LA COMMOVENTE STORIA MISSIONARIA DI UN UOMO CHE HA DEDICATO INTERAMENTE LA SUA VITA AL SERVIZIO DEL SALVATORE
ISBN 88-86085-18-4
WILLIAM CAREY
Questa interessantissima biografia è tratta dalle lettere e dal diario personale di William Carey. La sua storia, vissuta nel diciottesimo secolo, ci fa comprendere gli incredibili sacrifici compiuti da quest’uomo per portare l’Evangelo in India. Il lungo, arduo e dolorisissimo viaggio intrapreso dall’Inghilterra fino ad una terra lacerata dalla più profonda povertà, ci parla del suo ardente zelo missionario. La morte di sua moglie e degli altri membri della famiglia non riuscirono a scoraggiare Carey dall’adempiere il mandato ricevuto da Dio: quello di andare e predicare l’Evangelo ad ogni creatura.
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La meravigliosa storia di un semplice ciabattino inglese che divenne uno studioso autodidatta di lingua ebraica e greca, un botanico, un pastore e, in ultimo, un pioniere delle missioni in India. La sua vita è ancora oggi un vivido esempio per le missioni moderne
Basil Miller
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Titolo originale: “William Carey, Cobbler To Missionary” Basil Miller Bethany House Publishers A Division of Bethany Fellowship, Inc. 6820 Auto Club Road, Minneapolis, Minnesota 55438
Edizione italiana: William Carey “Assemblee di Dio in Italia” Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n.1349 Legge 22.11.1988 n.517 © Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06/22.51.825 - Fax 06/22.51.432 E-mail: adimedia@pelagus.it 1996 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione libera e adattamento: a cura dell’Editore Stampa: Piccole Arti Grafiche - ROMA ISBN 88-86085-18-4
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Prefazione
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missionari devono essere uomini di grande pietà, prudenza, pazienza e coraggio; devono possedere una indubbia sincerità di sentimenti ed essere animati da uno spiccato spirito evangelistico. Devono essere disposti ad abbandonare i propri agi e ad affrontare sacrifici di ogni sorta in paesi lontani. Non devono risentirsi per le ingiurie che ricevono anzi, facciano attenzione a non stimarsi più del dovuto”. Queste righe, tratte da una lettera scritta da William Carey quando si trovava a Calcutta, fanno trasparire lo spirito di totale dedizione al Signore che sempre ha caratterizzato la vita ed il ministerio di questo uomo di Dio. Il libro che vi apprestate a leggere descrive proprio la commovente storia di un servitore del Signore che ha dedicato interamente la sua vita all’annuncio dell’Evangelo in una nazione ostile e idolatra. ©
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Prefazione
Questa biografia è tratta dalle lettere e dal diario personale di William Carey; ci parla della sua conversione, del suo ardente desiderio di servire il Signore, dei suoi umili inizi e dei traguardi raggiunti per la grazia di Dio. In India, “suo campo di missione”, ha visto morire i suoi cari, ha affrontato incredibili sacrifici, ha patito la fame, ha sofferto gravi malattie. In tutto questo, però, Carey ha visto la mano di Dio aiutarlo a superare, una dopo l’altra, ogni difficoltà fino a compiere un’opera evangelistica enorme attraverso la predicazione, la traduzione e la stampa della Bibbia nelle lingue e nei dialetti locali. “Aspettiamoci grandi cose dal Signore. Tentiamo grandi cose per il Signore”: questo era il suo motto, coniato il 30 maggio 1792 in un sermone tratto da Isaia 54:2, 3 e predicato a Nottingham (GB) per sollecitare i suoi ascoltatori ad un maggioreimpegno missionario. Possiamo dire che questo si sia realizzato nella sua vita. Il 9 giugno 1834, all’età di 72 anni, William Carey raggiunse serenamente il suo Maestro dopo aver vissuto in totale consacrazione a Dio. Al suo funerale fu onorato come missionario di estremo valore, la bandiera danese fu ammainata a mezz’asta, le autorità indiane presenziarono al servizio, insieme a tanti umili indù e musulmani nei quali era stato capace di penetrare con il messaggio intramontabile dell’Evangelo di Cristo. L’Editore ©
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Capitolo 1
La sua gioventù
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illiam Carey può essere considerato il fondatore del movimento missionario moderno. La grande visione di un mondo raggiunto in ogni angolo da missioni cristiane sorse prima nel suo cuore e, con le generazioni successive, questo sogno divenne una realtà. Quello di William Carey è uno dei nomi che occupa un grande posto negli annali della Chiesa. L’inizio della sua vita non avrebbe fatto immaginare ad alcuno ciò che avrebbe potuto fare. Il suo ministerio mostra che Dio può compiere l’impossibile nella vita di un uomo. Un ragazzo inglese, povero e con poca istruzione, divenne un illustre studioso di sanscrito che ©
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La Sua Gioventù
cambiò le prospettive di un impero. Carey raggiunse con la Bibbia più abitanti del mondo di chiunque altro. Ci fu, nella sua anima, un desiderio sempre crescente di servizio che lo portò da un banco di ciabattino ad una posizione di preminenza negli annali della storia missionaria. Egli non reclamò mai meriti personali per i suoi successi, eppure, milioni di persone sono state benedette dai risultati della sua ubbidienza alla volontà di Dio. Bisogna riconoscergli un ruolo fondamentale nell’azione che portò la Chiesa ad essere ravvivata per adempiere il compito della evangelizzazione del mondo. Mentre tanti credenti non si curavano che i pagani, sull’orlo dell’eternità, precipitassero nel baratro della morte senza essere raggiunti ed evangelizzati, William Carey dichiarò che l’Evangelo di Cristo doveva essere predicato fino alle estremità della terra in ubbidienza al mandato divino. Carey nacque il 17 agosto 1761 a Paulerspury, un paesino del Northamptonshire, una regione inglese ricca di tradizione storica e letteraria. La campagna, verdeggiante e sinuosa, era stimolante per lo spirito di Carey, amante della natura. L’artigianato fioriva nei villaggi. Il padre di William, Edmund Carey, era tessitore di un tipo di stoffa molto comune a quel tempo. Sei anni dopo la nascita di William, il padre divenne maestro di scuola, così la famiglia lasciò l’umile abitazione precedente e si spostò in una casa di proprietà della locale sede scolastica. Il ©
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nonno di William, Peter Carey, che si era trasferito a Paulerspury in gioventù, aveva ricoperto lo stesso incarico. Sicuramente la famiglia Carey doveva essere molto stimata nel paese. La nuova casa aveva di fronte due grandi alberi che l’abbellivano e, sul retro, un orto e un frutteto. Uno stagno vicino era, per quel ragazzo, un magnifico posto per pescare. Non lontano passava una strada carrozzabile che da Londra giungeva a Chester. Quando transitavano le carrozze, la mente di Carey fantasticava su come potevano essere quei luoghi lontani. La Foresta Reale, con le sue basse colline e dolci vallate, invitava il ragazzo ad esplorarne i confini. Fu lì che imparò a studiare ed a riflettere sulla vita delle piante e degli animali che trovava. Nella nuova casa William ebbe una stanza tutta sua, che divenne presto una sorta di museo naturalistico. Qui faceva raccolta d’insetti, uccelli, uova d’uccelli, esemplari botanici, tutto ciò che attirava la sua attenzione durante le escursioni nei viottoli e prati della Foresta Reale. Gli abitanti del paese sapevano di dell’amore e della conoscenza che aveva della natura: così, quando sorgeva un quesito su qualche fiore, insetto o uccello, si ricorreva sempre al parere del giovane Carey. Nel frattempo c’erano stati altri tre arrivi in famiglia: Anna, Maria Elisabetta, che morì nell’infanzia, ed un fratello: Thomas. I bambini andavano a scuola ed erano istruiti dal padre. “Nostro padre”, raccontava Maria, “non faceva parzialità a scuola per i suoi figli. Piuttosto, a volte si ©
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comportava con troppa severità, il che ci scoraggiava un po’”. William era assetato di conoscenza. Leggeva tutti i libri che riusciva a procurarsi a scuola. Quando non era impegnato nella lettura andava per i campi, cercando di scoprire i segreti della natura; non era un ragazzo dal temperamento indolente. Sua sorella diceva di lui: “Qualsiasi cosa iniziasse, la portava a compimento. Le difficoltà non lo scoraggiavano mai”. “Sin da ragazzo studiava molto”, racconta suo fratello Thomas, “profondamente incline ad apprendere tutto ciò che poteva senza tralasciare nessun particolare, il suo obiettivo era quello di giungere sempre ad una chiara conoscenza dell’argomento. Neanche la paura di essere preso in giro o le minacce riuscivano a distrarlo dalla sua ricerca”. Queste caratteristiche segnarono la vita di William Carey e lo qualificarono per diventare uno dei principali studiosi della sua epoca. I libri erano rari persino nella casa di un maestro di scuola. William aveva letto e riletto quelli che si trovavano in casa sua, per cui ne prendeva in prestito più che poteva. “Sceglievo di leggere libri di scienza, storia e viaggi”, dirà poi Carey, ricordando la sua infanzia. “Le novelle e le commedie mi disgustavano. Le evitavo al pari dei libri che parlavano di religione. Preferivo i romanzi, e questo mi spinse a leggere con avidità ‘Il Pellegrinaggio del Cristiano’, ma senza uno scopo particolare”. Da ragazzo rimase affascinato anche dalla storia di Cristoforo Colombo. Parlava tanto di quel famoso ©
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esploratore che i compagni lo soprannominarono “Colombo”. Senza dubbio quest’interesse fu incoraggiato dal ritorno di suo zio Peter dal Canada. Questi aveva la capacità di infarcire la sua vita con storie avventurose accadute nelle regioni selvagge del Canada. Peter condivideva l’interesse di William per le piante e lavorò come giardiniere in una tenuta vicina. Zio e nipote, quindi, con interessi reciproci nei viaggi e nella cura delle piante, divennero allegri compagni. La vita religiosa del giovane William non fu trascurata, anche se a quel tempo venne influenzato poco. Non fu mai un ragazzo intemperante, però non era neanche religioso. Frequentava la chiesa insieme alla sua famiglia che vi andava regolarmente. Per un po’ di tempo cantò nel coro dei giovani. Presto conobbe e lesse la Bibbia; sua nonna, molto devota, gli insegnò il significato più profondo della vita religiosa, ed entrambi i genitori lo ammonirono secondo gli insegnamenti ricevuti in chiesa. Poiché la sua famiglia faceva parte della Chiesa d’Inghilterra, quando venne il tempo William fu confermato, secondo l’uso. I libri storici della Bibbia lo attraevano, perché li trovava simili alle storie di viaggi che amava tanto. La lettura della Bibbia, disse, “mi procurò molti stimoli mentali. Quei temi, in seguito, influenzarono il mio cuore”. La vita era difficile a quei tempi e, fin dall’età di dodici anni, dovette cominciare a lavorare per contribuire ad incrementare le esigue entrate della famiglia. Lasciò quindi la scuola e cominciò a lavorare. ©
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Desideroso di seguire le orme dello zio, che considerava una specie d’eroe, intraprese l’attività di giardinaggio. Nonostante amasse molto quel lavoro, fu costretto ad abbandonarlo perché gli causava eruzioni cutanee sul volto e sulle mani. Soffriva così tanto da non poter più riuscire a dormire. Sopportò questo dolore per due anni, tanto grande era il suo desiderio di continuare a lavorare a contatto con la natura. Alla fine, però, la salute peggiorò repentinamente e fu costretto a rassegnarsi fino al punto di cambiar mestiere. Imparò, comunque, una cosa, come disse in seguito: “Chi vuole fare un solco dritto, quando ara, deve fissare lo sguardo su un determinato punto di riferimento”. Fissare gli occhi su un obiettivo ben definito divenne la caratteristica dominante della vita di Carey. Qualsiasi cosa intraprendesse c’era sempre una meta da raggiungere, un fine da realizzare. Tale ferma e santa determinazione fece di William Carey il fondatore del movimento missionario moderno. Quando mise i piedi sul territorio indiano, William, sotto la guida divina, fissò delle mete apparentemente impossibili, ma con le mani sull’aratro dell’Evangelo e scavando, sospinto dalla fede, un solco dritto fino alla fine, raggiunse quegli obiettivi. Dopo una riunione familiare, si decise che William imparasse a fabbricare scarpe. Con cura diligente, papà Edmund cercò un uomo cui poter affidare il ragazzo per un apprendistato di sette anni. Scelse così Clark Nichols, di Piddington, un paese vicino. ©
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Nichols non era soltanto un ciabattino che riparava scarpe, ma le fabbricava anche. William imparò quindi sia a fabbricare le scarpe, che a ripararle. Il padre di William aveva preferito Nichols per la sua reputazione d’assiduo membro di chiesa e amante della disciplina. Ma venuto in stretto contatto con il maestro, il giovane William scoprì presto il suo vero carattere. Questi aveva un parlare villano ed era di umore irascibile. Di sabato gozzovigliava e la domenica mandava William a consegnare scarpe. “Un austero membro di chiesa ed un uomo molto onesto”, disse William di Nichols. “E’ vero che a volte beveva troppo e mi mandava a consegnare della merce nel giorno del Signore, ma era un nemico accanito della menzogna, un vizio in cui spesso cadevo”. Questo divario tra professione e condotta, nausearono presto il giovane Carey. Cominciò a detestare la religione e i suoi aderenti, poiché era venuto a conoscerne molti. Fu allora che cominciò a frequentare altre compagnie e si volse ai piaceri del mondo. Nichols, tuttavia, possedeva qualcosa che attirava l’interesse di William: si trattava di molti libri religiosi. Uno di questi, un commentario del Nuovo Testamento, conteneva dei caratteri tipografici strani che suscitarono la curiosità di Carey. William chiese a Nichols cos’erano quei caratteri, ma il calzolaio scrollò la testa, perché non lo sapeva. Cercando tra i conoscenti chi poteva spiegargliene il significato, William ricordò che al suo paese natio c’era un tessitore, un uomo di buona istruzione che era ©
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caduto in povertà. Quell’uomo forse conosceva il significato di quei caratteri misteriosi; William portò al tessitore una copia di quelle strane lettere trovate nel commentario e gli chiese cosa significassero. Questi gli rispose che si trattava di caratteri greci. Carey cercò subito una grammatica di greco ed un glossario, ed in breve cominciò una carriera che lo portò a diventare uno degli studiosi più eminenti del suo tempo. William aveva mostrato interesse e propensione per le lingue sin da ragazzo, quando frequentava la scuola di suo padre. Lì aveva acquistato una certa padronanza del latino che lo mise in condizione di tradurre un’iscrizione su una tomba nella chiesa del paese. Questo nuovo interesse ebbe un effetto benefico sul giovane calzolaio. Lo aiutò a staccarsi da quella vita e da quei compagni che lo stavano gradualmente fuorviando. Nel negozio di Nichols lavorava anche un uomo di un paese vicino: John Warr. Senza dubbio fu Dio a mettere John Warr vicino a William per il benessere spirituale del giovane. Carey, di giorno, divideva con il suo compagno il banco di lavoro e, la notte, un attico. Warr aveva tre anni più di William e praticava quel mestiere dall’infanzia, perché suo padre e suo nonno erano stati fabbricanti di scarpe. Il nonno di John era, in ogni caso, qualcosa di più di un fabbricante di scarpe. Era un credente fuoriuscito dalla Chiesa Anglicana che era stato usato dal Signore per avviare una chiesa indipendente a Paulerspury. Il giovane Warr, anche se non ancora un cristiano professante, aveva sentito parlare molto a casa sua ©
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sull’argomento della vita spirituale. Era serio ed interessato alle cose religiose. William, come tutti allora, disprezzava i cosiddetti “dissidenti” (I dissidenti, nell’originale “dissenters” o “non conformist” erano i fuoriusciti dalla Chiesa Anglicana e che avrebbero formato nel tempo le comunità Presbiteriane, Battiste, Congregazionaliste e Metodiste; n.d.e.). I figli dei “dissidenti” erano stati interdetti dalle scuole di Pury. Così, anche se lui e John erano buoni amici, discutevano continuamente, e Nichols a volte s’intrometteva. In quei momenti il lavoro quasi si fermava e la discussione si accalorava sempre più. “Avevo, comunque, mille volte più orgoglio che conoscenza”, disse William. “Cercavo sempre di non avere la peggio nella discussione e di avere l’ultima parola. Compensavo ciò che era mancante nel mio ragionamento con affermazioni positive, e generalmente ne uscivo vincitore. Spesso, però, in seguito, mi convincevo che il mio compagno apprendista aveva ragione, ed avvertivo un senso di turbamento e rimorso. Non avevo idea che l’unica cosa che mi potesse fare del bene fosse la conversione”. Dio stava preparando il cuore di William Carey. John Warr non discuteva per spirito di contraddizione o tanto per discutere. Era realmente alla ricerca della “perla di gran prezzo”. Alla fine la trovò e fu subito desideroso di condividere il suo tesoro con William e Nichols. “Egli cominciò a prestarmi dei libri (ne aveva tanti, a casa sua, che trattavano l’argomento della conver©
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sione) che gradualmente cambiarono il mio modo di pensare. Il mio senso di inquietudine interiore crebbe”, confessò Carey anni dopo. Dio stava gradualmente delineando il sentiero che la vita di William avrebbe seguito. Una grande opera lo attendeva, ma prima doveva nascere di nuovo spiritualmente. La vita trasformata di Warr impressionò favorevolmente Carey, che avvertì la sincerità e l’amore del suo compagno. Alla fine, dopo molte insistenze da parte di John, William Carey acconsentì a partecipare ad una riunione di preghiera tenuta dai “dissidenti”. In quell’occasione rimase incantato dal loro fervore spirituale. Tuttavia, non si arrese facilmente. Per controbilanciare l’influenza dei “dissidenti”, William cominciò a frequentare più assiduamente la sua chiesa. “Decisi di lasciare da parte le menzogne ed altri peccati cui ero avvezzo. A volte, quando ero solo, cercavo di pregare”. Ma era necessaria un’esperienza drastica per rivelargli la sua condizione di peccato. Nel ricordare l’episodio che portò alla sua conversione, scrisse: “Allora accadde una circostanza, su cui riflettei spesso con un senso di orrore misto a gratitudine, che devo esporre anche se con somma vergogna. In quella regione era comune per gli apprendisti raccogliere dei doni natalizi dai commercianti in rapporto d’affari con i loro datori di lavoro. Mi fu permesso così di raccogliere delle piccole somme. Un negoziante di ferramenta mi disse di scegliere tra uno scellino o una moneta da sei penny. Ovviamente, scelsi lo scellino e, ©
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mettendolo in tasca, me ne andai. Dopo aver raccolto una certa somma, andai a comprare alcuni articoli per me. Ma con dispiacere scoprii che lo scellino ricevuto era di ottone. Pagai le cose che avevo comprato usando uno scellino del mio datore di lavoro. Mi aspettavo severi rimproveri da parte del mio maestro, così giunsi alla decisione di dichiarare che la moneta di poco valore era sua. Ricordo bene il conflitto mentale che sperimentai in quell’occasione, mentre attraversavo i campi per tornare a casa. Feci di questo peccato deliberato un argomento di preghiera e promisi che se Dio mi avesse aiutato in questo, in futuro avrei certamente abbandonato ogni pratica malvagia. Ma il furto e la menzogna conseguente mi sembravano così necessari da non poterli evitare. L’Iddio misericordioso non mi assecondò in quel peccato. Il datore di lavoro mandò l’altro apprendista ad investigare. Il negoziante di ferramenta dichiarò di essere stato lui a darmi lo scellino, e quindi fui esposto alla vergogna. Il biasimo e il rimorso interiore tormentarono la mia mente per lungo tempo. Quelle circostanze mi aiutarono a vedere la realtà della mia condizione ed a cercare misericordia con maggiore premura di prima. Frequentai soltanto le riunioni di preghiera fino al 10 febbraio del 1779. Quel giorno, fissato come giornata di preghiera e digiuno, partecipai anche al servizio di culto. Predicò il signor Chater d’Olney, ma ho dimenticato da quale testo. Egli insistette molto sulla necessità di seguire interamente Cristo, e rafforzò la sua esortazione con il passo di ©
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Ebrei 13:13: “Usciamo quindi fuori del campo e andiamo a lui, portando il suo vituperio” . Quelle parole fecero nascere in me un pensiero che mi spinse a separarmi dalla Chiesa d’Inghilterra. L’idea era certamente grossolana, ma fu utile per portarmi da un ministerio senza vita e carnale ad uno più evangelico. Conclusi che la Chiesa d’Inghilterra fosse il campo in cui tutti erano protetti dallo scandalo della croce, e che io dovessi portare il vituperio di Cristo tra i “dissidenti”. Da allora, presi a frequentare i loro servizi di culto”. L’opera era stata compiuta. William Carey aveva trovato l’Iddio che avrebbe guidato la sua vita. William divenne un uomo nuovo; la sua vita da quel momento in poi si legò al destino dell’Evangelo, prima nella propria nazione e poi in India. Oggi, più di un secolo e mezzo dopo, innumerevoli persone hanno udito la storia della redenzione come risultato del suo ministerio. Ma fino a quel momento Carey era ancora un apprendista calzolaio. A diciotto anni, nel settembre del 1779, il suo datore di lavoro morì. Carey trasferì il suo apprendistato da Thomas Old, nel villaggio di Hackelton. Qui, il 10 giugno 1781, all’età di vent’anni, sposò Dorothy Plackett, cognata del suo nuovo maestro. Dorothy aveva cinque anni più di lui ed era priva di istruzione. La famiglia di Dorothy, però, era stimata nel villaggio, perché suo padre era il conduttore principale delle “riunioni” e una delle figlie aveva sposato un diacono. ©
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Quando Old morì, William prese la direzione dell’impresa, assumendosi l’onere di provvedere per la vedova con quattro figli. Era una grossa responsabilità per un giovane di vent’anni. Per aumentare le sue entrate, William aprì una scuola serale. Nel frattempo lottava con le problematiche teologiche e spirituali che il nuovo campo di pensiero presentava. Thomas Scott, il famoso commentatore biblico, si fermava spesso al negozio di Carey nel tragitto fino ad Olney, dove predicava. Scott diceva di William: “Notavo che il giovane, socio del signor Old, era molto attento e mostrava intelligenza e sensibilità. Parlava poco, ma rivolgeva qua e là domande appropriate. Mi informai e scoprii che, per quanto fosse giovane, era membro della chiesa di Hackelton ed era considerato una persona molto coerente e promettente. Gli facevo visita due o tre volte l’anno, ed ero sempre più colpito dalla sua condotta”. Thomas Scott fu un aiuto spirituale per William. Era adatto ad ispirarlo, perché insegnava latino, ebraico e greco. Inoltre, era un ardente predicatore e studioso autorevole della Bibbia. Un altro aiuto nella ricerca di Carey per la verità venne da un piccolo volume intitolato: “Soccorso per i pellegrini di Sion: un tentativo di rimuovere dal cammino varie pietre d’inciampo relative ad aspetti dottrinali e pratici della religione”. Questo scritto di Robert Hall, padre del famoso predicatore, si prefiggeva di “confortare i cristiani scoraggiati nel giorno della tristezza e perplessità, affinché potessero consacrarsi a ©
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Cristo nella vita, ed essere trovati in Lui nella morte”. William studiò attentamente quel trattato e scrisse a riguardo: “Ricordo di non aver mai letto altri libri con tanto entusiasmo”. Carey cercò altri credenti ad Hackelton con cui condividere le sue convinzioni. Con loro parlò dei problemi religiosi e delle perplessità che affrontava. Con l’aiuto di John Warr e di alcuni amici di Hackelton avviò una piccola stazione di evangelizzazione. Viaggiò anche nelle città vicine per ascoltare i famosi predicatori che venivano a Northampton, Ravenshire e Roade. Nell’ultima località fu molto colpito da un sermone predicato da un ministro battista. Senza dubbio quel sermone fu determinante per Carey, infatti, decise improvvisamente che era suo dovere cristiano fare il battesimo in acqua. “Non ricordo di aver letto niente sull’argomento, tuttavia chiesi al signor Ryland di battezzarmi. Egli mi prestò un opuscolo e mi affidò a suo figlio”. Il figlio di Ryland divenne un grande amico di William, ed uno dei sostenitori più fidati dell’opera di Carey. Quando la famosa Società Missionaria Battista tenne la prima riunione pubblica a Londra, Ryland parlò del battesimo di William: “Il 5 ottobre del 1783 battezzai nel fiume Nen, poco distante dal locale di culto del dott. Doddridge a Northampton, un povero calzolaio avventizio. Non immaginavo che in meno di una decina di anni si sarebbe dimostrato il principale promotore di una società per l’invio di missionari nel mondo e che, in seguito, sarebbe diventato professore ©
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di lingue in un istituto orientale, e traduttore delle Scritture in undici lingue. Ma come hanno mostrato gli eventi, tale era lo scopo dell’Altissimo, il Quale ha scelto per quest’opera non il figlio di uno dei nostri ministri più preparati, ma quello di una persona comune”.
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