TGS BN POEMS 2020-2021
Giusy Festa
Cristina M’accalappiò Cristina manco che fossi un cane ed io, felice le porsi il mio collo indifeso scodinzolando senza notare l’ascia bipenne ben affilata che fuoriusciva dalla sua borsetta. Accomodai la testa sul ceppo mentre il mio cuore batteva a tempo con il flap flap delle sue lunghe ciglia. Fu un attimo Cristina calò la lama disse: ti am non seppi mai e a questo punto poco importa se si trattava d’o o di mazzo.
Alessandra Raschio Bachino
Quando riuscirono a tratteggiare i contorni della sua personalità, incominciarono a chiamarla Preda. Persone comuni, in una strada qualunque, ad una lenta velocità, su un ciclomotore, decisero di battezzarla. L’aggredirono con l’uso della parola, perchè, quando il sole splendeva in cielo e al di fuori era il momento di risalire in sella, lei, si nascondeva. RossanaL.
Alexa Angiulli
E LA CHIAMAVANO PREDA
Eléonore Barmaverain
Teniamoci stretti che c’è vento forte, che ci porta via, teniamoci stretti facciamoci stretti, bellezza mia abbracciamoci coi bracci, aggambiamoci con le gambe, addentiamoci, annodiamo i nostri capelli, ai nostri capelli, incastriamoci le dita dei piedi, diamoci le mani guardiamoci senza mai dimenticarci di guardarci, dentro gli occhi, c’è un vento così forte che ci porta via teniamoci stretti che c’è vento forte, ancoriàmoci, l’una all’altro, l’altro all’una finché non calma, e se non calma, perché potrebbe non calmare – bada – potrebbe, se ci molliamo saremo scaraventati via lontano sarà poi difficile trovarci, forse impossibile, dimenticheremo le nostre voci, le nostre facce, dimenticheremo ciò che ci piaceva dirci e farci dunque teniamoci stretti che c’è vento forte, bellezza mia ti tengo stretta, mia unica bellezza, che tu mi tieni ed io sia maledetto, sia maledetto io, non dio se mollo questa presa di salvezza - Guido Catalano -
Tratto da Maria Nordman, Chartres - d’un cite a l’autre, 1990 | Immagini: Cristina Materassi, Ginevra, 2020 - Wallen Mapondera, Trap in plain sight, 2018 | Impostazione grafica: Cristina Materassi
Se non avessi visto il sole
avrei potuto sopportare l’ombra,
ma la luce ha reso il mio deserto
ancora piĂš selvaggio.
Marco Curiale
L’ esangue primavera già tristemente esilia L’ inverno, tempo lucido, tempo d’arte serena, E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena, L’ impotenza si stira ed a lungo sbadiglia. Crepuscoli s’imbiancano tiepidi nella mente Che come vecchia tomba serra un cerchio di ferro,
ELISA
ROMEO II BIENNIO COMUNICAZIONE
Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro Pei campi ove la linfa esulta immensamente. Poi procombo snervato di silvestri sentori, E scavando al mio sogno una fossa col viso, Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori, Attendo nell’abisso che il tedio s’alzi... Oh riso Intanto dell’Azzurro sulla siepe e sui voli Degli uccelli ridesti che cinguettano al sole! Stéphane Mallarmé
Luigia Gentile di Spinazzola
’ AMORE NELLA VITA
Una vita segreta si muove impalpabile; seguo le tracce del desiderio oltre la superficie delle cose... non cado nella trappola mortale di una vita senza sguardi. Mi assale, un’improvvisa sorpresa d’amore quando, nel rifugio del cuore cerco la via per donarti l’anima. Ho saccheggiato il vocabolario del mondo per trovare, una traccia di parole da incastonare, come perle d’amore nel nascondiglio più intimo lontano e impenetrabile, vorrei, penetrare il segreto dei tuoi occhi
colpirti al cuore, oltre lo sguardo... nell’altrove dei pensieri dove non muore mai il profumo di una rosa. In te, ascolto fluire le cose della vita; Seguo il tuo cuore che si dona, al naufragio del mio amore per te. Così, nel corso del tempo il mio cuore, è nelle tue mani perchè, al tuo lego per sempre, la mia vita che ti appartiene.
Giulia Bertolo
Saluto Nulla, spuma, vergine verso A non designar che la coppa; Tal si tuffa lungi una frotta Di sirene, il dorso riverso. Noi navighiamo, o miei diversi Amici, io già sulla poppa Voi sulla prua ch'apre alla rotta Flutto di folgori e d'inverni; Un'ebbrezza bella m'ingiunge Senza temer beccheggio lungo Di levar alto questo salve Solitudine, scoglio, stella A non importa ciò che valse La cura bianca della vela.
HU XIaotong 14001b
La mia sera - Giovanni Pascoli Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c'è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera! Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell'aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell'umida sera. È, quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d'oro. O stanco dolore, riposa! La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera. Che voli di rondini intorno! che gridi nell'aria serena! La fame del povero giorno prolunga la garrula cena. La parte, sì piccola, i nidi nel giorno non l'ebbero intera. Nè io… e che voli, che gridi, mia limpida sera! Don… Don… E mi dicono, Dormi! mi cantano, Dormi! sussurrano, Dormi! bisbigliano, Dormi! là, voci di tenebra azzurra… Mi sembrano canti di culla, che fanno ch'io torni com'era… sentivo mia madre… poi nulla… sul far della sera.
Yves Klein Blue Monochrome 1961
Lorenzo Gnata
Marco Raparelli Tutto quello che si muoveva intorno a noi era il vento 2019
Del sempiterno azzurro la serena ironia Perséguita, indolente e bella come i fiori, Il poeta impotente di genio e di follia Attraverso un deserto sterile di Dolori
Fuggendo, gli occhi chiusi, io lo sento che scruta Intensamente, come un rimorso atterrante, L'anima vuota. Dove fuggire? E quale cupa Notte gettare a brani sul suo spregio straziante? Nebbie, salite! Ceneri e monotoni veli Versate, ad annegare questi autunni fangosi, Lunghi cenci di bruma per i lividi cieli Ed alzate soffitti immensi e silenziosi!
L'Azzurro
Huang Tianqi
Invano! Ecco trionfa l'Azzurro nella gloria Delle campane. Anima, ecco, voce diventa Per più farci paura con malvagia vittoria, Ed esce azzurro angelus dal metallo vivente! Si espande tra la nebbia, antico ed attraversa L a tua agonia nativa, come un gladio sicuro: Dove andare, in rivolta inutile e perversa? Mia ossessione. Azzurro! Azzurro! Azzurro! Azzurro!
Ed ancora! Che senza sosta i tristi camini Fùmino, e di caligine una prigione errante Estingua nell'orrore dei suoi neri confini Il sole ormai morente giallastro all'orizzonte!
E tu, esci dai morti stagni letei e porta Con te la verde melma e i pallidi canneti, Caro Tedio, per chiudere con una mano accorta I grandi buchi azzurri degli uccelli crudeli.
-Il cielo è morto. - A te, materia, accorro! Dammi L'oblio dell'Ideale crudele e del Peccato: Questo martire viene a divider lo strame Dove il gregge degli uomini felice è coricato. Io voglio, poiché infine il mio cervello, vuoto Come il vaso d'unguento gettato lungo il muro, Più non sa agghindare il pensiero stentato, Lugubre sbadigliare verso un trapasso oscuro…
E scavando al mio sogno una fossa col viso, Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori, Attendo nell'abisso che il tedio s'alzi... Oh riso Intanto dell'Azzurro sulla siepe e sui voli Degli uccelli ridesti che cinguettano al sole! Scinguettano al sole!
L'esangue primavera giĂ tristemente esilia L'inverno, tempo lucido, tempo d'arte serena, E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena, L'impotenza si stira ed a lungo sbadiglia. Crepuscoli s'imbiancano tiepidi nella mente Che come vecchia tomba serra un cerchio di ferro, Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro Pei campi ove la linfa esulta immensamente. Poi procombo snervato di silvestri sentori,
Rinascita
Tecniche Grafiche speciali Huang shuting
LES NOURRITURES TERRESTRES
André Gide
Vous chercheriez encore longtemps Le bonheur impossible des âmes. Joies de la chair et joies des sens Qu’un autre s’il lui plaît vous condamne, Amères joies de la chair et des sens – Qu’il vous condamne – moi je n’ose. – Certes, Didier, philosophe fervent, je t’admire Si la, croyance en ta pensée te fait à la joie de l’esprit Croire aucune autre préférable. Mais non pas dans tous les esprits se peuvent de telles amours. Et certes, aussi moi je vous aime, Mortels tressaillements de mon âme, Joies du cœur, joies de l’esprit – Mais c’est vous, plaisirs, que je chante. Joies de la chair, tendres comme l’herbe, Charmantes comme les fleurs des haies Fanées plus vite, ou fauchées, que les luzernes des prairies, Que les désolantes spirées qui s’effeuillent dès qu’on les touche.
La vue – le plus désolant de nos sens… Tout ce que nous ne pouvons pas toucher nous désole ; L’esprit saisit plus aisément la pensée Que notre main ce que notre œil convoite. Oh ! que ce soit ce que tu peux toucher que tu désires, Nathanaël, et ne cherche pas une possession plus parfaite, Les plus douces joies de mes sens Ont été des soifs étanchées. Certes, délicieuse est la brume, au soleil levant sur les plaines Et délicieux le soleil ; Délicieuse à nos pieds nus la terre humide
Tu non sei piĂš vicina a Dio di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende benedette le mani. Nascono chiare in te dal manto, luminoso contorno: io sono la rugiada, il giorno, ma tu, tu sei la pianta.
R.Maria. RIlke - Le mani della madre.
Ogni istante dei nostri incontri /lo festeggiavamo come un’epifania, /soli a questo mondo. Tu eri /più ardita e lieve di un’ala di uccello, /scendevi come una vertigine /saltando gli scalini, e mi conducevi /oltre l’umido lillà nei tuoi possedimenti /al di là dello specchio. / Quando giunse la notte mi fu fatta /la grazia, le porte dell’iconostasi /furono aperte, e nell’oscurità in cui luceva /e lenta si chinava la nudità /nel destarmi: “Tu sia benedetta”, /dissi, conscio di quanto irriverente fosse / la mia benedizione: tu dormivi, /e il lillà si tendeva dal tavolo /a sfiorarti con l’azzurro della galassia le palpebre, /e sfiorate dall’azzurro le palpebre /stavano quiete, e la mano era calda. /Nel cristallo pulsavano i fiumi,/ fumigavano i monti, rilucevano i mari, /mentre assopita sul trono /tenevi in mano la sfera di cristallo, /e “ Dio mio!” tu eri
mia.
Ti destasti e cangiasti /il vocabolario quotidiano degli umani, /e i discorsi s’empirono veramente /di senso, e la parola tua svelò /il proprio nuovo significato: zar. /Alla luce tutto si trasfigurò, perfino /gli oggetti più semplici - il catino, la brocca - quando, / come a guardia, stava tra noi /l’acqua ghiacciata, a strati. /Fummo condotti chissà dove./ Si aprivano al/ nostro sguardo, come miraggi, /città sorte per incantesimo, / la menta /si stendeva da sé sotto i piedi, /e gli uccelli c’erano compagni di strada, /e i pesci risalivano il fiume, /e il cielo si schiudeva al nostro sguardo. Quando il destino ci seguiva passo a passo, come un pazzo con il rasoio in mano.
“Danza lenta” Hai mai guardato i bambini in un girotondo? O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra? O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla? O osservato il sole allo svanire della notte? Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce. Il tempo è breve. La musica non durerà. Percorri ogni giorno in volo? Quando dici “Come stai?” Ascolti la risposta? Quando la giornata è finita ti stendi sul tuo letto Con centinaia di questioni successive che ti passano per la testa? Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce. Il tempo è breve. La musica non durerà. Mai detto a tuo figlio, lo faremo domani? Senza notare nella fretta, il suo dispiacere? Mai perso il contatto, con una buona amicizia che poi è finita Perché tu non avevi mai avuto tempo di chiamare e dire “Ciao”? Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce. Il tempo è breve. La musica non durerà. Quando corri così veloce per giungere da qualche parte Ti perdi la metà del piacere di andarci. Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno, È come un regalo mai aperto e gettato via. La vita non è una corsa. Prendila più piano. Ascolta la musica prima che la canzone sia finita. David L. Weatherford
Sempliciquestionidiprincipioefine Dimitri De Nardin I contorni contesi, gli inestimabili valori umani. Srotolati come filo spinato a mani nude, le proprie mani. A strenua difesa del margine oltre il quale l'invasione evoca i risvolti piÚ aspri dell'animo. Flusso vitale e letale, quando la coscienza di se genera contrapposizione. Nessuno negherebbe se stesso, e questa è l'unica buona intenzione. Min Liu
Design A.Reviglio
Simon & Garfunkel “Bookends� 1968
Time it was, and what a time it was, it was a time of innocence , a time of confidences long ago, it must be , I have a photograph preserve your memories, they're all that's left you
Spesso, per divertirsi, i marinai catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari, indolenti compagni di viaggio delle navi in lieve corsa sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda e gia' il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso, pietosamente accanto a se' strascina come fossero remi le grandi ali bianche.
Com’e' fiacco e sinistro il viaggiatore alato! E comico e brutto, lui prima così bello! Chi gli mette una pipa sotto il becco, chi imita, zoppicando, lo storpio che volava!
Il Poeta e' come lui, principe delle nubi che sta con l’uragano e ride degli arcieri; esule in terra fra gli scherni, impediscono che cammini le sue ali di gigante
. Serena Pastore
Rinascita L'esangue primavera giĂ tristemente esilia L'inverno, tempo lucido, tempo d'arte serena, E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena, L'impotenza si stira ed a lungo sbadiglia. Crepuscoli s'imbiancano tiepidi nella mente Che come vecchia tomba serra un cerchio di ferro, Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro Pei campi ove la linfa esulta immensamente. Poi procombo snervato di silvestri sentori, E scavando al mio sogno una fossa col viso, Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori, Attendo nell'abisso che il tedio s'alzi... Oh riso Intanto dell'Azzurro sulla siepe e sui voli Degli uccelli ridesti che cinguettano al sole! Shi Yuwen 14029b
E scavando al mio sogno una fossa col viso, Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori, Attendo nell'abisso che il tedio s'alzi... Oh riso Intanto dell'Azzurro sulla siepe e sui voli Degli uccelli ridesti che cinguettano al sole! Scinguettano al sole!
L'esangue primavera giĂ tristemente esilia L'inverno, tempo lucido, tempo d'arte serena, E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena, L'impotenza si stira ed a lungo sbadiglia. Crepuscoli s'imbiancano tiepidi nella mente Che come vecchia tomba serra un cerchio di ferro, Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro Pei campi ove la linfa esulta immensamente. Poi procombo snervato di silvestri sentori,
Rinascita
Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato; trattieni le unghie della zampa, e lasciami sprofondare nei tuoi begli occhi striati di metallo e d'agata. Quando le dita indugiano ad accarezzare la tua testa e il dorso elastico e la mano s'inebria del piacere di palpare il tuo corpo elettrico, vedo la mia donna in spirito.
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marco bello
durante l'insonnia mi ripeto, a mo' di consolazione, che quelle ore di cui prendo coscienza le strappo al nulla, che se dormissi non mi sarebbero mai appartenute, anzi non sarebbero mai esistite.
le tre del mattino. Percepisco questo secondo, e poi quest’altro, faccio il bilancio di ogni minuto. perché tutto questo? – perché sono nato. è da un tipo speciale di veglia che deriva la messa in discussione della nascita.
ci sono notti che il più ingegnoso dei carnefici, non avrebbe potuto inventare. Ne esci a pezzi, inebetito, sgomento, senza ricordi né presentimenti, e senza neppure sapere chi sei. allora il giorno ti pare inutile, la luce perniciosa, e ancora più opprimente delle tenebre.
perdere il sonno e cambiare lingua. Due prove, l’una indipendente da sé stessi, l’altra deliberata. da soli, faccia a faccia con le notti e con le parole.
BREZZA MARINA Come è triste la carne... E ho letto tutti i libri! Fuggire! Laggiù fuggire! Ho udito il canto degli uccelli ebbri tra l'ignota schiuma e i cieli. Nulla, neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi, Potrà Trattenere il mio cuore che si immerge nel mare. O notti! Neppure il deserto chiarore della mia lampada Sul foglio ancora intatto, difeso dal suo chiarore, E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino. Partirò! Nave che culli le tue vele Leva l'ancora verso un'esotica natura! Una Noia crede ancora, desolata da speranze crudeli, ai fazzoletti agitati nell'ultimo addio. E forse gli alberi che attirano la tempesta il vento farà inclinare sui naufragi Perduti, senz'alberi, lontani da fertili isole... Ma ascolta, mio cuore mio, il canto dei marinai!
Images from https://www.artissima.art/artworks/?_sf_s=&_sft_edition=2020
D’ EDITORIA
ARTE
Elaborati della classe del Biennio di Tecniche Grafiche Speciali dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Anno Accademico 2020-2021