotti per la protezione e la sicurezza sul lavoro, siamo riusciti via via nel tempo ad implementare i nostri servizi ponendo sempre al centro della nostra consulenza la sicurezza sul lavoro. Così è nata Sintex, il centro di formazione e consulenza globale in materia di sicurezza che oggi dispone di ben 28 ingegneri specializzati in ambito di sicurezza, igiene del lavoro, tutela dell’ambiente, qualità e privacy. In seguito è nata SinerMed, il Centro per la medicina del lavoro e sinergie sanitarie, un partner qualificato con cui affrontare le molteplici tematiche inerenti la salute e la sicurezza del lavoro. Poi è nata la divisione Eost per supportare le aziende nella gestione e nello sviluppo di progetti ed idee innovativi per la produzione e gestione di energia e mobilità urbana. Abbiamo poi acquisito Setam, per offrire consulenze e soluzioni nel settore della sostenibilità e della tutela ambientale, tematiche di grande attualità. Da ultimo, abbiamo accolto nel gruppo Expa fire barriers, per offrire ai clienti una soluzione completa in termini di riqualificazione delle strutture e compartimentazioni antincendio”.
GLI SPECIALISTI DELLA SICUREZZA Nella foto in alto Lorenzo Zini, amministratore delegato Farco. A destra Graziano Biondi, responsabile tecnico Sintex, e Francesca Parmigiani, direttore sanitario Sinermed
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Una consulenza globale che vi ha portato ad arricchire anche il gruppo delle risorse umane con competenze ben specifiche, non è così? “Certamente. Oggi il nostro team di professionisti è ampio e variegato: dall’ingegnere meccanico a quello ambientale, dal chimico allo psicologo sino alla biologa, passando per il medico del lavoro. Un corollario di professionalità che da un lato ci inorgoglisce e dall’altro garantisce una professionalità a tutto tondo. Un gruppo di collaboratori molto qualificati, ognuno con una competenza specifica ma tutti accomunati dalla capacità di lavorare in team”. Una scelta, quella di puntare tutto sulle risorse umane, che connota anche lo stile dell’azienda che ha il privilegio di guidare, sbaglio? “Proprio così. Essendo la nostra una società di servizi, non potevamo certo
non porre al centro dei nostri piani di sviluppo la persona che, da sempre, riteniamo la ricchezza più importante che un’azienda possa vantare”. Ha sempre mostrato sensibilità e attenzione nei confronti dei lavoratori: non a caso anche per Confindustria Brescia ricopre la carica di vicepresidente con delega al Lavoro, alle Relazioni Industriali e al Welfare… “Le persone sono il cuore pulsante di un’impresa: all’interno del nostro gruppo, sin dal principio, abbiamo adottato politiche di Welfare che garantissero il benessere dei nostri dipendenti e per le quali, negli anni, abbiamo anche ricevuto riconoscimenti importanti”. Considerata anche la sua esperienza istituzionale, come sono cambiate le priorità dei lavoratori nel post pandemia? “Ora come ora, dove nelle imprese assistiamo, purtroppo, al grande esodo, alle grandi dimissioni, ci sono persone che, soprattutto in seguito alla pandemia, hanno ricalibrato le proprie priorità manifestando l’esigenza di trovare un nuovo equilibrio. Adesso, per esempio, sono pochi i lavoratori che (giustamente) accetterebbero di lavorare in un ambiente in cui non si trovano bene; allo stesso modo non ci sono più quelli che accettano di lavorare 12 ore al giorno stando oltretutto troppo lontano dalla propria famiglia. Mai come ora, dunque, questo intreccio famiglia-lavoro è diventato importante e strategico. Sin dalla nostra nascita, abbiamo cercato di dare risposte in questo senso, offrendo tante soluzioni e dimostrando molteplici attenzioni utili a garantire una migliore conciliazione tra vita lavorativa e familiare e di questo siamo estremamente orgogliosi: non è un caso, dunque, se ogni risorsa del nostro gruppo è felice di far parte di questa squadra”. Il tema del ricambio generazionale è estremamente attuale. Quanto è difficile reperire risorse idonee da inserire nel vostro organico? “Più che ricambio generazionale, noi stiamo vivendo la fase di convivenza generazionale: in azienda collaboro fianco a fianco con mio figlio Lorenzo e, in parte, con mia figlia Paola, docente universitaria. È una cosa che mi inorgoglisce molto: scoprirli anche sotto l’aspetto professionale con voglia, attitudine e desiderio di mettersi alla prova, mi fa un immenso piacere. Ritengo che l’innesto dei giovani in un team di professionisti con maggiori anni di esperienza rappresenti una scelta vincente. E, per fortuna, coltivando da sempre una discreta capacità di attrazione dei talenti, non siamo mai dovuti ricorrere ad agenzie esterne per la selezione delle nostre risorse umane. La fiducia e il lavoro per obiettivi rappresentano gli aspetti chiave per instaurare rapporti di lavoro proficui e sinceri”.
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GLI SPECIALISTI DELLA SICUREZZA
Quanto è stato d’aiuto nella crescita della sua azienda rivolgersi ad un mercato fecondo e variegato come quello che può vantare Brescia e la sua provincia? “Molto. Un tessuto imprenditoriale così radicato consente a chi vuole fare impresa di avere opportunità uniche. Siamo consapevoli, dunque, della grande ricchezza del nostro territorio sia in termini quantitativi (perché ci sono moltissime aziende operanti negli ambiti più svariati), sia in termini di cultura del lavoro profondamente radicata. L’approccio che le persone dimostrano dalle nostre parti rappresenta davvero un unicum sull’intero territorio nazionale. E, non ultimo, qualunque cosa dovesse servirti, a Brescia c’è”. Il profilo del vostro cliente? “Siamo in grado di offrire la nostra consulenza a tutto tondo un po’ a tutti: dalle PMI artigiane ai grossi gruppi industriali importanti, sino agli enti istituzionali comunali e provinciali”. Uno dei servizi più richiesti ultimamente è un supporto per la stesura del bilancio di sostenibilità: per voi che siete stati tra i primi a presentarlo immagino sia più facile erogare un servizio di questo tipo… “Abbiamo lanciato questo progetto da un anno e mezzo con l’intento di accompagnare le aziende clienti verso la transizione ecologica e, quindi, verso un progetto di sostenibilità incentrato sui temi ambiente e welfare ma anche sulla situazione economica e sociale del territorio in cui un’azienda opera. Siamo partiti da noi stessi, che pubblichiamo il bilancio da oltre 15 anni, per arrivare a supportare i clienti con maggiore credibilità”.
GOVERNANCE E STRUTTURA ORGANIZZATIVA La sede Farco Group si trova in via Artigianato a Torbole Casaglia in provincia di Brescia. Il gruppo si compone della seguenti società: FARCO, Sintex, Sinermed, Eost, Setam ed EXPA. Ciascuna società del gruppo ha un proprio Consiglio di Amministrazione, composto da almeno due componenti:
FARCO SRL: Roberto Zini, Lorenzo Zini SINTEX SRL: Roberto Zini, Graziano Biondi, Lorenzo Zini SINERMED SRL: Roberto Zini, Graziano Biondi, Francesca Parmigiani EOST SRL: Roberto Zini, Emanuele Bulgherini SETAM SRL: Roberto Zini, Alberto Davide Broglia, Emilio Lucchese EXPA SRL: Roberto Zini, Giuseppe Zecchini, Lorenzo Zini
Quanto la gratifica la sua responsabilità istituzionale, che svolge parallelamente alla sua carriera imprenditoriale? “Credo sia un passaggio importante nella mia vita personale. Ritengo, infatti, che l’associazionismo abbia un suo senso e portare gli imprenditori attorno ad un tavolo per confrontarsi, ragionare su questioni e problematiche sia sempre produttivo. Altrimenti si rischia uno scollamento tra società, lavoro e politica che certamente non aiuta. Ritagliarsi dei momenti di condivisione e dialogo, al contrario, a me ha aiutato molto come uomo e come imprenditore. È certamente un’attività impegnativa ma assolutamente gratificante”.
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Per un gruppo come Farco quanto è determinante il lavoro di squadra e quali sono le sfide per il futuro? “Il lavoro in team è il fulcro del nostro lavoro. Poter approcciare con competenze diverse la ‘questione sicurezza’ ci consente di offrire ai nostri clienti la soluzione più appropriata. Riguardo al futuro c’è una sfida più di altre su cui ci stiamo concentrando: dopo aver completato due acquisizioni, una nel 2020 (la Setam di Flero) ed una l’anno scorso (la Expa Fire Barriers di Bagnolo Mella), nei prossimi due anni l’obiettivo ambizioso è riuscire a fondere tutto in un’unica SpA ed aprire l’azionariato ai nostri collaboratori così che possano essere non solo ancora più valorizzati ma anche sempre più parte integrante di questo gruppo”.
Via Artigianato, 9 - Torbole Casaglia (BS) Tel. 030 2150 044 - www.farco.it - info@farco.it
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LUIGI FERRARA, DA FIDELITAS A VEDETTA 2 MONDIALPOL S.p.a.
LA NUOVA SFIDA
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CONCLUSA A NOVEMBRE, DOPO 39 ANNI, L’ESPERIENZA IN FIDELITAS, LUIGI FERRARA APPRODA COME C.E.O. IN VEDETTA2-MONDIALPOL SPA, COLOSSO ITALIANO DELLA SICUREZZA PRIVATA CON CIRCA 4000 DIPENDENTI E UNA QUARANTINA DI UNITÀ LOCALI DISLOCATE DAL NORD AL SUD DEL PAESE
Ph. Elisabetta Del Medico IMAGE TIME
PRIMO OPERATORE NAZIONALE NELLA LOGISTICA DEL CONTANTE E SECONDA AZIENDA PER DIMENSIONI COMPLESSIVE NELL’IDEALE CLASSIFICA GENERALE DEL SETTORE DELLA VIGILANZA PRIVATA IN ITALIA, PRESENTE ANCHE A BRESCIA CON UNA FILIALE CHE CONTA QUASI 150 UNITÀ TRA GUARDIE GIURATE E PERSONALE FIDUCIARIO
Brescia fu il trampolino di lancio professionale per Luigi Ferrara quando, nel 1984, poco più che ventenne, venne inviato ad occuparsi della neonata e prima filiale dì Fidelitas spa, società nata da una intuizione di suo padre Claudio, brillante ufficiale dei Carabinieri il quale, nella seconda metà degli anni ‘70, congedatosi dall’Arma, riuscì a convincere, prima le banche bergamasche e poi quelle bresciane, a dare vita ad una struttura che proteggesse, durante i trasporti e lo stoccaggio, la grande quantità di denaro che circolava sul territorio quando ancora il pos era una cosa di là da venire. L’idea era vincente e le banche locali del tempo, San Paolo di Brescia, Credito Agrario Bresciano e Banca Popolare di Brescia, non esitarono a farsi coinvolgere nella società fondata dalle “cugine” bergamasche, affinchè si occupasse di trasporti e custodia anche dei loro denari. Da meno di un decennio ci eravamo lasciati alle spalle gli anni bui del terrorismo e dei sequestri di persona ma era ancora di grande attualità il fenomeno della criminalità organizzata dedita in particolare a rapine a banche e ai furgoni portavalori che allora, viaggiavano scortati da auto della Polizia o dei Carabinieri. Le bande di malviventi che entravano in banca e svaligiavano le casse, armi in pugno, con i passamontagna in testa, ingaggiando spesso conflitti a fuoco, erano notizie che riempivano ogni giorno le pagine dei quotidiani. Per Luigi Ferrara furono anni di grandi soddisfazioni e riuscì presto a distinguersi facendo crescere Fidelitas nel territorio bresciano e portandola, sotto la sua guida, ad essere una delle realtà di sicurezza privata più apprezzate della provincia. Nel 1992, a fronte della decisone delle banche azioniste di uscire dalla compagine sociale, Ferrara concepisce un’operazione di LBO (leverage buy out), tra le prime realizzate in Italia, coinvolgendo sia l’allora Presidente del Credito Bergamasco, noto imprenditore bresciano del settore metallurgico e azionista di Fidelitas dalla fondazione, sia un importante imprenditore della vigilanza privata che già operava a Brescia con il marchio ITALPOL. Fidelitas viene dunque acquisita dalla nuova compagine sociale, uscendo dal controllo delle banche fondatrici e Ferrara, nominato direttore generale non ancora trentenne, sarà il motore di una crescita esponenziale di Fidelitas sia per linee interne, sia mediante acquisizioni di altri Istituti di Vigilanza nel nord del Paese. 41 47
“Con Fabio Mura e il fratello Marco proprietari di Mondialpol
Nella foto qui sopra: a sinistra Fabio Mura, Presidente di Vedetta2 Mondialpol SpA e, a destra, il fratello Marco, Vice Presidente della stessa società In meno di 15 anni Fidelitas passa da circa 300 dipendenti a quasi 2.300, e da due ad una quindicina di sedi, tuttora, più o meno, le sue attuali dimensioni. Nel 2008 Verona diventa la nuova frontiera da conquistare e ad occuparsene è sempre Ferrara il quale viene nominato Presidente e Amministratore delegato della controllata Ronda spa, lasciando nel frattempo la carica di direttore generale dì Fidelitas, della quale rimane Vice Presidente. In anni recenti, tuttavia, Ferrara appare avere un ruolo sempre più defilato dalle responsabilità gestionali di Fidelitas, condotta dall’Amministratore Delegato, espressione della holding bresciana divenuta, alla fine del secolo scorso, azionista di controllo della società. Ferrara, conosce come pochi altri in Italia il settore della vigilanza privata del quale è da decenni elemento di spicco, avendo contribuito in prima persona anche alla definizione di aspetti strategici e linee guida, partecipando a gruppi di lavoro nazionali e in ambito istituzionale. Impegnato anche in Confindustria, di Luigi Ferrara è noto il ruolo attivo quale Consigliere del Centro Studi ITASFORUM, prestigiosa associazione no-profit con sede a Milano, attiva nella divulgazione della cultura della sicurezza e nella ricerca, consulenza e formazione, partner di importanti Università italiane che con il Centro Studi hanno realizzato tra i più riusciti Master in Security Management nei quali Ferrara ha tenuto alcune lezioni sulla Vigilanza Privata. UNA GRANDE OPPORTUNITÀ Pochi mesi fa si presenta un’occasione unica:Vedetta 2 Mondialpol spa, secondo gruppo nazionale del settore, ritiene giunto il momento di avvalersi dell’opera di un amministratore delegato cui affidare la gestione ordinaria della società condotta con grande capacità imprenditoriale e competenza dai fratelli Fabio e Marco Mura, rispettivamente Presidente e Vicepresidente. Ferrara è l’uomo giusto per ricoprire quel ruolo così importante. Quella di Vedetta 2 Mondialpol è una storia quasi centenaria, un caso emblematico di successo imprenditoriale le cui origini risalgono al 1927, data di inizio attività da parte della famiglia Mura/ Congiu con l’Istituto di Vigilanza privata di Saronno “La Vedetta Lombarda”. 46
- racconta Luigi Ferrara - ci conosciamo da decenni e tra noi c’è sempre stata molta stima, quel sano riconoscimento delle reciproche capacità che può segnare positivamente anche una relazione tra competitor, quando si condividono certi valori. Ho pensato di avere esperienza e competenze, oltre alle necessarie energie e motivazioni, per raccogliere questa nuova importante sfida e di poter dare ancora molto a questo mondo, spesso ancora misconosciuto, dei servizi di sicurezza privata, non adeguatamente considerato per il ruolo importante che svolge, con grande efficacia e affidabilità, concorrendo, negli ambiti ben specifici riservati dalla legge, a realizzare gli obiettivi di sicurezza complessiva. Assumere l’incarico di C.E.O. di Vedetta 2 Mondialpol spa, significa poter offrire il proprio contributo, con impegno, determinazione e senso di responsabilità, al secondo operatore italiano per dimensioni, ma con una reputation, fondamentale per chi opera in un campo di attività tanto delicato e specifico, che la colloca senza dubbio al primo posto tra i player nazionali del settore, forte anche di alcune sue caratteristiche peculiari e distintive”. “Si pensi, solo per fare un esempio, - prosegue Luigi Ferrara che Mondialpol è forse l’unica società italiana a operare, con un reparto speciale con funzioni di tutela e protezione, a bordo di navi mercantili, battenti bandiera italiana, che transitano in acque internazionali e sono realmente sottoposte al rischio pirateria. Ma è anche il modo di fare impresa, da parte di Mondialpol, è stato uno degli elementi determinanti della mia scelta: grande attenzione al personale, quel capitale umano che nelle aziende di sicurezza fa la differenza, una spiccata effettiva adesione alla compliance, investimenti costanti per tenere l’azienda sempre un passo avanti alle altre, orientamento all’innovazione di processo e di prodotto e una propensione al mercato con il cliente sempre al centro delle scelte di gestione . Inoltre Mondialpol è riuscita in ciò che è quasi impossibile, fare diventare il proprio brand sinonimo della attività che svolge, un po’ come negli anni 80/90 era riuscito alla Pony Express, tanto per ricordarne uno conosciuto”.
UNA DECISIONE SOFFERTA Non deve essere stata, comunque, una decisione facile per Luigi Ferrara, lasciare l’azienda fondata da suo padre e nel quale ha trascorso quasi quarant’anni. Ma il suo racconto è sembrato quello di un uomo sereno che ha voglia di guardare con fiducia avanti e di rimettersi in gioco tornando ad assumere un ruolo importante nel settore, con sincera gratitudine verso gli azionisti di Mondialpol che, con questo importante incarico hanno dimostrato di avere grande stima e fiducia in lui. Quando gli chiedo, concludendo la nostra chiacchierata, quali siano state le reazioni tra Brescia e Bergamo, mi racconta di avere raccolto tante attestazioni di stima di cui aveva avuto sempre percezione nel tempo e che si sono manifestate esplicitamente anche dopo questa scelta e che si augura possano essere presupposto dell’ulteriore rafforzamento a Brescia dove la Società intende giocare un ruolo da protagonista, come Mondialpol è abituata a essere in tante città del Paese, garantendo la sicurezza dei beni di privati cittadini, piccole e medie imprese, esercizi commerciali, grande distribuzione, banche, Poste ed Enti Pubblici.
Mentre stavamo chiudendo questo numero è arrivato in redazione il comunicato che pubblichiamo.
SVENTATO ATTACCO AL CAVEAU della filiale di Calcinato (Bs) di Vedetta 2 Mondialpol
Con riferimento alla sventata rapina ai danni del nostro caveau situato a Calcinato, in provincia di Brescia, i vertici e la proprietà di Vedetta 2 Mondialpol spa, intendono ringraziare la Procura della Repubblica di Brescia, la Polizia di Stato e i Carabinieri che, in seguito alle indagini condotte, hanno portato a compimento un’eccezionale operazione permettendo di arrestare un gruppo criminale che stava per porre in essere una rapina al caveau della nostra filiale di Calcinato (Bs). Rapina che, da quanto apprendiamo, sarebbe stata pianificata con un dispositivo di attacco impressionante in grado di mettere in serio pericolo la vita del nostro personale presente in sede e a rischio l’importante stock di contante di proprietà di Banche, Poste e Supermercati nostri clienti, custodito presso la filiale bresciana. Le modalità di attacco studiate dai criminali rimandano la memoria alla grave rapina che, nel 2016, venne subita dalla nostra filiale di Sassari. In quel caso la rapina, condotta con l’utilizzo di un caterpillar e con l’impiego di numerosi criminali armati di Kalashnikov, andò a buon fine nonostante l’eroica reazione del nostro personale che reagì al fuoco. Da quella vicenda Vedetta 2 Mondialpol, colosso italiano della sicurezza privata, con circa 4000 dipendenti, una quarantina di unità locali e primo operatore nella logistica del contante, ha dato il via ad un massiccio piano di interventi per il rafforzamento delle difese attive e passive delle proprie sedi dislocate sul territorio nazionale.Proprio la sede di Calcinato è stata realizzata nel 2020 con criteri di sicurezza di nuova concezione, protetta da muri di cinta studiati per resistere ad attacchi con escavatori, così come tutte le aree sensibili del fabbricato. Quanto ai nostri due dipendenti che risulterebbero coinvolti nella vicenda, rinnoviamo gratitudine per le Forze dell’Ordine le quali avrebbero individuato due mele marce presenti nel nostro organico, dipendenti di un istituto di vigilanza, già presente in provincia di Brescia, acquisito dalla nostra società solo alcuni anni fa. Como 12 marzo 2022 Luigi Ferrara (C.E.O di Vedetta 2 Mondialpol) 47
#incentroinsieme
INSIEME A GIOVANNI FONTANA, MANAGER DEL DISTRETTO URBANO DEL COMMERCIO DI BRESCIA, FACCIAMO IL PUNTO SULLE ULTIME NOVITA' PROMOSSE DAL DUC 44
UNA NUOVA IMMAGINE ISPIRATA ALL’ACQUA E UN PROGETTO DI ACCOGLIENZA CHE TRASFORMI GLI ESERCENTI IN AMBASCIATORI DELLA CULTURA Testo di Tommaso Revera - Ph. Matteo Marioli
Il Distretto Urbano del Commercio di Brescia scalda i motori in vista del 2023 e lo fa attraverso due iniziative assolutamente degne di nota: da un lato il rinnovamento della propria immagine (con l’individuazione di un nuovo logo e lo sbarco sui social network) e dall’altro con un’iniziativa ideata per coinvolgere le attività economiche del centro e farle promotrici delle eccellenze storiche, artistiche e monumentali, ma con uno sguardo alla vita e alla socialità della nostra città. Ne parliamo con Giovanni Fontana, il giovane architetto alla guida del DUC dal giugno scorso… Giovanni è un piacere conoscerti. Parlaci dell’ultima iniziativa pensata per gli esercenti del centro storico denominata ‘Brescia città accogliente: gli ambasciatori della cultura”… “Il 2023, anno in cui Brescia e Bergamo saranno Capitali della Cultura, non è tanto distante per cui un’iniziativa volta a valorizzare il patrimonio culturale e artistico allo scopo di potenziare la capacità della città di intercettare e accogliere turisti e visitatori in previsione dell’evento, ci sembrava opportuno lanciarla grazie alla collaborazione dei Partner del DUC Brescia: Comune di Brescia, Camera di Commercio, Confesercenti, Confcommercio, CNA, Confartigianato, Associazione Artigiani, Assopadana, VisitBrescia e Consorzio Brescia Centro”. Quali sono i destinatari di questo progetto? “Destinatari del progetto saranno i gestori di attività e i loro rispettivi dipendenti e collaboratori a contatto con visitatori e turisti (commercianti, ristoratori e artigiani, albergatori, agenti di viaggio, edicolanti, conducenti di taxi e del trasporto pubblico) che potranno partecipare a due differenti percorsi formativi e informativi gratuiti, della durata di circa tre ore, che si svolgeranno in due giornate distinte con una guida qualificata. È possibile partecipare a entrambi i tour ed i dipendenti della medesima attività potranno essere organizzati in giorni diversi”. Fare diventare un acquisto una vera e propria esperienza: è questo il passaggio chiave? “Esattamente. Un’iniziativa di questo tipo nasce con la finalità di coinvolgere le attività economiche del centro, tutte quelle che hanno un’interfaccia con il pubblico, offrendo loro un supporto nel prendere coscienza in quello che Brescia offre per far sì di comunicarlo ai propri clienti. Come? Attraverso un passaggio chiave: far diventare un acquisto, un servizio. Non solo shopping ma anche un’esperienza, un racconto, un prendere coscienza di ciò che la città offre da un punto di vista storico, culturale e monumentale per far sì di scoprire le eccellenze cittadine e raccontarle con un certo orgoglio anche ai propri clienti”. Quante visite guidate saranno organizzate? “In totale, saranno organizzate 80 visite guidate con guide turistiche e con 25 Ambasciatori per gruppo. A conclusione dei percorsi, ai partecipanti verrà consegnato un kit contenente materiale informativo da impiegare nella propria attività o nel proprio negozio. Gli incontri di formazione si svolgeranno a partire dal mese di aprile 2022 nelle mattinate di lunedì, con calendarizzazione legata al numero di adesioni raccolte. Al progetto potranno essere iscritte più persone della stessa attività economica”.
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Come avete ritrovato i commercianti dopo gli ultimi due anni vissuti? Provati sia nei conti che nell’umore? “Mi piace dividere la questione empatica da quella analitica. In quest’ultimo caso, riprendendo le parole dell’Assessore Valter Muchetti, ritengo che l’esperienza dei dati è quella che porta ricchezza. La prima cosa che il Comitato per lo sviluppo economico locale ha fatto, quindi, è stata incaricare il Politecnico di Milano per svolgere un censimento delle vie del centro del distretto per vedere com’era la situazione. Un’analisi specifica che ha diviso le 1.877 attività presenti all’interno del perimetro del distretto che, per chi non lo sapesse, non è il centro storico ma è un ambito che è dato dalla continuità di offerta. Ebbene i risultati sono stati sorprendenti: a confronto con altri capoluoghi come Cremona e Mantova, Brescia sta soffrendo molto poco, anzi ha visto nel numero di dismissioni una riduzione (da settembre 2020 a settembre 2021 è stato rilevato un bilancio positivo di 17 spazi sfitti in meno). Ma non solo: questi dati analitici ci hanno permesso di monitorare i processi che la città sta vivendo facendoci scoprire nuove vocazioni che, di fatto, fotografano i mutamenti di un quartiere: il Carmine, per citarne uno, negli ultimi due anni è cambiato con una vocazione sempre più connessa alla socialità con conseguente incremento di attività preposte alla somministrazione di cibo e bevande”. Coerentemente a quanto già avviene tra le due amministrazioni, state anche voi ragionando ad una sinergia con il Distretto Urbano di Bergamo? “Brescia e Bergamo, oltre ad essere le future Capitali della Cultura per l’anno 2023, presentano entrambe due distretti urbani del commercio: un fattore comune molto importante. Proprio qualche settimana fa, ho incontrato Nicola Viscardi, manager del distretto orobico, e ci siamo confrontati su alcuni progetti. L’iniziativa degli Ambasciatori, per esempio, avendo l’ambizione di essere riconfermata anche il prossimo anno, potrebbe essere replicabile e condivisibile. Poi c’è almeno un’altra iniziativa a cui stiamo lavorando ma definiremo nei prossimi mesi i dettagli…”.
Giovanni Fontana, Manager del DUC, il Distretto Urbano del Commercio di Brescia LE NUOVE ICONE CREATE PER IDENTIFICARE LE VARIE TIPOLOGIE DI ESERCIZI COMMERCIALI
Il rilancio del Duc passa anche attraverso una nuova immagine: raccontaci qualcosa in più riguardo al lavoro di Brand Identity presentato nei giorni scorsi… “Il rilancio dell’immagine del DUC fa parte degli interventi di rilancio del Distretto Urbano del Commercio di Brescia. La nuova Brand Identity si inserisce nel filone “Promozione e Visita” e, in osmosi con le altre aree di intervento, ha l’obiettivo di promuovere l’appeal commerciale del distretto, anche in occasione dell’appuntamento 2023 - Capitale Italiana della Cultura. Oltre ad attivare i nostri profili social (Facebook, @incentroinsieme, e Instagram, @ducbrescia) e a lanciare hashtag dedicati (#incentroinsieme), abbiamo adottato un nuovo logo, un elemento geometrico che, ruotato e riflesso, può essere letto in modi diversi”.
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Qual è il significato del nuovo logo? “Il suo significato è nato in seguito ad una domanda non facile che ci siamo posti: cosa unisce il dinamismo imprenditoriale e le zone della nostra città così diverse fra di loro? Il DUC, infatti, abbraccia quartieri differenti tanto dal profilo urbanistico quanto per la vocazione commerciale che li caratterizza. Come trovare un simbolo in cui ciascuno possa riconoscersi e che non sia riconducibile a un luogo in particolare? La risposta, invisibile agli occhi, è stata cercata nel sottosuolo, nelle radici più profonde della città, dove scorre un collante fluido e dinamico, che, passando sotto le strade e spesso anche sotto gli stessi esercizi commerciali, raggiunge tutto il territorio del DUC. L’acqua, simbolo di dinamismo, freschezza e vitalità che si dirama negli antichi sotterranei di Brescia (città dalle mille fontane come amava definirla il poeta Bartolomeo Dotti nel XVIII, ma anche ma anche all’ala della Vittoria Alata, simbolo della città in Italia e nel mondo), diventa il filo conduttore in grado di rappresentare i valori del commercio e dell’artigianato riuscendo ad unire, come tanti vasi comunicanti, le diverse realtà del Distretto Urbano del Commercio”.
BAMBINI SORDOCIECHI, FAMIGLIE E OPERATORI SONO, ORA PIÙ CHE MAI,
# EROIOGNIGIORNO Siamo ancora costretti a limitare il contatto. Chi non vede e non sente non può comunicare e rischia un doppio isolamento. Tra i tanti eroi di questa pandemia ci sono anche bambini sordociechi, famiglie e operatori della Lega del Filo d’Oro che, nonostante gli ostacoli e i limiti con cui dobbiamo convivere, lavorano ogni giorno per andare insieme oltre il buio e il silenzio. È stata dura, lo è tuttora! Ma le difficoltà alla Lega del Filo d’Oro si affrontano, da sempre. Puoi essere al nostro fianco in questa impresa straordinaria.
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Lara Magoni, assessore al Turismo, marketing territoriale e moda. Nata il 29 gennaio 1969 a Alzano Lombardo (Bg) campionessa e Nazionale di sci, ha partecipato a cinque mondiali e a tre Olimpiadi.
Alessandra Locatelli assessore Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità. Nata a Como il 24 settembre 1976, laureata in Sociologia.
Claudia Maria Terzi, assessore alle Infrastrutture trasporti e mobilità sostenibile. Nata il 30 settembre 1974 a Osio Sotto (Bg), è laureata in Giurisprudenza.
LA REGIONE
DELLE DONNE
V.E.Filì
Melania De Nichilo Rizzoli, Assessore alla Formazione e lavoro. Nata il 31 maggio 1956 a Roma, è medico chirurgo. Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti, Vice Presidente e Assessore al Welfare. Nata a Milano il 26 novembre 1949, laureata in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Milano,
LA REGIONE
DELLE DONNE
L’Assessore leghista Alessandra Locatelli, dopo aver voluto visionare le domande ci ha risposto che, in questo momento, non rilascia interviste. Ci dispiace e prendiamo nota. Qui sotto comunque le domande che le avevamo posto. La richiesta generalizzata è più servizi e più sostegni per le donne che lavorano. Quali sono gli strumenti che sono in campo da parte delle Regione? L’assessore ai Servizi Sociali di Bergamo propone di erogare denaro alle donne che lavorano e decidono di avere figli affinché possano sostenere le spese di baby sitters, asili, rette scolastiche ecc. Cosa ne pensa? La parità di genere è anche vivere in modo sicuro. Le reti antiviolenza hanno avuto un incremento di attività causata dalle convivenze forzate dalla pandemia e chiedono alla Regione più risorse. Avete previsto un incremento dei fondi? Come favorite il Welfare aziendale? Spesso nelle comunità provenienti dall’estero vigono tradizioni e culture molto discriminatorie nei confronti delle donne? Come agite a livello regionale per una diversa educazione? Nella giunta della Regione 5 donne e 12 uomini? Le donne in politica sono sfavorite o discriminate? Cosa ci può raccontare della sua recente se pur breve esperienza come Ministro per la famiglia del Governo Conte 1 durata circa 60 giorni? Lei come donna com’è riuscita a conciliare la vita affettiva con quella politica? La Lega nord è ancora politicamente federalista o l’indipendenza della Padania è stato solo un sogno?
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LETIZIA MARIA BRICHETTO ARNABOLDI, vedova di Gian Marco Moratti, è stata la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente della Rai (1994-1996) e ad assumere la carica di sindaco di Milano (2006-2011). Già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal 2001 al 2006, come commissario delegato del Presidente del Consiglio dei Ministri ha svolto un’azione determinante per l’assegnazione al capoluogo lombardo di Expo 2015. Fino all’ottobre 2020 è stata presidente di UBI Banca. Nell’XI Legislatura è nominata dal presidente Attilio Fontana Assessore regionale al Welfare. Queste le materie rientranti nell’incarico: Servizio Sanitario Regionale Programmazione sanitaria - Servizi socio-sanitari Prevenzione sanitaria- Ricerca biomedica Associazionismo, Volontariato terzo settore (ambito socio-sanitario) Veterinaria
La donna in Lombardia oggi non si sente particolarmente discriminata, ma denuncia l’impossibilità di poter perseguire sia la creazione di una famiglia sia il successo nel lavoro. In molte chiedono servizi e supporto. Che ne pensa di retribuire di più le donne che lavorano e decidono di avere dei figli? “Da donna che ha iniziato a lavorare giovanissima, non posso che avere apprezzamento per le donne che lavorano. Allo stesso modo, le dico che quando qualcuna delle mie collaboratrici o dipendenti è rimasta incinta, sono sempre stata contenta. Certo, i Paesi nordici sono un esempio virtuoso in questo senso: un buon tasso di natalità, un’alta partecipazione al mondo del lavoro, servizi eccellenti a sostegno della maternità. Però ad esempio quando ero sindaco di Milano abbiamo raggiunto un tasso di occupazione elevato, oltre il 60%, in linea con molti contesti europei e molto al di sopra di altre zone d’Italia. È un impegno che del resto viene portato avanti concretamente anche da Regione Lombardia, come ad esempio il potenziamento delle politiche sociali a sostegno delle famiglie, attraverso numerose iniziative e progetti dell’assessorato alle Pari Opportunità e Famiglia e di quello al Lavoro. Sicuramente c’è da fare ancora molto, ma tanto è stato fatto.
Lei com’è riuscita a conciliare l’impegno professionale, politico e sociale con la vita privata? “È stato piuttosto impegnativo. Non è stato facile. Appartenendo a una famiglia agiata, proseguire gli studi all’università, a Scienze politiche, è stata una sfida. Mia madre non si capacitava del perché dovessi far l’università. In quegli anni non era molto usuale per una ragazza proseguire gli studi. In parallelo ho coltivato l’idea di lavorare, perché volevo essere indipendente economicamente dalla mia famiglia. Non mi andava l’idea di far la figlia di papà. Ho iniziato a lavorare a 19 anni. Lavoravo e studiavo. L’educazione che ho ricevuto è stata fondamentale in questo approccio.Tutto il resto è venuto poi, con tante e soddisfacenti esperienze imprenditoriali e in ruoli istituzionali, come ministro, come sindaco e ora come vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia. Come si concilia tutto questo con la vita privata? Con qualche innegabile sacrificio, rinunciando a molti spazi per se stessi, ma non per la propria famiglia. Non ci sono formule o segreti. Credo ci sia un punto naturale della nostra vita, delle nostre giornate dove si possa staccare e si debba guardare alla nostra sfera privata. A volte, il tempo dedicato alla famiglia avrebbe potuto essere maggiore, ma ho avuto la grande fortuna di avere in ogni momento e in ogni decisione mio marito Gianmarco. E’ un equilibrio che va ricercato ogni giorno”. Cosa ricorda dei primi giorni da Sindaco di Milano? “Ricordo tanta soddisfazione, tanto entusiasmo, ma soprattutto la grande responsabilità per l’essere diventata prima donna sindaco di una città punto di riferimento per l’Italia e conosciuta in tutto il mondo. È un ricordo bello, indelebile, che riguarda tutti i miei cinque anni da primo cittadino. Un’esperienza indimenticabile. Amministrare una città come Milano è una responsabilità quasi totalizzante. Milano è una città generosa, operosa, accogliente, pragmatica. Ha una carta d’identità che rivela tante anime, che la rendono una città unica al mondo. Sono state fatte tantissime cose, abbiamo cercato di prendere ispirazione da modelli europei ed extraeuropei che hanno di fatto segnato la trasformazione di moltissime città verso una direzione green e realtà sempre più inclusive. In questo senso, Expo 2015 da me voluto per rilanciare la città, ha collocato Milano al centro del mondo, con ricadute, anche a evento finito, su tutto il territorio. Una vetrina mondiale che in quegli anni è andata di pari passo con il grande dinamismo culturale che ha visto protagonista la città: mostre in collaborazione con la Cina, con il Louvre, le trasferte del Teatro alla Scala in Giappone, in Africa. Senza contare quanto fatto con le Università, per l’ambiente, la rigenerazione urbana, la sicurezza e il rafforzamento delle politiche sociali”. Milano è una città che offre molto alle donne? “Credo di sì. Ci sono donne impegnate nel mondo del lavoro, della cultura, abbiamo tante docenti, tante studentesse, tante operatrici sanitarie, donne impegnate nella finanza, nell’industria e nel terzo settore. Secondo me è una città al passo coi tempi, versatile, aperta, accogliente, internazionale. Offre tante opportunità”. Si è parlato di lei in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica. Come ha preso la cosa? “È stato un onore essere inserita in una rosa di nomi proposti dal Centrodestra in maniera unitaria attraverso i coordinatori dei partiti della coalizione, in una conferenza stampa ufficiale. Io avevo accettato solo dopo la generosa e responsabile rinuncia di Silvio Berlusconi. Come sempre, mi sono messa a disposizione”. Non siamo ancora pronti per una donna al Quirinale? “Questo non lo so, non credo sia una questione culturale o di genere. Ci sarà un giorno in cui accadrà. Forse con il Capo dello Stato o, prima, con una presidente del Consiglio dei Ministri. In quest’ultima occasione, il Paese viveva una fase molto delicata anche guardando agli equilibri di Governo. In questo senso, la rinnovata disponibilità del presidente Mattarella è stato un gesto istituzionale di grande spirito di servizio, di senso civico, ma credo soprattutto di amore per l’Italia. Al Paese servono persone in grado di compiere gesti come questi, donne o uomini che siano”. 51
Arriveranno molte donne in fuga dalla guerra in Ucraina mentre i mariti restano a combattere e rischiare o la vita o la prigionia. Non torneranno presto a casa loro… “Quella delle donne, alcune anche molto anziane, e dei bambini rifugiati è una delle fotografie più drammatiche che ci sta presentando quotidianamente questa folle guerra. Così come non può lasciare indifferente vedere chi rimane per combattere, per difendere la propria nazione. Purtroppo, almeno in Europa, erano immagini che pensavamo di non vedere più. Confido nelle capacità della diplomazia, del buon senso, ma anche nella Provvidenza e nelle preghiere, nella solidarietà, nella mobilitazione della maggior parte dei popoli del mondo. In particolare dei giovani. Una guerra lunga sarebbe una catastrofe ben più grande della tragedia che stiamo già vivendo. Per quel poco che possiamo, dovremo essere in grado di accogliere con generosità e grande dignità queste persone. Non ho dubbi che la solidarietà lombarda riesca anche in questa occasione a dimostrarsi straordinaria”.
LA REGIONE
DELLE DONNE
Come si prepara la Regione ad accogliere questa gente? Oltre che una sistemazione avranno bisogno di scuole, di imparare la lingua e trovarsi una occupazione. Avete predisposto già dei piani di intervento? “Fin dall’invasione dell’Ucraina e dai primi arrivi nella nostra Regione ho subito dato disposizione affinché a queste persone fossero garantiti tamponi e vaccinazioni gratuite. In questo senso, proprio nei giorni scorsi abbiamo ribadito che l’assistenza sanitaria ai profughi è garantita ed è stato istituito anche un Comitato d’emergenza. Abbiamo poi lanciato, attraverso tutte le nostre Asst, una raccolta di medicinali e dispositivi sanitari che abbiamo inviato in Ucraina con autotreni della nostra Protezione civile. Raccolta di medicinali che è stata lanciata anche dalle farmacie, attraverso una campagna di Federfarma. Un volta messi in sicurezza e assicurata l’assistenza sanitaria è chiaro che la nostra accoglienza si concretizzerà in percorsi di didattica e integrazione. In questo senso, l’opera di associazioni di volontariato, onlus, Caritas e parrocchie in sinergia con le Istituzioni sarà fondamentale. Tante giovani e tanti bambini che potrebbero integrarsi rapidamente. Potrebbero diventare una risorsa nell'Italia dove i bambini nascono sempre meno? Il nostro dovere in questo momento è quello della messa in sicurezza e dell’accoglienza, alleviando a queste persone il dolore e lo shock di esser dovuti fuggire dal loro Paese. Il dato che colpisce è che oltre la metà degli attuali 2 milioni di profughi sono bambini. Abbiamo verso di loro un dovere morale. Le associazioni umanitarie hanno già lanciato l’allarme, a livello internazionale, per quelle che potrebbero essere le infiltrazioni delle organizzazioni criminali nella tratta di bambini o in altre attività illecite. Il sogno, guardando a una tragedia così grande, è che questi bambini possano tornare nel loro Paese, riabbracciare i loro papà. Essere germogli per un futuro migliore, di pace. Se non sarà possibile, faremo di tutto perché l’Italia, la Lombardia, sia la loro casa e possano anche essere poi, da adulti, una risorsa”.
MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, assessore alla Formazione e lavoro. Nata il 31 maggio 1956 a Roma, è medico chirurgo. Deputato dal 2008 al 2013, ha fatto parte della Commissione Affari Sociali. Dal marzo 2009 al marzo 2013 è stata componente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali. Autrice di testi divulgativi in materia sanitaria e sociale. Nell' XI Legislatura è nominata dal presidente Attilio Fontana Assessore regionale alla Formazione e lavoro. Queste le materie rientranti nell’incarico: Formazione - Lavoro - Occupazione e crisi aziendali
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In Lombardia e più in generale in Italia esiste una reale parità tra uomini e donne? “La parità di genere è, prima di tutto, un concetto culturale su cui l’Italia, rispetto agli altri paesi d’Europa, si trova ancora indietro. In Lombardia, però, la situazione è comunque migliore, dove il tasso di occupazione femminile resta più alto della media nazionale. Anche se la strada è ancora lunga siamo nella direzione giusta. Bisogna, inoltre, lavorare affinché la presenza di donne ai vertici delle aziende non sia più marginale ma divenga sempre più normale”.
In che modo il suo assessorato è impegnato sul fronte della promozione del lavoro femminile? “Le nostre misure sono universali, aperte a tutti i cittadini, ma calibrate per differenziare l’intensità degli aiuti e degli incentivi. Le donne, soprattutto a fronte del periodo acuto legato all’emergenza pandemica, necessitano di maggiore attenzione e a loro abbiamo dedicato un maggior numero di risorse. Negli ultimi due anni per loro è venuta meno la possibilità di scegliere: per dedicarsi alla famiglia durante la pandemia, molte donne hanno dovuto rinunciare al proprio lavoro. Inoltre, nel momento in cui sono iniziati i tagli del personale, le donne sono state allontanate per prime. Quindi possiamo parlare di una vera e propria mancanza di libertà e di un deficit culturale che si riflette sul mondo del lavoro. Il nostro assessorato è impegnato sul fronte della promozione del lavoro femminile ma sono dell’idea che le istituzioni abbiano il dovere di intervenire per colmare un vuoto culturale”. Ogni crisi pesa sempre sui più deboli. Donne colpite più degli uomini dalle conseguenze della pandemia. Avete pensato a qualche paracadute per le lavoratrici licenziate causa pandemia? “Sì, purtroppo le donne sono state colpite più di altri ed io sono orgogliosa di comunicare i risultati sorprendenti ottenuti dal lavoro del nostro assessorato a sostegno di questa categoria. La misura, che tra le altre, ha funzionato in maniera eccellente è “Formare per Assumere”, pensata e realizzata per rilanciare l’occupazione, con un occhio di riguardo per il genere femminile. Con Formare per Assumere mettiamo a disposizione incentivi occupazionale e voucher formativi per incoraggiare le assunzioni e per rispondere a quelle imprese che lamentano la mancanza di figure formate in linea con le esigenze del mercato. Grazie a questa formula in un solo anno sono state assunte 4.099 persone di cui il 54% sono donne. Gli incentivi per l’assunzione di donne sono maggiori e questa attenzione ha sicuramente incoraggiato”. Esistono percorsi di formazione della Regione per inserimento al mondo del lavoro delle donne? Anche per aspiranti imprenditrici? “Per diventare imprenditori, in qualsiasi settore, è importante entrare nel mondo del lavoro il prima possibile e scegliere un percorso che unisca teoria e pratica. Gli ITS, Istituti Tecnici Superiori, sono la scelta giusta per tutti i giovani che volessero approcciare velocemente il mondo del lavoro. La Lombardia è prima in Italia per numero di iscritti e numero di corsi, tutti realizzati per favorire l’inserimento senza distinzioni di genere. Interveniamo piuttosto nella fase dell’orientamento, promuovendo per le ragazze la scelta di percorsi in materie scientifiche, le cosiddette STEM, in cui risulta un livello di partecipazione femminile inferiore. Anche in questo caso il vuoto è di tipo culturale, per questo bisogna cambiare le cose alla base.
CLAUDIA MARIA TERZI, assessore alle Infrastrutture trasporti e mobilità sostenibile. Nata il 30 settembre 1974 a Osio Sotto (Bg), è laureata in Giurisprudenza. Avvocato. Dal marzo 2013 a marzo 2018 è stata assessore regionale all'Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile. Eletta alla Camera dei deputati nel marzo 2018. E' stata sindaco del Comune di Dalmine dal 2009 al 2013. Nell' XI Legislatura, il 29 marzo 2018 è nominata dal presidente Attilio Fontana Assessore regionale alle Infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile. Queste le materie rientranti nell'incarico: Infrastrutture e opere pubbliche - Mobilità Trasporto Pubblico locale - Porti e aeroporti Banda Ultra Larga Secondo lei nel nostro Paese si è raggiunto un livello accettabile di uguaglianza tra uomini e donne? “Ritengo ci sia ancora molto da fare. Certo, abbiamo fatto dei passi avanti, come conseguenza di interventi normativi ad hoc ma anche grazie a una mentalità che negli anni è profondamente cambiata. Quando mi capita di ricordare certe battute di mio nonno mi rendo conto dei cambiamenti che ci sono stati. Mai nessuno (o pochi) oggi direbbe che "il posto delle donne è la casa". Su cosa bisogna insistere ancora? “Alle donne dovrebbe essere data la possibilità di scegliere liberamente cosa fare: lavorare, studiare, fare la madre, tutte e tre le cose contemporaneamente oppure una sola, senza "sentirsi in colpa" e senza incontrare più ostacoli di quanti non ne incontrino gli uomini. In politica le donne sono svantaggiate rispetto agli uomini? Perché? “La mia esperienza personale mi fa dire di no ma forse è un parere troppo di parte. Nel mio partito, che spesso è stato descritto come maschilista, non mi sono mai scontrata con veti o limitazioni per il mio essere donna. Anzi devo dire che spesso l'interesse attivo di una donna alla politica era un elemento che veniva evidenziato come positivo e da "tutelare".
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“La sicurezza nelle stazioni e sui treni è il risultato della collaborazione di più attori: Prefetture, Forze dell’ordine, Comuni, aziende. Come Regione abbiamo dato il via al protocollo “Stazioni sicure”, che li coinvolge in un’azione di presidio continuativa e coordinata. A questo si unisce l’impegno delle aziende: Trenord ha dato il via a un progetto che prevede la presenza, in 8 stazioni strategiche, di 103 operatori incaricati di assistere i passeggeri e controllare i titoli di viaggio. Pensate che il 95% degli episodi critici originano proprio dalle persone trovate senza biglietto. Inoltre, tutti i nuovi treni sono dotati di un sistema di telecamere che permette di monitorare in tempo reale ciò che accade ed eventualmente avvertire la Polfer affinché l’intervento delle forze dell’ordine sia tempestivo. Insomma un lavoro di squadra, ognuno per la propria competenza”. Come riesce a conciliare la vita privata con il suo impegno politico? “Diciamo che è complicato. Lavoro molto, ma cerco sempre di ritagliare del tempo per la mia bambina e quando torno a casa abbandono (quasi completamente) il cellulare. Insomma, se devo tagliare, taglio il tempo per me ma non quello per la mia famiglia. Il problema è essere cresciuta in una famiglia dove il motto era: lavora fino a che c'è lavoro. Tutti fanno dei sacrifici, ciò che conta è avere ben presente qual è l'obiettivo di tutti gli sforzi”. Ritiene che nel nostro mondo sia meglio nascere uomini o donne? “Senza dubbio donne”. Pensa che l’Italia sia pronta per avere Premier e Presidenti donne? “Con l'ultima elezione ci siamo giocati questa possibilità, ma già il fatto di aver discusso di questa opzione è una buona cosa. Sì, direi che i tempi si siano dimostrati maturi. Ma soprattutto, perché no?”. 54
DELLE DONNE
LA REGIONE
L’assessore ai Servizi Sociali di Bergamo ha lanciato la proposta di retribuire di più le donne lavoratrici che decidono di avere dei figli. Cosa ne pensa? “Sarò ripetitiva, ma ritengo che dovremmo lavorare sull’offrire sempre maggiori sostegni alle madri lavoratrici. Insomma, le donne dovrebbero essere pagate il giusto come tutti, ma devono soprattutto avere la possibilità di scegliere di diventare anche madri. Perché questo non è ancora così scontato. Regione si è molto spesa sul tema, e azioni come "nidi gratis" dimostrano quanti e quali siano le esigenze delle donne in questo senso. Come Assessore ai trasporti immagino si sia già occupata di riuscire a prevenire ogni fenomeno di violenza su donne che avviene in particolare sui treni. Quali contromisure avete adottato per rendere sicuri i treni della Lombardia spesso teatro di episodi inquietanti.
LARA MAGONI, assessore al Turismo, marketing territoriale e moda. Nata il 29 gennaio 1969 a Alzano Lombardo in provincia di Bergamo, campionessa e Nazionale di sci, ha partecipato a cinque mondiali e a tre Olimpiadi. Testimonial dell’UNICEF è maestra e allenatrice di sci alpino con specializzazione nell’insegnamento dello sci nella disabilità. Eletta In Consiglio regionale nel 2013, è stata vice presidente della IV Commissione permanente - Attività produttive e occupazione. Nell’XI Legislatura, il 29 marzo 2018 è nominata dal presidente Attilio Fontana Assessore regionale al Turismo, marketing territoriale e moda. Queste le materie rientranti nell’incarico: Turismo- Marketing territoriale - Moda e design Recentemente si è parlato di sessismo nello sport. In ambito sportivo si è mai sentita sminuita o discriminata in quanto donna? (Più attenzione, quindi più sponsor, ai colleghi uomini?) “Il sessismo ho imparato a conoscerlo quando ho lasciato lo sport, ritrovandomi a competere con le cosiddette ‘quote rosa’, termine che in tanti anni non avevo mai sentito… Lo sport insegna a dare il massimo, in ogni frangente. Io ho sempre fatto così, spingendo e cercando di migliorarmi giorno dopo giorno. Grazie al mio impegno ho raggiunto risultati importanti, come la medaglia d’argento ai Mondiali del 1997 a Sestriere. Non ho quindi mai dato peso alle differenze di genere: ho sempre lavorato duramente per vincere e il tempo mi ha dato ragione”. In ambito politico come vanno le cose? Perché fanno sempre più carriera gli uomini… “Io sono convinta che con l’impegno, la professionalità e l’abnegazione si possano ottenere grandi risultati. E io ne sono il classico esempio, visto che sono assessore in una regione, la Lombardia, all’avanguardia in tal senso. Le competenze vincono sempre, a prescindere dal sesso. La verità, in ogni caso, è che le donne dovrebbero avere il coraggio di mettersi maggiormente in gioco. Una voglia di emergere che spesso cozza con gli impegni personali: quando una donna diventa mamma assume nuove responsabilità e quindi ha meno tempo da dedicare alla politica”.
Cosa può fare lo sport per una cultura del rispetto di genere? “Lo sport è una vera e propria scuola di vita. Insegna i valori del rispetto, del sano agonismo, dell’uguaglianza di genere, di razza e di pensiero. Tutti i bambini dovrebbero praticare sport, proprio per acquisire principi etici fondamentali nella vita. Tra questi, lo spirito di sacrificio e il rispetto verso gli altri. Come riesce a conciliare l’impegno politico con la sua vita privata? “Bella domanda, sino ad oggi non me l’ha fatta nessuno. Forse perché non avendo famiglia, ho più tempo da dedicare alla politica. Un impegno che non mi pesa: la politica è altruismo e servire il prossimo, valori che svolgo con dedizione e passione. Ovvio, bisogna saper organizzarsi e stabilire delle priorità. Ma proprio perché sono donna, so fare più cose contemporaneamente…”. Cosa comporta essere Assessore alla Moda e al Design nella capitale della Moda e del Design? “Sono onorata di poter rappresentare Regione Lombardia attraverso dei driver importanti per l’economia lombarda e nazionale. Non nascondo le difficoltà del momento: dalla pandemia siamo passati alla guerra, tanti gli ostacoli che stiamo incontrando nel nostro percorso. Ma sono certa che grazie alle nostre eccellenze, alla creatività, al buon gusto e alla qualità dei prodotti, riconosciuti in tutto il mondo, sapremo ripartire alla grande. Milano è il centro nevralgico della moda a livello internazionale. Ma come assessore regionale ho il dovere di valorizzare tutta la Lombardia: ogni territorio ha peculiarità incredibili, dal tessile al pellame e al calzaturiero, solo per citare alcuni esempi. Un ‘saper fare artigiano’ tipico dei nostri territori, eccellenze e tradizioni da preservare e potenziare ulteriormente”. Esistono percorsi che favoriscono il lavoro femminile in ambito turistico? “Non esiste genere per lavorare nel mondo del turismo. Esistono percorsi aperti a tutti e che raccontano di una Lombardia all’avanguardia nella formazione di personale competente e affidabile. Il saper accogliere è un elemento vincente nel turismo: farlo con maestria e professionalità deve essere il valore aggiunto della nostra offerta turistica. A prescindere dal genere”. Bergamo e Brescia sono due città molto “femminili” e nel 2023 saranno capitali della Cultura. Cosa suggerirebbe agli organizzatori per puntare su un pubblico femminile? “La cultura, l’arte, la storia dei nostri territori sono tesori che meritano di essere valorizzati per mostrare al mondo le eccellenze di realtà importanti come Bergamo e Brescia. E poi enogastronomia e paesaggi mozzafiato, turismo sostenibile e servizi efficienti. Il mio impegno è rivolto a potenziare questi strumenti, che renderanno vincente la nostra Lombardia. Per tutti”. Il nostro Paese è pronto per un Premier o un Presidente Donna? Chi avrebbe votato al posto di Mattarella? “Assolutamente sì. Non credo debba presentarvela, visto che ha un nome particolarmente in auge: si chiama Giorgia Meloni. Milito in un partito, Fratelli d’Italia, dove le donne hanno ruoli e responsabilità importanti: dalla Presidente Meloni alla coordinatrice regionale, Daniela Santanché, sino alla sottoscritta, assessore di una delle regioni economicamente più avanzate d’Italia. Tanti leader di partito si riempiono la bocca di termini come ‘quota rosa’, noi in Fratelli d’Italia dimostriamo con i fatti che le differenze di genere in politica non esistono”.
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PERCHÈ? PERCHÈ NE VALE LA PENA! ph. Paolo Stroppa ELENA RUBINI DOTTORE COMMERCIALISTA HA ACCETTATO DI FARSI INTERVISTARE PER PROMOVERE UNA ASSOCIAZIONE CHE SI BATTE PER L’ABOLIZIONE DELLE CORSE TRA CANI.
Recentemente è entrata a far parte Consiglio dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo, punto di riferimento per tutti i professionisti della categoria, sempre più combattuta tra la difesa fiscale dei cittadini e l’obbedienza alle leggi dello Stato. Di questi tempi anche il loro lavoro si è complicato e sempre più sono le gestioni di cessazioni o fallimenti, per non parlare del pandemonio dei bonus decisi dal governo che hanno visto le aziende dover produrre cataste di documentazione per ottenere aiuti o sgravi di vario genere. In tutto questo, la digitalizzazione dell’amministrazione pubblica spinge alla modernizzazione del sistema tributario ma, al tempo stesso, nella transizione al digitale, si sono evidenziati tanti problemi di formazione e adeguamento degli strumenti in mano ai commercialisti.
ELENA RUBINI CON PEDRO IL LEVRIERO GALGO CHE HA ADOTTATO 56
Sono nata a Bergamo, città dove vivo. Ho un marito accanto a me da 20 anni e una figlia dodicenne in piena fase adolescenziale. Iscritta all’ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo, al registro dei Revisori Contabili e al registro dei Revisori Enti Locali - fascia 3 Lombardia Iscritta nell’elenco dei Gestori della Crisi da Sovraindebitamento dell’Organismo di Composizione della Crisi da Sovraindebitamento dell’ODCEC di Bergamo. Fino al Febbraio 2022 Presidente del Collegio Sindacale dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo – attualmente Consigliere dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo e Presidente del Comitato delle Pari Opportunità dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo Incaricata presso il Tribunale di Bergamo in qualità di Curatore.
Perché ha deciso di candidarsi al Consiglio dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili? “Ho svolto per diversi anni l’attività di Revisore all’interno dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Ho trovato una struttura accogliente e collaborativa che mi ha permesso di crescere umanamente e professionalmente. Un’esperienza impegnativa ma gratificante che consiglierei ai miei colleghi. Candidarmi al Consiglio mi è parso il naturale step successivo nell’ottica di poter dare il mio contributo per avvicinare altri professionisti all’ambiente dell’Ordine che spesso viene ancora considerato solo dal punto di vista istituzionale. Mi piacerebbe fare da tramite per le problematiche che i colleghi incontrano e coinvolgerli nelle varie attività che vengono proposte. Sarebbe bello vedere una partecipazione attiva degli iscritti per esempio alle varie commissioni di studio che vengono di volta in volta istituite su temi chiave. Le commissioni sono infatti un supporto, un importante momento di incontro, di confronto e di condivisione altamente qualificata soprattutto in un “oggi” in cui la professione vive una notevole evoluzione tra tante pressioni e sollecitazioni nazionali e internazionali”. Quali sono le questioni sulle quali vorrebbe impegnarsi? “Mi piacerebbe impegnarmi nella formazione. Negli ultimi anni mi sono molto interessata alla procedura del sovraindebitamento. Un istituto che permette ai debitori non soggetti alla procedura di fallimento di alleggerire la propria posizione debitoria al verificarsi di determinate condizioni. Si tratta di una normativa molto complessa, ma di primaria importanza perché creata per aiutare chi, operando in modo onesto ma forse a tratti troppo ingenuo, o anche travolto dai problemi dell’era pandemica si trova nella situazione di aver contratto troppi debiti rispetto alla propria capacità finanziaria”.
I maggiori studi di Commercialisti hanno quasi esclusivamente nomi di uomini? Perché? “Sì, molti studi in Bergamo hanno denominazioni declinate al maschile, penso anche per una questione di tradizione di famiglia. Molte sono le attività che rappresentano un proseguo dell’impiego “fondato” dei genitori ed è attestato che in passato la professione del commercialista probabilmente fosse più maschile. Ad oggi ritengo che le donne abbiano le medesime opportunità rispetto ai maschi. Ma ora quella del commercialista è una professione molto complicata che richiede tempo, studio, dedizione. Confrontandomi con le mie colleghe ho molte volte constatato che come donne probabilmente incontriamo grosse difficoltà nel dover far conciliare gli impegni lavorativi (spesso consistenti in scadenze determinate) con la vita familiare. È fondamentale trovare prima di tutto la forza in se stesse Laurea in Economia e Commerper affrontare entrambe le sfide”. cio presso l’Università degli studi di Bergamo + Master in diritto tributario. All’Università sono iscritte così poche donne rispetto agli uomini o ci sono altri fattori…
Inizialmente ho svolto l’attività professionale presso lo Studio associato di altri professionisti per poi aprire un mio ufficio in Bergamo. Fin da subito mi sono dedicata alla classica attività di consulenza aziendale, societaria e fiscale per poi dedicarmi alla gestione della crisi da sovraindebitamento e crisi di impresa. Ultimamente sto frequentando un interessante corso di formazione sulla mediazione civile e commerciale allo scopo di acquisire il titolo di Mediatore civile e commerciale.
“Non conosco di preciso le percentuali della presenza di iscrizioni di studenti e studentesse. Ricordo, quando ho frequentato io l’università, che la presenza femminile era elevata. Ad oggi vedo che tante donne si sono avvicinate all’attività di dottore commercialista. Quando ancora in prepandemia si tenevano i corsi di aggiornamento organizzati dall’ Ordine in presenza ricordo si aveva una buona presenza femminile nelle aule”. La gente è portata a fidarsi di più di un commercialista uomo? “Penso che nella scelta del professionista a cui affidarsi vengono privilegiati la professionalità, la correttezza, l’etica, l’empatia. Non penso che i clienti facciano una scelta di genere”. Come donna trova che Bergamo sia una città aperta verso le discriminazioni di genere o siamo ancora indietro? “A livello familiare io e i miei fratelli maschi siamo stati egualmente educati dai nostri genitori all’etica dell’impegno al lavoro ed ad assumerci le nostre responsabilità. Mio papà è stato sempre un esempio di uomo dedito al suo lavoro autonomo, ma attento a bilanciare con l’aiuto di mia mamma la sua passione per l’impegno di lavoro con l’attenzione a noi. Così mi hanno spronato a coltivare le mie inclinazioni personali, a farle prendere forma in un mondo del lavoro dove convivono fasi e aspetti di “mascolinità” e di femminilità, per farle diventare la mia scelta di professione. Durante la mia carriera, sin dai tempi del praticantato, non ricordo di avere subito discriminazioni legate al mio essere commercialista donna. I titolari degli studi con cui ho collaborato mi hanno sempre richiesto educazione, professionalità, impegno, puntualità nel rispetto delle scadenze esattamente come per i miei colleghi maschi. I miei clienti, soprattutto dopo la nascita di mia figlia, sono sempre stati disponibili, pazienti e fiduciosi e certi che in ogni caso nessuna scadenza e nessun adempimento sarebbe mai stato influenzato dal fatto di essere diventata “mamma”. Anche nel rapporto con le Istituzioni non ho mai rilevato fosse sorto per me alcun problema di genere. Al di là della mia esperienza constato che, nella mia città, nei diversi settori, molte sono le donne a cui vengono affidati incarichi di rilievo. Quindi, forse con una punta di orgoglio per le mie radici, non ritengo che Bergamo possa definirsi arretrata per quanto concerne le occasioni di pari opportunità tanto nel contesto sociale, quanto nel tessuto economico e produttivo”. 57
Nel suo studio lavorano solo donne. È una scelta? “In questo momento, per un fattore puramente casuale, i miei collaboratori di studio sono tutte signore. In passato ho avuto anche collaboratori uomini. Nella mia esperienza mi è capitato spesso di trovarmi a lavorare a stretto contatto con dirigenti di Comuni e/o responsabili amministrativi di aziende che fossero sia uomini che donne. Non ricordo di aver mai avuto alcun problema legato al genere dei miei interlocutori”. Come riesce a coniugare il lavoro, la famiglia e l’impegno sociale? “Spesso, dopo le giornate impegnate e convulse in cui mi pare così difficile coniugare il tutto… mi fermo, ritrovando un attimo di tranquillità, e penso che sono una persona davvero fortunata: mia figlia Giulia è da sempre molto autonoma e mio marito Alessio mi ha sempre sostenuto e spronato nella mia attività professionale senza aver mai fatto pesare le quantità di volte in cui il frigorifero risultava vuoto per mancanza di tempo di far la spesa…. Inoltre ho una rete familiare in cui ognuno è forza e sostegno dell’altro: i genitori-nonni, mio sostegno essenziale soprattutto nei momenti in cui mia figlia era piccola, i fratelli, le cognate, le zie, le cugine… la mia famiglia mi ha permesso di non dover mai ricorrere a tate o altre strutture. Altrettanto sono state anche importanti alcune colleghe-amiche che, quando mi hanno visto in difficoltà nella gestione impegni lavorativi/famiglia, non hanno esitato un attimo nell’aiutarmi e non mi hanno mai permesso di rinunciare alle mie aspettative professionali. E poi devo ringraziare le mie amiche personali che mi hanno aiutato le tante volte che hanno accompagnato mia figlia alle feste di compleanno dei compagni o alle altre varie attività extrascolastiche se proprio io non riuscivo a causa degli impegni lavorativi”.
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Riesce a trovare anche il tempo per il cane? “A dire il vero a casa abbiamo due cani: Trilly una chihuahua di 15 anni che sta sempre con me in ufficio e Pedro, un levriero di razza Galgo. È arrivato a casa nostra la scorsa estate grazie all’associazione Pet Levrieri Onlus che ci ha aiutato ad adottarlo salvandolo dallo sfruttamento per la caccia a vista. Pedro è arrivato in un momento delicato per la mia famiglia e il suo essere vivace ed affettuoso ha portato una ventata di freschezza in casa. Decidere di avere un cane è sicuramente assumersi un impegno costante non solo nelle azioni pratiche dell’accudirlo, ma anche nel mettersi in gioco in una sorta di relazione con lui, che diventa parte della famiglia. Quando guardo il suo muso così dolce non riesco a non ricordare la sua storia e la consapevolezza di averlo salvato dai maltrattamenti mi fa stare bene. Esco tardi dallo studio e devo affrettarmi a preparare la cena e trovo Pedro a giocare o sdraiato sul letto, abbracciato a mia figlia, e sorridendo penso che nonostante la mia fatica quotidiana, sì, tutto questo ne vale la pena!”.
ADOTTARE UN LEVRIERO Pet Levrieri è un’associazione onlus antiracing e anticaccia nata dalla volontà di un gruppo di adottanti di trasformare la propria scelta d’amore, l’adozione di un levriero rescue, in impegno civile, per costruire un futuro senza corse commerciali (racing e coursing) e senza caccia a vista coi levrieri, in Europa e nel mondo. Fa parte del Movimento mondiale antiracing e ha relazioni di collaborazione con tutti gli esponenti del movimento in ogno continente. È l’unica associazione italiana tra gli esponenti del movimento mondiale antiracing e anticaccia, e l’unica associazione antiracing in Italia, il cui primo e dichiarato obiettivo è la fine dell’industria delle corse e della caccia a vista con i levrieri. Nata il 9 novembre 2013, l’associazione è attualmente composta da più di 140 soci, è ha avviato la procedura per entrare a far parte degli Enti del Terzo Settore. La sua attività si sviluppa su tre livelli: – organizzazione e supporto a campagne civili, ad iniziative e gruppi che si battono contro il greyhound racing e la caccia in Europa e nel mondo, con l’intento di ottenere leggi che vietino tutto ciò e l’applicazione certa delle norme di tutela per gli animali d’affezione. – salvataggio e adozione di greyhound, lurcher e galgo provenienti da Irlanda, Spagna, Cina e Macao. – valorizzazione dei levrieri rescue, facendoli conoscere per quello che sono: compagni di vita intelligenti, sensibili e dotati di una straordinaria resilienza. Hanno, infatti, innate capacità di recupero che permettono loro di inserirsi perfettamente nella vita in famiglia, nonostante il loro difficile passato. Potete contattarci ai seguenti recapiti: Adozioni: adozioni.petlevrieri@gmail.com Cell. 328.6185068 – 345.4543054 – 339.7114819 – 349.2555842 * Potete anche inviare un Whatsapp e verrete ricontattati al più presto. Contatti Presidente: stefania.petlevrieri@gmail.com – cell. 3806806703 informazioni generali: info@petlevrieri.it Donazioni: donazioni.petlevrieri@gmail.com Sede: Via Carlo Antonio Carlone 1 Milano.
2 FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia www.fuochidipaglia.it
NON C’È LIMITE AL PEGGIO?
Non siamo ancora usciti da due anni terribili di pandemia, che il neo zar russo Putin decide di sconvolgere il mon-
do. Se ci si limita ad un’analisi superficiale di quanto sta accadendo, si dà del pazzo al despota, si inneggia alla pace, si commiserano le vittime, si applicano un po’ di sanzioni (magari assurde) e ci si mette a posto con la coscienza. Ma come sempre, per analizzare la realtà è necessario conoscere bene il passato e giudicare il presente sui fatti obiettivi. Innanzitutto c’è da dire che per tenere insieme una federazione come la Russia, composta da un territorio vasto come la faccia della Luna, con quasi 150 milioni di abitanti, confinante con 18 stati stranieri, composta da 20 etnie principali e da almeno 6 religioni diverse, non si può pensare di utilizzare i paradigmi delle democrazie occidentali. E dopo il Soviet, un autoritario alla stregua di Vladimir Putin, capace di gestire il potere interno col pugno di ferro (e non solo), non è lì per caso. Detto ciò, senza farla troppo lunga, vediamo i due grandi protagonisti che sono particolarmente angosciati dall’invasione dell’Ucraina: gli europei e gli americani. La storia ci dice che la fine dell’Unione Sovietica e della guerra fredda è avvenuta nel 1991, cioè oltre 30 anni fa. Durante tutto questo periodo la NATO e la UE si sono allargate ad oriente, senza tanti convenevoli e senza chiedere l’autorizzazione a nessuno, se non ai diretti interessati. La dissuasione per una possibile guerra nucleare, che avrebbe distrutto comunque sia l’attaccato che l’attaccante, sembrava sufficiente per mantenere la pace e creare una certa distanza tra i due blocchi. Così l’Unione Europea, sonnecchiando, si è dedicata durante il nuovo secolo a sviluppare tematiche mollicce, più vicine alle opere di falegnameria L’angelo del dolore mentale che alla realpolitik. Il tutto sotto l’ala protettrice degli Stati William Wetmore Story, 1894 Uniti che nel frattempo erano impegnati in altre invasioni bellicose e passate via lisce come un bicchier d’acqua, sempre nel nome della democrazia da occidentalizzare. In questo trentennio di pace e di benessere generalizzato, gli europei sono sembrati uniti solo sulla carta, ma in realtà non hanno mai sviluppato progetti comuni come la difesa, l’energia, l’ambiente, l’immigrazione, la protezione dei mercati dalla globalizzazione sfrenata e via dicendo. Pian piano il sentimento comunitario si è dissolto e ogni nazione ha pensato principalmente ai fatti suoi, anzi, la Gran Bretagna ha visto bene di andarsene al volo con una Brexit clamorosa. Contestualmente gli Stati Uniti non hanno avuto più voglia di ergersi a guardiani del mondo e hanno pensato che era meglio concentrarsi sul business e sul far soldi in ogni occasione. Allora hanno eletto una sfilza di presidenti più di forma che di sostanza, scegliendo tra bulli e sonnambuli vari. L’estate scorsa se la sono data a gambe levate anche dall’Afghanistan, lasciando tutti in braghe di tela e con un nuovo burka calato sul viso, tanto le Torri Gemelle erano lontane nel tempo. Poi è arrivata la pandemia da Covid19, un virus letale a neanche l’1%, che però ha subito fatto cagar sotto quegli smidollati di occidentali. Due anni durissimi che hanno rovinato la psiche e l’economia di europei e statunitensi, con un’inflazione oggi alle stelle e con i costi energetici diventati insostenibili. E allora quella volpe di Vladimiro, intimo amico del Berlusca, ha colto l’occasione al volo. Ha pensato che se gli americani potevano invadere il loro Parlamento, lui era autorizzato ad allargare impunemente i suoi confini per sentirsi più sicuro. D’altronde nelle repubbliche del Donbass e in Crimea era dal 2014 che ucraini e russi si sparavano addosso, facendo migliaia di morti, e non fregava niente a nessuno. Eggià, perché l’ipocrisia è la miglior virtù di quei pusillanime di occidentali. 59
UN MUSEO AL MINUTO
Un grande orologio digitale che
con lo scandire del tempo che passa svela oltre 110 musei e archivi d’impresa che conservano, tutelano e raccontano il saper fare, l’innovazione, la creatività e il design italiano. Si intitola #unmuseoalminuto l’installazione permanente che i visitatori possono ammirare all’ingresso dell’ADI Design Museum di Milano e seguire sui social grazie a un’iniziativa di Assolombarda e Museimpresa, l’Associazione Italiana Archivi e Musei d’Impresa fondata nel 2001 da Assolombarda e Confindustria. Ogni museo è rappresentato da un’immagine identitaria che si alterna, ogni minuto, a quelle degli altri musei e archivi sul quadrante di un grande orologio, metafora della stratificazione nel tempo della cultura di impresa. Il movimento della lancetta dei secondi compone ogni volta un quadrante diverso. Il pendolo, con la sua scansione ritmica, è la rappresentazione simbolica di passato, presente, futuro, e racconta della capacità delle aziende di guardare alla propria storia, di operare nell’oggi e di volgere lo sguardo al futuro in un processo di continua innovazione. 60
Associazione Museo della Melara, Museo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro, musil - museo dell’industria e del lavoro e Osservatorio Monografie d’impresa sono tra i protagonisti di #unmuseoalminuto, rispettivamente i loro quadranti appaiono al 20°, 54°, 106° e 107 ° minuto. #unmuseoalminuto, progettato da NEO (Narrative Environments Operas), valorizza in modo immediato e visivo i musei e gli archivi d’impresa, luoghi che conservano oggetti e documenti per raccontare storie straordinarie, di donne e uomini che, consapevoli della dignità del fare impresa, hanno inventato, sperimentato, prodotto, costruito benessere, lavoro, bellezza e inclusione sociale. Con questa installazione si sottolinea l’attualità di musei e archivi d’impresa, istituzioni di riferimento, nel tempo e nello spazio, per le comunità e i territori, per la custodia dei saperi locali e della cultura materiale, nei centri urbani così come nei territori in cui si radicano le tante manifatture italiane. Sui social di Assolombarda e Museimpresa con #unmuseoalminuto verranno approfonditi i contenuti dei musei e degli archivi d’impresa coinvolti nell’iniziativa. Ogni settimana, il lunedì, il mercoledì e il venerdì fino a ottobre sul profilo Instagram di Museimpresa verranno raccontate le storie degli archivi e musei che partecipano all’iniziativa, pubblicando l’immagine del loro quadrante.
UN MUSEO AL MINUTO 61 61
UN MUSEO AL MINUTO
Antonio Calabrò Presidente di Museimpresa
“Negli archivi e nei musei delle imprese italiane è custodito e raccontato il patrimonio della sapienza manifatturiera e della qualità dei servizi, ancora oggi motore di sviluppo sostenibile e cardine d’una diffusa cultura economica, sociale e civile”
L’obiettivo è quello di far conoscere al grande pubblico l’incredibile patrimonio custodito negli archivi e nei musei e avvicinare anche il pubblico più giovane alla cultura d’impresa. “Negli archivi e nei musei delle imprese italiane è custodito e raccontato il patrimonio della sapienza manifatturiera e della qualità dei servizi, ancora oggi motore di sviluppo sostenibile e cardine d’una diffusa cultura economica, sociale e civile” - dichiara il Presidente di Museimpresa Antonio Calabrò - “E sono proprio gli archivi e i musei d’azienda a lavorare sulla custodia della memoria come leva di consapevolezza storica e di rilancio dei valori delle imprese. Nei musei e negli archivi d’impresa è raccontata la storia passata, senza nostalgie, ma come motore di trasformazione. L’identità delle imprese italiane, infatti, dimostra che si può innovare senza mai perdere di vista la tradizione e anzi facendo proprio della tradizione una leva di cambiamento e di competitività”. “#unmuseoalminuto ci restituisce il ‘cuore’ delle nostre imprese, il loro saper fare, le idee e le innovazioni che rendono il ‘Made in Italy’ il brand nazionale più amato al mondo per la sua qualità e bellezza - sottolinea Alessandro Scarabelli, Direttore Generale di Assolombarda -. L’impresa è cultura e i suoi valori, che da sempre ispirano la nostra tradizione, ancora oggi possono insegnarci come affrontare le sfide del presente e come progettare il futuro, tanto più in un contesto come quello che stiamo vivendo di profonda trasformazione economica e sociale il cui pilastro è rappresentato dal PNRR. Il ‘fare impresa e farlo bene’ propri del nostro tessuto produttivo sono elementi essenziali per fare delle aziende quel motore di cambiamento positivo per contribuire allo sviluppo del nostro territorio”. Per NEO (Narrative Environments Operas) la cultura d’impresa valorizza un patrimonio intangibile, racconta anche ciò che non si può vedere, quello che sta dietro alla progettazione o alla creazione di un oggetto, al suo utilizzo, alle tendenze della moda e del costume, allo spirito del tempo, alle mutazioni dell’arte, del progresso scientifico e della società, un patrimonio prezioso da condividere anche con le nuove generazioni. “Per il design la cultura d’impresa è una componente imprescindibile della qualità del progetto. Un museo che, come l’ADI Design Museum, intende mettere in luce tutti i fattori del processo che portano al successo dei prodotti, evidenzia l’importanza della cultura d’impresa e la sua valorizzazione nella comunicazione con i visitatori” chiude Luciano Galimberti, Presidente di ADI Associazione per il Disegno Industriale. I musei e gli archivi d’impresa appartengono ad aziende storiche, fondate anche oltre un secolo fa e attive da molti decenni, e riflettono la varietà e la qualità del tessuto industriale e imprenditoriale italiano. Dal design alla chimica e alle assicurazioni, dalla produzione di macchine per caffè alle società sportive, dai giganti della gomma e della plastica all’industria tessile, fino agli archivi storici d’Italia. 63
A LOT OF WORK INSIDE
Fotografie di Roberto Facchinetti Forlani REPORTAGE DELLA COSTRUZIONE DELLA NUOVA SEDE DELL’UNIONE DEGLI INDUSTRIALI DI BERGAMO TRASLOCATA DALLA CENTRALISSIMA VIA CAMOZZI VERSO IL SUO FUTURO AL KILOMETRO ROSSO
L’Associazione che riunisce gli Industriali bergamaschi ha commissionato, alla premiata ditta Facchinetti Forlani, un reportage fotografico di ogni fase della costruzione della sua nuova ed elegantissima sede, ben sapendo di affidarsi ai migliori professionisti nell’arte del costruire immagini, in grado di raccontare una storia ma, soprattutto, di farvi entrare nella scena ritratta, portandovi a respirare l’atmosfera di quel momento, l’istante magico e unico di una visione perfetta. E così, anche nel caso di questo lavoro, Roberto Facchinetti Forlani, oggi protagonista sul set, sempre seguito da papà Luigi, da cui ha ereditato esperienza e mestiere, ha scattato fotografie per mesi raccontando, in una sequenza solo apparentemente scontata, la realizzazione del progetto dell’Arch. Riccardo Minelli dello studio ArchiLabs che lo ha pensato. L’edificio e la sua caratura, sia da un punto di vista architettonico, sia mediatico, sono a dimostrare la vitalità che si sta delineando nel panorama alle porte della città dove, specchiandosi nell’urbe antica, sta sorgendo la Bergamo del futuro. Non è un caso anche il trasferimento della sede dell’Unione Industriali dal centro cittadino al Kilometro rosso Innovation District.
La città si allarga intorno ai suoi colli che nessuno osa fortunatamente alterare, lasciando libero spazio a contenitori nuovi, più consoni alle esigenze dei futuri cittadini del mondo. 65
Oggi è quasi scontato documentare con le immagini ogni cosa, figuriamoci il sorgere di una struttura destinata a lasciare il segno nel nostro tempo. Ma, nel caso di queste immagini, che fanno parte di una mostra visibile presso la nuova sede di Confindustria Bergamo presso il Kilometro Rosso, il fotografo coglie nella magniloquenza della costruzione in divenire, il lato più umano, quello della fatica e dell’impegno degli uomini di cantiere. Quelli che conosciamo benissimo, che vediamo volteggiare sui ponteggi degli edifici, quelli sempre abbronzati, sudati, stanchi, stravaccati nei bar a mezzogiorno e sui furgonati la sera quando tornano a casa e dormono sfiniti appoggiati ai finestrini. Alle loro mani, alla loro competenza e al loro cuore si affidano gli architetti con progetti sempre più arditi per realizzare i quali saper usare a regola d’arte una cazzuola non basta più.
Ancora una volta, Facchinetti Forlani coglie l’essenza delle cose in un attimo fuggente che pochi sanno cogliere ma che fa la differenza. Di Luigi Facchientti, papà dell’autore di questo reportage, ricordiamo le splendide immagini della Bergamo deserta, senza auto e senza persone, che era riuscito a scattare con anni di appostamenti fotografici negli orari più strani.
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L’NFT DI LAMBORGHINI SPACE TIME MEMORY ALL’ASTA ALL’INIZIO DELL’ANNO LUNARE. QUESTO PROGETTO, PONTE TRA IL MONDO FISICO E QUELLO DIGITALE, CELEBRA L’ESPLORAZIONE DELLO SPAZIO DA PARTE DELL’UOMO
Sono stati confermati i dettagli relativi all’asta del primo NFT (non-fungible token) di Automobili Lambor-
ghini, grazie alla collaborazione con NFT PRO e RM Sotheby’s. Lamborghini riceverà le offerte per le cinque coppie di opere d’arte fisiche e digitali realizzate dal noto artista Fabian Oefner tra il 1° febbraio, primo giorno del nuovo anno lunare, e il 4 febbraio. L’asta per il primo dei cinque NFT ha avuto inizio sul sito nft. lamborghini.com dalle 16:00 CET, mentre ciascuna delle altre aste è iniziata e terminata a distanza di 15 minuti dalla precedente. Ogni asta è durata 75 ore e 50 minuti, ovvero lo stesso tempo impiegato dall’Apollo 11 per decollare ed entrare nell’orbita lunare, e non si tratta dell’unico riferimento all’esplorazione dello spazio da parte dell’uomo. L’opera d’arte fisica, la Space Key, contiene elementi di fibra di carbonio che Lamborghini ha inviato sulla Stazione Spaziale Internazionale nel 2020, nell’ambito di un programma di ricerca congiunto. Questi elementi in fibra di carbonio, su cui è stato inciso un codice QR univoco, rimandano alla componente digitale: una serie di cinque fotografie di una Lamborghini Ultimae che si dirige verso le stelle. Le immagini raffigurano il sollevamento dell’auto da terra in cinque momenti diversi, a pochi secondi l’uno dall’altro. I componenti, il motore, la trasmissione, le sospensioni e centinaia di dadi e bulloni schizzano via dal telaio dell’auto come la fiamma di combustione di un razzo.
Potrebbe sembrare un’immagine generata da un computer, invece si tratta di un’opera creata interamente con elementi del mondo reale: l’artista ha rappresentato oltre 1500 singoli componenti di una vettura autentica. La fotografia della curvatura terrestre è stata realizzata inviando un pallone sonda dotato di una macchina fotografica al limite della stratosfera. L’artista ha quindi assemblato attentamente tutte queste immagini per raffigurare un istante artificiale. Ciascuno dei cinque NFT contiene oltre 600 milioni di pixel. Ingrandendo le immagini è possibile osservare i dettagli nascosti di queste fotografie iperrealistiche. La risoluzione è tale da permettere di vedere i piccoli segni presenti sulla sequenza di accensione del motore V12 o ammirare le diverse fresature sulle ruote dentate della trasmissione. Quanto più si osserva la composizione, tanti più segreti emergono... L’artista Fabian Oefner, parlando dell’idea alla base della sua creazione, ha spiegato: “Per me, ‘Space Time Memory’ è un’analogia dei ricordi che creiamo nel corso della vita. I ricordi hanno origine nel mondo fisico, nascono nella realtà, ma vengono poi conservati nel nostro cervello, che potremmo paragonare al mondo digitale. Mi chiedo spesso cosa sia più importante per me: il momento reale o il ricordo del momento? In modo analogo, visto il crescente numero di realtà digitali intorno a noi, mi chiedo cosa sia più importante: la realtà stessa o le sue copie e i suoi derivati che esistono nell’universo digitale?”. 69
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All’inizio del progetto, Oefner ha studiato in maniera meticolosa i progetti tecnici della Lamborghini Aventador Ultimae, creando uno schizzo accurato della fotografia finale. Sulla base dello schizzo, Lamborghini ha preparato tutte le parti e i componenti necessari per una Ultimae pronta per la produzione. Oefner e il suo team hanno quindi fotografato gli elementi simulando uno studio fotografico accanto alla linea di produzione dello stabilimento di Sant’Agata Bolognese. Al ritorno nel suo studio negli Stati Uniti, vicino a New York, dove vive e lavora, l’artista ha unito le numerose immagini nella composizione immaginata nello schizzo. Oefner e il suo team hanno impiegato oltre due mesi per creare un istante più breve persino di un battito di ciglia.
“Siamo entusiasti di essere stati scelti come partner preferenziale per gli NFT da un marchio iconico come Lamborghini e da un artista incredibile come Fabian Oefner”, ha dichiarato Christian Ferri, CEO di NFT Pro™. “Siamo orgogliosi di essere la prima soluzione NFT aziendale sul mercato, a disposizione dei principali leader di settore al mondo. La collaborazione con Lamborghini e Fabian Oefner è l'ulteriore conferma della nostra posizione. La nostra azienda si impegna a supportare Lamborghini nell’intero percorso con gli NFT ed è onorata di collaborare con un team così visionario nei prossimi anni”. COSA SONO GLI NFT? Gli NFT (non-fungible token) sono identificativi univoci registrati su un database distribuito noto come blockchain e legati a risorse digitali come immagini, video, musica o altri record (ad es.VIN dei veicoli). Ogni token è unico, il che consente ai relativi proprietari di garantire l’autenticità, la scarsità, la programmabilità e la tracciabilità delle risorse su Internet. FABIAN OEFNER Le opere di Fabian Oefner esplorano i confini tra tempo, spazio e realtà. Oefner crea spazi e momenti immaginari che appaiono assolutamente reali, pur non essendolo affatto. In questo modo disseziona le diverse componenti della realtà e ci offre una comprensione più chiara di come la percepiamo e definiamo. Ispirato alla scienza, il suo approccio all’arte è estremamente metodico e allo stesso tempo giocoso, per creare momenti del tutto inaspettati. Oefner realizza opere attentamente orchestrate, progettate fin nei minimi dettagli, ma anche pezzi che sfruttano una struttura aperta per dare vita all’arte. RM SOTHEBY’S RM Sotheby’s è la più grande casa d’aste di auto da collezione al mondo per vendite totali. Grazie ai suoi 40 anni di risultati dimostrati nel settore delle auto da collezione, la gamma di servizi integrata verticalmente di RM’s – da aste (dal vivo e online) e vendite private alla pianificazione patrimoniale e ai servizi finanziari – unita alla collaborazione con un team di esperti nel settore automobilistico e a una presenza internazionale, fornisce un livello di servizio ineguagliabile per il mercato globale delle auto da collezione. Attualmente RM Sotheby’s vanta il primato della vendita di sei delle dieci automobili più costose mai vendute a un’asta. Nel 2022, RM Sotheby’s è entrata nel mondo degli NFT, collaborando con clienti e partner e a fianco di NFT PRO per portare sul mercato progetti NFT di alto livello con al centro le auto. NFT PRO NFT Pro™ è la soluzione NFT white-label aziendale numero uno per i marchi globali che rende le campagne NFT semplici, facili.a realizzare e on-brand. Grazie a una piattaforma di livello enterprise, alla metodologia proprietaria e al supporto di livello enterprise, aiuta le aziende globali a definire strategie, creare, 71
i negozi del centro
QUALE FUTURO PER I NOSTRI NEGOZI? L’argomento che affronteremo oggi è quello dei negozi a Bergamo, del loro presente e del loro futuro. Per farlo non possiamo che affidarci ad Emanuele Locatelli, dell’agenzia Coldwell Banker di via Broseta, conosciuta in Bergamo come Remondini Re, specializzato negli affitti e nelle compravendite commerciali. Emanuele, spiegaci la situazione attuale del settore commerciale a Bergamo. Stiamo vivendo un periodo abbastanza confuso in questa fase post pandemica. La maggior parte dei clienti è affacciato alla finestra aspettando che i negozi si liberino e che i canoni di affitto si abbassino. Non funziona cosi: canoni sono ancora stabili e le attività che sono riuscite a resistere alla pandemia ne sono uscite rafforzate. La percentuale di attività chiuse è più bassa del previsto. Basta una breve passeggiata per capire che le vie principali sono tutte occupate o in corso di apertura. Ora, se il centro città cambia volto ma rimane ancora molto richiesto, quale futuro prevedi per i negozi fuori dalle vie principali? purtroppo, diversi negozi di piccole dimensioni sono rimasti chiusi. E’ stato un anno Fuori, purt incerto e tanti avevano paura ad avviare nuove attività (che tra l’altro ora è molto difficoltoso e dispendioso). Tuttavia in questi primi mesi del 2022 abbiamo avuto una grande richiesta di spazi commerciali nelle prime zone fuori dal centro. Si tratta di grandi catene, spesso italiane, che non hanno interesse ad avere vetrine nelle vie centrali, ma ampie metrature facilmente accessibili e con canoni sicuramente più abbordabili rispetto al pieno centro. Come mai in centro città aprono sempre più negozi di ristorazione ed invece scende il numero di negozi di vestiti ed abbigliamento? Sfortunatamente le attività di abbigliamento sono state colpite duramente dalla pandemia e da tutte le complicate disposizioni successive. Dopo questo evento le scelte del consumatore sono cambiate radicalmente: piuttosto che un maglione o un vestito si preferisce una giornata alle terme, andare in un centro estetico, oppure uscire a cena. Resistono invece i negozi che propongono merce di ottima qualità, crescono le boutique di qualità, via Borfuro ne è un esempio: si è alzato di molto il livello dei negozi. Per concludere, come si potrebbe rendere il centro più attrattivo? Inserendo nuovi brand internazionali, portando una ventata di freschezza e novità di cui Bergamo ha un forte bisogno. Aumentando i dehors e magari rivedendo i costi dei parcheggi, come nelle città più belle d’Europa, dove la gente esce per le vie a bere qualcosa e incontrando gli amici. In questo modo aumenterebbe l’affluenza dei giovani bergamaschi nella fascia d’età compresa fra i 20 ed i 30 anni. Da anni la nostra agenzia si impegna nel garantire che la città rimanga sempre viva e continueremo a farlo
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2 POLITICANDO
di Maurizio Maggioni
CAPUT MUNDI Come si conviene per due città di questo livello, Berga-
mo e Brescia si stanno preparando per il 2023, anno nel quale saranno Capitale Italiana della Cultura. Sull’onda di ciò che ultimamente ci è successo per via della pandemia da Covid-19, le due città lombarde, da sempre cugine amiche e nemiche, da ancestrali contrapposizioni, geografiche, politiche e culinarie, si sono ritrovate sotto l’ombrello comune della solidarietà. Due popoli, due nazioni, che dalla comune sofferenza hanno fatto nascere un progetto ed un programma unico: la CULTURA, tutta maiuscola. Il prossimo anno sarà l’anno del rilancio lombardo, dagli aeroporti, il Caravaggio che si è recentemente confermato tra i migliori scali d’Europa, e il D’Annunzio che diventerà sempre più una struttura di riferimento per il territorio bresciano. Il lago d’Iseo già si sta vestendo a festa con la ciclabile che poi proseguirà verso Brescia e, ad ogni tappa, il turista e l’uomo di cultura, troveranno un evento che lo accompagnerà nella storia delle nostre terre. Così poi, da Brescia, questa strada proseguirà per il Lago di Garda, raggiungendo Salò che è un’appendice di Brescia, considerata un territorio comune ad entrambe le province: sarà così possibile far conoscere il Vittoriale a tutti quanti giungano per trovare nei mesi estivi un riposo lacustre. Cosa possiamo dire d’altro: il gemellaggio del Festival Pianistico è da immemore tempo già attivo, la rassegna del Festival Organistico Internazionale anche e i club rotariani dei due distretti stanno alacremente lavorando insieme per produrre interessanti eventi ed interventi. Il sistema territoriale sanitario si sta rinnovando e ammodernando, pronto alle prossime sfide anche perchè si attendono diverse centinaia di migliaia di turisti. Così come la rete alberghiera, con l’importante ristrutturazione nel centro di Bergamo di un grande complesso a cura di imprenditori bresciani La Cultura, serve molto, ma forse ve ne è fin troppa e variegata, e sarà importante migliorarla e offrirla come prodotto di qualità.
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Potremmo scongiurare le guerre con la cultura della mediazione, della tolleranza, del rispetto degli ideali, dei popoli e delle loro tradizioni. Prevenire è sempre meglio che reprimere o curare; me lo hanno insegnato sin dal primo giorno in cui ho cominciato a capire cosa fosse il pensiero comune e poi, di seguito, nei miei studi medico-clinici. Grazie ai sindaci delle due città cugine-sorelle, grazie a coloro che hanno avuto un pensiero per il nostro territorio e grazie al voto unanime del parlamento, che potremmo quasi definire bulgaro, che ci ha regalato questo grande evento. Siamo fiduciosi che tutti sicuramente ne trarremo vantaggi, dai commercianti alle aziende che si faranno conoscere nel mondo ma, soprattutto, metteremo un’altra volta alla prova la nostra capacità di essere accoglienti e perseveranti nelle nostre tradizioni. Tutti noi bresciani e bergamaschi, saremo un unico coro a presentare la nostra musica sul filo conduttore delle nostre specifiche peculiarità. Non potranno certo mancare i casoncelli, sia essi di terra bergamasca o bresciana, chiarendo sin d’ora che sono quelli bergamaschi a potersi chiamare così, mentre gli altri sono ottimi ravioli, al bagos, magari, ma ravioli... Ed eccomi ricaduto nel campanilismo! Penso che la Leonessa e la Città dei Mille, proprio per ciò che le unisce, nelle rispettive diversità, siano uniche e con univocità si presenteranno al mondo, forti della loro storica amicizia e della fratellanza che le trova dalla stessa parte sin dalle guerre contro il Barbarossa o nel respingere gli invasori, qualunque essi fossero. Li abbiamo sempre affrontati insieme, così come insieme eravamo sotto i vessilli di Venezia, di cui rimane, indomito il Leone di San Marco ad unirci.
SPAZIO FONDAZIONE NEGRI AURA
Una volta abbandonata qualsiasi fede in una realtà stabile e oggettiva nel nostro tempo, si apre un vasto territorio tra il reale e l’immaginario. Il lavoro di Jiménez si è sempre basato sull’intuizione che ciò che chiamiamo realtà nasconde una rete di relazioni complesse al di là del pensiero razionale. Il suo scopo è quello di ricreare metaforicamente questa rete segreta di connessioni attraverso un universo di immagini ricche di indizi nascosti. In Aura, il significato più profondo degli eventi si trova al di fuori del tempo e dello spazio narrativo, avvicinandosi maggiormente alla scintilla improvvisa del poetico. A questo scopo, Jiménez gioca con i limiti della percezione, cercando un effetto ipnotico. Al limite dell’astrazione, elimina gradualmente il maggior numero di elementi possibile, lasciando solo l’essenziale e generando un’ambiguità che ci fa chiedere se stiamo vedendo o immaginando. L’alleanza tra coppie di fotografie, più che comporre un dittico, danno origine a una nuova immagine prodotta dalla somma integrata delle loro parti. Il contatto tra due frammenti di realtà finisce per formare in alcuni casi un’unica immagine, composta da parti diverse la cui somma totale sembra impossibile, per quanto veritiera da un punto di vista onirico.
DAVID JIMÉNEZ (Siviglia, 1970.Vive e lavora a Madrid) Le sue opere, sotto forma di libri, mostre e proiezioni audiovisive, sono state esposte in numerose sedi tra cui il Nederlands Foto Instituut di Rotterdam, i Rencontres d’Arles, la Galerie VU di Parigi, il Seoul Photo Festival, la Biblioteca Nacional de Colombia di Bogotà. La sua prima mostra antologica, UNIVERSOS, è stata organizzata nel 2019 al festival PHotoEspaña e nel 2020 al Museo Universidad de Navarra. Ha vinto il premio delle Arti della città di Madrid nel 2008, è stato finalista del Prix Elysée 201618 e artista residente nella Reale Accademia Spagnola di Roma nel 2016-17. Ad oggi ha pubblicato sette libri monografici, tra cui Infinito, considerato uno dei libri fotografici spagnoli più influenti degli ultimi decenni. Il suo lavoro fa parte di numerose collezioni pubbliche e private e tiene regolarmente workshop e conferenze sul processo creativo nella fotografia.
DAVID JIMÉNEZ AURA
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SPAZIO FONDAZIONE NEGRI FINO AL 28 MAGGIO
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SANTA GIULIA:“TOCCAR CON MANO I LONGOBARDI”
Il Museo di Santa Giulia ospita l’esposizione realizzata da Italia Langobardorum, Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei in collaborazione con Museo Tattile Statale Omero per conoscere la straordinarietà e complessità del sito UNESCO “I Longobardi in Italia” attraverso un percorso multisensoriale accessibile a tutti. Il racconto di un passato comune e delle più importanti testimonianze monumentali longobarde esistenti sul territorio italiano
Ospitata da Fondazione Brescia Musei - presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov - l’esposizione è il prodotto di un progetto omonimo per il quale l’Associazione Italia Langobardorum, struttura di gestione del sito UNESCO “Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”, ha ottenuto dal Ministero della Cultura il riconoscimento del suo valore e un contributo a valere della legge 77/2006 “Misure di tutela e fruizione a favore dei siti UNESCO” italiani. “Italia Langobardorum, che ho l’onore e il piacere di presiedere da alcuni mesi, è una Associazione che incarna perfettamente lo spirito e l’essenza del principio di sussidiarietà nella realtà operativa negli ampi orizzonti progettuali con significativi esiti sul piano concreto”, commenta Antonella Tartaglia Polcini, Presidente di Italia Langobardorum e assessore alla Cultura del Comune di Benevento, “la gestione di un patrimonio di eccezionale valore universale ci impone, oggi più che mai, grande attenzione verso tutte le tipologie di fruitori e questo progetto in particolare è una testimonianza tangibile e rilevante di questa profonda sensibilità verso l’inclusione e la partecipazione, che pongono i visitatori al centro della nostra cultura”. La mostra, che sarà visitabile al Museo di Santa Giulia fino al 29 maggio, è stata realizzata da Italia Langobardorum in collaborazione col Museo Tattile Statale Omero e ha l’obiettivo di far conoscere la straordinarietà e la complessità del sito UNESCO attraverso un percorso tattile e una gamma differenziata di opzioni di fruizione che ne facilitano la comprensione, assicurando a tutti un’esperienza inclusiva multisensoriale ottimale.
2 LUPUS IN FABULA
Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica
LA CONDIZIONE FEMMINILE OGGI 1.- Biodiversità e diversità di genere Per approfondire - con cognizione di causa e senza pregiudizi ideologici - la condizione femminile oggi, è utile richiamare anzitutto il complesso significato dei termini femmina (dal latino fecundus, fecondo, fonte di vita) e donna (dal latino domina, signora, padrona). Dato che le parole creano il pensiero, il focus sulla duplice identità idiomatica femminile ci porta a considerare che tutto ciò che nasce, vive e si estingue in natura è il risultato – mai definitivo - di molteplici combinazioni tra energie e funzioni diverse. Intanto, come ci mostrano le osservazioni degli astrofisici, è forse proprio questo l’“ordine globale” (del dantesco “sommo fattore”?) che governa la immensità degli spazi cosmici, le galassie e il caos dei buchi neri. Del resto, lo stesso circuito vita-morte, che misteriosamente avvolge il nostro stupefacente piccolo pianeta, è plasmato dal continuo aggregarsi e dissociarsi di forze antagoniste. Il medesimo scambio dinamico, da tempo indagato da psicologi e antropologi, anima poi la diversità di genere nel contesto della biodiversità, intesa come l’insieme degli innumerevoli organismi che vivono e si riproducono nei diversi ecosistemi naturali. Perciò la legge costituzionale, approvata l’8 febbraio 2022, ha finalmente inserito la biodiversità nel catalogo dei principi fondamentali posti a tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e degli animali (art.9 Cost.), nonché della economia ambientale sostenibile (art.41 Cost.). In questo nuovo assetto occupa ovviamente il primo posto la specie umana, da sempre al vertice della (crudele) catena alimentare, e distinta nella diversità di genere, in base all’appartenenza al sesso maschile, femminile o alle altre legittime manifestazioni della sessualità riscontrabili nella “incertezza” della natura. La diversità, se potenziata dal raccordo tra le differenze, è dunque la vera ricchezza del mondo, la forza propulsiva dello sviluppo (economia) e del progresso (cultura); una sorta di alleanza che consente all’individuo (separato) di elevarsi al rango di persona (solidale) in grado di interrogarsi, di generare valori e di favorire l’inclusione. Quando invece le diversità non trovano un’intesa, si va alla guerra, come quella in corso nell’Ucraina proditoriamente invasa dalla Russia. Non è allora forse il tempo di provare ad affidare alle donne (quelle in gamba!) la gestione di una vera politica…di pace?
2.- Evoluzione storica della femminilità Non disponendo di mezzi tecnologici efficaci, le civiltà primitive affidavano la sopravvivenza della specie alla forza fisica del maschio dedito alla caccia e alla ricerca di cibo, mentre alla femmina erano riservate la custodia degli idoli del focolare e la cura della prole. Stante poi la promiscuità sessuale e la mancanza del matrimonio e di vincoli di parentela, l’atto di procreare secondo natura era all’epoca considerato solo funzionale all’accrescimento degli sparuti clan. Ciò almeno fino al diffondersi del tabù (sacro, proibito) dell’incesto, che poi vietò i rapporti sessuali tra soggetti con stretti legami di sangue. Nel travagliato secolare processo di civilizzazione, la gloriosa cultura classica greco-romana, da un lato esaltò la donna nella sua articolata coniugazione di dea mater, musa, sacerdotessa e matrona; escludendola, dall’altro, da ogni effettiva partecipazione alla vita pubblica. Tale logica contraddittoria ebbe poi ad accentuarsi nella Età di mezzo. Quando cioè, mentre i dolcestilnovisti cantavano l’amor cortese della donna angelicata, per opposta via i barbarici codici feudali escludevano il gentil sesso da qualsiasi accesso al potere economico e politico. Altrettanto può dirsi poi quanto alle forti discriminazioni subìte dalle donne al tempo che seguì alle pur feconde stagioni artistiche e progressive dell’Umanesimo e del Rinascimento. Si pensi alla santa Inquisizione e ai pregiudizi del pomposo periodo barocco, quando veniva messa al rogo, per eresia e/o stregoneria, la donna vista come costola di Adamo, stereotipo del desiderio sessuale e responsabile della “mela” del peccato originale. Un equivoco, questo, dovuto alla confusione di uno sprovveduto amanuense medioevale, che aveva interpretato il termine “malum” (che in latino significa sia mela che peccato) identificando la “mela” con il “peccato”. È poi storia recente la contrastata lunga lotta di emancipazione della donna dal monopolio maschile, attraverso battaglie portate avanti da diversi movimenti femminili spontanei nel corso dell’‘800 e del ‘900. Infine, il seme della citata evoluzione storica germogliò nei princìpi della Costituzione repubblicana del 1948. La quale proclama, tra l’altro: la solidarietà politica, economica e sociale (art.2); la pari dignità sociale di tutti e l’uguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso (art.3); la libertà personale inviolabile di tutti (art.13); la protezione della maternità (art.31); la tutela della donna lavoratrice (art.37); il diritto di voto riconosciuto “a tutti i cittadini, uomini e donne” (art.48); l’accesso dei “cittadini dell’uno o dell’altro sesso” agli uffici pubblici e alle cariche elettive (art.51).
Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)
LUPUS IN FABULA 3.- La identità della donna nell’era della complessità
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Il filosofo greco Democrito (460-370 a.C.) sosteneva che l’uomo (da humus, terra…umiltà) è un microcosmo, un piccolo mondo che riassume in sé la struttura dell’universo e la complessità delle idee e dei sentimenti. Questo significa che ogni essere umano è un “unicum”, una monade separata, con la propria intelligenza razionale ed emotiva e con il proprio libero arbitrio (responsabile). L’istinto e i bisogni vitali portano però tutti - pur nella diversità di genere - a integrarsi con i propri simili, grazie al potere della seduzione estetica, dei lacci (spesso precari) della trasgressione amorosa e dei più saldi vincoli affettivi; per questo la convivenza è disciplinata dalle regole, in continua evoluzione, del diritto, della morale e del costume. Le suddette convenzioni mirano a riequilibrare le diversità, facendo valere anche la teoria della parità di genere; appunto come fa la nostra Costituzione nei richiamati principi di pari dignità sociale di tutti, e di uguaglianza davanti alla legge, senza - tra l’altro - distinzione di sesso. Dalle sopra citate fonti prende avvio, e si va oggi rafforzando, una più evoluta identità femminile (fisica, etica e…digitale). Una identità che porta la donna a fruire di più ampi spazi di libertà, consentendole di potersi ormai considerare (quasi!) del tutto emancipata rispetto alle discriminazioni e alle limitazioni a cui era rimasta assoggettata fino a pochi decenni fa (il delitto di onore venne cancellato solo nel 1981). Occorre tuttavia evitare le trappole di una difesa ad oltranza e anarchica della propria unicità, che inevitabilmente genera tante, differenti solitudini; come quelle che spesso separano genitori e figli, spengono i legami di coppia e congelano le relazioni umane in genere. Per questo le scienze psicologiche mettono in guardia dal diffuso disagio psichico (aumentato dalla pandemia Covid-19) prodotto dalla attuale società libera, complessa e competitiva, sempre più veloce (cioè superficiale), con l’imperativo di apparire ad ogni costo performanti e vincenti. A farne le spese sono per prime le donne più impegnate, definite multitasking, che spesso affrontano da sole una fitta folla di doveri e di obiettivi concomitanti (maternità, professione, svago, culto della bellezza endless…), mentre i partners legati a modelli del passato risultano quasi sempre poco collaborativi. Dalla impossibilità di soddisfare pienamente tante “responsabilità” derivano sensi di colpa, frustrazioni e insicurezze. Con conseguente perdita di autostima e rischio di sofferta impazienza, certamente poco consona alla temperanza propria della sensibilità femminile. Per questo non ha molto senso la festa delle donne (women’s day, 8 marzo) quando è espressione della retorica della “parità”; una sorta di forzata omologazione che non giova neppure alla reale affermazione della originalissima (antica e nuova) identità femminile.
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