S
enza la minima intenzione di fare sterile polemica, cercheremo di esaminare da vicino il significato dell’affermazione di Gesù presente nei versetti di Matteo 16:17, 18. Questo perché il dibattito verte su chi sia la Roccia di cui parla il Signore: Pietro o Gesù stesso? I cattolici romani si basano principalmente su questo brano del Vangelo per fondare la loro dottrina del papato (“papa” vuol dire “padre”), della sua infallibilità, del primato di Pietro, della sua autorità e conseguente “successione apostolica”. In ogni caso, non è nostra intenzione imbastire il ragionamento in termini polemici, bensì affrontarlo sulla base di una esegesi semplice, cioè cercando di comprendere - secondo il significato primo del testo in analisi e, più in generale, secondo il significato del contesto biblico - ciò che Gesù volesse intendere con la suddetta dichiarazione. La confessione di Pietro si trova in tutti e tre i vangeli sinottici (Matteo 16:13-20; Marco 8:27-30; Luca 9:18-21 ), con un parallelo possibile in Giovanni 6:67-71, ma soltanto in quella di Matteo troviamo le parole di Gesù di risposta a Pietro.
2. L’argomento della persona Intesa come valenza della figura di Pietro nelle pagine del Nuovo Testamento e nella storia della chiesa. Indubbiamente il profilo di questo discepolo è sicuramente rilevante, di primaria importanza: a. b. c.
Fu il primo a predicare l’Evangelo nel giorno di Pentecoste (Atti 2:14-47); Fu il primo a portare l’Evangelo ai Gentili (Atti 10:1-48). Fu - in un certo senso - considerato tale da Gesù (cfr. Luca 22:32; Giovanni 21:15-17)
In tal senso, Pietro è considerato “primo tra i suoi pari” e, perciò, posto a fondamento dell’opera che avrebbe svolto la Chiesa nel Nuovo Testamento. Ma - c’è da ricordare - fu anche definito “Satana” da Gesù proprio nello stesso dialogo intercorso tra i due nello stesso brano (16:23). Quindi attenzione a ridurci a dar peso al significato meramente letterale dei termini.
3. L’argomento del contesto Un’interpretazione, sostenuta da molti, considera Cristo stesso come la pietra su cui Egli avrebbe edificato la sua Chiesa: «Tu sei Pietro e su quella Pietra che hai confessata, cioè su Cristo, Figlio del Dio Vivente, edificherò la mia Chiesa». I sostenitori di questa opinione insistono sulla distinzione tra petros, sasso (piccola pietra; cfr. Giovanni 1:42), e petra, roccia, che vuol dire “pietra del fondamento” (cfr. Matteo 7:24, 25) o roccia stessa che meglio si applica a Cristo piuttosto che a Pietro (cfr. I Corinzi 10:4). Ma questo argomento è debole di fronte alla considerazione che Cristo ha dovuto, in aramaico, servirsi due volte della stessa parola: Kefa (vd. l’argomento della grammatica). Però, la lettura data in questa chiave ha, indubbiamente, la sua ragion d’essere per il fatto che spesso, nell'Antico Testamento, il Signore è chiamato la Rocca, la Rocca della salvezza, la Rupe del Suo popolo nel senso però di «rifugio» (cfr. Deuteronomio 32:4; Salmo 71:3; 89:26). È chiamato pure la «roccia dei secoli» (Isaia 26:4) e, nel Nuovo Testamento, Pietro stesso chiama Cristo la «pietra vivente», la «pietra angolare» dell’edificio (cfr. I Pietro 2:4-7), e così Paolo in Efesini 2:20 (vd. anche I Corinzi 3:11). Verità preziosa, che nessuno pensa di negare,
Gesù Cristo … è ‘la pietra che è stata da voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare’. In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati. [Atti 4:10-12]
Chi è la Roccia?
Su Chi fondiamo la nostra fede.
Vieni a trovarci al seguente indirizzo:
Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno del morti non la potranno vincere». [Matteo 16:17, 18]
1. L’argomento della grammatica Allo stesso modo di come Pietro disse: «Tu sei il Cristo», così Gesù gli dice: «Tu sei Pietro». Il nome di Pietro fu qui confermato dal Signore all'apostolo per onorarlo a motivo della sua fede e della confessione chiara, franca e risoluta da lui fatta in questa circostanza, prima di ogni altro apostolo. Il greco petros significa propriamente sasso, mentre petra vuol dire roccia, pietra da fondamenta. Però non è il caso di insistere su questa distinzione tra i due termini greci giacché Cristo parlava aramaico e, in quella lingua, la stessa identica parola Kefa serviva come nome di persona (cfr. Giovanni 1:42) e come nome di cosa (pietra). Nel greco invece, non si poté conservare l'identità perché il nome femminile petra (roccia) non si prestava a essere nome di un uomo e, d'altra parte, il maschile petros (sasso) non si prestava per indicare una pietra da fondamenta. Il greco ha dovuto contentarsi della paronomasia (parole di suono simile o uguale, bisticcio di termini; p.e. chi dice donna dice danno; traduttore, traditore) o somiglianza delle parole petros e petra: Pietro e pietra. Il francese conserva tale identità: Pierre e pierre mentre l'inglese non vi si presta Peter e rock. Perciò, dal momento che il nome di Pietro può significare anche pietra, sembrerebbe – di primo acchito – che Cristo stia collegando le due cose.
S
enza la minima intenzione di fare sterile polemica, cercheremo di esaminare da vicino il significato dell’affermazione di Gesù presente nei versetti di Matteo 16:17, 18. Questo perché il dibattito verte su chi sia la Roccia di cui parla il Signore: Pietro o Gesù stesso? I cattolici romani si basano principalmente su questo brano del Vangelo per fondare la loro dottrina del papato (“papa” vuol dire “padre”), della sua infallibilità, del primato di Pietro, della sua autorità e conseguente “successione apostolica”. In ogni caso, non è nostra intenzione imbastire il ragionamento in termini polemici, bensì affrontarlo sulla base di una esegesi semplice, cioè cercando di comprendere - secondo il significato primo del testo in analisi e, più in generale, secondo il significato del contesto biblico - ciò che Gesù volesse intendere con la suddetta dichiarazione. La confessione di Pietro si trova in tutti e tre i vangeli sinottici (Matteo 16:13-20; Marco 8:27-30; Luca 9:18-21 ), con un parallelo possibile in Giovanni 6:67-71, ma soltanto in quella di Matteo troviamo le parole di Gesù di risposta a Pietro.
2. L’argomento della persona Intesa come valenza della figura di Pietro nelle pagine del Nuovo Testamento e nella storia della chiesa. Indubbiamente il profilo di questo discepolo è sicuramente rilevante, di primaria importanza: a. b. c.
Fu il primo a predicare l’Evangelo nel giorno di Pentecoste (Atti 2:14-47); Fu il primo a portare l’Evangelo ai Gentili (Atti 10:1-48). Fu - in un certo senso - considerato tale da Gesù (cfr. Luca 22:32; Giovanni 21:15-17)
In tal senso, Pietro è considerato “primo tra i suoi pari” e, perciò, posto a fondamento dell’opera che avrebbe svolto la Chiesa nel Nuovo Testamento. Ma - c’è da ricordare - fu anche definito “Satana” da Gesù proprio nello stesso dialogo intercorso tra i due nello stesso brano (16:23). Quindi attenzione a ridurci a dar peso al significato meramente letterale dei termini.
3. L’argomento del contesto Un’interpretazione, sostenuta da molti, considera Cristo stesso come la pietra su cui Egli avrebbe edificato la sua Chiesa: «Tu sei Pietro e su quella Pietra che hai confessata, cioè su Cristo, Figlio del Dio Vivente, edificherò la mia Chiesa». I sostenitori di questa opinione insistono sulla distinzione tra petros, sasso (piccola pietra; cfr. Giovanni 1:42), e petra, roccia, che vuol dire “pietra del fondamento” (cfr. Matteo 7:24, 25) o roccia stessa che meglio si applica a Cristo piuttosto che a Pietro (cfr. I Corinzi 10:4). Ma questo argomento è debole di fronte alla considerazione che Cristo ha dovuto, in aramaico, servirsi due volte della stessa parola: Kefa (vd. l’argomento della grammatica). Però, la lettura data in questa chiave ha, indubbiamente, la sua ragion d’essere per il fatto che spesso, nell'Antico Testamento, il Signore è chiamato la Rocca, la Rocca della salvezza, la Rupe del Suo popolo nel senso però di «rifugio» (cfr. Deuteronomio 32:4; Salmo 71:3; 89:26). È chiamato pure la «roccia dei secoli» (Isaia 26:4) e, nel Nuovo Testamento, Pietro stesso chiama Cristo la «pietra vivente», la «pietra angolare» dell’edificio (cfr. I Pietro 2:4-7), e così Paolo in Efesini 2:20 (vd. anche I Corinzi 3:11). Verità preziosa, che nessuno pensa di negare,
Gesù Cristo … è ‘la pietra che è stata da voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare’. In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati. [Atti 4:10-12]
Chi è la Roccia?
Su Chi fondiamo la nostra fede.
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Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno del morti non la potranno vincere». [Matteo 16:17, 18]
1. L’argomento della grammatica Allo stesso modo di come Pietro disse: «Tu sei il Cristo», così Gesù gli dice: «Tu sei Pietro». Il nome di Pietro fu qui confermato dal Signore all'apostolo per onorarlo a motivo della sua fede e della confessione chiara, franca e risoluta da lui fatta in questa circostanza, prima di ogni altro apostolo. Il greco petros significa propriamente sasso, mentre petra vuol dire roccia, pietra da fondamenta. Però non è il caso di insistere su questa distinzione tra i due termini greci giacché Cristo parlava aramaico e, in quella lingua, la stessa identica parola Kefa serviva come nome di persona (cfr. Giovanni 1:42) e come nome di cosa (pietra). Nel greco invece, non si poté conservare l'identità perché il nome femminile petra (roccia) non si prestava a essere nome di un uomo e, d'altra parte, il maschile petros (sasso) non si prestava per indicare una pietra da fondamenta. Il greco ha dovuto contentarsi della paronomasia (parole di suono simile o uguale, bisticcio di termini; p.e. chi dice donna dice danno; traduttore, traditore) o somiglianza delle parole petros e petra: Pietro e pietra. Il francese conserva tale identità: Pierre e pierre mentre l'inglese non vi si presta Peter e rock. Perciò, dal momento che il nome di Pietro può significare anche pietra, sembrerebbe – di primo acchito – che Cristo stia collegando le due cose.
S
enza la minima intenzione di fare sterile polemica, cercheremo di esaminare da vicino il significato dell’affermazione di Gesù presente nei versetti di Matteo 16:17, 18. Questo perché il dibattito verte su chi sia la Roccia di cui parla il Signore: Pietro o Gesù stesso? I cattolici romani si basano principalmente su questo brano del Vangelo per fondare la loro dottrina del papato (“papa” vuol dire “padre”), della sua infallibilità, del primato di Pietro, della sua autorità e conseguente “successione apostolica”. In ogni caso, non è nostra intenzione imbastire il ragionamento in termini polemici, bensì affrontarlo sulla base di una esegesi semplice, cioè cercando di comprendere - secondo il significato primo del testo in analisi e, più in generale, secondo il significato del contesto biblico - ciò che Gesù volesse intendere con la suddetta dichiarazione. La confessione di Pietro si trova in tutti e tre i vangeli sinottici (Matteo 16:13-20; Marco 8:27-30; Luca 9:18-21 ), con un parallelo possibile in Giovanni 6:67-71, ma soltanto in quella di Matteo troviamo le parole di Gesù di risposta a Pietro.
2. L’argomento della persona Intesa come valenza della figura di Pietro nelle pagine del Nuovo Testamento e nella storia della chiesa. Indubbiamente il profilo di questo discepolo è sicuramente rilevante, di primaria importanza: a. b. c.
Fu il primo a predicare l’Evangelo nel giorno di Pentecoste (Atti 2:14-47); Fu il primo a portare l’Evangelo ai Gentili (Atti 10:1-48). Fu - in un certo senso - considerato tale da Gesù (cfr. Luca 22:32; Giovanni 21:15-17)
In tal senso, Pietro è considerato “primo tra i suoi pari” e, perciò, posto a fondamento dell’opera che avrebbe svolto la Chiesa nel Nuovo Testamento. Ma - c’è da ricordare - fu anche definito “Satana” da Gesù proprio nello stesso dialogo intercorso tra i due nello stesso brano (16:23). Quindi attenzione a ridurci a dar peso al significato meramente letterale dei termini.
3. L’argomento del contesto Un’interpretazione, sostenuta da molti, considera Cristo stesso come la pietra su cui Egli avrebbe edificato la sua Chiesa: «Tu sei Pietro e su quella Pietra che hai confessata, cioè su Cristo, Figlio del Dio Vivente, edificherò la mia Chiesa». I sostenitori di questa opinione insistono sulla distinzione tra petros, sasso (piccola pietra; cfr. Giovanni 1:42), e petra, roccia, che vuol dire “pietra del fondamento” (cfr. Matteo 7:24, 25) o roccia stessa che meglio si applica a Cristo piuttosto che a Pietro (cfr. I Corinzi 10:4). Ma questo argomento è debole di fronte alla considerazione che Cristo ha dovuto, in aramaico, servirsi due volte della stessa parola: Kefa (vd. l’argomento della grammatica). Però, la lettura data in questa chiave ha, indubbiamente, la sua ragion d’essere per il fatto che spesso, nell'Antico Testamento, il Signore è chiamato la Rocca, la Rocca della salvezza, la Rupe del Suo popolo nel senso però di «rifugio» (cfr. Deuteronomio 32:4; Salmo 71:3; 89:26). È chiamato pure la «roccia dei secoli» (Isaia 26:4) e, nel Nuovo Testamento, Pietro stesso chiama Cristo la «pietra vivente», la «pietra angolare» dell’edificio (cfr. I Pietro 2:4-7), e così Paolo in Efesini 2:20 (vd. anche I Corinzi 3:11). Verità preziosa, che nessuno pensa di negare,
Gesù Cristo … è ‘la pietra che è stata da voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare’. In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati. [Atti 4:10-12]
Chi è la Roccia?
Su Chi fondiamo la nostra fede.
Vieni a trovarci al seguente indirizzo:
Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno del morti non la potranno vincere». [Matteo 16:17, 18]
1. L’argomento della grammatica Allo stesso modo di come Pietro disse: «Tu sei il Cristo», così Gesù gli dice: «Tu sei Pietro». Il nome di Pietro fu qui confermato dal Signore all'apostolo per onorarlo a motivo della sua fede e della confessione chiara, franca e risoluta da lui fatta in questa circostanza, prima di ogni altro apostolo. Il greco petros significa propriamente sasso, mentre petra vuol dire roccia, pietra da fondamenta. Però non è il caso di insistere su questa distinzione tra i due termini greci giacché Cristo parlava aramaico e, in quella lingua, la stessa identica parola Kefa serviva come nome di persona (cfr. Giovanni 1:42) e come nome di cosa (pietra). Nel greco invece, non si poté conservare l'identità perché il nome femminile petra (roccia) non si prestava a essere nome di un uomo e, d'altra parte, il maschile petros (sasso) non si prestava per indicare una pietra da fondamenta. Il greco ha dovuto contentarsi della paronomasia (parole di suono simile o uguale, bisticcio di termini; p.e. chi dice donna dice danno; traduttore, traditore) o somiglianza delle parole petros e petra: Pietro e pietra. Il francese conserva tale identità: Pierre e pierre mentre l'inglese non vi si presta Peter e rock. Perciò, dal momento che il nome di Pietro può significare anche pietra, sembrerebbe – di primo acchito – che Cristo stia collegando le due cose.
dal momento che i veri credenti non possono poggiare la loro fede sopra un semplice uomo, ma soltanto su Cristo morto e risuscitato per loro, lo stesso ieri, oggi e in eterno. Resta però il fatto che se - di fatto - si fa dire a Gesù: «E io altresì ti dico che tu sei Pietro e su me stesso edificherò la mia Chiesa ...», il «tu sei Pietro» perde ogni senso e al confessore di Cristo non è concesso alcun “privilegio” (vd. seguito). Eppure ci pare innegabile che tale fosse l'intenzione del Signore. Ovviamente, tutto ciò ha la sua rilevanza teologica. Un’altra interpretazione, che ci sembra più probabile perché più aderente al contesto biblico generale e a un’esegesi più evidente, e che ben si affianca alla precedente, è quella che induce a considerare la risposta di Cristo a Pietro più o meno in questo modo: «Dio ti ha dato di conoscermi, e tu per primo, fra i miei seguaci, mi hai confessato come il Cristo, il Figlio di Dio; e io altresì ti dico: Tu sei Pietro, l'uomo dalla fede salda, l'uomo dalle iniziative ardite, strumento umano di fede ardente atto a fondare la società dei credenti di cui sarai la prima pietra e io ti darò il privilegio e l'onore, quando ne sia venuta l'ora, di essere il primo banditore del Vangelo, colui che comunicherà la fede che possiede ad altre anime che saranno le prime pietre viventi dell'edificio della mia Chiesa. Avrai così il privilegio di essere il primo ad adoperare le chiavi della predicazione cristiana per aprir le porte del regno di Dio a migliaia di credenti» (Commentario Esegetico Pratico del Nuovo Testamento Bosio-Stewart. Ed. Claudiana - TO). Il privilegio promesso a Pietro, è del tutto personale, non trasmissibile, di natura onorifica e che fa di lui non già il capo e il padrone della Chiesa che Cristo definisce “la mia Chiesa”, ma, come abbiamo già detto, il primus inter pares (e non primus inter omnes il “primo di tutti” – cit. Cipriano, Vescovo di Cartagine 210258) tra i suoi colleghi apostoli, ai quali il Capo Supremo della Chiesa ha conferito, mediante una misura speciale del Suo Spirito, le stesse prerogative date a Pietro (cfr. anche Giovanni in 21:21-23; il discepolo che Gesù amava). Il suo è dunque un primato meramente storico e di funzione, a motivo del posto speciale che gli è stato affidato nell'opera di fondazione della Chiesa.
Queste parole mostrano in che senso Cristo ha inteso dire a Pietro “IO edificherò la mia chiesa su questa pietra” e perché Paolo ha potuto scrivere in Efesini 2:20, 21 che essi erano «stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore». Infatti, nello stesso modo, deve essere letta anche la visione in cui Giovanni, contemplando la Gerusalemme celeste, nota che «le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli dell’Agnello» (Apocalisse 21:14). Anche oggi, quando parliamo di servitori di Dio che hanno fondato le Chiese in una data regione, intendiamo dire che sono stati gli apostoli di quel dato paese, ossia che Cristo si è valso della loro strumentalità per evangelizzare e formare altri credenti entrati, come pietre viventi, a far parte del grande edificio spirituale. Pietro, infatti, ebbe il privilegio - nel periodo delle origini della Chiesa - di formare, attraverso la sua predicazione, le prime pietre vive della Chiesa di Cristo che nessuna potenza avversa doveva riuscire mai ad abbattere; e siccome egli fu l'apostolo particolare dei circoncisi, possiamo ben capire perché lo Spirito Santo ricordi tale ruolo primario nel Vangelo di Matteo scritto soprattutto per i giudeo-cristiani.
Sette obiezioni Ci permettiamo di sollevare qualche obiezione nei riguardi di chi vorrebbe “leggere tra le righe” e far dire a Gesù quello che non ci sembra confortato né dal contesto biblico né dalla teologia neotestamentaria.
1
Se a Cesarea di Filippo Pietro fosse stato proclamato capo supremo della Chiesa cristiana (secondo la concezione cattolico romana della sua infallibilità e primato), investito di autorità assoluta, come si spiegherebbe che una così importante dichiarazione di Cristo sia riferita dal solo Matteo, mentre non ne fanno cenno gli altri evangelisti? Luca e Marco, tra l’altro, che scrivevano per i Romani, riferiscono la solenne risposta di Pietro alla domanda di Gesù, omettendo il resto.
2
Come si spiega che, poco tempo dopo, i discepoli vengano da Gesù a chiedere: «Chi è il maggiore nel regno dei cieli?» (Matteo 18:1) e che la madre dei figli di Zebedeo venga, insieme con loro, a dire al Signore: «Ordina che questi miei due figli [Giacomo e Giovanni] siedano uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra, nel tuo regno» (Matteo 20:21)? Mentre Gesù precisa che tra loro nessuno doveva considerarsi più grande dell’altro (cfr. Luca 22:24-27). Se Gesù avesse stabilito Pietro come Capo, questa contesa non sarebbe sorta.
3 Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. [Efesini 2:20, 21]
Come spiegare che la Conferenza di Gerusalemme sia stata presieduta da Giacomo e non da Pietro che pure è presente e partecipa alla discussione, e che la decisione sia mandata ai giudeo-cristiani in nome, non del preteso supremo gerarca, ma in nome «degli apostoli e dei fratelli anziani» (Atti 15)?
4
Come spiegare che Paolo rivendichi l’indipendenza del suo apostolato di fronte a quello degli altri e non si penta, in Antiochia, di «resistere in faccia a Pietro, perché era da condannare» e restringa il campo dell'apostolato di Pietro ai Giudei, mentre il suo si estende ai popoli dei Gentili (cfr. Galati 1:12, 17-19; 2:7, 8, 11-17)?
5
Come spiegare che nelle sue tredici lettere, Paolo non dica una parola, neanche per allusione, del primato di Pietro, né la dicano lo scrittore agli Ebrei, Giacomo, Giuda e Giovanni nelle loro epistole?
6
Come mai l'apostolo Pietro suggerì di procedere all’elezione del dodicesimo apostolo, scegliendolo fra coloro che erano stati in compagnia di Gesù “tirando a sorte” invece di eleggerlo per “autorità apostolica” tra due discepoli che ne avevano i requisiti, e la sorte cadde su Mattia che fu associato agli undici (cfr. Atti 1:26)? Se Pietro avesse esercitato la funzione di capo del gruppo, nello stesso modo di come Gesù aveva eletto i dodici discepoli, egli avrebbe nominato il dodicesimo venuto meno. Ma non fu lui ad eleggerlo, perché non esercitò mai la funzione di Capo. Lo stesso dicasi per l’elezione dei diaconi che furono scelti dalla Chiesa e dal collegio degli apostoli (cfr. Atti 6).
7
Come spiegare che Pietro stesso ignori il suo preteso primato nelle due epistole che abbiamo di lui nel Nuovo Testamento? Egli chiama sé stesso «apostolo di Gesù Cristo», «testimone delle sofferenze di Cristo», «anziano con gli anziani» che non devono «signoreggiare» le chiese; chiama Cristo il Sommo Pastore, la «pietra vivente» su cui sono edificate le «pietre viventi che sono i credenti» (cfr. I Pietro 1:1; 2:4, 5; 5:1-4). Gesù aveva stabilito l’uguaglianza di tutti gli apostoli e di tutti i membri della Chiesa, locale e universale, nella quale soltanto lo Spirito Santo è il Suo degno rappresentante, e non un uomo: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v'ho detto” (Giovanni 14:26). È Lui il delegato, il Vicario, non un uomo! Perciò, Egli ha proibito ai discepoli di tutti i tempi, di assumere le funzioni di capo di tutta la Chiesa. Ne consegue che chi si appropria di questi attributi, se ne appropria arbitrariamente, usurpando ciò che appartiene a Dio. Per questa ragione Gregorio I, detto Magno, Vescovo di Roma, scrisse una lettera al Patriarca metropolitano di Costantinopoli, Giovanni il Digiunatore, che aveva assunto il titolo di Vescovo Universale, dicendogli: “Io dichiaro positivamente e liberamente che chiunque si fa chiamare Vescovo Universale, o vuole che gli si dia un tale titolo, ha l'orgoglio ed il carattere dell'anticristo, di cui egli è il precursore”. (Ep.VI, 80: citata da E. Meynier in Storia dei Papi, tipografia Alpina Torre Pellice 1932, pag. 71).
dal momento che i veri credenti non possono poggiare la loro fede sopra un semplice uomo, ma soltanto su Cristo morto e risuscitato per loro, lo stesso ieri, oggi e in eterno. Resta però il fatto che se - di fatto - si fa dire a Gesù: «E io altresì ti dico che tu sei Pietro e su me stesso edificherò la mia Chiesa ...», il «tu sei Pietro» perde ogni senso e al confessore di Cristo non è concesso alcun “privilegio” (vd. seguito). Eppure ci pare innegabile che tale fosse l'intenzione del Signore. Ovviamente, tutto ciò ha la sua rilevanza teologica. Un’altra interpretazione, che ci sembra più probabile perché più aderente al contesto biblico generale e a un’esegesi più evidente, e che ben si affianca alla precedente, è quella che induce a considerare la risposta di Cristo a Pietro più o meno in questo modo: «Dio ti ha dato di conoscermi, e tu per primo, fra i miei seguaci, mi hai confessato come il Cristo, il Figlio di Dio; e io altresì ti dico: Tu sei Pietro, l'uomo dalla fede salda, l'uomo dalle iniziative ardite, strumento umano di fede ardente atto a fondare la società dei credenti di cui sarai la prima pietra e io ti darò il privilegio e l'onore, quando ne sia venuta l'ora, di essere il primo banditore del Vangelo, colui che comunicherà la fede che possiede ad altre anime che saranno le prime pietre viventi dell'edificio della mia Chiesa. Avrai così il privilegio di essere il primo ad adoperare le chiavi della predicazione cristiana per aprir le porte del regno di Dio a migliaia di credenti» (Commentario Esegetico Pratico del Nuovo Testamento Bosio-Stewart. Ed. Claudiana - TO). Il privilegio promesso a Pietro, è del tutto personale, non trasmissibile, di natura onorifica e che fa di lui non già il capo e il padrone della Chiesa che Cristo definisce “la mia Chiesa”, ma, come abbiamo già detto, il primus inter pares (e non primus inter omnes il “primo di tutti” – cit. Cipriano, Vescovo di Cartagine 210258) tra i suoi colleghi apostoli, ai quali il Capo Supremo della Chiesa ha conferito, mediante una misura speciale del Suo Spirito, le stesse prerogative date a Pietro (cfr. anche Giovanni in 21:21-23; il discepolo che Gesù amava). Il suo è dunque un primato meramente storico e di funzione, a motivo del posto speciale che gli è stato affidato nell'opera di fondazione della Chiesa.
Queste parole mostrano in che senso Cristo ha inteso dire a Pietro “IO edificherò la mia chiesa su questa pietra” e perché Paolo ha potuto scrivere in Efesini 2:20, 21 che essi erano «stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore». Infatti, nello stesso modo, deve essere letta anche la visione in cui Giovanni, contemplando la Gerusalemme celeste, nota che «le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli dell’Agnello» (Apocalisse 21:14). Anche oggi, quando parliamo di servitori di Dio che hanno fondato le Chiese in una data regione, intendiamo dire che sono stati gli apostoli di quel dato paese, ossia che Cristo si è valso della loro strumentalità per evangelizzare e formare altri credenti entrati, come pietre viventi, a far parte del grande edificio spirituale. Pietro, infatti, ebbe il privilegio - nel periodo delle origini della Chiesa - di formare, attraverso la sua predicazione, le prime pietre vive della Chiesa di Cristo che nessuna potenza avversa doveva riuscire mai ad abbattere; e siccome egli fu l'apostolo particolare dei circoncisi, possiamo ben capire perché lo Spirito Santo ricordi tale ruolo primario nel Vangelo di Matteo scritto soprattutto per i giudeo-cristiani.
Sette obiezioni Ci permettiamo di sollevare qualche obiezione nei riguardi di chi vorrebbe “leggere tra le righe” e far dire a Gesù quello che non ci sembra confortato né dal contesto biblico né dalla teologia neotestamentaria.
1
Se a Cesarea di Filippo Pietro fosse stato proclamato capo supremo della Chiesa cristiana (secondo la concezione cattolico romana della sua infallibilità e primato), investito di autorità assoluta, come si spiegherebbe che una così importante dichiarazione di Cristo sia riferita dal solo Matteo, mentre non ne fanno cenno gli altri evangelisti? Luca e Marco, tra l’altro, che scrivevano per i Romani, riferiscono la solenne risposta di Pietro alla domanda di Gesù, omettendo il resto.
2
Come si spiega che, poco tempo dopo, i discepoli vengano da Gesù a chiedere: «Chi è il maggiore nel regno dei cieli?» (Matteo 18:1) e che la madre dei figli di Zebedeo venga, insieme con loro, a dire al Signore: «Ordina che questi miei due figli [Giacomo e Giovanni] siedano uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra, nel tuo regno» (Matteo 20:21)? Mentre Gesù precisa che tra loro nessuno doveva considerarsi più grande dell’altro (cfr. Luca 22:24-27). Se Gesù avesse stabilito Pietro come Capo, questa contesa non sarebbe sorta.
3 Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. [Efesini 2:20, 21]
Come spiegare che la Conferenza di Gerusalemme sia stata presieduta da Giacomo e non da Pietro che pure è presente e partecipa alla discussione, e che la decisione sia mandata ai giudeo-cristiani in nome, non del preteso supremo gerarca, ma in nome «degli apostoli e dei fratelli anziani» (Atti 15)?
4
Come spiegare che Paolo rivendichi l’indipendenza del suo apostolato di fronte a quello degli altri e non si penta, in Antiochia, di «resistere in faccia a Pietro, perché era da condannare» e restringa il campo dell'apostolato di Pietro ai Giudei, mentre il suo si estende ai popoli dei Gentili (cfr. Galati 1:12, 17-19; 2:7, 8, 11-17)?
5
Come spiegare che nelle sue tredici lettere, Paolo non dica una parola, neanche per allusione, del primato di Pietro, né la dicano lo scrittore agli Ebrei, Giacomo, Giuda e Giovanni nelle loro epistole?
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Come mai l'apostolo Pietro suggerì di procedere all’elezione del dodicesimo apostolo, scegliendolo fra coloro che erano stati in compagnia di Gesù “tirando a sorte” invece di eleggerlo per “autorità apostolica” tra due discepoli che ne avevano i requisiti, e la sorte cadde su Mattia che fu associato agli undici (cfr. Atti 1:26)? Se Pietro avesse esercitato la funzione di capo del gruppo, nello stesso modo di come Gesù aveva eletto i dodici discepoli, egli avrebbe nominato il dodicesimo venuto meno. Ma non fu lui ad eleggerlo, perché non esercitò mai la funzione di Capo. Lo stesso dicasi per l’elezione dei diaconi che furono scelti dalla Chiesa e dal collegio degli apostoli (cfr. Atti 6).
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Come spiegare che Pietro stesso ignori il suo preteso primato nelle due epistole che abbiamo di lui nel Nuovo Testamento? Egli chiama sé stesso «apostolo di Gesù Cristo», «testimone delle sofferenze di Cristo», «anziano con gli anziani» che non devono «signoreggiare» le chiese; chiama Cristo il Sommo Pastore, la «pietra vivente» su cui sono edificate le «pietre viventi che sono i credenti» (cfr. I Pietro 1:1; 2:4, 5; 5:1-4). Gesù aveva stabilito l’uguaglianza di tutti gli apostoli e di tutti i membri della Chiesa, locale e universale, nella quale soltanto lo Spirito Santo è il Suo degno rappresentante, e non un uomo: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v'ho detto” (Giovanni 14:26). È Lui il delegato, il Vicario, non un uomo! Perciò, Egli ha proibito ai discepoli di tutti i tempi, di assumere le funzioni di capo di tutta la Chiesa. Ne consegue che chi si appropria di questi attributi, se ne appropria arbitrariamente, usurpando ciò che appartiene a Dio. Per questa ragione Gregorio I, detto Magno, Vescovo di Roma, scrisse una lettera al Patriarca metropolitano di Costantinopoli, Giovanni il Digiunatore, che aveva assunto il titolo di Vescovo Universale, dicendogli: “Io dichiaro positivamente e liberamente che chiunque si fa chiamare Vescovo Universale, o vuole che gli si dia un tale titolo, ha l'orgoglio ed il carattere dell'anticristo, di cui egli è il precursore”. (Ep.VI, 80: citata da E. Meynier in Storia dei Papi, tipografia Alpina Torre Pellice 1932, pag. 71).
S
enza la minima intenzione di fare sterile polemica, cercheremo di esaminare da vicino il significato dell’affermazione di Gesù presente nei versetti di Matteo 16:17, 18. Questo perché il dibattito verte su chi sia la Roccia di cui parla il Signore: Pietro o Gesù stesso? I cattolici romani si basano principalmente su questo brano del Vangelo per fondare la loro dottrina del papato (“papa” vuol dire “padre”), della sua infallibilità, del primato di Pietro, della sua autorità e conseguente “successione apostolica”. In ogni caso, non è nostra intenzione imbastire il ragionamento in termini polemici, bensì affrontarlo sulla base di una esegesi semplice, cioè cercando di comprendere - secondo il significato primo del testo in analisi e, più in generale, secondo il significato del contesto biblico - ciò che Gesù volesse intendere con la suddetta dichiarazione. La confessione di Pietro si trova in tutti e tre i vangeli sinottici (Matteo 16:13-20; Marco 8:27-30; Luca 9:18-21 ), con un parallelo possibile in Giovanni 6:67-71, ma soltanto in quella di Matteo troviamo le parole di Gesù di risposta a Pietro.
2. L’argomento della persona Intesa come valenza della figura di Pietro nelle pagine del Nuovo Testamento e nella storia della chiesa. Indubbiamente il profilo di questo discepolo è sicuramente rilevante, di primaria importanza: a. b. c.
Fu il primo a predicare l’Evangelo nel giorno di Pentecoste (Atti 2:14-47); Fu il primo a portare l’Evangelo ai Gentili (Atti 10:1-48). Fu - in un certo senso - considerato tale da Gesù (cfr. Luca 22:32; Giovanni 21:15-17)
In tal senso, Pietro è considerato “primo tra i suoi pari” e, perciò, posto a fondamento dell’opera che avrebbe svolto la Chiesa nel Nuovo Testamento. Ma - c’è da ricordare - fu anche definito “Satana” da Gesù proprio nello stesso dialogo intercorso tra i due nello stesso brano (16:23). Quindi attenzione a ridurci a dar peso al significato meramente letterale dei termini.
3. L’argomento del contesto Un’interpretazione, sostenuta da molti, considera Cristo stesso come la pietra su cui Egli avrebbe edificato la sua Chiesa: «Tu sei Pietro e su quella Pietra che hai confessata, cioè su Cristo, Figlio del Dio Vivente, edificherò la mia Chiesa». I sostenitori di questa opinione insistono sulla distinzione tra petros, sasso (piccola pietra; cfr. Giovanni 1:42), e petra, roccia, che vuol dire “pietra del fondamento” (cfr. Matteo 7:24, 25) o roccia stessa che meglio si applica a Cristo piuttosto che a Pietro (cfr. I Corinzi 10:4). Ma questo argomento è debole di fronte alla considerazione che Cristo ha dovuto, in aramaico, servirsi due volte della stessa parola: Kefa (vd. l’argomento della grammatica). Però, la lettura data in questa chiave ha, indubbiamente, la sua ragion d’essere per il fatto che spesso, nell'Antico Testamento, il Signore è chiamato la Rocca, la Rocca della salvezza, la Rupe del Suo popolo nel senso però di «rifugio» (cfr. Deuteronomio 32:4; Salmo 71:3; 89:26). È chiamato pure la «roccia dei secoli» (Isaia 26:4) e, nel Nuovo Testamento, Pietro stesso chiama Cristo la «pietra vivente», la «pietra angolare» dell’edificio (cfr. I Pietro 2:4-7), e così Paolo in Efesini 2:20 (vd. anche I Corinzi 3:11). Verità preziosa, che nessuno pensa di negare,
Gesù Cristo … è ‘la pietra che è stata da voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare’. In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati. [Atti 4:10-12]
Chi è la Roccia?
Su Chi fondiamo la nostra fede.
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Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno del morti non la potranno vincere». [Matteo 16:17, 18]
1. L’argomento della grammatica Allo stesso modo di come Pietro disse: «Tu sei il Cristo», così Gesù gli dice: «Tu sei Pietro». Il nome di Pietro fu qui confermato dal Signore all'apostolo per onorarlo a motivo della sua fede e della confessione chiara, franca e risoluta da lui fatta in questa circostanza, prima di ogni altro apostolo. Il greco petros significa propriamente sasso, mentre petra vuol dire roccia, pietra da fondamenta. Però non è il caso di insistere su questa distinzione tra i due termini greci giacché Cristo parlava aramaico e, in quella lingua, la stessa identica parola Kefa serviva come nome di persona (cfr. Giovanni 1:42) e come nome di cosa (pietra). Nel greco invece, non si poté conservare l'identità perché il nome femminile petra (roccia) non si prestava a essere nome di un uomo e, d'altra parte, il maschile petros (sasso) non si prestava per indicare una pietra da fondamenta. Il greco ha dovuto contentarsi della paronomasia (parole di suono simile o uguale, bisticcio di termini; p.e. chi dice donna dice danno; traduttore, traditore) o somiglianza delle parole petros e petra: Pietro e pietra. Il francese conserva tale identità: Pierre e pierre mentre l'inglese non vi si presta Peter e rock. Perciò, dal momento che il nome di Pietro può significare anche pietra, sembrerebbe – di primo acchito – che Cristo stia collegando le due cose.