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sto ha avuto ampia diffusione ed è stato accolto con favore anche fuori del mondo pentecostale ed evangelico soprattutto per quanti desidera-

vano conoscere gli eventi principali della storia del Movimento pentecostale italiano.

Questa nuova stesura, pubblicata su pressante richiesta giunta da

varie parti, è stata integrata con altri capitoli che riguardano la genea-

logia spirituale e le radici dottrinali da cui è scaturito il movimento

stesso. Questo scritto tratta della storia comune del movimento in Italia fino al 1947, anno della costituzione delle “Assemblee di Dio in Ita-

lia”, poi si occupa in particolare di questa associazione di Chiese evangeliche di fede pentecostale. Esulano dallo scopo del volume le vicende legate alla vita di comunità di tipo pentecostale e carismatico, la maggioranza delle quali sorte con caratteristiche diverse da quelle del Ri-

sveglio pentecostale del primo novecento, definito dai sociologi “Movimento Pentecostale Classico”, al quale le “Assemblee di Dio in Italia” si ricollegano direttamente.

Il tutto è stato integrato con note biografiche ed esplicative che po-

tranno essere di luce a quanti desiderano conoscere anche gli uomini

che direttamente o indirettamente sono stati i protagonisti delle vicende storiche del Movimento.

Il volume è arricchito da foto, da alcuni documenti tra i più signifi-

cativi e da un’appendice riguardante gli articoli di fede di vari movimenti evangelici di Risveglio.

ISBN 88-86085-74-5

Francesco Toppi

E Mi Sarete Testimoni

bro: “Le Radici del Movimento Pentecostale”, ormai esaurito. Quel te-

ADI - Media

Il presente volume è la rielaborazione degli ultimi tre capitoli del li-

Francesco Toppi

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E Mi Sarete Testimoni Francesco Toppi Sommario di storia del Movimento Pentecostale e delle Assemblee di Dio in Italia

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E Mi Sarete Testimoni Francesco Toppi

Il Movimento Pentecostale e le Assemblee di Dio in Italia

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E MI SARETE TESTIMONI Francesco Toppi “Assemblee di Dio in Italia” Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n. 1349 Legge 22.11.1988 n. 517 Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06/22.51.825 - Fax 06/22.51.432 © 1999 - Tutti i diritti riservati

Foto di copertina: Riunione di evangelizzazione a Piazzale di Porta Pia (Roma), nel 1946 Stampa: Piccole Arti Grafiche - Roma

ISBN 88-86085-74-5


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Prefazione Il presente volume è la rielaborazione degli ultimi tre capitoli del libro: “Le Radici del Movimento Pentecostale”*, ormai esaurito. Quel testo ha avuto ampia diffusione ed è stato accolto con favore anche fuori del mondo pentecostale ed evangelico soprattutto per quanti desideravano conoscere gli eventi principali della storia del Movimento pentecostale italiano. Questa nuova stesura, pubblicata su pressante richiesta giunta da varie parti, è stata integrata con altri capitoli che riguardano la genealogia spirituale e le radici dottrinali da cui è scaturito il movimento stesso. Questo scritto tratta della storia comune del movimento in Italia fino al 1947, anno della costituzione delle “Assemblee di Dio in Italia”, poi si occupa in particolare di questa associazione di Chiese evangeliche di fede pentecostale. Esulano dallo scopo del volume le vicende legate alla vita di comunità di tipo pentecostale e carismatico, la maggioranza delle quali sorte con caratteristiche diverse da quelle del Risveglio pentecostale del primo novecento, definito dai sociologi “Movimento Pentecostale Classico”, al quale le “Assemblee di Dio in Italia” si ricollegano direttamente. Il tutto è stato integrato con note biografiche ed esplicative che potranno essere di luce a quanti desiderano conoscere anche gli uomini che direttamente o indirettamente sono stati i protagonisti delle vicende storiche del Movimento. Il volume è arricchito da foto, da alcuni documenti tra i più significativi e da un’appendice riguardante gli articoli di fede di vari movimenti evangelici di Risveglio. * David A. Womack - Francesco Toppi, Le Radici del Movimento Pentecostale, ADI-Media, Roma, 1989.

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L’autore esprime la propria gratitudine ad Eliseo Cardarelli, Salvatore Cusumano e a quanti hanno collaborato a questa iniziativa fornendo informazioni e documenti. Possa quest’umile lavoro servire a definire meglio il ruolo specifico che le chiese cristiane evangeliche di fede pentecostale associate alle Assemblee di Dio in Italia rivestono nell’ambito della testimonianza evangelica nella nostra nazione. Francesco Toppi

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CAPITOLO 1

La genealogia spirituale del Risveglio pentecostale italiano Il fenomeno religioso italiano al di fuori della chiesa ufficiale istituzionalizzata è spesso stato valutato tanto secondario da non essere considerato nemmeno come un interessante oggetto di studio e le comunità protestanti sono state sempre presentate come realtà straniere, ignote alla storia e alla cultura del popolo italiano. La realtà però è ben diversa perché l’Italia è stata testimone di grandi movimenti religiosi, spesso considerati come episodi sporadici, risultato dell’opera di qualche fanatico eretico. La storia dell’evangelismo italiano invece è stata nei secoli tra le più vivaci e allo stesso tempo emozionanti del cristianesimo, contrassegnata com’è dal sorgere di movimenti di dissenso religioso che hanno tentato di promuovere un ritorno alla chiesa cristiana dell’era apostolica. Siamo grati a Dio perché, in questi ultimi decenni, eminenti storici italiani stanno riportando alla luce e rivalutando questa preziosa eredità di fede sconosciuta al grande pubblico, evidenziando al contempo che la ragione di questa disinformazione è da attribuire ad una deliberata forma di boicottaggio a danno delle minoranze religiose. I movimenti di Risveglio evangelico dei secoli dal diciottesimo al ventesimo sono indirettamente eredi dei movimenti religiosi pauperistici e popolari . 7


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Per quel che riguarda l’Italia, il Risveglio evangelico dell’800 iniziò intorno al 1817, fuori dei confini nazionali, a Ginevra, e “si presentò come una reazione, aprendo nuove prospettive di rinnovamento; mise l’accento sull’autorità della Bibbia, predicò la necessità della conversione personale e sull’opera dello Spirito Santo” (1). “Dalla Svizzera, candidati in teologia, Valdesi, colpiti da un Risveglio ancora più avanzato, diedero, in seguito, un vero ‘colpo di timone’ alla Chiesa valdese, che, dopo l’Emancipazione del 1848, si è lanciata nell’opera di evangelizzazione in tutta Italia, con entusiasmo, pari alla fede risvegliata” (2). Lo scopo del Risveglio evangelico della seconda metà dell’800 fu quello di “spiegare e predicare il messaggio evangelico non ‘in chiave’ di questa o di quella filosofia morale, sociale o politica, ma nella semplicità di quella ‘chiave’ unica che la Scrittura stessa si è data, ossia la persona e l’opera di Cristo” (3). Questo Movimento di Risveglio affermava la “priorità assoluta della pietà, intesa come fervore di fede, insisteva sul fatto che dovrebbe essere ovvio ancora oggi, che il mondo non può essere cambiato che per mezzo di uomini che siano ‘prima’ essi stessi cambiati” (4). L’ultimo in ordine di tempo è il Risveglio evangelico pentecostale italiano che possiede delle caratteristiche proprie, dissimili da quelle con cui si è manifestato in altre nazioni, anche se è noto che, in generale, questo “Risveglio” si è ormai inserito nel substrato culturale e sociale di ogni Paese del mondo. Mentre altrove, in nazioni latine come Francia, Spagna, Portogallo e quelle del Centro e del Sud America, è stato in generale il risultato della fedele e spesso eroica testimonianza di missionari ed evangelisti d’estrazione anglosassone, in Italia si è manifestato fin dal principio come un risveglio totalmente “indigeno”. Infatti, “presenta caratteristiche diverse rispetto alle altre realtà evangeliche precedentemente giunte nel nostro paese … I gruppi nascevano non sulla base di un progetto missionario condotto dall’esterno, 8


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ma per una sorta di germinazione spontanea, dalla testimonianza personale di singoli individui, il più delle volte emigrati negli Stati Uniti e poi rientrati in patria” (5). I pionieri del Risveglio evangelico pentecostale italiano credettero, d’altronde come tutti coloro che scoprono la Bibbia quale Parola di Dio, di ricollegarsi direttamente alla Chiesa del Nuovo Testamento, disconoscendo ogni legame con il proprio recente passato e con tutte le forme religiose istituzionalizzate. Perciò affermavano di non essere né cattolici romani, né protestanti, ma soltanto ed unicamente cristiani, utilizzando quest’ultimo aggettivo nella sua accezione neotestamentaria. Tuttavia, esaminando la storia dei movimenti di Risveglio evangelico non possiamo fare a meno di constatare che esiste una genealogia spirituale, come la definiva Emilio Comba (6), noto storico della Scuola Teologica Valdese di Firenze, appartenente alla corrente del Risveglio. Egli fu il primo in Italia a sviluppare questa concezione della storia della chiesa, che sarà poi seguita dal suo successore Giovanni Rostagno (7). Comba affermava che la genealogia era costituita da “correnti sotterranee di diversi movimenti” e fermenti di Risveglio evangelico che si snodano lungo l’arco della nostra storia, che sono stati presenti anche nei secoli più bui, perché Dio “ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, senza però lasciare se stesso privo di testimonianza” (8). Si deve ritenere, quindi, che tutti quei movimenti di rinnovamento e dissenso cristiano, che hanno manifestato “la ferma consapevolezza che la Parola di Dio debba essere al di sopra della Chiesa” (9), fanno parte di quella catena ininterrotta di credenti, desiderosi di ritornare alla semplicità ed al fervore della Chiesa dell’Era apostolica e che a partire dal secolo XVIII sono stati definiti Movimenti di Risveglio. Come il seme di frumento nascosto sotto la coltre di neve sembra morto, invece germoglia ad ogni primavera e produce il suo frutto, così Dio ha avuto in ogni tempo i Suoi fedeli, molto spesso dispersi, disprezzati e perseguitati, che 9


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hanno tenuta accesa la fiamma della verità, della santità e della libertà. Il Risveglio pentecostale, come tutti quelli che lo hanno preceduto, è l’espressione di quell’anelito manifestato da cristiani che hanno cercato di tornare alle fonti originarie del cristianesimo dell’era apostolica e che, illuminati dallo Spirito Santo, hanno ritrovato nelle Sacre Scritture e riproposto all’attenzione del mondo quanto nel tempo era stato trascurato e soppresso delle fondamentali dottrine bibliche e, limitatamente alla propria comprensione, si sono preoccupati della loro applicazione pratica. Esulano dal nostro tema tutti i movimenti dei primi undici secoli del cristianesimo, tuttavia, è fondamentale l’affermazione di Vittorio Subilia (10) che dal “montanismo del secondo secolo al pentecostalismo attuale una corrente ideale percorre la storia del cristianesimo ed ha come nota distintiva l’insistenza sullo Spirito, la Sua ispirazione ed i Suoi carismi …” (11). Il Movimento Valdese del XII secolo, afferma Giorgio Tourn (12), “è costituito da ‘poveri di spirito’ che vogliono rivivere la fede cristiana nella sua genuinità. Il loro è in sostanza un Movimento di Risveglio, che ne richiama alla mente altri analoghi, sia medievali che posteriori, pensiamo ad esempio, ai primi gruppi metodisti nelle città inglesi del 700” (13). Appartengono a questa “corrente ideale” il Movimento dei Lollardi (XIV secolo) o “predicatori poveri”, ispirati dall’inglese Giovanni Wycliffe (14). Questo era un movimento popolare che predicava tra i ceti più umili della società una riforma spirituale e morale. Il loro programma consisteva in dodici conclusioni, “che condannavano la dottrina della transustanziazione, le preghiere per i morti, la benedizione degli oggetti inanimati, il culto dei santi e delle reliquie, quello delle immagini, i pellegrinaggi, la vendita delle indulgenze e le cariche secolari del clero, il celibato dei preti, la confessione auricolare, il lusso e la guerra” (15). 10


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Il Movimento Hussita (XV secolo) suscitato dal boemo Giovanni Huss (16) che fu condannato come eretico ed arso il 6 luglio 1415. Il movimento continuò tra tante alterne vicende e da questo sorgerà la “Comunità dei Fratelli Boemi” che ebbe tanta influenza sulla Riforma. Perfino Lutero considerò al principio gli hussiti come gente pericolosa ma dovette ricredersi e nel 1529 scrisse: “Mi accorgo di aver insegnato e sostenuto fin qui le tesi di Huss senza saperlo. Tutti noi siamo hussiti senza saperlo. Non so come esprimere il mio stupore” (17). Il Movimento Pietista (XVII secolo) sorto come “reazione al cristianesimo puramente esteriore e consuetudinario e alla cristallizzazione dogmatica” (18) incoraggiò una spiritualità interiore e personale: la cosiddetta “religione del cuore”, che favoriva una vita di santità. Da questo movimento, sorto per gli scritti di Filippo Giacomo Spener (19), derivò il Movimento dei Fratelli Moravi (XVIII secolo), il quale ebbe come animatore il conte Nicola Ludovico di Zinzendorf (20). Questi movimenti evangelici popolari, pur non considerati dagli storici del cristianesimo come dei veri e propri movimenti di Risveglio, fanno parte di quella “genealogia spirituale” alla quale abbiamo accennato. Per questi movimenti “la fede non è solo atteggiamento intellettuale, riferimento a verità oggettive, è esperienza che coinvolge la totalità dell’esistenza: non è riducibile ad un pensare corretto, ma è anche sentire, sperimentare, agire” (21). Per la sua vasta diffusione, infine, si manifestò nel secolo XVIII il Risveglio Metodista che influenzò tutto il mondo protestante anglosassone, che per la sua diffusione può essere considerato per la sua diffusione fondamentale nella storia dei movimenti di risveglio seguenti, infatti nel secolo XIX avrà grande “influenza sulla nascita e il delinearsi dell’evangelismo italiano” (22). Giovanni Wesley (23) e suo fratello Carlo si impegnarono a radunare a Oxford un gruppo di amici studenti per pregare 11


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e leggere la Bibbia ogni sera dalle sei alle nove ma anche per svolgere opere di assistenza ai poveri. “Con non poco sarcasmo i loro compagni li definirono il Club dei Santi; e fu anche allora che, per il metodo di vita che si erano scelto, un anonimo studente li chiamò metodisti” (24). Così assunse il nome il movimento che Giovanni avrebbe in seguito fondato. Nel 1735 durante un viaggio in America, dove Giovanni e Carlo avrebbero svolto senza successo una missione tra i Pellirosse, la nave su cui viaggiavano si trovò in mezzo ad una tempesta. In quella occasione i Wesley furono colpiti dalla serenità di un gruppo di Fratelli Moravi che imperterriti continuavano a cantare inni a Dio. Chiesero spiegazioni sulle ragioni di un comportamento così calmo e tranquillo e ricevettero la testimonianza di una fede viva e personale in Cristo. Tornati in Inghilterra cominciarono a frequentare una comunità di Fratelli Moravi con sede a Londra ed una sera, mentre Giovanni ascoltava un commento sull’epistola ai Romani, “sentì che il suo cuore era ‘stranamente riscaldato’ e che finalmente confidava in Cristo, Cristo soltanto, per la sua salvezza. Era il 24 maggio 1738, ore 20,45. Da quella esperienza in poi la sua vita fu un’altra. Disse: ‘Allora piacque a Dio di accendere un fuoco che io confido non sarà mai più spento’” (25). Carlo si era convertito qualche giorno prima di lui. Dall’attività dei fratelli Giovanni e Carlo Wesley, insieme con Giorgio Whitefield (26), sorse un grande Movimento di Risveglio che prese il nome di metodista. Essi decisero di predicare dovunque, perché nonostante fossero ministri della Chiesa Anglicana erano stati loro preclusi i pulpiti in quanto predicavano con semplicità la via del ravvedimento, della conversione a Cristo che riconcilia gli uomini con Dio mediante il Suo sacrificio. Iniziarono a predicare all’aperto annunciando il semplice messaggio dell’Evangelo tra la gente più umile dei villaggi e dei sobborghi delle città allo scopo di condurre gli astanti alla conversione. Mentre nella vicina Francia si era scatenata la rivoluzione, in Inghilterra si diffon12


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deva il più grande risveglio del secolo tra le masse popolari e più povere. Quest’esperienza evangelica si manifestava oltre che con la santificazione dei credenti anche con un’espressione di gioiosa e serena edificazione mediante il canto religioso. Carlo divenne l’eccezionale innografo del Movimento trasfondendo negli inni tutte le dottrine fondamentali della salvezza in Cristo, inni che ancora oggi si cantano nella maggior parte delle chiese evangeliche del mondo. L’Ottocento può essere considerato il secolo d’oro dei risvegli che fiorirono in varie parti del mondo, direttamente o indirettamente, dal Movimento di Risveglio Metodista. Ben presto si costituirono due corpi distinti: la Chiesa Metodista Wesleyana diretta fino alla sua morte da Wesley, e la Chiesa Metodista Episcopale, sorta negli Stati Uniti d’America. Senza entrare in particolari, vennero alla luce ben presto altre espressioni del Movimento di Risveglio che si richiamavano unicamente alla semplicità e al fervore del metodismo originario. Degna di nota, per quello che ci riguarda, fu la Chiesa Metodista Primitiva, costituitasi in Gran Bretagna nel 1811, che negli Stati Uniti prese il nome di Chiesa Metodista Libera con le sue riunioni domiciliari (Cottage Meetings), dove nel 1897-98 si convertì Giuseppe P. Beretta (27), uno dei pionieri del Movimento pentecostale italiano.

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NOTE:

(1) William Meille, Il Risveglio del 1825 nelle Valli Valdesi, Editrice Claudiana, Torino, 1978, copert. ant. (2) Ibidem, p. 4. (3) Ibidem, p. 7. (4) Ibidem. (5) Giorgio Tourn, Italiani e Protestantesimo, Claudiana, Torino, 1998, p. 171. (6) Emilio Comba, n. a San Germano Chisone (Torino), nel 1839. Seguiti gli studi a Ginevra fu consacrato pastore nel 1863, svolse con successo il ministerio a Venezia dove costituì la locale comunità valdese; nel 1872 fu nominato professore di teologia storica e pratica alla Scuola Teologica Valdese di Firenze nella quale insegnò per 32 anni. Dal 1874 al 1887 prese anche cura della comunità valdese di Firenze, Via dei Serragli, morì improvvisamente nel 1904. Fondò e diresse la “Rivista Cristiana”, una pubblicazione mensile di studi biblici e soprattutto storici di grande valore scientifico. Scrisse diverse opere storiche ed apologetiche di notevole importanza quali la Storia della Riforma in Italia (1881), Storia dei Valdesi (1893), I Nostri Protestanti (1895-1897) oltre a pubblicazioni di discorsi, conferenze ed opuscoli. (7) Giovanni Rostagno, n. a Torre Pellice (Torino), nel 1871, studiò presso la Scuola Teologica Valdese di Firenze, fu consacrato pastore nel 1897 e iniziò subito il proprio ministerio nella chiesa valdese di Roma. Fu il primo a gettare il seme dell’Evangelo nel cuore di Mauro Paretti (1844-1926), che sarà uno dei primi membri della comunità pentecostale di Roma. Nel 1905 succedette a Emilio Comba nell’insegnamento della teologia storica e pratica presso la Scuola Teologica Valdese, a Firenze, e poi a Roma fino al 1937. Predicatore dalla “parola alata” fu chiamato a svolgere la predicazione d’apertura della sesta sezione della Società delle Nazioni, a Ginevra, nel settembre 1925. Scrisse opuscoli e volumi tra i quali i più noti sono “A Roma con San Paolo” (1941) ed il famoso libro di meditazioni quotidiane “Più presso a Te, Signor” (1925) ed infine il suo volume autobiografico: ”Le mie Memorie”, pubblicato nel 1946, dopo la sua morte avvenuta nel 1944. (8) Atti 14:16, 17. (9) Ugo Castaldi, I movimenti di risveglio nel mondo protestante, Claudiana, Torino 1989, p. 6. (10) Vittorio Subilia n. nel 1911, consacrato nel 1937, è stato pastore delle chiese valdesi di Palermo e d’Aosta. Nominato professore di teologia esegetica e dommatica presso la Facoltà Valdese di

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Teologia. Direttore fino al 1976 della rivista “Protestantesimo” edita dalla Facoltà. Autore di varie pubblicazioni di carattere teologico. Va ricordata anche la sua partecipazione al Secondo Congresso Evangelico Italiano (1965) con un’interessantissima conferenza. La sua dipartita è avvenuta a Roma il 12 aprile 1988. (11) Vittorio Subilia, Storia dei Dogmi, Note della Facoltà Valdese di Teologia, Roma, 1975, p. 88. (12) Giorgio Tourn n. nel 1930 a Rorà (To), pastore valdese a Torre Pellice (To), è stato presidente della Società di Studi Valdesi, successivamente direttore e poi presidente del Centro Culturale Valdese di Torre Pellice. È autore di molte pubblicazioni in campo teologico e storico. (13) Giorgio Tourn, I Valdesi, La singolare vicenda di un popolo-chiesa, Claudiana, Torino, 1981, pp. 12-13. (14) Giovanni Wycliffe (1328-1384), riformatore inglese, dotto teologo di Oxford, viene considerato l’iniziatore della riforma che esploderà in Europa, tanto è vero che un autore lo definisce il “nonno della Riforma”. Si preoccupò di tradurre la Bibbia e divulgarla tra il popolo, richiamando la chiesa alla totale fedeltà alla Scrittura. Respinse il concetto di gerarchia religiosa, la venerazione dei santi, delle reliquie, delle immagini, la confessione auricolare; la cena del Signore aveva per lui valore soltanto simbolico e la Scrittura doveva essere interpretata secondo il senso ovvio e letterale. La vera Chiesa di Cristo è “la comunità invisibile degli eletti”. Fu l’iniziatore di un risveglio popolare, quello dei “poveri predicatori” itineranti chiamati “Lollardi”, cioè salmodianti, che istruivano il popolo nelle Sacra Scrittura. Il Concilio di Costanza (1415-1418) lo dichiarò eretico dopo la sua morte. I resti di Wycliffe vennero dissepolti, bruciati e le sue ceneri sparse. I suoi scritti preparano il risveglio hussita. (15) Enciclopedia Universale Rizzoli-Larousse, Rizzoli, Milano, 1967, sub voce. (16) Giovanni Huss (1369-1415), riformatore boemo sostenitore della dottrina di Wycliffe, insegnante universitario e predicatore a Praga presentò al popolo le verità bibliche, chiamato dinanzi al Concilio di Costanza per chiarire la sua posizione dottrinale, fu arrestato e dopo aspri interrogatori durati settantatré giorni fu condannato ad essere arso come eretico. Il movimento suscitato da lui continuò a diffondersi preparando le basi per i movimenti popolari evangelici posteriori. (17) M. Beonio - Brocchieri Fumagalli, Wycliff, Il comunismo dei predestinati, Sansoni, Firenze, 1975, p. 3. (18) K. Heussi - G. Miegge, Sommario di Storia del Cristianesimo, Claudiana, Torino, 1975, p. 225.

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(19) Filippo Giacomo Spener (1635-1705), pastore luterano fu l’animatore di un movimento che incoraggiava la spiritualità interiore individuale: la cosiddetta “religione del cuore” per mezzo della lettura e meditazione della Bibbia, la preghiera, la separazione da ogni forma di mondanità, la diffusione della Bibbia a prezzi accessibili per tutti e l’esercizio di opere di pietà. Questo movimento fu definito pietista ed avrà influenza anch’esso su successivi movimenti evangelici. (20) Nicola Ludovico di Zinzendorf (1700-1760), è l’animatore di un movimento derivato da quello hussita e da quello pietista che prese il nome di Movimento dei Fratelli Moravi, una comunità di fratelli risvegliati che diffusero i princìpi del pietismo. I moravi furono lo strumento usato da Dio per la conversione di Giovanni Wesley. Questo movimento è ancora oggi legato da comunione fraterna con la Chiesa Valdese, che diffonde ogni anno l’edizione italiana delle meditazioni bibliche giornaliere dei Fratelli Moravi, giunte al 270° anno di pubblicazione. (21) Giorgio Tourn, Italiani e protestantesimo op. cit., p. 239 (22) Ibidem. (23) Giovanni Wesley (1703-1794) e Carlo Wesley (1707-1788), ministri anglicani nel 1735, per la loro visione spirituale, decisero insieme a due amici di accettare l’invito a partire in missione per l’America del Nord. Durante il viaggio trovarono a bordo una trentina di Fratelli Moravi che emigravano in America. Colpiti dalla serenità e dalla fede di questi e ritornati a Londra, cominciarono a partecipare alle riunioni dei Moravi. Carlo e Giovanni Wesley durante un culto fecero l’esperienza della “nuova nascita” divenendo gli animatori del grande risveglio metodista, che raggiunse le masse meno abbienti in Inghilterra ed in America. Giovanni fu l’organizzatore del movimento metodista, si preoccupò dei lineamenti dottrinali e strutturali e svolse un eccezionale ministerio della Parola. Si calcola che abbia predicato durante la sua vita circa quarantamila sermoni. Carlo invece divenne il poeta del metodismo e scrisse migliaia di inni di contenuto edificativo e dottrinale. (24) Segio Carile, Il metodismo, Claudiana Editrice, Torino 1984, p. 29. (25) Ugo Castaldi, I movimenti di risveglio nel mondo protestante, Claudiana, Torino, 1989, p. 44. (26) Giorgio Whitefield (1714-1770), ministro anglicano, realizzata l’esperienza della “nuova nascita” fu uno degli animatori del risveglio metodista. Whitefield era più amabile di Wesley, il suo temperamento conquistava l’uditorio e non ebbe uguali nell’oratoria. Ebbe grande successo nella sua intensa attività di predicatore, per la sua rigida posizione calvinista sulla dottrina

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della predestinazione assoluta, si separò dai Wesley e nel 1744 pose le basi per un gruppo indipendente dalla Chiesa metodista. Tuttavia, “nonostante le occasionali controversie, che non impedirono loro comunque di incontrarsi di tanto in tanto … i due amici si considerarono sempre tali; al punto di aver convenuto tra loro che quello dei due che sarebbe sopravvissuto avrebbe predicato al funerale dell’altro” (Sergio Carile, Il Metodismo, Claudiana, Torino, 1984, p. 46). (27) Giuseppe P. Beretta, n. a Molina di Ledro (Trento) nel 1853, dopo aver iniziato gli studi in seminario li interruppe per tornare alla vita secolare. Lo troviamo nel 1894 emigrato a Chicago negli Stati Uniti, dove svolgeva il lavoro di mosaicista. Nel 1897-98 si convertì all’Evangelo in una “Chiesa Metodista Libera” ed iniziò un lavoro di colportore volontario tra gli emigrati italiani distribuendo copie della Bibbia. Nel gennaio del 1900 offerse una copia della Bibbia a Emma Pacini Ottolini che si convertì e dopo due mesi, per la sua testimonianza, si formò un’adunanza familiare. Nel 1898 Beretta aveva realizzato l’esperienza del battesimo nello Spirito Santo con il segno della glossolalia mentre ancora frequentava la Chiesa Metodista Libera, che però non identificò con l’esperienza biblica della Pentecoste. Soltanto dopo l’effusione pentecostale del 1907 sulla comunità evangelica italiana di Chicago si rese conto dell’esperienza che aveva avuto anni prima. Già dal 1904 era divenuto evangelista ed aveva fondato qualche comunità italiana, dopo il 1907 svolgerà un vasto lavoro di evangelizzazione tra gl’italiani a Memphis, nel Tennessee, poi a Los Angeles, California ed infine nel 1918 a Syracuse, N. Y., dove costituirà una numerosa comunità chiamata “Prima Assemblea Cristiana”. Morirà nel 1923 proprio nella chiesa di Syracuse, dopo aver predicato in una riunione di culto.

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varie parti, è stata integrata con altri capitoli che riguardano la genea-

logia spirituale e le radici dottrinali da cui è scaturito il movimento

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che direttamente o indirettamente sono stati i protagonisti delle vicende storiche del Movimento.

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