Parco trotter il verde storico in periferia

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Parco Trotter Il verde storico in periferia Arredo, Decoro Urbano e Verde Turismo, Marketing Territoriale e IdentitĂ Servizio di Vigilanza Ecologica Volontaria Consiglio di Zona 2


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Per tutte le strutture che ospita e le attività che vi si svolgono, il Parco Trotter è quasi una piccola città. Caratterizzato da una storia decisamente originale e da una ricchezza botanica. Il parco, chiamato così perché fino al 1924 ha ospitato la sede della Società del Trotter, ha avuto una lunga ed interessante storia: da giardino pedagogico affiancato a una scuola, alla denominazione di “risorsa verde” negli anni ’60, ovvero un’area da destinarsi a manifestazioni culturali per le vacanze dei milanesi. Su questa scia negli anni ’70 viene realizzato un Teatrino per le rappresentazioni della neonata associazione del Piccolo Teatro del Trotter che ruota intorno alla scuola, ormai diventata una vera e propria scuola di quartiere. L’area verde è una delle più importanti della Zona 2 ed è un punto di riferimento per tutto il quartiere, anche grazie alle numerose attività didattiche che vengono organizzate al suo interno. Questa guida vuole essere uno strumento utile per tutti i visitatori del parco per conoscere meglio le bellezze che possiede la nostra città, a partire dal patrimonio arboreo.

Il verde innanzitutto. Come risposta allo stress quotidiano e come uno degli indicatori più importanti del benessere cittadino. L’obiettivo dell’Amministrazione Comunale è quello di valorizzare, potenziare e qualificare il verde che già esiste, anche con iniziative e manifestazioni, per coinvolgere e rendere maggiormente consapevole il cittadino del valore ricreativo e educativo dello spazio pubblico.

Assessore all’Arredo, Decoro Urbano e Verde Maurizio Cadeo

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Di tutte le aree verdi presenti in città, il Parco Trotter rappresenta una delle realtà urbane più interessanti e affascinanti, capace di raccontare l’identità e la storia della Zona 2. Sin dal suo nascere nel lontano 1924 il parco è espressione dello sviluppo sociale, urbanistico e educativo di un quartiere nato come periferia urbana e oggi parte integrante della città.

Ippodromo prima e verde pubblico oggi, il parco Trotter è capace di racchiudere nella sua storia pagine importanti dell’evoluzione urbanistica della nostra città, da quando oltre un secolo fa l’Amministrazione Comunale rilevò l’area per insediarvi un innovativo progetto di scuola all’aperto. La Regia Scuola Speciale “Umberto di Savoia”, la più grande in Italia e fra le più grandi d’Europa, che con i suoi 1400 alunni era destinata ad accogliere i bambini malati di tubercolosi di Milano, 160 dei quali stabilmente residenti al Trotter presso il Convitto detto “Casa del Sole”. Di quella importante esperienza educativa e del significativo progetto architettonico che fu la Casa del Sole, ben poche sono le testimonianze visibili oggi giorno, ad eccezione dell’antica pista ippica trasformata nel principale viale alberato del parco, oltre ai profili dell’antica colonia con il suo storico teatrino tornato, dopo un’accurata opera di restauro e di riqualificazione, ad assolvere un ruolo importante nel processo formativo e didattico dei giovani milanesi.

Valorizzare la conoscenza di questi luoghi e del loro rilevante patrimonio botanico, attraverso la pubblicazione di guide come questa, equivale a preservare e mantenere indelebile il ricordo di pagine fondamentali per comprendere la storia e l’identità sia della Zona 2 che della nostra Milano.

Assessore al Turismo, Marketing Territoriale, Identità Massimiliano Orsatti

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Il Parco Trotter è sicuramente molto conosciuto e frequentato dai cittadini milanesi residenti tra viale Monza e via Padova. Molti tuttavia non sanno che anche nella periferia est della città si può ammirare un parco con un patrimonio arboreo importante, che offre ospitalità e riposo all'ombra dei suoi alberi secolari e che ogni stagione si colora puntualmente, seguendo i ritmi della natura. Per questo motivo la Commissione Ambiente del Consiglio di Zona 2 ha voluto proporre la realizzazione di una guida botanica che sia un ausilio per le visite guidate che le Guardie Ecologiche Volontarie, con competenza ed entusiasmo, organizzano per le scuole di tutta la città. Il libro si inserisce nella collana dedicata ai percorsi botanici nei parchi di Milano, che ha riscosso nelle edizioni precedenti successo e grande interesse. L'entusiasmo e l'ambizione che hanno accompagnato la realizzazione di questa guida lascia sperare che, anche in questa occasione, i Milanesi possano scoprire ed apprezzare un angolo verde della loro città che ha avuto e continua ad avere un importante ruolo storico. sociale ed educativo. Si ringraziano tutti coloro che con passione e pazienza hanno contribuito alla realizzazione di questo libro: l'Assessore Maurizio Cadeo, l'Assessore Massimiliano Orsatti, l'ing. Luigi Vigani, l'arch. Giovanni Crespi, il dott. Giorgio Paltrinieri, il dott. Gianfranco Caimmi e tutte le Guardie Ecologiche Volontarie della Zona 2, l'Associazione Amici del Parco Trotter

Il Presidente del Consiglio di Zona 2 Luca Lepore Il Presidente della Commissione Ambiente, Traffico e Viabilità del Consiglio di Zona 2 Renata Marotta

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Assessorato Arredo, Decoro Urbano e Verde Assessore Maurizio Cadeo

Assessorato Turismo, Marketing Territoriale, Identità Assessore Massimo Orsatti

Consiglio di Zona 2 Presidente Luca Lepore Presidente Commissione Ambiente, Traffico e Viabilità Renata Marotta

Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde Direttore Luigi Vigani

Realizzazione grafica Giovanni Crespi Servizio Vigilanza Ecologica Responsabile Christian Giana

Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) che hanno operato 

Giorgio Paltrinieri: Testi delle schede botaniche

Luciano Marabelli, Giuseppe Salvini: Percorso botanico

Giorgio Paltrinieri, Luisa Tinelli: Fotografie:

Paolo Laboranti: Storia e folclore, Azione ed impieghi medicinali

Gianfranco Caimmi: Coordinamento

Claudia Pietropolli, Laura Soubachakis: Collaborazione ai testi

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La storia a cura di Renata Marotta

Verso la fine dell'Ottocento, quando si cominciò a progettare la costruzione della Stazione Centrale nell'allora Piazza Doria, ora Piazza Duca d'Aosta, sorse l'esigenza di trasferire la sede del Trotter milanese, situato proprio nell'area destinata alla nuova stazione ferroviaria. Si pensò allo spazio boschivo di proprietà del Comune di Turro, tra la Via Militare dello Spluga, ora Viale Monza, e la Via Postale Veneta, l'attuale via Padova. L’area aveva un’estensione di 128.000 metri quadrati. Il 19 dicembre 1903, al costo di 189.598 lire il terreno venne acquistato e, in due anni di lavoro, l'ingegner Enrico Prevosti ricavò una pista per i cavalli lunga mille metri, tre tribune, un maneggio coperto, le scuderie, un bar ed alcune palazzine. Il 1 aprile 1906 il nuovo Trotter fu inaugurato alla presenza delle più stimate autorità dell'epoca; nel 1919, quando il Comune di Turro fu annesso a quello di Milano, lo spazio fu ceduto al costo rivalutato di 1.028.000 lire. Già dall'anno precedente durante i mesi estivi, era stata istituita una colonia per bambini gracili bisognosi di cure e vita all'aria aperta. Gli ottimi risultati ottenuti trasformarono l'esperimento in una vera e propria scuola e decisero la scomparsa delle corse dei cavalli. Nel 1924 infatti l'attività ippica fu trasferita a San Siro. L'idea di una scuola all'aperto era nata negli Stati Uniti e nel nord Europa dove alcuni eminenti pedagogisti (J.Dewey e O.Decroly, sostenitori della corrente di pensiero chiamata “attivismo”) avevano osservato che l'esperienza del fare e dell'osservare erano i più potenti fattori dell'apprendimento nei ragazzi che dovevano conquistare la propria fisionomia cognitiva in modo autonomo. Per poter meglio realizzare una proposta didattica attiva le scuole avevano necessità di grandi spazi, di laboratori, dove i bambini fossero liberi di apprendere, giocare e socializzare. Tutto ciò maturò il pensiero di aprire scuole all'aperto in cui fosse possibile recuperare e rinforzare il rapporto con la natura che spesso gli adulti avevano smarrito. Le palazzine del Trotter, rigorosamente distribuite nel verde, ospitarono prima una scuola materna ed in seguito una scuola di avviamento con laboratori femminili per dare alle ragazze la possibilità di imparare a gestire la propria casa e acquisire capacità professionali. Furono poi istituiti anche corsi di qualificazione agraria ed industriale per i maschi.

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Dall’archivio del Comune di Milano – Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde

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Il Trotter si propose anche di salvaguardare la salute dei minori in età scolare dal contagio di familiari affetti da tubercolosi e di offrire ai bambini un ambiente igienico con vita all'aperto,un'alimentazione appropriata, la somministrazione di vitamine, in modo da assicurare una buona profilassi antitubercolare. A tale proposito venne creato un convitto con otto dormitori, sale di soggiorno, guardaroba, lavanderia, cucina, refettori, sala medica, stanze di degenza e di isolamento. Durante l'estate la colonia elioterapica accolse i ragazzi milanesi, provenienti da famiglie in difficoltà economiche, talvolta costrette ad abbandonare i figli sulla strada, ed offerse loro assistenza ed aiuto. I bambini si recavano a scuola in tram partendo da 10 capolinea dislocati in ogni parte della città. All'interno del Trotter sorse anche un'azienda agricola con l'aiuto di alcune cooperative, che, insieme ai ragazzi della scuola, gestivano l'allevamento di pollame, di conigli, fiori, ortaggi e un piccolo e rudimentale caseificio, che trasformava il latte prodotto dalle mucche in latticini freschi e genuini. La scuola all’aperto era la più grande d’Italia e una delle più grandi d’Europa, gli alunni erano più di 1400, nel convitto i posti letto erano 160. Nella scuola del Trotter, che era intitolata a Umberto di Savoia, anche durante gli anni del regime fascista vennero conservati gli stessi indirizzi e principi pedagogici originari. Tutte le attività didattiche continuarono ad essere svolte all'aperto, all'aria e al sole così poco disponibili nella maggior parte delle misere ed affollate abitazioni dei ceti meno abbienti. La Seconda Guerra Mondiale pose fine all'attività del Trotter, i bambini dovettero essere trasferiti a Seregno e sulla scuola caddero le bombe che, nel 1944, rasero al suolo il quartiere di Gorla. Solo dopo la fine del conflitto la scuola, ora chiamata Casa del Sole, riprese lentamente a funzionare, ma perse il suo ruolo igienico-sanitario e propose un progetto educativo particolare in cui si valorizzavano le potenzialità espressive degli alunni, progetto che rese la scuola famosa in Italia e all'estero. Nel parco fu conservato il tracciato della pista ippica, che si può ancora riconoscere con il viale circolare più largo e il piazzale che guarda l'ingresso di via Giacosa. I padiglioni inseriti nell'area, che richiamano il tipo di costruzione a chalet, pensati per stare con gli alberi, ben distanziati tra loro e mimetizzati tra il verde, sono ancor oggi utilizzati dalla scuola omnicomprensiva Casa del Sole. Il deterioramento degli anni passati è stato in parte recuperato con interventi radicali di ristrutturazione. Tuttavia molto resta da fare: la piscina non è agibile e l'edificio ex-convitto, in grave degrado, potrebbe ospitare, dopo opportuna sistemazione, un nuovo complesso scolastico. La situazione urbanistica e morfologica del Trotter sono sicuramente uniche in Italia, anche in relazione all'uso e all'utilizzo per funzioni culturali, sociali e ricreative.

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Dal 1975 la scuola ha perduto la sua caratteristica di “scuola speciale”, divenendo scuola di quartiere. Questo cambiamento ha inciso sull'utilizzo del Parco che, poco a poco, ha modificato le caratteristiche originarie e la sua funzionalità specifica ed è divenuto fruibile in parte anche dagli abitanti della zona. Il Parco, circondato da un alto muro storico, che ne nasconde la vista dall'esterno, non era mai stato, come altri giardini milanesi, luogo aperto al pubblico. Probabilmente questa sua unicità e segretezza, con la sua funzione educativa alla natura per i ragazzi, ha salvaguardato il patrimonio arboreo e le sue essenze. Attualmente nel Parco vi sono 387 arbusti e 1093 alberi che comprendono 63 specie arboree, tra cui 18 sempreverdi, che offrono il loro manto verde anche durante la stagione invernale. La prima fase della piantumazione risale ai primi anni del secolo scorso, quando era limitata all'esterno dell'anello del Trotter. Piante di notevoli dimensioni erano, dunque, già presenti all'apertura del galoppatoio e sicuramente era presente il filare delle robinie vicino alla ferrovia. Altre piantumazioni sono state effettuate con la realizzazione dell'ippodromo, come il filare degli ippocastani, che portava alle scuderie, e i cedri e i tigli, che offrivano la loro ombra alle tribune. Tra il galoppatoio e le scuderie si trovavano altri gruppi di tigli, platani ed ippocastani e la grande quercia, l'albero simbolo del parco con la sua folta e grande chioma. Durante l'insediamento della scuola venne ampliata la piantumazione con filari di sofora e un doppio filare di platani, che serviva da separazione tra la zona delle ragazze e la parte riservata ai maschi. Verso l'ingresso e all'esterno dell'ellisse furono inseriti alcuni alberi di tiglio. Negli anni seguenti si continuò ad ampliare il patrimonio arboreo del Parco, prestando sempre molta attenzione alle necessità della Casa del Sole. Nel 1969 l'apertura del Trotter ai cittadini del quartiere e a tutti i milanesi ha permesso di far conoscere e valorizzare a pieno, accentuandone la preziosità, questa oasi di verde inserita in un contesto urbano densamente costruito. Attualmente non tutte le piante e le essenze esistenti nel Parco sono originarie della zona in cui sono state piantate, alcune sono originarie della Cina e del Giappone come l'ailanto, il ginkgo, l'albero di Giuda, altre dell'America del Nord come la quercia rossa ed il platano. Gli alberi di provenienza da aree con caratteristiche ambientali diverse da quelle milanesi hanno sempre avuto problemi di crescita e di salute, dovendo affrontare condizioni climatiche non favorevoli e vivere in un ambiente inquinato come quello della città. La prima impressione, entrando nel Parco, è sicuramente positiva per il visitatore, in quanto i viali fittamente alberati e le ricche fioriture offrono una sensazione di frescura e di relax. Purtroppo l'occhio esperto dei botanici rileva, osservando con attenzione le piante, una serie di sofferenze: alcuni rami secchi, foglie ingiallite e macchiettate che testimoniano delle patologie in atto.

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Il viale dei platani

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Il sistema vegetale ha comunque una grande forza ambientale con il volume del suo verde, che è dieci volte superiore a quello dell'area edificata e ha ben superato le incurie degli anni e ha grandi possibilità di recupero con interventi mirati di ripristino, diradamento, nuove piantumazioni. Il disegno complessivo del Parco dunque è frutto della stratificazione di vari interventi: a) quello originale dell'ippodromo (filari di platani sul lato ovest, doppio filare di ippocastani ad arco sul lato nord, gruppi di tigli e platani a protezione delle stalle, filare di sofore lungo la pista); b) quello legato ad interventi che hanno modificato il parterre del Parco con piantumazioni che hanno invaso gli spazi liberi a prato; c) quello dell'incuria che ha in parte compromesso la qualità dei decori arbustivi, sostituiti da pavimentazioni in cemento e da attrezzature poco congruenti con l'insieme del luogo. Un'attenzione e una cura particolari, per rivalutare e riqualificare il Parco Trotter,dovrebbero essere riservate al sistema dell'acqua in una zona ricca di rogge, che ha sempre avuto un ruolo importante per le attività produttive, ma anche per quelle estetico-decorative. L'acqua è una risorsa vitale che deve essere valorizzata, raccolta e utilizzata attraverso impianti di riciclaggio dell'acqua piovana. L'impiego dell'acqua sarebbe utile non solo per l'irrigazione delle aiuole e del manto erboso, ma anche per la possibilità che canali e percorsi d'acqua ridisegnino il Parco, ridefinendo le sue diverse zone funzionali. Anche l'inserimento di fontane, oltre al ruolo decorativo, avrebbe una funzione ludica e ricreativa per i frequentatori del giardino. Negli anni '90 la scuola del Trotter ha riproposto il progetto didattico che richiama il valore dell'esperienza come base educativa, ritornando al pensiero deweyano dell'attivismo. La Casa del Sole ha continuato a non essere una scuola staccata dalla vita e, utilizzando gli orientamenti pedagogici più moderni, impostando la propria attività in modo che gli alunni fossero protagonisti dei moduli operativi-progettuali. Il Parco è l'ambiente naturale e sociale che, con le sue risorse, offre importante materiale di ricerca,di studio e di verifica. I laboratori ambientali rappresentano una scelta didattica aperta in cui la proposta educativa non è solo quella di fornire conoscenze, ma di mettere i bambini al centro della costruzione del loro sapere, indirizzandoli ai valori etici e sociali della collaborazione e della solidarietà. Nel 2005 sono stati festeggiati gli ottantanni della nascita del Trotter. Alla manifestazione hanno partecipato la Scuola Casa del Sole – Rinaldi, il Comitato dei Genitori, l'Associazione Amici del Parco Trotter, che con entusiasmo e competenza hanno organizzato un Convegno sul futuro del Parco e una mostra sulla storia della scuola.

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Il parco delle farfalle A cura della Associazione “La Città del Sole, Amici del Parco Trotter”

Il farfallario del Parco Trotter, inaugurato il 5 aprile 2008, sorge all'interno dell'ex area glicine, comprende un giardino (fiorito) con alberi da frutta per attirare le farfalle e una struttura in metallo all'interno della quale sono presenti sia piante ricche di nettare per le farfalle adulte sia piante nutrici per i loro bruchi. Grazie all'Associazione "Amici del Parco Trotter", all' I.S.C " Casa del Sole-Rinaldi, il Ministero delle Pubblica Istruzione della Lombardia, che ha finanziato parte del progetto, al Comune di Milano, al Settore Parchi e Giardini (ora Settore Arredo Verde e Qualità Urbana), si è potuto realizzare il "Parco delle Farfalle". Tale struttura rappresenta una piccola oasi naturale dove le farfalle possono nutrirsi e riprodursi prima di poter essere liberate nel parco, oltre che essere un luogo ideale per svolgere osservazioni naturalistiche e ricerche didattiche. Inoltre, attraverso la realizzazione di laboratori rivolti a scuole di vario livello verranno svelati i misteri del loro ciclo vitale e verranno sottolineati il valore e l'importanza, non solo di questi variopinti insetti, ma anche di tutto ciò che ci circonda, col fine di diffondere una maggiore responsabilità collettiva nei confronti dell'ambiente e sollecitare una maggiore attenzione agli avvenimenti legati ai cambiamenti climatici.

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C'e anche l’orto ! Tra i padiglioni le piante d'alto fusto, le aiuole fiorite e i giochi per i bambini, ha trovato posto anche un bellissimo orto, coltivato con metodi antichi e rispettosi dell'ambiente dai bambini che frequentano le scuole del Trotter, coordinati dagli insegnanti, che hanno inserito questa attività nel progetto di educazione ambientale, e con il prezioso e insostituibile contributo di alcuni volontari, soci dell'Associazione “La Città del Sole, Amici del Parco Trotter, Onlus”. L'attività, avviata da anni con il contributo determinante del Consiglio di Zona 2, permette ai bambini della scuola di vivere i tempi lenti ma sorprendenti della natura "addomesticata" in contrasto con la vita frenetica di tutti i giorni. E così la semina autunnale dei cereali (frumento, avena, farro e riso), dopo l’inverno permette di fare assistere al miracolo della germinazione e della crescita di piante antiche come l'uomo, forse le prime ad essere coltivate dai nostri progenitori. In primavera, invece è il momento degli ortaggi. Ed è cosi che col passare dei mesi l'orto si colora del rosso dei pomodori e dei peperoncini, del bel viola delle melanzane e, che meraviglia quando dalla terra emergono patate, carote, porri, cipolle e aglio. E che dire dei verde smeraldo di insalata. Insomma un mondo di odori e di colori che rimangono per sempre nel ricordo di chi li ha coltivati. Ma c'è anche une spazio magico riservato alle essenze odorose culinarie: melissa, menta, maggiorana, salvia e rosmarino, timo e finocchio selvatico destinati a passare dall'orto alla cucina quando, in occasione delle feste organizzate dalla scuola e dall'associazione;, le piantine vengono distribuite alle famiglie e ai fortunati che si trovano nei paraggi. Il tutto con grande soddisfazione dei piccoli contadini milanesi. Ma oltre al pane si pensa anche alle rose, infatti oltre all'orto vengono coltivate anche piante ornamentali; dalle bulbose messe a dimora in autunno (iris, narcisi, giacinti-tulipani e puschkinie) alle rose fino alle piante grasse. Tutto questo seguendo il protocollo di coltivazione biologica, partendo dal compost creato in loco dal riciclaggio delle foglie del parco utilizzando gli attrezzi manuali come facevano i contadini di una volta.

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L’ingresso da via Giacosa con la sede delle Guardie Ecologiche Volontarie

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Prefazione alle schede botaniche Storia e folclore, Azione ed impieghi medicinali a cura di Paolo Laboranti All’elenco relativo agli alberi e arbusti oltre alla loro descrizione botanica, ho ritenuto interessante aggiungere qualche nota relativa alla specie in oggetto, quale l’etimo del nome spesso di origine latina, greca, celtica o sovente associata allo scopritore, al botanico o all’esploratore che per la prima volta l’ha introdotta in Europa, oppure legata a personaggi di particolare importanza (ad esempio la paulonia da Anna Paulowna figlia dello Zar Paolo I di Russia). Cenni storici legati alla mitologia e al folclore con notizie e aneddoti a volte davvero curiosi. Non meno importante è l’aspetto terapeutico. L’arte di curarsi con le piante è antica quanto la comparsa dell’uomo e penso meriti di essere ripercorsa, pur cercando di essere sintetico, rendendo merito agli innumerevoli studiosi che hanno dedicato la loro vita alla ricerca per alleviare le altrui sofferenze. Parallelamente all’uso di esse come cibo, l’uomo delle caverne sperimentò le loro proprietà terapeutiche (o venefiche) innegabile quindi pensare che esse, abbiano fornito ai nostri antenati i primi farmaci. Lungi da me introdurre un trattato di fitoterapia ma, solo un accenno storico per amore d’informazione e conoscenza. Innumerevoli sono le leggende sul mondo vegetale ma, leggenda non sempre è sinonimo di fandonia. Non dimentichiamo che nell’antichità l’erboristeria era l’unica fonte terapeutica di quel remoto passato. Dal 3000 a.C. man mano che la civiltà crebbe in Egitto, Medio Oriente, India e Cina, l’uso delle erbe divenne più sofisticato e furono redatti i primi scritti sulle piante medicinali. Il papiro egiziano di Ebers del 1500 a.C. circa ne è il primo esempio. In India i Veda, poemi epici scritti nel 1500 a.C. contengono un ricco materiale sulla tradizione erboristica. Al seguito della filosofia aristotelica, fiorirono scienziati e medici anche nel mondo Greco, Romano e non solo, Dopo Ippocrate (460-377 a.C.) il padre greco della medicina, seguirono altri medici greci, Teofrasto noto per il suo trattato Istoria Plantarum, Galeno che trasferitosi a Roma da Pergamo dove nacque nel 129 d.C. divenne medico di Marco Aurelio. Discoride medico militare famoso per i suoi 5 libri De Materia Medica, Mitridate che sperimentò su se stesso una gran quantità di veleni, Catone, Plinio il vecchio autore di Naturalis Historia opera in 37 volumi in gran parte dedicati alle piante medicinali. Arriviamo quindi al Medioevo con Carlo Magno che impose di inserire nei capitolari anche le piante officinali. Nacquero diverse scuole di pensiero e accanto ai “bestiari” e ai “lapidari” nei quali s' interpretavano le virtù magiche o malefiche di animali o piante, comparvero i primi erbari con bellissime illustrazioni per lo più ad opera dei monaci. A Bagdad e al Cairo si aprirono le prime farmacie. Nel X secolo, la Scuola Medica di Salerno era il più antico e prestigioso centro culturale medico italiano nell’allora regno normanno. Questa non solo accoglieva studenti di tutte le religioni ma accoglieva anche le donne, fatto di straordinaria importanza per l’epoca. Trotula, una donna che scrisse un libro di ostetricia, praticò e insegnò a Salerno nel 1050 circa.

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Tra il XIV e il XV secolo con Marco Polo sino a Cristoforo Colombo, gli itinerari del commercio si espansero e ciò rese disponibile un’enorme quantità di erbe sino ad allora sconosciute in Europa. Si conobbero lo zenzero, la noce moscata, la curcuma, la cassia ecc. Dall’America centrale e meridionale arrivarono piante mai viste prima quali il guaiaco usato contro la sifilide e la china, antimalarica, antipiretica, antibatterica ecc. ecc. Paracelso, definito il padre della chimica, affermava nel XVI secolo, che “Dipende solo dalla dose se un veleno è mortale o meno” mentre altri medici molto imprudenti abusando di quanto asseriva Ippocrate e cioè che i casi disperati abbisognano dei farmaci più disperati, prescrivevano antimonio, arsenico e calomelano (che altro non è che cloruro di mercurio) a dosi tali da provocare numerosi decessi. Con la scoperta delle Indie Occidentali altre piante arrivarono in Europa. Si costruiranno i primi orti botanici, famosissimo quello di Padova dove Gabriele Falloppio, scienziato e medico di fama mondiale, coltivò quasi 2000 piante. A Pisa operarono Andrea Cesalpino e Giuseppe Aldrovandi. Nel ‘700 comparve finalmente sulla scena dell’erboristeria il grande Linneo prefetto del locale orto botanico e insegnante all’università di Upsala. All’inizio del XIX secolo il laboratorio chimico iniziò a sostituire madre natura, nel 1803 gli alcaloidi narcotici vennero isolati dal papavero dell’oppio e nel 1838 l’acido salicilico precursore chimico dell’aspirina fu isolato dal salice bianco. I coloni europei durante le grandi migrazioni tra il XVIII e il XIX secolo attinsero ad una fonte inesauribile di notizie sulle virtù medicinali delle piante indigene, dagli indigeni dell’Africa ai Boscimani australiani, dalle popolazioni messicane che ereditarono le loro conoscenze dagli Aztechi e dai Maya agli indiani d’America alla Cina che fece loro conoscere le qualità toniche del ginseng usato da 5000 anni. All’University of Middlesex di Londra iniziò nel 1994 il primo corso universitario in medicina erboristica che punta ad un futuro dove i pazienti saranno in grado di scegliere tra approccio convenzionale o erboristico. Quando in qualità di G.E.V. durante le lezioni di Educazione Ambientale che spesso teniamo presso le scuole della nostra zona chiediamo ai ragazzi cosa ci danno le piante ed essi giustamente ci rispondono: l’ossigeno, l’ombra, i profumi, i frutti, la legna, quasi nessuno dice i farmaci. Informiamoli che la natura sa offrirci quei presidi terapeutici che l’uomo usa dalla sua comparsa sulla terra. Jean Valnet, esperto in fitoterapia, racconta di un medico francese, che (abitando probabilmente in campagna) si rivolgeva ai suoi compaesani dicendo: “Quando alla mattina aprite le finestre, affacciatevi e vedrete attorno a voi una grande farmacia”. Anche noi dalla nostra sede al Parco Trotter se ci affacciamo alla finestra vediamo la nostra farmacia. Note Le indicazioni terapeutiche, relative ad alcune specie elencate, sono un compendio informativo alle schede relative ad alberi e arbusti, non sono un invito ad abbandonare la medicina tradizionale e soprattutto non devono indurre il lettore ad un uso improprio delle nostre amiche piante. Non si deve pensare, come molti sostengono che i rimedi naturali, appunto perchè naturali, siano privi di effetti spiacevoli. Nulla di più sbagliato! L'utilizzo di tali sostanze deve essere consentito solo dopo aver consultato il Vostro medico o farmacista. Vivamente sconsigliata l'automedicazione.

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ABETE DEL CAUCASO Nome botanico

Famiglia

Abies nordmanniana

Pinaceae

Spach

Portamento

Albero alto fino a 60 metri, tronco diritto e rami leggermente ascendenti; chioma perfettamente piramidale, stretta, folta e scura con riflessi argentati.

Scorza

Sottile ed appena ruvida, in seguito screpolata in placche rettangolari grigie e solchi più scuri.

Foglie

Sempreverdi, aghiformi appiattite, non pungenti; pagina superiore verde scura e lucente, inferiore con due linee bianche ai lati della nervatura, inserite intorno al ramo ma rivolte verso l’alto, di lunghezza differente in modo da risultare un profilo appiattito.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili, piccoli coni allungati gialli, sparsi tra le foglie; i femminili, coni isolati ed eretti, colore verde giallognolo, sui rami più alti.

Frutti

Grosse pigne cilindriche, erette, lunghe 10-12 centimetri, le cui squame si disarticolano sull’albero per lasciare uscire i semi alati.

Origine

Dalla Crimea al Caucaso. Importato in Europa attorno al 1850.

Utilizzo e note

Utilizzato in selvicoltura perché resistente ai climi particolarmente rigidi, ma soprattutto in città, in parchi e giardini come albero ornamentale per la sua perfetta forma. Il legname, analogamente a quello dell’abete bianco, viene utilizzato per lavori correnti e per l’industria cartaria.

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ACERO AMERICANO Nome botanico

Famiglia

Acer negundo

Aceraceae

Linnaeus Portamento

Albero alto generalmente intorno ai 10-15 metri; tronco diritto, a volte suddiviso in più fusti; chioma irregolarmente globosa.

Scorza

Di colore marrone-cinereo screpolata in piccole placche quasi rettangolari.

Foglie

Decidue, composte, pennate, con 3-7 foglioline ovate, margine con pochi grossi denti e contorno che, grossolanamente, ricorda la classica forma delle più comuni foglie di acero palmate a 5 lobi, pagina superiore ed inferiore verde tenuo.

Fiori

Unisessuali su alberi diversi: i maschili, in fascetti penduli di numerosi stami portati da filamenti di diversa lunghezza e che sbocciano prima delle foglie; i femminili, in piccoli grappoli poco appariscenti che appaiono con le foglie. Fioritura: aprile.

Frutti

Allungati in un’ala somigliante a quella di libellula con il seme racchiuso nella parte basale, inseriti sul picciolo a due a due l’uno opposto all’altro in modo da formare una specie di elica che, col vento, si avvita nell’aria per disseminare lontano.

Origine

America settentrionale, dove forma boschi misti con altre latifoglie. Introdotto in Europa nel 1688.

Utilizzo e note Ampiamente diffuso in Europa come albero ornamentale e per alberature stradali, anche in varie cultivar con chioma a diverse sfumature di colore, ma mostra una notevole tendenza a naturalizzarsi in ambienti abbandonati e umidi.

Storia e folclore

Il nome del genere Acer deriva dal latino acer = aspro, duro. Infatti il suo legno era usato per fare lance. Negundo dal sanscrito burgundi termine usato per indicare un albero dalle foglie composte. Dalla corteccia incisa in primavera, si ottiene un liquido zuccherino chiamato appunto sciroppo d’acero.

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ACERO RICCIO Nome botanico

Famiglia

Acer platanoides

Aceraceae

Linnaeus Portamento

Albero che raggiunge i 30 metri di altezza; tronco diritto, rami ascendenti regolarmente impalcati; chioma globosa-allungata densa.

Scorza

Colore grigio-brunastro, dapprima liscia poi leggermente corrugata e, solo in età avanzata, con rughe abbastanza rilevate che si intersecano l’un l’altra.

Foglie

Decidue, palmate a 5 lobi acuminati, margine a grossi denti pure acuminati; pagina superiore colore verde scuro, inferiore più chiara, inserzione sul ramo a 2 a 2, una opposta all’altra, picciolo lungo.

Fiori

Bisessuali, colore giallo, riuniti in piccoli grappoli eretti, compaiono prima della fogliazione. Fioritura: aprile-maggio.

Frutti

Allungati in un’ala somigliante a quella delle libellule, con il seme racchiuso nella parte basale, inseriti sul picciolo uno opposto all’altro, allineati quasi sullo stesso piano.

Origine

Europa fino agli Urali e Caucaso. Poco diffuso, lo si ritrova mescolato ad altre latifoglie dalla pianura alla montagna fino a 1300 metri, con preferenza per le zone a clima freddo.

Utilizzo e note Albero usato a scopo ornamentale, anche nelle varie cultivar a foglie rosso scuro, nei parchi e, soprattutto, per alberature stradali. In autunno assume una bellissima colorazione giallo-oro. Il legno, meno pregiato di quello dell’acero di monte, viene utilizzato per svariati usi.

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ACERO DI MONTE Nome botanico

Famiglia

Acer pseudoplatanus

Aceraceae

Linnaeus Portamento

Albero alto fino a 30 metri; tronco e ramificazioni robusti; chioma allungato-globosa, densa.

Scorza

Colore grigio, liscia in gioventù, in seguito a placche sottili, facilmente asportabili, su sfondo rosa.

Foglie

Decidue, palmate a 5 lobi, margine a dentelli con punta arrotondata; pagina superiore colore verde opaca, inferiore verde più chiaro, a volte con sfumature rossastre, inserite sul ramo una opposta all’altra, picciolo lungo.

Fiori

Bisessuali, alternati ad altri unisessuali, colore giallo verdognolo, riuniti in grappoli allungati penduli; compaiono a fogliazione avvenuta. Fioritura: aprile-giugno.

Frutti

Allungati in un’ala somigliante a quella delle libellule, con il seme racchiuso nella parte basale, inseriti sul picciolo uno opposto all’altro in modo da formare una V.

Origine

Europa centro-meridionale fino al Caucaso. Diffuso in Italia tra i 500 e i 1000 metri, mescolato con altre latifoglie e conifere, con preferenza per un clima fresco e sufficientemente umido.

Utilizzo e note Largamente utilizzato come albero ornamentale, anche nelle varie cultivar rossoviolaceo, nei parchi e giardini o alberature stradali. In autunno la chioma assume una splendida colorazione giallo-oro. Il legno, pregiato, viene utilizzato per svariati usi, ed in particolare per mobili, botti da vino, strumenti musicali.

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ACERO ARGENTATO Nome botanico

Famiglia

Acer saccharinum Linnaeus

Aceraceae

Portamento

Albero alto fino a 30 metri; tronco diritto, spesso multiplo dalla base; chioma elegante, leggera, irregolare, cangiante al soffiare del vento.

Scorza

Dapprima liscia, colore grigio, in seguito con rade fessurazioni verticali che le danno un aspetto a bande, colore grigio-marroncino.

Foglie

Decidue, palmate, a 5 lobi da stretti a molto stretti e appuntiti, a motivo dei seni molto profondi; pagina superiore verde-chiara, inferiore argentea.

Fiori

Bisessuali e unisessuali, a volte distribuiti su alberi diversi, semplici e poco evidenti se non per il colore rosso, riuniti in glomeruli, appressati ai rami; appaiono precocissimi prima della fogliazione. Fioritura: febbraio-marzo.

Frutti

Allungati in un’ala somigliante a quella della libellula con il seme racchiuso nella parte basale, inseriti a 2 a 2 sul picciolo l’uno opposto all’altro ma ripiegati fino ad essere quasi paralleli allo stesso.

Origine

America settentrionale, quasi ovunque nella parte orientale. Importato in Europa nel 1725.

Utilizzo e note Molto usato a scopo ornamentale per la sua grande adattabilità a qualsiasi ambiente, in parchi, giardini ed alberature stradali.

Storia e folclore

La linfa ricca di saccarosio insieme ad altre specie (A. saccharinum) è stata la principale fonte di zuccheri dei primi coloni dell’America settentrionale

Azione e impieghi medicinali

Contiene saponosidi triterpenici che possiedono una azione irritante su tutte le mucose. L’azione irritante dei saponosidi usati in piccole quantità è sfruttata nella medicina popolare per ottenere effetti diuretici e purgativi.

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IPPOCASTANO Nome botanico

Famiglia

Aesculus hippocastanum Linnaeus

Hippocastanaceae

Portamento

Albero di notevole prestanza che può raggiungere i 30 metri di altezza; tronco poderoso a grossi rami ascendenti ed altri tipicamente a bracci di candelabro; chioma folta e scura.

Scorza

In gioventù liscia grigio-piombo, in seguito abbondantemente rugosa con solchi non molto profondi, colore marrone-scuro.

Foglie

Decidue, composte, palmate, con 5-7 foglioline ovato-allungate, grandi, con la massima larghezza nel tratto apicale, margine doppiamente dentato; pagina superiore verde-scuro, pagina inferiore leggermente più chiara ed opaca, picciolo molto lungo.

Fiori

Bisessuali, a 5 petali asimmetrici, bianchi con una macchia gialla o rossa alla base, riuniti in grosse pannocchie piramidali erette all’apice dei rami. Fioritura: maggio.

Frutti

A forma di grosse castagne globose e pesanti contenute in uno spesso riccio a spine deboli e fragili.

Origine

Penisola Balcanica e Caucaso, dove cresce in boschi freschi e umidi, in particolare in valloncelli percorsi da torrenti. Introdotto in Europa nel 1576.

Utilizzo e note Viene ampiamente utilizzato come albero ornamentale nei parchi e nei viali per la sua fioritura, l’ombra e per la severa e un po’ triste sagoma invernale, priva del fogliame; i suoi frutti sono appetiti da alcuni animali ma tossici per l’uomo per la presenza di escina.

Storia e folclore

Fu per la prima volta documentato come pianta medicinale nel 1565 nella traduzione dal De Materia Medica di Dioscoride (opera in cinque volumi scritta tra il 60 e il 78 d.C. tradotta dagli arabi e fatta poi conoscere in Europa) a cura di Pierandrea Mattioli.

Azione ed impieghi medicinali

Le proprietà dei principi attivi in essa contenuti: escina, cumarina, tannini o flavoni, oltre al glucoside esculoside ad azione analgesica, fanno dell’Ippocastano una pianta un tempo molto usata come astringente e antinfiammatorio. Questa droga è indicata nella terapia delle varici e particolarmente in quella delle emorroidi calmando il dolore e facilitandone la costrizione. In Francia, l’olio estratto dai semi è usato come trattamento esterno per i reumatismi. Negli Stati Uniti il decotto di foglie viene usato in caso di pertosse. Potenzialmente tossica se ingerita. Usare solo in lozione o pomata.

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AILANTO Nome botanico Ailanthus altissima (Mill.) Swingle

Famiglia

Simaurobaceae

Portamento

Albero alto fino a 20 metri, slanciato ma anche espanso; tronco suddiviso, nella parte alta, in grossi rami ascendenti, pollonante alla base; chioma mediamente folta ed irregolare.

Scorza

Liscia o poco rugosa, colore grigio-bruno chiaro prima liscia poi leggermente screpolata in fitti solchi verticali.

Foglie

Decidue, alterne, composte, pennate; il rachide è lungo 20-50 centimetri con 13-31 foglioline ovate-allungate in un apice acuto, margine con 1 dente per parte presso la base, brevemente picciolate, pagina superiore colore verde medio, inferiore più chiaro, la lunghezza totale col picciolo raggiunge gli 80-90 centimetri, emanano odore sgradevole.

Fiori

Sono piccoli di colore giallo verde, raccolti in grosse pannocchie erette, fortemente profumati. L’Ailanto è prevalentemente una pianta dioica, con fiori maschili e femminili su piante diverse, ma a volte può presentarsi con fiori ermafroditi sulla stessa pianta. Fioritura: maggio-giugno.

Frutti

Appiattiti-allungati, a forma di elica, con seme centrale, in vistosi grappoli, colore da giallo a rosso, persistenti a lungo sull’albero.

Origine

Cina. Importato in Europa nel 1751 ed in Italia nel 1760, invadente ed opportunista si adatta a qualsiasi ambiente si è diffuso ovunque, tanto da diventare infestante; lo si può trovare dappertutto: nelle campagne, nei boschi, in città, dai tombini delle strade ai tetti delle case.

Utilizzo e note Nel secolo scorso se ne tentò la coltura in Europa meridionale perché le sue foglie sono cibo per la larva di una farfalla, la Philosamia cynthia che produce seta, ma i risultati rimasero deludenti. Ora viene utilizzata per consolidare le scarpate franose e per alberature stradali, apprezzato per la sua rapida crescita.

Storia e folclore

Il nome del genere ailanto significa “albero del cielo”così denominato dagli abitanti delle Molucche per la grande altezza che può raggiungere.

Azione e impieghi medicinali

La corteccia contiene quassinoidi, alcaloidi, flavonoidi e tannini. Usata nella medicina asiatica e australiana per contrastare vermi, gonorrea e malaria. Le marcate proprietà antispastiche agiscono sull’organismo come inibitore cardiaco. Ricercatori cinesi attualmente stanno studiando le proprietà antitumorali dei quassinoidi in essa contenute.

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CIPRESSO DELLA CALIFORNIA Nome botanico

Famiglia

Calocedrus decurrens

Cupressaceae

(Torrey) Florin

Portamento

Albero alto fino a 40 metri in zona di origine; chioma strettamente piramidalecolonnare con rami obliqui ed ascendenti.

Scorza

Inizialmente si desquama in lunghe placche cartacee, in seguito profondamente solcata verticalmente.

Foglie

Sempreverdi, a squame piccole ed appressate ai rametti che assumono una sezione appiattita; colore verde-giallino.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili piccoli a forma di barilotto, gialli; i femminili poco evidenti all’apice dei rametti, colore verde-giallino. Fioritura: marzo-aprile.

Frutti

Piccole pigne ovoidi verdi che, ad essiccazione avvenuta, si apriranno longitudinalmente per liberare i piccoli semi alati.

Origine

America settentrionale dove forma foreste miste con altre conifere e latifoglie in territori montani. Introdotto in Europa nel 1853.

Utilizzo e note Ampiamente utilizzato come albero ornamentale in parchi, giardini, alberature stradali e nei cimiteri, particolarmente in Italia settentrionale, dove sostituisce i cipressi mediterranei perché molto resistente alle avversità climatiche. Il legno, resistente e profumato, viene utilizzato nella sua zona di origine per la costruzione di mobili.

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CARPINO BIANCO Nome botanico

Famiglia

Carpinus betulus

Betulaceae

Linnaeus Portamento

Albero che può arrivare fino a 25 metri, con tronco diritto più o meno costoluto a seconda dell’età, con rami ascendenti che formano una chioma folta e globosa, molto compatta.

Scorza

Liscia, colore grigio-scuro a fiammature verticali più chiare.

Foglie

Decidue, di media grandezza, ovato-ellittiche appuntite, margine doppiamente dentato, lamina con nervature secondarie numerose e parallele da rendere la superficie ondulata tipo “carta crespata”, colore verde-scuro, lungamente persistenti sull’albero anche essiccate.

Fiori

Unisessuali sullo stesso albero: i maschili raggruppati in infiorescenze cilindriche non molto lunghe, pendule; i femminili, poco evidenti, riuniti in brevi spighe verdi e pelose all’apice dei nuovi getti. Fioritura: febbraio-aprile.

Frutti

A forma di ala trilobata, con seme racchiuso nella parte basale, in grappoli allungati penduli.

Origine

Europa, fino al Caucaso. Diffuso in boschi misti dalla pianura fino alla media montagna.

Utilizzo e note Albero ornamentale di pregio per il portamento suscettibile persino delle più ardite potature e per il tronco che può rivelare, oltre al bel colore, anche una superficie modellata da costolature, tipo “canne d’organo”, che si espandono a livello del terreno creando una sorta di zampa di grande effetto estetico. Molto usata è la cultivar ‘Fastigiata’ con rami che partono già dalla base del tronco, con il risultato di una chioma strettamente ovato-piramidale.

Storia e folclore

Il nome del genere risale al celtico car (legno) e pin (testa). Il legno è molto duro per cui viene impiegato per fare bocce, martelli, pulegge, ruote per pattini e per fare i gioghi.

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CEDRO DELL’HIMALAYA Nome botanico Cedrus deodara G. Don

Famiglia

Pinaceae

Portamento

Albero maestoso alto fino a 60 metri; tronco diritto e possente, largo alla base, rami di primo e secondo ordine orizzontali lunghi e poderosi soprattutto in basso, con l’estremità dei rametti penduli; chioma conica ad apice ricadente ed incurvato anche negli esemplari giovani, appiattita in età avanzata.

Scorza

A placchette lisce e screpolature poco profonde, colore grigio-marrone scuro.

Foglie

Sempreverdi, aghiformi, sottili e flessibili, lunghe due volte quelle del Cedrus atlantica, singole e disposte a spirale sui nuovi rametti, mentre sono a fascetti di 20-30 sui brevissimi rametti (brachiblasti) degli anni precedenti; colore verde scuro.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili, coni eretti verdi, poi flaccidi colore giallo-bruno; i femminili, piccoli coni ovali verdastri. Fioritura: in autunno i maschili, in un secondo tempo i femminili.

Frutti

Grosse pigne ovoidali che giungono a maturazione in due anni, quando le squame si disarticoleranno sull’albero per lasciar uscire i semi alati.

Origine

Monti dell’Himalaya, dove vive tra i 1300 e i 3000 metri, in boschi puri o misti con altre conifere e latifoglie. Introdotto in Italia nel 1822.

Utilizzo e note Albero di primissimo valore ornamentale, viene utilizzato in parchi, giardini e cimiteri. In Italia settentrionale è il cedro che meglio si adatta al nostro clima, anche a quello cittadino. Nei luoghi d’origine è considerato un albero sacro tanto che l’aggettivo specifico deodara significa “albero degli dei”. Il suo legno profumato ed incorruttibile viene usato ancora oggi in India per la costruzione di templi e oggetti sacri.

Azione ed impieghi medicinali

Nella medicina erboristica indiana, le foglie di cedro dell’Himalaya vengono usate per trattare la tubercolosi. Il durame (parte interna del legno) viene dato come decotto per i disturbi febbrili di origine toracica come la bronchite acuta, per l’insonnia e il diabete.

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CEDRO DEL LIBANO Nome botanico

Famiglia

Cedrus libani

Pinaceae

A. Richard Portamento

Imponente albero alto da 20 a 40 metri; tronco suddiviso fin dalla base in grossi rami verticali che, a loro volta, portano rami orizzontali; chioma inizialmente conica poi molto allargata ed appiattita all’apice ed al vertice dei grossi rami, dove forma spesso falde orizzontali.

Scorza

A placche allungate colore grigio chiaro separate da screpolature non molto profonde grigio scure.

Foglie

Sempreverdi, aghiformi, brevi e rigide con apice appuntito e chiaro, riunite in fascetti di 30-40 su brevissimi rametti, colore da verde scuro a grigio azzurro.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili, coni inizialmente eretti, verdi, poi flaccidi di colore giallo bruno; i femminili, piccoli coni verdastri. Fioritura in autunno i maschili, in un secondo tempo i femminili.

Frutti

Grosse pigne ovoidali ad apice appiattito che giungono a maturazione in due anni allorché le squame si disarticolano sull’albero per liberare i semi alati.

Origine

Monti dell’Asia Minore dove forma boschi puri aperti tra i 1300 e i 3000 metri. Introdotto in Europa nel 1638.

Utilizzo e note Albero ornamentale di prim’ordine per la sua imponenza, bellezza e longevità. Richiede grandi spazi per essere appieno apprezzato. Esso è denso di significati storici e religiosi; più volte citato nella Bibbia, viene spesso utilizzato in grandi parchi o luoghi religiosi.

Storia e folclore

Sembra che con il suo legno sia stato costruito il tempio di Salomone nel X secolo a.C. e i giardini pensili di Babilonia. L’olio è usato da migliaia di anni come incenso e per l’imbalsamazione.

Azione e impieghi medicinali

Antisettico ed espettorante grazie all’azione disinfettante sul tratto respiratorio

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BAGOLARO Nome botanico

Famiglia

Celtis australis

Ulmaceae

Linnaeus

Portamento

Albero alto fino a 25 metri; tronco diritto cilindrico, con ramificazione poderosa; chioma globosa ed espansa non molto densa.

Scorza

Liscia con qualche rugosità sparsa, colore grigio-topo.

Foglie

Decidue, ovato-allungate con lunga punta, 3 nervature principali, margine seghettato, pagina superiore verde, pagina inferiore più chiara.

Fiori

Bisessuali o unisessuali, poco appariscenti: i maschili, semplici stami; i femminili a forma di due caratteristici “baffi” piumosi. Fioritura: aprile.

Frutti

Simili a ciliegine con grosso seme e scarsissima polpa, peduncolati; colore dapprima verde, poi giallo ed infine nero.

Origine

Bacino mediterraneo ed Asia occidentale; diffuso dalla pianura alla collina, soprattutto come componente della macchia mediterranea, nei luoghi caldi e aridi. Coltivato in tutta Europa.

Utilizzo e note Utilizzato come ornamentale per parchi, giardini e alberature stradali perché molto resistente alle malattie ed all’inquinamento cittadino. È di crescita rapida: a 50 anni è già un albero maestoso. I frutti sono commestibili ma avari di contenuto, appetiti dagli uccelli nella stagione invernale, quando il cibo scarseggia. Il legno viene utilizzato per costruire attrezzi che richiedono grande resistenza come ruote, manici, remi, fruste e, un tempo, per fare bastoni da passeggio chiamati appunto “bagole”.

Storia e folclore

II nome già usato da Plinio per un albero di origine africana, fu ripreso da Linneo. L’aggettivo australis fa riferimento ai luoghi di origine. Un’antica ricetta egiziana per fare il “grasso di bue profumato” richiedeva 2 Kg di semi di bagolaro per ogni Kg di grasso di bue.

Azione e impieghi medicinali

Grazie alle loro proprietà astringenti, frutti e foglie possono essere usate nell’ulcera peptica, nella diarrea e dissenteria.

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BAGOLARO OCCIDENTALE Nome botanico

Famiglia

Celtis occidentalis

Ulmaceae

Linnaeus

Portamento

Albero alto fino a 12 metri; tronco leggermente inclinato, ramificazione poderosa; chioma globosa ed espansa non molto densa.

Scorza

Colore grigio con proturberanze grossolane, squamose e solcate.

Foglie

Decidue, ovate, affusolate alla punta, dentellate, lisce o rugose nella parte superiore, con tre nervature spesso oblique alla base, tomentose lungo la nervatura centrale nella pagina inferiore.

Fiori

Verdi e piccoli senza petali, singoli o in piccoli grappoli all’ascella delle foglie, separati sulla stessa pianta.

Frutti

Rotondi simili a bacche, eduli, dal colore che varia da arancio-rosso a viola a maturazione, larghi 1 centimetri.

Origine

America del Nord.

Utilizzo e note Utilizzato come ornamentale per parchi ma in misura inferiore del Celtis australis e non nelle alberate cittadine.

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ALBERO DI GIUDA Nome botanico

Famiglia

Cercis siliquastrum

Leguminosae

Linnaeus Portamento

Albero di grandezza medio-piccola, può raggiungere gli 8 metri, oppure arbusto; tronco e rami contorti ed estremamente irregolari; chioma espansa, rada ed elegante.

Scorza

Marrone-nera finemente rugosa.

Foglie

Decidue, quasi rotonde con base rientrante a cuore, colore verde-glauco su entrambe le pagine, picciolo piuttosto lungo.

Fiori

Bisessuali, asimmetrici, colore rosa-purpureo, a 5 petali, di cui due uniti per racchiudere gli stami, in gruppi foltissimi sui rami ma pure sul tronco prima della fogliazione. Fioritura: marzo-aprile.

Frutti

Legumi appiattiti lunghi 6-10 centimetri colore marrone-scuro, con le bozze dei semi in evidenza, persistenti a lungo sull’albero.

Origine

Coste del Mediterraneo orientale fino al Mar Nero, da dove si è diffuso in tutto il Mediterraneo fino all’Atlantico.

Utilizzo e note Molto usato a scopo ornamentale, soprattutto per la strepitosa fioritura e l’eleganza del fogliame, a gruppi nei parchi o in filari nei viali. Il legno è di un certo interesse per l’ebanisteria.

Storia e folclore

Una leggenda medioevale spiega l’apparire dei fiori sulla corteccia ancora prima delle foglie. Sotto quest’albero Giuda Iscariota diede il bacio a Gesù, poi tradito dal rimorso vi si impiccò. I fiori, rappresenterebbero le lacrime di Cristo ed il loro colore ricorderebbe la vergogna per la cattiveria di Giuda. Un’altra spiegazione, forse più valida, sembra dovuta alla grande diffusione di questo albero nell’attuale stato di Israele, quindi albero della Giudea.

Azione e impieghi medicinali

I fiori contengono Vitamina C e vengono usati per insalate, frittelle e frittate. L’uso è stato importato da emigranti in Canada dove veniva usata una specie a fiori bianchi, il Cercis canadensis, per gli stessi usi.

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CIPRESSO DI LAWSON Nome botanico

Famiglia

Chamaecyparis lawsoniana

Cupressaceae

(Murray) Parl. Portamento

Albero alto fino a 65 metri in zona di origine, solo la metà in Europa; chioma strettamente piramidale con apice pendulo, rami e rametti pure leggermente penduli.

Scorza

Inizialmente a placche che si desquamano longitudinalmente, in seguito profondamente solcata e sfibrata, colore marrone-rossiccio.

Foglie

Sempreverdi, a squame piccole ed appressate ai rametti che assumono una sezione appiattita, colore verde-azzurrognolo carico.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili piccoli, a forma di barilotto, rossi poi gialli; i femminili, poco evidenti all’apice dei rametti, colore verde. Fioritura: marzo-aprile.

Frutti

Piccole pigne sferiche, del diametro di 1 centimetro, colore verde; ad essiccazione avvenuta si apriranno per lasciare uscire i piccoli semi alati.

Origine

America settentrionale, dove forma foreste miste con altre conifere e latifoglie sui monti che si affacciano sulla costa del Pacifico. Introdotto in Europa nel 1854.

Utilizzo e note Ampiamente utilizzato come superbo albero ornamentale per parchi, giardini ed alberature stradali. Da questa specie sono state ottenute numerose cultivar con diverse colorazioni del fogliame e vari portamenti, comprese le forme nane.

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FAGGIO Nome botanico

Famiglia

Fagus sylvatica

Fagaceae

Linnaeus

Portamento

Albero alto fino a 30 metri ed oltre; tronco possente, impalcatura dei rami superba, chioma molto espansa se isolato; nei boschi fusto colonnare e chioma che si espande nella parte alta.

Scorza

Appena ruvida, colore grigio metallico.

Foglie

Decidue, di media grandezza, ellittiche, un po’ appuntite, coriacee, lucide, colore verde brillante, margine intero un po’ ondulato con peli bianchi in gioventù.

Fiori

Unisessuali sullo stesso albero: i maschili riuniti in un piccolo glomerulo pendulo con lungo picciolo; i femminili racchiusi in una struttura ovata ricoperta da aculei deboli ed arricciati. Fioritura: aprile-maggio.

Frutti

Chiamate faggiole, trattasi di frutti composti, paragonabili a capsule legnose che si aprono in quattro valve e liberano 1-2 frutticini simili ad acheni a tre spigoli con le facce concave.

Origine

Europa. Distribuito quasi ovunque nelle Alpi ed Appennini ad altezza di media montagna, dove forma vasti boschi puri o anche misti con altre latifoglie e conifere.

Utilizzo e note Albero forestale per eccellenza che dà un legno di pregio adatto per le più svariate lavorazioni, come pure da ardere. È stato per secoli l’unica fonte di energia nel territorio italiano. Importantissimo per l’equilibrio idrogeologico grazie all’estesissimo apparato radicale ed alla folta chioma, capace di frenare i più forti rovesci di pioggia. Prestigioso albero ornamentale anche nelle sue varie cultivar: ‘Asplenifolia’, ‘Pendula’, ‘Purpurea’.

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FRASSINO Nome botanico

Famiglia

Fraxinus excelsior

Oleaceae

Linnaeus Portamento

Albero alto fino a 40 metri, slanciato ed in seguito espanso; rami ascendenti; chioma ovato-globosa, mediamente folta.

Scorza

Inizialmente liscia, grigia, con scarse rugosità più scure, in seguito regolarmente percorsa da rilievi ondulati che si intersecano a formare un reticolo a maglie strette, colore grigio-brunastro.

Foglie

Decidue, composte, pennate con 7-15 foglioline ellittiche più o meno allungate in un apice acuto, prive di picciolo, margine seghettato, pagina superiore verde scura, inferiore più chiara, inserite sul ramo una opposta all’altra. Le gemme fogliari hanno il caratteristico colore nero fumo.

Fiori

Gli organi fiorali maschili e femminili possono trovarsi in infiorescenze separate,sulla stessa pianta o su alberi separati, oppure anche nello stesso fiore. I giovani grappoli di fiori maschili sono di colore porporino e volgono al giallo nel periodo in cui viene liberato il polline. Le infiorescenze femminili sono più leggere e di colore verde pallido. Compaiono prima delle foglie. Fioritura: marzo-aprile.

Frutti

Allungati in una stretta ala ellittica con il seme racchiuso nella parte basale, raggruppati in ricchi grappoli penduli.

Origine

Europa dall’Atlantico al Mar Caspio, dove vive dalla collina alla media montagna, associato a varie latifoglie, tipicamente nelle valli in vicinanza di corsi d’acqua.

Utilizzo e note Prezioso albero da legname utilizzato per i più svariati usi, sempre presente presso le case dei montanari ai quali dona ombra, legno e foraggio per gli animali. Utilizzato pure come albero ornamentale per parchi e giardini.

Storia e folclore

E’ l’albero del mondo secondo la mitologia norvegese poiché le sue radici si estendono dal dominio degli dei e i suoi rami verso i più remoti angoli dell’universo. Nel mito norvegese, il primo uomo venne intagliato da un pezzo di frassino. Nelle Highlands della Scozia, si usava dare un cucchiaino di succo di frassino ai neonati. Il nome deriva dal greco frasso (difendo) perchè è resistente al vento. Viene spesso usata nelle alberature cittadine in quanto resistente allo smog. Le prime ruote di legno delle automobili erano di frassino.

Azione e impieghi medicinali

La corteccia è tonica e astringente e, anche se attualmente poco impiegata, viene comunque usata per combattere le febbre. Le foglie astringenti, lassative e diuretiche vengono impiegate come blando sostituto della senna. Lo sciroppo di semi (più ricco in principi attivi) è indicato nella gotta.

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GINKGO Nome botanico Ginkgo biloba Linnaeus

Famiglia

Ginkgoaceae

Portamento

Albero molto vicino alle conifere, a foglia larga e caduca, alto fino a 35 metri, slanciato e, in seguito, espanso, con tronco suddiviso in alto in grosse branche ascendenti, chioma mediamente fitta ed aspetto decisamente singolare.

Scorza

Grigio-bruna, solcata con rilievi sempre più evidenti con l’età che si intersecano l’un l’altro.

Foglie

Decidue, alterne, lungamente picciolate, coriacee, a forma di ventaglio con un intaglio al margine, cuneate alla base, larghe 6-9 centimetri, con venature simulanti un andamento parallelo, colore verde intenso che in autunno vira al giallo.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali su alberi diversi (pianta dioica): i maschili a forma di brevi grappoli cilindrici, verdi; i femminili semplici piccoli ovuli riuniti a due a due, l’uno opposto all’altro all’apice di un lungo picciolo simulanti un martello a battute appuntite. Fioritura: in aprile contemporaneamente alla comparsa delle foglie.

Frutti

Carnosi della dimensione di una grossa ciliegia, di odore sgradevole a maturazione, contenenti un grosso seme duro.

Origine

Cina, dove esiste coltivato a memoria d’uomo, ma non in natura, pur essendo conosciuto in reperti fossili di 150 milioni di anni fa. Introdotto in Europa nel 1754.

Utilizzo e note Importante e diffusissimo albero ornamentale in parchi oltre che per il portamento

Storia e folclore

Azione e impieghi medicinali

anche per la straordinaria colorazione giallo-oro autunnale; unico neo la notevole produzione di frutti maleodoranti degli individui femminili. In Cina viene mangiato il seme abbrustolito ed inoltre, recentemente, il ginkgo ha avuto una riscoperta dal punto di vista terapeutico. Il nome sembra sia un’inesatta trascrizione dell’antico e ora non più usato nome giapponese “gin kyo” albicocco d’argento. Uno dei primi rappresentanti conosciuti di Ginkgo primigenia apparve sulla terra già nel periodo permiano (280-230 milioni di anni fa). Esemplari di Ginkgo, ancora oggi si possono ammirare risorti come l’Araba Fenice dalle proprie ceneri dopo l’esplosione nucleare del 1946 a Hiroshima. Nell’orto botanico di Padova si può ammirare un’esemplare risalente al XVII secolo. Da sempre usato nella medicina cinese. Una massiccia azione di ricerca iniziata nel 1960 ha stabilito l’importanza del Ginkgo per migliorare la circolazione cerebrale sufficiente ad aumentare la memoria, la concentrazione e dare soccorso nei casi di demenza. Principi attivi fondamentali: flavonoidi, gingkolidi, bilobalidi. Stimolante, tonico del sistema circolatorio, antispasmodico, antiallergenico, antinfiammatorio il Ginkgo è la medicina erboristica più nota in Francia e Germania.

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SPINO DI GIUDA Nome botanico

Famiglia

Gleditsia triacanthos

Leguminosae

Linnaeus

Portamento

Albero alto fino a 30 metri, slanciato ed espanso nella parte alta; chioma leggera e luminosa; caratteristiche le grosse spine composte sul tronco e sui rami.

Scorza

Liscia, con lenticelle e sfumature verdastre in gioventù, in seguito un po’ corrugata con qualche squama che si solleva, colore bruno più o meno scuro.

Foglie

Decidue, composte, pennate o bipennate, cioè con le foglioline piccole e strette inserite sul rachide una opposta all’altra, oppure tali segmenti a loro volta inseriti, uno opposto all’altro, su di un lungo picciolo, colore inizialmente quasi giallo poi verde chiaro.

Fiori

Bisessuali ed unisessuali poco appariscenti, colore giallo-verdognolo, riuniti in brevi infiorescenze cilindriche emergenti dai rami e dal tronco. Fioritura: maggio-giugno.

Frutti

Grossi e lunghi legumi, appiattiti e scarni, penduli, colore bruno-rossastro scuro con numerosi semi appiattiti e duri, lungamente persistenti sull’albero.

Origine

America settentrionale, dove prende parte a boschi misti con altre latifoglie. Introdotto in Italia nel 1712.

Utilizzo e note Largamente utilizzato a scopo ornamentale in parchi e giardini. I legumi sono appetiti dagli animali ed il legno trova qualche utilizzazione in falegnameria.

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AGRIFOGLIO Nome botanico

Famiglia

Ilex aquifolium

Aquifoliaceae

Linnaeus Portamento

Arbusto o piccolo albero, sempre verde, alto fino 10 metri, tronco diritto e rami eretti, chioma densa piramidale.

Scorza

Quasi liscia, colore grigio opaco nel tronco, verde-oliva nei rami.

Foglie

Sempreverdi, di media grandezza, ellittiche, coriacee; pagina superiore verde scuro in genere lucente, inferiore verde chiaro; generalmente a margine irregolarmente dentato e spinoso nelle parti basse, intero e senza spine nella parti alte.

Fiori

La pianta è dioica (fiori unisessuali su piante diverse). I fiori sono riuniti in piccoli gruppi ascellari: quelli maschili con 4 petali, bianchi talvolta marginati di rosso, profumati; i femminili bianchi, con vistoso ovario centrale verde scuro. Fioritura: aprile-maggio.

Frutti

Piccole drupe, carnose, contenenti 4 semi, di colore rosso vistoso lucente, persistenti sull’albero tutto l’inverno, appetiti dagli uccelli, ma velenosi per l’uomo.

Origine

Dall’Europa atlantica e mediterranea al Nord Africa fino ai confini della Cina. Vive sporadica nei boschi di latifoglie, frequentemente nelle faggete, dalla collina alla media montagna.

Utilizzo e note Diffusa in coltivazione come ornamentale di pregio, anche in numerose cultivar, per la bellezza della chioma e per la notevole e ricca fruttificazione che perdura tutto l’inverno, da ciò è derivato l’uso di omaggio bene augurante per il nuovo anno. Il legno è apprezzato, per la sua durezza e compattezza, per lavori particolari. Curiosamente le foglie spinose si trovano nella parte bassa della chioma, come per volersi difendere dagli animali erbivori. Con le sue fronde spinose si proteggeva la carne salata dai topi, ed è per questo motivo che la pianta è anche chiamata “pungitopo”.

Storia e folclore

Gli antichi popoli d’Europa tra cui i Druidi adornavano le loro case con foglie e bacche di agrifoglio. In dicembre, i Romani durante le feste chiamate Saturnalia, si scambiavano rami di agrifoglio; un’usanza adottata dai primi cristiani. L’agrifoglio era considerata una pianta utile per proteggersi dai sortilegi e dagli incantesimi. Nel XIX secolo alcuni medici constatarono che la corteccia uguagliava o superava le proprietà della china.

Azione e impieghi medicinali

Oggi poco usato. Le foglie sono diuretiche, febbrifughe e lassative. Le bacche lassative ed emetiche, ma tossiche.

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NOCE Nome botanico

Famiglia

Juglans regia

Juglandaceae

Linnaeus Portamento

Albero maestoso e severo, che raggiunge un’altezza di 15-20 metri, dal tronco diritto, con chioma globosa-espansa, non molto folta.

Scorza

Dapprima liscia, in seguito a larghi solchi e rilievi piatti, colore grigio chiaro.

Foglie

Decidue, grandi, lunghe, composte, pennate a 5-7 foglioline ovato-ellittiche, colore verde chiaro, lucide, pagina inferiore opaca, la terminale più grande.

Fiori

Unisessuali sullo stesso albero, non vistosi: i maschili raggruppati in infiorescenze cilindriche lunghe e pendule di colore verde; i femminili, a forma di due caratteristici “baffi” arricciati di colore giallognolo, raggruppati in numero da 2 a 5 sui nuovi getti primaverili.

Frutti

Pseudo drupe, con la parte esterna carnosa verde (il mallo), che contengono un guscio legnoso (il pericarpo) di colore bianco crema poi marrone, formato da due metà saldate lungo un bordo sporgente, con all’interno il seme commestibile (il gheriglio).

Origine

Europa sud-orientale fino all’Asia centrale, dove vive ancora spontaneo, diffuso dall’uomo in tutta Europa.

Utilizzo e note Prezioso albero coltivato per i sui frutti commestibili di alto tenore nutritivo essendo ricchi di olio (tra cui gli omega 3) e zuccheri; impiegato anche nell’industria cosmetica e farmaceutica. Il legname pregevolissimo per la fabbricazione dei mobili, grazie alla sua grana fine, al colorito bruno-rosato e alla facilità di lavorazione. Utilizzato pure per alberature stradali e come ornamento per parchi e giardini.

Storia e folclore

Il noce era un albero considerato sacro nelle tradizioni celtiche, greche-romane, germaniche e dalla tradizione feerica (delle fate) considerata una pianta ricca di saggezza. Le noci che ricordano la forma del cervello venivano mangiate nelle feste per propiziare la fecondità. Dai greci l’albero era considerato una seconda madre. Le sue foglie producono un veleno (juglandina) che con la pioggia si diffonde al suolo. Da questo deriva la leggenda secondo la quale l’ombra del noce sia nefasta. Per questo motivo, le streghe sceglievano il noce come luogo di eccellenza per i loro sabba.

Azione e impieghi medicinali

Tra le specie correlate Juglans cinerea lassativo e tonico, abbassa i livelli di colesterolo e promuove la liberazione di prodotti di scarto del fegato. La corteccia della Juglans nigra: è usata come blando purgante ed è applicata in caso di patologie cutanee. La noce è usata nella medicina erboristica cinese come tonico renale. Entrambe le varietà di noci sono altamente nutrienti e riducono i livelli di colesterolo.

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ALBERO DEI TULIPANI Nome botanico

Famiglia

Liriodendron tulipifera

Magnoliaceae

Linnaeus

Portamento

Albero alto fino a 30 metri; tronco diritto e robusto; chioma piramidale arrotondata all’apice, un po’ espansa, abbastanza rada, chiara e luminosa.

Scorza

Elegantemente solcata e reticolata ben in rilievo, colore bruno in varie tonalità con gradevole effetto chiaro-scuro.

Foglie

Decidue, grandi a 4 lobi, prive di apice centrale sostituito da una rientranza più o meno profonda (ricordano il profilo di una testa di gatto).

Fiori

A forma e grandezza di un tulipano, colore giallo-arancio-verdastro. Fioritura: maggio-giugno.

Frutti

Legnosetti, allungati in un’ala a forma di punta di lancia e con il seme racchiuso nella parte basale, aggregati in una sorta di pigna dalla quale si staccheranno ad essiccazione avvenuta per essere disseminati dal vento.

Origine

America settentrionale dove forma boschi puri o misti con altre latifoglie. Introdotto in Europa nel 1748.

Utilizzo e note Apprezzato nei luoghi di origine per la produzione di legname, grazie alla sua rapidità di crescita, in Europa venne subito apprezzato e diffuso, come albero ornamentale di grande pregio, per parchi, giardini e alberature stradali.

Storia e folclore

l nome deriva dal greco leirion (giglio) e dendron (albero). I bellissimi fiori di questo albero, simili ai tulipani, gli hanno fatto guadagnare l’aggettivo tulipifera cioè “portatrice di tulipani” Gli indiani dell’America settentrionale chiamavano quest’albero “legno da canoa” poiché da esso si ricavavano canoe capaci di trasportare sino a 20 persone.

Azione e impieghi medicinali

La corteccia possiede proprietà simili al chinino.

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MAGNOLIA Nome botanico

Famiglia

Magnolia grandiflora

Magnoliaceae

Linnaeus Portamento

Albero prestante, sempreverde, alto fino a 25 metri, a forma di cono largo, ramificato fin dalla base; chioma largamente piramidale-globosa, densa al punto di non lasciar vedere il tronco e i rami.

Scorza

Colore grigio-bruno scuro, liscia; solo in età avanzata si desquama in sottili placche rettangolari.

Foglie

Coriacee, sempreverdi, alterne, da ellittiche a lanceolate, acuminate, grandi, lunghe fino a 25 centimetri, margine revoluto; pagina superiore di colore verde lucente scuro, inferiore pubescente di color ruggine.

Fiori

Bisessuali, a forma di coppa, larghi fino a 30 centimetri, a 6 o più petali carnosi, colore bianco crema, molto profumati. Fioritura: continua da maggio a settembre.

Frutti

Sono delle infruttescenze ovali, lunghe 7-10 centimetri, simili ad una pigna eretta, con squame pubescenti brune, che a maturità si dischiudono mostrando numerosi semi rossi profumati, penzolanti da un filo sottile. Il frutto della magnolia si chiama cocceto.

Origine

America settentrionale, dove vive in boschi misti della fascia costiera. Importata in Europa nel 1837.

Utilizzo e note Albero di grandissimo pregio ornamentale, viene largamente utilizzato per la sua superba bellezza, dovuta all’imponenza del perenne e lucente fogliame e ai bellissimi fiori. Non vi è parco che non ne possieda almeno uno; è comunque presente anche in viali e giardini anche piccoli; resiste bene al clima freddo.

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GELSO Nome botanico Morus alba Linnaeus

Famiglia

Moraceae

Portamento

Albero alto fino a 15 metri; tronco tozzo e robusto; normalmente lo si trova in coltivazione capitozzato, cioè a tronco mozzato, per favorire una copiosa ramificazione che gli conferisce un portamento globoso espanso.

Scorza

In gioventù grigia-opaca e rigata, in seguito bruno-nocciola con evidenti solchi più chiari.

Foglie

Decidue, cuoriformi, ben appuntite all’apice, margine irregolarmente dentato, a volte con 2 intagli laterali che le rendono trilobate (tipo foglia di fico); pagina superiore di colore verde-chiaro e lucente, pagina inferiore opaca.

Fiori

Unisessuali sullo stesso albero, colore verde-giallognolo, appariscenti, entrambi in brevi infiorescenze cilindriche. Fioritura: aprile-maggio.

Frutti

Piccolissimi, succosi, aggregati in un’infruttescenza a forma di mora; colore bianco-avorio, molto dolci e commestibili.

Origine

Asia centro-orientale. Arriva in Europa, già in tempi remoti, in maniera avventurosa insieme al baco da seta, che trae alimento dalle sue foglie. Ampiamente coltivato in Asia ed Europa, in particolare nell’Italia settentrionale in lunghi filari nelle campagne.

piccoli,

poco

Utilizzo e note La coltivazione del gelso risale a circa 4500 anni fa in Cina, dove veniva prodotta la preziosa seta ricavata dal bozzolo del bombice del moro. Pure il legno trova utilizzo a motivo della sua durezza e resistenza in acqua.

Storia e folclore

Il nome del genere era già in uso ai Romani da loro conosciuto durante le conquiste in Asia. Etimologicamente risale al celtico mor (nero). Si narra che Ludovico Sforza duca di Milano, venne soprannominato il Moro perché promosse la diffusione di questa specie in tutta la Lombardia.

Azione e impieghi medicinali

Le sue foglie (Sang ye in cinese) che sono il cibo preferito dai bachi da seta, contengono le Vitamine A-B1-B2-C. Esse vengono utilizzate quali espettoranti in caso di tosse e catarro, oltre che a curare febbri, mal di gola, di testa, vertigini e capogiri. Il succo del frutto per gargarismi quale collutorio. La corteccia come lassativo. I rami combattono la ritenzione idrica e il dolore articolare.

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PAULONIA Nome botanico

Famiglia

Paulownia tomentosa

Scrophulariaceae

(Thunberg) Steudel

Portamento

Albero alto fino a 20 metri; tronco da diritto a variamente contorto ed inclinato, grossi rami ascendenti ed espansi; chioma ampia, arrotondata, espansa irregolarmente.

Scorza

Da poco a molto rugosa e screpolata, colore grigio-bruno più o meno scuro.

Foglie

Decidue, molto grandi, a forma di cuore, apice acuto, qualche volta altri due apici uno per lato al margine; inserite a 2 a 2 una opposta all’altra, coperte da una ruvida pelosità, colore verde scuro, confondibili con le foglie di catalpa.

Fiori

Bisessuali, grandi, tubolari-campanulati con 5 lobi, colore violetto, presenti in boccioli color camoscio fin dall’estate precedente, riuniti in grandi pannocchie erette. Fioritura: maggio.

Frutti

Capsule simili a noci per forma e grandezza, che si aprono longitudinalmente per liberare numerosi piccoli semi alati.

Origine

Cina centrale. Importato in Europa nel 1834. Albero che si adatta a qualsiasi ambiente.

Utilizzo e note Largamente utilizzato quale albero ornamentale in parchi e giardini. Degno di nota il suo portamento invernale per la fantasiosa disposizione dei rami e la contemporanea presenza dei frutti, tardi a cadere e dei boccioli dei fiori dell’anno a venire.

Storia e folclore

Albero dedicato alla principessa Anna Paulowna, figlia dello zar Paolo I di Russia nel 1835.

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ABETE ROSSO Nome botanico Picea abies (Linnaeus) Karsten Sin. Abies excelsa (Linnaeus)

Famiglia

Pinaceae

Portamento

Albero sempreverde, alto fino a 60 metri a forma di cono stretto; tronco colonnare perfettamente diritto, cilindrico, che può raggiungere fino a 2 metri di diametro; chioma verde-scura strettamente piramidale; rami principali orientati verso l’alto e rami secondari penduli.

Scorza

Rosso-bruna, divisa in placche irregolari negli esemplari adulti.

Foglie

Aghiformi, appuntite, a sezione quadrangolare, inserite a spirale tutt’intorno ai rametti, lunghe fino a 2,5 centimetri, persistenti.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i fiori maschili sono riuniti in piccole infiorescenze ovali, di colore giallastro, poste all’apice dei rametti dell’anno precedente; le infiorescenze femminili sono coni eretti, di colore rosso porpora, isolati. Fioritura: maggio-giugno.

Frutti

Pigne legnose, fusiformi e pendule, di colore brunastro, lunghe 10-15 centimetri e larghe fino a 3, persistenti a lungo sull’albero, che a maturazione aprono le loro squame per lasciar uscire i piccoli semi alati.

Origine

Europa centrale e settentrionale. Diffuso, sia allo stato spontaneo che coltivato, dalla pianura alla montagna. Si trova sulle Alpi ad altitudini comprese tra gli 800 e i 2300 metri per formare estesi boschi che contraddistinguono la vegetazione forestale di tali montagne.

Utilizzo e note Albero forestale di prim’ordine per il suo legno, leggero e resistente che risulta facilmente lavorabile. Trova utilizzo nelle più svariate lavorazioni, ma soprattutto per la fabbricazione della pasta di cellulosa per l’industria cartaria. Molto usato come albero ornamentale nei parchi, viali, filari e come albero di Natale.

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ABETE DELLE MONTAGNE ROCCIOSE Nome botanico

Famiglia

Picea pungens

Pinaceae

Engelmann

Portamento

Albero alto dai 25 ai 50 metri, in coltura molto meno; chioma piramidale regolare, molto densa, colore da verde-bluastro a grigio-azzurro nella forma “glauca”.

Scorza

Da giovane squamosa, colore grigio più o meno scuro, in seguito profondamente solcata con rilievi arrotondati.

Foglie

Sempreverdi, aghiformi, a sezione pressoché quadrangolare, lunghe e ricurve, appuntite, pungenti, resinose, disposte tutt’intorno al ramo, colore da verde a grigio azzurro.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili, coni allungati di colore giallo-rossastro, sparsi tra le foglie; i femminili, coni eretti di colore giallastro, all’apice dei rami.

Frutti

Pigne cilindriche, pendule, lunghe da 7 a 13 centimetri, con squame che terminano in 2 punte acute, che si aprono a maturità per liberare i semi alati.

Origine

America settentrionale, nelle Montagne Rocciose, dove vive dai 1800 ai 3000 metri. Introdotto in Europa nel 1863.

Utilizzo e note Sperimentato in culture forestali a motivo del legno di un certo pregio, ma viene soprattutto utilizzato come albero ornamentale in parchi e giardini, anche cittadini, per la sua grande resistenza e per la bellezza della sua chioma.

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PINO NERO Nome botanico

Famiglia

Pinus nigra

Pinaceae

Arnold

Portamento

Albero alto fino a 20 metri; tronco diritto, ramificazione a palchi regolari, chioma piramidale, con l’età espansa ed appiattita al vertice, densa e scurissima.

Scorza

A grandi placche grigie più o meno chiare o scure e solchi profondi (grigiobiancastre nella sottospecie laricio).

Foglie

Sempreverdi, aghiformi, lunghe e rigide, riunite a fascetti di 2, colore verde scuro.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali: i maschili a piccoli coni gialli allungati, con squame orlate di un colore bruno-rossiccio, riuniti in dense spighe alla base dei nuovi getti dell’annata; i femminili a cono quasi privi di picciolo, colore rosso-vinoso, all’apice dei nuovi getti. Fioritura: aprile-giugno.

Frutti

Pigne coniche di media grandezza a superficie lucida, prive di picciolo, che, quando essiccate, si apriranno per liberare i semi alati, mostrando l’interno delle squame colore nero-fumo.

Origine

In quasi tutti i rilievi mediterranei fino all’Austria per cui prende il nome di austriaca; forma, sui ripidi pendii calcarei, forma insediamenti puri o mescolandosi con altre conifere e latifoglie. La sottospecie laricio che è invece presente in Calabria, Corsica e Sicilia, forma boschi puri arrivando a sfiorare, con esemplari isolati, i 2000 metri di altitudine.

Utilizzo e note Attualmente la specie si trova diffusa in tutta Italia grazie alla sua frugalità e rusticità. Viene usata, oltre che per forestazione e legname, anche per uso ornamentale a motivo del suo bel portamento.

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PINO DELL’HIMALAYA Nome botanico

Famiglia

Pinus wallichiana

Pinaceae

Jackson

Portamento

Alto fino a 50 metri, ramificazione a palchi regolari, chioma piramidale con aghi lunghi e pendenti, non molto densa, colore verde-azzurro.

Scorza

In gioventù liscia verde-grigio lucente, in seguito a placche longitudinali colore grigio opaco, profondamente fessurata.

Foglie

Sempreverdi, aghiformi, riunite a fascetti di 5, lunghe, sottili e pendenti, colore decisamente grigio-azzurrognolo.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali: i maschili a piccoli coni allungati, gialli, riuniti in spighe alla base dei nuovi getti dell’annata; i femminili a coni verde-giallo-rosati sorretti da un lungo peduncolo al vertice dei nuovi getti. Fioritura: maggio-giugno.

Frutti

Grosse pigne a forma di banana, pendule, lunghe fino a 30 centimetri, molto impregnate di resina che, quando essiccate, apriranno le squame per far uscire i semi alati; in seguito cadranno intere dalla pianta.

Origine

Asia centrale sulla catena himalayana occidentale, in boschi misti, fino ad un’altitudine di 2500 metri.

Utilizzo e note Frequentemente utilizzato come superba pianta ornamentale in spazi ampi. È stata anche sperimentata per rimboschimenti, a motivo del suo rapido accrescimento. Introdotto in Europa nel 1839.

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PLATANO Nome botanico

Famiglia

Platanus x hybrida

Platanaceae

Broterus

Portamento

Maestoso albero dalle grandi ramificazioni ascendenti, alto fino a 35 metri; chioma globosa-espansa, mediamente folta e luminosa. Tronco eretto, massiccio, presto diviso in grossi rami.

Scorza

Liscia, coperta di squame sottili, di diversa grandezza, dai colori che sfumano dal grigio chiaro, al bruno, che si stacca per lasciare scoperta la nuova scorza di colore più chiaro.

Foglie

Decidue, alterne, ampie, lunghe fino a 20 centimetri e larghe 25, palmato-lobate, divise in 5 lobi, larghi e appuntiti, dai denti irregolari, di consistenza coriacea, lucide, di colore verde medio nella pagina superiore e verde più chiaro con peluria quella inferiore, la base è a cuneo o rientrante all’attacco del picciolo.

Fiori

Unisessuali, portati sulla medesima pianta, riuniti in capolini tipicamente tondeggianti: quelli maschili giallo pallido, ascellari, che si disfano in polline; quelli femminili rosseggianti con lungo peduncolo che dopo fecondazione si trasformano in infruttescenze globose. Fioritura: aprile-maggio.

Frutti

Infruttescenze sferiche, pendule, in gruppi di 2-4, della larghezza di circa 2,5 centimetri di diametro, di colore bruno, appese in numero di 2-4, che giungono a maturazione in ottobre e persistono sull’albero per tutto l’inverno e a febbraiomarzo si sfaldano in una miriade di piccoli frutti piumosi che vengono dispersi dal vento. Questi ultimi sono dei piccoli acheni.

Origine

Europa; probabilmente ibrido tra Platanus orientalis e Platanus occidentalis.

Utilizzo e note É l’albero più usato a scopo ornamentale nei larghi viali e piazze cittadine per la sua maestosità e per la sua resistenza alle potature e all’inquinamento atmosferico.

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PIOPPO NERO Nome botanico

Famiglia

Populus nigra

Salicaceae

Linnaeus

Portamento

Albero che può raggiungere i 37 metri, la chioma è densa e arrotondata.

Scorza

Spessa, profondamente solcata, ricoperta di protuberanze allungate che si intersecano sulla superficie del tronco; colore bruno-scuro.

Foglie

Decidue, alterne portate su piccioli appiattiti; hanno forma triangolare più lunga che larga, con apice appuntito e base abbastanza acuta, margine finemente dentellato ad esclusione della base; pagina superiore colore verde-scuro, inferiore più chiara, entrambe glabre.

Fiori

Pianta dioica ha i fiori portati in amenti penduli: quelli maschili sono cilindri rossastri, quelli femminili verdi e lunghi anche 12 centimetri. Fioritura: marzo, prima della fogliazione.

Frutti

Capsule non pelose che liberano in giugno numerosi semi piumosi che vengono trasportati dal vento.

Origine

Europa settentrionale. Cresce su terreni umidi e ricchi di sali in particolare ai fluoruri.

Utilizzo e note Viene piantato nei parchi, nei giardini e lungo i viali. La denominazione botanica fa riferimento alla colorazione della scorza che a maturità diventa scura. Il suo legno tenero e biancastro viene usato per la produzione della carta. Nel nostro parco è presente la varietà ‘Italica’ a struttura colonnare e ramificata sin dalla base, che è tipica del paesaggio lombardo.

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PIOPPO IBRIDO Nome botanico

Famiglia

Populus x canadensis

Salicaceae

Moench

Portamento

Albero che può raggiungere i 20-25 metri di altezza; rami ascendenti; chioma ovato-espansa, dal colore verde luminoso.

Scorza

Colore grigio-verdognolo chiaro, dapprima liscia poi rugosa a rilievi frastagliati ed allungati e dal colore più scuro.

Foglie

Decidue, grandi, a forma di “picche” (seme delle carte da gioco) con margine basale intero e quasi diritto, perpendicolare all’asse della nervatura centrale, per il resto finemente dentellato, colore verde, più chiaro nella pagina inferiore; in primavera, quando appaiono, sono di colore rosso-verdognolo. Ai lati del picciolo, presso l’attacco della lamina fogliare, sono presenti una o due piccole ghiandole.

Fiori

Unisessuali su alberi diversi: i maschili riuniti in infiorescenze cilindriche compatte color porpora; i femminili in infiorescenze più rade e più lunghe. Fioritura: marzo-aprile.

Frutti

Capsule ovali che si fendono a maturità per liberare piccolissimi semi avvolti da pappi cotonosi bianchi che li dissemineranno grazie al vento.

Origine

Colturale, ottenuto per ibridazione tra Populus nigra europeo e Populus deltoides canadese. Viene largamente coltivato perché più resistente alle malattie e più redditizio per la produzione di legname.

Utilizzo e note Viene coltivato, con cicli di circa 15 anni e disposto in file regolarmente distanziate, soprattutto nelle zone vicine ai grandi fiumi della pianura padana o anche in filari lungo viali, viottoli campestri, sponde di canali e confini di proprietà; lo si può inoltre trovare spontaneizzato perfino nelle città. Il legno ha come destinazione esclusiva l’industria cartaria.

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CILIEGIO SELVATICO Nome botanico

Famiglia

Prunus avium

Rosaceae

Linnaeus

Portamento

Albero alto sino a 25 metri, tronco diritto con rami ascendenti nella parte alta, chioma non molto fitta e stretta, globosa-espansa in coltivazione.

Scorza

Liscia, colore grigio-rossastro, tipicamente decorata da sottili rughe orizzontali, si lacera trasversalmente in sottili strisce di consistenza cartacea.

Foglie

Decidue, di media grandezza, ellittico-allungate con apice acuto, margine seghettato, pendenti, bronzee da giovani poi verde scuro e opache nella pagina superiore, inferiore poco più chiara; picciolo ornato da 2 piccole ghiandole rosse, presso la base della lamina.

Fiori

Bisessuali, larghi circa 3 centimetri, bianchi con 5 petali, portati in corimbi con lunghi piccioli, che appaiono abbondantissimi prima delle foglie. Fioritura: aprile-maggio.

Frutti

Drupe carnose di colore da rosso-giallognolo a rosso-nero,con nocciolo duro e liscio all’interno.

Origine

Asia Minore e Caucaso, da dove si è irradiato già da tempi remotissimi. In Italia è diffuso ovunque, dalla collina alla media montagna, in boschi misti di latifoglie.

Storia e folclore

Dioscoride, medico del I secolo d.C., sosteneva che le ciliegie curano le flatulenze. John Gerard, erborista del ‘600, notò l’usanza francese di appendere in casa le ciliegie per tener lontana la febbre.

Azione e impieghi medicinali

I piccioli sono usati per la loro azione diuretica e astringente, prescritti in caso di cistite, nefrite, ritenzione urinaria, artrosi e gotta. Le ciliegie per l’alto contenuto in zucchero,hanno una leggera azione lassativa.

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MIRABOLANO, CILIEGIO - SUSINO Nome botanico

Famiglia

Prunus cerasifera

Rosaceae

Ehrhart

Portamento

Albero di piccole dimensioni, alto al massimo 8 metri o arbusto; ramificazione leggera ed espansa; chioma abbastanza fitta, globosa, colore verde-luminoso (rosso-violaceo nella cultivar ‘Pissardii’); tronco eretto, presto ramificato.

Scorza

In gioventù parzialmente rugosa, ricca di lenticelle colore grigio, a maturità molto rugosa , fessurata e squamata, colore bruno-scuro.

Foglie

Decidue, piccole, ovato-ellittiche, appuntite, con breve picciolo, margine finemente dentellato, colore verde scuro nella pagina superiore, più chiara, con peli, lungo le nervature della pagina inferiore (rosso-violaceo nella cultivar ‘Pissardii’).

Fiori

Bisessuali, isolati, abbondantissimi, a 5 petali bianchi o leggermente rosati (varie sfumature di rosa nelle diverse cultivar) portati singolarmente su corti piccioli. Fioritura: marzo-aprile prima o assieme alle foglie.

Frutti

Drupe, rotonde, del diametro di 2-3 centimetri, di colore giallo o rosso cupo, simili alle prugne, commestibili (rosso opaco nella cultivar ‘Pissardii’).

Origine

Asia occidentale, Caucaso. Introdotto in Europa in epoca pre-romana, è diffusamente coltivato ed inselvatichito. Allo stato selvatico è componente della boscaglia appenninica, soprattutto quella localizzata ai margini di radure luminose, sponde e siepi, mescolato con amareni, nespoli, ciliegi, peri e meli selvatici, ed altro.

Utilizzo e note É il progenitore delle infinite cultivar di pruno domestico diffuse in tutto il mondo. Viene usato come portainnesto per altre specie di Prunus da frutto (albicocco, pruno, ecc.). Molto impiegata come pianta ornamentale di pregio per parchi e giardini è la varietà ‘Pissardii’ a motivo della sua stupenda fioritura precoce e per il rimarchevole colore del fogliame, di un bel colore rosso cupo.

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PADO Nome botanico

Famiglia

Prunus padus

Rosaceae

Linnaeus

Portamento

Albero generalmente piccolo ma può arrivare fino a 15 metri di altezza, oppure arbusto; rami ascendenti-espansi; chioma globosa-espansa, irregolare, leggera.

Scorza

Colore grigio-bruno scura, leggermente fessurata, si sfalda in bande orizzontali.

Foglie

Decidue, grandezza media, ovato-ellittiche appuntite, superficie ruvida, colore verde opaca, margine dentellato, picciolo ornato di 2 piccole ghiandole presso la base della lamina.

Fiori

Bisessuali, piccoli, profumati, a 5 petali bianchi riuniti in grappoli penduli stretti e lunghi. Fioritura: maggio.

Frutti

Piccoli, carnosi, con nocciolo duro e ruvido, simili a piccole ciliegie, sapore amarognolo, colore nero, disposti in grappoli, maturano a fine primavera-inizio estate.

Origine

Europa ed Asia, diffuso, ma non molto frequente, dalla pianura alla media montagna in ambienti freschi e sufficientemente umidi, preferibilmente lungo i corsi d’acqua, mescolato ad altre latifoglie quali pioppi, salici, olmi, ontani.

Utilizzo e note La sua fioritura, abbondante e profumata, ed i frutti appetiti dai piccoli uccelli, ne fanno un albero di utilizzo ornamentale in parchi e giardini. Viene anche utilizzato per alberature stradali e di riva.

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ABETE DI DOUGLAS Nome botanico

Famiglia

Pseudotsuga menziesii

Pinaceae

(Mirbel) Franco

Portamento

Magnifico ed importante albero alto sino a 100 metri (in coltura raggiunge un massimo di 60) tronco diritto, rami primari eretti, i secondari a lungo andare rivolti verso il basso, rigidi; chioma piramidale a vertice acuto, abbastanza folta, scura.

Scorza

Rugosa a larghe placche con solchi vieppiù numerosi e profondi, colore grigioverdognolo, man mano sempre più scuro fino a grigio-marrone.

Foglie

Sempreverdi, aghifoglie appiattite, lunghe fino a 3,5 centimetri, colore verde scuro nella pagina superiore, con due righe chiare ai lati della nervatura della pagina inferiore, inserite prevalentemente orizzontali ai due lati opposti del rametto.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili coni allungati, portati da breve picciolo nella parte bassa del ramo, colore giallo-ocraceo; i femminili, coni eretti in grappoli sull’apice del ramo, con squame sottili lungamente sporgenti, colore rosso-vinoso. Fioritura: maggio-giugno.

Frutti

Pigne di media grandezza, lunghe circa 7-10 centimetri, affusolate ed appuntite, colore verde prato, decorate da squame tridentate a dente centrale molto allungato, colore arancio-bruno, pendule, dopo l’essiccazione si apriranno per liberare i semi alati, per poi cadere a loro volta tutte intere dopo un certo tempo.

Origine

America settentrionale, dove vive tra i 2000 e i 2900 metri sui monti verso la costa dell’Oceano Pacifico. Importato in Europa nel 1827.

Utilizzo e note Importante albero forestale a rapida crescita che dà un legno pregiato per mobili e serramenti. Viene estesamente coltivato anche in Europa dove non dà un legno altrettanto pregiato. Utilizzato anche come albero ornamentale in parchi; ne sono state create parecchie cultivar ornamentali anche nane.

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QUERCIA SCARLATTA Nome botanico

Famiglia

Quercus coccinea

Fagaceae

Münchhausen

Portamento

Albero alto fino a 25 metri, dall’aspetto elegante e maestoso, con chioma espansa; il tronco, che tende ad allargarsi al colletto, si presenta diritto e possente.

Scorza

Grigia, liscia e lucente da giovane, poi grigio-marrone poco incisa verticalmente in età adulta.

Foglie

Decidue, alterne, ellittiche, lunghe 15 centimetri e larghe 10, molto lobate con l’incisione che arriva sin quasi alla nervatura mediana, dentate, di colore giallo vivo alla loro comparsa, poi lucide, lisce e di colore verde scuro sulla pagina superiore, più pallide e lucide con piccoli ciuffi di peli all’ascella delle nervature della pagina inferiore, rosso brillanti in autunno.

Fiori

I fiori maschili sono disposti in amenti giallo-verdi penduli; quelli femminili sono singoli o a coppie con un brevissimo peduncolo alle ascelle delle giovani foglie. Fioritura a tarda primavera.

Frutti

Ghiande che maturano in due anni, lunghe 2,5 centimetri, per metà racchiuse nella cupola lucida, larga 10 -15 millimetri.

Origine

America nord-orientale.

Utilizzo e note Impiegato come albero ornamentale per parchi e giardini per la caratteristica del suo fogliame che passa dal giallo vivo primaverile al verde scuro estivo, sino al rosso vivo autunnale.

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FARNIA Nome botanico

Famiglia

Quercus robur

Fagaceae

Linnaeus Portamento

Albero maestoso, alto fino a 40 metri ed oltre; tronco diritto, ramificato già ad altezza medio-bassa in rami massicci ed espansi; chioma irregolarmente ovale più espansa verso l’alto.

Scorza

Abbastanza liscia e grigia in gioventù, in seguito profondamente solcata con rilievi acuti che si intersecano in una bellissima trama, colore marrone scuro.

Foglie

Decidue, ovato-ellittiche con la massima larghezza oltre la metà della lamina, margine asimmetrico con lobi arrotondati, consistenza quasi erbacea, colore verde opaco, picciolo brevissimo nascosto dai due piccoli lobi basali della lamina.

Fiori

Unisessuali sullo stesso albero, non vistosi: i maschili raggruppati in infiorescenze cilindriche pendule; i femminili a piccoli globi di squame verdi-brunastre, in numero di 2-5 su lunghi peduncoli.

Frutti

Simili a castagne sostenuti da una sorta di scodellina legnosetta attaccata ad un lungo picciolo pendulo: le cosiddette ghiande.

Origine

Europa e Caucaso dove vive consorziata ad altre latifoglie, dalla pianura alla media montagna fino ad un limite di 1000 metri.

Utilizzo e note Viene utilizzato per rimboschimenti, per filari lungo canali e confini di campi o per ornamento di pregio in parchi, giardini, viali per la sua imponente bellezza. È’ di notevole longevità: può arrivare ai 1000 anni di età. Il suo legno è tra i più pregiati per qualsiasi tipo di lavorazione, in particolare per le botti di invecchiamento del vino, ed è conosciuto come rovere di Slavonia.

Storia e folclore

Sacra ai Druidi, era apprezzata nella medicina erboristica per la corteccia, le foglie e le glandole astringenti. La corteccia è impiegata per conciare il cuoio e affumicare il pesce.

Azione e impieghi medicinali

Il decotto di corteccia viene usato per curare mal di gola e tonsilliti. In piccole dosi per diarrea e dissenteria. Le galle di corteccia per gli stessi usi, ma in piccole quantità in quanto molto ricche di tannini.

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QUERCIA ROSSA Nome botanico

Famiglia

Quercus rubra

Fagaceae

Linnaeus

Portamento

Albero alto fino a 25 metri, elegante, possente e maestoso; tronco diritto e forti ramificazioni aperte; chioma ampiamente globosa.

Scorza

Liscia e grigia da giovane; in seguito irregolarmente fessurata verticalmente e più scura.

Foglie

Decidue, grandi, ellittiche a margine lobato, con lobi acuti ed appuntiti, seni arrotondati, colore giallo appena spuntate, poi verdi e, prima di cadere, rosso cupo.

Fiori

Unisessuali sullo stesso albero, non vistosi: i maschili, raggruppati in infiorescenze cilindriche pendule; i femminili, piccoli globuli di squame verdi-brune, solitari o accoppiati, inseriti sui rami con un brevissimo peduncolo. Fioritura: aprile-maggio.

Frutti

Sono delle ghiande cilindrico-ovali di 2-3 centimetri, contenuti in una cupola poco avvolgente.

Origine

America settentrionale, dove forma boschi misti insieme ad altre latifoglie. Introdotto in Europa nel 1691.

Utilizzo e note Diffusamente utilizzato come albero ornamentale per parchi, giardini e viali alberati, per la sua crescita più rapida rispetto alle altre querce e per la colorazione autunnale che va dall’arancio, al rosso, al bronzo. Il legno serve per svariati usi: mobili, imbarcazioni ed utensili. L’albero nella foto, esemplare maestoso, è divenuto uno dei simboli del Parco Trotter.

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ROBINIA Nome botanico

Famiglia

Robinia pseudoacacia

Leguminosae

Linnaeus

Portamento

Albero alto fino a 25 metri, slanciato; rami fortemente spinosi; chioma irregolare, mediamente folta.

Scorza

Profondamente solcata verticalmente, con rilievi che si intersecano per formare un reticolo a maglie allungate; colore marrone.

Foglie

Decidue, composte, pennate, con 7-21 foglioline ellittiche ad apice arrotondato; pagina superiore colore verde, pagina inferiore verde-glauco.

Fiori

Bisessuali, asimmetrici, a 5 petali, di cui 2 uniti per racchiudere gli stami, bianchi, numerosi in grappoli penduli, profumati.

Frutti

Legumi appiattiti, colore marrone-scuro, lunghi 5-10 centimetri persistenti sull’albero fino ad inverno inoltrato.

Origine

America settentrionale, ora diffuso in coltivazione in tutto il mondo. In Italia coltivato dalla pianura alla collina in boschi artificiali, filari lungo i campi, le strade, i canali; tende a spontaneizzarsi. Introdotta in Europa nel 1601 da Robin (da cui il nome), viene coltivata solamente dalla fine del 1800.

Utilizzo e note Utilizzato quale albero forestale per legname da lavoro e da ardere, per consolidamento di versanti franosi, per alberature stradali e, nei parchi e giardini, come ornamentale, soprattutto per la strepitosa e profumata fioritura. I fiori sono molto ricercati dalle api per produrre un ottimo miele. Pianta un po’ tossica nel legno e nei semi mentre i fiori possono essere mangiati cucinati come frittelle.

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SOFORA Nome botanico

Famiglia

Sophora japonica

Leguminosae

Linnaeus

Portamento

Albero alto fino a 25 metri, maestoso, tronco diritto, con grosse ramificazioni in alto, chioma espansa ed irregolarmente densa.

Scorza

Grigiastra, solcata con lunghi rilievi sinuosi ben in risalto.

Foglie

Decidue, composte, pennate, con 7-13 foglioline ovato-ellittiche ad apice appuntito; pagina superiore colore verde-scuro lucida, pagina inferiore verdeglauco.

Fiori

Bisessuali, piccoli, bianco-giallognoli, asimmetrici, a 5 petali di cui 2 uniti per racchiudere gli stami, in grandi grappoli eretti. Fioritura: luglio-agosto.

Frutti

Legumi marroni, lunghi 5-8 centimetri con profonde strozzature, tra seme e seme, che non si aprono per far uscire il seme ma si rompono all’altezza delle strozzature.

Origine

Cina e Giappone, dove vive a bassa quota in boschi misti di latifoglie. Introdotto in Europa nel 1747.

Utilizzo e note Utilizzato ampiamente quale albero ornamentale in parchi, giardini, viali anche nella cultivar ‘Pendula’. Pianta non molto alta ma di grande effetto per la notevole tortuosità dei grandi rami ed il portamento ricadente degli altri, evidenti anche quando l ‘albero è spoglio.

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TAMERICE Nome botanico

Famiglia

Tamarix gallica

Tamaricaceae

Linnaeus Portamento

Piccolo albero alto non più di 6 metri, molto ramificato, con rami flessibili e incurvati, dalla chioma espansa ed irregolare.

Scorza

Colore grigio cenere, liscia e ornata di lenticelle.

Foglie

Decidue di colore verde-azzurro, piccole, squamiformi, ad apice acuto, disposte ad embrice sui rametti (sovrapposte come le tegole).

Fiori

Ermafroditi, piccoli, numerosissimi, raccolti in infiorescenze a racemi cilindrici, addensati all’estremità dei giovani rami, formando lunghi pennacchi di colore rosa, che compaiono a maggio-giugno prima delle foglie.

Frutti

Piccole capsule di forma piramidale a base triangolare, contenenti pochi semi pelosi di colore giallo.

Origine

Il nome deriva secondo alcuni, dal fiume Tamarix oggi Tambro che scende dai Pirenei; altri dall’ebraico tamarix, cioè scopa, poiché i sui rami legati venivano usati per questo attrezzo domestico.

Utilizzo e note È’ una pianta che predilige i terreni umidi e sabbiosi e resiste bene al clima salmastro e assolato, tanto che viene usata per formare barriere frangivento sulle rive marine. Può essere piantata in un giardino isolata per esaltarne la delicata fioritura in primavera inoltrata. Gabriele D’Annunzio ricorda questa pianta nella poesia La pioggia nel pineto: “Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove sulle tamerici salmastre ed arse…”

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TASSO Nome botanico

Famiglia

Taxus baccata

Taxaceae

Linnaeus Portamento

Albero, che può sfiorare i 20 metri di altezza, o anche grosso arbusto, tronco costoluto, spesso suddiviso già alla base; chioma piramidale arrotondata al vertice o anche globosa, rametti penduli, colore verde-scuro.

Scorza

Che si desquama verticalmente in placche sottili, colore rosso-bruno.

Foglie

Sempreverdi, aghiformi, appiattite, disposte a doppio pettine, pagina superiore verde-cupo, pagina inferiore verde-giallognolo.

Fiori

Molto primitivi, unisessuali su individui diversi: i maschili a forma di piccoli ombrellini inseriti lungo i rametti tra le foglie; i femminili piccoli ovali verdi pure tra le foglie. Fioritura: gennaio-aprile. Consistenti in un seme duro circondato da una sorta di tazza carnosa colore rosso vivo, chiamata arillo. Purtroppo il piccolo seme che si trova all’interno è molto tossico poiché contiene alcuni alcaloidi tra cui il taxolo.

Frutti

Origine

Europa, Asia occidentale, Nord-Africa. É diffuso dalla collina alla media montagna, particolarmente in siti rupestri e nelle forre ombrose.

Utilizzo e note Molto usato a scopo ornamentale in parchi, giardini, siepi, cimiteri ed anche in ritagli ombrosi tra le case perché rustico e resistente a qualsiasi clima, malattia, inquinamento e potatura. Ne esistono numerose cultivar che variano in colore fino al giallo dorato e, nel portamento, anche colonnare. Ha una crescita molto lenta ed è molto longevo, potendo arrivare fino ai 2000 anni di età. Il legno è ricercato per particolari lavori di ebanisteria e, anticamente, veniva utilizzato per la fabbricazione di archi da tiro. Pianta velenosa ad esclusione della polpa dell’arillo.

Storia e folclore

Il nome del genere, deriva dal greco taxis = fila, perché le foglie sono disposte regolarmente in due file opposte, mentre l’aggettivo baccata è di origine latina e significa simile a una bacca. E’ una pianta molto longeva, infatti una leggenda narra che nelle colline scozzesi a Fortingall vi sia un tasso sul quale il figlio di Ponzio Pilato, funzionario imperiale in quelle regioni, abbia inciso le proprie iniziali nel 15 a.C. L’albero era sacro ai Druidi che si pensava lo considerassero simbolo dell’immortalità. I Druidi piantavano i tassi nei luoghi sacri, usanza che continuò anche con l’avvento del cristianesimo. Con il legno si fabbricavano oltre agli archi….anche le bacchette magiche.

Azione e impieghi medicinali

Non più usato nella medicina erboristica data la sua estrema tossicità, dagli anni ‘80, viene studiato in maniera approfondita per le potenzialità di farmaco antitumorale poiché il taxolo in esso contenuto inibisce la divisione cellulare.

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TIGLIO DALLE FOGLIE GRANDI Nome botanico

Famiglia

Tilia platiphyllos

Tiliaceae

Scopoli Portamento

Albero alto sino a 40 metri, slanciato, tronco robusto, diritto con grossi rami ascendenti; chioma maestosa, da ovata a cupoliforme.

Scorza

Dapprima liscia e grigia, in seguito fessurata e più scura.

Foglie

Decidue, grandi, a forma di cuore con apice allungato, lamina con base asimmetrica, margine seghettato; colore verde di uguale intensità su entrambe le pagine, sparsa pelosità bianca nella pagina inferiore, particolarmente all’ascella delle nervature.

Fiori

Bisessuali, giallognoli, profumati, con 5 petali, larghi 2 centimetri, raccolti in piccoli grappoli all’estremità di un lungo peduncolo, munito di una lunga ala colore verde pallido, chiamata brattea. Fioritura: giugno, prima degli altri tigli.

Frutti

Piccole noci globose, legnose, grigio-verdi, con 5 costolature in rilievo sulla superficie, raccolte in grappoli penduli, che vengono dispersi con l’intera infruttescenza, grazie alla brattea.

Origine

Europa, dove lo si trova in boschi misti di latifoglie, dalla pianura alla media montagna, dove il clima sufficientemente fresco ed umido lo permette.

Utilizzo e note Tradizionalmente usato come grande albero da ombra in parchi, giardini, viali e cortili. E’ molto longevo e può vivere parecchi secoli, diversamente dalle piante congeneri, non produce polloni alla base. I fiori, abbondanti e profumati, sono ricercati dalle api per produrre un ottimo miele.

Storia e folclore

Nella mitologia greca si narra che la ninfa Fillira rapita dal dio Saturno trasformatosi in cavallo, diede alla luce il centauro Chirone. Fillira sconvolta pregò gli dei di non lasciarla tra i mortali. Gli dei accolsero il suo desiderio trasformandola in un tiglio. Il centauro ebbe come allievo Achille e a lui insegnò tra le diverse arti, anche quella dell’erboristeria. La tradizione vuole che il Pelide, per curare le ferite dei compagni durante l’assedio di Troia usasse questa pianta dal forte potere cicatrizzante.

Azione e impieghi medicinali

Il tiglio è antispastico, sudorifero e sedativo, pertanto allevia la tensione, il mal di testa, facilita il sonno e la digestione. Usato come rimedio contro stress e panico, palpitazioni nervose. I fiori alleviano raffreddori, influenza, riducono il catarro nasale ed abbassano la febbre. Usato nei trattamenti a lunga durata contro l’ipertensione sistolica associata ad arteriosclerosi. I fiori sono usati in Francia in lozioni contro il prurito cutaneo.

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OLMO COMUNE Nome botanico Ulmus carpinifolia G. Suckuw Sin. Ulmus minor Miller

Famiglia

Ulmaceae

Portamento

Albero alto fino a 30 metri, slanciato, a colonna espansa, con rami eretti che formano una folta chioma.

Scorza

Bruno grigiastra, con lunghe e profonde solcature.

Foglie

Decidue, lunghe 12 obovata, con apice superiore di colore leggermente pelosa piccioli villosi.

Fiori

Piccoli, bisessuali, di colore rosso, raccolti in densi grappoli sui giovani rami ancora privi di foglie. Fioritura ad inizio primavera.

Frutti

Piccoli semi alati a forma di disco, del diametro di circa 1,8 centimetri, con il seme in posizione eccentrica, prossimo all’apice che risulta incavo; i frutti sono raccolti in una infruttescenza a grappolo.

Origine

Africa del nord, Asia sud occidentale, Europa, ed è frequente in Italia.

centimetri e larghe 6, dalla forma che varia da ellittica ad appuntito, margine con doppia dentellatura, dalla lamina verde vivo, brillante e dalla pagina inferiore più chiara, alle ascelle delle nervature; le foglie sono portate da corti

Utilizzo e note È uno degli alberi più diffusi in città come albero ornamentale in viali, parchi e giardini, per il suo notevole portamento e statura.

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CRESPINO Nome botanico Berberis vulgaris Linnaeus

Famiglia

Berberidaceae

Portamento

Arbustivo eretto, compatto, con rami muniti di spine che raggiunge un’altezza di 23 metri e una larghezza di 1,5–2 metri.

Foglie

Decidue, ovali, rigide, cigliate, dentate, verde opaco, lunghe 3-5 centimetri, a fasci.

Fiori

Gialli, riuniti in racemi, lunghi 5-6 centimetri. Fioritura a maggio.

Frutti

Bacche rosse, ovoidali.

Origine

Europa, Nordafrica e zone temperate dell’Asia. In Italia è indigeno nelle Alpi e nell’Appennino settentrionale e centrale. Esiste anche la sottospecie calabrica che si trova sul monte Pollino e che raggiunge un’altezza di 6 metri.

Utilizzo e note Generalmente viene usato per siepi ma anche come macchia. Per quest’ultimo impiego viene usata di preferenza la varietà ‘Purpurea’ con foglie dal colore porpora scuro. Il Berberis è un tipo di arbusto, se pur modesto, considerato a ciclo completo, ossia che in ogni momento dell’anno ha qualcosa da offrire: hanno un bel fogliame folto, gradevoli fiori in primavera, bei frutti in estate che posso essere usati per realizzare confetture.

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BOSSO Nome botanico

Famiglia

Buxus sempervirens Linnaeus

Buxaceae

Portamento

Arbusto, rustico, a crescita lenta, adatto ad essere foggiato a siepe in diverse forme; ad alberello può raggiungere l’altezza di 5-6 metri.

Foglie

Sempreverdi, opposte, semplici, ellittiche-oblunghe, a margine intero, di colore verde scuro lucido, nella pagina superiore, leggermente più chiara la pagina inferiore, lunghe da 1,5 a 2,5 centimetri.

Fiori

Gialli chiari, raggruppati in un mazzetto strettamente aderente all’ascella della foglia che fioriscono da aprile a maggio.

Frutti

Capsule secche, divise in tre parti, di lunghezza inferiori a 1 centimetro, che terminano con tre punte, che maturano in estate.

Origine

Europa, in cui occupa un ampia area geografica, che va dalle coste atlantiche della Penisola lberica fino alla Penisola Balcanica.

Utilizzo e note E' molto diffuso come siepe ornamentale nei parchi e soprattutto nei giardini all'italiana, sopportando bene la potatura e conservando la forma obbligata per molto tempo, data la lentezza della crescita. Purtroppo le foglie presentano una certa tossicità a causa del loro contenuto di alcuni alcaloidi che all’uomo possono provocare dermatiti da contatto.

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CALICANTO D’INVERNO Nome botanico

Famiglia

Chimonanthus praecox

Calycanthaceae

Linnaeus (Link)

Portamento

Arbustivo, rustico, molto ramificato e denso di rametti brevi, che può raggiungere i 4 metri d'altezza.

Scorza

Grigio marrone, profumata.

Foglie

Decidue, lanceolate, semplici, opposte, a margine intero, verde chiaro nella pagina superiore e leggermente glabre in quella inferiore.

Fiori

Gialli, profumati, a forma di coppa, pendenti, larghi 2-2,5 centimetri, con petali esterni gialli e quelli interni più corti, che presentano una colorazione amaranto al centro. Sbocciano sui rami nudi, in gennaio febbraio.

Frutti

False noci di colore verde.

Origine

Cina.

Utilizzo e note

Coltivata prevalentemente per i fiori invernali appariscenti ed assai profumati.

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SANGUINELLA Nome botanico

Famiglia

Cornus sanguinea Linnaeus

Cornaceae

Portamento

Arbustivo, rigido, eretto, alto sino a 8 metri, molto ramificato.

Scorza

Opaca, rosso scura, fittamente fessurata che si sfalda a maturità.

Foglie

Decidue, opposte, ovate acuminate, tomentose su entrambe le pagine, con nervature ben evidenti, arcuate verso l’apice e tipicamente rosse in autunno.

Fiori

Bianchi, ermafroditi, riuniti in infiorescenze a corimbo di diametro di 4-5 centimetri, che fioriscono tra maggio e luglio, poco profumati.

Frutti

Drupe, prima rosse poi nerastre, di 5-6 millimetri, di sapore amaro e sgradevole, con effetto lassativo che maturano tra agosto e settembre, molto graditi dai tordi.

Origine

Italia ed Europa; predilige i terreni calcarei. Tende a colonizzare boscaglie, i margini delle strade, i terreni incolti purché freschi.

Utilizzo e note Coltivato soprattutto per il colore della corteccia rosso vivo, che permane d’inverno, risultando particolarmente d’effetto quando la pianta si spoglia delle foglie. Particolarmente apprezzata, nella sua veste estiva, è la varietà ‘Variegata’.

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NOCCIOLO Nome botanico Corylus avellana Linnaeus

Famiglia

Corylaceae

Portamento

Cespuglioso–arbustivo, che può raggiunge a maturità l'altezza di 5-7 metri. La varietà ‘Contorta’ è la più decorativa per i rami decombenti fino a terra, che formano un groviglio intricato dalle forme bizzarre; questa varietà ha una crescita più lenta e non supera i 3 metri di altezza.

Scorza

Lucida, grigio-bruno, liscia in gioventù, per presentare lunghe fessure longitudinali a maturità; sul fusto si notano piccole lenticelle che aumentano con l’età.

Foglie

Semplici, alterne, decidue, obovate, margine dentato, apice acuto, base cordata.

Fiori

Unisessuali, raggruppati in infiorescenze: quelli maschili in amenti penduli di colore giallo dorato, molto decorativi, che si formano sin dall’autunno, quelli femminili simili a una gemma di piccole dimensioni difficili da riconoscere. Fioritura: febbraio-marzo.

Frutti

Nocciole, riunite in gruppi di 2-5, avvolte da brattee sfrangiate, dalle quali si liberano a maturazione.

Origine

Europa e Asia occidentale.

Utilizzo e note Viene ampiamente coltivato in Piemonte, Campania e Sicilia, per la produzione delle nocciole. Il nome dei genere deriva dal greco kóris = elmo, per la forma dell'involucro membranoso e duro,che ricopre il frutto e avellana in quanto diffuso, fin da epoca remota, nella zona di Avellino.

Azione ed impieghi medicinali

Astringente e antidiarroico. L’olio è nutriente e può essere usato per trattare i vermi nei bambini.

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BIANCOSPINO Nome botanico

Famiglia

Crataegus monogyna

Rosaceae

Jacquin

Portamento

Arbustivo, ma talvolta può raggiungere dimensioni di albero.

Scorza

Grigio-bruna, che tende a fessurarsi, rami glabri, con numerose spine lunghe e diritte.

Foglie

Decidue,alterne, ovate, con 3-7 lobi, profondamente divisi e seghettati solo alla sommità, con stipole appaiate alla base di ciascuna foglia.

Fiori

Con 5 petali bianchi e antere gialle, larghi sino a 1,5 centimetri, riuniti in corimbi terminali. Fioritura: aprile-maggio.

Frutti

Drupe, rosse, quasi sferiche, larghe sino a 1,2 centimetri, contenenti un solo seme, commestibili.

Origine

Europa. L'areale dei biancospino comprende tutta l'Europa, ma s’inoltra fino all’Himalaya, dove cresce spontaneo lungo le strade, nelle siepi e nei boschi. Offre ottimo rifugio agli uccelli siepaioli che vi costruiscono il loro nido.

Utilizzo e note Per siepi ornamentale, ma anche come alberello. L'etimologia del termine Crataegus rivela una radice ellenica, cratos = forza e robustezza, con riferimento alla durezza del legno; il nome specifico monogyna indica la presenza di un solo stimma ed ovario. Usato in erboristeria per I fiori ad azione sedativa e cardiotonica.

Storia e folclore

Il biancospino ha una lunga tradizione in Europa come erba per i disturbi renali e vescicali. Gli erbari del XVI e XVIII secolo di Gerard Culpeper e K’Eoch elencano tutti questi usi, ma l’uso corrente per i problemi circolatori e cardiaci fu attuato per la prima volta da un medico irlandese alla fine del XIX secolo.

Azione e impieghi medicinali

Il suo utilizzo in medicina è dovuto principalmente ad alcuni costituenti (bioflavonoidi) i quali, rilassano e dilatano le arterie, specialmente le coronarie. Una ricerca portata avanti nel 1994 in Germania ha dimostrato che il biancospino migliora il battito cardiaco e abbassa la pressione sanguigna.

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DEUTZIA SCABRA Nome botanico

Famiglia

Deutzia scabra

Saxifragaceae

Thunberg Portamento

Arbustivo medio, a rami rigidi ed eretti, che raggiunge un’altezza massima di 3 metri, molto ornamentale.

Scorza

Bruna, leggermente pelosa sui rami giovani, che a maturità tende a desquamare.

Foglie

Opposte, decidue, ovate - lanceolate, lunghe 8-9 centimetri e larghe la metà, ruvide al tatto, tanto che in passato venivano utilizzate per pulire le pentole.

Fiori

Bianchi, leggermente rosati, a 5 petali, profumati, raccolti in vistose pannocchie cilindriche erette, lunghe 15 centimetri. Epoca della fioritura giugno e luglio.

Frutti

Capsule secche, a forma di coppa.

Origine

Giappone e Cina; fu importata in Europa nel 1822.

Utilizzo e note Coltivata nei giardini per la sua notevole robustezza e rusticità. La varietà presente al Trotter è la ‘Magnifica’, un ibrido tra la Deutzia scabra e la Deutzia vilmorinae.

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FORSIZIA Nome botanico

Famiglia

Forsythia viridissima Lindley

Saxifragaceae

Portamento

Arbusto rustico, con rami verdi, a portamento eretto, che può raggiunge l’altezza di 3 metri.

Foglie

Decidue, semplici, decussate, lanceolate, margine finemente seghettato nella parte superiore, lunghe da 7 a 15 centimetri, di colore verde medio, che in autunno si colorano di violetto.

Fiori

Gialli, lunghi circa 2-3 centimetri, con peduncoli lunghi, in gruppi molto fitti appariscenti e spettacolari, che avvolgono tutto il ramo, precedono l'emissione delle foglie. Fioritura: febbraio, marzo.

Frutti

Piccole capsule insignificanti.

Origine

Cina.

Utilizzo e note Come pianta ornamentale, particolarmente apprezzata per la vigoria, la rusticità e l’adattabilità ai vari ambienti.

Storia e folclore

Specie correlata Forsythia suspensa (Lian Quiao). La pianta è la prima elencata nel Divine “Husbandman’s Classic” (Shen’nong Becaojing) del primo secolo d.C.

Azione ed impieghi medicinali

Usata principalmente per curare foruncoli e vesciche, linfoadenomegalie del collo e paraotiti, mal di gola, raffreddori e nelle prime fasi delle malattie febbrili. Ricerche compiute in Cina, rivelano che la pianta svolge un’importante azione antimicrobica e riduce nausea e vomito.

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IBISCO Nome botanico Hibiscus syriacus Linnaeus

Famiglia

Malvaceae

Portamento

Arbustivo, perenne, rustico, eretto, molto ramificato ed aperto, alto 2-4 metri e diametro di 1-2,5 metri. Può essere coltivato anche come piccolo albero.

Foglie

Decidue, ovate, sovente trilobate, dentate ai margini, di misura variabile da 5 a 10 centimetri, di colore verde chiaro.

Fiori

Ermafroditi, a 5 larghi petali, solitari e numerosi, semplici o doppi, grandi dagli 8 ai 12 centimetri, con colori che variano dal bianco al rosa-rosso al violetto. Sbocciano all’ascella delle foglie superiori da giugno a ottobre.

Frutti

Capsule ovoidali.

Origine

India, Cina. Conosciuto e coltivato in Europa sin dal XVI sec. Il nome syriacus deriva dal fatto che si credeva fosse originario del Medio Oriente.

Utilizzo e note In Italia trova utilizzo come pianta ornamentale, impiegata singolarmente o a gruppi, sfruttando la caratteristica di essere specie rifiorente durante tutta l'estate. Viene utilizzata anche per formare delle siepi o delle barriere, data la sua adattabilità alle potature. Esistono molte varietà con fiori che variano dal cremisi al blu intenso.

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ORTENSIA Nome botanico Hydrangea macrophylla (Thunberg) D.C.

Famiglia

Saxifragaceae

Portamento

Arbustivo, tondeggiante, che raggiunge notevoli dimensioni sia in altezza che in larghezza, fino a 4 metri.

Foglie

Decidue, ovali, grossolanamente dentate, di colore verde chiaro, che in alcuni casi raggiungono la lunghezza di 20 centimetri. Generalmente le foglie dei rami più giovani che partono dal ceppo sono più grandi.

Fiori

Sterili, formati da soli sepali colorati, in numero di 4, contenuti in un gigantesco corimbo di 15-20 centimetri di diametro. A seconda della qualità del terreno hanno colore diverso e variano dall’azzurro al rosa. Le infiorescenze durano sino all’inverno sulla pianta e, anche secche, hanno una loro bellezza.

Origine

Giappone. Il nome Hortensia fu dato dal botanico Commerson, in omaggio alla figlia del principe di Nassau, M.lle Hortense, come ringraziamento per averlo accompagnato in un viaggio attorno al mondo nel 1766.

Utilizzo e note Particolarmente indicate come piante da giardino di cui si conoscono circa 370 varietà orticole, intensamente colorate.

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GELSOMINO Nome botanico

Famiglia

Jasminum spp.

Oleaceae

Portamento

Cespuglioso o sarmentoso, sempre verde, con fusti sottili e flessibili che si sviluppano a tralcio, potendo raggiungere, con opportuni sostegni, un’altezza di 34 metri.

Foglie

Opposte, di solito sono pennate e composte, trifogliate a lamina ellittica, lunghe 1 centimetro circa, di colore verde scuro, persistenti o decidue, rustiche, semirustiche o delicate a seconda della specie.

Fiori

Bianchi, gialli o rosati a seconda della specie, sempre numerosi, tubulosi alla base e aperti all’estremità in quattro o più lobi, molto profumati. La fioritura può essere, secondo la specie, invernale, primaverile o estiva.

Origine

Medio ed Estremo Oriente, nonché dell'America Meridionale; fu importato in Europa dai navigatori spagnoli all’inizio del ‘500.

Utilizzo e note Adatto per ricoprire recinzioni e pergolati o rivestire muri. Coltivato anche per uso in profumeria. Comprende circa 300 specie. In Italia il primo ad averne qualche esemplare fu Cosimo de' Medici, il quale volendo esserne l'unico possessore, proibì severamente ai suoi giardinieri di regalarne anche una sola pianta.

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LAGERSTROEMIA Nome botanico

Famiglia

Lagerstroemia indica Linnaeus

Lythraceae

Portamento

Piccolo albero, alto da 5 a 8 metri o anche arbusto; dal tronco diritto e spoglio, pollonante alla base; chioma a corona nella parte alta mediamente densa.

Scorza

Sottile, a lunghe placche appena accennate, colore prevalentemente ocra ma con varie sfumature che vanno dal verde chiaro al bruno.

Foglie

Decidue, mediamente piccole, ellittiche ad apice ottuso, un po’ ricurve, inserite sul ramo una opposta all’altra o, a volte, quasi alterne; pagina superiore di colore verde scuro, inferiore più chiara, picciolo brevissimo.

Fiori

Bisessuali, vistosissimi, con 6 petali a forma di ventaglio, ondulati ed arricciati, con lunga e sottile inserzione, colore rosa-violaceo intenso, in grandi e ricche pannocchie all’apice dei rami dell’annata. Fioritura: luglio-agosto.

Frutti

Piccole capsule globose e spigolose che, ad essiccazione avvenuta, si fenderanno longitudinalmente per liberare i minuti semi.

Origine

Dalla Cina al sud-est asiatico, fino all’Australia; diffuso nelle boscaglie di latifoglie di clima temperato. Importato in Europa dalla Cina intorno al 1750.

Utilizzo e note Largamente utilizzato come pregevole alberello ornamentale per giardini e viali, a motivo della straordinaria fioritura estiva ed anche per l’eleganza del fusto quando, in inverno, l’albero è spoglio.

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LIGUSTRO GIAPPONESE Nome botanico

Famiglia

Ligustrum japonicum Thunberg

Oleaceae

Portamento

Arbusto eretto medio denso, compatto, che può raggiungere i 4 metri, con chioma largamente globosa, fitta e scura.

Foglie

Sempreverdi, opposte, ellittiche-ovate, apice acuto, spesse e dure, lunghe fino a 10 centimetri.

Fiori

Bisessuali, molto piccoli, tubolosi con 4 lobi, bianchi, profumati, riuniti in pannocchie piramidali all’apice dei rami. Fioritura: luglio-agosto.

Frutti

Piccole bacche nere, lucide, ovali, persistenti sull’albero durante l’inverno, velenose per l’uomo.

Origine

Corea e Giappone. Importato in Europa nel 1800.

Utilizzo e note Utilizzato come siepe ornamentale, in parchi e giardini.

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LIGUSTRO LUCIDO Nome botanico

Famiglia

Ligustrum lucidum Aiton fil.

Oleaceae

Portamento

Arbusto o alberello che può raggiungere i 10 metri di altezza, dal tronco gibboso e contorto con ramificazione abbondante; chioma largamente globosa, fitta e scura.

Scorza

Colore grigio scuro, opaca, leggermente ruvida, in seguito con rade screpolature.

Foglie

Sempreverdi o semidecidue, di media grandezza, ellittiche ad apice acuto, spesse e dure, opposte, dal picciolo molto breve, pagina superiore verde scuro, lucida, inferiore verde chiaro-gialliccia, opaca, lamina incurvata verso l’alto.

Fiori

Bisessuali, molto piccoli, tubolosi, con 4 lobi, bianchi, profumati, riuniti in grosse pannocchie piramidali, all’apice dei rami. Fioritura: luglio-agosto.

Frutti

Piccole bacche nere, lucide, ovali, persistenti sull’albero durante l’inverno, velenose per l’uomo.

Origine

Cina, Corea e Giappone. Importato in Europa alle soglie del 1800.

Utilizzo e note Largamente utilizzato per formare siepi folte e slanciate, o come albero ornamentale nelle zone a clima temperato.

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LIGUSTRO Nome botanico

Famiglia

Ligustrum vulgare Linnaeus

Oleaceae

Portamento

Arbusto spogliante, alto fino a 5 metri dalla chioma densa e dai rami eretti e flessibili, che da giovani risultano pubescenti.

Scorza

Di colore da grigio-verdastro a marrone chiaro da giovane, grigio scuro in età avanzata con rade lenticelle.

Foglie

Opposte, brevemente picciolate, consistenti, lanceolate, lunghe circa 6 centimetri e larghe 2, acute all'apice e a margine liscio; color verde intenso lucido superiormente, un po' più chiare ed opache di sotto; generalmente sono caduche, ma in ambiente a clima mediterraneo persistenti.

Fiori

Bianchi, piccoli, profumati, raccolti in pannocchie terminali erette, lunghe fino a 5 centimetri. Fioritura: maggio-giugno.

Frutti

Bacche nero-bluastre, lucide, dalla forma ovoidale di diametro di 5-7 millimetri, non commestibili.

Origine

Diffuso nell’Europa settentrionale, nel Mediterraneo, nel Nordafrica e nell’Asia Minore.

Utilizzo e note Il nome del genere deriva dal latino ligare, per la flessibilità dei rami. Viene frequentemente utilizzato nei giardini a scopo ornamentale, per formare siepi fitte e protettive molto efficaci. Nelle varietà cultivar a foglie dorate o argentee è molto ornamentale.

Storia e folclore

Specie correlata Levisticum officinale. L’erborista irlandese K’Eagh scrisse che questa pianta espelle la flatulenza, aiuta la digestione, provoca la minzione, chiarifica la vista, elimina i brufoli, le lentiggini e il rossore al volto (1735).

Azione ed impieghi medicinali

Il ligustro officinale è riscaldante, tonico per l’ apparato digerente e respiratorio, digestivo e cura l’inappetenza. Il Ligusticum Chuanxiong e il Ligusticum sinense (Gao Ben) sono usati nella medicina cinese per alleviare il dolore mestruale e indurre il ciclo assente.

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OLEANDRO Nome botanico Nerium oleander Linnaeus

Famiglia

Apocynaceae

Portamento

Arbustivo, a chioma espansa o ad alberello, sempreverde, può raggiungere un’altezza e un diametro di 4-6 metri.

Scorza

Liscia, verde - grigiastra da giovane, grigia a maturità, irregolarmente screpolata.

Foglie

Lanceolate, opposte o riunite in verticilli di 3, coriacee, sempreverdi di un colore verde opaco, strette ed allungate con apice acuto, lunghe 6-12 centimetri.

Fiori

Ermafroditi, grandi, imbutiformi, con 5 lobi aperti all’esterno, riuniti in racemi terminali, eretti, decorativi, comunemente bianchi o rosa. Il colore dei fiori del Nerium oleander può variare dal bianco al cremisi, al porpora, al salmone, al giallo, al rame, al lilla, con forme anche variegate. La fioritura inizia da giugno e continua per tutta l'estate.

Frutti

Grosse capsule allungate, simili a legumi, che si aprono longitudinalmente per lasciare uscire i semi piumosi.

Origine

Regioni mediterranee, dove cresce di preferenza sui lati asciutti dei fiumi.

Utilizzo e note Diffusa come pianta ornamentale, per la sua facilità di cultura e per la sua lunga fioritura; si trova sia in città, nei giardini e nelle aiuole, che lungo le strade ed autostrade dove contrasta la monotonia del colore dell’asfalto, con la sua abbondante fioritura e con il verde scuro del suo fogliame. Purtroppo è una pianta molto velenosa, poiché contiene in tutte le sue parti due sostanze quali: la oleandrina e la nerioside che sono estremamente tossiche.

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FIORI D’ANGIOLO Nome botanico

Famiglia

Philadelphus coronarius

Saxifragaceae

Linnaeus

Portamento

Arbusto eretto, leggermente rigido e compatto.

Scorza

Marrone scuro, che ogni 2 anni si stacca spontaneamente, per avvolgersi in rotoli. I rami giovani sono o lisci o leggermente pelosi.

Foglie

Decidue, ovato-allungate a punta, lunghe 4-8 centimetri, a seghettatura rada.

Fiori

Piuttosto piccoli, riuniti in racemi terminali, con un diametro di 3-3,5 centimetri. Fioritura: da maggio a giugno.

Origine

Italia, Austria, Romania e nei boschi submediterranei.

Utilizzo e note Spesso coltivato a spalliera.

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FOTINIA Nome botanico

Famiglia

Photinia serrulata Lindley

Rosaceae

Portamento

Arbusto, sempreverde, eretto, compatto, con molti getti dal medesimo tronco che formano un cespuglio composito; può raggiunge l’altezza di 5-6 metri, assumendo l’aspetto di alberello.

Foglie

A lamina lanceolata, oblunghe, lucide, coriacee, con margine finemente seghettato, verdi scuro quelle adulte, color rosso bronzo acceso per tutta la durata della crescita.

Fiori

Piccoli, con cinque petali bianchi, riuniti in infiorescenza a corimbo. Fioritura: aprile.

Frutti

Piccole bacche che in autunno assumono colore rossastro.

Origine

Cina e Giappone.

Utilizzo e note Coltivata come siepe per il fogliame rosso quando è ancora giovane, il cui effetto è prolungato con la cimatura.

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PITTOSFORO Nome botanico Pittosporum tobira (Thunberg) Aiton Fil.

Famiglia

Pittosporaceae

Portamento

Grosso arbusto, alto sino a 5 metri che, se governato, può assumere anche la forma di alberello. Dal tronco si dipartono rami contorti che formano una chioma globosa, fitta e scura.

Scorza

Appena ruvida, colore grigio - nera, con sottili rugosità orizzontali.

Foglie

Sempreverdi, semplici, coriacee, grandezza media, ovali allungate o oblunghe, un po’ ripiegate verso il basso, inserite irregolarmente sui rami, pagina superiore verde scuro lucida, inferiore un po’ più chiara.

Fiori

Bisessuali, di media grandezza, a 5 petali, inizialmente bianchi, in seguito giallo panna, raggruppati in piccole ombrelle o isolati all’apice dei rami, copiosi e profumatissimi. Fioritura da marzo a maggio.

Frutti

Capsule di 1 centimetro, dal colore verde giallastro, che si aprono per mostrare i semi di colore rosso aranciato.

Origine

Estremo oriente.

Utilizzo e note Molto usato a scopo ornamentale, per formare siepi nei giardini, per la sua crescita lenta, ma soprattutto per i suoi profumatissimi fiori. Per la sua resistenza alla salinità viene impiegato lungo i litorali esposti al vento e sabbiosi, dove altre piante non vivrebbero.

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MELOGRANO Nome botanico Punica granatum Linnaeus

Famiglia

Punicaceae

Portamento

Albero di medie dimensioni, a volte cespuglioso, con il fusto che è più o meno eretto e porta rami rigidi e spinosi.

Scorza

Grigia e liscia.

Foglie

Oblunghe od obovate, opposte, ottuse, intere, glabre, generalmente lucide.

Fiori

Semplici, solitari, ascellari, di 2 centimetri di diametro, oppure in grappoli di due o tre, che appaiono alle estremità dei rami giovani; ogni singolo fiore è ermafrodito, di colore rosso arancio, con il calice tubolare, diviso in 5-9 incisioni (lacinie) rosso corallo; la corolla ha 5-8 petali obovali, rosso scarlatto. Fioritura: giugno – luglio.

Frutti

A forma di grande bacca, simile ad una mela, divisa in diverse celle, contenenti semi succosi e dolci, di colore granata, che costituiscono la parte commestibile del frutto.

Origine

Si trova in un'ampia zona che va dai Balcani all'Himalaya. In tempi antichi, fu coltivata in tutto il sud-est Mediterraneo, in particolare nella penisola iberica, che ebbe il monopolio del suo frutto per molti anni.

Utilizzo e note Non è solo il frutto ad essere particolarmente apprezzato, ma trova applicazione anche in medicina.

Storia e folclore

Si ritiene che nel 1500 a.C. il faraone Tuthmosis importò il melograno in Egitto dall’Asia. Apprezzato come frutto, fu in seguito stimato come rimedio per i vermi intestinali. Discoride nel I secolo d.C. conosceva le capacità della pianta di espellere i vermi. Al principio del XIX secolo un’erborista indiano usò il melograno per guarire un’inglese dai parassiti. I medici inglesi operanti in India si interessarono al melograno e ne studiarono le proprietà medicinali.

Azione ed impieghi medicinali

La buccia e la corteccia vengono usati quali rimedi contro i vermi piatti. Gli alcaloidi presenti “pelletierina” (un potente antielmintico) fanno si che i parassiti lascino la presa sulle pareti intestinali. In Spagna il succo e la polpa vengono utilizzati per risolvere i disordini gastrici. Avvertenze: gli alcaloidi pelletierinici sono estremamente tossici. Non usare scorza o corteccia.

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ROSA ANTICA Nome botanico

Famiglia

Rosa spp.

Rosaceae

Portamento

Arbustivo i cui rami lunghi e flessibili, crescono fino a 3-4 metri di altezza.

Scorza

Costellata di aculei protettivi formatisi dall’epidermide, comunemente chiamate spine, con la punta rivolta verso il basso.

Foglie

Decidue, composte, imparipennate, costituite da un numero dispari di foglioline (da 5 a 7) di forma ovale, a margine seghettato.

Fiori

La corolla del fiore delle specie antiche è costituita da 5 petali. All’interno della corolla risultano ben visibili numerosi stami, disposti intorno al pistillo centrale. Il ricettacolo è formato da 5 sepali di colore verde, che protegge il fiore. La fioritura ha luogo una sola volta, in primavera nelle varietà non rifiorenti e più volte, dalla primavera all’autunno inoltrato, in quelle rifiorenti.

Frutti

Il frutto composto, chiamato cinorrodio, deriva dalla trasformazione e dall’ingrossamento degli ovari e di tutto il ricettacolo. I semi, numerosi, sono ricoperti di una fitta peluria, e protetti da una parete carnosa. Il cinorrodio è un frutto commestibile, particolarmente ricco di vitamina C (10 volte superiore a quella degli agrumi).

Origine

La rosa è una pianta d’origine nordica, la cui nascita risale ad una trentina di milioni d’anni fa.

Utilizzo e note Le rose antiche comprendono circa 250 specie, mentre sono innumerevoli le varietà coltivate; le prime sono particolarmente apprezzate per la bellezza e il profumo dei fiori. Le rose più note tra le varietà antiche sono: la Rosa canina, la Rosa gallica, la Rosa sempervirens.

Storia e folclore

Specie correlate: Rosa Gallica o Rosa dei farmacisti o Rosa rossa Proveniva originariamente dall’Iran dove à stata coltivata sin dall’antichità. Saffo poetessa greca del VI secolo a.C. descriveva la Rosa rossa come la regina dei fiori. A Roma i fiori venivano consumati come cibo. L’acqua di rose è stata messa a punto dal medico arabo Avicenna (990 – 1037 d.C.)

Azione ed impieghi medicinali

L’olio essenziale viene usato in aromaterapia come blando rimedio sedativo, antidepressivo e antinfiammatorio. I petali hanno azione simile e possono ridurre i livelli elevati di colesterolo. L’acqua di rose è astringente, fornisce una valida lozione per occhi infiammati e dolenti. Rosa canina: i cinorrodi erano l’ingrediente di un dolce popolare nel medioevo. I cinorrodi possiedono livelli estremamente elevati di vitamine sulle quali spicca la Vit. C 550 mg per 100 gr (il succo di limone ne contiene circa 50 mg). Se consumati freschi vengono prontamente assorbiti dall’organismo. Riducono la sete e le infiammazioni gastriche.

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SPIREA ARGUTA Nome botanico

Famiglia

Spiraea x arguta Zabel.

Rosaceae

Portamento

Arbusto a forma rotonda e compatta, molto ramificato, con rami sottili ed eretti, che può raggiungere un’altezza di 2,5 metri.

Foglie

Decidue, oblunghe-lanceolate, lievemente dentate.

Fiori

Bianchi, portati su peduncoli di 1,5 centimetri di lunghezza nella parte superiore dei rami dell’anno precedente, per tutta la loro lunghezza, formando un getto di fiori lungo 30-35 centimetri. Fioritura: marzo-aprile.

Origine

Probabile ibrido tra S.thumbergii e S. hypericifolia.

Utilizzo e note Nelle aiuole ornamentali dei parchi e giardini per la sua abbondante fioritura primaverile.

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SPIREA JAPONICA Nome botanico Spiraea japonica Linnaeus fil. Sin. S. reevesiana - cantoniensis

Famiglia

Rosaceae

Portamento

Arbusto eretto, rigido, poco compatto, alto fino a 1,8 metri; la corteccia dei fusti è lucida.

Foglie

Semplici, alterne, caduche, strettamente ovali , a margine dentato, lunghe 7-10 centimetri e larghe 2,5 – 4; colore verde scuro e glauche nella pagina inferiore.

Fiori

Piccolissimi di un colore rosa-rosso intenso, raccolti in infiorescenze a corimbi piatti e densi, larghi circa 15 centimetri, ramificati (in realtà si tratta di diversi corimbi riuniti insieme). Fioritura: giugno–luglio.

Frutti

Follicoli secchi di colore bruno, che si mantengono durante l’inverno.

Origine

Cina e Giappone. In Italia si è naturalizzata specialmente nelle colline della Lombardia e del Piemonte.

Utilizzo e note Nelle aiuole ornamentali. Esistono diverse varietà, tra cui quella alba a fiori bianchi, bumalda a fiori rosa carminio e foglie gialle , ‘Antony Waterer’ a fiori di un intenso rosa carminio e la ‘Little Princess’ dai fiori bianco rosa.

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160


SERENELLA Nome botanico Syringa vulgaris Thunberg

Famiglia

Oleaceae

Portamento

Arbustivo o piccolo albero molto ramificato, che può raggiungere i 5 metri d’altezza.

Foglie

Decidue, semplici , opposte, lamina ovale ad apice acuminato, margine intero.

Fiori

Piccoli, riuniti in vistose pannocchie apicali, delicatamente profumate, di colore lilla o bianco. Fioritura nel mese di aprile.

Frutti

Capsule ovaliformi.

Origine

Europa.

Utilizzo e note Arbusto rustico diffuso a scopo ornamentale in parchi e giardini.

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…………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………

162


GLICINE Nome botanico

Famiglia

Wisteria sinensis Sweet

Leguminosae

Portamento

Arbusto rampicante, legnoso, che si attorciglia ad un sostegno e può raggiungere l’altezza di 40 metri.

Foglie

Composte da 7-13 foglioline, decidue, ovate-allungate od ovate-lanceolate, acuminate, lunghe 4-8 centimetri.

Fiori

Tipici delle papilionaceae, blu violetti, lunghi 2,5 centimetri, raccolti in numerosi grappoli, fitti, lunghi fino a 30 centimetri, profumatissimi. Fioritura: aprile.

Frutti

Racchiusi in baccelli tipici della famiglia delle leguminose.

Origine

Cina.

Utilizzo e note Decorativo, per realizzare pergolati e ornare le facciate dei palazzi.

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163


ELENCO DELLE SPECIE ARBOREE (IN ORDINE ALFABETICO PER NOME BOTANICO)

164

nome botanico

nome comune

epoca di fioritura

pag

IV-V

25

Abies nordmanniana

Abete del Caucaso

Acer negundo

Acero americano

IV

27

Acer platanoides

Acero riccio

IV-V

29

Acer pseudoplatanus

Acero di monte

IV-VI

31

Acer saccharinum

Acero argentato

II-III

33

Aesculus hippocastanum

Ippocastano

IV-V

35

Ailanthus altissima

Ailanto

V-VI

37

Calocedrus decurrens

Cipresso della California

III-IV

39

Carpinus betulus

Carpino bianco

II-IV

41

Cedrus deodara

Cedro dell’Himalaya

IX-XI

43

Cedrus libani

Cedro del Libano

IX-XI

45

Celtis australis

Bagolaro

IV

47

Celtis occidentalis

Bagolaro occidentale

IV-V

49

Cercis siliquastrum

Albero di Giuda

III-IV

51

Chamaecyparis lawsoniana

Cipresso di Lawson

III-IV

53

Fagus sylvatica

Faggio

IV-V

55

Fraxinus excelsior

Frassino

III-IV

57

Ginkgo biloba

Ginkgo

IV

59

Gleditsia triacanthos

Spino di Giuda

V-VI

61

Ilex aquifolium

Agrifoglio

IV-V

63

Juglans regia

Noce

IV-V

65

Liriodendron tulipifera

Liriodendron

V-VI

67

Magnolia grandiflora

Magnolia

V-IX

69

Morus alba

Gelso

IV-V

71

Paulownia tomentosa

Paulonia

V

73

Picea abies sin. Abies excelsa

Abete rosso

V-VI

75

Picea pungens

Abete delle Montagne Rocciose

III-VII

77

Pinus nigra

Pino nero

IV-VI

79

Pinus wallichiana

Pino dell’Himalaya

V-VI

81

Platanus x hybrida

Platano

IV-V

83

Populus nigra

Pioppo nero

III

85

Populus x canadensis

Pioppo ibrido

III-IV

87

Prunus avium

Ciliegio selvatico

IV-V

89

Prunus cerasifera

Mirabolano – Ciliegio - Susino

III-IV

91

Prunus padus

Pado

V

93

Pseudotsuga menziesii

Abete di Douglas

V-VI

95

Quercus coccinea

Quercia scarlatta

V-VI

97

Quercus robur

Farnia

IV-V

99

Quercus rubra

Quercia rossa

IV-V

101

Robinia pseudoacacia

Robinia

V-VI

103

Sophora japonica

Sofora

VI-VII

105

Tamarix gallica

Tamerice

V-VI

107

Taxus baccata

Tasso

I-IV

109

Tilia platyphyllos

Tiglio dalle foglie grandi

V-VI

111

Ulmus carpinifolia sin. Ulmus minor

Olmo comune

III

113


nome botanico

epoca di fioritura

pag

Abete del Caucaso

Abies nordmanniana

IV-V

25

Abete delle Montagne Rocciose

Picea pungens

III-VII

77

Abete di Douglas

Pseudotsuga menziesii

V-VI

95

Abete rosso

Picea abies sin. Abies excelsa

V-VI

75

Acero americano

Acer negundo

IV

27

Acero argentato

Acer saccharinum

II-III

33

Acero di monte

Acer pseudoplatanus

IV-VI

31

Acero riccio

Acer platanoides

IV-V

29

Agrifoglio

Ilex aquifolium

IV-V

63

Ailanto

Ailanthus altissima

V-VI

37

Albero dei tulipani

Liriodendron tulipifera

V-VI

67

Albero di Giuda

Cercis siliquastrum

III-IV

51

Bagolaro

Celtis australis

IV

47

Bagolaro occidentale

Celtis occidentalis

IV-V

49

Carpino bianco

Carpinus betulus

II-IV

41

Cedro del Libano

Cedrus libani

IX-XI

45

Cedro dell’Himalaya

Cedrus deodara

IX-XI

43

Ciliegio selvatico

Prunus avium

IV-V

89

Cipresso della California

Calocedrus decurrens

III-IV

39

Cipresso di Lawson

Chamaecyparis lawsoniana

III-IV

53

Faggio

Fagus sylvatica

IV-V

55

Farnia

Quercus robur

IV-V

99

Frassino

Fraxinus excelsior

III-IV

57

Gelso

Morus alba

IV-V

71

Ginkgo

Ginkgo biloba

IV

59

Ippocastano

Aesculus hippocastanum

IV-V

35

Liriodendron

Liriodendron tulipifera

V-VI

67

Magnolia

Magnolia grandiflora

V-IX

69

Mirabolano – Ciliegio - Susino

Prunus cerasifera

III-IV

91

Noce

Juglans regia

IV-V

65

Olmo comune

Ulmus carpinifolia sin. Ulmus minor

III

113

Pado

Prunus padus

V

93

Paulonia

Paulownia tomentosa

V

73

Pino dell’Himalaya

Pinus wallichiana

V-VI

81

Pino nero

Pinus nigra

IV-VI

79

Pioppo ibrido

Populus x canadensis

III-IV

87

Pioppo nero

Populus nigra

III

85

Platano

Platanus x hybrida

IV-V

83

Quercia rossa

Quercus rubra

IV-V

101

Quercia scarlatta

Quercus coccinea

V-VI

97

Robinia

Robinia pseudoacacia

V-VI

103

Sofora

Sophora japonica

VI-VII

105

Spino di Giuda

Gleditsia triacanthos

V-VI

61

Tamerice

Tamarix gallica

V-VI

107

Tasso

Taxus baccata

I-IV

109

Tiglio dalle foglie grandi

Tilia platyphyllos

V-VI

111

ELENCO DELLE SPECIE ARBOREE (IN ORDINE ALFABETICO PER NOME COMUNE)

nome comune

165


ELENCO DELLE SPECIE ARBUSTIVE (IN ORDINE ALFABETICO PER NOME BOTANICO)

nome botanico

166

nome comune

Berberis vulgaris

Crespino

Buxus sempervirens

Bosso

Chimonanthus praecox

Calicanto d’inverno

Cornus sanguinea

epoca di fioritura

pag

V

115

IV-V

117

I-II

119

Sanguinella

V-VI

121

Corylus avellana

Nocciolo

II-III

123

Crataegus monogyna

Biancospino

IV-V

125

Deutzia scabra

Deutzia scabra

VI-VII

127

Forsythia viridissima

Forsizia

II-III

129

Hibiscus syriacus

Ibisco

VI-X

131

Hydrangea macrophylla

Ortensia

Jasminum spp.

Gelsomino

Lagerstroemia indica

VI-X

133

XII,III,VIII

135

Lagerstroemia

VII-VIII

137

Ligustrum japonicum

Ligustro giapponese

VII-VIII

139

Ligustrum lucidum

Ligustro lucido

VII-VIII

141

Ligustrum vulgare

Ligustro

V-VI

143

Nerium oleander

Oleandro

VI-IX

145

Philadelphus coronarius

Fiori d’angiolo

V-VI

147

Photinia serrulata

Fotinia

IV

149

Pittosporum tobira

Pittosforo

III-V

151

Punica granatum

Melograno

VI-VII

153

Rosa spp.

Rosa antica

V-X

155

Spiraea x arguta

Spirea arguta

III-IV

157

Spiraea japonica

Spirea japonica

VI-VII

159

Syringa vulgaris

Serenella

IV

161

Wisteria sinensis

Glicine

IV

163


nome botanico

epoca di fioritura

pag

Biancospino

Crataegus monogyna

IV-V

125

Bosso

Buxus sempervirens

IV-V

117

Calicanto d’inverno

Chimonanthus praecox

I-II

119

Crespino

Berberis vulgaris

V

115

Deutzia scabra

Deutzia scabra

VI-VII

127

Fiori d’angiolo

Philadelphus coronarius

V-VI

147

Forsizia

Forsythia viridissima

II-III

129

Fotinia

Photinia serrulata

IV

149

Gelsomino

Jasminum spp.

XII, III, VIII

135

Glicine

Wisteria sinensis

IV

163

Ibisco

Hibiscus syriacus

VI-X

131

Lagerstroemia

Lagerstroemia indica

VII-VIII

137

Ligustro giapponese

Ligustrum japonicum

VII-VIII

139

Ligustro

Ligustrum vulgare

V-VI

143

Ligustro lucido

Ligustrum lucidum

VII-VIII

141

Melograno

Punica granatum

VI-VII

153

Nocciolo

Corylus avellana

II-III

123

Oleandro

Nerium oleander

VI-IX

145

Ortensia

Hydrangea macrophylla

VI-X

133

Pittosforo

Pittosporum tobira

III-V

151

Rosa antica

Rosa spp.

V-X

155

Sanguinella

Cornus sanguinea

V-VI

121

Serenella

Syringa vulgaris

IV

161

Spirea arguta

Spiraea x arguta

III-IV

157

Spirea japonica

Spiraea japonica

VI-VII

159

ELENCO DELLE SPECIE ARBUSTIVE (IN ORDINE ALFABETICO PER NOME COMUNE)

nome comune

167


168


GLOSSARIO

Aghifoglie Si dice delle piante le cui foglie hanno la forma di ago, come nelle conifere. Alterni Si dice di organi, rami o foglie che si inseriscono sul fusto alternativamente. Amento Detto anche gattino, è un’infiorescenza con asse allungato a forma di spiga pendula, costituita da fiori unisessuali. Appressate Di foglie che crescono quasi parallele al fusto aderendo per quasi tutta la loro lunghezza. Arillo Falso frutto formatosi dalla proliferazione dei tessuti ovulari che avvolgono parzialmente o totalmente il seme, tipico quello del tasso. Bacca Frutto carnoso che avvolge più semi. Sono bacche il frutto del mirtillo, uva, ribes. Variante più voluminosa della bacca è il peponide, della zucca, cetriolo, melone, cocomero. Brattea Foglia modificata che accompagna fiori o infiorescenza con funzioni protettive. Chioma L’insieme dei rami e delle foglie di un albero. Corimbo Inflorescenza ombrelliforme con peduncoli fiorali di diversa lunghezza, ma tutti terminanti allo stesso livello. Corteccia S'intende l'insieme dei tessuti periferici deputati al trasporto della linfa. Costoluto Riferito prevalentemente al carpino adulto che presenta delle accentuate prominenze del tronco che partono dalla base e proseguano lungo il dorso fino all’inizio della ramificazione, che assomigliano a “canne d’organo”. Cultivar Termine con cui si indicano le varietà coltivate di una specie botanica, dall’inglese Cultivated variety. Deciduo Termine usato per le foglie che cadono in autunno ed è sinonimo di caducifoglia ed il contrario di sempreverde. Decombente Di ramo che reclina o si adagia sul terreno. Decussate (incrociate a forma di X) Due foglie opposte che formano croce con il paio precedente e seguente. Dioico Detto di pianta i cui fiori maschili e femminili sono portati su due diversi alberi. Drupa Frutto che ha il seme racchiuso in un nocciolo legnoso, a sua volta contenuto in una parte carnosa e da una buccia esterna. Sono drupe il frutto del ciliegio, pesca e albicocca

169


Ermafrodito Detto anche bisessuale di fiore che porta sia gli organi maschili che femminili. Fastigiato Portamento di un albero eretto con rami diretti verso l'alto e addossati al tronco. Latifoglie S’intendono tutte le piante che hanno lamina della foglia più o meno espansa. Monoico Si riferisce alla pianta che porta sullo stesso individuo sia i fiori maschili che femminili. Nervature Fasci vascolari, evidenti nelle pagine inferiori delle foglie, con la funzione di trasporto della linfa grezza e di quella elaborata, oltre ad avere funzione di sostegno per la foglia stessa. Petali Foglie modificate di svariati colori che costituiscono la corolla del fiore e che hanno funzione vessillifera essenziale quando l’impollinazione avviene per mezzo degli insetti. A fecondazione avvenuta i petali avvizziscono e cadono. Pigna O strobilo è l’infruttescenza delle conifere. Pollonante Pianta che forma alla base del fusto i polloni. Pollone Ramo che si forma alla base del tronco di un albero. Portamento Aspetto tipico assunto da una pianta o da un arbusto una volta completato lo sviluppo. Racemo Infiorescenza costituita da un asse allungato sul quale si inseriscono fiori peduncolati a formare un grappolo. Sarmentosa Detto di pianta arbustiva, fornita di rami lunghi, flessibili e ricadenti, detti sarmenti. Scorza Strato di tessuti morti che costituisce il rivestimento esterno della corteccia. Sempreverde Detto di pianta che mantiene le foglie per più di un anno. Sepali Foglie che si sono trasformate in calice del fiore e possono essere saldati tra loro alla base o completamente liberi. Sono generalmente verdi, ma possono assumere anche variazioni colorate. Spp. Specie plurime Squama È una foglia che ha subito una metamorfosi e che può avvolge a scopo protettivo le gemme o i frutti. Stipola Piccola struttura simile ad una fogliolina, spesso accoppiata, portata alla base del picciolo. Tepali Nome col quale si designa l’insieme dei petali e sepali. Unisessuale È il fiore o l’infiorescenza con solo elementi riproduttivi femminile o maschili

170


BIBLIOGRAFIA Per le schede botaniche 

Giorgio Ceffali, Felice Raposso; Gli alberi di MIlano, edito in proprio, 2006

Allen J. Coombes, Guarda e scopri. Alberi, Fabbri, Milano, 1995

Antonio Testi, Nuovo atlante degli alberi d’Italia, Demetra, Milano, 2000

Eliana Ferioli, Atlante degli alberi d’Italia, Giorgio Mondadori, Milano, 1989

Per impieghi ed usi medicinali 

Andrew Chevallier; Enciclopedia delle piante medicinali, Idea Libri, 1997

Marzio Pedretti, Chimica e farmacologia delle piante medicinali, Erboristeria Domani Libri Milano

G. Penso, Piante medicinali nella terapia medica. Formulario pratico per medici e farmacisti Organizzazione Editoriale Medico-Farmaceutica

Michel Pierre-Francoise, Ginkgo biloba. L’arbre qui a vaincu le temps. L’Art du vivant. Editions du Félin

Jean Valnet, Cura delle malattie con le piante, Giunti Martello Editore

Merck Sharp & Dohme, Manuale Merck di diagnosi e terapia, Stampa Medica Milano, 1990

G. De Maria, Le nostre erbe e piante medicinali, Fratelli Melita, 1988

N.D. Sapeika, Farmacologia e tossicologia degli alimenti, Tamburini Editore

171


172


INDICE

LA STORIA

pag. 9

a cura di Renata Marotta IL PARCO DELLE FARFALLE

pag. 17

a cura Associazione “La Città del Sole, Amici del Parco Trotter”

PREFAZIONE ALLE SCHEDE BOTANICHE

pag. 21

a cura di Paolo Laboranti

SCHEDE BOTANICHE

pag. 25

ELENCHI DELLE SPECIE ARBOREE E ARBUSTIVE

pag.164

GLOSSARIO

pag.169

BIBLIOGRAFIA

pag.171

173


174


Della stessa collana:

1. Parco Sempione Alla scoperta degli alberi, due percorsi 1° edizione Dicembre 2003 2° edizione Aprile 2004

2. Villa Reale Un giardino da esplorare 1° edizione Giugno 2004

3. Parco Lambro Un parco da vivere 1° edizione Dicembre 2004

4. Giardino della Guastalla L’antica magia delle piante 1° edizione Ottobre 2005

5. Parco Sempione Un giardino botanico nel centro di Milano 1° edizione Aprile 2007

6. Parco Solari – Don Giussani Un giardino da vivere 1° edizione Gennaio 2008

175


Dispensa realizzata in proprio, non in vendita, ad uso esclusivo delle GEV come ausilio per lo svolgimento del servizio di educazione ambientale.

Foto di: Paolo Laboranti, Giorgio Paltrinieri, Luisa Tinelli Š2009 Comune di Milano – Consiglio di Zona 2

Prima Edizione: Gennaio 2009

176


Percorso botanico a cura di Giovanni Crespi, Giorgio Paltrinieri, Giuseppe Salvini Presidente Commissione Verde e Identità Renata Marotta

Consiglio di Zona 2

Servizio di Vigilanza Ecologica Volontaria

Presidente Luca Lepore

Responsabile Christian Giana

Brochure realizzata del Consiglio di Zona 2 in collaborazione con il Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde e le Guardie Ecologiche Volontarie del Comune di Milano

Parco Trotter

Visite guidate (gratuite)

Via Giacosa, 46 - 20127 Milano Via Padova, 69 - 20127 Milano

Via S.Pellico, 8 - 20121 Milano tel. 02.884.64.456 - fax 02.884.64.467 e.mail: aduv.gev@comune.milano.it

Come si raggiunge MM1 Rovereto (Viale Monza, Via Rovereto) MM2 Loreto indi Mm1 (direzione Sesto S.G.)

Gruppo 2 - Guardie Ecologiche Volontarie del Comune di Milano Via Giacosa, 46 - 20127 Milano Tel. 02.2619755 - fax 02.26895265 e.mail: aduv.gev2@comune.milano.it

Consiglio di Zona 2 Servizio di Vigilanza Ecologica Volontaria Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde Arredo, Decoro Urbano e Verde

Il verde storico in periferia

Parco Trotter

A cura delle Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) del Comune di Milano Il Parco Trotter, circondato da un alto muro storico, che ne nasconde la vista dall'esterno, non era mai stato, come altri giardini milanesi, luogo aperto al pubblico. Probabilmente questa sua unicità e segretezza, con la sua funzione educativa alla natura per i ragazzi, ha salvaguardato il patrimonio arboreo e le sue essenze. Attualmente nel Parco vi sono 387 arbusti e 1093 alberi che comprendono 63 specie arboree, tra cui 18 sempreverdi, che offrono il loro manto verde anche durante la stagione invernale. La prima fase della piantumazione risale ai primi anni del secolo scorso, quando era limitata all'esterno dell'anello del Trotter. Piante di notevoli dimensioni erano, dunque, già presenti all'apertura del galoppatoio e sicuramente era presente il filare delle robinie vicino alla ferrovia. Altre piantumazioni sono state effettuate con la realizzazione dell'ippodromo, come il filare degli ippocastani, che portava alle scuderie, cedri e tigli, che offrivano la loro ombra alle tribune. Tra il galoppatoio e le scuderie si trovavano altri gruppi di tigli, platani e ippocastani e la grande quercia, l'albero simbolo del parco con la sua folta e grande chioma. Durante l'insediamento della scuola venne ampliata la piantumazione con filari di sofore e un doppio filare di platani, che serviva da separazione tra la zona delle ragazze e la parte riservata ai maschi. Verso l'ingresso e

all'esterno dell'ellisse furono inseriti alcuni alberi di tiglio. Negli anni seguenti si continuò ad ampliare il patrimonio arboreo del Parco, prestando sempre molta attenzione alle necessità della Casa del Sole. Nel 1969 l'apertura del Trotter ai cittadini del quartiere e a tutti i milanesi ha permesso di far conoscere e valorizzare a pieno, accentuandone la preziosità, questa oasi di verde inserita in un contesto urbano densamente costruito. Non tutte le piante e le essenze esistenti nel Parco sono originarie della zona in cui sono state piantate, alcune sono originarie della Cina e del Giappone come l'ailanto, il ginco, l'albero di Giuda, altre dell'America del Nord come la quercia rossa ed il platano. Gli alberi di provenienza da aree con caratteristiche ambientali diverse da quelle milanesi hanno sempre avuto problemi di crescita e di salute, dovendo affrontare condizioni climatiche non favorevoli e vivere in un ambiente inquinato come quello della città. La prima impressione, entrando nel Parco, è sicuramente positiva per il visitatore, in quanto i viali fittamente alberati e le ricche fioriture offrono una sensazione di frescura e di relax. Purtroppo l'occhio esperto dei botanici rileva, osservando con attenzione le piante, una serie di sofferenze: alcuni rami secchi, foglie ingiallite e

Il sistema vegetale ha comunque una grande forza ambientale con il volume del suo verde, che è dieci volte superiore a quello dell'area edificata e ha ben superato le incurie degli anni e ha grandi possibilità di recupero con interventi mirati di ripristino, diradamento, nuove piantumazioni.

Renata Marotta

Il disegno complessivo del Parco dunque è frutto della stratificazione di vari interventi. Quello originale dell'ippodromo era costituito da filari di platani sul lato ovest, da un doppio filare di ippocastani ad arco sul lato nord, da gruppi di tigli e platani a protezione delle stalle e dal filare di sofore lungo la pista. Quello legato ad interventi che nel corso del tempo hanno modificato il parterre con piantumazioni che hanno invaso gli spazi liberi a prato. Infine quello dell'incuria che ha in parte compromesso la qualità dei decori arbustivi, sostituiti da pavimentazioni in cemento e da attrezzature poco congruenti con l'insieme del luogo. Il Parco Trotter è sicuramente molto conosciuto e frequentato dai cittadini milanesi residenti tra viale Monza e via Padova. Molti tuttavia non sanno che anche nella periferia est della città si può ammirare un parco con un patrimonio arboreo importante, che offre ospitalità e riposo all'ombra dei suoi alberi secolari e che ogni stagione si colora puntualmente ,seguendo i ritmi della natura.


Percorso botanico N

27

M Q

29 30 31

24

M

34

A

S.

V

33

O

35

V C

D

Padiglione Gabelli

A

U

O

P

S

A

N

I

28

25

E

V

26

S

32 H

F F .

23

Padiglione Quaroni

A

INGRESSO VIA PADOVA, 69

I C

Z

21

Padiglione Grioli

20

36 37

22

O

38 G B

39

L

C

19 Padiglione Tommaseo

18 16 15

B ex Biblioteca

17 B Padiglione Bongiovanni

Padiglione Grazioli

C

13 12

42

Padiglione Arquati

14

41

T

Direzione-Segreteria-Sala Medica Scuola Media Scuola Elementare Scuola Materna Tempo per le Famiglie Direzione e segreteria Scuola Materna Teatrino Stanza delle scoperte Custodia ingressi Guardie Ecologiche ex Acqua Potabile ex Piscina ex Convitto ex Chiesetta del Parco ex Fattoria ex Solarium ex Frutteto L’Italia in miniatura Laghetto Cucine Orto Farfallario Associazione “La Città del Sole-Amici del Parco Trotter”

44 P

11

A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V Z

43

40

F

48

45

Padiglione Martini

49 D

50 10

D Padiglione Tarra

51 9

47

46

D Padiglione Lambruschini

7 8 C

6 Padiglione Da Feltre

5 4

52

2 3

K

1 J

I

INGRESSO VIA GIACOSA, 46

A V I

A O S C A G I

E

1 Ligustrum lucidum* 2 Fraxinus excelsior 3 Fagus sylvatica 'Purpurea' 4 Jasminum nudiflorum* 5 Cercis siliquastrum 6 Cedrus deodara 7 Tilia platiphyllos 8 Hibiscus syriacus* 9 Photinia serrulata* 10 Platanus acerifolia 11 Aesculus hippocastanum 12 Acer platanoides 13 Ulmus carpinifolia 14 Prunus cerasifera 'Pissardii' 15 Ligustrum japonicum* 16 Magnolia grandiflora 17 Cedrus libani 18 Calocedrus decurrens 19 Syringa vulgaris* 20 Morus alba 21 Berberis vulgaris* 22 Taxus baccata 23 Deutzia spp.* 24 Fagus sylvatica 'Pendula' 25 Paulownia tomentosa 26 Pseudotsuga menziesii 27 Lagerstroemia indica 28 Corylus avellana* 29 Quercus rubra 30 Prunus laurocerasus* 31 Wisteria sinensis* 32 Acer negundo 33 Ginkgo biloba 34 Sophora japonica 35 Nerium oleander* 36 Calycanthus praecox* 37 Pinus nigra 38 Celtis occidentalis 39 Celtis australis 40 Juglans regia 41 Populus nigra 42 Carpinus betulus 43 Picea pungens 44 Philadelphus virginalis* 45 Punica granatum* 46 Picea abies 47 Pittosporum tobira* 48 Liriodendron tulipifera 49 Thuja occidentalis 50 Quercus robur 51 Tamarix gallica 52 Ailanthus altissima * specie arbustive


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