Il Malecon dell'Avana: studio dell'Edificio Sarrà e del suo riuso.

Page 1



Università degli Studi di Firenze Facoltà di Architettura

Corso di Laurea a ciclo unico A.A. 2012/2013

Il Malecon dell’Avana: studio dell’Edificio Sarrà e del suo riuso.

RELATORE Prof. Arch. Giuseppe Ridolfi LAUREANDA Adele Crovara Tesi di Laurea luglio 2013



A la “Oficina del Historiador de la ciudad de La Habana�



“Il presupposto di quest’opera è saper dare senza sperare di ricevere niente in cambio.” CALLEON DE HAMEL, AVANA, CUBA.




Scudo della città dell’Avana sulla scatola di sigari José Morales


L’Avana

La conquista dell’america, conseguente al processo espansivo della società europea, esporta non solo uomini ma anche cultura, istituzioni costumi, prevaricando la cultura indigena del nuovo mondo. La colonizzazione spagnola è una strana mescolanza tra un processo capitalista e una crociata medioevale, diretto verso la riconquista, economica e religiosa, parte integrante de la fase di primitiva aggregazione del capitalismo, fondata sulla schiavizzazione della popolazione nativa e sull’estrazione delle materie prime essenziali. L’appropriazione del continente si materializza attraverso la realizzazione di nuovi insediamenti, centri di irradiamento del dominio territoriale spagnolo, questo giustifica quindi la primaria importanza dell’urbanizzazione fatta per mano dei colonizzatori tra il secolo XVI e XVII: fino al 1630 furono realizzate in America 295 nuclei di colonnizazione, embrioni urbani, durevoli o fugaci, base del sistema essenziale di città del continente. Lo Stato Sovrano impone, per la prima volta, le norme urbanistiche per dare le linee guida di crescita alle nuove città le “leggi delle indie”, promulgate nel 1523, in concomitanza con l’egemonia politica amministrativa imposta dalla corona nei confronti dei colonizzatori con la “Leyes Nueva”, nel 1542. Le differenti città dell’America Latina, pur seguendo le medisime “Leyes des Indias”, sviluppano caratteristiche differenti in base alle diverse funzioni per le quali vengono creLa città coloniale è il luogo dove risiedono gli immigrati europei, in cui si proteggono e difendono dai nativi segregati all’esterno. La gerarchizzazione formale della città dipende dai suoi attributi simbolici, dal rango sociale e culturale dei conquistatori, così come anche della manodopera umana e dei materiali disponibili. Le città collocate nei grandi punti strategici e di controllo di grandi estensioni territoriali,assumono la nomina di centro religioso-politico-amministrativo,è qui che si trovano i primi edifici pubblici momumentali. L’urbanizzazione di Cuba,sorto nel secondo decennio del XVI secolo,si trova incritto appunto nel processo generale di colonizzazione. L’Isola viene conquistata da Oriente a Occidente, ma la scarsità di materie , la rapida eliminazione degli indigeni e l’attrazione esercitata dalla ricchezza del continente determinano, durante la prima metà del XVI secolo, il carattere precario delle sette città fondate da DiegoVelazquez. La Havana, ultimo degli insediamenti creato verso Occidente, risulta ancora instabile negli anni tra il 1514 e 1519, cambiando tre volte la sua localizzazione, dalla costa sud fino alla posizione definitiva, sulla sponda della grande baia della costa nord. Era in questi anni solo un luogo di passaggio, che non lega gli uomini a questa terra, tappa di circostanza nella corrente colonizzatrice del continente: per la Havana passano Hernan Cortes diretto in Messico e Hernando de Soto alla conquista della Florida.

11


Sarà necessaria l’inversione del flusso circolatorio,non solo di uomini ma anche di mercanzie che dall’America vanno verso la Spagna per dare all’Avana una funzione particolare,integrata nel sistema di esportazione coloniale,espletando funzioni essenziali nel ciclo di esportazione delle materie prime,una volta decisa l’esportazione in Europa,come porto intemedio della Flotta della Marina Spagnola a partire dal 1540. La città, definita ancora precariamente, con le prime costruzioni e un tracciato spontaneo poco fedele alla precedente normativa delle Leyes de Indias, cresce con lentezza e irregolarità all’interno della baia, sottomessa fin dal principio agli attacchi pirati, e incendiata nel 1538 e nel 1555. Convertita nella Sede del Governatore dell’Isola a partire dal 1553, prima era Santiago de Cuba, principale scalo delle Indie nel 1556, inizierà un rapido sviluppo nella seconda metà del XVI secolo.

miniatura 1614

Avana, 1550

miniatura 1614

“che il luogo, dimensione e disposizione della Piazza Maggiore seguano le regole preordinate. La piazza Maggiore dove si deve iniziare la popolazione, deve essere vicina della costa del mare e allo scalo del porto, con un luogo meditativo nel mezzo della popolazione, con pianta rettangolare, con il lato maggiore almeno una volta e mezzo la base, di modo da essere opportuna per festeggiamenti, parate ed altro: la sua grandezza deve essere proporzionata al numero degli abitanti, tenendo il considerazione che la popolazione può andare aumentando, non sia comunque di dimensioni inferiori ai 200 piedi di base e trecento di altezza e non maggiore di 800 piedi di altezza e 532 di base. Sarà di media e buono proporzione se misurerà 600 piedi per 400. dalla piazza iniziano quattro vie principali, una al centro di ogni lato e oltre a queste, altre due per ogni angolo. Ognuno dei quattro angoli guarda a uno dei quattro venti principali, di modo che la piazza non risulti esposta agli stessi. Tutto il contorno della piazza e le quattro strade principali saranno porticate, per comodità dei partecipanti ai vari raduni. E le otto strade che partono dagli angoli si sviluppano libere senza porticati legati alla piazza dal solito marciapiede. della “Legge dei Regni delle Indie”, Libro quarto, titolo quinto. Delle popolazioni. Boix editor, Madrid 1841 legge IX, ordinanze 112 113 114 115

12


La CITTà MAGAZZINO DELLA FLOTTA Alla fine del XVI secolo la città dell’Avana prevarica l’omogenea costellazione urbana dei Caraibi, riunita sotto in Governatorato di Santo Domingo. Ogni anno o al massimo due partiva dalla Spagna una flotta in direzione Caraibi e in queste circostanze i porti si riempivano di ricchezze e di galeoni: Santo Domingo,San Juan, Cartagena, Portobello,Veracruz e altri. Nuovamente concentrata nel porto di San Cristobal de La Habana, la flotta salpava in direzione Spagna, nel mese di Marzo, passando per il canale della Florida in direzione Atlantico. Ciò trovò il suo massimo splendore agli inizi del XVII secolo, declinando alla fine dello stesso secolo fino ad interrompersi definitivamente del 1778. Il golfo dell’Avana ospitava quindi, ciclicamente, per un periodo che mediamente andava dai tre ai sei mesi, i tesori provenienti da Messico e Perù oltre ai marinai della flotta, tra i 6000 e i 9000 uomini. L’importanza assunta per la funzione di porto-albergo-magazino condiziona la linea dominante dello sviluppo urbano della città durante il XVII secolo e parte del XVIII: rapida crescita della popolazione terziaria a servizio dei consumatori porta all’espansione del tessuto urbano, anche se con costruzioni di relativa durabilità. ciò che è evidente, in campo urbanistico come sociale, è la supremazia delle funzioni commerciali sopra le restanti. Tra il 1580 e il 1630, la Havana assorbe il 33,7% del vicino del Governatorato di Santo Domingo e passa dal settantesimo posto nella scala della popolazione espano-americana al nono posto, con l’indice più alto di crescita, sette volte superiore al resto del continente. Da 60 nel 1553, arriva a 800 nel 1590 e 1200 nel 1630. Nel 1660 già possiede una popolazione stabile tra gli 8000 e i 10000 abitanti. Il primitivo insediamento riceve il titolo di città nel 1592 per nomina reale e la giusta denominazione di “chiave del Nuovo Mondo” e “avanguardia delle Indie Occidentali”.

Plaza Vieja, 1760

13


Plan de La Habana, 1699

Tuttavia, la costituzione delle infrastrutture funzionali basilari della forma urbana, concordanti con il ritmo di crescita della popolazione, non sarà raggiunto fino alla seconda metà del XVIII secolo. Fino ad ora quindi la città resta definita da tre elementi fondamentali: 1- il centro direzionale costituito lungo l’asse parallelo al porto dove si attuano le attività di consumo e interscambio e anche le attività religiose, di politica e sociali. Si tratta di un asse individuato dall’unione di vie, Mercaderes e Oficios, e piazze, San Francisco e Plaza Nueva (attuale Plaza Vieja). Lungo l’asse si instaurano gli edifici pubblici e le case delle personalità di spicco della città: la Fuerza, la Iglesia Parroquial Major, il carcere, la dogana, il convento di San Francisco, la casa del Governatore.. Nel XVIII secolo l’asse nord-sud si estende in ambo le direzioni, verso la Plaza de la Cienaga, dedicata alle attività religiose, e l’arsenale fuori dalle mura, dove con il legno delle preziose foreste tropicali cubane si costruisce gran parte dei galeoni della Flotta Spagnola. 2- la trama urbana, la cui espansione si sviluppa lungo gli assi nord-sud e est-ovest, seguendo il tracciato semiregolare delle vie, occupata dalle viviendas, dai conventi, senza una accentuata caratterizzazione tipologica differenziata: restano i tetti di guano, tegole e terrazze; i grossi muri di laterizio e muratura, con scarsità di aperture esterne, seguendo la tradizione ispanica. 3- la parte periferica separata tramite le mura dalla maglia urbana, che comprende i terreni confinanti di Madruga, Santiago de las Vegas, Jesus del Monte. Queste aree, occupate dalla foresta, vedono la formazione dei minifondi rifornitori di vari materiali per la Flotta.

14


Plaza Vieja 1654

Panoramica aerea de la Plaza de la Catedral de Fan Francisco

15


Serigrafia della Plaza de Armas, 1728

Parametri di crescita della cittĂ ,1519-1600

16


LA COMPATTAZIONE DELLA TRAMA URBANA L’occupazione della totalità della cinta muraria, seguendo la trama semi-irregolare del piano di Cristobal de Roda (1603) si effettua nello spazio di tempo di un secolo e mezzo: nel 1600 la città si estende su una superficie di un terzo di kmq con 2000 abitanti e una densità di 54 abitanti per ettaro; nel 1750 la sua superficie è di 1,5 kmq, con un mucleo di 120-130 manzanas e una popolazione di 50000 persone, con una densità di 330 abitanti per ettaro. Sono due le tappe fondamentali nell’espansione urbana dell’Avana fino al 1750: la prima comprende l’asse nord-sud parallelo ai moli, definito dalle tre piazze principali – Cienaga, de Armas e Nueva, religiosa, civico-militare e commerciale – le vie dove si instaurano artigiani e commercianti, e il prolungamento verso ovest fino a calle Tenente Rei e Luz, fino ad arrivare alle mura. Questa corrisponde alla zona dei terreni vincolati, compresa tra le due ramificazioni dell’acquedotto Zanja Real, condizione ottima creata dall’aristocrazia per costruire qui i suoi palazzi. Il secondo stadio copre la totalità del recinto murario, formando i quartieri estremi della Punta e Campeche, caratterizzati dalla maggior densità della popolazione e la presenza di gruppi sociali di minor ricorso, vincolati all’area portuaria e all’arsenale. La città non si dotò di una struttura viaria differenziata: tutte la vie della trama hanno una dimensione standard, sei metri di larghezza, mostrando il carattere programmatico e il ruolo di primaria importanza che la normativa urbanistica ha in questa prima tappa. Non ci sono previsioni di nuovi spazi per ospitare le crescenti attività sociali al di fuori delle prime piazze e di timidi spiazzi dati dall’allargamento delle vie di fronte alle chiese Schematizzazione delle infrastruttere fuori mura, 1799 e ai conventi. Il limite fisico delle mura resiste fino alla fine del XVIII secolo e condiziona la compattezza totale dentro al recinto murario, così come la regolamentazione che impone la costruzione secondo determinati piani. Mentre l’aristocrazia continua a svilupparsi all’interno della primitiva cerchia urbana, dove erige dimore signorili, le classi di minore importanza continuano a compattarsi nel margine esterno della città, spingendosi oltre le mura difensive seguendo la direzione delle principali via di comunicazione, nei quartieri di Guadalupe e Jesus Maria, costeggiando la via del Monte. Nel piano della città si rende visibile l’occupazione differenziata per i differenti gruppi sociali: alla precisa geometria dei palazzi si contrappone lo sviluppo disordinato delle abitazioni periferiche, prodotto di una suddivisione irregolare e frammentaria dei terreni.

17


I SIMBOLI DEL POTERE COLONIALE la particolarità funzionale dell’Avana, città commerciale e portuaria, condiziona il sorgimento tardivo degli edifici di carattere simbolico, trascendenti a scala urbanistica. Fino al XVIII secolo, le fortificazioni costituiscono l’espressione migliore dell’architettura colta di fronte a una tradizione spontanea che configura la trama urbana. D’ogni modo, al suo svilupparsi, l’archtettura coloniale civile avanera non subisce quel fenomeno di mescolanza stilistica con il linguaggio architettonico precolombiano, come succede in altre città latinoamericane, ma si rifa totalmente alla cultura spagnola e moresca. La pesantezza dei piani e delle volumetrie, arricchiti di dettagli formali, vengono alleggeriti dalla presenza di archi e colonne; le corti interne e le piante aperte permettono il passaggio della breza e la grande luminosità degli ambienti. Questo è il carattere degli edifici di rappresentanza del potere politico e dell’amministrazione coloniale erette in Plaza de Armas durante la seconda metà del XVIII secolo: il Palacio de los Capitanes Generales e la Casa de Correos o Palacio del Segundo Cabo. Entrambe gli edifici definiscono il carattere monumentale della piazza, esteriorizzando il cambio di scala della dominazione coloniale a Cuba: la previsionalità della dinamica commerciale, coincidente con la dispersione delle diverse funzioni governative in differenti edifici è rimpiazzata dalla presenza stabile concepita in funzione dello sfruttamento territoriale continuo del Paese. Al predominio del commercio segue ora quello del latifondo. Ciò tuttavia non si proietta ancora a livello urbano fuori dalle dimensioni speciali della piazza: le strutture monumentali restano nel primo nucleo rappresentativo vicino alla fascia costiera e aliena alle direttrici d’espansione urbana che fanno pressioni sulle mura della città. La Chiesa detiene il primato simbolico dentro al recinto urbano, concentrando nella facciata simbolica della Cattedrale la massima carica estetica del Barocco Cubano. La diffusione degli ordini religiosi si sviluppa parallelamente all’incremento della ricchezza della popolazione locale

18


La Catedral

19


e delle esigenze funzionali: alla originaria “Parroquial Mayor”, del 1550 viene sostituita la cattedrale nel XVIII secolo. Seguono poi le chiese di Santo Domingo e San Francisco; posteriormente, nel XVII secolo, San Agustin, del Espiritu Santo, La Merced, San Francisco de Paula, il convento di Santa Clara la chiesa del Cristo del Buen Viaje, fino ad arrivare al 1762 a un totale di 10 conventi e 4 chiese, dove albergano le principali funzioni sociali: religiosa, educativa e ospitale. Sebbene i conventi restano formalmente minimizzati dentro la quadricola, la loro presenza volumetrica compatta rappresenta l’unico elemento urbanistico di grande scala della città. Chiese e conventi rappresentano la prima unità di servizio a livello di quartiere, con le parrocchie distribuite nelle diverse zone urbanizzate, esercitando così una forma di controllo ideologico e culturale sopra i differenti gruppi sociali.

L’IMPORTANZA DEL RUOLO PUBBLICO NELLO SVILUPPO DELL’ARCITETTURA PRIVATA Partendo dalla periodizzazione cronologico-stilistica dell’architettura coloniale, enunciata da Joaquin Weiss, possiamo caratterizzare le evoluzioni dell’ambiente avanero lungo tre tappe fondamentali: periodo primitivo (XVI secolo), quello formativo (XVII secolo) e quello barocco (XVIII). All’origine dello sviluppo della città, le abitazioni di guano e muratura si ubicano liberamente sul territorio urbano, senza alcuna dipendenza da reticoli virtualmente prestabiliti a partire dal tracciato delle prime strade. Sono costruzioni compatte, strettamente funzionali, realizzate con conoscenze tecniche basiche, con l’obbiettivo essenziale di protezione fisica. La casa rifugio corrisponde ad autonomia individuale nella lotta per la sopravvivenza, non categorizza alcuna funzione produttiva ed è carente un ordine architettonico esterno, visibile nella dimensione urbana solamente negli edifici amministrativi ed eclesiastici. Lo spazio privato, limitato da grossi muri, contiene solo le attività basiche del nucleo familiare, sviluppando all’esterno la vita sociale. Nel periodo formativo le abitazioni basiche lasciano spazio ad un’ordinata struttura architettonica, ordinata a partire dal sistema difensivo che impone limiti e regolarità all’aggregato urbano, differenziando e caratterizzando a sua volta specialmente gli ambienti operativi della comunità: commercio amministrazione e religioni. Le famiglie della classe dominante tendono a concentrarsi nei pressi degli spazi pubblici, sviluppando un’urbanizzazione compatta, predominano i lotti rettangolari sviluppati in profondità. Sussiste l’introversione che nega il dialogo tra spazi pubblici e

20


privati. Le strette vie si sviluppano protette da massicci muri in laterizio. Il nucleo familiare si incrementa numericamente con l’apparizione della servitù. Le diversificazioni funzionali interne gerarchizzano i locali nella distribuzione planimetrica: sul fronte verso la strada si ubicano gli ambienti semi-sociali dedicati al contatto con esterno, dove sala e saletta proteggendo all’interno la vita familiare. Il patio interno, primo elemento di rottura della compattezza volumetrica che definisce l’abitazione, assume il ruolo di nucleo centrale, attorno al quale girano le funzioni basiche della vita quotidiana. Benché predominano le abitazioni dalla pianta e dalla tipologia coerente per forma e costruzione con la tradizione popolare, sorgono i primi intenti di identificare la casa con i differenti livelli socio-economici così come anche di adattarla alla particolarità del medio fisico. La qualificazione estetica viene espressa, ad esempio, attraverso l’ornamento in ceramica dei tetti in legno, dei balconi e degli archi mistilinei, che si rifanno alla cultura architettonica del sud della Spagna, come Siviglia, Cadige e Malaga. Nel XVIII secolo l’espansione economica della classe dominante proietta la nitida differenziazione sociale sopra la struttura urbana della città: le abitazioni spontanee, determinate sulla base di precedenti scelte funzionali e formali si accumulano ai margini della città e oltre la linea protettiva delle mura e attorno all’arsenale, mentre gli spazi privilegiati, le piazze qualificate dagli edifici pubblici, sono circondate dalle nuove strutture architettoniche dell’aristocrazia avanera. Il predominio di spazi pubblici sopra i privati si inverte, come conseguenza del primato politico ed economico del ridotto nucleo sociale che detiene il potere: la “vivienda” assorbe in se la complessa funzione volta a rituali individuali e sociali. La casa coloniale si trasforma in palazzo. La famiglia assume il ruolo di complesso sociale stratificato che si evidenzia nella stretta ubicazione speciale: nella pianta bassa le attività commerciali, nel mezzanino gli schiavi e al piano nobile le attività sociali e familiari. La primitiva parcella rettangolare di terreno con la stretta facciata addossata alla casa a lato, formando un unitario piano limite degli edifici in facciata, vengono sostituite da ambi lotti che permettono il massimo sviluppo della facciata e una maggiore autonomia volumetrica, elementi esteriorizzanti dello status sociale ed economico, assieme alla monumentalità delle componenti estetiche. Arcate e gallerie sono il fattore integrativo del congiunto architettonico, che si inseriscono a scala urbana: i colonnati costituiscono l’elemento di collegamento tra spazio pubblico e privato. La qualificazione urbanistica è ora progettata dall’interno delle abitazioni aristocratiche e unifica stilisticamente e formalmente gli spazi che contengono le diverse funzioni che vedono a capo la classe dominante. In un certo modo, assunta la piazza come centro di localizzazione dei palazzi, lo spazio esterno viene ritmato dalla sequenza di arcate che si convertono si converte in una “ante sala” del palazzo, autonoma rispetto al resto del tessuto urbano. Un nitido esempio è la continuità tra la piazza della Cattedrale e gli ambienti interni, per medio del piano virtuale dei colonnati delle case dei marchesi de Aguas Clara e de Lombillo o del marchese de Arcos.

Prospetti della Plaza Vieja

21


LA CITTA’ DELLA BORGHESIA COLONIALE DIPENDENTE SECOLI XVIII E XIX La conquista dell’Avana da parte degli inglesi (1762) costituisce il punto di partenza di una nuova tappa nella storia della città, espressione dei cambiamenti radicali nei livelli sociali, politici ed economici del XVIII secolo: da una dipendenza parassitaria ad una società dedita sempre al commercio ma con una propria amministrazione, si passa ad un’azione espansiva, promotrice di richezza, generata da un’aristocrazia creola economicamente imprenditrice, grazie al sorgere, nei territori tropicali, dell’economia delle piantagioni (tabacco, caffè, zucchero), basata sul lavoro degli schiavi africani, importati dai negreros inglesi dai territori spagnoli e creoli, generatori dell’arricchimento proveniente dalla vendita di questi preziosi beni agricoli. Mentre il tabacco, prima coltivazione specializzata si sviluppa con mano d’opera locale – i vegueros – le dimensioni delle coltivazioni di caffè e zucchero impongono l’importazione massiva di mano d’opera schiava. A partire dalla dominazione inglese, aumenta l’entrata di schiavi africani diretti al centro della produzione di zucchero che si espandono molto all’interno del paese fino ai terreni confinanti con la città: cambia la configurazione del territorio con il taglio delle foreste, la conversione dei piccoli fondi in latifondi e lo spostamento delle coltivazioni di tabacco e caffè in terreni più fertili. Nel 1750 esistono appena 150 centri per la produzione di zucchero; diventano 1000 nel 1827 e 2000 nel 1860. cuba si converte nel primo produttore mondiale di zucchero, soppiantando l’egemonia che aveva avuto Haiti fino alla rivoluzione che a fine del XVIII secolo la separa dal sistema coloniale. Lo sviluppo accelerato delle piantagioni nel XIX secolo, perdura fino agli anni ‘60; a partire da questi si accentuano le contraddizioni interne che culminano nelle Guerre di Indipendenza, il cui effetto smorzerà l’euforia data dal rapido arricchimento dei commercianti e terratenenti nelle prime decadi. Prima dell’introduzione a Cuba della macchina a vapore (1796), repentinamente applicata al processo produttivo dello zucchero (1820-1878), ci fu un’introduzione massiva di schiavi provenienti dall’Africa – che porta nell’isola al momento dell’abolizione della schiavitù 816378 neri

Fabbrica di lavorazione della canna da zucchero, 1813

22


africani – costituiscono la mano d’opera basica nelle piantagioni di canna da zucchero, questi saranno soppiantati dai cinesi al sospendere della tratta degli schiavi. L’incremento della popolazione agricola tende a equilibrare il predominio dell’Avana a scala regionale. Se nel 1760 la città concentra in se circa la metà della popolazione dell’isola – da 60000 a 140000 abitanti nel 1761, supera un totale di 272141 abitanti in Cuba, l’Avana ha dal 14 al 16 % della popolazione totale, fino a abbassarsi a 1012% nel 1827 – 100000 abitanti sui 700000 dell’isola – costituendo i bianchi il 44% del totale. L’aumento della popolazione della capitale mantiene un ritmo costante per tutto il XIX secolo, in conseguenza alla forte immigrazione bianca; il popolamento dell’interland – Bejucal, Jaruco, Santiago de las Vegas, San Antonio de los Banos fino a Guines – e l’assimilazione dei centri successivi, vincolati dalla ferrovia a partire dal 1837. Nel 1841 l’Avana, nucleo murato e non, possiede 184548 abitanti; nel 1861, 200000; 218116 nel 1887, compresi Regla e Marianao; 253011, con i centri satellite ,nel 1898. A pesare sulla diminuzione della popolazione cubana tra il 1887 e il 1899 – da 1631687 a 1572797 – furono le Guerre di Liberazione, la città continuò a crescere seguendo la politica di riconcentrazione della popolazione rurale ordinata dal governatore Weyler, durante la contesa, albergando così nella città nuovamente il 16% della popolazione totale del paese. Sintetizzando alcuni dei fattori essenziali che incidono nell’espansione dell’Avana nel XIX secolo possiamo citare: 1- l’attività portuaria, che costituisce una delle funzioni Embajada de Espana essenziali alla base dell’incremento dell’intercambio commerciale con Inghilterra, Stati Uniti e paesi dei Caraibi, oltre a quello esistente con la Spagna - durante il primo boom dello zucchero, tra il 1792 ne il 1802, il movimento di navi passa da 550 nel 1796 a 800 nel 1798; 2- la dimensione territoriale del interland della capitale, che va da Pinal del Rio a Matanzas, è strettamente vincolato dalla ferrovia alla vita economica della città; 3- la costante immigrazione di spagnoli provenienti dalla penisola – baschi, catalani, canari e galli – e del continente americano che si instaurano principalmente nella capitale; 4- la localizzazione all’Havana delle attività produttive: le “almacenes” dello zucchero, le fabbriche di tabacco (esistono nel 1863 un totale di 516 fabbriche di sagari e 36 di sigarette con un totale di 15000 lavoratori), di carta, di sapone, di fosforo, di metalli; 5- la concentrazione delle ricchezze nelle mani dell’oligarchia creola, composta da commercianti e proprietari terrieri, che risiedono nella capitale, che usa una parte dei propri ricorsi nella costruzione di elementi configuranti per la forma urbana; 6- l’incidenza della forte concentrazione del potere politico e militare spagnolo, il cui raggio d’azione abbraccia tutta l’isola, esteriorizzato nel carattere monumentale degli edifici eretti a partire dal 1760; 7- il contenuto simbolico-rappresentativo che si pretende di dare all’Avana, ultimo possedimento coloniale spagnolo, contrapposto alle restanti capitali latinoamericane, nella maggior parte sfinite dalle guerre civili che prolificano nel XIX secolo.

23


LE DIRETTTRICI DELL’ESPANSIONE URBANA DEL XIX SECOLO

La direttrice fondamentale che regge l’evoluzione dell’Avana nel XIX secolo si riassume nei seguenti punti: 1- la normativa emanata nel regolamento urbanistico: a partire dal 1817 si stabilisce una regolamentazione per controllare la crescita del tracciato urbano oltre le mura. La normativa, redatta da Antonio Maria de la Torre, stabilisce le dimensioni del reticolo e delle strade della zona compresa tra Prado, Reina, Belascoain e il litorale. La misura della città si espande – nel 1850 la città arriva alla direttrice di Galiano, ha una popolazionne di 140.000 abitanti e 4 kmq di superficie; nel 1870 supera Belascoain, con 170.000 abitanti e 7 kmq; nel 1890 supera Infanta, 200.000 abitanti, 10 kmq – lo schematismo della regolamentazione è sostituito da norme più ristrette e dettagliate. Nelle Ordinanze di costruzione del 1861 appare una gerarchizzazione di vie e viali, indicazioni sul movimento veicolare ed enunciati sugli attributi architettonici che devono avere gli edifici nelle diverse zone della città. Benchè queste norme non stabiliscano indicazioni rispetto alla zonizzazione, si fa riferimento all’abitato E alla creazione di un sistema di viali – Prado, Galiano, Belascoain e Infanta – caratterizzati dagli alti porticati continui che identificano questi lunghi viali con l’attività commerciale. Il porticato si imporrà anche nelle zone delle viviendas, come elemento architettonico obbligatorio, questa volta limitato ad uso privato, mentre nel viale è pubblico e costituisce un elemento basico nella fisonomia dell’abitato della città. 2- L’opera urbanistica promossa dal governatore Tacòn a partire dal 1834, ed eseguita dall’ingegnere Mariano Carrillo de Albornoz. esprime il primo intento di organizzazione monumentale della città, integrando il tracciato dei viali – concepiti come assi direttori dello sviluppo urbano – con i fuochi costituiti dagli edifici pubblici. Già nel 1830, definito l’equilibrio politico di America Latina, Stati Uniti, le nascenti repubbliche accettarono il perdurare della dominazione coloniale spagnola a Cuba: di conseguenza, si porta a termine la ritrattazione urbanistica e costruttiva di Tacòn, ce si rende visibile negli assi ortogonali di Prado Isabel II e Reina Paseo di Tacòn, la cui finalità, oltre a costituire il luogo appropriato per la vita sociale della classe dominante, relaziona soprattutto i poli architetto-

24

Avenida de Carlo III, 1850

Avenida de los presidentes

Calle de Belasquaein

Architettura residenziale,Vedado,1879


nici: il Castillo del Principe e la residenza estiva dei Capitani Generali – la Quinta de los Mulinos – il Campo de Marte, il Teatro di Tacòn e il nuovo carcere come culmine del Paseo del Prado. È una mescola di funzioni sociali e rappresentative, conservando il primato attraverso l’esaltazione monumentale dei nuovi edifici: era un metodo di riapropriazione della forma urbana per mano dell’aristocrazia creola, che in questo quindi esteriorizzava la sua fiorente ricchezza attraverso i nuovi palazzi realizzati oltre le mura, che competono con le architetture governative. Questa è un’altra particolarità dell’incidenza di Tacòn sulla città, che può considerarsi l’inizio della speculazione urbana su grande scala, fattore persistente lungo tutto lo sviluppo urbano del secoli XIX e XX, l’integrazione dell’iniziativa privata nelle opere pubbliche – il Teatro di Tacòn, la Pescaderia, il Mercato de Vapor... - compensata con ampio beneficio economico attraverso delle concessioni di monopolio o di plusvalore ascritto ai terreni prossimi ai viali e agli insediamenti infrastrutturali. 3- la creazione del ring dell’Avana. la decisione di eliminare le mura, nel 1863, implica la cicatrizzazione dell’inoperante limite artificiale che separa il nucleo antico dalla città nuova. La soluzione temporaneamente proposta per l’ingegner Miguel Portilla nel 1857 si distingue dal modello europeo rappresentato dal ring di Vienna – il cui progetto si realizza nel solito anno e dove si preservavano i terreni liberati dalla voracità speculativa per creare ampi spazi verdi che circondano i monumentali edifici pubblici - al contrario in quello de La Havana si opta per un’occupazione compatta dei terreni, con una trama di transizione tra i due settori urbani. Qui si percepisce la meschinità dell’urbanismo coloniale – di

Plan de La Habana, 1850

25


cui è un’eccezione la magnificenza delle strutture del potere – in comparazione con il livello paesaggistico buono mantenuto negli esempi europei. Alla volta di convertire il ring in un polmone verde della città – prevedendo le necessità funzionali di una futura crescita – che contenga alcuni edifici monumentali, la trama speculativa occuperà la totalità dei terreni liberati e si arriverà a vendere i lotti con le pietre delle mura per essere usati come materiale da costruzione per i nuovi edifici. Si forma così una struttura volumetrica di blocchi porticati su tutto il loro perimetro, dove si instaureranno edifici pubblici, residenze, attività commerciali e amministrative, espressione dei nuovi vincoli commerciali stabiliti per Cuba con Stati Uniti e altri paesi industrializzati. 4- la dispersione dell’ambiente borghese e proletario. la relativa omogeneità architettonica del casco primitivo, espressione dell’interrelazione esistente tra i differenti strati sociali tende a scomparire a partire dal XIX secolo, quando la segregazione sociale diventa visibile sul territorio mediante la localizzazione degli abitati. Dal quartiere di Campeche – oltre le mura – si estende una fascia di abitato proletarie tra le vie di comunicazione e il margine interno della baia, che spinge sopra la città vecchia e occupa alcune residenze obsolescenti. Mentre l’aristocrazia tradizionale continua a occupare gli antichi palazzi centrici, la fiorente borghesia creola si installa nelle zone periferiche, secondo tre direttrici fondamentali: a- lungo l’asse Prado-Isabel II configurando lo stile architettonico del Paseo; b- le case estive, le ville di campagna, luoghi convertiti in abitazioni urbane lungo la calzada del Cerdo. Zona di assestamento il cui deprezzamento inizierà nelle prime decade del XX secolo, dovuto alla prossimità dei gruppi sociali di scarso ricorso c- la nuova urbanizzazione fatta a nord-est, del Carmelo-Vedado, sorta nel 1860 ed occupata in forma crescente dalla borghesia a fine del secolo. Questo processo di assestamento non è lineare, se non

Studio Infrastrutturale della città moderna, 1850

26


frammentario e coicidente con le contraddizioni e gli alto e bassi politici,sociali ed economici,che diventano più acuti a partire dal 1868. Nella prima metà del secolo si fanno forti investimenti nelle residenze individuali – Palacio Aldama ne è un esempio rappresentativo – fino alla breve crisi economica del 1857. Altro fattore importante che influisce nella dispersione dell’abitato è lo sviluppo dei trasporti: a partire dal 1860 esiste un servizio di ferrovia urbana – e tranvie atrazione animale – che connette il centro con i quartieri periferici; a partire dal 1863, la linea ferroviaria arriva a Marianao e al Vedado. Alla fine del secolo La Havana, con 250000 abitanti ha cambiato volto rispetto al carattere dominante del nucleo antico di appena un secolo primo: si può già parlare di una Avana moderna di fronte a quella antica, con una strutturazione antica complessa formata per poli funzionali specializzati, vincolati dentro un sistema viario basico, che perdura fino ai giorni nostri.

L’AVANA MODERNA: LA PARTICOLARITA’ AMBIENTALE DELLE FUNZIONI SOCIALI la fisionomia della città coloniale cambia rapidamente nel XIX secolo. I blocchi massicci e compatti, che formavano le mura continue di conventi e abitazioni,imballando le strette vie imposte dalla Leyes de Indias, sono soppiantate dalla trama semitrasparente di inferiate e porticati che definiscono i percorsi urbani. La città costruita nel XIX secolo mantiene una coerenza unitaria che non si avrà nel XX secolo,quando la città a valore d’uso cederà prima all’espressione città con valore di cambio, creata dalla speculazione edilizia. La cultura architettonica si uniforma nel XX secolo, a tutti i livelli progettuali e costruttivi, fino alla fusione con la tradizione popolare: la persistenza di capitelli, dentature e colonne, elementi modulatori della forma urbana, diventa visibile tanto nei palazzi realizzati con un canone stilistico europeo, come nei liberi investimenti dei costruttori anonimi, contenuti nelle modeste abitazioni che sorgono lungo gli assi viari. Si può parlare di un linguaggio dalla valenza universale, adoperato per la sua efficienza stilistica e funzionale, fino al punto di attenuare l’individualità espressiva dei palazzi e degli edifici pubblici. L’importanza del carattere unitario degli elementi architettonici a scala urbana, si osserva sia nell’omogeneità stilistica raggiunta nelle abitazioni delle diverse classi sociali, ma anche in quella tra gli edifici contenenti diverse funzioni. All’Avana, l’attività produttiva basica si trova nella città. Ed esempio la Fabbrica del Tabacco forma parte delle strutture monumentali del centro, in prossimità di palazzi ed edifici pubblici ed è trattata stilisticamente con il solito linguaggio architettonico. Con il solito linguaggio formale si incontrano anche i mercati – simbolo dello sviluppo commerciale – e le carceri, valorizzate come presenza ammonitrice nella vita quotidiana dei creoli. La caratterizzazione funzionale della città durante il XIX secolo fu fondata sull’accentuazione delle strutture di partecipazione sociale, contrapponendosi alla tendenza inversa dominante – il primato della vita individuale – nel recinto murato. L’aumento accelerato della popolazione e l’incremento degli strati sociali intermedi esigono spazi di uso collettivo: il nucleo familiare verrà sostituito da un gruppo professionale, sociale o nazionale, fondendosi a fine del secolo nei club sociali o nei centri culturali comunitari. La città resta carente di strutture ricreative e di aree verdi fino alla creazione dei viali alberati – Prado, Isabel II, Tacòn – che si convertono in poli di attrazione delle infrastrutture ricreative e promotrici della vita sociale. Sebbene la Manzana de Gomez, ubicata nell’attuale Parque Central, costituisce l’intento di cre-

27


are un centro commerciale e sociale nello stile delle gallerie coperte europee, tanto di moda in quegli anni – la Galleria Vittorio Emanuele di Milano ad esempio – non si può parlare tuttavia di espansione del commercio oltre le mura: fino al XX secolo le lucenti e nuovissime vie non formano parte del centro del commercio della città; fino ad allora le attività commerciali basiche, maggiori o minori, continueranno ad identificarsi con le vie tradizionali della parte antica della città, che si prolungano fino al reparto delle mura lungo Obispo e O’Reilly. La città, alla fine del XIX secolo si riassume in quattro componenti strutturali basiche: 1- il nucleo antico densificato per la crescita e l’intensificazione delle attività commerciali; 2- la città nuova sviluppatasi lungo le direttrici viarie – Prado, Reina, Infanta, Bellascoain, Galliano - composta da una maglia di abitazioni compatte; 3- l’espansione lineare degli assi di comunicazione delle due ramificazioni: l’insediamento proletario lungo le strade di Monte e Cristina e le abitazioni borghesi della strada del Cerro; 4- la parcellizzazione del Vedado, zona progressivamente occupata dalle residenze delle famiglie agiate, progettato secondo una tipologia urbanistica e architettonica a scala differente rispetto al nucleo centrale, base strutturale dello sviluppo urbano privilegiato della città nel XX secolo.

LA SEGREGAZIONE SOCIALE NELLA FORMA URBANA L’espansione demografica, avvenuta all’Avana nelle prime tre decadi di questo secolo, corre parallela all’urbanizzazione estensiva,che disgrega sul territorio la compattezza originaria,nel seguente processo: 1- la compattazione del nucleo centrale della città, fino ad Infanta, coprendo la totalità del litorale; 2- la lenta occupazione della parte del Vedado-Carmelo, tra Almendares e Infanta; 3- la formazione frammentaria di reparti lungo le vie carrabili di Bejucal,Jesùs del Monte,Guines,Cerro... 4la localizzazione periferica delle urbanizzazioni suburbane esclusive. Alla fine del XIX secolo si stavano sviluppando queste linee d’espansione quando la borghesia inizia l’occupazione del Vedado e del Cerro. In questo caso non si trattava della perdita della centralità urbana da parte della classe dominante, le nuove residenze avevano il carattere di case estive, equilibrando la compattazione e la successiva insalubrità del centro con l’ambito semirurale dei sobborghi. I trasporti costituiranno un fattore limitante nell’espansione della città, dovuto alla lentezza – predominava la trazione animale nella ferrovia urbana – e lo stato precario delle vie di comunicazione. A partire dal XX secolo, ricchi commercianti e terra-tenenti, tentano di accludere la qualificazione monumentale del centro, costruendo le nuove residenze all’interno dei limiti della zona urbanizzata del secolo anteriore. Nel ring – avenida de las Misiones -, sopra i viali principali – Prado, Reina, Malecon – sorgono le ultime grandi residenze centriche, costruite seguendo il linguaggio dell’eclettismo di ispirazione europea, in contrasto con l’omogeneità urbanistica della tradizione coloniale spagnola. La storia sociale e tipologica dell’ambiente avanero, è leggibile attraverso la suddivisione territoriale portata avanti dalle imprese di urbanizzazione, i grandi proprietari terrieri e la frammentazione individuale e spontanea degli interstizi marginali. La carenza nella città di piani direttori e le scarse

28


regolamentazioni municipali hanno permesso che a dominare fossero gli interessi della azioni speculative di politici e proprietari, in concordanza con la disponibilità economica degli abitanti che chiedevano di spostarsi nelle nuove zone d’espansione. Mentre nel periodo coloniale le norme edilizie tendevano a controllare la coesione del nucleo urbano – unità dei tracciati viari, dell’occupazione del territorio e degli elementi architettonici -, a partire dal 1910, 1920 si può parlare della scomparsa del potere municipale come elemento difensore, protettore degli interessi della comunità urbana di fronte all’arbitrarietà degli speculatori. Da qui l’irrazionalità e il disordine che imperano nella città in questo secolo, con da una parte i reparti “illeciti”, situati in zone prive di infrastrutture tecniche e assegnati in lotti legalizzati tramite licenza di urbanizzazione venduta al miglior offerente, e dall’altra parte i servizi pubblici, prolungati fino all’ambito rurale per valorizzare le parcelle dello speculatore. Logicamente, la borghesia, seppe arricchirsi dalla lezione del primo nucleo urbano, dove i lineamenti esageratamente generalizzati dei regolamenti permise una frammentazione territoriale che porto intrinsecamente alla rapida occupazione della zona da parte di gruppi sociali di scarso ricorso. Prima del rapido deterioramento della zona centrale dell’Havana, l’aristocrazia tradizionale e l’alta borghesia migrano verso il Vedado, esempio di un’urbanizzazione coerente con un ordine viario gerarchizzato e norme ristrette sulla divisione degli isolati. Durante le prime decadi di questo secolo, nel periodo della Prima Guerra Mondiale, il repentino arricchimento dei magnate dello zucchero – è il periodo delle “vacas gordas” - permette la costruire di gigantesche dimore, dove proliferano tutte le varianti dell’eclettismo europeo e nordamericano, questo ultimo rivitalizzato dopo il trionfo ottenuto dal classicismo all’Esposizione di Chicago. Gli intenti di conservare una stretta segregazione sociale e architettonica nel Vedado non riescono pienamente, coincidendo lussuosi palazzi con precarie abitazioni in legno. Si rendono necessarie nuove zone d’espansione, utilizzando le alternative possibili, sopra territori non contaminati da altre classi sociali e di valore paesaggistico – come già erano le aree alte di accesso alla

Calle Linea,Vedado

Abitazione borghese, Miramar

Ponte sul rio Almendares, 1899

Tranvia nel Vedado

29


città lungo le vie carrabili di comunicazione – seguendo le direttrici costiere, da est a ovest, assi fondamentali, nel XX secolo, degli insediamenti borghesi. Gli interessi contrapposti dei grandi proprietari – Josè Lopèz Rodriguez, Ramon Mendoza, Kohly, promotori dell’urbanizzazione di Miramar e della zona alta di Marianao; Dionisio Velasco y Sarrà, proprietario di terreni situati nella zona est della baia – fanno pressione sullo stato al fine di ottenere le infrastrutture necessarie per superare gli ostacoli naturali che limitano l’espansione della città: l’entrata della baia e il fiume Almendares. Il primato della costruzione di ponti sopra l’Almendares – il ponte di calle 23 e della Quinta Avenida, costruita tra il 1910 e il 1920 - produce una rapida espansione verso ovest che già nel 1916 arriva fino alle nuove zone di Playa de Marianao,dove si instaurano le nuove residenze borghesi, e nella cui immediatezza si realizza il Country Club Park , (oggi Escuelas Nacionales de Artes) centro esclusivo dove la trama urbana anglosassone di Miramar viene sostituita dallo schema urbanistico romantico del tracciato sinuoso, reso popolare dalla città-giardino di Riverside, a Chicago. La tipologia architettonica che caratterizza i sobborghi borghesi dei primi decenni del secolo non mantengono relazione alcuna con l’unità stilistica conservata lungo il XIX secolo; l’omogeneità urbana cede di fronte all’esteriorizzazione individuale, la rappresentazione dello status sociale ed economico, l’appropriazione di sestemi di valori culturali esterni – europei e nordamericani –

Insediamento industriale, Miramar

30


per inventarsi accelleratamente una tradizione, un passato fittizio: lo pseudo palazzo francese, arredato con oggetti artistici, della contessa de Revilla Camargo, è un prototipo esemplare della frivolezza culturale della borghesia commerciale e dello zucchero, che nega l’autentica cultura ispano-cubana del XIX secolo per dirigersi verso un falso marchio ambientale “estetico” copiato dall’aristocrazia francese. La piccola borghesia arriverà a posteriore dei modelli stabiliti dall’alta borghesia, estendendosi dal centro della città fino ai nuovi reparti nel sud-ovest, creati per la maggior parte tra il 1900 e il 1920: Luyanò, Batista, Santos Suàrez, Vibora, Lawton, Acosta, Buenavista. La direzionalità del reticolo di ogni reparto è condizionata dalle strutture viarie preesistenti e dalla topografia accidentata che conferisce a questa Lavori di costruzione della rete fognaria, quartiere popolare del C zona della città la forma di una scacchiera irregolare che contrasta con la stretta geometria dell’asse Vedado-Miramar. La crescente densità abitativa del centro della città è la risposta urbana all’aumento demografico, trovandosi qui tanto la piccola borghesia commerciale di origine spagnola, così come il nascente proletariato urbano, mescolato con i migranti delle zone rurali. Mentre certe zone dell’Havana Vieja e il centro mantengono una qualificazione architettonica – per opera dei costruttori catalani che applicano gli elementi stilistici del modernismo nel trattamento cosmetico delle facciate – nella linea di abitazioni unifamiliari coesionate dalla trama appare, prodotto della speculazione dei terreni e del suo valore crescente nel centro, i primi edifici di appartartamenti ubicati nelle zone limitrofe, tra Vedado e Centro Havana. Tuttavia nella zona centrica si incominciano ad avere nuclei di deterioro, al convertire dei vecchi edifici in quartieri e aree edificabili. Una eccessiva densità della popolazione (500/700 abitanti per ettaro), alloggiata in “viviendas” in cattivo stato, in condizioni insalubri, distribuite in prossimità dei moli e dei primi insediamenti industriali nel fondo della baia, porta alla formazione dei quartieri di Tallapiedra, Jesus Maria e l’estesa superficie tra le vie del Monte, Reina e San Lazzaro: i quartieri di Colon, Pueblo Nuevo,Cayo Hueso. Dall’altra parte la presenza delle cittadelle precarie (nel decennio tra il 1920 e il 1930 si calcola che vi albergasse una popolazione di 100.000 persone) situate negli interstizi centrici che occupano lo spazio libero tra le urbanizzazioni, allarmano molto gli urbanisti dell’epoca, che lavorarono alla promulgazione della “Ley de Casas Baratas”, normativa sulle abitazione economichepopolari, cercando di risolvere con l’aiuto dello Stato per risolvere le contraddizioni interne alla

31


città: i poteri pubblici concentrano la loro attenzione sulla configurazione monumentale della città, alieni alla pressione quotidianamente esercitata dal proletariato che vive nella “città inesistente”.

I SIMBOLI DEL POTERE POLITICO ED ECONOMICO BORGHESE

La Sostituzione del Governo Coloniale Spagnolo da parte delle istituzioni della giovane Repubblica porta al femoneno di sostituzione dei simboli urbani preesistenti nuovi, in grado di rappresentare la struttura funzionale del nuovo Stato, una volta superata la tappa intermedia degli interventi nordamericani. Gli edifici pubblici situati nella Habana Vieja, nucleo storico della città, mantengono il loro uso durante la Repubblica, ospitando attività secondarie, già che circoscritti dalla struttura urbana obsoleta non potevano esteriorizzare in termini monumentali i nuovi valori repubblicani. La storia degli edifici pubblici avaneri è la concretizzazione dei gesti grandiosi dei presidenti e dei dittatori cubani, che erigono simboli fittizi di istituzioni dello stato, negate dallo stesso sistema politico imperante, nella ricerca di una immortalizzazione costruttiva la cui essenza si sintetizza nella trilogia asfalto-cemento-paura: Machado termina il Capitolio, panteon commemorativo di un potere legislativo inadatto e inefficace; Batista costruisce il monumentale Palacio de Justicia in un periodo nel quale non esiste rispetto alcuno per le leggi. Questi edifici rispondono ai canoni stilistici vigenti all’epoca della loro costruzione: per Josè Miguel Gòmez, il modello da seguire per la costruzione del Palacio Presidencial è l’ecclettismo medioeuropeo del Reichstag della pedante e aggressiva borghesia tedesca; per Gerardo Machado, il canone proviene da Washington, per costruire un ennesimo Capidoglio – ripetuto fino a stancare nelle capitali dell’America Latina – in competizione dimensionale con il prototipo nordamericano; per Fulgencio Batista, c’è già l’egemonia del classicomoderno, sorto negli anni ‘30 con il fascismo europeo. Anteriormente al Plan Director de La Habana, redatto da Forestier, a pesare sull’esistenza di progetti realizzati da urbanisti cubani – Raul Otero, Camilo Garcia de Castro, Enrique J. Mountoulieu – non si materializza alcuna Costruzione del Capitolio

32


proposta urbana globale che vincoli al suo interno le costruzioni monumentali. L’unico tentativo coerente di sviluppare un continuo simbolico si porta a termine lungo il Prado e nei terreni liberi del ring, campo competitivo tra le istituzioni pubbliche e le comunità socioeconomiche, nazionali e internazionali.A base delll’auspicio del presidente Josè Miguel Gòmez, nei terreni della stazione ferroviaria di Villanueva, si inizia a erigere il Palacio Presidencial, demolito dal presidente Menocal, che decide di collocare qui il Capitolio Nacional, terminato nel 1929 dal governo di Machado. Finanziato dalla Chase Bank, con un investimento di 20 milioni di dollari, la sua cupola si convertì nel simbolo onnipresente a scala urbana, trasformandosi in una componente essenziale del profilo della città, assieme alla cupola minore del Palacio Presidencial, nell’estremo nord del ring. Tra questi due poli rappresentativi degli ipotetici poteri esercitati dallo stato esecutivo e legislativo – trovano ubicazione diversi edifici pubblici – el Istituto de Segunda Ensenanza – e lungo il Prado si costruiscono, con un eclettismo aggressivo, il Centro Gallego, il Centro de Dipendientes, il Casino Espanol..., espressione della persistenza del potere economico dei peninsulari, ora marginali nel potere politico. Questo centro politico-amministrativo perdura fino agli anni ‘50 come asse direttore, generatore delle attività commmerciali, bancarie, finanziarie, turistiche e culturali, organizzate in una struttura continua multidirezionale con diverse accentuazioni focali. Il limite della città sopra la baia è caratterizzato dalle costruzioni del Docks e dai magazzini vincolati agli elementi circolatori – la Estacion Terminale de trenes – e commerciali – la Lonja del Comercio e la Aduana -. all’interno della fascia costiera, il nucleo urbano coloniale si trasforma – come disse Joaquin Rallo – in una piccola Wall Street, sotto la pressione del circolo rinnovato delle attività finanziarie e commerciali con gli Stati Uniti: Palazzo Bacardi

33


qui si installano le banche, le compagnie d’assicurazione, nelle vie di maggior movimento mercantile: Obispo, O’Reilly, Muralla, Teniente Rey, Cuba... l’espansione del commercio e la sua importanza a scala metropolitana, provocano la moltiplicazionne dei negozi a ovest dell’asse costituito dal Prado con calle Nettuno, San Raffael e il circuito dei viali porticati – Monte, Reina, Galliano, Belascoain – la cui orizzontalità è bruscamente interrotta dai primi grattacieli, imitazione qualificata dei modelli newyorkesi, artisticamente adattati al processo di abbellimento urbano per mezzo degli stili dominanti: il plateresco nella Compania Cubana de Telefonos e l’art-decò nel Palacio Bacardi del 1925. risulta evidente come il congiunto monumentale tende a vincolare le zone d’espansione dell’ambiente borghese, abandonando a se stesse le restanti aree della città. È una coincidenza funzionale e simbolica, che nel tempo sarà appoggiata per l’assenza dei servizi che genererà iniziativa privata, esiste un asse virtuale da ovest costituito da alcuni fuochi essenziali: il Capitolio, il complesso Università-Ospedale Calixto garcia e il quartiere Columbia, a Marianao, nelle cui vicinanze si costruisce il Colegio de Belen, centro docente esclusivo dell’alta borghesia. Un altro asse sorto nello stesso periodo, si identifica con le attività turistiche ricreative della classe dominante e dei visitatori nordamericani, originato dal Prado con fuochi intermedi ubicati nel Vedado – Hotel Nacional e Hotel Presidente -, culmina in una serie di club ubicati nella Playa de Marianao. Parallelamente agli scarsi complessi statali, diretti più verso una simbolizzazione del supposto prestigio nazionale autorizzato dai monumenti, che a una autentica funzionalità sociale, l’iniziativa privata prende nelle sue mani lo sviluppo delle infrastrutture basiche che la comunità esige, tendenti però a soddisfare le necessità di gruppi sociali ristretti: si crea dentro la citta un’organizzazione funzionale compartimentale, particolarmente complessa, che non fa coincidere l’organizzazione dei gruppi sociali con l’apparizione immediata dei servizi nelle zone circostanti. Mentre il commercio, le scuole private e le chiese, si localizzano nei nuovi reparti, i centri di ricreazione esclusiva polarizzati nella Playa de Marianao e i centri assistenziali – la Purisima, la Benefica e la Cavadonga -, che occupano una grande estensione territoriale nelle vie del Cerro e Jesus del Monte, condizionano una specializzazione dei settori urbani al servizio della borghesia, emarginando in altre zone d’espansione le attività produttive – industria e artigianato – attorno alle quali si insedia il proletariato. La città compatta e coerente della colonia è rimpiazzata dalla città frammenta-

Vedado,Vista sull’Hotel Nacional

34


ta e contraddittoria che esprime gli acuti conflitti economici e sociali del XX secolo.

IL REGNO DEGLI SPECULATORI La pressione demografica e la carenza di abitazioni danno l’impulso all’iniziativa privata per investire capitale nelle costruzioni, processo che avanza il suo massimo sviluppo a partire dalla promulgazione della Ley de la Propriedad Horizontal del 1952, strumento promotore degli investimenti nelle costruzioni a fine speculativo. A partire dal 1953, l’ascesa globale delle costruzioni, in termini di unità costruite, significò un aumento del 44% rispetto al 1946. tra il 1953 e il 1958 l’investimento nelle costruzioni arriva a 436 milioni di Pesos, quantità che costituisce il 60% del totale di 779 milioni investiti tra il 1941 e il ‘58. il maggior volume di questo investimento si concentra nella provincia dell’Avana. In effetti tra il 1954 e il 1958, il 75% del valore delle costruzioni si canalizza in questa provincia, che rappresenta più di due terzi delle unità costruite ogni anno durante il periodo considerato. L’incidenza di questo processo nella struttura urbana è il seguente: 1- compattazione delle abitazioni nel centro della città dovuto all’aumento del costo dei terreni: una quantità esorbitante di edifici d’appartamenti per la media e alta borghesia, che intraprende un processo di riappropriazione della centralità urbana; 2- progressiva occupazione dei terreni esclusivi dell’alta borghesia – Vedado e Miramar – con gli edifici di appartamenti, di 3 o 4 piani, e con abitazioni individuali della media borghesia; 3- creazione di nuovi reparti per i diversi livelli della borghesia in tutte le zone lottizzabili della città, il cui alienamento dal centro corrisponde al carattere esclusivo del reparto – Biltmore, La Coronela, verso ovest e l’Havana delll’est, Alamar, verso est – o il costo ridotto dei terreni, che permetteva alla piccola borghesia l’accesso alle abitazioni individuali; 4insediamento spontaneo del proletariato nei deteriorati quartieri centrici o nelle zone industriali, senza partecipazione alcuna dello stato; 5- insediamenti dei quartieri marginali e dei sobborghi e negli interstizi creatisi tra i reparti esclusivi nella zona centrica: nel 1945 esistevano 13 quartieri di indigenti situati nel pieno centro della città – La Merced (Ermita de los Catalanos), La Timba (Paseo e Zapata). Una mistificazione ideologica tipica delle teorie urbanistiche borghesi del XX secolo è la supposta divergenza tra le proposizioni d’avanguardia, i piani regolatori ideali, la visione totalitaria della città e gli interessi economici degli speculatori e proprietari terrieri, appoggiati alla struttura legale dello stato. Ciò si può verificare nei piani direttori elaborati per la città in questi anni: in nessuno vengono toccati a fondo i problemi essenziali – segregazione funzionale e sociale, carenza di servizi sociali, deficienza delle infrastrutture tecniche – nascondendo, attraverso le organizzazioni speciali, quelli che sono gli interessi economici – interni e esterni - dei gruppi di potere. L’applicazione frammentaria di alcune indicazioni di Forestier e la messa in opera del piano di Sert, prima del Triunfo de la Revolucion, mostrano chiaramente l’identità tra l’azione statale e l’iniziativa privata, negandosi tutti gli investimenti senza un’immediata ammortizzazione. Ciò è visibile in due proposte contemporanee: la costruzione della Plaza Civica e la preservazione di un’estesa superficie territoriale per il Parque Metropolitano, coincidenti nel progetto originario di Forestier. La pressione degli speculatori impedisce l’espropriazione dei terreni liberi situati lungo il rio Almendares e il viale de Rancho Boyeros, dovuto alla sua posizione privilegiata e insediano reparti

35


di lusso nelle sinuosità altimetriche del fiume e aggregati commerciali e amministrativi nelle vicinanze della Plaza Civica. A contare dalle campagne di stampa realizzate da architetti e urbanisti al fine di salvaguardare i valori paesaggistici del rio Almendares, nel 1941, pochi anni dopo l’inaugurazione del Bosque de La Habana, 1937, si considerava già inesistente come struttura verde. Tuttavia le sfere ufficiali non pongono ostacoli alla costruzione di agglomerati di edifici pubblici nella Plaza Civica già che ciò implicava la valorizzazione dei terreni situati lungo il nuovo asse direttore, da l’avenida de los Presidentes e Carlo III fino alla Cuidad Deportiva. A partire dalla decade degli anni ‘50 esiste a Cuba una presa di coscienza urbanistica, originata dall’azione polemica di studenti e giovani architetti, che vogliono esporre le loro aggressive critiche nei confronti delle iniziative statali e della speculazione urbana, per mezzo della rivista Espacio, organo degli studenti della Esquela de Arquitectura. In definitiva, risultano esteriorizzazioni isolate di fronte all’elaborazione teorica sorta in quegli anni, che non si allontana dai postulati della Carta di Atene. Mentre Martinez Inclan, nella sua Carta de La Habana, esprime le conseguenze dell’inesistenza di una pianificazione urbana (la cui obbligatorietà configurava nella costituzione promulgata nel 1940) – l’ubicazione delle residenze di lusso nelle zone paesigisticamente privilegiate, la crescita dei sobborghi dormitorio, la carenza di residenze economiche, il deterioro delle zone industriali, le dimensioni sproporzionate della città -, la propaganda ufficiale del Collegio Nazionale degli Architetti ebbe enfasi nella pianificazione integrale, intesa come valorizzazione ambientale in funzione del turismo internazionale. L’impulso del boom economico di quegli anni e la crescita della città fanno si che nel 1955 venga creata la Giunta Nazionale di pianificazione (Junta Nacional de Pianificacion) e che si inizi lo studio del Piano Nazionale, Plan Nacional, fondato nell’inserimento di Cuba nel sistema Caraibi; Jardin del Caribe, centro di gravità geografica e strategica, vertice del triangolo JucatanCuba-Florida. Si iniziano gli studi di centri turistici a scala regionale, con i piani direttori di Isla de Pinos,Varadero e Trinidad. L’Avana costituisce il polo essenziale del sistema turistico e i pianificatori si propongono di convertirla nella capitale tropicale del tempo libero. L’iniziativa privata apre un nuovo ciclo di investimenti massivi ribaltando così lo sviluppo delle urbanizzazioni esclusive: l’inserimento nella fascia costiera di clubs e hotel – in previsione dell’arrivo il larga scala di nordamericani – la costruzione di porti e canali all’Avana e Varadero, così come di cottages e nei residenciales – la realizzazione di una moderna struttura alberghiera – HavanaHilton, Capri, Riviera,Vedado, Comodoro... - al servizio delle esigenze del turista americano: equipaggiati con cabarette, casinò, centri commerciali. Il governo di Batista patrocina queste iniziative mettendo a disposizione degli investitori i terreni liberi di proprietà statale, ipotecando le componenti paesaggistiche, facendo si che i servizi basici, della città restino concentrati nelle zone privilegiate. Ad esempio l’acquedotto è obsoleto e insufficiente nel nucleo urbano dove si concentra la maggior densità della popolazione, ma non mancherà l’acqua alle zone residenziali; le strade e i tunnel (sotto l’Almendares e la baia) permetteranno la rapida circolazione veicolare dalle zone periferiche dei nuovi insediamenti aristocratici alla città in gestazione.

36


Cartello pubblicitĂ nuova linea aerea Avana-Miami

37


Calle Anima, entre Escobar y Lealtad, centro Habana


L’Avana oggi

il ruolo dell’Oficina del Historiador de la ciudad de La Habana

Ad oggi, alta densità della popolazione unitamente all’alta incidenza degli agenti atmosferici, hanno causato l’alto livello di degrado di gran parte del patrimonio architettonico, storico e non, della città. Gli edifici sono spesso fatiscenti, con un deficit sia qualitativo che quantitativo dei servizi. La continua crescita dei nuclei familiari, che tendono, per ragioni economiche, a non dividersi, ma restare accorpati, fa si che, in quartieri dove la densità della popolazione arriva a livelli altissimi - come nell’Avana Vecchia (600 abitanti per ettaro)o nel Centro Avana - il problema della sicurezza degli edifici sia uno dei problemi principali. Molto spesso gli edifici con gravi problematiche strutturali ed il rischio di crollo, sono comunque densamente abitati per necessità, a anche per volontà degli abitanti che semplicemente non vogliono lasciare la propria casa. La “Oficina del Historiador de la ciudad de La Habana” è l’ente istituzionale che si occupa della riabilitazione del nucleo storico dell Habana Vieja e del Malecon Tradicional (Inversiones Malecon), con la volontà continua di allargare il suo raggio d’azione verso le parti contigue della città. Questa organizzazione si avvale di un regime amministrativo speciale che la autorizza a conoscere, decidere e controllare tutto ciò che riguarda le residenze, i bene di proprietà statale e l’uso del suolo. La sua struttura garantisce il ciclo completo del recupero patrimoniale, basandosi su questi principi: 1- riabilitazione integrale del patrimonio ereditato, attraverso piani urbani e sociali che conciclino la conservazione dei valori culturali con lo sviluppo socio economico del centro storico; 2- promuovere la cultura cubana , valorizzando le culture provenienti da altre nazionalità presenti nello sviluppo storico del paese, attraverso un’intensa programmazione culturale e pubblicitaria. 3- divulgare i valori patrimoniali del territorio e i progetti di riabilitazione allo scopo di educare e sensibilizzare la popolazione e avvicinare nuove collaborazioni nazionali e non. 4- mantenere il carattere residenziale del centro storico seguendo parametri adeguati di abitabilità e qualità della vita, educando l’abitante ad eseguire direttamente interventi di restauro; 5dotare il territorio delle infrastrutture e dei servizi adeguati alle attuali necessità, stimolando l’attività locale per sviluppare l’autofinanziamento; 6assicurare progetti sociali diretti a gruppi vulnerabili: bambini, donne, anziani e disabili, e nei quartieri considerati di secondo ordine;

39


Per comprendere la capacità di successo di questo ente governativo che si occupa quindi sia dello sviluppo sociale che del restauro ambientale ed architettonico delle aree patrimoniali più rilevanti dell’Avana, bisogna comprendere l’identità cubana, un popolo molto legato alle sue origini ed ai suoi rituali culturali; persone il grado di collaborare unite al perseguimento di obiettivi comuni, anche per ciò che riguarda il miglioramento delle qualità dell’abitato. Da qui l’importanza dello sviluppo sociale sostenibile, compatibile con lo sviluppo comunitario, dove il singolo individuo, educato al restauro, riveste un ruolo da protagonista nel mantenimento e recupero del patrimonio. La popolazione residente si trova spesso in condizioni di ristrettezze economiche ma nonostante ciò, per quanto le sia possibile, cerca di tenere al meglio le proprie abitazioni, con il poco che ha. Questo per la grande dignità di questo popolo che, nonostante le problematiche che si trova ad affrontare quotidianamente, ha una grandissima forza di volontà ed una grandissima dignità umana. Come si accennava in precedenza, i nuclei famigliari in continua crescita Bambina nel terrazzo di una barbacoa, calle Lealtad, Centro Habana causano il sovraffollamento di edifici e nel tempo hanno portato alla formazione di quel fenomeno architettonico, tipico della città dell’Avana, che prende il nome di barbacoas: gli edifici storici, che con la rivoluzione sono stati occupati dal popolo, con il passare del tempo hanno visto una sempre maggiore parcellizzazione degli ambienti interni, proporzionale alla crescita delle famiglie e quindi dei residenti. Questo fenomeno ha portato a sua volta alla formazione dello “cittadelle”, quando le barbacoas occupano interamente un edificio. Questa situazione è dilagante in tutto il territorio de la Habana Vieja, del Malecon e del Centro Habana. Quartiere, quest’ultimo, prettamente popolare che ancora oggi purtroppo non vede in atto un intervento di restauro massiccio, che meriterebbe visto che ospita al suo interno una grandissima quantità di edifici, di diversi periodi storici degni assolutamente di attenzione per la loro rilevanza architettonica. Il problema della sicurezza di questi edifici vede spesso l’Oficina del Historiador costretta a sfrattare i residenti, offrirgli una nuova abitazione. Il problema sta nell’appartenenza al luogo degli abitanti che strappati dai loro quartieri si trovano spesso privati della propria identità nonostante le nuove soluzioni abitative offerte dall’ente governativo siano migliori dal punto di vista qualitativo. Questa problematica si lega indissolubilmente ad un’altra: purtroppo nonostante l’impegno costante dell’Oficina ed il suo regime amministrativo autonomo, i problemi legati alla carenza di fondi economici,nazionali ed internazionali, soprattutto in questo periodo di crisi mondiale che causa l’aumento continuo dei prezzi, ed al continuo cambiare le carte in tavola in una situazione di necessità continua dilagante ed estesa; ciò fa si che dopo lo sfratto degli abitanti, i lavori di restauro subiscano dei blocchi a causa appunto della mancanza di fondi per cui gli edifici vengono nuovamente occupati, in condizioni sempre più precarie, cambiando di continuo le carte in tavola e rendendo ancora più complicato il processo di recupero. In sintesi, la mole di lavoro dell’Oficina del Historiador è veramente esorbitante, trovandosi questa ad interagire con un ambiente urbano vastissimo e molto degradato. Il metodo di intervento di questa, in quella che oggi più considerarsi ancora una fase iniziale del lavoro di recupero, è quella di riabili-

40


tare per prime quelle parti del patrimonio architettonico in grado di essere fonte di ingresso di capitale, da reinvestire nuovamenteper portare avanti con continuità il progetto di recupero nella sua totalità. Alberghi, ristoranti, musei e tutti quei luoghi di interesse turistico che possano favorire due cose principalmente: al turismo, prima fonte di ingresso di capitale del paese, di continuare a svilupparsi nella città con infrastrutture e servizi sempre migliori, al fine ultimo di procurarsi fondi per riabilitare integralmente il patrimonio della città permettendo così anche agli abitanti di godere di un ambiente urbano ed abitazionale migliorato. Ad oggi si può dire che l’Avana Vecchia, almeno dal punto di vista turistico, sia stata riabilitata con successo. Le attenzioni quindi si stanno proprio in questi anni spostando verso il recupero del Malecon Tradicional, simbolo indiscusso della città, che necessità di un recupero immediato causa l’alto livelli di degrado Vista delle coperture del Vedado causato principalmente dall’azione del mare. La cooperazione internazionale riveste un ruolo di primaria importanza nel processo riabilitativo urbano condotto dall’Oficina, costituendo i fondi internazionali, un importante ingresso di capitale.

Aguasero Tropical nel Centro Habana

41



L’OPERA DELL’OFICINA DEL HISTORIADOR Documentazione fotografica


Plaza Vieja


Palacio Amargura


Dipartimento di Architettura Patrimoniali, San Inazio


Palacio Amargura


Plaza Vieja



Cafe Neruda, Malecon Tradicional


Ristorante La Abadia, Malecon tradicional


52


53


54


55


56


57


58


59


60


61


62


63



LA DECADENZA DEL CENTRO AVANA Documentazione fotografica Aprile 2012-aprile 2013































Il Malecon Tradicional Il Malecon Tradicional dell’Avana ai tempi della formazione della città aveva una funzione totalmente differente da quella di “terrazza sul mare” che ha avuto lungo i secoli successivi. L’area di litorale era occupata in origine da una fitta vegetazione tropicale, che ha avuto per secoli la funzione difensiva dagli attacchi provenienti dal mare. La zona prendeva il nome di “Monte Vedado” che esplicita la sua caratteristica di impenetrabilità, ed era esterna al nucleo murato della città. È dalla metà del XVIII che, con le esigenze nuove esigenze, questa parte di costa perde la funzione difensiva averne una nuova, che si protrarrà immutata fino ad oggi: quella di terrazza sul mare, di immensa passeggiata, luogo per eccellenza del tempo libero e dello svago. È a partire dal 1830 che inizia la vera e propria trasformazione in quello che è il Malecon come lo conosciamo ai giorni nostri. In una prima fase vengono costruiti qui numerosi stabilimenti balneari, i “Banos de mar”, costituiti da delle edificicazioni spesso in legno e dalle fasche che venivano scavate nella roccia, la cui funzione era quella di piscine naturali dove, ieri come oggi, gli avaneri si rinfrescavano nel periodo estivo. A quei tempi però il malecon non aveva ancora l’aspetto con il quale lo conosciamo oggi, il famoso muro di contenimento che lo caratterizza oggi e che viene paragonato ad una enorme panchina per tutte le genti, allora non era ancora stato costruito. Nonostante già si sentisse la necessità di realizzare

Bagni, 1850

Le vasche dei bagni del 1800 ai giorni nostri

95


Lavori di costruzione del muraglione

una passeggiata costiera, la costruzione dell’attuale Malecón Tradicional, inizia nella prima metà del XX secolo, e si sviluppa progressivamente nelle successive fasi storiche e politiche successive dell’Avana. Con la firma del Trattato di Pace di Parigi, nel gennaio del 1899 iniziò ufficialmente il primo governo militare nordamericano a Cuba, fatto che implicò significative trasformazioni nella vecchia struttura della società cubana. Uno degli aspetti di questa politica era volto a sviluppare un piano generale di igienizzazione e modernizzazione della città, tramite la costruzione di nuovi edifici pubblici e passeggiate, la pavimentazione delle strade, la realizzazione di efficienti sistemi di raccolta di rifiuti, il miglioramento dell’illuminazione pubblica, etc. Da una parte, si pretendeva di guadagnare il favore e l’ammirazione dei cubani, dall’altra, invece, creare le condizioni favorevoli a garantire il successo di ulteriori investimenti capitalistici statunitensi. E’ quindi in questo contesto che si inserisce l’inizio della costruzione della passeggiata marittima conosciuta ufficialmente con il nome di Avenida Antonio Maceo, ma anche Avenida del Puerto. Sebbene il progetto originario realizzato dall’ingegnere cubano Francisco de Albera risalga al 1857, i lavori iniziarono solo nel 1901, quando l’ingegnere nordamericano Mead ed il suo aiutante Whitney cominciarono le prime opere costruttive che prevedono l’estensione della careggiata dal Castillo de la Punta a Calzada de Belascoaín. L’idea iniziale includeva anche luminarie ed alberature, ma questa venne rapidamente modificata dai due ingegneri nordamericani, che, per ovvie ragioni meteorologiche, ridussero il progetto ad un solido muro di contenimento capace di resistere all’azione del mare. Per eseguire i lavori sono stati collocati lungo la linea dove il muro sarebbe stato costruito, due file di pali in cemento armato in profusione ogni 2,50 metri e tra questi vennero disposti architravi di cemento armato. Il muro è stato eretto sulla base di grossi blocchi di cemento prefabbricati. Questi, con superficie di 20 metri quadrati e 2 metri di altezza, poggiano su un fondo preparato con una base di cemento armato. Nel frattempo, sempre nei primi anni del 1900, l’alta borghesia avanera cominciò a comprare i terreni adiacenti il Malecón e ad erigere li le proprie residenze di rappresen-

96


tanza, anche se inizialmente i palazzi avevano facciata verso la strada di San Lazzaro, via interna parallela al litorale, mentre il retro restava sul fronte al litorale. Il viale ha sempre rappresentato una via di transito rapida, un allaccio diretto tra la periferia e la città, eppure inizialmente trovava conclusione finiva in un ampio pergolato, dove si concentravano i cittadini per presenziare all’entrata delle barche, per dare il benvenuto a personalità illustri, per partecipare alla celebrazione di atti ufficiali, a competenze sportive e, soprattutto, alle feste del carnevale. Con l’arrivo delle automobili il pergolato scomparse, e, tra il 1902 e il 1919, si dette inizio alla costruzione del successivo tratto di muro. I lavori proseguirono fino alla torre di San Lazaro, di fronte al Parque Maceo. , nel settembre del 1919, durante un forte ciclone che attraversò L’Avana, il mare alzò di peso quel tratto di muro e gettò enormi pezzi di cemento a una certa distanza verso l’interno. Le inondazioni causarono ingenti danni che molti ingegneri attribuirono ad errori di costruzione del muro. I lavori ripresero, ma rimase alta la polemica riguardo alla realizzazione del tratto di muro di fronte alla cala: non a caso, questa parte rimase incompiuta fino al 1923. Dal 1921, il Malecón si è esteso fino al Monumento Maine, dove in quel momento si trovava la batteria di artiglieria di Santa Clara. Qui la costruzione ha incontrato un altro difficile ostacolo, dato dal fatto che la scogliera era fondamenta della batteria stessa. Pertanto si è reso necessario spostare il muro a circa 30 metri dalla battigia e riempire una vasta area di oltre 100 metri quadrati. A partire dal 1930, Carlos Miguel de Céspedes, detto “Dynamic”1, ministro dei lavori pubblici sotto il presidente Machado, diresse i lavori fino a Calle G, nominando il tratto come Avenida P. Durante le amministrazioni di Prio Carlos e Fulgencio Batista, dal 1948 al 1958, il Malecón è stato esteso fino a quella che è considerata la sua fine naturale, la foce del Río Almendares , nei pressi del Torreón de Santa Dorotea de la Luna de la Chorrera, fortezza costruita nel 1762 a guardia della foce del fiume. Quest’ultimo tratto è stato intitolato all’ufficiale Aguilera. Visto da un’altra prospettiva, il risultato è stato frutto dei lavori di tutti i governi che si sono succeduti nel periodo repubblicano. Secondo il pensiero del celebre filosofo Jorge Mañach2, il ruolo del Malecón nelle prime decadi repubblicane fu, nel suo insieme, quello di una bandiera unica di diverse frange sociali. Certamente, il muro ed il suo marciapiede rappresentano ancora oggi una regione decisamente democratica, un vero e proprio patrimonio dell’anonimato umile. Lo stesso Mañach scriveva:

piano della citta, 1875

97


Mareggiata, 1953

Saluto alle Barche Entranti, primo ‘900

98


Malecon Tradicional 1930

“Là di fronte stanno gli edifici tronfi dei ricchi, col barocco arbitro del suo profilo rotto e delle sue facciate velleitarie. Là stanno i portici dove i bambini grassi, che hanno grandi automobili vere e piccole automobili finte, giocano, noiosi gli uni con gli altri… I portici dove le signorine maritabili, mirando la lontananza del mare, espongono seduttivamente le loro calze colore carne. E quel marciapiede che porta a spasso le signore di società che stanno pian piano dimagrendo.” La passeggiata, conclude commoventemente Mañach, “se inclinará a los ricos, pero no se niega arbitrariamente al servicio de los pobres”. Gli edifici originari hanno subìto molti interventi da allora fino ad oggi, con trasformazioni tali da rendere difficile l’identificazione della distribuzione originaria degli spazi. Inoltre, dette trasformazioni spesso sono state effettuate al di fuori delle normative vigenti, con conseguente riduzione della superficie e dei requisiti minimi di salubrità, dalla ventilazione all’illuminazione, oltre che allo sfruttamento eccessivo degli impianti idraulici e elettrici. Già dal 1940, il celebre scrittore Alejo Carpentier, nel suo libro “Avana amore mio”, reclamava l’insufficiente attenzione al mantenimento del litorale costiero: “…si deve riconoscere che poco è stato fatto per migliorare il viale che gode della decorazione di tramonti unici al mondo… Gli edifici con fronte al mare soffrono silenziosi il passo implacabile del tempo e i danni causati dalla condizione aggressiva della zona, come il salnitro marino e le inondazioni del mare. Per decadi non hanno ricevuto la manutenzione richiesta, e questo ha condannato inevitabilmente gli splendidi edifici alla franca decadencia…” Tuttavia, a causa dell’ubicazione geografica, le se-

99


Pescatori nel Malecon


vere aggressioni climatiche, sono costanti ed hanno effetti deleteri. Negli ultimi anni, l’incidenza dei cicloni tropicali, tipici del periodo autunnale, e delle forti piogge tra dicembre e marzo, hanno dato luogo a importanti penetrazioni del mare, provocando, non solo la rovina di molti immobili, specialmente nei pianterreni, incluse scuole ed ospedali, ma anche la periodica evacuazione degli abitanti. Portando ad esempio il caso degli uragani Gustav ed Ike del 2008, nei soli territori del Centro Habana e del Malecón Tradicional, si contarono più di 111 crolli, 45 di essi totali, che pregiudicarono molte famiglie e causarono loro notevoli perdite. La situazione di rischio del Malecón si aggrava inoltre per le limitazioni delle regolamentazioni urbane in relazione a questi temi e, di conseguenza, per la costruzione inadeguata e abusiva di molti edifici. Un altro fattore di grande incidenza riguarda le infrastrutture, specialmente il sistema delle fognature che non contribuisce all’evacuazione delle acque, bensì ne facilita l’accumulo. D’altra parte, sebbene esistano numerosi studi tecnici che hanno proposto soluzioni orientate ad affrontare l’entrata del mare mediante elementi di contenimento nel bordo costiero, per diverse ragioni non è stato possibile arrivare ad un consenso sulla sua fattibilità da un punto di vista urbanistico, economico ed ambientale. Questa situazione obbliga ad una riflessione e ad un’analisi integrale del problema, in modo che i nuovi piani e le nuove norme riescano a mitigare le situazioni di disastro ed adattarsi adeguatamente alle necessità della vita contemporanea, specialmente quelle della popolazione residente. La sfida contro i cambiamenti climatici è importante, il prevedibile aumento del livello del mare nelle prossime decadi, lancia un segnale di allerta su un fatto che può moltiplicare la vulnerabilità locale.

Edificio delle Cariatidi

Edificio Sarrà

101



MALECON TRADICIONAL Indagine fotografica AGOSTO 2012


104


Agosto 2012

105


106


Agosto 2012

107


108


Agosto 2012

109


110


Agosto 2012

111


a panora

mic

pertura llo di co a dal live

cio SarrĂ

dell’Edifi


Le barbacoas Il periodo di forte crisi che il paese ha subìto tra il 1902 e il 1959, ha notevolmente caratterizzato lo sviluppo urbano della città dell’Avana. Nel contesto di modernizzazione igienista, generato dagli interessi statunitensi, sono sorti numerosi piani di miglioramento urbano. L’esempio più emblematico è espresso nel piano che il già citato Carlos Miguel de Céspedes, Ministro dei lavori pubblici del dittatore Machado, chiese di realizzare al paesaggista francese Jean-Claude Nicolas Forestier1.Con i suoi ampi viali e giardini,cercò,infatti,di dare una soluzione pratica al divario urbano della città antica, anche se questo avrebbe cambiato radicalmente la conformazione originale del centro storico. Per volere della storia, l’attuazione del piano regolatore Forestier coincise con il periodo di crisi a seguito della caduta del governo machadista nel 1933 e il progetto non fu portato a termine. In contrasto con la rapida evoluzione delle zone periferiche della città, il centro storico si trovava, negli anni Cinquanta, immerso in una sorta di letargo e non si evidenziarono sostanziali cambiamenti, se non nel caso di alcune demolizioni per creare viali più ampi. Parallelamente però, gli edifici vennero abbandonati ad un lento e inesorabile degrado e le successive suddivisioni dei palazzi coloniali in appartamenti o camere da affittare per le classi inferiori, hanno generato l’attuale conformazione urbana, sovraffollata e malsana. Ciò nonostante, l’aumento della popolazione si è relazionato anche alla disgregazione sociale, le classi popolari affermarono la loro presenza su un’area sempre più intensa. Nel tempo, il centro storico ha così cambiato aspetto: le famiglie con maggiore ricorso economico si sono spostate in quartieri più eleganti e sicuri nelle periferie, mentre nel centro l’aumento della densità demografica ha portato ad una sempre maggiore suddivisione interna dei palazzi, dando vita ad una nuova forma di spazio, dove le funzioni abitative si mescolano con quelle commerciali. Ciò ha inevitabilmente dato luogo ad un inesorabile deterioramento ambientale ed edilizio. Allo stesso tempo, per la sua strategica posizione, l’area centrale è anche lo scenario ideale per lo sviluppo di produzione economica informale, espressa in modo molto chiaro nel commercio di strada. Si è formato così un paradosso di questa complicata città, in cui la marginalità sociale è espressa dentro la centralità fisica del nucleo storico. La conformazione dell’ambiente abitativo, essendo forma di espressione della cultura sociale, ha seguito i cambiamenti della società, subendo un processo di costruzione permanente, che si è manifestato attraverso svariate trasformazioni. Molto interessante è notare come si sia marcata la differenza tra la produzione “formale” e “informale”.

113


Senza dubbio le distinte trasformazioni tipologiche, che hanno creato l’attuale profilo urbano, si sono realizzate nel passato; tuttavia per quanto riguarda le trasformazioni interne, si è verificato negli anni un processo di trasformazione a carico degli abitanti stessi. Per tale ragione risulta superficiale considerare irregolari o informali i cambiamenti nati dallo sforzo dei singoli per adattare gli spazi abitativi alle proprie esigenze reali, soprattutto considerando le scarse disponibilità economiche di questi. Da un altro punto di vista, questo cambiamento può essere inteso come la logica conseguenza del primitivo processo di speculazione edilizia e sfruttamento del suolo, al quale queste aree furono sottomesse per tutta la prima metà del XX secolo. Durante le prime due decadi del Novecento infatti, interi quartieri si sono connessi tra loro, dando forma ad una trama reticolare omogenea e continua da La Habana Vieja fino a El Vedado, formando un segmento urbano che oggi viene identificato come Centro Habana. Si tratta della zona Centro Avana della città dove si è maggiormente sviluppata questa trasformazione dei singoli ambienti degli ex palazzi signorili in barbacoas e dove si concentrano i problemi di sovraffollamento più critici. Uno dei problemi principali, come descritto dagli abitanti stessi del Centro Habana, è quello della riparazione delle abitazioni, le cui problematiche principali derivano dall’umidità, caratteristica intrinseca di questo ambiente, e dal livello di anzianità di questi edifici, molti dei quali nati dal processo di speculazione edilizia e quindi realizzati con materiali inappropriati. Questo processo di recupero del tessuto urbano, portato avanti singolarmente dagli abitanti stessi, risente della mancanza di risorse e di ricerche. Tuttavia, le case restano occupate, anche se le condizioni strutturali ed igieniche precarie, con carenza di servizi adeguati. La percentuale di appartamenti con gravi problemi costruttivi, in Centro Habana, è incredibilmente alta, si consideri che il 75% di tutte le case di questa zona sono cittadelle, cioè i palazzi signorili suddivisi internamente in barbacoas. Come già detto, attraverso il tempo e la storia, il palazzo di città, è stato decisamente modificato fino a diventare una casa multifamiliare e il cambiamento di destinazione d’uso è avvenuto simultaneamente alle trasformazioni strutturali degli edifici. Lo spazio di cui, in origine, usufruiva una sola famiglia benestante è diventato spazio comune destinato a più persone possibili ed è stato sempre più difficile creare ambienti separati e privati.

114


Inevitabilmente, la qualità è stata scambiata per la quantità, con un effetto negativo per questi edifici. Già a metà del XIX secolo si parlava di cittadelle - troviamo conferma nel “Bando di governo e polizia dell’Isola di Cuba”, che riporta la data del 18 ottobre del 1861 - , ma si suppone che il principale antecedente storico di questo tipo di costruzioni nel paese furono i barracones2, piccole baracche in legno destinate ad albergare schiavi neri. Tuttavia, al giorno d’oggi, è molto difficile trovare i piani che hanno dato origine alla costruzione delle cittadelle. Ciò è comprensibile, in quanto la maggior parte degli interventi edilizi privati dell’epoca non era controllata da nessun tipo di documentazione. queste cittadelle, o “ciudadellas” presentavano caratteristiche morfologiche comuni, legate alla conformazione originale del palazzo in cui furono create. La presenza del patio centrale suggeriva la creazione di tante minuscole stanze una a fianco all’altra con affacci sulla corte, dove si trovavano anche gli spazi per l’uso collettivo, come i servizi sanitari, la zona lavanderia e quella per la cucina In altri termini, il patio è considerabile come lo spazio multifunzionale e comune tra i vari nuclei abitativi, in netto contrasto con la sua funzione originaria. Le caratteristiche generali che identificano queste cittadelle, si possono riassumere nei seguenti punti: 1. Suddivisione verticale degli ambienti, tramite la realizzazione di soppalchi; 2. Scarsità di superficie abitabile per ogni singola barbacoa; 3. Insufficienza di illuminazione e ventilazione; 4. Carenza o inesistenza degli impianti idrici e di drenaggio dell’acqua; 5. Povertà dei materiali costruttivi; 6. Strette relazioni sociali tra gli abitanti dell’immobile. Un’altra caratteristica comune riguarda l’accesso alla cittadella, questo è stato creato attraverso un corridoio laterale abbastanza nascosto rispetto all’ingresso principale del palazzo. Tale divisione era nata nelle prime decadi del XX secolo, quando, in corrispondenza dell’aumento della domanda di abitazione, molti dei proprietari avevano creato sul retro dei loro immobili, appartamenti da affittare, realizzando così anche un ingresso separato e poco visibile, di modo da non alterare l’estetica del palazzo. La costruzione e l’affitto delle cittadelle era legale e regolata nell’articolo V delle Ordinanze Sanitarie, nel quale si stabilivano una serie Barbacoas nell’Edificio Sarrà

115


di parametri a cui adeguarsi, affinché fossero rispettate le minime condizioni igienico-sanitarie. Tuttavia è facile intuire che questi parametri non furono mai rispettati. La legalità di costruzione delle cittadelle fu soppressa nel 1938,quando le Ordinanze Sanitarie,emanarono un provvedimento che proibiva strettamente la costruzione di tali edificazioni.Si diceva che gli appartamenti che avevano lo scopo di essere affittati a famiglie,dovevano necessariamente contare minimo su due locali, uno per la stanza da letto ed uno per la sala pranzo, oltre a possedere servizi sanitari indipendenti. Dal 1959 la proprietà degli immobili è passata allo Stato, per cui occupare gli appartamenti è diventato a titolo gratuito, o ‘in usufrutto’ per gli inquilini. Questo ha portato ad un senso generale di non appartenenza, che ha inevitabilmente causato un lento ed incessante decadimento della maggior parte dei palazzi. Il trionfo della Rivoluzione Cubana il 1 ° gennaio 1959, ha segnato l’inizio della riorganizzazione ufficiale della società cubana in modo che la politica sociale proposta dal nuovo governo favorisse il bene della collettività sul beneficio individuale. Questa politica non si è limitata alla sfera ufficiale politica e socioeconomica, ma si è espansa in un costrutto culturale e sociale che è divenuto indicatore dell’unicità della realtà cubana. Il principale obiettivo della politica sociale post-rivoluzionaria è stato quello di ridurre le disparità socio-economiche che esistevano sul mercato interno, sia tra le aree urbane e rurali all’interno del paese, che a livello globale, tra Cuba e paesi del Primo Mondo. Di conseguenza, subito dopo la Rivoluzione, il governo cubano ha concentrato la maggior parte dei suoi sforzi sullo sviluppo agricolo e industriale, oltre che su alcuni servizi sociali, con un forte accento su sanità e istruzione. Purtroppo il successo di questi obiettivi sociali e politici ha impedito

116


Analise delle fasi di sviluppo delle barbacoas

117


la possibilità di un rapido miglioramento della qualità delle abitazioni, soprattutto a livello cittadino. Nonostante questo, vennero promosse numerosi operazioni per migliorare questo aspetto, come la Ley de Alquileres del 1959 , che ha ridotto del cinquanta per cento gli affitti, beneficiando direttamente il sessanta per cento delle famiglie cubane. Questa legge ha anche eliminato la legittimità di sfratto causata dall’incapacità di una famiglia di pagare l’affitto. Successivamente La Ley de Reforma Urbana del 1960 ha abolito i mercati per la casa, beni immobili e terreni, in sintonia con il pensiero che l’alloggio doveva essere un bene sociale, piuttosto che un bene, e sarebbe stato contro i principi socialisti vendere una casa a scopo di lucro personale. L’Avana post-rivoluzionaria ha assistito a due principali forme di produzione di abitazioni: la prima riguarda gli interventi sponsorizzati direttamente dallo stato, in netto contrasto con gli interventi autonomi ed individuali, che hanno generato la seconda tipologia abitativa. Le abitazioni sponsorizzate dallo stato erano note per la loro costruzione uniforme in termini di design, materiali e struttura fisica. Questi mega-progetti, caratterizzati principalmente da blocchi residenziali rigidi, sviluppati su sette o otto piani, molto influenzati dai modelli razionalisti europei ed in particolare Sovietici, che hanno portato ad una evidente incompatibilità stilistica e culturale. Ne è forse l’esempio più chiaro il quartiere di Alamar, nell’Avana dell’est, dove oggi è possibile vedere come il razionelismo, che in altre parti del mondo è stato in grado di svuotare i luoghi della propria essenza, non abbia potuto nulla contro l’identita cubana che è riuscita anche qui a prevaricare il grigio e la monotonia dei ripetitivi blocchi abitativi, tramite l’uso del colore e della vivacità degli abitanti che si sono così liberati dell’anonimato imposto dal razionalismo. Nel frattempo però, la domanda di abitazioni è aumentata e nel decennio del 1960 c’è stato un picco

Alamar

118


del tarro di crescita della popolazione del 2%. Il governo cubano ha, quindi, risposto alla mancanza degli alloggi istituzionalizzando forme di auto-gestione popolare e di interventi costruttivi direttamente attuati dai cittadini; la Ley General de la Vivienda del 1984 ha infatti trasferito i titoli abitativi dallo Stato agli occupanti legittimi, in modo che oltre l’80% delle famiglie cubane diventassero proprietarie delle abitazioni in cui vivevano da generazioni. Questa legge rivoluzionaria ha però così tacitamente istituzionalizzato le operazioni autonome e prive di conoscenze tecniche a carico dei proprietari. Il Período Especial3, come è stato ufficialmente chiamato da Fidel Castro, ha segnato una diminuzione del 60% del prodotto interno lordo di Cuba, una riduzione del 50% delle sue riserve energetiche disponibili, e una diminuzione del 75% nella sua capacità di importazione. Tra il 1991 e il 1993 la costruzione e la riparazione degli alloggi ha raggiunto solo il 53% dei livelli di costruzione degli ultimi cinquanta anni. Gli effetti sono particolarmente evidenti nella capitale; più di 1.000 case sono crollate nel solo anno del 1994. E, ad oggi, più di 4.000 case all’Avana sono in uno stato precario.4 Il Período Especial ha costretto Cuba ad essere ancora più fiscalmente conservatrice riguardo all’utilizzo di nuove tecnologie costruttive,riducendo il consumo di materiale ad alta intensità energetica e favorendo metodi di costruzione e materiali che indubbiamente hanno sacrificato la qualità e soprattutto la sicurezza. Questo ha portato anche ad un drastico aumento del rischio per la salute e la sicurezza; le condizioni abitative disagiate e le conseguenti pericolose condizioni igienico-sanitarie, sono direttamente associate alla trasmissione di malattie infettive e parassitarie, si ricordano le due epidemie di colera scoppiata nel lugli 2012 e gennaio 2013. Anche per queste ragioni, le nuove politiche mirano al coinvolgimento della

ultima Cittadella nella Plaza Vieja

119


Corti Interne nelle Cittadelle

comunità, fondamentale sugli interventi di sanità pubblica e recupero edilizio. I Comitati di Difesa della Rivoluzione, per esempio, operano come espressione locale di potere, con tutte le attività svolte per il beneficio sociale. I funzionari locali dei comitati hanno lavorato in collaborazione con i ricercatori di salute pubblica, così come con sociologi, psicologi, ed esperti clinici e biomedici, per proporre degli interventi mirati al raggiungimento di cinque fondamentali obbiettivi: 1. Riparazione delle perdite di coperture e facciate, agevolando la fornitura di materiali da costruzione di base ai residenti a prezzi ridotti per consentire i riparari gli interni; 2. Riparazione del manto stradale e sostituzione della rete idrica per migliorare l’approvvigionamento idrico ed eliminare le fonti di contaminazione; 3. Miglioramento delle condizioni di smaltimento dei rifiuti solidi con un nuovo servizio di gestione atto mantenere standard più elevati; 4. Installazione di una migliore illuminazione in tutta la comunità; 5. Miglioramento del livello di attività sociali e culturali del quartiere. La campagna promossa ha portato alla riabilitazione di più di 10.000 abitazioni, l’avvio di programmi di riabilitazione simili in 31 quartieri dell’Avana, e l’estensione di programmi simili in 16 altre città dell’isola e 41 da altri comuni. La situazione abitativa attuale dell’Avana è ancora molto critica e necessita di un continuo impegno da parte delle istituzioni, pubbliche o private che siano. Nonostante il grave deficit di abitazioni, la situazione cubana è considerata meno critica rispetto alle carenza di alloggi subite dalle altre metropoli latinoamericane. Una risposta a questo, può essere che “Cuba è stata l’unica tra le nazion in via di sviluppo a conseguire un grande abilità nella canalizzazione degli interventi riqualificativi anche nelle zone periferiche,verso i capoluoghi di provincia e in altre città del paese,favorendo il controllo della migrazione interna alla capitale”. Infine si sottolinea come fattore decisivo, l’apertura degli ultimi anni da parte del governo cubano verso gli investimenti esteri. Anche se questa liberalizzazione dei mercati ha influito negativamente sulla

120


parità socio-economica della popolazione, è stata utile dal punto di vista dei finanziamenti e delle iniziative, che hanno integrato le carenze e le difficoltà che il Paese deve tutt’oggi affrontare. La realtà del governo Cubano e il progresso della società al passo coi tempi, hanno creato una situazione abitativa che è estremamente unica dato il suo particolare contesto socialista.

121


Facciata Principale


Edificio Sarrà ANALISI STORICA Negli anni tra il 1902 e il 1904 la signora Celia Hernández Bucho, vedova Sarrá, compra le proprietà situate all’angolo tra l’Avenida Antonio Maceo e le strade Lealtad e San Lazaro, per un totale di quattro immobili e sei appezzamenti, al fine ultimo di erigervi quella che sarebbe stata la nuova residenza famigliare, edificata in occasione del matrimonio della figlia minore. Il 21 febbraio di 1905 il Comune dell’Avana concede le licenze di demolizione e costruzione necessarie per iniziare i lavori. Il 17 ottobre del 1907, infine, fu emesso il certificato di abitabilità, come descritto nel Registro della Proprietà: “Casa situata con fronte all’Avenida del Golfo o Malecón, compresa tra la strade Perseveransa e Lealtad. La parte posteriore affaccia su via San Lazaro. È di due piani di altezza, realizzata in mattoni e travi in ferro. Il suo fronte principale ha lunghezza di 27,5 metri e il suo valore è di 85.000 dollari americani.” 1 Il progetto dell’edificio risale al 1904 ed è stato firmato dall’ingegnere e capo mastro Alberto de Castro. Dagli elaborati originali si vede come la divisione in quattro unità abitative facesse parte del progetto fin dal principio. Tre di queste erano le residenze di famiglia, una della vedova Sarrà ed una per cadauna delle sue due figlie, con ingresso sul prospetto principale lungo il Malecón. La quarta ed ultima unità abitativa aveva invece ingresso nel prospetto opposto, quello di via San lazzaro, al tempo già arteria di traffico luogo del commercio, con un ruolo di maggior rilevanza rispetto a quello del Malecon; fu progettata inizialmente come studio del dottore Octavio Averhoff e Plá, ma fu poi successivamente adoperata come casa da affittare per ragioni economiche. La figura dell’ingegnere Alberto De Castro suscitava molte polemiche al tempo, poiché si sosteneva che firmasse i progetti facendoli poi realizzare a costruttori non qualificati. Questo trova conferma in un articolo della rivista Bohemia del 1909 che cita: “…laureato come maestro de obras nel 1882 ed autore di alcune opere di interesse durante l’epoca coloniale, apparentemente la sua attività fu più intensa come firmón, vale a dire usava la sua firma per legalizzare progetti realizzati per mano di costruttori non qualificati. Molte delle opere art nouveau dell’Avana furono firmate da De Castro che arrivò così a crearsi una brutta reputazione.” Tuttavia per quanto riguarda i valori estetici dell’edificio, senza dubbio quello su cui si è maggiormente interessato l’ingegnere era la preziosa facciata sul malecon, che come egli stesso scrive:“sarà una delle più belle dell’Avana”. Il prospetto principale, infatti, è quello che maggiormente caratterizza l’edificio : in entrambi i livelli è ripartito in sette campate, costituite al piano terreno da archi su pilastri e al

123


Permesso a costruire, 1905

Firma dell’ingegner De Castro

piano nobile da archi su colonne, tra le quali si trovano i balconcini ad andamento ellittico che si ripropongono su tutti i prospetti e che caratterizzano esternamente tutto l’edificio. L’Edificio Sarrà è un eccellente esempio di architettura coloniale eclettica, dove gli elementi art nouveau si mischiano a riferimenti barocchi e neoclassici; questi ultimi rintracciabili nella simmetria della facciata, nella ripartizione di essa in arcate, nell’uso di cornicioni, parapetti e di colonne con capitelli corinzi, Altri elementi neoclassici si riscontrano in alcune forme ornamentali, spesse e rigide, tendenti più alla geometria che alla natura. Pure si alternano elementi architettonici e decorativi di carattere naturalista, come i balconi curvilinei, le aperture incorniciate da ghirlande, gli arabeschi e i rifiniti bassorilievi onnipresenti. In altri casi si evidenziano elementi barocchi, come gli archi trilobati, le grandi mensole decorate sotto i balconi e i cornicioni. Si riscontrano principalmente nell’abbondanza delle linee curve, nella sontuosa decorazione del parapetto, nei fregi e nei pennacchi degli archi con ampia varietà di motivi geometrici e fitomorfi, oltre alle chiavi degli archi, decorate con motivo zoomorfo. Negli anni tra il 1902 e il 1904 la signora Celia Hernández Bucho, vedova Sarrá, compra le proprietà situate all’angolo tra l’Avenida Antonio Maceo e le strade Lealtad e San Lazaro, per un totale di quattro immobili e sei appezzamenti, al fine ultimo di erigervi quella che sarebbe stata la nuova residenza famigliare, edificata in occasione del matrimonio della figlia minore. Agli inizi del secolo scorso, al termine della costruzione dell’immobile, la famiglia Sarrá era proprietaria dell’impresa farmaceutica più importante di Cuba, fondata nel 1853. Il primo negozio, situato all’angolo tra calle Tenente Rey e calle Compostela, nel quartiere dell’Avana Vecchia, era amministrato da Celia Sarrá Hernández e da suo figlio Ernesto, dottore in scienze farmaceutiche. Oltre alla drogheria, la famiglia possedeva numerosi edifici in città, accumulando un patrimonio

124


che si moltiplicò col passare degli anni, al punto che negli anni ’50 erano considerati tra i principali proprietari immobiliari di tutta l’Avana. 2 Il palazzo faceva parte del patrimonio personale della signora Celia Sarrá Hernández, ed era gestito dalla società legale diretta del marito, il dottore Octavio Averhoff e Plá, personaggio molto emblematico del tempo, discendente di una famiglia tedesca stabilitasi all’Avana agli inizi del XIX secolo. Nel 1896 diverrà Dottore in Diritto, per ottenere poi la cattedra di professore universitario di Diritto Civile della Facoltà di Diritto, e il 10 giugno di 1927 fu eletto Rettore dell’Università dell’Avana. Nel suo discorso di investitura si mostrò molto progressista, facendo riferimento alla aspirata autonomia universitaria, alla necessità di riformare il programma di studi ed al ruolo che dovevano svolgere gli studenti nella società. In un momento in cui gli studenti universitari lottavano in prima fila contro l’estensione della politica. Pertanto durante la dittatura Machadista, Averhoff avviò all’interno dell’Università, una politica di repressione e intimidazione mai vista prima. Alla fine del 1927 ordinò la dissoluzione della Direttiva Studentesca e nei mesi seguenti furono espulse decine di studenti, alcuni per mezzo del tribunale disciplinare creato per giudicare presunti atti di indisciplina ed altri per semplice decreto rettorale. Averhoff istituì addirittura la polizia universitaria, stabilì una tessera riconoscitiva che ogni studente doveva obbligatoriamente avere con se e introdusse infine una sorta di ordine di tutela per i professori. In definitiva, con tali disposizioni riuscì a diffondere “un’atmosfera di rispetto poco cordiale, ma disciplinante” e si guadagnò così l’odio della maggior parte degli studenti. Di conseguenza, per omaggiare l’eccellente lavoro svolto, il 13 dicembre del 1929, Machado lo promosse alla carica di Segretario di Istruzione Pubblica e Belle Arti per “adempiere con più facilità e poteri alla questione universitaria” come si legge nelle memorie del tiranno. Da allora le relazioni con Machado, già di per se inten-

I saccheggi della rivoluzione del 1933

Averhoff e Machado in fuga a Nassau

125


se, cominciarono ad acquisire una sfumatura quasi intima, al punto che le sue visite a palazzo arrivarono ad essere giornaliere ed assisteva a tutte le feste organizzate per il dittatore. I rapporti tra Averhoff ed il Generale Machado erano così buoni che questi nominò il rettore rappresentante del suo governo davanti all’ambasciatore degli Stati Uniti, Somers Welles, nel processo di mediazione col quale si pretendeva di trovare una soluzione pacifica al conflitto cubano. Nell’archivio storico risulta registrata, al giorno 12 agosto 1933, data nella quale il tiranno decise di fuggire dal paese davanti alle armate rivoluzionarie, una conversazione tra Averhoff e Machado, nella quale i due discutevano un piano di fuga. Infatti, quella stessa notte dall’aeroporto di Rancho Boyeros partì un piccolo aereo nel quale furono annotati, oltre al generale, Averhoff, Eusebio Molinet, ¨Pepito” Sinistro, Manuel C. Bruno ed il capitano Crespo, tutti membri della più scelta compagnia del dittatore, sulla rotta di Nassau. Questo fatto ha straordinaria importanza per la storia del palazzo, perchè in seguito alla caduta del dittatore il paese intero riversò la sua rabbia nelle abitazioni e nelle proprietà dei seguaci, e l’abitazione dell’avvocato Averhoff venne completamente saccheggiata e distrutta. La Rivista Bohemia, in un’edizione dedicata esclusivamente a “perpetuare il ricordo, ombroso e bello al tempo stesso” degli eventi successi nell’agosto del ‘33, pubblicò decine di foto che raccolsero questi importanti episodi. Secondo i notiziari del tempo, gli assalitori non si limitarono solo a lanciare i mobili della casa alla via pubblica, ma addirittura rimossero i marmi di rivestimento da pavimenti e scale. Secondo la versione del giornalista Alberto Lamar, la casa di Averhoff fu una delle prime ad essere saccheggiata: “…in prima linea gli studenti e con loro uomini, donne e giovani di famiglie conosciute, si accanirono sulla casa, che fu dedita al più terribile saccheggio e rimase solo con le pareti in piedi, mentre la preziosa biblioteca era gettata al fuoco o al mare. Anche un lussuoso palazzo che la famiglia possedeva in una proprietà prossima a L’Avana fu distrutto quasi completamente, esclusivamente da studenti e rivoluzionari.” 3 Dietro questi fatti e con suo marito fuori del paese, la signora Celia Sarrá decise di abbandonare l’edificio,che venne occupato illegalmente dai membri dell’ABC, organizzazione esponente dell’opposizione, che svolse un decisivo ruolo nella lotta contro la dittatura ed una delle principali istigatrici alla vendetta. Successivamente il palazzo occupato dai meno aggiati in cerca di una abitazione, fino a che, nel 1935, il Dipartimento della Sanità intervenne per evacuare e chiudere l’edificio.

126

Foto della copertura, non datate


Solo allora, avendo recuperato i diritti sulla proprietà che le apparteneva legalmente, Celia Sarrá intraprese la riparazione totale dell’immobile, conclusa agli inizi del 1937. Tuttavia, non tornò mai a vivere in quella casa, ma decise di apportare delle modifiche per rendere più facile l’affitto. Negli anni seguenti, la proprietà venne affittata a varie persone, ma la direzione dell’immobile venne progressivamente abbandonata, finché dal 1960 in poi il palazzo venne nuovamente occupato dalla classe bassa della comunità che lo trasformò rapidamente in una cittadella, con le tipiche barbacoas, anche grazie alla Riforma Urbana dell’ottobre del 1960, che permise agli occupanti di modificare gli spazi interni apportando innumerevoli trasformazioni, proporzionale alla crescita del numero degli occupanti.

127


DESCRIZIONE ARCHITETTONICA L’elemento che maggiormente caratterizza questo palazzo eclettico è indubbiamente rappresentato dalle facciate ed in particolare da quella principale, che affaccia sul Malecon Tradicional de La Habana. Questo prospetto è diviso in sette campate, in entrambi i livelli: al piano inferiore con gli archi a sesto ribassato impostati su tozzi pilastri, ed al piano superiore col i medesimi archi ribassati ma impostati su esili raggruppamenti di colonnine corinzie.A questi elementi vanno a sommarsi la presenza dei balconcini neoclassici, elementi caratterizzanti tutti e tre i prospetti e l’intero edificio, e delle decorazioni naturalistiche e fitomorfe a bassorilievo che ricoprono l’intera facciata. La forma regolare,rispetta i canoni del tradizionale isolato urbano.Tre dei quattro prospetti sono liberi, mentre su un lato è costruito in aderenza al fabbricato adiacente ,per la parte relativa all’unità abitativa che affaccia sul Malecon, mentre per l’altra porzione il muro è in comune con l’edificio ediacente. Il prospetto principale affaccia sull’Avenida del Golfo,per una lunghezza di 26.30 metri.Lo sviluppo longitudinale è maggiore,infatti la facciata su calle Lealtad si sviluppa per una lunghezza complessiva di 43.20 metri. L’ultimo prospetto, con i suoi 27.60 metri, affaccia su calle San Lazzaro che, oltre a dare il nome all’intero quartiere, è anche una delle arterie di traffico più importante di tutto il Centro Avana. L’Edificio Sarrà occupa in pianta una superficie di 1121, 47 metri quadrati, e si sviluppa per un’altezza totale di 14,10 metri nella facciata principale e di 13.55 metri nel prospetto posteriore. I metri quadrati totali relativi a tutti i livelli sono 2285.60 ai quali vanno a sommarsi quelli del piano di copertura che sono 753.30. Gli ambienti interni l’Edificio Sarrà è composto da 4 differenti unità abitative le quali seguono tutte le regole architettonico-progettuali caratterizzanti l’architettura residenziale borghese dell’inizio dello scorso secolo e derivanti dall’architettura avanera dei precedenti periodi storici a partire dal XXVII secolo: il porticato che funge da filtro urbano tra il prospetto principale del palazzo e la strada pubblica; gli ambienti di rappresentanza, sala e saletta, situati lungo il prospetto, a protezione degli ambienti interni dove si svolgono le attività private; la presenza delle corti interne; gli ambienti di servizio sul piano di copertura. Dal prospetto principale si accede a tre delle quattro unità residenziali che compongono l’edificio, si tratta delle residenze di famiglia che quindi si trovano in posizione privilegiata di rappresentanza. L’abitazione di proprietà della signora Celia Sarra’ ha l’accesso principale al centro della facciata, all’attuale numero civico 509; questo era l’accesso riservato alle persone, mentre le carrozze entravano da un accesso posto in via Lealtad, all’angolo con via San Lazzaro. Questa unità abitativa era la più sfarzona e ricca. Il piano terreno era esclusivamente riservato alle funzioni di accoglienza mentre tutte le attività venivano svolte al piano superiore, al quale si accedeva tramite uno scalone monumentale. Il piano terreno come già detto è riservato alle funzioni di accesso e accoglienza; l’ambiente principale è il grande vano di accesso caratterizzato dallo scalone monumentale in marmo bianco di Carrara e, al livello di copertura, dalla cupola in cemento armato, caratterizzata internamente da fregi barocchi e dai vetri colorati gialli e arancioni delle piccole finestrine che si sviluppano sui 4 lati della base trapezoidale. Gli altri ambienti presenti al piano sono: il patio o corte interna che funge da collegamento con il secondo ingresso, quello per le carozze, al quale sono annessi i vani di deposito delle carozze appunto, i vani di servizio e la stanza dello schiavo. Al piano superiore, una volta percorso lo scalone, ci si trova in un disimpegno dal quale si può accedere ai vani di rappresentanza: il grande salone principale e la saletta minore, entrambi adibiti al ricevimen-

128



to degli ospiti, ed entrambi sutuati lungo il prospetto principale,con aperture sul fronte dalle quali è possibile accedere al loggiato di facciata, che affaccia sul Malecón con i suoi caratteristici balconcini neoclassici. Proseguendo invece lungo il disimpegno, verso l’interno dell’edificio, si incontra il magnifico loggiato, che affaccia sulla corte interna, ricco di dettagli e particolari,quali i caratteristici archi retti dalle colonne corinzie con striature stuccate e le ceramiche bianche art nouveau poste a protezione della fascia inferiore delle pareti. Attraverso questo loggiato è possibile accedere tutti i differenti ambienti che si distribuiscono intorno alla corte: da un lato gli ambienti privati, e proseguendo, alla magnifica sala da pranzo caratterizzata dalle ripetute arcate su due delle pareti perimetrali e dagli sfarzosi stucchi barocchi del soffitto, agli ambienti di servizio relegati nella porzione finale del piano dal loggiato è anche possidere accedere al piano della copertura, tramite una piccola ma sfarzosa scaletta, che impostata su un sistema di archi rampanti, caratterizzata dalle preziose ceramiche art nouveau, su archi rampanti. All’ultimo piano, oltre all’ampia terrazza di pertinenza e agli ambienti lavanderia, vi è la ricchissima cupola che qui, nella sua parte esterna, rivela la sua natura eclettica, con i suoi mosaici art nouveau, i suoi pilastri neoclassici e le sue decorazioni barocche. Gli altri due ingressi di facciata conducevano alle abitazioni delle figlie di Celia Sarrà, uno per cadauna, Per quanto riguarda l’appartamento situato al numero 507 dell’Avenida del Malecón, sappiamo che era in origine l’abitazione della figlia maritata, ed infatti si differenzia dall’altro per lo sviluppo su due livelli, contrariamente all’altra, che si limita al piano terreno.A questo si accede dal portone posto alla sinistra di quello centrale. Superata la soglia ci troviamo di fronte ad una scala

130



a vista realizzata con le stesse tecniche costruttive di quella principale e quindi con una struttura portante basata su un sistema di archi rampanti e l’uso di marmo pregiato. Al piano terreno Il primo grande ambiente, era adibito a sala di ricevimento per gli ospiti, e si sviluppa lungo tutta la facciata con vista sul Malecón. Proseguendo lungo uno stretto corridoio, caratterizzato ancora dalla presenza di numerosi, archi si accede agli ambienti privati e ai servizi, oltre che ad un piccolo patio. Al piano nobile la disposizione degli ambienti è molto simile a quella del piano inferiore, con i vani di rappresentanza disposti verso il loggiato di facciata, che in questo caso costituisce anche il punto di collegamento con l’unità abitazione adiacente, quella della madre. Nella direzione opposta, invece, si trovano i servizi e le camere che affacciano direttamente sulla corte tramite un loggiato sfarzoso che porta ad un patio al livello che affaccia sulla piccola corte del piano inferiore. Nella parte più interna al complesso edificio, protetta in un piccolo ambiente di servizio riservato alla servitù, si trova una piccola scala a chiocciola metallica, unico collegamento con il piano di copertura dove si trovano gli ambienti lavanderia e la terrazza con affaccio sul mare. L’appartamento sito al numero 511 dell’Avenida del Malecon è la sola delle residenze padronali a svipparsi su un solo livello, quello del piano terreno, anche qui come sempre, una volta superata la soglia ci si trova negli ambienti di rappresentanza siti lungo il fronte mare. Superata questa prima zona ci si ritrova nel patio, circondato da un loggiato caratterizzato dalla presenza di colonne corinzie in ghisa dalla forma molto affusolata. Al finale del loggiato si trova la sala da pranzo alla quale si accede passando la soglia di due grandi archi neoclassici. Gli ambienti di servizio si trovano al finale della sala da pranzo, dalla quale sono divisi per mezzo di una grande porta in legno e vetro colorato tipica della tradizione avanera.

132



Gli ambienti privati, invece, sono disposti ordinartamente lungo il prospetto di calle Lealtad. All’ultima abitazione che forma nel complesso l’articolata planimetria del palazzo, si accede dal prospetto opposto ossia quello che affaccia su calle San Lazzaro, originariamente biblioteca personale del padrone di casa. Anche qui la disposizione degli ambienti segue la tradizione architettonica del luogo ed i vani di rappresentanza si trovano sul fronte stradale a protezione di quelli privati interni. Il vano d’accesso ospita uno scalone dalle caratteristiche simili ai precedenti, che conduce al piano superiore, oltre a permettere l’accesso diretto alla sala di rappresentanza. Proseguendo al piano terreno, lungo il corridoio porticato che circonda la corte, si arriva alla sala da pranzo e agli ultimi ambienti di servizio, quali cucina, dispensa, bagno e stanza dei servitori. Al piano nobile sono disposte le camere da letto ed altri piccoli vani di disimpegno, infine, lungo il corridoio, si trova una piccola scala a chiocciola in ferro che funge come unico collegamento con il piano di copertura dove si trovano i vani lavanderia e due terrazzi. Il livello della copertura, come già detto, è calpestabile e qui si trovavano originariamente le lavanderie, l’ampia terrazza risulta per ciò suddivisa in relazione agli appartamenti che componevano originariamente il palazzo, la presenza dei diversi ambienti è percepibile grazie ai muretti divisori che segnano il perimetro di ognuna di queste. Da qui è possibile ammirare la splendida cupola a copertura del vano scale dell’abitazione padronale, realizzata in cemento armato con costoloni metallici. Le cui caratteristiche architettoniche rispecchiano, come già detto, la natura eclettica del palazzo.

134


DESCRIZIONE STRUTTURALE Il metodo di realizzazione strutturale ha previsto l’impiego di laterizio per ciò che riguarda la totalità delle strutture portanti verticali, mentre per la realizzazione dei solai orizzontali è stata adottata una tecnica mista che prevede l’uso di travi portanti metalliche connesse tra loro da parti in cemento armato. Lo spessore medio dei solai è di 30 centimetri, mentre la dimensione delle travature metalliche e degli interassi, non è uniforme, ma varia in dipendenza delle diverse esigenze. Le facciate sono realizzate in laterizio o cemento armato, con decori in elementi prefabbricati di calcestruzzo. Per quanto riguarda il laterizio impiegato, sono rinvenuti due tipi differenti. Il più utilizzato presenta il marchio ̈”La Providencia” e risulta registrato presso l’Ufficio Nazionale delle Proprietà Industriali. Dalle ricerche effettuate, è emersa l’esistenza di una fornace omonima, nel municipio di Aguacate, attiva fino all’inzio del XX e che apparteneva niente meno che alla famiglia Averhoff. L’altro tipo di laterizio rinvenuto, riporta il marchio “Paila de Vento”, che fa riferimento a una fornace in provincia di Pinar del Río, per questo si suppone che questo mattone sia stato utilizzato per riparazioni successive.

135



EDIFICIO SARRA’ Documentazione fotografica APRILE-AGOSTO 2012



PROSPETTO AVENIDA DEL MALECON













PROSPETTO CALLE LEALTAD









PROSPETTO CALLE SAN LAZZARO








Portone di accesso alla biblioteca personale del padrone di casa e particolari




AVENIDA DEL MALECON N째509


Porticato di ingresso


Portone di Ingresso


Vano di Ingresso principale e particolari dello scalone



Prospetti interno alla corte


Le Barbacoas Sgomberate della corte interna


Loggiato a piano nobile



Archi con Inferiata del Piano nobile


La nicchia del loggiato interno del piano nobile

Arco interno, con parte dell’infisso interno ben preservato

Decorazioni del soffitto di piano mnobile


Particolare archi interni


Stratificazione della struttura muraria, il laterizio originale, la malta impressa con la forma delle ceramiche perse ed il decoro in stucco delle colonne

Ceramiche della giardiniera


Particolare della niucchia

Particolare degli archi interni

Particolare bifora del vano scale, esterno

decoro delle ceramiche


decoro delle chiave di volta degli archi, lato esterno

decoro archi interni



AVENIDA DEL MALECON N째507



Loggiato interno, piano nobile

Archi rampanti della scala


Arco interno

scaletta in f


ferro di collegamento con il livello di copertura

Corte interna

Decori del soffitto

ĂŠparticolare degli infissi della corte


Corte interna


particolare aperture del patio

Scale di accesso al piano nobile

Particolare della pavimentazione delle stanze interne



AVENIDA DEL MALECON N째511


Rifiniture delle murature

colonna metallica

Porta interna


Corte interna

Corte interna

infisso in legno e vetro degli archi interni

Base della colonna metallica



LOGGIATO DI FACCIATA


Vista dal loggiato verso il Nuevo Malecon


Vista dal loggiato verso il Morro


Vista dai balconcini verso il Nuovo malecon


Vista dai balconcini lato Morro


le colonne dei balconcvini


Balconcino di facciata

Solaio di copertura


Particolare del capitello


Imposta dell’arco



COPERTURA E CUPOLA


Vista della copertura


Particolare finestrine della cupola




Interno della cupola


La colonnina angolare

il costolone della cupola

Particolare della malta con conchiglie e coralli


Decorazione terminale dei costoloni e mosaico

decoro della cornice interna della cupola


capitello delle colonnine a bassorilievo dell’imposta della cupola

decoro della cornice estera della cupola



STORIA RECENTE: LE BARBACOAS


Tubi passanti all’interno della nicchia


scala di accesso al livello superiore

il doppio volume visibile nell’’apertura di via lealtà


ingresso alle singole parcelle


le barbacoas sulla copertura

Barbacoas nella corte interna

Bidoni dell’Acqua sui tetti


La divisione del loggiato di facciata


Effetti personali nell’infisso degli archi interni


struttura delle soppalcature




APRILE 2013: AVVIAMENTO DEL RESTAURO

Dopo lo sgombero di gran parte dell’edificio per ragioni di sicurezza , aglli inizi del 2012, oggi l’Oficina del Historiador de la ciudad de La Habana, sta intraprendendo i lavori di restauro, finaizzati alla realizzazione di un nuovo hotel .




Nuovo puntellamento del loggiato di facciata al piano terreno



Il puntellamento dell’angolo Malecon-Lealtad




RILIEVO ARCHITETTONICO

Al fine della conoscenza vera e oggettiva di un monumento, condizione necessaria e indispensabile appare la stesura di grafici di rilevamento, ove non esistano disegni di progetto oppure questi, pur esistendo, non siano rispondenti alla realta, per differenza o incompletezza.; ne consegue dunque, a maggior ragione, che, ai fini dell’analisi storico architettonica di un edificio, un’accurata campagna di rilevamento diviene una necessità imprescindibile. L’Edificio Sarrà è stato rilevato con metodo di rilievo diretto con strumenti tradizionali, inerentemente alle condizioni e alle possibilità. Seguendo i metodi del rilievo geometrico si sono rilevate le misure direttamente dagli oggetti in esame, ciò amplia il livello di attendibilità in quanto rende possibile il confronto immediato tra l’oggetto reale e un campione di dimensione nota. Tra i fattori che hanno influenzato la scelta del metodo di sicuro il più rilevante è la strumentazione: la necessità di una strumentazione trasportabile ed economica, con strumenti di misura facilmente reperibili. La difficoltà del metodo tradizionale sta nel riportare fedelmente la restituzione, ciò implica una buona conoscenza sia del metodo operativo sia delle tecniche di acquisizione. L’iter operativo si è sviluppato seguendo due fasi distinte, una detta di campagna, in cui si sono raccolti i dati, l’altra, effettuata in un momento successivo, nella quale si sono restituite le misure raccolte. Schematicamente tutto il processo del rilievo si può riassumere nelle seguenti fasi fondamentali: 1. organizzazione del progetto; 2. realizzazione degli eidotipi; 3. tracciamento della fondamentale orizzontale; 4. rilievo delle piante; 5. rilievo degli alzati; 6. restituzione grafica. La prima fase del rilievo è corrisposta all’organizzazione delle operazioni da svolgere e alla conseguente suddivisione dell’oggetto da rilevare in parti.Avendo l’edificio una notevole complessità dal punto di vista morfologico e distributivo, è stata necessaria la suddivisione in sottoparti per una successiva visione dell’insieme. La regola generale seguita, è stata quindi, di procedere dal particolare al generale. La seconda tappa dell’operazione di rilievo ha riguardato la realizzazione degli eidotipi, ovvero disegni realizzati a mano libera dell’oggetto da rilevare, al fin di porvi le misure rilevate. I fogli di cantiere non sono solo un valido supporto per l’annotazione delle misure, ma sono stati considerati come un vero e proprio quaderno di appunti sul quale annotare anche particolari e

235


dettagli. Per questo motivo l’eidotipo non ha solo il carattere di documentazione provvisoria e di supporto, ma è parte integrante per la ricostruzione grafica del manufatto. Sono state riportate tutte le informazioni utili al rilievo, facendo attenzione alle dimensioni e soprattutto alle proporzioni, e a tutte le indicazioni necessarie per la fase successiva di misurazione. Per quanto riguarda il rilievo planimetrico è stata adottata la tecnica della trilaterazione, scelta per la sua affidabilità, in quanto la definizione della posizione di un punto nello spazio è nota solo quando sono individuate le sue tre coordinate cartesiane. Il triangolo è l’unica delle figure geometriche elementari ad essere indeformabile e, pertanto, facilmente rappresentabile sul foglio da disegno utilizzando semplicemente le misure dei tre lati. Questa tecnica è risultata particolarmente comoda nel rilievo anche di forme complesse, in quanto si è proceduto suddividendo l’oggetto da rilevare in vari triangoli, e, una volta fissato il primo lato, detto anche base, per rilevare la posizione nello spazio degli altri punti è bastato semplicemente misurarne la distanza dai vertici della base. La trilaterazione è stata usata anche per individuare i profili verticali, tenendo conto della condizione che i triangoli di cui si misurano i lati appartengano a piani verticali. Infine, nella restituzione grafica, sono riportate le misure in scala, per rendere i disegni corretti dal punto di vista formale. Si è fatta particolare attenzione alla fase di restituzione degli elementi rilevati per trilaterazione, procedendo disegnando la prima linea corrispondente al segmento utilizzato come base e determinando tutti gli altri punti con archi di cerchio dei raggio pari alle distanze rilevate. Fondamentale, infine, la fase di rilievo fotografico, decisiva per la restituzione del manufatto rilevato attraverso i fotopiani delle facciate, e per la creazione di un archivio di immagini esaustivo e soddisfacente per le eventuali analisi successive, ad esempio quella del degrado, ma soprattutto

236

per

l’analisi

del

quadro

fessurativo.



Il laterizio completamente eroso


ANALISI DEL DEGRADO

CAUSE DEL DETERIORAMENTO MATERICO L’isola di Cuba, per la sua posizione geografica e la modesta differenza di latitudine fra le sue estremità, è considerabile quasi uniforme dal punto di vista climatico, ed è caratterizzata dal soffio costante degli Alisei che provengono dall’Oceano Atlantico. Il clima tropicale è costituito da due stagioni, una secca, da fine novembre ad aprile ed una umida, da maggio a ottobre. Le temperature sono comprese tra 20 e 30 °C e le precipitazioni sono abbondanti e di forte intensità nel periodo estivo. La temperatura dall’acqua del mare, anche per la presenza della vicina corrente del Golfo, oscilla tra i 26 °C d’inverno e i 28 – 30 °C del periodo estivo. Durante la stagione umida si verifica frequentemente il formarsi di uragani, sistemi depressionari molto profondi, che riescono a sviluppare venti di straordinaria intensità, fino a 300 km/h, e piogge torrenziali inondanti, che causano gravi problemi, oltre che alla popolazione stessa, anche agli edifici, che non si asciugano mai completamente. L’ambiente naturale provoca,quindi,indipendentemente dall’attività umana,un’azione che inevitabilmente tende a trasformare la struttura,la morfologia e la composizione chimica dei materiali ad esso esposto. Data l’ubicazione dell’edificio in esame,sito sul litorale della costa nord a poco più di 20 metri dal mare, la costante azione corrosiva del clorurio di sodio o salsedine marina ha favorito il deterioramento di tutte le parti esposte. Infatti il livello di aggressività corrosiva, stimato in base alla deposizione di ioni di cloruro e composti di zolfo, è altissimo in questa zona. La vicinanza del mare ha fatto sì che la salsedine penetrasse nell’edificio in differenti modi: oltre che per risalita capillare dal terreno, anche direttamente dall’acqua salmastra con le potenti onde, che in caso di mare mosso invadono a tal punto il Malecon che questo deve essere chiuso al traffico veicolare. Le onde,

239


che arrivano a colpire direttamente l’edificio, ed i vapori che si alzano con il vento arrivano ad avvolgerlo non solo nelle parti esposte direttamente, ma in tutta la struttura. Inoltre si verifica, sempre in condizioni di mare mosso, quel fenomeno di risacca al di sotto dell’edificio, che aumenta e rafforza la penetrazione dell’acqua. Questi fenomeni sono aggravati, per edifici come quello in esame, dove il calcestruzzo della messa in opera è di bassa qualità, realizzato adirittura con arena marina, come testimoniano conchiglie e coralli al suo interno, che causano un elevato grado di salinità della sabbia utilizzata, con detriti marini mescolati agli inerti. La struttura porosa del calcestruzzo, assorbe acqua con maggiore facilità, provoca la soluzione dei sali e di conseguenza la disgregazione del materiale, con la riduzione delle capacità di carico come conseguenza più. Ciò risul-

Coralli nel cemento armato

Conchiglie nel cemento Armato

ta essere molto evidente soprattutto nella cupola di copertura del vano di accesso principale. Nei locali interni dell’edificio si osserva un deterioramento considerevole a conseguenza della corrosione delle travature in acciaio che costituiscono i solai. Il fenomeno della corrosione fa si che questi acciai si trasformino in ossidi espansivi che esercitano delle pressioni tali da causare la diminuzione di aderenza tra l’armatura e il cemento con relative fessurazioni e spaccature,come è evidente in tutto il piano terreno. Il cloruro di sodio non colpisce solamente le parti metalliche ma anche il laterizio che in diversi punti è stato completamente polverizzato, lasciando visibile oggi solamente la malta di collegamento. Un’altra grave causa di deterioramento si deve al sistema di tubature di scolo,soprattutto nel patio interno e nel loggiato di facciata,dove l’insufficiente selezione del materiale e la scarsa manutenzione hanno portato come risultato alla rottura totale delle tubazioni,posizionate senza alcuna protezione contro la corrosione. L’alterazione verticale più ricorrente è quindi, il distacco del rivestimento, sia esso lapideo o dell’intonaco, localizzato in tutto l’edificio, soprattutto ai livelli inferiori, nelle facciate e nei muri esterni del patio. Anche i muri interni si trovano in cattivo stato a causa dell’azione degli ioni cloruri e delle penetrazioni del mare, che si manifestano sotto forma di macchie di umidità ed efflorescenze. Anche nel caso delle alterazioni orizzontali, identificate nei soffitti, pavimen-

240


ti e copertura, quelle più frequenti sono legate alle infiltrazioni di acqua, che generano macchie di umidità, perdita e usura delle saldature, distacco del rivestimento. E’ presente, di conseguenza, anche una sparsa ossidazione delle travi, riscontrabile in tutti gli ambienti. Le cause di degrado dell’edificio non si possono attribuire soltanto a fattori ambientali, un fattore da non sottovalutare è sicuarmente la mancata manutenzione degli elementi costruttivi, o ancor peggio, i cattivi interventi di ripristino effettuati dagli inquilinini. La suddivisione degli spazi interni per la realizzazione progressiva delle barbacoas ha favorito notevolmente il processo di deterioramento degli ambienti interni.

Pianta cresciuta nel pluviale

Accumuli di detriti nella terrazza giardiniera

E’ importante ricordare come la maggior parte delle cause di degrado siano direttamente connesse le une alle altre e da esse stesse aggravate. Ad esempio, l’uso improprio degli ambienti e la loro suddivisione in locali sempre più ridotti ha portato a dei sovraccarichi che hanno agito negativamente su una struttura già degradata a causa dell’ambiente aggressivo, amplificandone gli effetti. La compromessa abitabilità interna e i ridotti rapporti aero-illuminanti hanno contribuito ad aumentare l’umidità interna, che a sua volta ha portato alla disgregazione della muratura e del calcestruzzo. Inoltre, gli interventi effettuati sulle strutture per adeguarne la fruibilità, come scale provvisorie e ballatoi, hanno portato a degradi ancora più rilevanti. In sostanza, siamo di fronte ad una drammatica concatenazione di cause ed effetti che però ha una origine chiara nell’uso del palazzo per scopi ai quali non era stato progettato. Al di là dell’assenza di una ordinaria manutenzione che sarebbe stata necessaria per impedire il fisiologico deterioramento dei materiali, è probabile che il palazzo non avrebbe sofferto di particolari problemi strutturali se le vicende storiche non avessero portato ad un suo sovraffollamento mettendo la struttura in condizione di sopportare dei carichi molto maggiori di quelli previsti e già in una condizione di degrado dovuto agli agenti atmosferici così incidenti in questo ambiente particolarmente aggressivo.

241


PATOLOGIE DI DEGRADO Nel progetto di consolidamento, la diagnostica assume una notevole importanza, specialmente se rapportata agli altri ambiti di analisi, il rilievo, la ricerca storica, e lo studio dei processi di degrado. In questo modo si può aumentare la conoscenza del manufatto su cui si interviene,ampliando le indagini in relazione agli obiettivi del progetto di recupero e alle specifiche caratteristiche della fabbrica su cui si interviene. Nel caso del Malecón Tradicional, i materiali predominanti sono malte, cemento e pietra Jaimanitas, e tendono a presentare, come morfologie di degrado, depositi, patine, efflorescenze e cristallizzazione dei sali sulle superfici. Da un’ispezione preliminare emerge una condizione generale di deterioramento avanzato e sono state individuate le cause di degrado comuni, vale a dire quelle che hanno determinato e soprattutto accelerato il processo di corrosione. L’influenza che l’ambiente ha sul deterioramento di questi immobili è considerevole, coesistono, oltre all’aggressione del salnitro marino, anche Le patine causate dall’inquinamento veicolare la presenza di emissioni contaminanti, come quel- le generate da fonti fisse potenti, ad esempio centrali termoelettriche, da fonti mobili, come gas di scarico, idrocarburi, ossidi di azoto e monossido di carbonio. Tuttavia, si è riscontrato che l’inquinamento ambientale e il naturale invecchiamento dei materiali, non sono gli unici fattori predominanti di degrado, errori costruttivi e di progetto, come l’insufficiente spessore del rivestimento e la scarsa qualità del calcestruzzo utilizzato, fanno parte delle cause favorevoli al deterioramento. I risultati ottenuti da questa osservazione preliminare, mostrano che un’altra causa importante di deterioramento è legata alla forte presenza di umidità all’interno delle costruzioni. Questo è dovuto, principalmente, a fenomeni di infiltrazione in corrispondenza delle coperture, a causa

242


del cattivo stato del sistema di impermeabilizzazione e dalle errate soluzioni di manutenzione apportate negli anni, unite alla rovina dei pluviali e delle tubazioni dell’acqua, aggravati anch’essi dalla mancata manutenzione. Il fattore di degrado comune è dunque la mancanza di una corretta manutenzione nel corso degli anni. Troppo spesso i metodi di restauro utilizzati per cercare di riparare i danni visibili hanno causato più danni che benefici a causa della mancanza di un’adeguata ricerca scientifica. Indipendentemente dal tipo di alterazione dell’ambiente e del materiale, è soprattutto importante capire le cause del danno, che raramente hanno una sola fonte. Particolare attenzione deve essere quindi rivolta agli interventi di restauro da applicare. In generale, il rivestimento deve essere impermeabile all’acqua esterna, ma deve anche essere traspirante per permettere al vapore che si genera nel substrato di uscire. Se il rivestimento non è sufficientemente traspirante e mantiene l’umidità all’interno, si possono formare ristagni di acqua che formano pressioni, provocando spaccature del materiale, nonché macchie di umidità.

243


CLASSIFICAZIONE DELLE PATOLOGIE NEGLI AMBIENTI PRINCIPALI La presente analisi si riferisce all’edificio così com’è conservato al giugno 2012 ed è stata organizzata catalogando le descrizioni dei vari ambienti seguendo l’ordine del rilievo. FACCIATE Tutte le facciate presentano una patina nera dovuta a inquinamento ambientale, concentrata soprattutto nell’intradosso degli elementi aggettanti. Sugli elementi più sporgenti si osserva la presenza di croste di varia natura, perlopiù biologica. Gli elementi scultorei presentano un generalizzato fenomeno di solfatazione, larga parte delle modanature e delle decorazioni in pietra, stucco o cemento, risulta caratterizzata da fenomeni di erosione e dilavamento. Notevole presenza di erosione e umidità anche sul coronamento, con zone che presentano il distacco parziale di parti e gravi fessurazioni. Altri elementi a rischio crollo sono il fregio della facciata e la parte della gronda di scolo tra il Malecon e calle Lealtad. Su tutti i livelli il grado di screpolatura ed esfoliazione è alto, come conseguenza della costante corrosione. Buona parte delle aperture è tamponata con blocchi di cemento quali opere provvisionali e dietro questi solo pochi infissi originali risultano conservati. Il portale principale e tutti gli altri portoni, sono stati mantenuti in sede, ma si trovano in pessimo stato di conservazione a causa di incrostazioni e di furti di materiale nel tempo. gli elementi in cemento prefabbricati, esposti senza protezione alcuna agli attacchi della salsedine, risultano essere affetti da vari fenomeni di degrado, localizzati soprattutto in corrispondenza degli elementi che hanno avuto maggiore lavorazione, come i capitelli e le cornici. Tra le forme di degrado maggiormente riscontrate, elenchiamo esfoliazioni, polverizzazioni superficiali e sollevamento di scaglie, con conseguente perdita di materiale.

244


Si evidenzia, inoltre, che la fascia marcapiano risulta coperta da uno spesso deposito nero, ben aderente al materiale originale, soprattutto in corrispondenza dell’aggetto dei balconi. Questo perché i canali di scolo dei balconi stessi sono mal disposti e quasi totalmente ostruiti, per questo si sono verificati prolungati ristagni di acqua piovana che hanno fatto si che la parete in quella zona non si asciugasse mai del tutto, favorendo l’adesione dei depositi di polveri e smog.

Loggiato di facciata I solai dell’intero edificio sono stati realizzato con un sistema di pannelli in cemento armato e travi metalliche disposte lungo la luce minore. nel caso particolare del loggiato, sette travi sono completamente scoperte, non essendovi più il rivestimento, sempre a causa dell’effetto dell’umidita sulle travi stesse. In alcune parti è stata effettuata una sorta di riparazione mediante l’applicazione di uno strato di malta, ad oggi totalmente deteriorato. Il solaio del piano nobile è forse il più deteriorato dell’intero edificio, occupando infatti la posizione più sfavorevole relativamente agli agenti atmosferici. Presenta diffuse screpolature e macchie di umidità, efflorescenze, e parti erose. Le infiltrazioni e le fessurazioni non sono state curate nel tempo, andando così inevitabilmente a peggiorare.

245


Vano di ingresso principale I muri perimetrali in muratura presentano un alto livello di erosione, così come è alta la presenza di muschi e macchie di umidità. Al piano superiore sono presenti molte infiltrazioni che hanno reso l’ambiente altamente insalubre. Sono ovunque presenti stratificazioni di intonaco e muffe causate dalla penetrazione dell’umidità. La pavimentazione in marmo di carrara superstite è coperta da patine biologiche e depositi superficiali, caratterizzati altresì da lacune, rotture e cattivi ripristini realizzati con cemento. All’interno di questo ambiente dalla pianta trapezoidale, si trova lo scalone padronale di accesso al piano nobile, realizzato con un sistema di travi metalliche e cemento armato, sfruttando una struttura ad archi rampanti che generano spinte sui muri portanti perimetrali, in modo alquanto bizzarro, che oggi malfunzionano a causa del degrado delle strutture portanti metalliche.

246


Cupola La copertura del blocco scale principale presenta una cupola in pessimo stato di degrado. La struttura è in cemento armato con costoloni metallici. La forma della base è rettangolare ed ad ogni angoli sono presenti quattro pilastri di cemento armato gravemente danneggiati, erosi e spezzati, a causa delle spinte dei costoloni metallici che restano così scoperti e vulnerabili agli agenti naturali, il materiale metallico è altamente corroso con conseguente diminuzione della sezione resistente, e presenta fenomeni di delaminazione e desquamazione. La cupola è gravemente danneggiata, sia nel suo interno che nell’esterno; la sua superficie è molto deteriorata e screpolata, con perdita degli elementi decorativi. le infiltrazioni di acqua, il peso proprio, ed la pessima qualità del calcestruzzo di costruzione hanno causato il collasso di parte della struttura portante, totalmente fessurata. inoltre, all’interno le infiltrazioni di acqua hanno provocato macchie di umidità generalizzate su tutta la superficie, distaccamenti ed esfoliazioni.

247


Le spinte date dai costoloni, sommate all’abbassamento di una parte dell’edificio, hanno provocato lesioni lungo gli angoli della scatola muraria del blocco scale, passanti e non, danneggiando anche il sistema di archi sottostanti. attualmente la cupola è puntellata in attesa di una decisione sul comportamento da seguire. Appartamento d’angolo L’abitazione d’angolo tra il Malecón e calle Lealtad presenta gravi condizioni causate principalmente dall’umidità. I muri esterni di entrambe le facciate all’altezza di un metro presentano macchie di umidità e erosione. Gli elementi di rivestimento originari sono andati completamente perduti, così come quelli decorativi. L’interno presenta situazioni di degrado simili: il solaio è stato ricoperto con cartongesso, per nascondere il processo corrosivo, mentre il pavimento di marmo presenta dislivelli e crepe. Appartamento N° 507 I due piani che componevano l’appartamento signorile originale sono collegati con una scala realizzata dalle caratteristiche tecniche e costruttive conformi a quella padronale, presenta una struttura sorretta da un sistema di archi rampanti. La parete divisoria portante, che separa dall n°509, presenta seri problemi di umidità e fessurazioni passanti. Perdite in corrispondenza delle tubature di scolo hanno causato la comparsa di macchie e patine. Nel solaio del soffitto si notano scoperte le travi metalliche, completamente erose.

248


Al secondo livello si accede direttamente alla corte, sulla quale affacciano tre stanze. La pavimentazione è di marmo e i muri, le colonne e gli archi sono realizzati in laterizio. Nei muri esterni vi è una diffusa presenza di macchie di umidità ed efflorescenze. Tutte le travi metalliche sono esposte e corrose. All’interno della prima stanza è stata realizzata una barbacoa completa con camere, cucina e bagno. L’ambiente presenta un critico livello di umidità che ha causato la comparsa di macchie e patine biologiche. Nel soffitto ci sono efflorescenze e distaccamento del calcestruzzo che lasciano scoperte le travi, corrose in varie parti. Questa ossidazione ha prodotto crepe e fessurazioni che partono dalle travi e si propagano in tutti i muri d’appoggio. Copertura La copertura è divisa in 3 parti distinte, una relativa al numero 507 e l’altra relativa ai numeri 509 dell’avenida del Malecon e l’ultima pertinente l’appartamento di calle San Lazaro. Originariamente era stata resa impermeabile con il sistema di pavimentazione in terra cotta, a lisca di pesce, detto enrajonado y soldadura usato molto comunemente a Cuba. La porzione di pertinenza del507 è stata successivamente impermeabilizzata con guaina isolante che al momento dell’ispezione era in buono stato. Mentre nella parte non impermeabilizzata, che presenta scoperto il cotto originario, si possono evidenziare forti segni di erosione e fessurazioni, in alcuni punti le mattonelle sono così danneggiate da aver perso parzialmente o anche totalmente la pro-

249


pria successione trasversale, inoltre la malta di giuntura è stata persa quasi del tutto. In alcuni punti sopra il cotto è stato gettato uno strato di cemento e sopra ancora uno strato di impermeabilizzante che si presenta eroso e degradato. Avendo il piano di copertura queste precarie condizioni è stato molto facile per l’acqua, sia piovana che salmastra, permeare ai piani sottostanti rovinando gran parte delle parti metalliche dell’edificio. Le infiltrazioni sono state favorite anche dalla presenza di cumuli di detriti presenti al lato della cupola che facendo ristagnare l’acqua permanentemente aggravano molto la situazione dei solai sottostanti, già in pessimo stato, a punto tale da farli gocciolare con costanza, favorendo addirittura la penetrazione dell’acqua piovana persino nel solaio tra il piano terreno e il piano nobile. D’ogni modo le problematiche maggiori a livello della copertura, riguardano le fessurazioni nella zona angolare tra Malecon e Lealtad relative all’abbassamento di una porzione dell’edificio.

CLASSIFICAZIONE DELLE PATOLOGIE IN BASE AI DEGRADI I degradi di tipo fisico, considerevoli nelle facciate e nei muri esterni della corte sono provocati, sia da azioni meccaniche, come tensioni interne o abrasioni, sia dalla cristallizzazione dei sali e si riscontrano in diverse patologie: - Fratturazione: che si manifesta con la formazione di soluzioni di discontinuità nel materiale e che implica lo spostamento reciproco delle parti. - Distacco: caduta o perdita di parti. Riscontrabili principalmente in corrispondenza delle perdite degli impianti di smaltimento delle acque, di formazioni saline, di fenomeni di umidità ascendente. In conformità alla presenza di fessurazioni o di lesioni strutturali e in prossimità dell’innesto di elementi metallici. Presente soprattutto sulla cortina muraria con soluzioni di continuità tra strati di materiale che preludono alla caduta degli strati stessi. - Disgregazione: stadio avanzato di decoesione caratterizzato da distacco di granuli o cristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche. Si presenta soprattutto sul paramento murario ed è causato principalmente dall’aggressione dell’inquinamento atmosferico, alle infiltrazioni di acqua e alla forte azione eolica. - Erosione: dovuta all’azione combinata dell’areosol marino e del vento. Presente nella totalità delle parti esposte dell’edificio. - Deposito superficiale: accumulo di depositi per dilavamento di varia natura, quali polvere, terriccio, ecc. si presenta in modo diffuso sulla facciata principale, i depositi si vanno a creare prevalentemente nei sottotetti e sotto le modanature, con la formazione di croste nere. Queste sono evidenti soprattutto sotto i balconi, ciò presuppone che l’infiltrazione e la mancata evacuazione delle acque piovane dai balconi stessi, ha agevolato il distacco del rivestimento, lasciando di conseguenza scoperta la natura scabrosa e porosa della pietra, sulla quale è stato facile il deposito di materiale, sia organico che non. Presentano spessore variabile, in base all’esposizione, alla scabrosità e alla rugosità del materiale lapideo.

250


Queste patologie hanno molto alterato la resistenza superficiale dei materiali, consentendo la penetrazione in profondità di acqua e sali solubili e arrivando a innescare alterazioni di tipo chimico. Riscontrabili dove è maggiormente presente umidità, alla quale va aggiunta l’azione degli acidi che costituisce il fattore in grado di condizionare fortemente l’aggressività dell’attacco. Le patologie riscontrabili nella totalità degli ambienti sono le seguenti: - Polverizzazione: caduta spontanea del materiale sotto forma di polvere o granuli. - Alterazione cromatica: attraverso la variazione di uno o più parametri quali il colore, la chiarezza e la saturazione. Si manifesta con morfologie diverse a seconda delle condizioni e può riferirsi a zone ampie o localizzate. - Croste: presenza di strato superficiale di alterazione del materiale, di spessore variabile, duro, fragile e distinguibile dalle parti sottostanti per le caratteristiche morfologiche e per il colore. In molti casi si è staccato spontaneamente dal substrato che si presenta disgregato e pulverulento. Sulle superfici disgregate è iniziato un ulteriore fenomeno di formazione di una nuova crosta che ripete peggiorandolo il processo di alterazione. - Efflorescenze: presenza di patine, di colore biancastro e di aspetto cristallino, polverulento o filamentoso, sulla superficie del manufatto, causate dalla deposizione degli aerosol presenti nell’atmosfera. La situazione d’elevata umidità facilita inoltre lo sviluppo di organismi biologici, il biodeterioramento dei materiali è ascrivibile a due differenti tipi di processi: fisico-meccanici, che causano disgregazione, sviluppo di microfratture, distruzione del substrato da parte dei microorganismi e chimici che causano la decomposizione e trasformazione del substrato lapideo. Le patologie maggiormente riscontrate sono: - Patina biologica: presenza di uno strato sottile, morbido ed omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde scuro. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi ai quali sono aderiti polvere, terriccio, e inquinamento. - Incrostazione: deposito stratiforme, compatto e aderente al substrato, composto da sostanze di natura biologica. La degradazione che consegue alla formazione di incrostazioni si manifesta con marcate alterazioni morfologiche o cromatiche della superficie, efflorescenze, annerimenti, e con presenza di colonie fungine, muffe. - Muschi: causati da perdite localizzate dell’impianto di smaltimento delle acque. - Vegetazione infestante: che tende a creare fratture e fessurazioni nel materiale, le radici penetrano fra leganti e intonaci, fra le rotture dei conci, e, aumentando di diametro, diventano veri e propri cunei ad azione progressiva. Inoltre creano corsie preferenziali per la penetrazione delle acque meteoriche che disgregano malte e intonaci. Tra le forme di degrado antropico maggiormente sfavorevoli troviamo: - collocazione impropria di elementi tecnologici come cavi di energia elettrica, - atti di vandalismo, con presenza di scritti e graffiti, - uso improprio del materiale e tentativi errati per una sua conservazione, - raggruppamenti di materiale di scarto in diverse zone dell’edificio che permettono all’acqua di stagnare e penetrare nella struttura lasciandola quindi sempre umida, - assenza di manutenzione.

251



ANALISI DEI MATERIALI LATERIZIO E MALTA

PROVA A COMPRESSIONE Allo scopo di comprendere in maniera più approfondita possibile i materiali che compongono la struttura in esame, sono state effettuate ricerche ed analisi sui campioni collezionati delle due tipologie di mattone riscontrati all’interno dell’edificio e della malta usata come legante. La resistenza a compressione è la caratterista fondamentale dei laterizi impiegati per strutture portanti verticali, per questo sono stati effettuati test meccanici nel laboratorio del Dipartimento di Costruzioni, nel mese di novembre 2012, allo scopo di determinare la resistenza degli elementi in laterizio raccolti in loco all’interno dell’Edificio Sarrà secondo norma UNI EN 772-1:2002. Come primo requisito è stato necessario individuare le dimensioni esatte del provino, rispettivamente lunghezza L, larghezza W, e altezza H, in conformità con quanto espresso dalla norma UNI EN 772-16. Prima di procedere a tale misurazione si è dovuto rimuovere il materiale superfluo aderente alla superficie del provino, e pulirlo accuratamente con acqua. Inoltre, per fare in modo che si verificasse la planarità delle facce del provino sulle quali applicare il carico, dato che queste risultavano molto irregolari, presentando scanalature e cavità, si è effettuata una rettifica mediante stampo in gesso a scagliola. In questo modo è stato possibile rilevare precisamente le misure vicino ai bordi e rendere le facce conformi ai requisiti di planarità e parallelismo richiesti. Per la prova è stata utilizzata una pressa idraulica con martinetto ad olio. Si è posizionato il provino di “testa”, tra i piatti della pressa, facendo attenzione al centramento rispetto al piatto inferiore di prova, in modo tale che il carico fosse applicato nel baricentro della sezione resistente. Si è dato avvio alla prova imprimendo un costante aumento di pressione fino alla rottura. Al momento della rottura si è annotato il valore di rottura F, carico massimo indicato dalla macchina, in Kg.

253


RISULTATI DELLA PROVA Natura del campione: blocco in laterizio, MATTONE PIENO. Superficie utile: 12,5x4,5 = 56,25 cm2 Metodo di preparazione delle superfici: rettifica mediante stampo in gesso a scagliola. Attrezzatura utilizzata: Pressa idraulica “Galdabini”, martinetto ad olio. - Provino N°1 Dimensioni faccia caricata: 56,25 cm2 Carico di rottura: 4100 Kg Resistenza a compressione dei singoli elementi: 72,89 Kg/cm2 * prove effettuate dei laboratori del Dipartimento di Costruzioni dell’Università degli Studi di Firenze, nov 2012.

254


PROVE CHIMICHE E MINERALOGICHE In seguito la ricerca ha riguardato lo studio della caratterizzazione della natura chimica e mineralogica dei provini raccolti, sui quali sono state effettuate le seguenti analisi: Campioni di LATERIZIO: Porosità XRD Osservazione in sezione lucida al microscopio ottico Campioni di MALTA: FTIR Osservazione in sezione sottile al microscopio ottico Dai campioni raccolti, dopo essere stati accuratamente siglati e fotografati, sono state ottenute sezioni lucide per l’osservazione al microscopio stereoscopico e sezioni sottili (spessore 30 m) per la caratterizzazione petrografica del materiale tramite microscopia ottica. La composizione chimico-mineralogica è stata ottenuta, su polveri, mediante spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier in riflettenza totale attenuata (FTIR-ATR) e diffrattometria a raggi X. Dai campioni di laterizio, sono stati ottenuti cubetti per la realizzazione delle prove di caratterizzazione fisica del materiale, in particolare prove di porosità accessibile all’acqua e di imbibizione. Sono stati valutati il coefficiente di imbibizione in peso e la porosità all’acqua dei campioni, definita anche come porosità efficace, cioè la quantità di pori presente della roccia all’interno dei quali l’acqua può circolare. Questo valore è stato ottenuto su provini di forma cubica, 2x2x2 cm, accuratamente siglati e messi in stufa a 60°C, fino al raggiungimento del peso secco costante. La differenza tra due pesate successive è risultata inferiore allo 0,01%. Successivamente i provini, una volta essiccati in stufa, sono stati tenuti in un essiccatore a gel di silice per due ore, fino al loro completo raffreddamento, in modo di evitare il riassorbimento di vapor acqueo in relazione all’umidità presente nell’ambiente. Dopo aver calcolato il peso secco, i provini sono stati messi in un cristallizzatore (recipiente di

255


vetro) e completamente ricoperti di acqua distillata, fino a saturazione. Con questa tecnica viene valutato il coefficiente di imbibizione in peso del campione usando questa formula: C.I p %= Peso bagnato- Peso secco Peso secco

. 100

Con un’analoga procedura siamo arrivati a valutare la porosità accessibile all’acqua dei campioni, in questo caso utilizzando una bilancia idrostatica della Mettler Toledo che consente non solo la valutazione del peso bagnato ma anche di quello idrostatico; l’applicazione di particolari relazioni tra i diversi pesi consente la valutazione della porosità accessibile all’acqua.

ID campione: 1

Caratterizzazione petrografica: Il campione, in sezione lucida, è caratterizzato da una colorazione rosso-bruna e da una granulometria media (150-350 m) e omogenea. Caratterizzazione mineralogica: QUARZO:XX CALCITE: X EMATITE:X GESSO: tracce MICROCLINO: tracce MUSCOVITE: tracce (XXX= molto abbondante; XX= abbondante; X= comune; tracce) Caratterizzazione fisica: C.I.p % (acqua assorbita) = 19.13 (± 0.79) Vw/Va % (Porosità accessibile all’acqua) = 34.18% (±0.92)

256


Immagini in sezione lucida in luce riflessa del campione di laterizio HAVANA1, ingrandimento a 2.5 X, nicols incrociati.

ID campione: 2

Caratterizzazione petrografica: Il campione, in sezione lucida, è caratterizzato da una colorazione rossastra e da grani eterogenei per forma e dimensione (da 250 m al millimetro). Si vedono numerose discontinuità e microfratture. Caratterizzazione mineralogica: QUARZO:XX CALCITE: X

257


ALBITE:X EMATITE: tracce MUSCOVITE: tracce (XXX= molto abbondante; XX= abbondante; X= comune; tracce) Caratterizzazione fisica: C.I.p % (acqua assorbita) = 19.47 (± 0.67) Vw/Va % (Porosità accessibile all’acqua) = 34.28% (±0.85)

Immagini in sezione lucida in luce riflessa del campione di laterizio HAVANA2, ingrandimento a 2.5 X, nicols incrociati.

ID campione: MALTA Caratterizzazione petrografica: Legante Quantità: L/A ~ 1/3-1/4 Aspetto: non omogeneo

258


Composizione: Con tutta probabilità cementizio (scuro, porosità tondeggiate, puntinatura rossa che potrebbe essere resti di clinker) Aggregato Distribuzione: Eterogeneo e molto abbondante Forma dei granuli: da angolosi a subarrotondati Granulometria: Media (300-400) alcuni millimetrici Composizione: Frammenti di coccio pesto, di rocce carbonatiche e magmatiche, resti fossiliferi. Grumi: assenti Pori: presenti Analisi chimica: L’analisi chimica tramite la Spettroscopia Infrarossa in Trasformata di Fourier (FT-IR) ha rilevato la presenza di calcite, gesso e silicati. La presenza di gesso è probabilmente associata alla

tipologia di legante utilizzato, il cemento. Immagini in sezione sottile petrografica del campione di malta, ingrandimento a2,5 X, nicols paralleli (sx), nicols incrociati (dx). Le immagini mettono in evidenza l’abbondante aggregato con frammenti di rocce carbonatiche e coccio pesto.

259


Immagini in sezione sottile petrografica del campione di malta, ingrandimento a 5 X, nicols paralleli (sx), nicols incrociati (dx). Le immagini mettono in evidenza alcuni dei resti fossiliferi presenti. In conclusione i campioni di laterizio analizzati presentano una porosità medio- alta e il campione havana2 di colore arancio chiaro ha numerose discontinuità e microfratture, mettendo in evidenza il suo cattivo stato di conservazione.

* prove effettuate dei laboratori del Dipartimento di Restauro dell’Università degli Studi di Firenze, nov 2012.

260


261



ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO Analisi dei dissesti strutturali I dissesti strutturali,quando legati al cedimento delle fondazioni,possono avere genesi differenti e dipendere da molteplici fattori,legati sia alla conformazione e allo stato di conservazione della struttura,sia agli interventi costruttivi che si sono succeduti nel tempo,e,soprattuto,alle caratteristiche del terreno sottostante. Quando una costruzione insiste su terreni di compressibilità difforme si verifica con facilità uno sprofondamento differenziale nel terreno fondale che porta ad uno scivolamento in basso di una parte della struttura rispetto all’altra, con relativa comparsa di fenomeni fessurativi nelle strutture murarie, sia in quelle di facciata che nei tramezzi interni. Queste lesioni si presentano con la caratteristica forma diagonale, tipica dei cedimenti differenziali. Gran parte degli edifici interessati da questi fenomeni sono generalmente costruiti in muratura, senza piano interrato, e poggiano su fondazioni poco profonde. Le parti strutturali di fondazione hanno la funzione di diffondere nel terreno i carichi dell’edificio, siano essi pesi propri dei materiali oppure sovraccarichi accidentali dovuti all’uso, fino ad una profondità che non supera, normalmente, i 3 o 4 m sotto il piano di appoggio. Al disotto di tale profondità, la compressione assume valori poco significativi. Se, entro questi limiti, il terreno è costituito da elementi rocciosi o comunque dalle buone caratteristiche di resistenza, non vi sono rischi di cedimenti o di pericolo; qualora, invece, troviamo uno strato intermedio maggiormente comprimibile, la struttura rischia di subire movimenti e quindi danni. Quando si presentano queste condizioni il muro si fessura in diagonale, secondo uno schema tipico e seguendo i giunti della muratura. Le lesioni principali che si verificano sono generalemente accompagnate da fessure orizzontali sotto le armature dei solai, o da fessure verticali in corrispondenza dei cambiamenti di materiali e si propagano all’interno dell’edificio nelle pareti e nelle pavimentazioni. Ogni materiale da costruzione, in ragione della sua costituzione intrinseca, prima di rompersi, ossia di lesionarsi, subisce delle deformazioni elastiche e plastiche; superate tali proprietà, si evidenziano manifestazioni visive dei dissesti statici. Ad ogni fenomeno di fessurazione è correlato un tipo di dissesto, in quanto ogni causa produce un differente effetto; tale correlazione ci consente, così, di distinguere, per ogni tipologia di lesione, la natura del dissesto statico e, conseguentemente, di appurare le cause perturbatrici e di predisporne i rimedi. Per tali ragioni, il rilievo del quadro fessurativo è stato curato in tutti i suoi parametri. Le principali tipologie di lesioni che si riscontrano negli organismi architettonici in muratura si possono distinguere nelle seguenti categorie: -Lesioni di assestamento; -Lesioni di cedimento;

263


-Lesioni di schiacciamento; -Lesioni di rotazione; -Lesioni di scorrimento; -Lesioni per fenomeni endogeni, come i terremoti. Limitando l’analisi alle lesioni di cedimento, tema principale del nostro caso, proviamo a sintetizzare gli aspetti principali. In una muratura ipotetica, senza aperture, il cedimento del piano di posa produce lesioni che hanno un andamento assimilabile a curve paraboliche, che hanno maggiore ampiezza nella parte più alta della curva. La parabola di rottura può verificarsi in punti qualsiasi della muratura, in quanto è correlazionata a più fattori, come la natura del materiale adoperato nella costruzione, lo spessore del parametro murario, l’ampiezza del piano di posa che cede ecc. Pertanto, può accadere che la lesione non si ravvisa con il classico aspetto parabolico, bensì si presenta come schiacciata o deformata. Le lesioni avvengono in maniera alterna, ma se raccordate in maniera virtuale indicano l’ubicazione del cedimento e, larvatamente, diventano porzioni di curve paraboliche. Negli edifici in muratura reali, con aperture, interessati da cedimenti del piano di fondazione, la classica conformazione parabolica della lesione si deforma, seguendo i punti deboli del sistema costruttivo. Infatti, le fessurazioni si verificano con la rottura delle piattabande e dei davanzali delle finestre nel senso perpendicolare alla facciata o in presenza di aperture ad arco, nelle chiavi e nei reni di queste. Come detto, se i dissesti sono le cause e le lesioni gli effetti, nella fase regressiva i dissesti diventano gli effetti delle cause perturbatrici, ma la corrispondenza biunivoca che c’è tra dissesti e lesioni, ovvero che a una lesione corrisponde un solo dissesto e viceversa, non può dirsi per la relazione tra dissesti e cause perturbatrici. Il dissesto considerato quale effetto, non è conseguenza di una causa unica e determinata, ma di un insieme di cause che intervengono nelle loro combinazioni più varie. Lo stesso principio vale per ciascuna causa elementare considerata quale effetto di cause anteriori. Il dissesto di traslazione verticale, considerato quale causa, presenta, come effetto, un quadro deformativo e fessurativo caratteristico e inconfondibile; lo stesso dissesto considerato quale effetto può discendere da cause le più diverse quali: −eccessiva compressibilità del terreno fondale; −schiacciamento delle regioni murarie basali; −lavori di sterro nelle vicinanze; −depressioni di archi o di travate; −la sopraelevazione di edifici col conseguente aumento dei carichi; − la fluidificazione del suolo dovuto a infiltrazioni.1 Possono in generale essere considerate quali cause perturbatrici la vetustà, nemica inesorabile delle costruzioni insidia la materia, le variazioni termiche e igrometriche che determinano talvolta notevoli soluzioni di continuità, e gli agenti atmosferici che inducono processi di degradazione tanto più celeri e profondi quanto più a essi la materia è esposta. I moti del terreno inducono nelle masse murarie smembramenti talvolta gravi e i sovraccarichi producono dei preoccupanti dissesti se le strutture di sostegno sono insufficienti nelle sezioni o costituite di materiale non idoneo o mal connesso. Come moti del terreno si intendono principalmente i cedimenti e le spinte del terreno.

264


I cedimenti fondali, uniformi o differenziali, sono in genere dovuti all’abbassamento del piano di posa dell’edificio, in seguito alla sopraggiunta portata massima del terreno di fondazione o alla presenza di deformazioni legate alla deformabilità del terreno stesso. I fattori predisponenti che provocano cedimenti fondali sono legati, quindi, principalmente al grado di consolidamento del terreno. Nel caso in esame,il terreno di fondazione è eterogeneo,essendo l’edificio costruito così vicino al mare ed al suo livello altimetrico,contenente elementi rocciosi,che costituiscono porzioni di maggiore compattezza, e sedimenti vegetali o materiale organico in decomposizione, che rappresentano, al contrario, zone molto comprimibili. Inoltre, la presenza sotto le fondazioni di strati sovrapposti di età diversa contribuisce notevolmente ad aggravare le caratteristiche di resistenza. Infine è da sottolineare come le modifiche e le superfetazioni dell’edificio hanno creato un sovraccarico eccessivo per le fondazioni. Il piano di fondazione, a causa dell’estrema vicinanza al mare, delle infiltrazioni dovute alla rete fognaria e a causa della disomogeneità del terreno, ha sensibilmente perso le sue qualità portanti. A parità di sforzi trasmessi dall’edificio ha assunto deformazioni eccessive che hanno portato ad un cedimento localizzato dei volumi di terreno destinati ad assorbire gli sforzi trasmessi dalle fondazioni. Oltre al parziale abbassamento della parte di edificio che in facciata principale si individua nelle prime tre arcate a destra,vi è anche una traslazione verso l’esterno del muro portante che affaccia in calle Lealtad. Tale movimento della parte angolare del palazzo si ripercuote inevitabilmente anche nella parte della struttura più debole: il blocco scale e la cupola che lo sormonta, che sono infatti gravemente lesionati. Anche la traslazione orizzontale della parete verso calle Lealtad è causata da un cedimento differenziale del piano di fondazione; questa tipologia di dissesto provoca come conseguenza un fuori-piombo della parete, che cresce di pari passo con l’aumento della quota. Nelle strutture orizzontali appoggiate o parzialmente incastrate nella parete, si verifica la cosiddetta “lesione di distacco”, che è parallela all’asse di rotazione. Le murature verticali ammorsate alla struttura in rotazione presentano, invece, lesioni con andamento tendente al semi parabolico, dove la concavità della parabola è orientata verso l’alto ed il vertice verso il basso. La spiegazione di questo comportamento si ritrova nel fatto che tali murature trasversali si oppongono al movimento rotatorio della struttura e tale opposizione comporta un coinvolgimento delle stesse, più o meno grande a seconda dell’ammorsamento. Il meccanismo cinematico complessivo è stato causato, a nostro avviso, dal cedimento fondazionale della base della colonna destra. Il cedimento ha, come è prassi, indotto la formazione di una cerniera al piede sinistro del pilastro, che, secondo le leggi dell’alternanza delle lesioni sui cedimenti dei sistemi ad arco per meccanismo flessionale, ha portato alla formazione di una seconda cerniera, nel punto sommatale destro della colonna, causata da una rotazione oraria al piede (ribaltamento della colonna).

La conseguenza sulle pareti superiori è stata un cinematismo orizzontale,evidenziato,laddove si raccordino le lesioni principali del sistema ad archi in facciata, alla più classica delle lesioni ad arco parabolico.

265


ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO Il rilevamento visivo del quadro fessurativo è il mezzo attraverso il quale si realizza una conoscenza adeguata ed accurata dell’oggetto studiato. In particolare, per questo lavoro lo studio del quadro fessurativo ha interessato tutte le parti di edificio rilevabili, e quindi una buona parte, con esclusione solamente di parte dell’abitazione di calle San Lazzaro, la meno rilevante a livello di fessurazioni. Particolare attenzione è stata destinata al rilevamento delle facciate esterne dell’edificio, ovvero quelle sull’Avenida del Malecón e su calle Lealtad, che costituiscono le parti maggiormente interessate dai dissesti strutturali. La facciata principale, che è la più articolata dell’edificio, divisa su due livelli ognuno dei quali ripartito in sette arcate, risulta essere la più interessata in assoluto dalle fessurazioni, ciò anche per la natura intrinseca del loggiato di facciata, costruito come blocco a se stante rispetto al resto dell’edificio, al quale è stato accorpato al momento dei lavori di restauro delle preesistenze al fine della realizzazione del palazzo. Al fine di avere un analisi completa del comportamento dell’intero edificio si è scelto di procedere con un quadro fessurativo completo ottenuto sezionando e analizzando tutta la struttura sia parallelamente all’avenida del Malecon che a calle lealtad. Il rilievo delle lesioni è stato realizzato seguendo una precisa procedura operativa e con il supporto di una strumentazione semplice, ma fondamentale. Nella fase preliminare è stata effettuata un’attenta ispezione visuale degli elementi strutturali dell’edificio, operazione che ha consentito di acquisire informazioni generali sul suo stato di danno e di focalizzare i punti principali su cui effettuare il rilievo. Al fine di eseguire un lavoro preciso, attendibile e per creare opportuni riferimenti, la rilevazione delle fessure in sito è stata eseguita con l’aiuto di un supporto grafico costituito da piante, prospetti e sezioni senza una precisa scala, ma cercando di ottenere elaborati con un buon grado di specificità. Sui fogli di cantiere sono state indicate le fessure individuate distinguendole in base alla loro ampiezza e gravità. In seconda fase l’intero quadro fessurativo disegnato a mano è stato restituito in cad utilizzando layer differenti per riportare la classificazione scelta delle fessure. Verosimilmente causato da cedimento fondale del terreno a nord-ovest,il sistema di lesioni insiste sulle strutture architettoniche di minor resistenza statica.Da gravi lesioni sono infatti attraversati sia i muri perimetrali in corrispondenza delle aperture e della zona angolare,sia il blocco scale e la cupola che lo sormonta. La natura delle lesioni è anche riconducibile all’impianto del complesso strutturale che,in alcune porzioni, si trova maggiormente sollecitato a causa dell’esecuzione di ampliamenti e modifiche dei carichi agenti. Questi interventi hanno determinato la riduzione dell’iperstaticità e una ridistribuzione dei carichi. In altri casi,invece,le lesioni sono legate esclusivamente a fatiscenze murarie generate dai processi di invecchiamento dei materiali da costruzione,soprattutto delle malte leganti e delle travature metalliche dei solai Particolarmente significative sono le fratture presenti sulle pareti perimetrali angolo nordovest, esse denotano un cinematismo complesso che comprende una prevalente traslazione verticale del muro perimetrale nord accompagnata da una fase di rotazione secondaria. I maschi murari ad esso connesso hanno agito quindi da controvento, subendo fessurazioni di riflesso per azione combinata di flessione e taglio. Esaminando il quadro fessurativo dei muri di facciata, dato che essi sono connessi ai solai di piano e alla copertura, si riscontrano lesioni di natura simile anche all’interno, in corrispondenza degli architravi delle porte e dell’attacco delle travi con i muri portanti. Nelle murature di tamponamento si evidenziano fessure con andamento parabolico simili a quelle delle strutture portanti. Inoltre, le lesioni verticali evidenziate nei prospetti sono indice della presenza di cinematismi orizzontali e si sono verificate in corrispondenza dei punti di maggior debolezza, quali le chiavi dell’arco. L’evidente corrispondenza tra le lesioni nei due prospetti attigui, conferma il tipo di ci-

266


nematismo ipotizzato di traslazione orizzontale obliqua. Cioè, con caratteristiche intermedie tra quelle della traslazione longitudinale e quelle della traslazione trasversale. Le cause di questo dissesto sono da ricercarsi nel cedimento fondale provocato dall’azione erosiva del mare, che ha trovato anche facile accesso attraverso le tubazioni delle fognature. Il paramento murario esterno, con uno spessore medio di 42 cm, risulta interessato da un diffuso sistema fessurativo, in alcuni casi le lesioni prediligono i giunti tra i mattoni, in altri spaccano il rivestimento in cemento, in altri ancora alternano nel loro sviluppo longitudinale l’una o l’altra soluzione, seguendo locali direzioni di debolezza. Volendo elencare le tipologie più presenti, si incontrano: - Lacune con perdita di materiale causate da espulsione, frattura accidentale da urto e perdita di adesione con il sacco murario interno; - Allargamento dei giunti tra i conci; - Fratture dei conci medesimi; - Fratture di sezioni degli elementi architettonici notevoli. E’ interessante rilevare come le lesioni, che fratturano i conci si collochino quasi tutte in prossimità del pilastro angolare e inoltre che interessano il primo ordine di facciata a dimostrare l’ipotesi di cedimento fondale. Il loro andamento è prevalentemente inclinato da destra verso sinistra, mentre lo spessore medio è valutabile intorno al centimetro. La lesione verticale di facciata, sopra la prima arcata a destra, è visibile anche in una foto appartenente all’archivio dell’Oficina del Historiador, datata al novembre 2004, in cui è possibile notare che sulla discontinuità , il cui effetto estetico doveva risultare spiacevole, era già stata tentata una risarcitura con malta, presumibilmente con meri intenti cosmetici. Il quadro fessurativo rilevato, nei suoi aspetti più rappresentativi, mette quindi in luce, attraverso le lesioni verticali passanti di questa facciata, una tendenza all’allontanamento relativo delle due pareti portanti in direzione nord-sud. Quanto questi fenomeni siano dipendenti dalla azione del terreno sottostante e’ scritto nella storia costruttiva dell’edificio, ma soprattutto nella particolare conformazione del terreno di fondamenta del Malecón. L’interpretazione delle lesioni ha consentito, quindi, la comprensione dello stato di danno della struttura e le sue cause ed ha per cui condizionato la scelta del tipo di indagine da eseguire successivamente sulla struttura e la localizzazione di prove più dettagliate.

267





INTERVENTO DI RESTAURO

PREMESSA L’intervento di restauro dell’Edificio Sarrà da parte dell’Oficina del Historiador de la ciudad de La Habana è già in atto e mira alla realizzazione di una struttura alberghiera che prenderà il nome di Hotel Italia. Il palazzo è uno dei due edifici protetti di tutto il Malecon Tradicional assieme all’Edificio delle Cariatidi. Il grado di protezione con il quale è stato classificato su piano nazionale è il livello 2, ciò significa che la struttura può essere modificata nelle sue parti, siano esse strutturali o non. Premettiamo che i restauri a Cuba non vengono realizzati seguendo il metodo conservativo. Per ovvie ragioni, nonostante la comprensione della correttezza di questo tipo di restauro, l’Officina non si trova nella condizione favorevoli al perseguimento del metodo e deve affrontare i lavori per la riabilitazione degli edifici storici in un’altro modo: la carenza di fondi economici e la quantità esorbitante di patrimonio architettonico storico da recuperare fanno si che il restauro conservativo così come noi lo intendiamo non sia perseguibile in questo ambiente e così l’ente preposto necessariamente si trova e dover demolire e ricostruire, creando così un falso storico, dove l’originale e la copia si uniscono senza lasciare visibile nessuna distinzione. Diffile è dargli torto o giudicarli negativamente se si comprende la situazione economica a loro sfavorevole e la quantità di tessuto urbano degradato da recuperare. L’Officina del Historiador riesce a fare molto soprattutto in rapporto gli strumenti a sua disposizione, nonostante alcune scelte siano discutibili come la mancata marcatura di un segno distintivo, tra originale e non, e la mancata perseveranza nel mantenere le forme originali di progetto. Esaminando il caso specifico dell’Edificio Sarra’, le problematiche principali da affrontare in questo intervento, volto alla trasformazione di destinazione d’uso da cittadella ad albergo sono di tipo strutturale e riguardano: - la riabilitazione totale delle strutture orizzontali dei solai in cemento armato; - la riabilitazione della cupola in cemento armato; - la riabilitazione dell’angolo Malecon-Lealtad; Oltre alle problematiche di tipo strutturale ci sono anche quelle di tipo materico quindi: - il degrado delle murature portanti in laterizio causato principalmente dall’altissimo livello di umidità degli ambienti, soprattutto interni, ma anche delle facciate attaccate direttamente dal mare, nelle differenti modalità descritte in precedenza; - la perdita di buona parte dei rivestimenti sia delle strutture orizzontali che verticali quali la pavimentazione in marmo bianco di Carrara, le ceramiche che rivesto le parti basse delle pareti verti-

271


cali e gli stucchi dei soffitti e della cupola, le vetrate dei loggiati delle corti interne dell’edificio. Il metodo di intervento che l’Oficina sta intraprendendo è quello della demolizione e ricostituzione integrale degli elementi il cui degrado non è recuperabile. La demolizione della parte di loggiato di facciata che sta all’angolo tra il Malecon e calle Lealtad sta per iniziare come testimonia la presenza delle impalcature in facciata. Così anche la cupola verrà demolita per ragioni di sicurezza, ed anche tutte le strutture dei solai, che si trovano davvero in gravi condizioni causa il degrado delle travature metalliche. Come tutti i restauri all’Avana non è possibile stimare la durata dei lavori perchè fortemente influenzata dalla presenza o meno delle risorse economiche necessarie. Il rischio è quello che, come per altri casi, dopo la demolizione delle parti i lavori si possano fermare, lasciando la struttura ancora più vulnerabile rispetto agli agenti atmosferici. È per questo che, nell’ambito generale, spesso si interviene con lavori di restauro per così dire creativo: facendo di necessità virtù al fine di recuperare in fretta parti del tessuto urbano degradate a causa di crolli e demolizioni vengono inseriti progetti moderni all’interno di “ruderi” storici. Nel Malecon Tradicional né è un esempio il nuovo cafè dedicato a Paulo Coelho, intervento dal carattere semi-permanente, attuato in attesa di avere le possibilità per effettuare il restauro vero e proprio dell’edificio in questione, al fine di non lasciare un vuoto architettonico nella continui del progetto di recupero integrale della fascia costiera del litorale avanero

Ponteggi alla Habana Vieja

272


cafe neruda, malecon tradicional


INTERVENTI DI RESTAURO Partendo dalla considerazione che un progetto di restauro deve garantire la conservazione delle caratteristiche intrinseche dell’oggetto senza contaminarne l’autenticità, l’intervento proposto sarà di tipo conservativo per ciò che riguarda le strutture che sopravviveranno agli interventi di demolizione: le pareti verticali in laterizio delle strutture portanti verticali e quelle in cemento armato del loggiato di facciata, cercando di risolvere le cause principali che hanno provocato i fenomeni di degrado. La prima operazione da eseguire dovrà risolvere i problemi che sono causa della maggior parte dei deterioramenti presenti. Per questo motivo si dovrà cominciare con la sistemazione del mal funzionamento del sistema di deflusso delle acque e con la soluzione al problema di risalita d’acqua per capillarità. Come prima manovra si procederà alla liberazione e pulitura dei punti di raccolta dell’acqua piovana ostruiti. Sarebbe necessario, prima di intervenire, fare un’ispezione dei pluviali interni e sulla facciata per capire il loro effettivo stato di conservazione e la loro posizione all’interno della muratura, tuttavia un’altra valida soluzione è la possibilità di dare al palazzo un nuovo sistema di deflusso delle acque mediante gronde e pluviali esterni, questo potrebbe essere molto più veloce e costare di meno. Mentre, per quanto riguarda la soluzione al problema di risalita dell’acqua per capillarità, il sistema scelto è quello dell’impermeabilizzazione verticale mediante finiture traspiranti e impermeabili a base silicato. Restauro pareti verticali interne Per garantire l’efficacia degli interventi di restauro negli strutture verticali interne si è adottata una procedura di base per le strutture verticali: 1- Eliminazione della malta preesistente, facendo attenzione a non danneggiare il sostegno; 2- Pulizia con acqua leggera e detergente a base di ammoniaca, utile per contrastare il sale; 3- Applicazione di barriera antisale verticale, previo accurato risciacquo, effettuata con pennello o pistola a bassa pressione, fino alla saturazione del supporto; 4- Stoccaggio degli inerti e degli agglomerati, onde evitare l’esposizione di questi all’ambiente salino; 5- Applicazione dell’intonaco, previa ulteriore pulizia della muratura e tenendo presente che per la preparazione e l’applicazione è importante la presenza di uno specialista che segua nel dettaglio i passaggi; 6- Realizzazione di verniciatura, in giorni in cui non siano presenti venti provenienti da nord e preferibilmente senza esposizione solare diretta, al fine di favorire l’adeguata aderenza al sostegno; 7- Applicazione di impermeabilizzante costituito da una soluzioni di polimeri di natura vinilica che conferisce al supporto eccellenti caratteristiche chimiche. Restauro facciate Rivolgendosi alle principali tipologie di degrado presenti nelle ro quelle provocate da infiltrazioni di acqua, sia direttamente dalla a causa dalla rottura ed ostruzione dei pluviali di allontanamento, to, per risalita capillare, si è scelto di procedere al risanamento seguendo

274

facciate, ovvecopertura, sia che, soprattutle seguenti fasi:


1- Attenta e delicata asportazione dello strato di deposito presente, avendo cura di non danneggiare la superficie originaria; 2- Pulitura con acqua e detergente ammoniacale attraverso l’uso di pennelli con setole di fibra naturale; 3- Risciacquo con acqua deionizzata, preferibilmente piovana, in modo da eliminare qualsiasi residuo; 4- Iniezioni di malta di calce con pozzolana attiva e inerti micronizzati nelle crepe profonde; 5- Restituzione della malta di rinzaffo, con malta contenente additivi, allo scopo di migliorarne le caratteristiche fisiche; 6- Tinteggiatura, realizzata con pigmenti naturali, malta grassa, carbonato di calcio, componente additivo e un 5% di cemento bianco. 7- Applicazione di una protezione del colore, con consolidanti naturali a base di silicati. 8- Infine si procede alla stesura di una protezione aggiuntiva della pietra per contenere gli effetti degli agenti ambientali. Nello specifico si descrive un intervento classificabile come manutentivo e di ripristino, che rientra nella manutenzione ordinaria. Ovvero negli “interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti” Intonaci di facciata Per una questione di omogeneità e compatibilità dei materiali è prevista la rimozione completa del rivestimento pittorico, altamente degradato, presente sopra l’intonaco e talvolta sulla pietra stessa. Devono essere asportati, inoltre, grappe, chiodi e inserti in metallo o altro materiale funzionalmente ed esteticamente incoerente alle superfici della facciata. Detto questo si procede al ripristino dell’intonaco seguendo la procedura tipica. - Rimozione a secco dello strato di concrezione superficiale, presente nella totalità della facciata, da effettuarsi tramite aspiratori e pennelli. - Lavaggio con acqua e detergente ammoniacale attraverso l’uso di pennelli con setole di fibra naturale. - Eliminazione dell’intonaco coeso con mezzi meccanici quali martinelli, scalpelli ecc. - Risciacquo con acqua deionizzata, in modo da eliminare qualsiasi residuo. - Rifacimento di porzione d’intonaco con malta da rinzaffo. - Stesura di intonachino. - Tinteggiatura realizzata con pigmenti naturali, malta grassa, carbonato di calcio, componente additivo e un 5% di cemento bianco. - Trattamento di tutta la superficie intonacata mediante stesura di una mano di fissativo traspirante. In corrispondenza del basamento, sia delle pareti che dei pilastri, si consiglia di procedere prima alla rimozione dell’intonaco fino al limite della superficie danneggiata dall’umidità ascendente, successivamente alla raschiatura fino a una profondità di circa 1 cm, e solo a questo punto all’applicazione della barriera antisale verticale, previo accurato risciacquo, effettuata con pennello o pistola a bassa pressione, fino alla saturazione del supporto. L’intervento di bonifica antisalina sui paramenti murari, qualsiasi sia la loro composizione, va eseguito scegliendo una soluzione compatibile con il supporto da trattare. Gli elementi decorativi dei cornicioni e delle fasce marcapiano, erosi o degradati dovranno essere rimossi, puliti e trattati con appositi prodotti per evitare la progressione di fenomeni di dilavamento e solfatazione. Solo in seguito potranno essere ripristinati.

275


INTERVENTI DI CONSOLIDAMENTO Gli interventi proposti non sono soltanto finalizzati al raggiungimento di un appropriato livello di sicurezza della costruzione, minimizzando le operazioni in termini di tempo e di costi, intervenendo sugli elementi di debolezza individuati dall’analisi. Le operazioni da eseguire sono: - consolidare la base fondale; - consolidare e rinforzare le murature esistenti affinché siano in grado di fornire una buona resistenza a presso-flessione e a taglio. Consolidamento delle fondazioni La fase di riparazione e consolidamento delle fondazioni rappresenta la serie di interventi più delicati del processo di restauro, sia per le difficoltà di rilievo e schematizzazione, sia perché l’esecuzione delle opere comporta, alle volte, rischi e compromissioni dell’integrità delle strutture e del terreno. Nel caso specifico dell’Edificio Sarrà, purtroppo, non è stato possibile compiere un saggio fondale nell’intorno dell’edificio, ad ogni modo è stato possibile avere una visione abbastanza precisa del tipo di fondazione esistente grazie al confronto con la documentazione sul saggio realizzato dall’Oficina dell’Historiador nell’edificio immediatamente attiguo, che risulta essere stato realizzato negli stessi anni e, dai reperti fotografici si nota che la fondazione continua in muratura poggia direttamente sul terreno. Questo tipo di fondazione, largamente utilizzata in passato, si basa su regole empiriche ed è adatta a sostenere pressioni fino a 5-6 Kg/cm2, per questo sono quasi inevitabili problemi dei cedimenti. Senza trascurare il fatto che il terreno sottostante presenta una notevole disomogeneità, contenendo, tra elementi rocciosi, sedimenti vegetali che rappresentano zone eccessivamente comprimibili. Infine si osserva, sempre dalle foto, l’alto livello di erosione di alcune parti, dovuto in primis all’estrema vicinanza al mare, ma anche a causa delle infiltrazioni dalla rete fognaria. Si propone quidi l’ampliamento della base fondale per ridistribuire i carichi su una parte di terreno più ampia e anche di riequilibrare la risultante dei carichi. Una volta rimossa la terra di scavo, sarà possibile effettuare una sottofondazione mediante la realizzazione di getti di calcestruzzo a ritiro compensato confezionato con additivo espansivo. La sottofondazione è uno dei metodi più antichi fra gli interventi sulle fondazioni, e ancor oggi è da considerarsi valido in numerosi casi, ma, come tutto ciò che riguarda le fondazioni, richiede specifiche cautele, poiché ogni minimo intervento sulle basi dell’edificio può causare instabilità e problemi alle strutture in elevazione. obbligatorio è quindi puntellare le murature poste al di sopra della zona d’intervento, Per eseguire gli scavi, e quindi le corrispondenti opere di sottofondazione, si fa in modo, di operare contemporaneamente su zone sufficientemente distanti per non compromettere la stabilità dell’edificio. La tecnica della sottofondazione è sempre stata un buon metodo di consolidamento, ed applicabile senza eccessivi problemi, tuttavia presenta alcuni inconvenienti. Il primo e il più grave, è che dopo aver puntellato accuratamente la muratura da sottofondare, si deve procedere a campioni, per cui la distribuzione delle tensioni sul terreno risulta alla fine non uniforme con le prime parti su cui si è intervenuti, che risulteranno più caricate delle altre. Attualmente questo collegamento è ottenuto tramite malte espansive che vengono applicate in uno strato finale sempre dopo che è avvenuto il ritiro, ma così facendo non si riesce ad ottenere l’uniformità delle tensioni nel nuovo piano di posa. Per ovviare ciò, dal momento

276


che il calcestruzzo può presentare gravi problemi legati al ritiro, va additivato con un prodotto in polvere a base inorganica, per contrastarne il ritiro attraverso un’espansione controllata. L’additico in questione deriva dalla cottura ad alta temperatura di minerali di calcio che, reagendo con l’acqua dell’impasto, si trasformano in idrossido il cui volume molare è superiore a quello dei prodotti di partenza, la conseguente azione espansiva compensa il successivo ritiro del calcestruzzo. Consolidamento della muratura L’intervento proposto è di tipo “passivo”, ovvero garantisce un incremento della resistenza in termini di caratteristiche meccaniche della muratura e il ripristino di danneggiamenti locali, senza alterarne l’equilibrio né l’aspetto esteriore. L’operazione consiste nel far penetrare la miscela legante per colatura all’interno della muratura stessa e nei vuoti presenti,in modo da ripristinare o migliorare le caratteristiche strutturali del paramento murario. L’efficacia dell’intervento è strettamente legata alla capacità di diffusione della miscela. E’ necessario utilizzare un legante idraulico speciale, la cui particolare composizione chimica esclude la possibilità di reazione con i sali presenti nella muratura. L’iniezione deve essere effettuata con particolari pompe per boiacche, manuali o automatiche a bassa pressione, o nel caso in cui l’operazione dovesse essere eseguita manualmente, il prodotto verrà iniettato con siringhe ad ago di adeguato diametro, mantenendo la pressione costante fino a quando la miscela non fuoriesce dai fori adiacenti. Nei casi di lesioni passanti per l’intero spessore della parete muraria, le operazioni dovranno essere eseguite in corrispondenza di entrambe le facce danneggiate. Fasi di esecuzione - preparazione della parete attraverso pulizia e messa a vivo del paramento murario, con rimozione totale dell’intonaco e pulizia del supporto; - scarnitura delle cavità ed riempimento con idonea malta; - pulitura abbondante e lavaggio della superficie muraria; - scelta preventiva dei punti per le iniezioni, considerando la tipologia muraria e, soprattutto, l’analisi del quadro fessurativo, i punti saranno posti ad interasse di circa 20-30 cm e in modo regolare lungo l’intero sviluppo lineare della lesione; - esecuzione delle perforazioni seguendo lo schema prescelto con utilizzo di utensile meccanico non battente. Realizzare i fori dal diametro di 16-24 mm, con profondità media di 10 cm, ed asse leggermente inclinato verso il basso, a formare un reticolo regolare costituito da quattro fori per ogni metro quadrato; - posizionamento degli ugelli o boccagli di iniezione in plastica flessibile, in corrispondenza dei fori, sigillandoli con malta idonea o con legante puro; - saturazione della struttura interna della muratura con acqua, iniettandola tramite i tubi d’iniezione già predisposti. Si procede al lavaggio attraverso l’introduzione di acqua nei perfori in modo da eliminare le polveri e saturare i materiali originari che tenderebbero a disidratare la miscela di iniezione. Tale operazione deve essere eseguita almeno 24 ore prima di effettuare le iniezioni di consolidamento; - iniezione della miscela, procedendo dal basso verso l’alto, a bassa pressione onde evitare la formazione di pressioni all’interno della massa muraria e di conseguenti coazioni con le cortine

277


murarie esterne. Dopo l’indurimento della miscela, si asportano gli ugelli e si sigillano le sedi. Rinforzo strutturale della muratura Una valida modalità di consolidamento consiste nell’applicazione di materiali compositi fibrorinforzati. La tecnica consiste nel porre in intradosso o in estradosso, membrane in tessuto resistente a trazione, quali nastri in composito fibrorinforzato, mediante l’uso di resine in grado di garantire l’aderenza alla muratura. Viene, in pratica, affiancata alla muratura un presidio reagente a trazione che contrasta l’apertura delle lezioni. I compositi fibrorinforzati vengono applicati mediante strisce di tessuto, delle quali viene precedentemente calibrata la larghezza e la distanza tra l’una e l’altra, in modo da garantire la voluta resistenza. L’intervento proposto è teso ad incrementare la resistenza dei maschi murari mediante l’applicazione di un sistema di rinforzo strutturale con applicazione di fasce in fibra di carbonio. Fasi di esecuzione - preparazione locale della parete; la muratura, in corrispondenza della zona di intervento, deve essere bagnata con supporto portato a saturazione a superficie asciutta, per assicurare la corretta presa del sistema di rinforzo; - applicazione della rete agganciata a tondini di acciaio disposti a maglie quadrate di 10x10 cm. Contemporaneamente vengono tagliate e predisposte a piè d’opera, le reti delle dimensioni opportune; - applicazione delle fasce di rinforzo in corrispondenza della superficie muraria, per fasce di larghezza media 70-100 cm a cavallo della lesione; - stesura, con spatola metallica piana, di un primo strato uniforme di malta fino a realizzare uno spessore minimo di 4 mm. Se la superficie muraria di supporto, presenta sensibili irregolarità da pareggiare con un livellamento, applicare la malta in più strati fino al raggiungimento dello spessore richiesto; - posizionamento della rete sullo strato di malta ancora fresco, esercitando una leggera pressione con una spatola metallica piana in modo da farla aderire perfettamente alla malta applicata; - applicazione del secondo strato uniforme di malta a completa ricopertura della rete, fino a realizzare uno spessore di circa 4 mm, e si esegue una lisciatura finale della superficie con spatola piana. Il rinforzo presenta complessivamente lo spessore compreso tra 8 mm e 10 mm; Per ricoprire le lesioni lungo l’intero loro sviluppo lineare ed adattarsi al relativo andamento, la rete di rinforzo può essere applicata in forma di segmenti sequenziali a forma di “spezzata” avendo cura di assicurare nelle zone di sovrapposizione, dei segmenti contigui. E’ importante sottolineare che, nei casi di lesioni passanti per l’intero spessore della parete muraria, la fascia di rinforzo sarà applicata su entrambe le facce della parete Per quanto riguarda, invece, le lesioni minori presenti sulla muratura portante, si procede la ripresa e il riempimento delle lacune utilizzando una malta ricca di legante, compattata entro la lesione, previa pulizia, scarnitura e preparazione delle parti lesionate.

278


279



Ci sono avvenimenti che in un primo momento hanno il volto della tragedia e dell’avversità, ma l’uomo e la donna comuni, con il loro potere creativo, la loro instrancabile speranza e volontà di cambiamento, convertono quegli stessi avvenimenti nell’elemento che mancava per scatenare una vera rivoluzione. Gaston Bachelard



PROGETTO “SIN EMBARGO”

INQUADRAMENTO Ora che il nucleo storico della città stato è riqualificato in buona parte, l’Oficina del Historiador sta dedicando sempre maggiori attenzioni al Malecon Tradicional. Questo tratto del lungomare, oltre ad essere un simbolo indiscusso della città, svolge un’importante funzione di collegamento tra quelli che sono i due centri dell’Avana, la Habana Vieja, centro storico, commerciale e turistico, e il Vedado, che può essere definito come il “nuovo centro” della città dove, oltre a concentrarsi le attività culturali, è anche centro della vita notturna. Il Malecon Tradicional svolge quindi questo importante ruolo di collegamento e per questo viene percorso, oltre che dai veicoli, anche da migliaia di turisti all’anno, che, percorrendo la città a piedi per spostarsi da un polo all’altro, ritengono questo la via più sicura, che consente di non addentrarsi nel barrio retrostante, il Centro Habana, dove molti visitatori dell’isola preferiscono non addentrarsi. Nonostante ciò, sono poche le attività commerciali e le infrastrutture turistiche presenti, il maggior servizio è offerto dal famoso muraglione lungo 8 km, che viene usato come panchina sul mare da cubani e turisti.

Il Malecon di fronte all’Hotel Nacioal

283


Dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco nel 1999, il malecon tradicional vede ancora i suoi edifici occupati dalle barbacoas che, se da un lato sono motivo di degrado dei palazzi, dall’altro fanno parte dello spirito del luogo e per ciò vanno preservate, così come i loro abitanti. Gli unici nuovi interventi perpetrati negli ultimi anni sono il nuovo Hotel Terral, posto esattamente al lato dell’Edificio Sarrà, architettura moderna, progettata nell’attenzione del rispetto delle tecniche in grado di assicurare una buona resa rispetto agli agenti ambientali; e due cafe, realizzati tramite concorsi internazionali. Entrambi questi progetti hanno carattere di semi-permanenza, realizzati al fine di riempire dei vuoti architettonici lasciati nella continuità del litorale dalla demolizioni di edifici a rischio crollo, rispondendo alla domanda di rapidità ed economicità dell’opera. È molto interessante pensare al recupero del Malecon Tradicional in un’ottica unitaria, secondo una funzionalità globale, nuova e chiara, dove i vari interventi possano interagire l’uno con l’altro ed avere caratteristiche e funzioni che li accomunino. E’ interessante pensare come nuova destinazione funzionale unitaria del MaleconTradicional quella artistica. Immaginare questo tratto del litorale come il quartiere degli artisti, che ad oggi non è rintracciabile in città, grave carenza per una capitale come l’Avana che vanta un legame così profondo con l’arte.

284


Terral Hotel

Cafe Neruda

Ristorante La Abadia

Se l’AvanaVieja è il quartiere turistico per eccellenza ed ilVedado è il centro dei divertimenti notturni, il Malecon Tradizionale potrebbe offrire questa nuova funzione, e porsi così in grado di attirare nella capitale un’altra fascia tipologica di turismo, nell’attenzione della conservazione dello spirito del luogo, evitando di creare due realtà differenti, quella cubana e quella turistica, come spesso accade. Chiaramente il recupero parte dagli edifici di maggiore importanza e l’Edificio Sarrà, essendo uno dei due edifici protetti di tutto il Malecon Tradicional, fa parte di questi. Il suo grado di protezione è di secondo livello, ciò significa che sono permesse modifiche nelle sue parti, arma a doppio taglio per la preservazione delle sue parti originali, ma anche stimolo progettuale nell’ottica di un “restauro creativo” che recuperi in modo conservativo le parti originali recuperabile e che riprogetti in chiave moderna le parti demolite dall’Oficina perché eccessivamente degradate.

285


STREET ART AVANA Raperos, poeti, graffitari, ballerini, scultori, fotografi, artisti tutti accomunati dal solito desiderio di libertà d’espressione. Arte di strada o arte urbana (in inglese street art) è il nome dato dai mezzi di comunicazione di massa a quelle forme di arte che si manifestino in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: spray, sticker art, stencil, proiezioni video, sculture ecc. La sostanziale differenza tra la street art e i graffiti si riscontra nella tecnica non per forza vincolati all’uso di vernice spray e al soggetto non obbligatoriamente legato allo studio della lettera, mentre il punto di incontro che spesso fa omologare le due discipline rimane il luogo e alle volte alcune modalità di esecuzione, oltre all’origine massmediatica della terminologia (originariamente semplicemente Writing). Ogni artista che pratica street art ha le proprie motivazioni personali,che possono essere molto varie.Alcuni la praticano come forma di sovversione, di critica o come tentativo di abolire la proprietà privata, rivendicando le strade e le piazze; altri più semplicemente vedono le città come un posto in cui poter esporre le proprie creazioni e in cui esprimere la propria arte. La street art offre infatti la possibilità di avere un pubblico vastissimo, spesso molto maggiore di quello di una tradizionale galleria d’arte. Gli artisti, legati a questa cultura,con le maggiori difficoltà in questo campo sono i rapper, cantanti e poeti considerati sovversivi, controrivoluzioni, in realtà semplici cantanti metropolitani che attraverso giochi di parole ritmati e rime, spesso anche improvvisate (freestyle), esprimono i propri sentimenti, racconta storie, sui break di un DJ o su una base di beatbox. Per questi artisti, legati così fortemente alla libertà d’espressione avere un interscambio artistico è ancora più complicato, causa il carattere di illegalità che condiziona obbligatoriamente le loro attività,

286


soprattutto il una nazione come Cuba con un rapporto così particolare con la libertà d’espressione. Il decoro urbano e la street art L’arte urbana ferma il degrado, è una delle soluzioni adottate ormai da molte municipalità per riqualificare zone esposte al degrado urbano, soprattutto periferiche. Il percorso di miglioramento di queste zone passa tramite l’arte, creando un virtuoso connubio tra la diffusione di cultura e socialità e le esigenze di manutenzione ed estetica L’arte urbana è una buona soluzione per combattere il degrado urbano e riqualificare l’ambiente. La realizzazione di opere artistiche da parte di creativi e writers cubani ed internazionali su siti specifici oggetto di degrado, può migliorare le zone anche dal punto di vista visivo-architettonico, trasformando la città in una galleria d’arte a cielo aperto. L’obiettivo deve essere proprio quello di intercettare i sentimenti dei cittadini e trasferirli in arte, per fare della strada il racconto della vita di chi la vive, tramite l’opera dell’artista. Gli esperimenti già in atto dimostrano la validità di queste iniziative e aprono una possibile strada alle istituzioni che si trovano a dover far fronte al problema del degrado urbano, anche quello creato appunto dagli interventi non controllati. Una soluzione innovativa che segna inoltre l’apertura delle istituzioni verso la disciplina dell’arte urbana e dei giovani, così che il coinvolgimento della collettività crei affezione e appartenenza al proprio territorio migliorandolo insieme ed allo stesso tempo valorizzandolo, gratificando chi ci vive. Il degrado urbano può essere arrestato tramite la street art, trasformando il problema in risprsa, ricomponendo un dissidio annoso tra chi identifica questa pratica come dannosa, in quanto causa dell’incuria urbana e gli artisti che la realizzano. Il problema diventa così risorsa per la collettività. Del resto la “istituzionalizzazione” dell’arte muraria ha già dato i suoi frutti nell’adozione di regolamenti comunali per disciplinare l’attività dei writers, seguendo il percorso già intrapreso da altre città, è infatti possibile trovare un bilanciamento tra le esigenze di espressione della libertà degli

287


artisti e quelle dell’ordine pubblico, a tutto vantaggio di entrambi oltre che della collettività della comunità. L’interscambio culturale Gli artisti legati al mondo della steet art sono normalmente molto solidali tra loro e favorevoli all’interscambio di idee e cultura. Artisti di varie parti del mondo visitano l’isola ogni anno, come testimaniano i graffiti sparsi per la città riportanti nomi di svariate nazioni o città, come Berlino, Mosca, Roma, Panama, Costa Rica, Brasile.. Attualmente però la città non offre servizi ne infrastrutture per questa tipologia di visitatore. Non vi è nessuna luogo in grado di ospitarli né di favorire questo interscambio. Legalizzare questo tipo di azioni sarebbe molto utile e reditizio per le istituzionalità cubane al fine di creare progetti utili per la comunità intera, come la riqualificazione urbana tramite le pitture murali, piuttosto che tramite opere di scultura ed arredo urbano moderne ed in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi quali lo sviluppo sostenibile e la cultura del riciclaggio , temi molto importanti, ed all’ordine del giorno a livello mondiale, soprattutto in un paese povero dove nulla, né materiale o né insegnamenti, dovrebbe essere sprecato. Inoltre gli artisti stranieri con maggior ricorso economico rispetto a quelli cubani porterebbero con se dal paese di provenienze, oltre ad idee innovative anche materiale e risorse economiche da impiegare nel recupero urbano.

288



IL PROGETTO Il progetto di riuso dell’Edificio Sarrà “Sin Embargo” vuole essere uno spunto concettuale alternativo per la futura progettazione del recupero generale del lungomare avanero in un’ottica in cui questo adempia unitariamente alla funzione di quartiere dell’arte. Con particolare attenzione nel creare un punto di incontro e confronto sano tra persone di diversa nazionalità. Il palazzo ospiterà la scena della street art avanera ed internazionale, al fine di permettere a questi artisti di farsi conoscere, nella speranza che ciò favorisca il cessare delle discriminazioni nei loro confronti, in un paese, Cuba, con un rapporto così particolare con la libertà d’espressione. Unendo gli artisti, favorendo il confronto e l’interscambio culturale, atto alla creazione di opere d’arte differenti. L’edificio avrà un carattere polifunzionale dove, oltre alla funzione basilare di atelier d’arte, potranno anche essere organizzati eventi e spettacoli di vario genere, all’interno dei laboratori o all’esterno nella città, ed dove troveranno anche spazio zone abitative, sia per gli artisti cubani che per quelli stranieri che intendano passare qui un periodo di lavoro, studio o tempo libero. Il progetto di riuso, prendendo spunto dalle barbacoas, seguirà le linee guida di una progettazione di tipo aggregativo, nel rispetto della storia intera dell’edificio, non solo di quella borghese del periodo 19071933, ma anche di quella popolare che, da allora ai giorni nostri, per più di 80 anni, anche se con discontinuità, ha visto il palazzo trasformarsi nella sua forma architettonica. Dove possibile le parti originali verranno restaurate e preservate dal degrado futuro con interventi intervento di restauro Malecon di fronte all’Edificio Sarrà conservativo e di consolidamento. Dove le parti originali sono andate perdute (strutture orizzontali, parte angolare del loggiato di facciata e cupola), verranno riprogettate prendendo spunto dalla storia recente dell’edificio e della città. Le strutture verticali originali verranno tutte mantenute e ristrutturate mentre i vecchi solai in cemento armato saranno sostituiti da nuove strutture tecnologicamente più adatte alle caratteristiche climatiche della zona, con una buona resa in relazione all’ambiente aggressivo del Malecon Tradicional. La porzione di struttura angolare demolita per ragioni strutturali verra sostituita da un puntello in acciaio inox che oltre ad assolvere alle funzioni strutturali di puntellamento e ca-

290


tena per il loggiato e la pareteesterno della facciata di calle Lealtad, avrà anche una funzione estetica fungendo da parete vegetale, prendendo spunto dalla situazione caratteristica avanera dove è comune vedere alberi crescere sui tetti delle rovine vecchi palazzi borghesi. In ultima analisi la cupola, anch’essa in via di demolizione verrà riprogettata con una struttura reticolare in bambù, legno dalla grande resistenza all’ambiente marittimo. Il progetto di riuso degli interni, prevede l’aggiunta strutture in bambù al fine di sfruttare in doppia altezza lo sviluppo verticale dei grandi ambienti, senza giungere all’esagerazione per non sovraccaricare la struttura portante. Per ciò che concerne l’arredamento, si prevede l’utilizzo di materiali di riciclaggio reperibili con facilita ed economicità. Pallet, copertoni, cassette di legno e quant’altro verranno messi a disposizione della creatività degli artisti che si occuperanno direttamente dell’arredamento, seguendo a loro gradimento le linee guida del progetto, al fine di creare nel suo complesso unitario un’opera che parli del suo contesto. Ponendosi come spunto riflessivo. L’edificio polifunzionale ospiterà al suo interno differenti funzioni. Nel rispetto della divisione interna del progetto originale in 4 parti indipendenti. Non solo laboratori, ma anche spazi commerciali e per il tempo libero, oltre alle abitazioni collettive per gli artisti. Nel tentativo di un auto finanziamento economico della struttura e di un auto mantenimento architettonico dell’edificio, verrano scelti ed incaricati alcuni esponenti della street art avanera che diverranno responsabili della gestione di Sin Embargo, in italiano “tuttavia”, “ciò nonostante”, ma anche doppio senso dato dall’assonanza fonetica con le parole “senza embargo”.

291


MALECON N’509 La parcella principale è l’unica ad avere due accessi, uno dal Malecon e l’altro da calle Lealtad all’angolo con calle San Lazaro, in origine rispettivamente ingresso principale ed per le carrozze. Dall’accesso principale si accede al nel vano scale che conduce al livello superiore il piano superiore per mezzo dello scalone monumentale uno. Già da questo primo vano si percepisce quanto il palazzo sia stato depredato: mancano gran parte dei marmi della pavimentazione e dello scalone così come le ceramiche art nouveau delle pareti. Ciò viene usato come spunto progettuale nella realizzazione degli interni, sostituendo ai lastroni di marmo bianco di Carrara, 40x40cm, una pavimentazione ceramica di uguale dimensione ma dalle differenti tonalità; mentre alle ceramiche originali andranno ad accostarsi stencil murali dal medesimo disegno laddove sia necesario riempire delle lacune. All’interno del patio di pian terreno verrà allestito uno spazio espositivo pubblico, la pavimentazione mancante verrà sostituita da piccole porzioni di verde e la forma architettonica delle barbacoas qui presenti sarà riutilizzata nella progettazione per ricreare un piccolo spazio espositivo sopraelevato rispetto alla quota del terreno. Essendo questa l’unica delle corti interne che manterrà carattere pubblico, qui si troverà l’ascensore di collegamento con gli altri piani superiori. La corte funge inoltre da collegamento interno con il cabaret che troverà spazio dove prima vi erano i locali per le carrozze ed avrà accesso principale dall’angolo Lealtad-San Lazaro. La destinazione d’uso originale di questo locale andrà a caratterizzare l’ambiente: le strutture necessarie allo svolgimento delle funzioni musicali e di bar si troveranno a bordo di macchine tipiche di Cuba,i Willy, che passando per dimensione dalla porta di accesso, potranno essere utilizzati anche per eventi organizzati in spazi esterni all’edificio. Le sedute ed i tavolini verranno anch’esse ottenuti modificando copertoni riciclati, seguendo le linee guida della progettazione degli interni, riciclaggio e basso costo dei materiali. Il piano superiore ospiterà i laboratori di pittura, scultura, riciclaggio, fotografia, danza e multimediale, una sala espositiva, una sala proiezioni ed una biblioteca, in onore quest’ultima dell’originaria funzione di una parcella del palazzo, biblioteca personale del padrone di casa, rettore dell’Università dell’Avana. Altra funzione esplicata è quella di passaggio verso il livello superiore, quello di copertura, dato quindi il carattere pubblico degli spazi del loggiato interno,questo verrà utilizzato anch’esso come area espositiva. L’arredamento degli interni è il medesimo indicato per il vano di accesso del piano inferiore e quindi i marmi mancanti sostituiti da ceramiche e le ceramiche dei rivestimenti verticali da stencil. Gli infissi del loggiato, totalmente mancanti non verranno rimpiazati, l’ambiente verrà lasciato aperto per favorite la ventilazione e l’illuminazione degli spazi interni. Le illuminazioni degli spazi espositivi ,verranno create anch’esse partendo da materiali di riciclato, linguette delle latte, per ricreare forme barocche. Per ciò che concerne i laboratori gli arredi saranno molto più semplici e funzionali creati con pallet, ferri da costruzione e cassette di legno . Una buona parte degli ambienti dei laboratori sfrutterebbanno il grande sviluppo verticale degli ambienti, 5,90 m, per sfruttare la possibilità di raddoppiare la loro superficie. Ciò avverrà solo dove questo sia pertinente alla funzionalità, quindi non nel laboratorio di danza come neppure nella sala proiezioni, ma bensì ad esempio nel laboratorio fotografico e di architettura, mentre per i laboratori di scultura e pittura è da sondare la possibilità di mantenere per una parte la doppia altelza e per una parte no.

292


All’ultimo piano i locali utilizzati originariamente come lavanderia ospiteranno una usati cafeteria, tipologia di esercizio commerciale tipico cubano, spesso a carattere familiare dove le persone usano la parte delle proprie residenze con affaccio sulla strada per creare delle attività di ristorazione casereccia. Usate per lo più solamente dai cubani, verranno qui introdotte al fine di sensibilizzare i turisti verso queste particolari forme di ristorazione genuina; costituiranno inoltre un’entrata sicura giornaliera per gli artisti residenti incaricati della gestione dell’intera struttura. La cafeteria sarà aperta al pubblico con una terrazza panoramica di pertinenza che copre la porzione maggiore della copertura affacciando su tutti e tre i lati dell’edificio.gli interni verranno realizzati utilizzando bottiglie di vetro per i banconi, prendendo spunto dal tempio buddista tailandese di Sisaket, tappini per decorare le pareti e cannucce per le illuminazioni dei soffitti. Anche qui sarà possibile organizzare eventi di vario genere, come mostre, spettacoli, concerti, proiezioni ed anche eventi cinematografici, sfruttando la parete dell’edificio contiguo, completamente cieca. La terrazza sarà attrezzata con tavolini e sedute in pallet,la protezione dai raggi del sole verrà data da tendalini in bambù e tessuto, prendendo spunto dalle opere realizzate al Boom Festival 2012, in Portogallo.

MALECON N°507 Questa parcella è l’unica ad avere ambienti, su entrambi i piani, non illuminati da luce naturali, causa la mancanza di aperture data dalla localizzazione degli ambienti lungo la parete il appoggio all’edificio attiguo. Per questa sua caratteristica predominante la parcella è stata scelta per contenere gli ambienti a destinazione musicale e museale. Al piano terreno, gli ambienti annessi all’ingresso sono accessibili al pubblico, e sono costutuiti da uno shop musicale, nel vano una volta sala di rappresentanza con affaccio sul Malecon, un internet point ed una sala proiezioni, dove i musicisti ed artisti potranno pubblicizzare le proprie opere. La parte più interna del piano sarà riservata solo ai musicisti ed ospiterà la parte dei laboratori musicali: sale prove e studi di registrazione. La particolarità di questi ambienti sarà data dall’uso dei vinili, associati ad altri materiali di recupero ed ad illuminazioni a neon, per la realizzazione degli interni. Il piano superiore verrà impiegato totalmente come spazio espositivo. Gli interventi non saranno molti. Oltre al restauro conservativo delle pareti che verranno lasciate neutre al fine di favorire il ruolo di centralità alle opere d’arte.

293


Verranno inserite solamente delle sedute realizzate ancora una volta con pallet e altri elementi di riciclo, sia per il patio interno che per il loggiato di facciata con affaccio sul mare. Il loggiato funge da collegamento con l’altra parte del piano superiore, mettendo in comunicazione l’area espositiva con la biblioteca, e permettendo quindi di raggiungere anche da qui direttamente il livello della copertura passando per il loggiato interno, creando un percorso espositivo unitario. Fattore interessante è il contatto diretto che viene a crearsi tra artisti e pub-

blico

tramite

la

sceta

delle

destinazioni

d’uso,

favorendo

il

confronto

diretto.

MALECON N°511 La parcella espleterà la funzione di residenza collettiva per gli artisti ospiti. La decisione di fare una divisione tra gli artisti può sembrare discordante da quanto detto in precedenza riguardo al favorire il confronto e l’interscambio culturale ma, questa scelta è stata fatta in funzione delle differenti esigenze degli artisti ospiti rispetto a quelle degli artisti gestori della struttura.Sarà nelle parti restanti della struttura che troveranno spazio le aree collettive, quali i laboratori. Questa porzione di edificio si sviluppa solamente su in livello, il piano terreno per un totale di 325 mq circa e un’altezza dei solai è di 5,85 m che favorisce le divisioni interne verticali. L’accesso, dalla facciata principale, conduce ai primi ambienti che sono spazi collettivi liberi dove, nel rispetto della destinazione d’uso originale, si trovavano gli ambienti semi privati di sala e saletta, dove la famiglia volgeva le funzioni di rappresentanza e collegamento con l’esterno. Superati questi ambienti ci si ritrova nel patio interno che oltre alla sua funzione intrinseca di presa di illuminazione e ventilazione svolgerà il ruolo di piccolo spazio espositivo. Da questa corte si a accesso a tutti i locali rimanenti: la sala da pranzo e la cucina comuni e le stanze, questa volta singole, degli artisti, dove la suddivisione verticale interna permetterà di avere sia uno studio privato, al livello inferiore, che una zona notte superiore. Le pavimentazioni saccheggiate verrano sostituite da pannelli di uguale dimensione ma materiale e colore differente:

294


Le forme dei decori originali in stucco dei soffitti ormai perduti, verranno riprodotte tramite la tecnica degli stencil sui nuovi solai. Le illuminazioni verranno create partendo da materiali naturali tipici reperibili in quantità dell’isola come le piante marine, che una volta essiccate ed unite ad altri materiali quale il plexiglas possono dare origine a delle illuminazioni molto interessanti ed uniche, che gli artisti potranno creare direttamente, riprendendo magari lo stile eclettico delle decorazioni del palazzo stesso.Gli arredi, sia degli spazi comuni che delle abitazioni private verrano realizzate partendo da oggetti di riciclo reperiti nell’ambiente urbano quali copertoni e pancali.

SAN LAZZARO N°512 La parcella, ex biblioteca personale del proprietario di casa nonché rettore dell’Università dell’avana, Avenoff, verrà realizzata l’abitazione collettiva degli artisti casa residenti e dirigenti della struttura. Si sviluppa su due livelli, 129 mq per piano e 258 mq totali più il piano di copertura. Il piano terreno, fungendo da zona giorno ospiterà gli ambienti collettivi di soggiorno e area lavoro, i cui arredi ancora una volta saranno realizzati utilizzando pancali di riuso.Solamente negli ambienti dei laboratori l’altezza verrà in parte suddivisa da soppalcature in bambù per aumentare la superficie calpestabile. Questo materiale naturale sarà adoperato anche al piano superiore per la realizzazione delle divisioni interne e delle soppalcature degli ambienti della zona notte, dove gli artisti saranno ospitati in stanza collettive di 2 o 3 persone. La cucina si troverà sul piano della coperturà, per motivazioni funzionali che la legano alla cafeteria pubblica, dove verranno fornite le vivande per mezzo di una finestra già esistente. Il piano di copertura ospiterà anche un orto, caratteristica tipica della città dell’Avana che ha saputo

fare di necessità virtù diventando la prima delle città latinoamericane per la presenza di orti in urbani.

295








LA PARETE VEGETALE. Introduzione Il verde fa bene al corpo e anche allo spirito, non è una novità. Numerose ricerche dimostrano gli innegabili vantaggi legati alla purificazione dell’aria che le piante svolgono negli ambienti confinati, ma non vanno trascurate la funzione fonoassorbente e quella di “relax” per la vista. Diversi sondaggi inoltre hanno visto il desiderio di verde negli ambienti di lavoro ai primi posti nella lista delle esigenze degli utenti, esigenze di benessere fisico ma anche psicologico. Il ruolo del verde non è solo ornamentale: trattandosi di un organismo vivente genera un’interazione emotiva, inoltre contribuisce a creare un’immagine e una cultura aziendale più attenta all’ambiente. il “paesaggio naturale” non solo si integra con l’edificio, ma entra anche al suo interno e le nuove tecniche di coltura ci permettono di liberare la pianta dal suo clima e anche dalla terra stessa. Non è indispensabile il “pollice verde” per creare isole rigogliose anche Trinidad&Tobago, piantra cresciuta in assenza di terra all’interno di uffici o altri ambienti collettivi. È invece indispensabile un progetto, che valuti le caratteristiche del sito, che identifichi le specie più adatte, l’illuminazione, il clima e che semplifichi la manutenzione. I progettisti del verde non mancano e danno segnali di spiccata creatività inventando soluzioni paesaggistiche inedite, per esempio i Giardini Verticali, una sorta di tappezzeria vegetale, usata come elemento architettonico di forte impatto anche nell’interior design e che, di recente, ha visto la prima applicazione in una “normale” parete divisoria da ufficio. Inventato da Patrick Blanc, botanico francese del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), l’idea di Mur Végétal nasce dall’osservazione attenta del comportamento delle piante in natura e, a partire dagli anni ’90, riscuote un successo immediato in tutto il mondo. Da tempo la tecnica dell’idrocoltura ci aveva

Tipica casa Groenlandese

302


dimostrato che la pianta non ha bisogno di terra; come sostiene Blanc «la terra è solo un supporto meccanico, quello che è essenziale è l’acqua, che deve essere disponibile tutto l’anno, come nelle foreste tropicali o nelle montagne temperate, le piante possono crescere sulle rocce, sui tronchi degli alberi e su pendii privi di terra. In Malesia, per esempio, di 8.000 specie conosciute, circa 2.500 crescono senza terra. Come si vede in natura, le piante possono crescere su superfici verticali prive di terra purchè non ci sia mancanza di acqua e proprio da queste osservazioni che è nata l’idea di Blanc di creare giardini verticali che richiedessero una manutenzione minima. Il la parete verticale inventata dal biologo francese, è composta da tre parti, un’intelaiatura di metallo, uno strato di PVC e uno strato di feltro. Può essere realizzato anche negli interni; normalmente è richiesta un’adeguata illuminazione naturale, ma ci sono specie che vivono esclusivamente con luce artificiale, anche in ambienti chiusi come i parcheggi sotterranei. Il concetto innovativo è stato quello di utilizzare la capacità delle piante di crescere non solo in un volume (di terra, di acqua, di sabbia, ecc.), ma anche su una superficie. «In assenza di terra il sistema di supporto della pianta è molto leggero – continua Blanc – per questo può essere applicato su qualsiasi parete indipendentemente dalla sua dimensione». Della stessa opinione è l’artista Makoto Azuma che, sviluppando in orizzontale lo stessoconcetto, in occasione della mostra Senseware che si è svolta alla Triennale di Milano in aprile,ha presentato aiuole di muschi, utilizzando come “terreno” il Terramac, materiale biodegradabile tridimensionale prodotto dalla giapponese Unitika. Sempre durante il Salone del Mobile anche lo Studio Isacco Brioschi ha rivolto l’attenzione a questa tematica: decontestualizzare il verde per reintrodurlo nel contesto dello spazio

Museo Quai Branly,Parigi, Jean Nouvel a cui Patrick Blanc ha contribuito con un muro vegetale

303


abitato utilizzando la tecnologia è l’obiettivo della sua ricerca, finalizzata a «trovare la fusione e l’integrazione fra vegetale ed estetica quotidiana, fusione in grado di stimolare percezioni diverse». Come tiene a precisare l’architetto «Siamo di fronte a una poeticariflessione sullo sviluppo sostenibile». Ciò che va colto in queste ricerche è ilprofondo mutamento intervenuto nei concettistessi di “natura” e di “architettura”, il cui rapporto risulterebbe impoverito se venisse limitato a semplici indicazioni ambientaliste o ecologiche. Come spiega Aldo Bottoli, designer e docente di Percezione e Colore presso la Facoltà del Design del Politecnico di Milano, rispetto a una superficie piana, la parere vegetale offre “quinte di profondità” e “gradienti di tessitura” diversi, per questo motivo risulta più stimolante e più efficace per il comfort visivo e per il benessere psicofisico. «Un sistema complesso, che ha sede parte nell’occhio e parte nel cervello, è in grado di discriminare le differenze di lunghezze d’onda degli oggetti che vediamo. La qualità ambientale di un’architettura non è strettamente legata al prestigio degli allestimenti, dei materiali, delle finiture, ma alla sua percettibilità, intesa in senso biologico. Mentre nell’atto della visione le aree cerebrali deputate si limitano a fornire un’immagine della scena intorno a noi, nell’atto della percezione altre aree del cervello analizzano e interpretano tutti i segnali provenienti dalla scena in modalità polisensoriale (vista, udito, olfatto, tatto e gusto), utilizzando, come filtro soggettivo, i propri referenti cognitivi».

MFO Park di Zurigo, Particolari

304


Parete vegetale interna

MFO Park di Zurigo

Edificio Residenziale, Svizzera

305


La Malanga La malanga (Colocasia esculenta Schott), appartiene alla famiglia delle aracea. I suoi generi sono: Colocasia, Xanthosoma, Alocasia, Cyrtosperma y Amorphophalllus. Pianta erbacea, succulenta e sempreverde che arriva ad una altezza di 6-7 metri, nella sua parte aerea. Il nucleo tuberifirme è ricco di carcoidrati e per ciò la pianta costituisce parte integrante della dieta di milioni di persone nel mondo, originaria dell’Africa, Asia ed Oceania, ha successivamente trovato diffusione anche in sud e centro America. E’ una pianta nettamente tropicale. Per uno sviluppo ottimo ha bisogno delle seguenti condizioni: - altitudine fino ai 1500 metri sopra il livello del mare; - regime alto di pioggia (1800-2500 mm) ed umidità; -temperatura media non inferiore ai 20°C, quella ottima è tra i 25 e i 30 °C, -esposizione alla luce solare di 11-12 ore diarie (favore l’infoltimento e lo sviluppo verticale della pianta); -il soulo non è necessario per lo sviluppo della pianta ed esistono alcune specie che crescono sott’acqua. A Cuba in particolare si incontrano un gran numero di sottospecie ed il Ministerio de Agricultura de Cuba (1977) ha catalogato le più diffuse: a) Isleña Japonesa; b) Isleña Herradura; c) Selección Herradura. Le foglie di color verde intenso tendono a schiarirsi nel centro con sfumature gialle. L’altezza della pianta arriva fino a 6 metri. La pianta fiorisce ogni 7-8 mesi ed la durata della fioritura varia dai 3 ai 5 mesi. È una delle varietà rampicanti; d) Isleña Rosada Habana;

306



Il progetto e il suo contesto urbano Questo progetto di restauro prevede di non ricostruire la parte di loggiato di facciata in via di demolizione ma di sostituira con una nuova struttura che prenda spunto dalla realtà urbana circostante dove le piante cercano di riprendersi lo spazio cittadino partendo dal livello più alto degli edifici decadenti, degrado strutturale e materico, ma anche caratteristica della forma urbana avanera. Con la volontà di non negare né la storia del palazzo né quella della città, si prevede la sostituzione della struttura originale della parte angolare in mutatura e cemento armato, fortemente degradata, con una struttura metallica, in acciaio inossidabile, che assolva sia alle funzioni strutturali, migliorando la statica e la struttura dell’edificio, sia alla funzione di base d’appoggio per la crescita e lo sviluppo della malanga, la pianta tropicale tipica di cuba che andrà o costituire la prima parete vegetale della capitale, scelta per le sue caratteristiche quali la capacità di vivere in assenza del suolo, ma con la sola presenza dell’acqua se il suoloviene sostituito da un’altra struttura d’appoggio che permatta al vegetale di svilupparsi. Il progetto vuole essere uno spunto riflessivo su un tema, quello del verde urbano, importantissimo in una qualsiasi metropoli, inserito architettonicamente proprio all’interno di uno dei suoi simboli più impoeranti, il Malecon Tradicional che, se inizia e finisce con 2 aree verdi, al suo interno non ne contiene neppure nei tanti gli spazi vuoti creatisi in conseguenza delle demolizioni e dei crolli. Inoltre ciò che vuole esplicitare questo progetto è la volontà di non negare la storia e la realtà, ma di prendere spunto per creare nuove architetture moderne, legate a quelle del passato anche nelle loro fasi de decadenza, che, se è vista in modo negativo dai cubani, è vista come elemento caratteristico da che visita l’isola. Se quindi è giusto da un lato portare avanti l’opera di risanamento e messa in sicurezza del nucleo storico della città, dall’altro è anche giusto non negare questa parte della storia, ma piuttosto di elogiarla con un progetto che affermi la volotà di cambiamento verso un futuro sempre più sostenibile.

308



310


311



TAVOLE


314


315


316


317


318


319


320


321


322


323


324


325


326


327


328


329


330


331


332


333


334


335


336


337


338


339


340


341


342


343


344


345


346


CONCLUSIONI Questo studio sull’Edificio Sarrà è strettamente legato al suo progetto di restauro che l’Oficina del Historiador de la ciudad de La Habana sta intraprendendo, volto alla sua riabilitazione strutturale in primis ed alla sua trasformazione in un albergo di lusso, nell’ambito più amplio del progetto di recupero dell’intero Malecon Tradicional. l’Edificio esaminato è uno dei 2 dell’intero tratto di lungomare ad essere protetto dalle normative nazionali con livello 2, ciò significa che può comunque essere modificato nelle sue parti, e sono molte la modifiche che si ha intenzione di apportare rispetto al progetto originale, che altereranno quella forma originale ricercata. Privare un palazzo, in precarie condizioni statiche come questo, di setti murari portanti, tanto più che questi dividano due scale con sistemi di archi rampanti altamente degradate, non è una buona idea , ad aggravare la situazione sta il fatto che questo muro si trovi esattamente al di sotto dell’imposta della cupola. Neppure il muro divisorio del patio interno andrebbe demolito a mio avviso perchè anch’esso svolge una funzione strutturale per l’intero complesso. Dovrebbere essere il nuovo progetto di recupero ad adattarsi alle forme dell’originale, studiate attentamente, e non viceversa, con una scarsa o errata conoscenza del manufatto. Lo studio dell’edificio ha previsto un accurato rilievo architettonico e la restituzione grafica di questo, compresa l’elaborazone di un modello tridimensionale completo, l’analisi del degrado, materico, strutturale(questa parte realizzata in collaborazione con Olivia Gambassi), la costituzione di un’amplia documentazione fotografica sia dell’edificio che del suo contesto urbano più vicino, il Malecon, ed anche il Centro Avana, e lo studio di un progetto di restauro alternativo rispetto a quello dell’Oficina che prevede di trasformare il palazzo non in albergo di lusso ma bensì in un edificio polifunzionale atto ad ospitare la scena della street art avanera ed internazionale nel tentativo di incanalare questa forma d’arte in un piano di recupero delle aree degradate della città. Il progetto “Sin Embargo” è inquadrato in un’ottica più amplia di recupero del Malecon Tradicional in una direzione diversa, che pensa al litorale come quartiere degli artisti. Questo luogo così suggestivo e stimolante può essere ispiratore per l’arte e non deve essere venduto a pezzi a che lo può comprare, privandolo così della sua anima, che è il popolo. Se il popolo se lo è guadagnato con più di una rivoluzione è anche giusto che ora le autorità frutto della rivoluzione lavorino per questo popolo prima di tutto. Dal punto di vista umano il soggiorno sull’Isola è stato per me motivo di crescità personale, essendo il popolo cubano un popolo da cui imparare molto da questo punto di vista, ho imparato anche e soprattutto a disprezzare tutti quegli occidentali, che visitano Cuba senza capirla, che con disprezzo giudicano il “diverso”, che invadono l’isola con un atteggiamento da nuovi coloni, che non si vivono niente di sincero e spontaneo, che quando tornano a casa l’unica cosa che gli resta è vantarsi che quel sigaro che stanno fumando con tanta enfasi gliel’ha arrotolato davanti agli occhi una mulatta con le sue lunghe cosce. Disprezzo infinito per tutti quelli che hanno visitato l’Isola decine di volte senza mai capirla, senza mai “abbassarsi “ al livello dei colonizzati, continuando nella loro taratura mentale da coloni del nuovo millennio, ignoranti e superiori . Disprezzo infinito a che ha cercato, fallendo, di impormi un atteggiamento del genere, io non sarò mai così, io so e saprò sempre, che da tutti e da tutto c’è sempre da imparare, io non mi sentirò mai superiore a chi è diverso da me per paura ed ignoranza. Fuego, fire, candela!

347


348


BIBLIOGRAFIA Cuba. Arquitectura y Urbanismo, Editado por Felipe J. Préstamo, Ediciones Universal, Miami, 1995. Cuevas Toraya, Joaquín de las. 500 años de construcciones en Cuba, Chaví, Madrid, 2001. El Malecón de La Habana, un proceso de transformación y de cooperación. Programa Malecón España- Cuba. Consejería de Obras Públicas y Transportes, Junta de Andalucía- Oficina Técnica Programa Malecón. Editorial de Ciudad City, 1998. Lamar Schweyer, Alberto. Como cayó el presidente Machado, Espasa- Calpe, Madrid, 1934. Machado Morales, Geraldo, Memorias. Ocho años de lucha, Ediciones históricas cubanas, Serie Historia y Biografía, Miami, 1982. Mañach, Jorge. Estampas de San Cristóbal, Ediciones Ateneo, La Habana, 2000. Rodríguez, Eduardo Luís. La Habana. Arquitectura del siglo XX, Editorial Bgume, Barcelona, 1998. Roig de Leuchsenring, Emilio. Las calles de La Habana, bases para su denominación. Restitución de nombres antiguos y tradicionales, Cuadernos de Historia de Habanera # 5, La Habana, 1936. Santa Cruz y Mallen, Xavier de. Historia de Familias Cubanas, Tomo VII, Ediciones Universal, Miami, 1985. Soto, Leonel. La Revolución del 33, Tomo II, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 1977. Romolo di Francesco, Lesioni degli Edifici_ Applicazioni di geotecnica e geofisica nell’analisi dei cedimenti delle fondazioni. Hoepli Manuale del Recupero Strutturale e Antisismico di Giovanni Cangi – DEI Tipografia del Genio Civile di Roma, 2005 “Letture sulla Meccanica delle Murature Storiche”, 1991, Antonino Giuffrè, Edizioni Kappa; La Tegola, Antonio. Recupero Strutturale di Risorse Abitative Degradate. Edit. Edipuglia. Bari,1991. G.Cigni - “Il consolidamento murario”, Edizioni Kappa, Roma A. Del Bufalo, C. Benedetto, a cura di, Conservazione edilizia e tecnologia del Restauro, Roma 1992. A Defez, Il consolidamento degli edifici, Napoli 1981. Acosta Julián,Vivien. De Europa a Cuba. Art Nouveau. Revista Universidad de La Habana, Enero Marzo 1969, Año XXXIII, Número 193, pp. 45-69.

349


Colectivo de autores: Plan de Desarrollo Integral. Avance. Plan Maestro para la Revitalización Integral de La Habana Vieja. La Habana, Oficina del Historiador, 1998. De la Torre, José María: Lo que fuimos y lo que somos o La Habana antigua y moderna. La Habana, Imprenta de Spencer y Compañía, 1857. Rodríguez Fernández, Eduardo Luis. La Habana, Arquitectura del siglo XX. Barcelona, Editorial Blume, 1998. Roig de Leuchsenring, Emilio: La Habana. Apuntes Históricos. Municipio de La Habana. Administración del Alcalde Dr. Antonio Beruff Mendieta, 1939. Weiss, Joaquín: La Arquitectura Colonial Cubana. La Habana/ Sevilla, Junta de Andalucía/ Instituto Cubano del Libro, 1996. Cárdenas, Eliana: “Valorar y rehabilitar la ciudadela habanera”. Revista Arquitectura y Urbanismo. Volumen XXIV. No. 2, 2003, pp. 7-9. Chailloux, Juan M.: “Los Horrores del Solar Habanero”. Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 2005. VV AA: “Regulaciones Urbanísticas, municipio Centro Habana”. Instituto Cubano de Geodesia y Cartografía, 1990. Mesías, Rosendo, Ramón Collado, Manuel Coipel, Marcos A. Díaz,Valia E. Miranda, María Teresa Padrón, Cesar Cerrón, Alejandro Suarez y Raúl Valles: “Los Centros Vivos. La Habana. Lima. México. Montevideo”. La Habana – Ciudad de México, 2002. Plan Maestro, Oficina del Historiador: “Una Experiencia Singular.Valoraciones sobre el modelo de gestión integral de la Habana Vieja. Patrimonio de la Humanidad”. UNESCO, La Habana, 2006. Roig de Leuchsenring, Emilio: “La Habana, apuntes históricos”. Editora del Consejo Nacional de Cultura. La Habana, 1963

350


fonti documentazione storica fotografica Archivo Nacional, Departamento Collección Cubana de la Biblioteca Nacional “Jose Martí” Departamento de Medios Audiovisuales de la Universidad de La Habana Departamento de Fotografia del Istituto Cubano del Libro Revista Bohemia Departamento Fototécnico DESA, La Habana Escuela de Arquitectura, Sección de Historia de la Arquitectura Archivo del Istituto de Planificación Fisica, Universidad de Arquitectura de La Habana Colleccón privada del fotografo Nelson O. Crespo Roque Pagine Internet http://www.rae.es http://archivos.diputados.gob.mx/Centros_Estudio/Cesop/Eje_tematico/d_vivienda.htm http://www.definicionabc.com/social/vivienda.php.cu http://www.ine.gub.uy/biblioteca/ech/ech_PRINC_DEFINIC_UTILIZADAS.pdf http://re-informa.wikispaces.com/Vivienda+minima http://www.ucm.es/info/dptoabts/ateneo/las_corralas.htm http://www.elergonomista.com http://www.GestioPolis.com http://www.artemisaradioweb.cu/Comentarios/Comentario%201131208.htm http://favelissues.com/2010/08/17/cuba-barbacoas/

351


352


INDICE L’Avana............................................................................................................................................. La città magazzino della flotta............................................................................11 La compattazione della trama urbana..............................................................15 I simboli del potere coloniale............................................................................16 L’importanza del ruolo pubblico nell’architettura privata...........................18 La città della borghesia dipendente dei secoli XVII e XIX.........................20 Le direttrici dell’espansione urbana del XIX secolo....................................22 L’Avana Moderna: la particolarità ambientale delle funzioni sociali..........25 La segregazione sociale nella forma urbana...................................................26 I simboli del potere politico ed economico borghese.................................30 Il regno degli speculatori.....................................................................................33 L’Avana oggi.......................................................................................................................... Il ruolo dell’Oficina del Historiador de la ciudad de La Habana...............37 L’opera dell’Oficina del Historiador: documentazione fotografica...........41 La decadenza del Centro Habana: documentazione fotografica...............63 Il Malecon Tradicional...............................................................................................................93 Documentazione fotografica...........................................................................101 Le Barbacoas............................................................................................................................111 L’Edificio Sarrà................................................................................................................................ Analisi storica......................................................................................................121 Descrizione architettonica...............................................................................126 Descrizione strutturale....................................................................................133 Documentazione fotografica.................................................................................. Prospetto avenida del Malecon.............................................................137 Prospetto calle Lealtad...........................................................................149 Prospetto calle San Lazaro.....................................................................157 Appartamento avenida del Malecon n°509........................................167 Appartamento avenida del Malecon n°507........................................183 Appartamento avenida del Malecon n°511........................................191 Loggiato di facciata...................................................................................195 Copertura e cupola.................................................................................205

353


Storia recente: le barbacoas...................................................................215 Aprile 2013: avviamento del restauro..................................................225 Rilievo arhitettonico..........................................................................................233 Analisi del degrado.................................................................................................... Cause del deterioramento materico...................................................237 Patologie di degrado................................................................................240 Classificazione delle patologie negli ambienti principali..................242 Classificazione delle patologie in base ai degradi.............................248 Analisi dei materiali: il laterizio e la malta............................................................ Prove a compessione..............................................................................251 Prove chimiche e mineralogiche...........................................................253 Analisi del quadro fessurativo................................................................................. Analisi dei dissesti strutturali.................................................................261 Analisi del quadro fessurativo................................................................264 Intervento di restauro.......................................................................................269 Intervento di restauro materico...........................................................272 Intervento di consolidamento...............................................................274 Progetto “Sin Embargo�............................................................................................................... Inquadramento....................................................................................................281 Street Art Avana.................................................................................................284 Il decoro urbano e la street art...........................................................285 L’interscambio culturale.........................................................................286 Il progetto............................................................................................................288 La parete vegetale..............................................................................................300 Tavole........................................................................................................................................313 Conclusioni..............................................................................................................................377 Bibliografia................................................................................................................................379

354


355


RINGRAZIAMENTI

Ringrazio l’Oficina del Historiador de la ciudad de La Habana, in particolare l’Arch. Sofía Martínez Guerra per il suo costante appoggio nello svolgimento del lavoro, e all’Arch. Monica Jimenez Rodriguez. Un ringraziamento sincero va anche a Dott. Tamara Blanes Martí per la sua calorosissima accoglienza. Ringrazio Olivia Gambassi per la collaborazione nello studio dell’Edificio. Ringrazio Walter Crovara, Valter Carro, Irene Donata Fino e Juan Carlos Laza Taylor per la realizzazione della documentazione fotografica. Ringrazio Lisette Alfonso per tutto l’appoggio, il sostegno e l’aiuto incondizionato. Ringrazio la mia famiglia che mi ha aiutata in tutti questi anni, in particolare i nonni senza i quali non sarebbe stato possibile nulla. Ringrazio tutti gli amici italiani e cubani che mi hanno sostenuta e aiutata durante tutto il periodo della tesi e quello dell’università in generale.

356




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.