ANTEPRIMA T EC N I C H E E M E TO D O LO G I A R I C E RC A S O C I A L E M O D U LO 1 TESTO A CURA DI: DOTT. SSA DANIELA GENSABELLA
INDICE
Introduzione 1.
Ricerca quantitativa o qualitativa?
2.
Ricerca quantitativa
3.
Scelta del fenomeno
4.
Unità d’analisi e ambito spazio-temporale
5.
La popolazione
5.1 Il campionamento 6.
La raccolta dei dati
6.1 Tecniche di rilevazione 7.
Organizzazione della rilevazione
8.
Il piano di codifica
9.
Gli indicatori
10. La matrice dei dati 11. Analisi dei dati Bibliografia
Introduzione Per ricerca sociale intendiamo l’attività di raccolta e di interpretazione dei dati allo scopo di rispondere a domande riguardo diversi aspetti della società, permettendoci così di comprenderla (Bailey, 1995). Il termine “metodologia” si riferisce ad un discorso sul metodo, cioè alla strada utilizzata per raggiungere il fine della comprensione della realtà. La metodologia è il complesso di discipline che insegnano come si può condurre una buona ricerca empirica, cioè una ricerca che basa le sue conclusioni sull’osservazione diretta o indiretta della realtà. La metodologia è’ quella parte della logica che ha per oggetto le regole, i principi di metodo, le condizioni formali che stanno alla base della ricerca scientifica e che consentono di ordinare, sistemare e accrescere le nostre conoscenze” (Corbetta, 1999, p.10) Riguardo alla metodologia c’è un discorso aperto sull’orientamento che la disciplina dovrebbe avere: si tratta di una disciplina descrittiva o prescrittiva? Cioè, il metodologo deve interrogarsi su ciò che deve fare o su ciò che può fare? In realtà, secondo Marradi (2007) un metodologo deve essere sia descrittivo che prescrittivo; in una prima fase, cioè quando studia e insegna, deve essere descrittivo perché deve essere aperto ad imparare dalle esperienze di altri e a riferire il suo apprendimento ad altri senza giudizi soggettivi, però quando è lui stesso a dover realizzare una ricerca deve essere prescrittivo perché deve mettere le proprie competenze, capacità ed esperienze al servizio della ricerca, deve decidere quali strumenti utilizzare e come. Una ricerca empirica studia la realtà e studiarla metodologicamente vuol dire interrogarsi su come conoscerla scientificamente, cioè come attribuire alla realtà un valore certo.
1. Ricerca quantitativa o qualitativa? La ricerca sociale si distingue in quantitativa e qualitativa. Innanzitutto le due ricerche si distinguono da un punto di vista epistemologico, infatti è l’obiettivo conoscitivo stesso ad essere diverso: per la ricerca qualitativa è la comprensione, per quella quantitativa è la spiegazione. La ricerca quantitativa ha un approccio standard cioè segue un disegno di ricerca fatto di procedure e tecniche prestabilite cercando di formulare asserti su relazioni fra proprietà che non dipendono da conoscenze e valutazioni personali.
La ricerca quantitativa si caratterizza per: Il ricorso a tecniche di raccolta dei dati a un livello di standardizzazione tale da garantire una sufficiente omogeneità della rilevazione (possibilità di rilevare su tutti i casi informazioni su tutte le proprietà considerate); Il ricorso a definizioni operative per la costruzione di variabili; La presenza della matrice dei dati; Il ricorso a procedure statistico-matematiche di analisi dei dati. Secondo l’approccio non –standard, invece, le scienze sociali non possono prescindere dalle conoscenze personali e gli oggetti studiati sono soggetti e le loro opinioni sono rilevanti. La ricerca qualitativa segue questo tipo di approccio, non adottando nessun metodo prestabilito quindi, per questo motivo non è considerata scientifica.
La ricerca qualitativa si caratterizza per: Il ricorso a procedure di raccolta delle informazioni non standardizzate o a un basso livello di standardizzazione, applicate su un numero limitato di casi assunti come “tipici”; L ’assenza della matrice dei dati; Il ricorso a procedure informali di analisi delle informazioni raccolte; La non ispezionabilità (non controllabilità da parte di altri) della base empirica della ricerca. Il disegno di ricerca in una ricerca quantitativa è strutturato e chiuso cioè è costruito nella fase di rilevazione, invece in una ricerca qualitativa il disegno è destrutturato, aperto, modificabile durante il corso della rilevazione. La fase dell’esplorazione negli approcci quantitativi è affidata a domande e risposte standardizzate e, in sede di analisi dei dati, ad un approccio statistico.
Invece, negli approcci qualitativi l’esplorazione comincia con l’individuazione delle unità di significato, di quelli che sono i concetti o le categorie in cui è possibile classificare i dati raccolti ed è principalmente affidata al ragionamento (comunque replicabile) del ricercatore. Anche l’oggetto d’analisi è differente perché in una ricerca quantitativa l’unitarietà dell’individuo viene rilevata attraverso una serie di variabili che la costituiscono invece in una ricerca qualitativa l’individuo viene analizzato nella sua interezza.
In una ricerca quantitativa i dati vengono inseriti all’interno di una matrice e dopo l’analisi vengono presentati attraverso grafici e tabelle. Dopo la verifica della o delle ipotesi iniziali, i risultati possono essere generalizzati dal campione all’intera popolazione. Invece, in una ricerca qualitativa i dati vengono presentati attraverso delle citazioni in modo che il lettore della ricerca possa guardare la realtà con gli occhi dei soggetti studiati. E’ ovvio che i casi sono limitati.
2. Ricerca Quantitativa Come già detto la ricerca quantitativa è una ricerca di valenza scientifica perché segue delle procedure e delle tecniche prestabilite cioè accettate e condivise dalla comunità scientifica. Questo vuol dire che una ricerca empirica per essere definita scientifica deve essere pubblica, controllabile cioè verificabile e ripetibile. Il percorso della ricerca sociale, infatti, parte dalla teoria, ovvero dalla formulazione di un’ipotesi riguardo un interrogativo sociale che ci si è posto, attraversa le fasi della raccolta e dell’analisi dei dati e ritorna alla teoria attraverso una formulazione teorica. Quindi oltre la parte teorica esiste una parte pratica, più operativa che consiste nel disegno della ricerca. Le fasi di una ricerca sociale possono essere sintetizzate nelle seguenti:
Scelta del fenomeno da indagare: osservazione, formulazione di una domanda e di un’ipotesi per rispondere alla domanda: due fasi legate tra loro dal processo deduttivo, cioè che parte dalla teoria generale per arrivare ad una sua articolazione specifica: l’ipotesi; Operativizzazione, cioè trasformazione delle ipotesi in affermazioni empiricamente osservabili, quindi un disegno di ricerca, un piano di lavoro da seguire nella conduzione della ricerca; Raccolta dei dati; Codifica dei dati; Analisi dei dati; Confronto della teoria iniziale con i risultati ottenuti che si conclude con la formulazione di una teoria o di una nuova ipotesi. 3. Scelta del fenomeno Solitamente un progetto di ricerca nasce da un interesse particolare per un determinato fenomeno da parte di un singolo ricercatore o di un gruppo di ricerca. L’interesse potrebbe emergere anche da una serie di interrogativi fatti emergere o lasciati aperti da un’indagine precedente o da riflessioni teoriche. Nel momento in cui si decide di indagare un fenomeno inizia un momento molto delicato e non semplice in cui la prima cosa da fare è reperire i fondi necessari per coprire le spese dell’indagine. Diversi enti propongono fondi per progetti di ricerca come le università, ma anche ad esempio l’Unione Europea. Ovviamente per accedere ai fondi è necessario che il tema di ricerca sia “appetibile” agli eventuali finanziatori. Alla scelta del fenomeno da indagare segue una fase di studio preliminare e propedeutico alla ricerca. Si analizzano documenti e informazioni (anche derivanti da indagini precedenti) circa l’oggetto di studio reperibili attraverso un’indagine bibliografica. Lo studio preparatorio prevede anche la consultazione di esperti sul fenomeno specifico.
4. Unità d’analisi e ambito spazio-temporale La prima cosa da fare quando ci si accinge a voler realizzare una ricerca sociale è identificare l’unità d’analisi cioè l’oggetto che si vuole studiare e sul quale si vuole indagare.
L’unità d’analisi deve essere determinata con precisione nel momento in cui si vuole sottoporre a controllo empirico una teoria mediante una specifica ricerca di tipo quantitativo. La ricerca può occuparsi di quanti temi possibili quindi gli oggetti concreti sottoposti allo studio, le unità d’analisi, possono variare. Le unità di analisi possono essere rappresentate dall’individuo, da un aggregato collettivo, da eventi sociali o da rappresentazioni simboliche o prodotti culturali. L’individuo è l’unità a cui la maggior parte delle indagini sociali fa riferimento, non è scomponibile e costituisce l’unità elementare delle unità aggregati; per quanto riguarda l’aggregato collettivo, a differenza dall’unità individuale è scomponibile in unità più piccole. Nella ricerca sociale si individuano tre tipi di aggregati collettivi: il primo è caratterizzato dalla presenza dell’elemento individuale ad esempio la famiglia, il reddito annuo, ecc .. , il secondo fa riferimento alle unità territoriali come la città, la provincia, la regione e il terzo coincide con l’ente cioè tutti i gruppi o le organizzazioni che hanno obiettivi comuni, una propria regolamentazione e una struttura formalmente organizzata ad esempio associazioni, partiti politici, ecc.. Gli eventi sociali, invece si riferiscono ad eventi periodici irripetibili come cortei, elezioni politiche, scioperi, ecc .. Infine i prodotti culturali fanno riferimento all’analisi di messaggi pubblicitari, discorsi politici, articoli di giornale, ecc ..
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