John Bunyan

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UNA BIOGRAFIA - CORREDATA DA ALCUNE IMMAGINI DELL’EPOCA DELL’AUTORE DEL FAMOSO LIBRO “IL PELLEGRINAGGIO DEL CRISTIANO” ISBN 88 89698 03 9

JOHN BUNYAN

Questa è una delle numerose biografie scritte sulla vita di John Bunyan, l’autore de Il Pellegrinaggio del Cristiano, vero e proprio classico della letteratura evangelica mondiale. Il libro abbraccia un ampio periodo della storia religiosa inglese, contrassegnato da un fermento spirituale in atto tra alcuni credenti evangelici “non corformisti” che, dissentendo con la Chiesa ufficiale, predicavano l’Evangelo in ogni luogo, con semplicità e fervore, fuori dai rigidi schemi formali della Chiesa di Stato. Bunyan fu uno di questi e, a motivo del suo grande ardore evangelistico, venne prima minacciato, poi vessato e quindi imprigionato. Definitivamete liberato dopo dodici anni, durante una sua “missione di pace”, venne colpito da una febbre violenta. Aveva sulle labbra le lodi di Dio, quando giunse alla sponda del Fiume senza ponte.

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“Ecco cotesto sognatore che viene!” (Genesi 37:19). Questo versetto biblico campeggia su numerosi testi che narrano la vita dello “stagnino di Bedford”. Un credente che, grazie alla sua fede tenace, ha affrontato scherni e prigionia per proclamare l’Evangelo.

William H. Harding

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Una biografia, fresca e illuminante, sulla vita del grande “sognatore” di Bedford


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Titolo originale: “John Bunyan” - Pilgrim and Dreamer William Henry Harding Oliphants Ltd. - Londra n.d. Edizione Italiana: John Bunyan - Pellegrino e Sognatore “Assemblee di Dio in Italia” Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n.1349 - Legge 22.11.1988 n.517 © Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06/22.51.825 - Fax 06/22.51.432 www.adi-media.it Gennaio 2007 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione e adattamento: F. M. T. Stampa: Piccole Arti Grafiche - ROMA

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Prefazione

L

a presente cronaca, fresca e illuminante, sulla vita del grande “sognatore” di Bedford – meglio conosciuto per Il Pellegrinaggio del Cristiano, vero e proprio classico della letteratura inglese – è stata realizzata grazie alla visione di un altro “pellegrino”, W. H. Harding. Quando Harding fu chiamato alla presenza del Re dei re e oltrepassò il grande Fiume, lasciandosi dietro le spoglie mortali, molti testimoniarono della sua esistenza luminosa, dedicata al servizio dell’amato Salvatore. Come Bunyan, mio prezioso amico e compagno di lavoro, anche William era un seguace di Cristo, semplice e consacrato; non accettava altro titolo che quello di “fratello”, ed era affabile con tutti quelli che amavano il Signore in sincerità. Questo libro postumo fa luce, perciò, anche sulla personalità di Harding e sui suoi veri interessi. Profondamente umile, egli era un uomo di grande capacità comunicativa, sia a voce sia con la penna, un credente che non aveva tempo per altri impegni oltre a quello di magnificare Cristo. Sarebbe stato fra gli ultimi a desiderare elogi da parte degli uomini, perché non “cercava il proprio”; ma da parte nostra è doveroso darne testimonianza. Thomas C. Muir

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John Bunyan (1628-1688)


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Capitolo 1

L’artigiano di Elstow

L’

autore de Il Pellegrinaggio del Cristiano è uno di quegli uomini che, per una forte personalità, per una profonda compassione e per aver compiuto imprese straordinarie e inaspettate, non soltanto ha ottenuto un’ammirazione generale, ma è diventato un punto di riferimento prezioso per tante generazioni. John Bunyan, nel suo abito marrone a tinta unita, con il colletto ben ripiegato e in ordine, con quella caratteristica espressione ammiccante che è un misto di gentilezza, di scaltrezza e di umorismo, è una delle figure storiche più popolari in Gran Bretagna. La familiarità che abbiamo con l’onesto artigiano di Elstow è ©

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cosa diversa dalla stima con cui ricordiamo altri personaggi del passato. Ancora oggi, se Bunyan passasse per i sentieri alberati di Cambridge, ogni contadino troverebbe doveroso ospitarlo nella propria cascina per farlo riposare un po’ e condividere con lui un pasto frugale di pane e formaggio. Ogni umile bracciante testimonierebbe come quell’uomo dall’espressione solare e lo sguardo raggiante, con la Bibbia sotto braccio, si trovasse a suo agio con la gente comune. Soprattutto, quanti credono nel Signore si affretterebbero con gioia a salutare quel pellegrino della fede. John Bunyan nacque il 30 novembre 1628 in una casa di campagna distante circa un chilometro dal villaggio di Elstow, nel borgo di Harrowden, non lontano da Bedford.

La casa dove nacque John Bunyan ©

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L’Artigiano Di Elstow

I Bunyan, o Bonyons, o Buignons, erano persone conosciute e, sebbene vivessero in un luogo umile, la loro discendenza si può rintracciare fin dal tempo della morte di Riccardo I Cuor di Leone, avvenuta nel 1199. Il nonno paterno di Bunyan, nonostante il declino della famiglia, possedeva ancora una casa di campagna da lasciare in eredità. Egli aveva due figli, Thomas ed Edward. Thomas si sposò due volte: la prima a soli diciannove anni; quattro anni dopo, il giovane vedovo sposò Margareth Bentley, e il suo primogenito fu John, il nostro caro “pellegrino e sognatore”. Parte della casa di Harrowden era adibita a officina, dove Thomas Bunyan svolgeva l’attività di stagnino. In quel luogo, il piccolo John osservava il padre che riparava calderoni bucati, pentole e padelle portate dalle massaie di Elstow. Il terreno di fronte alla casa digradava verso un bel ruscello, ed era uno splendido campo di gioco per il ragazzo, quando si stancava di osservare le evoluzioni delle scintille nella forgia o le abili operazioni del padre con lo strumento usato per saldare. Era una casetta semplice, ma pur sempre una solida dimora; la leggenda che i Bunyan fossero una famiglia di girovaghi e che abitassero in carrozzoni è priva di fondamento. John aveva appena quindici anni quando sua madre morì, e appena due mesi dopo entrò in famiglia una madre adottiva. Riguardo all’educazione scolasti©

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ca, un libro di componimenti religiosi intitolato Poesie Scritturali, attribuito allo stesso John, afferma nell’introduzione che egli frequentò una scuola d’istruzione secondaria. In questo caso deve essersi trattato di un istituto di Bedford. Alcuni ritengono però che quello fosse un libro spurio, pubblicato dodici anni dopo la morte di Bunyan. In ogni modo, l’istruzione del giovane non ebbe pretese d’eccellenza. La sua semplicità è chiaramente espressa nel libro Grazia Abbondante, in cui è scritto: “Nonostante la povertà e indigenza dei miei genitori, Dio li spinse a farmi frequentare la scuola per imparare a leggere e scrivere”. Il maestro di scuola che John aveva all’età di dieci anni era opprimente e spietato. L’istruzione scolastica del figlio dell’artigiano di Elstow fu simile a quella di altri ragazzi, suoi compagni d’avventura, con cui giocava, lottava e si azzuffava negli spazi verdi del villaggio, dietro una vecchia casa o all’ombra del campanile. Il livello d’istruzione dei poveri paesani non era elevato, e c’erano poche strutture destinate alla formazione. Crescendo, John frequentava compagnie che non incoraggiavano certo la sua spiritualità. Tuttavia, egli aveva una forte sensibilità per la presenza di Dio, e provava il timore di peccare contro di Lui. Da bambino John tremava al pensiero del giudizio universale. Combattimenti impetuosi e pressanti avvenivano nella sua anima. Ciò nonostante induriva la coscienza, e cercava di accompagnarsi agli individui più ©

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irrequieti del villaggio. Il suo cuore si rattristava, quando sentiva imprecare persone che si professavano religiose. Gli ideali cristiani riscuotevano la sua ammirazione, pur avendone una comprensione vaga e imprecisa. Non poteva sfuggire alla convinzione che lo Spirito Santo lo stesse chiamando, e che una misteriosa Provvidenza lo guidasse e lo proteggesse come una colonna di nuvola e di fuoco. Una volta si allontanò da casa tanto da “raggiungere il mare”. Non è chiaro se l’episodio avvenne durante un viaggio in barca sino alla foce del fiume, o in una lunga escursione in campagna. Bunyan lo racconta soltanto per riferire di uno scampato annegamento. Il pensiero di una Grazia che vegliava sulla sua vita compare anche in una breve nota sul periodo del servizio militare. Un giorno gli fu ordinato di montare di guardia. Un commilitone chiese di svolgere quel servizio al posto suo, e Bunyan acconsentì. Il suo sostituto fu ucciso da un colpo di moschetto. Bunyan non precisa se la guerra civile lo trovò schierato con i sostenitori della monarchia o con quelli del parlamento. Secondo alcuni, il giovane stagnino seguì le idee monarchiche del padre. Altri, invece, osservando le splendide figure militari presenti nei libri Il Pellegrinaggio del Cristiano e La Santa Guerra, pensano che abbia combattuto per la vittoria del parlamento, nella campagna decisiva del 1645. In ogni caso, i dettagli della sua vita militare restano oscuri. Nel libro La Santa Guerra, Bunyan mostra familiarità con le scene d’assedio. La giovane recluta non ©

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restò a lungo nei ranghi, perché le truppe di cui faceva parte furono sbaragliate. L’anno seguente Bunyan tornò a Elstow, e nel giro di tre anni mise su famiglia. Tutto ciò che conosciamo della moglie è che era orfana, di famiglia religiosa e molto povera. Si stabilirono in una piccola casa di poche stanze alla periferia del villaggio, conosciuta ancora oggi come “casa Bunyan”. Non sappiamo com’era ammobiliata. Bunyan ricorda che tra lui e sua moglie “non c’erano molte suppellettili, come piatti o cucchiai”. La giovane portò nell’umile abitazione gli insegnamenti di un padre timorato di Dio e due suoi libricini, Il Sentiero dell’Uomo Verso il Cielo, di Arthur Dent, uno scrittore puritano, e L’Esercizio della Pietà, di Lewis Bayley (già cappellano di Corte del Principe Enrico del Galles. N.d.R.). Fino a quel momento, Bunyan non aveva manifestato interesse per la letteratura religiosa. Preferiva ascoltare, mescolato fra la gente, le ballate al mercato di Bedford o le storie degli avventori occasionali che passavano per la taverna. Leggendo quei due piccoli libri, e riflettendo su quanto gli diceva la moglie - che spesso riferiva gli insegnamenti di suo padre - vide accendersi nell’anima un vivo desiderio delle realtà celesti. Non aveva ancora una comprensione chiara dell’Evangelo, per cui s’impegnava nell’osservanza superstiziosa di precetti e di rituali religiosi. Cominciò timidamente a ricercare Dio, come alla cieca. Le sue riflessioni di quel periodo, caratterizzato da momenti di paura e di entusiasmo, sono state spesso ©

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interpretate come eccessi di una mente instabile, resa sofferente da una vita grigia e difficile; entusiasmi perdonabili, certo, ma privi di una conclusione logica. In realtà si tratta di critiche avanzate da persone con poca profondità spirituale e con una veduta terrena e limitata della vita. Non si può giudicare da un punto di vista razionale il travaglio di un’anima che lotta contro il peccato e la tentazione. Il percorso di un uomo che si converte, come quello esposto da Bunyan in Grazia Abbondante, va osservato con occhi illuminati dallo Spirito Santo. D’altronde, lo stesso apostolo Paolo, parlando della propria visione celeste, fu considerato eccentrico da Agrippa e pazzo da Festo. Da ragazzo, Bunyan aveva la cattiva abitudine di esprimersi intercalando con molte imprecazioni. Un solo pungente rimprovero lo curò da questo vizio. Egli ci riferisce che l’episodio avvenne al rientro dal servizio militare, dopo il suo matrimonio. Si trovava “sotto la finestra di un negozio, maledicendo, imprecando e facendo il buontempone come suo solito”. La proprietaria, “benché fosse una villana scostumata”, si affacciò allora lamentandosi di aver tremato all’udire quelle parolacce. Disse di non aver “mai sentito oltraggi più spregevoli in tutta la sua vita”, e che “i giovani di tutta la città si sarebbero senz’altro traviati in sua compagnia”. L’onesta ammissione di Bunyan, uomo sposato, fu: “Desiderai con tutto il cuore di poter tornare bambino, e lasciarmi istruire ancora da mio padre per perdere il vizio di imprecare; perché, pensai, sono così abituato ©

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a farlo che per me è impossibile cambiare … Senza parolacce, mi sembrava che i miei discorsi non avessero peso né autorità”. Alcuni storici hanno definito il Bunyan di allora un degenerato. Si tratta di un giudizio troppo severo. Un individuo merita tale appellativo se ha modi e sentimenti più vili del gruppo sociale cui appartiene; è ingiusto applicarlo a chi si comporta secondo il livello generale della massa. Il giudizio accalorato di quella “villana scostumata” è in ogni modo rilevante, ed è confermato dalla meraviglia dei conoscenti di Bunyan quando quella cattiva abitudine venne improvvisamente a cessare. La donna era avvezza alle volgarità, eppure non aveva “mai sentito oltraggi più spregevoli in tutta la sua vita”. Bunyan confessò di provare un travolgente senso di vergogna dinanzi a Dio, e di amore misto a timore per la consapevolezza delle proprie malefatte e della corruzione dell’anima sua. Si riteneva vile e reprobo, ed è indicativo che dalla sua penna uscisse una descrizione tratta dalle lettere di Paolo: “… grazia abbondante per il primo dei peccatori”. Prima di essere rimproverato da quella donna, Bunyan aveva frequentato regolarmente la chiesa, e, grazie ai due libricini della moglie, aveva maturato il proposito di migliorarsi. Inizialmente interpretava la religione come una mera osservanza di regole esteriori. “Aderii con molto zelo alla religione”, scrive, “andavo in chiesa due volte al giorno, come gli altri; cantavo con trasporto; eppure continuavo a condurre una vita corrotta”. ©

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Il travaglio per giungere alla luce fu lungo e intenso. Guardava con profonda riverenza quel che aveva un’apparenza di religiosità: “Veneravo tutto ciò che riguardava la chiesa (il pulpito, il pastore, i diaconi, il culto e tutto il resto); consideravo sacro quel che ne faceva parte, specialmente il pastore e i diaconi”. Per l’onore e la stima che attribuiva ai servitori di Dio, scrive ancora Bunyan, “avrei potuto stendermi ai loro piedi e farmi calpestare da loro. I loro nomi, il loro garbo, le loro opere mi affascinavano e mi conquistavano”. Un sermone contro chi non osservava il giorno del Signore “per dedicarsi al lavoro, agli sport o ad altro ancora” impressionò profondamente il giovane oltraggiatore sulla via della conversione. Durante la giornata, nonostante le accalorate invettive di quel sermone, si ritrovò immerso nei giochi all’aperto. La sua coscienza, però, stava scavando un solco nel suo cuore, e lo Spirito Santo contendeva vigorosamente con lui. Un giorno stava partecipando al cosiddetto gioco “tip-cat”, consistente nel colpire uno stecco con una mazza, quando una voce dall’alto sembrò risuonare nell’intimo della sua anima, dicendo: “Lascerai i tuoi peccati per andare in cielo, o li terrai stretti per andare all’inferno?”. L’impressione di quel richiamo fu così vivida che egli rivolse lo sguardo in alto, e gli sembrò di vedere con gli occhi della mente il Salvatore che guardava in basso, verso di lui, come invitandolo a ravvedersi per evitare una grave punizione. I suoi compagni di gioco lo fissarono meravigliati, chiedendosi il motivo di quella brusca interruzione, ©

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mentre Bunyan restava in piedi, con il bastone in mano, guardando in alto. Presto fu sopraffatto da un senso di vergogna al pensiero di essere troppo peccatore per aspirare al perdono divino. Riprese a giocare con i compagni, ma nella sua mente era angosciato. Triste e disperato, si convinse che l’unico conforto possibile era l’ignobile compimento del peccato. Era destinato a una condanna inevitabile, quindi non faceva differenza essere punito per pochi o per molti peccati. Continuò con questa convinzione per circa un mese, indurendo sempre più la propria coscienza. Decisivo, oltre agli episodi citati, fu anche il consiglio di un amico di leggere la Bibbia. Bunyan cominciò così ad acquisire quella profonda conoscenza delle Scritture che gli avrebbe fornito il materiale fondamentale per il suo ministero di predicatore e di scrittore. Sulle prime, l’interesse per la Scrittura era diretto esclusivamente alle pagine storiche. Le epistole non lo attiravano ancora. Dichiarò, infatti: “Esse non mi allettavano; ignoravo ancora il mio profondo bisogno di Cristo”. Al momento, i buoni propositi erano pochi, e si concentravano soprattutto su un cambiamento esteriore. Cercava di osservare i comandamenti, e ci riusciva “spesso abbastanza bene”, divenendo talvolta orgoglioso di sé e pensando “di piacere a Dio e ad ogni uomo in Inghilterra”. Non aveva ancora afferrato le verità principali del cristianesimo. Non sapeva cosa fosse la vera trasformazione interiore, la rigenerazione spirituale o la redenzione attraverso il sangue di Cristo. ©

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Il verdetto che egli stesso pronunciò sul Bunyan di allora è: “Non conoscevo Gesù”. L’attrazione per gli sport domenicali rappresentava per lui un grande dilemma. L’argomento era causa di forti divisioni anche a livello sociale. I puritani erano contrari ai giochi, scontrandosi con le vecchie abitudini sostenute dall’accalorato patrocinio degli Stuart (Casato reale che regnò sulla Scozia e, successivamente, sulla Gran Bretagna dal 1371 al 1707. N.d.R.). Durante il Medioevo, gli sport domenicali erano permessi dopo la funzione in chiesa. Il movimento della Riforma aveva diffuso sentimenti diversi, sulla linea dei Lollardi, contrari a ogni attività mondana, e non soltanto di domenica. La contesa tra fazioni opposte si acuì. Il popolo non voleva abbandonare i giochi praticati di domenica negli spazi verdi intorno ai villaggi. I puritani fecero pressione per un’osservanza più stretta del divieto, ma il partito opposto si appellò a Giacomo I, ottenendo il suo sostegno. Questi emanò la dichiarazione comunemente definita “Libro degli Sport”, con cui permetteva, di domenica, attività come il tiro con l’arco, la danza e altri passatempi. La dichiarazione doveva essere letta dal pulpito di ogni chiesa, per ordine del re. Vari ministri di culto protestarono energicamente, al punto che re Giacomo dovette piegarsi e soprassedere. Il conflitto si inasprì nel regno successivo. Il nuovo re e l’arcivescovo della Chiesa d’Inghilterra appena nominato, di orientamento opposto al puritanesimo, si accordarono perché la ©

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dichiarazione fosse letta dai pulpiti. Le penalità previste per i pastori ribelli erano tipiche di quei tempi, e giungevano fino alla sospensione dal ministero religioso e all’esilio. Questa azione dispotica fu senza dubbio un fattore decisivo nello scatenarsi della rivolta popolare, sfociata poi nella guerra civile. L’avversione dei puritani a quella dichiarazione si scorge nel proclama del “Parlamento Lungo” del 1644, che vietò tutti gli sport domenicali e ordinò di bruciare in pubblico il “Libro degli Sport”. Il motivo di quella forte opposizione non era soltanto il rispetto per il giorno del Signore, ma il fatto che quelle attività sportive erano associate a festività religiose impregnate di superstizione e di paganesimo. Bunyan, che cresceva nella comprensione delle realtà spirituali, cominciò a vedere in tali occupazioni una fiera delle vanità. Alcuni biografi hanno dipinto la consacrazione di Bunyan con tinte d’intransigenza e di fanatismo. Ma nella sua anima prendeva forma il modello del pellegrino. Egli detestava “camminare secondo il consiglio degli empi”. Senza dubbio i compagni non condividevano le sue aspirazioni. Percorrere il sentiero dell’ubbidienza che porta al cielo significava dire addio ai chiassosi avventori dell’osteria. Il mondo lo avrebbe definito un “bacchettone”. Chi non avrebbe riso davanti al moralismo intransigente di un concittadino fino allora sempre scherzoso e amante della compagnia, che aveva deciso di non frequentare più danze e giochi all’aperto? Si riteneva forse migliore dei suoi avi, che ©

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L’Artigiano Di Elstow

da generazioni praticavano il tiro con l’arco dopo il servizio religioso domenicale? Ma l’artigiano fece la sua scelta. Smise di danzare. Presto capì che doveva rinunciare anche ad altre cose. Un vero pellegrino doveva separarsi dal mondo nell’intimo del suo cuore. Un uomo determinato a lasciare La Città della Distruzione, con lo sguardo fisso alla Porta Stretta, realizza un cambiamento di gusti e di interessi. Il decreto del 1644 vietava la lotta, il tiro, le bocce, le mascherate, le processioni, le danze, e anche il rintocco delle campane come segnale d’inizio delle attività sportive. Quest’ultima usanza era molto diffusa, al punto che erano nate varie associazioni di campanari. La chiesa anglicana di Elstow era stata in passato un maestoso convento di suore benedettine, al quale era stato aggiunto il campanile. Bunyan non era tra quelli che si appendevano alle corde delle campane per farle suonare, tuttavia continuava a mischiarsi tra i presenti come un semplice osservatore. Il conflitto che lo affiggeva interiormente lo spingeva a credere che una campana potesse cadere all’improvviso e colpirlo, a causa del suo cuore malvagio. Allora si teneva fuori tiro, al riparo di una trave portante, accertandosi che fosse abbastanza forte da sopportare il peso di un’eventuale campana in caduta libera. Poi si spostava all’interno del portone pensando che, dopotutto, la campana poteva precipitare con una certa angolazione e colpire il muro, per poi cadergli addosso di rimbalzo. Dopo di che ragionava che persino la torre poteva crollargli addosso; a questo pensiero si allontanava di corsa. ©

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La danza era sempre stata un forte richiamo per lui. Per vincere quest’attrazione impiegò un anno intero. L’agile artigiano aveva spesso accennato passi di danza lungo la strada del mercato vecchio. Ora le sue “ciance moralistiche” sarebbero state oggetto di pettegolezzo fra la gente a passeggio nelle serate estive. Non era un asociale e, se fosse stato accusato di rigorismo, avrebbe rapidamente opposto le sue ragioni, perché, come dice egli stesso: “Ero pronto a discutere d’argomenti religiosi!”. Era, in effetti, una persona comunicativa, un “parlatore nato”. Non poteva più mischiarsi con i peccatori in discorsi polemici o maledire le autorità che vigilavano per far rispettare la legge; ma un oratore così dotato non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di arringare la folla, anche perché allora la religione era un argomento diffuso e appassionante. La gente d’oggi parla d’altre cose. Nel XVII secolo, invece, specie negli anni di predominio puritano, parlare di religione era un evento naturale. Era un’epoca di grandi opportunità spirituali. Talvolta la libertà e l’indipendenza di giudizio si manifestavano in modo esuberante, o persino eccentrico, tuttavia erano tempi di risveglio; erano i giorni di Dio. Proprio allora, Richard Baxter, un predicatore fresco nello zelo e maturo nella determinazione, faceva scaturire dal pulpito fiumi di verità evangeliche. Parole sublimi di testimonianza e di esortazione risuonavano in tutto il paese. I credenti erano impegnati a glorificare l’Emmanuele. In mezzo alle esclamazioni di lode, che le cose andassero bene o male, possiamo cogliere ©

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il suono squillante delle preghiere di Rutherford per la salvezza della Scozia e le note sublimi di George Fox che gridava, volgendo lo sguardo al cielo: “Mi è stato affidato il compito di condurre le anime a quella luce e a quella grazia per la quale possono conoscere la via della salvezza”. Le verità fondamentali del cristianesimo erano argomenti di conversazione diffusi. Si potevano udire citazioni bibliche non soltanto in chiesa, ma anche nei salotti, al mercato, nelle sale da tè e persino in carcere. Purtroppo, le prigioni britanniche erano affollate di servitori di Cristo, perché in campo religioso il governo cercava di far prevalere un conformismo forzato. Un uomo come Bunyan, con una forte personalità e con una vasta comprensione delle dottrine bibliche, poteva facilmente trovarsi impegnato in qualche dibattito; in effetti, è quello che accadeva. Però gli mancava ancora la potenza vivificante dello Spirito Santo, perciò non traeva un vero vantaggio da tali discussioni, ma soltanto una soddisfazione personale. “Ero fiero della mia pietà”, confesserà anni dopo, “in effetti, facevo di tutto per essere visto dagli uomini e guadagnare la loro approvazione”. La sua pace era ancora fittizia; ma si avvicinava il momento in cui avrebbe conosciuto Dio profondamente.

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JOHN BUNYAN

Questa è una delle numerose biografie scritte sulla vita di John Bunyan, l’autore de Il Pellegrinaggio del Cristiano, vero e proprio classico della letteratura evangelica mondiale. Il libro abbraccia un ampio periodo della storia religiosa inglese, contrassegnato da un fermento spirituale in atto tra alcuni credenti evangelici “non corformisti” che, dissentendo con la Chiesa ufficiale, predicavano l’Evangelo in ogni luogo, con semplicità e fervore, fuori dai rigidi schemi formali della Chiesa di Stato. Bunyan fu uno di questi e, a motivo del suo grande ardore evangelistico, venne prima minacciato, poi vessato e quindi imprigionato. Definitivamete liberato dopo dodici anni, durante una sua “missione di pace”, venne colpito da una febbre violenta. Aveva sulle labbra le lodi di Dio, quando giunse alla sponda del Fiume senza ponte.

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