Nicolas Party

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Un bel composto Nicolas Party’s Project for MASI Lugano

Un bel composto Il progetto di Nicolas Party per il MASI Lugano

Nicolas Party’s work is enormously accessible, and yet it does not offer a simple key to its understanding. It is not the kind of art that comes with its own commentary. On the contrary, Party initially confronts us with a whole series of negations and disappointed expectations. His work is manifestly atheoretical; it is post-conceptual. In the modernist tradition, advanced art is generally expected to be a cipher for much deeper abstract and theoretical discourses. Party refuses to accept the dogma of the avant-garde that a work of art is to be only partially ­accessible on the level of perception, since its substance is based in the intelligible. And neither does Party’s work serve the desire for sociopo­ litical relevance. He delivers no critique of conditions, no diagnosis of the present, no appeal for the healing of ills.

L’opera di Nicolas Party è di enorme accessibilità e tuttavia non offre una semplice chiave di lettura. Non è il tipo di arte che porta con sé il proprio commento. Al contrario, Party ci obbliga sin dall’inizio a confrontarci con tutta una serie di negazioni e aspettative deluse. Il suo lavoro è manifestamente a-teorico e post-concettuale. Nella tradizione modernista, di solito ci si aspetta che l’arte più avanzata sia la cifra di discorsi molto più profondi, astratti e teorici. Party si rifiuta di accettare questo dogma dell’avanguardia, ossia che l’opera d’arte sia solo parzialmente accessibile a livello percettivo, in quanto la sua sostanza risiederebbe nell’intelligibile. Il lavoro di Party non ambisce nemmeno a una rilevanza socio-politica. Egli non avanza nessuna critica delle condizioni attuali, nessuna analisi del presente, nessun appello per raddrizzare ciò che va storto.

In Party’s colourful, anti-naturalistic, polyperspectival and polycontextural kaleidoscope, art is simply art, and what you see is what you get. The traditional genres of still life, portrait and landscape are fully sufficient for his painting, and he is not afraid to pay repeated visits to the musée imaginaire in his head: From Minoan mosaics to the polychrome sculptures of Hellenism, to Piero della Francesca, Dutch still life painting or Jean-Étienne Liotard to Félix Vallotton, Léon Spilliaert, Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Christian Schad, David Hockney, and so on and so forth. In the 21st century, such a carefree approach tends to provoke the accusation of being ‘merely decorative’. All the more so because ­Party loves to integrate his painting into a bel composto in the spirit of Gian Lorenzo Bernini, so that architecture, sculpture and (mural) ­painting can form a beautiful and harmonious whole. It should be mentioned in this context that Nicolas Party grew up in Lausanne, where Viollet-­le-Duc, the great theoretician of historicist architecture, lies buried. For the accusation of the decorative stems from the critique of ­historicist architecture, where the term is set in opposition to the constructive. For Party, in the words of the same Viollet-le-Duc: ‘One does not ­improvise art. A doctrine of art is the consequence of a long tradition.’

Nel caleidoscopio colorato, antinaturalistico, poliprospettico e policontestuale di Party, l’arte è semplicemente arte e ciò che ha da dare è ciò che si vede. I generi tradizionali della natura morta, del ritratto e del paesaggio sono più che sufficienti per la sua pittura ed egli non ha paura di tornare ripetutamente a visitare il musée imaginaire nella sua testa: dai mosaici minoici alla scultura policroma ellenistica, a Piero della Francesca, alla pittura olandese di nature morte, o a Jean-Étienne Liotard, a Félix Vallotton, Léon Spilliaert, Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Christian Schad, David Hockney e così via. Nel XXI secolo, un approccio così spensierato tende a suscitare l’accusa di puro deco­ rativismo. Tanto più che, nello spirito di Gian Lorenzo Bernini, Party ama integrare la sua pittura in un “bel composto”, affinché architettura, scultura e ­pittura (murale) formino un insieme bello e armonioso. A tal proposito, va ricordato che Nicolas Party è cresciuto a Losanna, dove ha avuto sepoltura Viollet-le-Duc, il grande teorico dell’architettura storicista. L’accusa di essere “decorativo”, infatti, ha le sue origini nella critica dell’architettura storicista, dove a questo termine veniva contrapposto quello di “costruttivo”. Per partito preso, nelle parole dello stesso Viollet-le-Duc: “Non si improvvisa l’arte. Una dottrina dell’arte è la ­conseguenza di una lunga tradizione”.

MASI Lugano would like to thank Nicolas Party who, together with us, has consistently and persistently pursued a large and challenging project over a long period of time and in difficult circumstances. The entire team of the Nicolas Party Studio, especially Kathryn Sawabini and August Krogan-Roley, in close collaboration with the MASI exhibition

Il MASI Lugano desidera ringraziare Nicolas Party, il quale, con costanza e perseveranza, ha portato avanti insieme a noi un progetto grande e impegnativo per un lungo periodo di tempo e in circostanze difficili. Il team dello studio di Nicolas Party, in particolare Kathryn Sawabini e August 10

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Un bel composto Nicolas Party’s Project for MASI Lugano

Un bel composto Il progetto di Nicolas Party per il MASI Lugano

Nicolas Party’s work is enormously accessible, and yet it does not offer a simple key to its understanding. It is not the kind of art that comes with its own commentary. On the contrary, Party initially confronts us with a whole series of negations and disappointed expectations. His work is manifestly atheoretical; it is post-conceptual. In the modernist tradition, advanced art is generally expected to be a cipher for much deeper abstract and theoretical discourses. Party refuses to accept the dogma of the avant-garde that a work of art is to be only partially ­accessible on the level of perception, since its substance is based in the intelligible. And neither does Party’s work serve the desire for sociopo­ litical relevance. He delivers no critique of conditions, no diagnosis of the present, no appeal for the healing of ills.

L’opera di Nicolas Party è di enorme accessibilità e tuttavia non offre una semplice chiave di lettura. Non è il tipo di arte che porta con sé il proprio commento. Al contrario, Party ci obbliga sin dall’inizio a confrontarci con tutta una serie di negazioni e aspettative deluse. Il suo lavoro è manifestamente a-teorico e post-concettuale. Nella tradizione modernista, di solito ci si aspetta che l’arte più avanzata sia la cifra di discorsi molto più profondi, astratti e teorici. Party si rifiuta di accettare questo dogma dell’avanguardia, ossia che l’opera d’arte sia solo parzialmente accessibile a livello percettivo, in quanto la sua sostanza risiederebbe nell’intelligibile. Il lavoro di Party non ambisce nemmeno a una rilevanza socio-politica. Egli non avanza nessuna critica delle condizioni attuali, nessuna analisi del presente, nessun appello per raddrizzare ciò che va storto.

In Party’s colourful, anti-naturalistic, polyperspectival and polycontextural kaleidoscope, art is simply art, and what you see is what you get. The traditional genres of still life, portrait and landscape are fully sufficient for his painting, and he is not afraid to pay repeated visits to the musée imaginaire in his head: From Minoan mosaics to the polychrome sculptures of Hellenism, to Piero della Francesca, Dutch still life painting or Jean-Étienne Liotard to Félix Vallotton, Léon Spilliaert, Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Christian Schad, David Hockney, and so on and so forth. In the 21st century, such a carefree approach tends to provoke the accusation of being ‘merely decorative’. All the more so because ­Party loves to integrate his painting into a bel composto in the spirit of Gian Lorenzo Bernini, so that architecture, sculpture and (mural) ­painting can form a beautiful and harmonious whole. It should be mentioned in this context that Nicolas Party grew up in Lausanne, where Viollet-­le-Duc, the great theoretician of historicist architecture, lies buried. For the accusation of the decorative stems from the critique of ­historicist architecture, where the term is set in opposition to the constructive. For Party, in the words of the same Viollet-le-Duc: ‘One does not ­improvise art. A doctrine of art is the consequence of a long tradition.’

Nel caleidoscopio colorato, antinaturalistico, poliprospettico e policontestuale di Party, l’arte è semplicemente arte e ciò che ha da dare è ciò che si vede. I generi tradizionali della natura morta, del ritratto e del paesaggio sono più che sufficienti per la sua pittura ed egli non ha paura di tornare ripetutamente a visitare il musée imaginaire nella sua testa: dai mosaici minoici alla scultura policroma ellenistica, a Piero della Francesca, alla pittura olandese di nature morte, o a Jean-Étienne Liotard, a Félix Vallotton, Léon Spilliaert, Arnold Böcklin, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Christian Schad, David Hockney e così via. Nel XXI secolo, un approccio così spensierato tende a suscitare l’accusa di puro deco­ rativismo. Tanto più che, nello spirito di Gian Lorenzo Bernini, Party ama integrare la sua pittura in un “bel composto”, affinché architettura, scultura e ­pittura (murale) formino un insieme bello e armonioso. A tal proposito, va ricordato che Nicolas Party è cresciuto a Losanna, dove ha avuto sepoltura Viollet-le-Duc, il grande teorico dell’architettura storicista. L’accusa di essere “decorativo”, infatti, ha le sue origini nella critica dell’architettura storicista, dove a questo termine veniva contrapposto quello di “costruttivo”. Per partito preso, nelle parole dello stesso Viollet-le-Duc: “Non si improvvisa l’arte. Una dottrina dell’arte è la ­conseguenza di una lunga tradizione”.

MASI Lugano would like to thank Nicolas Party who, together with us, has consistently and persistently pursued a large and challenging project over a long period of time and in difficult circumstances. The entire team of the Nicolas Party Studio, especially Kathryn Sawabini and August Krogan-Roley, in close collaboration with the MASI exhibition

Il MASI Lugano desidera ringraziare Nicolas Party, il quale, con costanza e perseveranza, ha portato avanti insieme a noi un progetto grande e impegnativo per un lungo periodo di tempo e in circostanze difficili. Il team dello studio di Nicolas Party, in particolare Kathryn Sawabini e August 10

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Ruins Arnold Böcklin Die Kapelle, 1898

A distinguishing feature of Nicolas Party’s work is his intervention in the spaces that host his exhibitions, modifying them radically even before his paintings and sculptures are placed there. This occurs not just by way of remarkable pictorial and decorative interventions, but also thanks to substantial transfigurations of an architectural kind. The project for MASI also developed from the artist’s desire to radically transform the spatial perception of the museum’s largest display space. Superposing the volume of the room and the rhythmic presence of its eight cement pillars, the artist began to imagine an architectural structure with a central plan made up of three adjacent rooms whose walls reach up to almost touch the six-meter-high ceiling, symmetrically flanked by two smaller rooms covered with pitched roofs. Inevitably, this imposing architecture evokes buildings of the past: it resembles a temple, a cathedral, buildings that alternate large spaces and smaller ones depending not just on liturgical needs but scenic ones, too, bestowing on each room a specific atmosphere. This result appears to be the natural consequence of the insight that from 2017 has led Nicolas Party to choose arched elements to connect the rooms where his shows are hosted. He is attracted to both the symbolism that is exerted by the presence of an architectural form that has been used for millennia in a contem­ porary context, and the simple fact that crossing an arch, whose static structure distributes weight in every direction, is in a certain sense equal to being embraced from above. In this regard the artist recalls his visit to the convent of San Marco in Florence and the extent to which the sequence of doors and windows with arched vaults in the dormitories designed by Michelozzo contribute to reinforcing the intimate and silent experience that one has when

Rovine Arnold Böcklin Mondscheinlandschaft mit Ruine, 1849

discovering each single phase in the cycle frescoed by Beato Angelico and his workshop. Based on the spatial distribution determined by his architectural plan for MASI, Party has chosen to devote each room to a specific theme, selecting works relative to the genres around which he has focused his artistic research: the still life, the portrait, and the landscape, the latter expressed in rock formations, caves, and views of forests. The works presented in each section thus develop an independent path before beginning to converse with those of the following rooms, unveiled, from room to room, via the evocative partial views designed by the six connecting arches. Thus was born the narrative (or at least the first of many possible ones) of this exhibition project: surrounding the portraits in the central room are four other rooms that host works related to the natural world where there is no trace of human beings. There are no bowls or jugs in the still lifes, there are no figures or architectures in the landscapes, and the caves and rocky deserts are desolately empty. This distinction is further underscored by the colours chosen to paint the walls of the various rooms: the intense red of the middle room with the portraits is offset by the pale lilac of the first and last room where the landscapes and still lifes are on display. The walls of the side rooms, which are distinguished by the presence of low-pitched roofs, are entirely clad in an elaborate faux-­ marble decoration, masterfully realised by Sarah Margnetti, who has been collaborating with the artist for some time. The choice of elegant colour combinations and complex trompe l’œil decorative motifs is another feature unique to Party’s work: each colour brings with it many layers of meaning, and can influence the way a work is perceived. 40

Arnold Böcklin Ruine am Meer, 1880

È caratteristica distintiva del lavoro di Nicolas Party quella di intervenire sugli spazi che ospitano le sue esposizioni modificandoli in maniera radicale ancor prima che i suoi dipinti e le sue sculture vi trovino collocazione. Questo avviene non solo attraverso straordinari interventi pittorici e decorativi ma anche grazie a rilevanti trasfigurazioni di ordine architettonico. Anche il progetto per il MASI si è sviluppato a partire dal desiderio dell’artista di trasformare radicalmente la percezione spaziale del più ampio ambiente espositivo del museo. Di fronte al volume della sala, ritmato unicamente da otto pilastri di cemento, l’immaginazione dell’artista ha iniziato a concepire una struttura architettonica a pianta centrale costituita da tre sale contigue le cui pareti si innalzano fin quasi a toccare i sei metri d’altezza del soffitto, affiancate in maniera simmetrica da due stanze dalle dimensioni più raccolte, coperte da tetti a falde. Inevitabilmente questa imponente architettura evoca edifici del passato, ci appare come un tempio, una cattedrale, costruzioni che alternano spazi ampi e spazi dalle dimensioni più modeste secondo esigenze non solo liturgiche ma anche scenografiche, conferendo a ogni ambiente un’atmosfera specifica. Questo risultato appare in sintonia con l’intui­ zione che dal 2017 porta Nicolas Party a scegliere elementi ad arco per collegare le sale in cui si articolano le sue esposizioni. Ad attrarlo sono sia la carica simbolica che esercita la presenza di una forma architettonica utilizzata da millenni in un contesto contemporaneo, sia la semplice constatazione che attraversare un’arcata, con la sua struttura statica che distribuisce il peso in ogni direzione, equivale in un certo senso all’essere abbracciati dall’alto. A questo proposito l’artista ricorda la visita al convento di San Marco di Firenze e quanto le sequenze di porte e finestre archivoltate dei dormitori concepite da Michelozzo contribuiscano a rafforzare 41

Arnold Böcklin Ruine einer Villa am Meer, 1878 / 80

l’esperienza intima e silenziosa che si ha nello scoprire ogni singola tappa del ciclo affrescato dal Beato Angelico e dalle sue maestranze. In base alla ripartizione dello spazio definita dal suo progetto architettonico per il MASI, Party ha scelto di dedicare ciascuna stanza a una tematica ben precisa, selezionando lavori relativi ai generi attorno ai quali ha incentrato la sua ricerca artistica: la natura morta, il ritratto e il paesaggio, quest’ultimo declinato nelle tipologie di formazioni rocciose e caverne e di vedute boschive. In questo modo le opere presentate in ogni sezione sviluppano un discorso autonomo prima di entrare in dialogo con quelle degli ambienti successivi, svelate, di stanza in stanza, attraverso i suggestivi scorci disegnati dalle sei arcate che collegano fra loro i vari ambienti. Nasce così la narrazione (o almeno la prima delle molte possibili) di questo progetto espositivo. Attorno ai ritratti, presentati nella sala centrale, trovano posto negli altri quattro ambienti opere legate al mondo naturale nelle quali non vi è traccia della presenza umana: non vediamo recipienti o suppellettili nelle nature morte, non ci sono figure o architetture nei paesaggi e le caverne e i deserti rocciosi sono desolata­mente vuoti. Questa distinzione è ulteriormente sottolineata dai colori con i quali sono dipinte le pareti dei vari ambienti: al rosso intenso della sala centrale, quella che ospita i ritratti, si contrappone il tenue lilla della prima e dell’ultima sala, dove si incontrano paesaggi e nature morte. Le pareti delle stanze laterali, che si distinguono per la presenza dei tetti a falde ribassati, sono interamente ricoperte da un’elaborata decorazione di finto marmo, magistralmente realizzata da Sarah Margnetti, che da tempo collabora con l’artista. La scelta di raffinate combinazioni cromatiche e di complessi programmi decorativi trompe l’œil è un’altra peculiarità del lavoro di Party:


Ruins Arnold Böcklin Die Kapelle, 1898

A distinguishing feature of Nicolas Party’s work is his intervention in the spaces that host his exhibitions, modifying them radically even before his paintings and sculptures are placed there. This occurs not just by way of remarkable pictorial and decorative interventions, but also thanks to substantial transfigurations of an architectural kind. The project for MASI also developed from the artist’s desire to radically transform the spatial perception of the museum’s largest display space. Superposing the volume of the room and the rhythmic presence of its eight cement pillars, the artist began to imagine an architectural structure with a central plan made up of three adjacent rooms whose walls reach up to almost touch the six-meter-high ceiling, symmetrically flanked by two smaller rooms covered with pitched roofs. Inevitably, this imposing architecture evokes buildings of the past: it resembles a temple, a cathedral, buildings that alternate large spaces and smaller ones depending not just on liturgical needs but scenic ones, too, bestowing on each room a specific atmosphere. This result appears to be the natural consequence of the insight that from 2017 has led Nicolas Party to choose arched elements to connect the rooms where his shows are hosted. He is attracted to both the symbolism that is exerted by the presence of an architectural form that has been used for millennia in a contem­ porary context, and the simple fact that crossing an arch, whose static structure distributes weight in every direction, is in a certain sense equal to being embraced from above. In this regard the artist recalls his visit to the convent of San Marco in Florence and the extent to which the sequence of doors and windows with arched vaults in the dormitories designed by Michelozzo contribute to reinforcing the intimate and silent experience that one has when

Rovine Arnold Böcklin Mondscheinlandschaft mit Ruine, 1849

discovering each single phase in the cycle frescoed by Beato Angelico and his workshop. Based on the spatial distribution determined by his architectural plan for MASI, Party has chosen to devote each room to a specific theme, selecting works relative to the genres around which he has focused his artistic research: the still life, the portrait, and the landscape, the latter expressed in rock formations, caves, and views of forests. The works presented in each section thus develop an independent path before beginning to converse with those of the following rooms, unveiled, from room to room, via the evocative partial views designed by the six connecting arches. Thus was born the narrative (or at least the first of many possible ones) of this exhibition project: surrounding the portraits in the central room are four other rooms that host works related to the natural world where there is no trace of human beings. There are no bowls or jugs in the still lifes, there are no figures or architectures in the landscapes, and the caves and rocky deserts are desolately empty. This distinction is further underscored by the colours chosen to paint the walls of the various rooms: the intense red of the middle room with the portraits is offset by the pale lilac of the first and last room where the landscapes and still lifes are on display. The walls of the side rooms, which are distinguished by the presence of low-pitched roofs, are entirely clad in an elaborate faux-­ marble decoration, masterfully realised by Sarah Margnetti, who has been collaborating with the artist for some time. The choice of elegant colour combinations and complex trompe l’œil decorative motifs is another feature unique to Party’s work: each colour brings with it many layers of meaning, and can influence the way a work is perceived. 40

Arnold Böcklin Ruine am Meer, 1880

È caratteristica distintiva del lavoro di Nicolas Party quella di intervenire sugli spazi che ospitano le sue esposizioni modificandoli in maniera radicale ancor prima che i suoi dipinti e le sue sculture vi trovino collocazione. Questo avviene non solo attraverso straordinari interventi pittorici e decorativi ma anche grazie a rilevanti trasfigurazioni di ordine architettonico. Anche il progetto per il MASI si è sviluppato a partire dal desiderio dell’artista di trasformare radicalmente la percezione spaziale del più ampio ambiente espositivo del museo. Di fronte al volume della sala, ritmato unicamente da otto pilastri di cemento, l’immaginazione dell’artista ha iniziato a concepire una struttura architettonica a pianta centrale costituita da tre sale contigue le cui pareti si innalzano fin quasi a toccare i sei metri d’altezza del soffitto, affiancate in maniera simmetrica da due stanze dalle dimensioni più raccolte, coperte da tetti a falde. Inevitabilmente questa imponente architettura evoca edifici del passato, ci appare come un tempio, una cattedrale, costruzioni che alternano spazi ampi e spazi dalle dimensioni più modeste secondo esigenze non solo liturgiche ma anche scenografiche, conferendo a ogni ambiente un’atmosfera specifica. Questo risultato appare in sintonia con l’intui­ zione che dal 2017 porta Nicolas Party a scegliere elementi ad arco per collegare le sale in cui si articolano le sue esposizioni. Ad attrarlo sono sia la carica simbolica che esercita la presenza di una forma architettonica utilizzata da millenni in un contesto contemporaneo, sia la semplice constatazione che attraversare un’arcata, con la sua struttura statica che distribuisce il peso in ogni direzione, equivale in un certo senso all’essere abbracciati dall’alto. A questo proposito l’artista ricorda la visita al convento di San Marco di Firenze e quanto le sequenze di porte e finestre archivoltate dei dormitori concepite da Michelozzo contribuiscano a rafforzare 41

Arnold Böcklin Ruine einer Villa am Meer, 1878 / 80

l’esperienza intima e silenziosa che si ha nello scoprire ogni singola tappa del ciclo affrescato dal Beato Angelico e dalle sue maestranze. In base alla ripartizione dello spazio definita dal suo progetto architettonico per il MASI, Party ha scelto di dedicare ciascuna stanza a una tematica ben precisa, selezionando lavori relativi ai generi attorno ai quali ha incentrato la sua ricerca artistica: la natura morta, il ritratto e il paesaggio, quest’ultimo declinato nelle tipologie di formazioni rocciose e caverne e di vedute boschive. In questo modo le opere presentate in ogni sezione sviluppano un discorso autonomo prima di entrare in dialogo con quelle degli ambienti successivi, svelate, di stanza in stanza, attraverso i suggestivi scorci disegnati dalle sei arcate che collegano fra loro i vari ambienti. Nasce così la narrazione (o almeno la prima delle molte possibili) di questo progetto espositivo. Attorno ai ritratti, presentati nella sala centrale, trovano posto negli altri quattro ambienti opere legate al mondo naturale nelle quali non vi è traccia della presenza umana: non vediamo recipienti o suppellettili nelle nature morte, non ci sono figure o architetture nei paesaggi e le caverne e i deserti rocciosi sono desolata­mente vuoti. Questa distinzione è ulteriormente sottolineata dai colori con i quali sono dipinte le pareti dei vari ambienti: al rosso intenso della sala centrale, quella che ospita i ritratti, si contrappone il tenue lilla della prima e dell’ultima sala, dove si incontrano paesaggi e nature morte. Le pareti delle stanze laterali, che si distinguono per la presenza dei tetti a falde ribassati, sono interamente ricoperte da un’elaborata decorazione di finto marmo, magistralmente realizzata da Sarah Margnetti, che da tempo collabora con l’artista. La scelta di raffinate combinazioni cromatiche e di complessi programmi decorativi trompe l’œil è un’altra peculiarità del lavoro di Party:


170 160 150 140

Landscape, 2016 Pastello morbido su tela, 140 × 180 cm 61


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Landscape, 2016 Pastello morbido su tela, 140 × 180 cm 61


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170 160 150 140

Portrait, 2020 Pastello morbido su tela, 140.2 × 109.9 cm

Portrait, 2017 Pastello morbido su tela, 140 × 110 cm 91


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Portrait, 2020 Pastello morbido su tela, 140.2 × 109.9 cm

Portrait, 2017 Pastello morbido su tela, 140 × 110 cm 91


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170 160 150 140

Red Still Life, 2016 Pastello morbido su tela, 150 × 180 cm 143


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Red Still Life, 2016 Pastello morbido su tela, 150 × 180 cm 143


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