TONY REINKE è un giornalista, blogger e autore cristiano. Il suo lavoro
si concentra sull’analisi dei media digitali e le problematiche pratiche della vita cristiana contemporanea, collabora con diversi blog cristiani e ha scritto tre libri. Vive nelle Twin Cities (Minnesota) con sua moglie e i suoi tre figli.
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Tony Reinke
Agli smartphone sono bastati pochissimi anni per diventare parte di noi, integrandosi perfettamente nella nostra vita di tutti i giorni. Mai offline, sempre raggiungibili, teniamo tra le nostre mani una bacchetta magica dal potere tecnologico che abbiamo appena iniziato a comprendere. Tutto questo, però, fa sorgere in noi anche nuovi dubbi: non siamo mai stati così connessi, eppure siamo sempre più distanti; non siamo mai stati così efficienti, eppure siamo sempre più distratti. Traendo spunto dal lavoro di diversi studiosi, pubblicazioni scientifiche e dalla propria analisi, soprattutto biblica, l’autore identifica dodici modi in cui lo smartphone ci sta cambiando, in bene e in male. Tony Reinke ci esorta a coltivare un pensiero critico e delle sane abitudini in questa nuova era digitale, incoraggiandoci a massimizzarne le benedizioni, evitarne le trappole e usare saggiamente lo strumento di connessione umana più potente mai realizzato.
12 MODI IN CUI LO SMARTPHONE CI STA CAMBIANDO
SIAMO NOI A CONTROLLARE I NOSTRI SMARTPHONE O I NOSTRI SMARTPHONE CONTROLLANO NOI?
Tony Reinke
12 MODI IN CUI LO SMARTPHONE CI STA CAMBIANDO
ISBN 978-88-3306-023-1
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 2251432 adi@adi-media.it - www.adi-media.it
€ 14,50
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Tony Reinke
12 MODI IN CUI LO SMARTPHONE CI STA CAMBIANDO Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla. Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica. I CORINZI 6:12; 10:23
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Titolo originale: “12 Ways Your Phone Is Changing You” Copyright © 2017 by Tony Reinke Published by Crossway, a publishing ministry of Good News Publishers. Wheaton, Illinois 60187 - USA.
Edizione italiana: “12 modi in cui lo smartphone ci sta cambiando” © ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 06 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” Ottobre 2017 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione: A cura dell’Editore - V.M. Tutte le citazioni bibliche, salvo che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 2006 Società Biblica di Ginevra - Svizzera Stampa: Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
ISBN 978 88 3306 023 1
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INDICE
Prefazione Prefazione dell’autore Introduzione: Una breve teologia della tecnologia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.
5 9 27
Diventiamo vittime delle distrazioni Ignoriamo la nostra incolumità Cerchiamo approvazione immediata Perdiamo la nostra alfabetizzazione Stiamo alimentando il prodotto Diventiamo quello che ci “piace” Diventiamo più soli Ci sentiamo a nostro agio in vizi nascosti Perdiamo il significato Abbiamo paura di rimanere esclusi Diventiamo duri nei confronti degli altri Perdiamo la nostra reale presenza nel tempo
41 59 71 91 107 133 147 161 181 191 203 223
Conclusione: Come vivere “smart” il nostro smartphone Epilogo
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Finito di stampare nel mese di ottobre 2017 da Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
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PREFAZIONE
Gli smartphone sono pericolosi, come il matrimonio, la musica e la cucina raffinata, o qualsiasi altra cosa che può trasformarsi in un idolo. Sono anche molto utili, come i coltelli, le lame del rasoio e la cannabis per uso terapeutico, o tante altre cose che possono rovinare la tua vita. Personalmente amo molto il matrimonio, e ogni giorno uso la lama di un rasoio per radermi. Perciò mi ritrovo perfettamente nell’“entusiasmo scoraggiato” di cui parla Tony Reinke, a fronte della continua evoluzione della tecnologia moderna. Io non avrei mai scritto questo libro. Non ho pazienza, e non leggo con sufficiente velocità, per di più le mie letture non sono particolarmente estese. Per scrivere questo libro, Tony ha svolto più ricerche che per qualsiasi altra cosa abbia scritto nel passato. Considerate che i libri precedenti non sono mai stati “messi insieme” in poco tempo. L’impegno profuso, nel tentativo di essere documentato e corretto al tempo stesso, ha richiesto una particolare attenzione anche ai minimi dettagli e la disponibilità a continue modifiche e riedizioni, nello sforzo di raggiungere una maggiore chiarezza. Aggiungete a tutto ciò il dono di una rara sagacia a livello teologico, e potrete comprendere come questo libro sia un testo che poche persone 5
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avrebbero potuto scrivere. Sicuramente io non ne sarei stato capace. Pensando agli smartphone, ho però un piccolo vantaggio. Ho settant’anni. Questo è un privilegio almeno per due motivi. Il primo è che ero già adulto quando è iniziata la rivoluzione dei computer. L’altro è che posso percepire il soffio dell’eternità che si affaccia all’orizzonte. Ho avuto il mio primo vero lavoro come insegnante nel 1974. Avevo ventotto anni. Il primo personal computer è stato introdotto nel mercato nel 1975. Era disponibile in kit. Io sono allergico ai kit. Nel 1980 ho lasciato l’insegnamento e sono diventato pastore. Nel 1980 nessuna chiesa usava computer. Erano più simili a giocattoli costosi e a calcolatrici fantascientifiche. Le cose cominciarono ben presto a cambiare. IBM ha prodotto il suo primo personal computer nel 1981, e la rivista Time proclamò il 1982 “l’Anno del Computer”. I prezzi erano proibitivi, ma ne volevo uno essenzialmente per una ragione: la possibilità di elaborare dei testi. In una parola per scrivere. Il prezzo divenne più abbordabile nel 1984, e nel mio diario il 16 giugno si legge: “ieri ho comprato un computer. IBM PC, 256K di RAM, doppio floppy disk, per $ 1.995”. Il monitor non era compreso. Il sistema operativo (DOS 2.1) costava $ 60. Venticinque anni dopo è stato creato l’iPhone. Il computer e il telefono erano ora una cosa sola. Sono salito a bordo di questa nuova tecnologia nel giro di un anno. Chiamare. Scrivere. Consultare le notizie. Giocare a Scrabble* con mia moglie. E leggere la Bibbia, salvando i versetti che mi colpivano e mandandoli a memoria mentre ero in viaggio. Nonostante tutti gli abusi e tutti i guasti dovuti alla distrazione, le ore sprecate, l’auto-promozione narcisistica e il degrado pornografico cui *
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Scarabeo. N.d.R.
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PREFAZIONE
hanno dato inizio, il computer e lo smartphone sono doni di Dio, come il papiro, il codice, la carta, la stampa e i mezzi di comunicazione di massa. Se vivete abbastanza a lungo, se pregate con fervore e mantenete la vostra attenzione sull’immarcescibile Parola di Dio, potrete essere risparmiati dalla schiavitù delle novità. Nel corso del tempo, potrete osservare qualcosa di meraviglioso. Sarà possibile vedere che la passione più smodata, lascia il posto a un uso sobrio. Potrete scoprire che un giocattolo diventa uno strumento irrinunciabile; una moda, trasformarsi in breve tempo in un aiuto insostituibile. Un sovrano diventare un servo. Per citare le parole di Tony, e il suo fermo desiderio, potrete assistere al trionfo dell’efficienza sulle abitudini inutili e dannose. Vorrei poter dare a ogni giovane adulto il gusto dell’eternità che cresce più intenso quando entri nell’ottavo decennio di vita. Una felice consapevolezza della realtà della morte e dell’aldilà è una meravigliosa liberazione dalle mode passeggere e dalla digitazione di uno schermo fatta con la testa vuota. Dico “consapevolezza felice” perché, se ciò che provate è paura, il vostro smartphone diventa quasi certamente uno dei modi per sfuggire al pensiero della morte. Ma se siete allegri nella speranza della gloria di Dio, poiché i vostri peccati sono perdonati per mezzo di Gesù, allora il vostro smartphone diventa una sorta di “mulo amichevole” lungo il cammino verso il cielo. I muli non sono preziosi per il loro bell’aspetto. Lo sono per l’attività che svolgono. Il lavoro non deve impressionare nessuno. Il nostro compito è imitare il più possibile Cristo e amare le persone. Ecco perché siamo stati creati. Non sprecate la vostra vita nel tentativo di gestire il vostro “mulo”. Fategli sopportare il peso di un migliaio di opere d’amore. Fategli percorrere le vie più impervie che conducono alle montagne dell’adorazione. 7
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Forse vi sembreranno dei concetti nuovi, ma sono sicuramente interessanti e Tony potrà esservi di grande aiuto nelle pagine che seguono. In quale altro libro potreste trovare l’iPhone collegato alla Nuova Gerusalemme? In quale altro frangente potreste incontrare qualcuno sufficientemente saggio per dirvi: “La nostra più grande necessità nell’era digitale è vedere la gloria del Cristo invisibile nel pallido bagliore azzurro delle nostre Bibbie pixelate”? In quale altro luogo si potrebbe ascoltare la lode delle applicazioni bibliche insieme alla confessione onesta che “nessuna applicazione può infondere vita alla nostra comunione con Dio”? Chi altro scrive riguardo allo smartphone con la convinzione che “l’immaginazione cristiana sta morendo di fame alla ricerca di un solido nutrimento teologico”? E chi altro potrà affrontare la presunta riservatezza dei nostri peccati privati con la convinzione che “non esiste l’anonimato. Essere scoperti è soltanto una questione di tempo”? Sì. E il tempo è breve. Non perdete tempo a lisciare il vostro mulo. Fatelo lavorare. Il suo Creatore ne sarà lieto. John Piper
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
Questo smartphone è insopportabile! È la rovina di ogni forma di produttività. Undicesima piaga fatta di bip e vibrazioni. Gadget senz’anima con una fame insaziabile di potere. Abile prestigiatore, capace di incredibili trucchi digitali. Braccialetto di sorveglianza. Abisso senza fondo delle nostre risorse economiche. Ineluttabile palla al piede durante il lavoro. Dittatore, distraente e nemico giurato! Eppure è anche il mio instancabile assistente personale, il mio compagno di viaggio insostituibile, e rappresenta il mio fulmineo legame con amici e familiari. Schermo virtuale. Dispositivo di gioco. Equilibrio della vita quotidiana. Il mio amico intelligente. Il mio allenatore, il mio vigile braccio destro e il mio collaboratore sempre pronto. Benedetto smartphone! Il mio telefono è una finestra che si spalanca sulle cose inutili e su quelle più degne, veicolo della massima artificiosità e onesto canale delle realtà più autentiche. Alle volte mi sento come se il mio telefono fosse un vampiro digitale, che succhia il mio tempo e mi assorbe la vita. In altre occasioni, mi sento come un centauro cibernetico, in parte umano e in parte digitale, come se io e il mio telefono ci fondessimo senza problemi in un binomio intricato fatto di ritmi e routine condivise. 9
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IPHONE 1.0 Il drago della tecnologia, Steve Jobs, ha presentato l’iPhone a Macworld Expo il 9 gennaio 2007 come un “gigante” da 3,5 pollici ad alta risoluzione che non richiede alcuna tastiera fisica o penna stilo. A differenza dei goffi smartphone utilizzati fino a quel momento, disse: “Utilizzeremo il miglior dispositivo di puntamento nel mondo. Utilizzeremo un dispositivo di puntamento che tutti abbiamo fin dalla nascita. Utilizzeremo le nostre dita”. Da quel momento, la magia della tecnologia multitouch avrebbe spinto gli esseri umani a usare i gesti delle dita in modo preciso su un dispositivo tascabile, portandoli più che mai vicini a un’intima padronanza della tecnologia informatica. In seguito Jobs fece un altro annuncio: “Ora puoi toccare la tua musica”, la cui portata era troppo sublime per essere colta in quel momento.1 Apple ha commercializzato ufficialmente il primo iPhone il 29 giugno 2007, e ne ho comprato uno nell’autunno di quello stesso anno. Mi meravigliai della tecnologia racchiusa in questo palmare lucido: un valido sistema operativo degno di un computer, un nuovo iPod per la musica, un nuovo meccanismo rapido per scrivere agli amici, un video super-nitido combinato con un nuovo browser mobile per visualizzare bene i contenuti del web, un accelerometro per sentire come premo e ruoto il mio dito sul telefono. Il tutto mediante uno schermo con controlli tattili intuitivi guidati da colpetti eseguiti con le punta delle dita, strisciate e dita a pinza per allargare e stringere l’immagine. Durante un viaggio, pochi giorni dopo il sacro “scartamento” del mio iPhone, sono rimasto bloccato da una forte nevicata nello Iowa. Ho “sbloccato” la tastiera del mio nuovo 1
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Mic Wright, “e Original iPhone Announcement Annotated: Steve Jobs’ Genius Meets Genius”, in e Next Web, thenextweb.com, 6 settembre 2015.
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
iPhone e ho risposto alla mia prima e-mail wireless (senza fili) nel bel mezzo della campagna, senza alcuna difficoltà. Sono stato agganciato da questa nuova tecnologia, e così milioni di altre persone. In dieci anni sono stati venduti quasi un miliardo di iPhone in tutto il mondo. Il telefono cellulare di Apple è stato seguito dai telefoni con sistema operativo Android; gli smartphone si sono diffusi in tutto il mondo e pervadono ogni aspetto della nostra vita. Ora, nel periodo della giornata in cui siamo svegli controlliamo i nostri smartphone ogni 4,3 minuti.2 Dal primo momento in cui l’ho avuto tra le mani, l’iPhone, è diventato la mia agenda tascabile 24 ore su 24, 7 giorni su 7: mi sveglia la mattina, mi allieta con la mia compilation musicale preferita, mi intrattiene con video, film e la televisione online, cattura la mia vita in immagini e video digitali, mi permette di giocare all’ultimo videogioco, mi guida lungo strade sconosciute, mi dà la possibilità di gestire i miei social media e mi rassicura ogni notte che mi sveglierà di nuovo (purché metta in carica la sua batteria). Utilizzo il mio telefono per pianificare gli impegni familiari, alla luce delle sue immense potenzialità. Ho usato il mio telefono per la ricerca, la modifica e anche la scrittura di intere sezioni di questo libro. Io uso il mio telefono quasi per ogni cosa (eccetto le chiamate telefoniche, a quanto pare). E il mio telefono viene con me ovunque io vada: in camera, in ufficio, in vacanza, e, sì, anche nel bagno. Lo smartphone ha combinato diverse tecnologie nascenti3 riunendole nel più potente strumento palmare di connessione 2
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Jacob Weisberg, “We Are Hopelessly Hooked”, in e New York Review of Books, 25 febbraio 2016. Questo libro è troppo breve per trattare tutta la storia affascinante dello smartphone. Chi fosse interessato, potrebbe consultare Majeed Ahmad, Smartphone: Mobile Revolution at the Crossroads of Communications, Computing and Consumer Electronics, CreateSpace, North Charleston (SC) 2011.
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sociale mai inventato. Con i nostri telefoni, tutta la vita è immediatamente catturabile e condivisibile. Quindi non sono rimasto sorpreso quando i redattori della rivista Time hanno definito l’iPhone il singolo gadget più influente di tutti i tempi, affermando che “ha fondamentalmente cambiato il nostro rapporto con l’elaborazione dei dati e l’informazione, un cambiamento che potrebbe avere ripercussioni per i decenni a venire”.4 Oh, sì, le ripercussioni. Qual è il prezzo di tutta questa magia digitale? Da allora ho anche scoperto che il mio iPhone onnipresente sta corrompendo la mia vita con continue distrazioni, qualcosa che i manager Apple hanno involontariamente ammesso alla vigilia del lancio dell’Apple Watch, commercializzato come una tecnologia “riparatrice” più nuova e meno invasiva, in grado di mettere un freno a tutti i fastidi tecnologici introdotti dall’iPhone.5 Quando ho “scartato” il mio primo iPhone, non lo sapevo, ma Steve Jobs stava cercando di proteggere i suoi figli dalle macchine digitali che lui stesso aveva ideato.6 Dovrei proteggermi anch’io?
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Lisa Eadicicco, Matt Peckham, Matt Vella, Alex Fitzpatrick, John Patrick Pullen, Victor Luckerson, Claire Howorth, Josh Raab, “e 50 Most Influential Gadgets of All Time”, in Time magazine, 3 maggio 2016. David Pierce, “iPhone Killer: e Secret History of the Apple Watch”, in Wired, aprile 2015. Nel 2010, subito dopo che Apple ha lanciato il suo innovativo iPad, un giornalista ha chiesto a Jobs: “Quindi, i tuoi bambini amano l’iPad?”. Jobs ha risposto: “Non lo usano. Limitiamo la tecnologia che i nostri bambini possono utilizzare a casa” (Nick Bilton, “Steve Jobs Was a Low-Tech Parent”, in e New York Times, 10 settembre 2014). Successivamente, il vice presidente della progettazione di Apple, Jonathan Ive, ha ammesso di aver dato ai suoi due gemelli di dieci anni “regole rigorose, stabilendo il tempo da trascorrere davanti allo schermo” (Ian Parker, “e Shape of ings to Come”, in e New Yorker, 2 marzo 2015).
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
LA GRANDE QUESTIONE I creatori e gli operatori degli smartphone hanno un grande potere su di noi e ho deciso di analizzare gli effetti che questa tecnologia esercita sulla mia vita spirituale. Come in ogni ambito della vita cristiana, voglio imparare dalla storia della Chiesa e dai cristiani più anziani. La mia prima intervista, tra le molte che ho raccolto nel percorso della preparazione di questo libro, è stata una conversazione telefonica con David Wells, teologo di 75 anni. Il suo libro più recente sulla santità di Dio era sorprendentemente zeppo di riferimenti alla tecnologia (un argomento attuale e rilevante in qualsiasi conversazione odierna).7 “Solamente dalla metà degli anni ‘90 il web è stato ampiamente utilizzato nella nostra società, quindi stiamo parlando di due decenni”, mi ha detto Wells. “E così noi, tutti noi, stiamo cercando di distinguere le cose utili da quelle che ci danneggiano. Non possiamo eludere questa realtà, e probabilmente nessuno di noi vuole sfuggirgli. Non possiamo diventare monaci dell’era digitale”. Con mia grande sorpresa, Wells sembrava familiare con le tentazioni digitali: “Non c’è dubbio che la vita sia molto più distratta, poiché riceviamo continuamente bip, segnali, e messaggi di testo. Stiamo, infatti, vivendo un universo virtuale parallelo, una dimensione che può rubare tutto il tempo che abbiamo a nostra disposizione. Che cosa accade quando siamo costantemente sotto pressione, quando siamo quasi totalmente dipendenti da una costante stimolazione visiva? Che cosa produce in noi? Questo è il grande interrogativo cui rispondere”.8 7
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David Wells, God in the Whirlwind: How the Holy-Love of God Reorients Our World, Crossway, Wheaton (IL) 2014. David Wells, intervista telefonica dell’autore, 9 luglio 2014.
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Wells ha proprio ragione: i nostri telefoni sono variabili costanti, sempre mutevoli e in grado di modellare nuovi comportamenti. Molti anni fa il sociologo e teologo francese Jacques Ellul (1912-1994) ci ha avvertito profeticamente del pericolo dell’era tecnologica, scrivendo che “l’imprevedibilità è una delle caratteristiche generali del progresso tecnologico”.9 L’imprevedibilità dell’età tecnologica porta con sé un certo livello perdurante insicurezza, che ci impedisce di fornire una risposta alla domanda di Wells. Non sappiamo che cosa i nostri smartphone stiano realmente facendo dentro di noi, ma stiamo cambiando profondamente, e questa è l’unica certezza. Ho inviato un’e-mail a Oliver O’Donovan, un esperto scozzese di etica cristiana, per chiedergli se i credenti dovrebbero sentirsi a disagio di fronte all’aumento della tecnologia nell’ambito delle comunicazioni digitali. “Le comunicazioni elettroniche sono un problema più per la generazione dei giovani che per la mia”, ha ammesso. “Sono i giovani che devono imparare a capire i poteri e le minacce che queste rappresentano, in parte attraverso prove ed errori, ma anche, ed è molto importante, ricordando ciò che era fondamentale prima che la rivoluzione delle comunicazioni entrasse in gioco”. “Nessuno mai è riuscito a imparare prima che le cose accadano”, ha affermato riguardo alle domande che ora stiamo affrontando. “Nessuno può impartire alla generazione che sta crescendo delle regole assolute di apprendimento. È una sfida enorme per l’intelligenza coscienziosa, posta tutta nelle loro mani. Il pericolo che i giovani affrontano, ovviamente, è che gli strumenti stabiliscano l’ordine del giorno. Un dispositivo di comunicazione deve rimanere uno strumento per comunicare qualcosa”. Ha poi fatto eco alla questione posta da Wells: “I 9
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Jacques Ellul, e Technological Bluff, Eerdmans, Grand Rapids (MI) 1990, p. 60.
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
media non stanno passivamente in attesa, pronti a essere utili in vista di qualche progetto che abbiamo in mente. Ci dicono cosa fare, e, più significativamente, cosa vogliamo fare. C’è una corrente in questo flusso, e se non sappiamo nuotare, saremo trascinati via. Vedo qualcuno che fa qualcosa, e voglio farlo anch’io. Poi dimentico quello che pensavo di voler fare”. O’Donovan ha terminato l’intervista con un avvertimento sorprendente: “Questa generazione ha un unico compito assegnatole: discernere gli aspetti positivi di questi nuovi media e comprendere quelli che non lo sono affatto. Se non pongono la dovuta attenzione, le generazioni dopo di loro potrebbero pagare un prezzo molto alto”. 10
LE MIE CRITICITÀ Avevo intenzione di scrivere questo libro ricorrendo a colloqui con gli anziani della chiesa, ma le domande fatte a Wells e O’Donovan, di rimando, hanno fatto sorgere in me un interrogativo: noi, che abbiamo più familiarità con i nostri smartphone, cosa possiamo fare per eliminarne le conseguenze negative? Mi trovo in una posizione difficile, poiché mi pongo domande ardue sul modo in cui questo smartphone mi sta cambiando, mentre lavoro online a tempo pieno e cerco di sfruttare le mie capacità e la mia esperienza per attirare l’attenzione di un pubblico virtuale. Poiché il mondo online sta crescendo a livello globale, e aumenta la mobilità, si aprono nuove opportunità per l’annuncio dell’Evangelo. In linea di massima, il potere di associare l’intelligenza umana e le conoscenze proprie dell’era digitale è senza precedenti (Wikipedia è soltanto un esempio di ciò che verrà). Ogni 10
Oliver O’Donovan, intervista via e-mail dell’autore, 10 febbraio 2016.
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cristiano ha ora a disposizione opportunità ineguagliabili per svolgere un ministero online. I nostri più brillanti predicatori oggi possono raggiungere centinaia di migliaia di persone attraverso i media. Un qualsiasi cristiano può rivolgersi con estrema facilità a un pubblico di duecento o trecento amici su Facebook, una portata senza precedenti nella storia umana. Devo ammettere di avvertire la pressione di questo circolo vizioso. Voglio diventare abile a conquistare l’attenzione online (per Cristo), ma vorrei anche porre domande critiche sui miei impulsi, abitudini e ipotesi che riguardano l’utilizzo del telefono.
LE MIE INTENZIONI Questo libro sui telefoni potrebbe facilmente diventare più voluminoso di una rubrica telefonica. Per ridurlo a dimensioni accettabili, affronterò soltanto gli argomenti essenziali, muovendomi con attenzione e rapidità. Mentre alcuni scrittori sostengono che i nostri telefoni ci stiano rendendo cognitivamente più precisi e profondi nell’ambito delle relazioni sociali,11 altri avvertono che ci stanno rendendo superficiali, muti e meno capaci di affrontare il mondo reale.12 Entrambe le argomentazioni sembrano avere un fondamento di verità, ma “i social corrispondono in gran parte all’uso che ne facciamo; li eviteremo o ci trasformeremo nella misura in cui ci aspettiamo qualcosa da loro e in 11
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Clive ompson, Smarter an You ink: How Technology Is Changing Our Minds for the Better, Penguin, New York 2013. Steven Johnson, Everything Bad Is Good for You: How Today’s Popular Culture Is Actually Making Us Smarter, Riverhead Books, New York 2006. Nicholas Carr, e Shallows: What the Internet Is Doing to Our Brains, W. W. Norton, New York 2011. Mark Bauerlein, e Dumbest Generation: How the Digital Age Stupefies Young Americans and Jeopardizes Our Future (Or, Don’t Trust Anyone Under 30), TarcherPerigee, New York 2009.
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
base al modo in cui li usiamo”.13 La questione posta da questo libro è semplice: quale può essere il più accorto utilizzo dello smartphone nell’ottica del miglioramento della mia vita? A questo proposito, il mio obiettivo è evitare entrambi gli estremi: l’ottimismo utopico della tecno-filia e il pessimismo distopico della tecno-fobia. O’Donovan ha proprio ragione quando afferma che la nostra tentazione è di guardare qualcuno che fa qualcosa e poi semplicemente imitarne il comportamento. Questo ci fa perdere di vista gli obiettivi personali e la nostra vita. In altre parole, dobbiamo chiederci: quali tecnologie sono funzionali ai miei obiettivi? E in primo luogo, quali sono realmente gli obiettivi che mi sono posto? Se non forniamo delle risposte chiare a questi interrogativi, come cristiani non possiamo fare dei reali progressi, valutando i vantaggi e gli svantaggi che presentano gli smartphone. Eppure, se possedete un telefono di nuova generazione, probabilmente ne avete abusato. I vari eccessi sono il bersaglio d’innumerevoli articoli di riviste, libri e video che rivelano quanto il nostro utilizzo improprio degli smartphone influenzi scioccamente la nostra vita. Il senso di colpa può rappresentare una motivazione efficace, ma non durerà a lungo. Il tempo trascorre e il perdurare di certe sensazioni si ripercuote in vecchi comportamenti. Il motivo fondamentale è che le nostre convinzioni di base sono troppo deboli e non sono in grado di sostenere nuovi modelli di comportamento, e quindi ciò che sembra “giusto” in un determinato momento (spegnere i nostri telefoni) non è altro che un sussulto dettato da un certo imbarazzo temporaneo. Ciò di cui abbiamo bisogno sono nuove discipline di vita derivate da una rinnovata serie di priorità, e potenziate dalla nostra libertà legata alla nuova vita in Gesù Cristo. Non posso 13
Andy Crouch, Strong and Weak: Embracing a Life of Love, Risk & True Flourishing, InterVarsity Press, Downers Grove (IL) 2016, p. 87.
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quindi esortarvi a mettere via il telefono, ad abbandonarlo per poi magari riprenderlo dopo un periodo di “purificazione”. Il mio intento è esplorare, innanzitutto, il motivo per cui si dovrebbero prendere in considerazione provvedimenti analoghi.
CLAUSOLE Ecco alcune note da tenere bene a mente prima di iniziare. In primo luogo, questo libro è scritto per me, prima ancora di essere scritto da me. Non soltanto ho bisogno di questo messaggio, ma sono io per primo a dovermi attenere agli obblighi a cui rimanda. Se il titolo sembra alludere a una predica che sto rivolgendo a tutti voi, le cose non stanno per niente in questi termini. Sto predicando essenzialmente a me stesso. Molti hanno la pretesa di diventare degli scrittori, nella convinzione di avere un messaggio da lasciare al mondo, perciò chi affronta temi etici è tenuto a rispettare i propri assunti più rigorosamente di chiunque altro. In secondo luogo, per mantenere questo trattato entro limiti accettabili, sono partito dal presupposto che tutto ciò che vi è scritto deve essere rilevante per ogni singolo lettore. In verità, non sono mai stato più consapevole della varietà dei comportamenti legati agli smartphone. Afferriamo i nostri telefoni come creatori o consumatori di contenuti, e noi ci concentriamo su quelli “evergreen” o sulla novità del momento. Allo stesso modo, le nostre relazioni con gli smartphone ci fanno tendere in determinate direzioni: come parte di comunità virtuali, o come strumenti funzionali alle nostre relazioni reali. Queste conversazioni ci dirigono costantemente verso l’edificazione o le “chiacchere” (cfr. Figura 2). Tutti noi scorriamo abitualmente queste griglie, e ogni tendenza ha i suoi punti di forza e le sue insidie che affronteremo nelle pagine seguenti. Nessuno di noi può essere collocato in uno stesso e identico punto. Ne 18
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
faccio accenno nella prefazione del libro, appellandomi alla vostra pazienza quando discuteremo di comportamenti che non possono immediatamente applicarsi a ciascuno di noi. CREATORE del contenuto digitale Contenuto MOMENTANEO
Contenuto DURATURO
CONSUMATORE del contenuto digitale
Contenuto digitale EDIFICANTE Investito nella comunità virtuale
Funzionale alla vita reale
Contenuto digitale SUPERFICIALE
In terzo luogo, questo libro non è anti-smartphone. È stato scritto per persone come tutti noi, che beneficiamo dello smartphone e lo utilizziamo ogni giorno. Probabilmente sentirete parlare di questo libro sul vostro cellulare tramite i social media, e alcuni di voi leggeranno questo libro sul proprio tablet, magari anche citandolo su Facebook; questo non è un ossimoro, ironico o paradossale. È il vero motivo che mi ha spinto a scrivere questo libro, e rappresenta il modo in cui intendo mostrare questo messaggio. 19
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Quarto, questo libro non è neppure pro-smartphone. Desidero che il libro sia equilibrato, anche se l’equilibrio non è il concetto a cui mi sono ispirato nella stesura del testo. Parlare a favore o contro lo smartphone per tutto il libro (o anche capitolo per capitolo) è di scarsa importanza poiché so che, alla fine, i lettori saranno comunque divisi. Anticipo questo tema in modo da poter parlare direttamente ai lettori che intendono ripensare i propri modelli di vita (e per evitare di infarcire questo libro con un milione di condizioni, puntualizzazioni e riserve). Procedo partendo dall’ipotesi che tutti noi dobbiamo fermarci e riflettere sulle nostre abitudini impulsive riguardo agli smartphone poiché, in un’epoca in cui i nostri occhi e il nostro cuore sono catturati dall’ultimo gadget luccicante, abbiamo bisogno di esercitare l’autocritica in misura sicuramente maggiore, e non certo minore. Quinto, poiché state leggendo un libro intitolato 12 modi in cui lo smartphone ci sta cambiando, presumo che voi siate probabilmente il tipo di lettore che è disposto ad accogliere una simile autocritica. Mi complimento con voi per questo. Il vecchio filosofo Seneca aveva proprio ragione quando disse: “A volte, siate duri con voi stessi”.14 A volte. Non sempre. In certi momenti chiave della vita, appoggiati allo specchio del bagno, guardiamo di sbieco e scuotiamo la testa di fronte all’immagine che vediamo riflessa. Tutti abbiamo bisogno di un’autocritica sana. Ma se siamo soltanto duri con noi stessi, lasciatemi dire una parola “prudente”. Questo libro avrà fallito se, dopo averlo letto, proverete maggiore avversione nei vostri confronti; avrà avuto successo soltanto se Cristo vi piacerà di più. Se siete facilmente oppressi dalla condanna e dal dubbio, prego affinché questo libro vi metta in grado di assaporare e 14
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Lucio Anneo Seneca, Letters from a Stoic: Epistulae Morales ad Lucilium, trad. R. Campbell, Penguin, New York 2015, p. 67.
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
approfondire la gioia infinita che abbiamo in Cristo, abbandonando le indulgenze mediocri in vista dei piaceri più sublimi e delle realtà più soddisfacenti che vi stanno davanti. Sesto, citerò teologi, filosofi, professori, pastori, Papi, alcuni non-cristiani e atei dichiarati. Il fatto di menzionare qualcuno, non equivale a una piena approvazione del pensiero o della teologia di quella persona. La nostra non si risolve in un’approvazione ai link, alle applicazioni, ai libri o ai film degli “esperti” che saranno menzionati. Infine, come suggerisce il titolo, questo libro si concentra sulla diagnosi e sulla visione del mondo, più che sull’applicazione. Non ignoreremo pratiche importanti, ma l’applicazione dei contenuti sarà implicita in ogni sezione e sarà affrontata in modo specifico alla fine.
UN APPELLO ALL’UMILTÀ Il dubbio di sé è una pietra angolare delle persone sagge.15 Le conversazioni autocritiche sui nostri comportamenti richiedono sicuramente una grande dose di umiltà. I dialoghi sui nostri smartphone spesso non sollevano nuove domande; ci riportano ai dilemmi di sempre che ogni generazione è costretta ad affrontare. Prendete ad esempio Snapchat, l’ultimo fenomeno di “espressione istantanea”. In una delle mie interviste, un teologo mi ha suggerito che è difficile fare in modo che il tuo “sì” sia sì quando le tue parole scompaiono in pochi secondi.16 Ma i patiti della tecnologia che si ergono a paladini delle nuove tecnologie obiettano prontamente, proponendo una semplice constatazione: se le parole effimere condivise su Snapchat 15 16
Proverbi 3:5-8; 12:15; 26:12. Giacomo 5:12.
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scompaiono in pochi secondi, le parole che esprimiamo a voce si dileguano nell’aria in alcuni centesimi di secondo. La tecnologia non rende le nostre parole più provvisorie. Casomai, le rende più durevoli. Se dobbiamo dare un resoconto di ogni parola oziosa, probabilmente la nostra è la prima generazione in grado di apprezzare veramente la quantità delle nostre parole oziose. Siamo sicuramente la generazione che ha pubblicato più parole di qualsiasi altra nella storia del genere umano. Così, sebbene possiamo esaminare la nostra autenticità quando parliamo con messaggi che si autodistruggono intenzionalmente (come Snapchat), i nostri telefoni non rendono più transitorie o vuote le nostre parole, ma sollevano questioni che sono state affrontare in ogni generazione. Soltanto quando riconosciamo la validità di queste considerazioni, possiamo tornare a esaminare Snapchat. Questo è il modo in cui spesso funzionano le conversazioni sui media digitali. Così ho iniziato il libro chiedendo una tregua. Possiamo ammettere che alcune delle questioni più importanti relative agli smartphone riguardano anche le conversazioni non digitali? Se un problema che affrontiamo nella nostra vita digitale riguarda anche contesti non digitali, questo non significa che la conversazione mediante la comunicazione digitale debba essere evitata. Di certo dovremmo concludere che le Scritture dimostrano la loro rilevanza anche nell’era digitale.
CHI SONO? Come potete vedere, questo viaggio volto a chiarire la mia relazione con lo smartphone è molto personale (mi induce, cioè, all’autocritica e mi costringe ad esaminare me stesso), quindi devo mettere in chiaro fin dall’inizio chi sono realmente. Mi considero un “utente precoce”, un bel modo per dire “dipendente reo confesso da iPhone e relativa spazzatura tec22
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
nologica”. Sono anche un cristiano da quasi due decadi, che crede nella Bibbia come autorità suprema e definitiva della mia vita. Laureato in economia, giornalismo e scienze umanistiche, lavoro come reporter e investigo le complesse dinamiche della vita cristiana, soprattutto in relazione alle pressioni legate all’attuale conformismo culturale. Ricerco e scrivo unendo la mia voce a quella di molte altre che si levano dalla Chiesa, sia viventi sia legate a epoche passate. Sono sposato da quasi due decenni, io e mia moglie abbiamo tre figli, e stiamo cercando di educarli con l’obiettivo di essere tecnologicamente competenti, pur mantenendo un autocontrollo digitale.17 Nella nostra casa, in questo momento, abbiamo un computer desktop, tre portatili, tre tablet, tre smartphone e un iPod. Al momento della pubblicazione di questo libro, avevo messo insieme 32,6 anni di esperienza su quattro piattaforme: blogging, Twitter, Facebook e Instagram.18 Ho lavorato online per associazioni no profit per almeno un decennio, e mai senza un iPhone. Quelle fatiche non mi hanno isolato dalle questioni urgenti dell’era digitale, piuttosto le hanno amplificate. Allo stesso tempo, il mio lavoro mi ha messo in contatto con alcuni tra i più validi teologi, pastori e artisti cristiani, che stanno cercando attivamente di aiutare la Chiesa a rispondere in modo saggio alle sfide dell’era digitale. E qui condividerò alcune delle migliori intuizioni frutto delle molte conversazioni che ho avuto con loro. Contemporaneamente, ho scritto questo libro confrontandomi con vari credenti di ogni età e professione: studenti, sin17
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Tony Reinke, “Walk the Worldwide Garden: Protecting Your Home in the Digital Age”, in Desiring God, desiringGod.org, 14 maggio 2016. Ho svolto attività di blogging per 565 settimane, su Twitter e Facebook per 441 settimane ciascuno, e su Instagram per 248 settimane.
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gle, coppie sposate, genitori, casalinghe, professionisti del mondo degli affari e personaggi influenti nell’ambito del ministerio pastorale. Ognuno di noi affronta questioni simili, analizzando il modo in cui vivere una vita sana ed equilibrata nell’era digitale.
DESIDERI NASCOSTI L’ecologista dei mass-media Marshall McLuhan (1911-1980) ha ricordato alla sua generazione che la tecnologia è un’estensione del proprio sé. Una forchetta è semplicemente un’estensione della mia mano. La mia macchina è un’estensione delle mie braccia e delle mie gambe, quasi quanto “la macchina che va a piedi” di Fred Flintstone. Allo stesso modo, il mio smartphone estende le mie funzioni cognitive.19 I neuroni attivi nel mio cervello sono un groviglio crepitante di scariche elettriche che si agitano nel mio cranio, e le dinamiche del mio pensiero assomigliano a un tem-
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“Se la ruota è un’estensione dei piedi, e gli strumenti delle mani, delle spalle e delle braccia, allora l’elettromagnetismo sembra essere nelle sue manifestazioni tecnologiche un’estensione dei nostri nervi, e diventa essenzialmente un sistema informativo” (Marshall McLuhan, video intervista “e Future of Man in the Electric Age”, marshallmcluhanspeaks.com, BBC, 1965. Lungo tutto il libro, distinguerò la nostra vita come incarnata e disincarnata; non li utilizzerò come termini precisi, ma come utili termini di confronto. Naturalmente, sui nostri smartphone, usiamo sempre il nostro corpo: i nostri occhi, i pollici, le orecchie e il cervello, e anche i nostri nervi per cogliere ogni minima vibrazione. L’utilità dei termini diventerà più chiara nel prosieguo del libro, quando affronteremo l’influenza di questi dispositivi elettronici sulla nostra salute fisica, cosa che spesso ignoriamo del tutto. Serviranno anche come termine di confronto con la vita incarnata, un’espressione che uso con riferimento agli scenari in cui tutta la nostra personalità (mente, corpo, anima, emozione) è esposta e coinvolta in modo integrale (come in una conversazione faccia a faccia).
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PREFAZIONE DELL’AUTORE
porale del Kansas.20 Questa minuscola tempesta elettrica nello spazio microscopico del mio sistema nervoso si estende naturalmente ai miei pollici dando vita a minuscoli contatti elettrici all’interno del mio telefono, che si trasmettono al mondo tramite onde radio. Tutto questo significa che il mio telefono segna un posto nel tempo e nello spazio, fuori di me, in cui posso proiettare le mie relazioni, i miei desideri e la piena portata della mia esistenza cosciente. Infatti, se riflettete la parola “desire” (desiderio) in uno specchio, leggerete “erised”, il nome dello specchio magico nei libri di Harry Potter.21 Nell’antico specchio di “Erised” si possono scorgere i desideri più profondi del cuore rivelati con i colori più vividi. I nostri luccicanti schermi di smartphone fanno la medesima cosa. Troppo spesso, quello che il mio telefono mette in mostra di me non sono i santi desideri di quello che so che dovrei desiderare, nemmeno quello che penso di volere, e soprattutto non quello che voglio che tu pensi che io voglia. Lo schermo del mio telefono divulga, in pixel affilati come rasoi, ciò che il mio cuore desidera realmente.22 Lo schermo incandescente del mio telefono proietta nei miei occhi i desideri e gli amori che vivono negli angoli più remoti del mio cuore e della mia anima, trovando espressione visibile in pixel d’immagini, video e testi che io guardo e consumo, digito e condivido. Questo significa che qualunque cosa accada sul mio smartphone, specialmente sotto forma anonima, è la vera espressione del mio cuore, riflesso in pixel a colori, che si proietta in modo luminoso nei miei occhi. 20
Una metafora tratta da N. D. Wilson, “Words Made Flesh: Stories Telling Stories and the Russian Dolls of Divine Creativity”, vimeo.com, 25 aprile 2015. 21 J. K. Rowling, Harry Potter and the Sorcerer’s Stone, Scholastic, New York 1998, pp. 207-208 (trad. it. Harry Potter e la pietra filosofale, Salani, Milano 2013). 22 Un cuore ossessionato vividamente descritto da James K. A. Smith, You Are What You Love: e Spiritual Power of Habit, Brazos, Grand Rapids 2016, pp. 27-38.
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Onestamente, questo potrebbe spiegare la necessità delle password. Entrare in un telefono è come sbirciare all’interno di un’altra anima. Se gli altri fossero in grado vedere ciò che abbiamo cliccato, aperto e cercato in rete forse potremmo vergognarci. Che cosa potrebbe essere più inquietante? Se siamo sufficientemente onesti per affrontare le nostre abitudini legate agli smartphone, e usiamo le prossime pagine come un invito a comunicare con Dio, possiamo aspettarci di trovare grazia a fronte dei nostri fallimenti digitali e in vista del nostro avvenire. Il Signore ci ama profondamente ed è ansioso di darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno nell’era digitale. Il sangue versato da Suo Figlio ne è la garanzia.23 Abbiamo bisogno della Sua grazia mentre valutiamo l’importanza degli smartphone, esaminando i pro e i contro, nel nostro percorso verso la vita eterna. Se li ignoriamo, non soltanto soffriremo ora, ma le generazioni dopo di noi pagheranno un prezzo molto alto.
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Romani 8:32.
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Finito di stampare nel mese di ottobre 2017 da Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
TONY REINKE è un giornalista, blogger e autore cristiano. Il suo lavoro
si concentra sull’analisi dei media digitali e le problematiche pratiche della vita cristiana contemporanea, collabora con diversi blog cristiani e ha scritto tre libri. Vive nelle Twin Cities (Minnesota) con sua moglie e i suoi tre figli.
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Tony Reinke
Agli smartphone sono bastati pochissimi anni per diventare parte di noi, integrandosi perfettamente nella nostra vita di tutti i giorni. Mai offline, sempre raggiungibili, teniamo tra le nostre mani una bacchetta magica dal potere tecnologico che abbiamo appena iniziato a comprendere. Tutto questo, però, fa sorgere in noi anche nuovi dubbi: non siamo mai stati così connessi, eppure siamo sempre più distanti; non siamo mai stati così efficienti, eppure siamo sempre più distratti. Traendo spunto dal lavoro di diversi studiosi, pubblicazioni scientifiche e dalla propria analisi, soprattutto biblica, l’autore identifica dodici modi in cui lo smartphone ci sta cambiando, in bene e in male. Tony Reinke ci esorta a coltivare un pensiero critico e delle sane abitudini in questa nuova era digitale, incoraggiandoci a massimizzarne le benedizioni, evitarne le trappole e usare saggiamente lo strumento di connessione umana più potente mai realizzato.
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SIAMO NOI A CONTROLLARE I NOSTRI SMARTPHONE O I NOSTRI SMARTPHONE CONTROLLANO NOI?
Tony Reinke
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ISBN 978-88-3306-023-1
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
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9 788833 060231 ADI Media ADI Media
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
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