Fiumi nel deserto Le benedizioni del risveglio nella Bibbia Si fa un gran parlare di risveglio, spesso in maniera distorta e strumentale, ma che cos’è davvero il risveglio secondo la Bibbia? Molti credenti associano il termine risveglio a incontri speciali di culto condotti da predicatori ospiti, organizzati per incoraggiare i credenti ad avvicinarsi di più a Dio e per invitare i non credenti ad accettare il Signore Gesù come loro Salvatore. Ciò è buono, ma non è soltanto questo! Il risveglio secondo la Bibbia vuol dire ricondurre il popolo di Dio a quella vitalità spirituale originaria. I credenti sono oggetto del risveglio divino perché la vita spirituale che hanno ricevuto dall’Alto sia ravvivata e l’esperienza di rigenerazione rafforzata, grazie all’azione insostituibile dello Spirito Santo.
Viviamo in tempi di aridità spirituale. Tale condizione è così diffusa da sembrare addirittura normale. Il formalismo, il professionismo, l’intellettualismo e le varie forme di imborghesimento spirituale stanno, lentamente ma inesorabilmente, tarpando le ali dello Spirito alla chiesa del Signore. Questo libro, in modo tutt’altro che polemico e senza inutili toni trionfalistici, serve a ricordare ad ogni credente l’importanza di essere risvegliati da Dio.
Roger Ellsworth Convertitosi all’Evangelo in giovanissima età, ha subito iniziato a collaborare attivamente nell’Opera del Signore. Dopo aver esercitato il suo ministerio pastorale nell’Illinois, Kansas e Missouri, attualmente è pastore nella città di Jackson, Tennessee, USA. Ha scritto oltre quaranta libri e collabora regolarmente con diverse pubblicazioni evangeliche.
Il suolo assetato di una chiesa languente può essere bagnato dalla benefica pioggia dello Spirito Santo. Questo libro incoraggia il lettore a pregare con fervore affinché Dio faccia scaturire fiumi nel deserto e a confessare: “Signore, manda un risveglio. Inizia prima da me!”.
ADI Media
Fiumi nel deserto Le benedizioni del risveglio nella Bibbia
€ 7,50
9 788 889 69 8471
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ISBN 978-88-89698-47-1
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 2251432 adi@adi-media.it - www.adi-media.it
FIUMI NEL DESERTO
ROGER ELLSWORTH
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Roger Ellsworth
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Indice Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Parte Prima: IL FONDAMENTO DEL RISVEGLIO 1. Dio ha un popolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 2. Dio nutre delle aspettative dal Suo popolo. . . . . . . . . . 17 3. Il popolo di Dio ha tutti i motivi per onorare le Sue aspettative
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4. Il popolo di Dio talvolta ricade nel peccato
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5. Dio risveglia il Suo popolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45 Parte Seconda: LA GLORIA DEL RISVEGLIO 6. Dio si fa conoscere. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55 7. Il popolo di Dio si umilia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63 8. Il popolo di Dio prega . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 9. Il popolo di Dio si pente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81 10. Il popolo di Dio dà importanza alla Sua Parola
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11. Il popolo di Dio apprezza la Sua casa e il Suo Evangelo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101 12. Il popolo di Dio è riconciliato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111 Parte Terza: LA SPERANZA DEL RISVEGLIO 13. La richiesta fiduciosa di un cuore fiducioso
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Titolo originale: “When God makes streams in the desert” © Day One Publications 2009 Published by Day One Publications Ryelands Road, Leominster, HR6 8NZ Edizione italiana: “Fiumi nel deserto” © ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche "Assemblee di Dio in Italia" Ottobre 2010 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione: A cura dell’Editore - C.L. Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996 Società Biblica di Ginevra - Svizzera Stampa: Produzioni Arti Grafiche S.r.l. - Roma
ISBN 978 88 89698 47 1
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Introduzione Tutti abbiamo familiarità con i termini “risvegliare”, “risvegliato” e “risveglio”. Quando una persona comincia a riprendersi dal coma, per esempio, non è strano sentir dire che si sta “risvegliando”; se le prestazioni di uno sportivo migliorassero, a seguito di un periodo di marcato declino, un professionista dello sport ci direbbe che l’atleta ha sperimentato una rinascita. Una cosa che “rinasce” o “rivive”, dunque, è stata restituita alla vita o quantomeno ad una nuova vitalità. Infatti, per risollevarsi da uno stato di miseria, debolezza e agonia è necessario sperimentare un “risveglio”. Questa parola è ben conosciuta dai credenti e tale familiarità è probabilmente attribuibile alla consuetudine sempre meno frequente, di tenere “riunioni di risveglio”. Per molti anni, infatti, le chiese evangeliche hanno condotto questi particolari incontri almeno una o due volte l’anno. Un predicatore, spesso proveniente dall’estero, insieme ad alcuni fratelli impegnati nella musica svolgevano culti speciali per una o due settimane. Tali riunioni erano volte ad incoraggiare i credenti ad avvicinarsi di più al Signore e a persuadere i non convertiti ad accettarLo. Ma il risveglio non consiste in una serie di riunioni: possiamo incontrarci ed incontrarci ancora, senza tuttavia realizzarlo mai. Così, mentre la maggior parte dei credenti ha dimestichezza con il termine, non sempre lo ha sperimentato praticamente. 5
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Fiumi nel deserto
Si può parlare di “risveglio” soltanto quando Dio conduce il Suo popolo ad una nuova vitalità spirituale. Tale esperienza riguarda esclusivamente i credenti, perché soltanto loro sono nati di nuovo, essendo stati rigenerati dallo Spirito di Dio in virtù dell’opera redentrice di Cristo. I non credenti, trovandosi ancora lontano da Dio a causa delle loro colpe e dei loro peccati (cfr. Efesini 2:1), evidentemente non possono viverla, perché hanno prima bisogno di nascere di nuovo e di realizzare la salvezza. Il fatto che alcuni credenti abbiano bisogno di essere risvegliati, però, non deve indurci a credere che abbiano perso la salvezza e che il risveglio sia il mezzo per riconquistarla. La salvezza è l’opera di Dio, ed è un’opera certa, sebbene custodirla sia compito di ciascun credente (cfr. Filippesi 1:6; 2:12). Ci è sicuramente capitato, qualche volta, di descrivere un membro di famiglia o un amico come “senza vita”. Non intendiamo certo dire che quella persona sia morta fisicamente, ma soltanto che è privo di entusiasmo, di forza e vigore. I credenti possono “perdere vita” in questo senso; possono in altri termini - essere paragonati a dei lucignoli fumanti. Sono ancora vivi spiritualmente, ma mancano di vigore ed energia spirituale, la loro luce è fioca. Il risveglio li ristabilisce, portando nuova forza ed esuberanza. J. I. Packer, scrittore evangelico inglese, definisce il risveglio “il rinnovamento della vita interiore dei cristiani che sono diventati deboli e apatici”. Lo definisce il dono di “una nuova consapevolezza per quanti hanno un cuore ed una coscienza accecate, indurite e (rese) fredde” (1). Il risveglio 1. J. I. Packer, A Quest for Godliness (Wheaton, IL: Crossway, 1990), p. 36.
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Introduzione
non dà ai cristiani qualcosa di nuovo. Rende nuove le cose vecchie. È necessario porre attenzione sul fatto che i credenti non possono risvegliarsi da sé stessi. Se non possono salvarsi da soli, nemmeno possono risvegliarsi da soli. Entrambe le condizioni sono opera del Dio sovrano. Eifion Evans definisce il risveglio come: “[…] Dio che manifesta Sé stesso in un modo sovrano, spontaneo, potente e evidente, determinando l’animarsi della vita spirituale del Suo popolo e la conversione degli increduli” (2). Il risveglio procede dal Signore! Non possiamo prevederlo o produrlo. Brian H. Edwards inoltre, scrive: “Il risveglio è un fenomeno straordinario, di vasta portata, è efficace e soprattutto è qualcosa che Dio determina”. È chiaro che l’uomo non può crearlo da sé. Anche se i credenti possono predisporsi e pregare il Signore di mandarlo, il risveglio è opera del Dio sovrano, che risponde a questa preghiera innanzitutto per il Suo proprio onore e la Sua gloria, non soltanto per il beneficio del Suo popolo (3).
Il fatto che il risveglio sia una prerogativa di Dio ci mette davanti a una domanda critica: perché non lo vediamo così spesso? Si tratta chiaramente di una cosa buona. Allora perché il Signore non lo manda più velocemente e più frequentemente? 2. Eifion Evans, ‘Preaching and Revival’, Banner of Truth, 87 (1970), p. 11. 3. Brian H. Edwards, Revival! A People Saturated with God (Darlington: Evangelical Press, 1990), p. 29.
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Fiumi nel deserto
La risposta a questa domanda è racchiusa nella stessa sovranità che garantisce il risveglio. Il potere sovrano che lo concede decide anche quando concederlo. Non è compito nostro riuscire a capire perché Dio agisca in questo modo, ma riguarda sicuramente noi cercare la Sua faccia. La verità è che siamo inclini a cercare le prove che il Signore è già all’opera. Nelle pagine che seguiranno, considereremo gli insegnamenti biblici in merito al risveglio. Lo faremo, innanzitutto, esaminandone i fondamenti dottrinali. In seguito, volgeremo la nostra attenzione alla gloria che da esso deriva, cioè, ad alcune cose importanti che il risveglio suscita. Nella sezione finale, scopriremo come sia possibile ravvivare la fiamma dell’attesa del risveglio nel nostro cuore ad opera di Dio. Possa il Signore del risveglio compiacersi di usare queste pagine per raffinare la nostra comprensione e accendere un desiderio ardente di essere risvegliati, e possa quel desiderio bruciare così tanto nei nostri cuori da far sì che ogni giorno possiamo ritrovarci a fare nostre queste richieste: “Non tornerai forse a darci la vita, perché il tuo popolo possa gioire in te?” (Salmo 85:6); “… SIGNORE, dà vita all’opera tua nel corso degli anni! Nel corso degli anni falla conoscere! Nell’ira, ricòrdati d’aver pietà!” (Abacuc 3:2).
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Parte Prima IL FONDAMENTO DEL RISVEGLIO
Dio ha un popolo
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“Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia” (I Pietro 2:9, 10)
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l punto di partenza per questa serie di considerazioni potrebbe sembrare un po’ insolito. Andando avanti, però, spero che acquisti senso anche ai vostri occhi! Vorrei cominciare con l’affermazione basilare: Dio ha un popolo. Molto spesso, questa profonda realtà del nostro passato ci sfugge senza assaporarla veramente. Quanto è facile per noi dimenticare tale meraviglia! Possa il Signore riportarla alla nostra mente e al nostro cuore, mentre prendiamo in esame il nostro brano. Possiamo suddividere il testo biblico in tre parti, in base ad alcune espressioni dell’apostolo: “voi eravate”, “voi siete”, “perché”.
Voi eravate Quello che oggi è il popolo di Dio non è stato sempre il Suo popolo! Questo sfida apertamente l’insegnamento e il pensiero comune di chi asserisce che siamo tutti figli di Dio e che, perciò, siamo automaticamente Suo popolo. L’apostolo Pietro rifiuta risolutamente questa teoria, e dichiara semplicemente ai suoi lettori: “… prima non eravate 10
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Dio ha un popolo
un popolo” (v. 10). La verità, infatti, è che l’uomo non fa automaticamente parte del popolo di Dio. Al contrario, egli - di fatto - è sotto il dominio di Satana. Entriamo in questo mondo con una natura che ci spinge a peccare, che ci rende soggetti al suo potere. L’apostolo Paolo pone la questione in questi termini: “Noi … eravamo per natura figli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:3). In altre parole, ognuno di noi è un peccatore (cfr. Romani 3:23) ed è necessario che il Signore cambi la nostra natura! L’apostolo Paolo, inoltre, ricorda che un tempo eravamo “morti nelle … colpe e nei … peccati …” (Efesini 2:1). Quando sei morto, non c’è nulla che tu possa fare per te stesso. L’unica speranza del peccatore è nel Signore, nella Sua grazia che elargisce vita spirituale. Fino a quando non la si accetta per fede, non si è affatto membra del popolo di Dio. Dunque, affermare che un tempo non eravamo parte di questo popolo, significa anche attestare che c’è stato un tempo in cui non avevamo ottenuto misericordia. Ed è esattamente quello che l’apostolo Pietro intendeva dire (v. 10). Un tempo, inoltre, eravamo anche nell’oscurità (v. 9). Non facevamo parte del popolo di Dio e non riuscivamo a capirlo. Eravamo in una condizione decisamente negativa, ma non riuscivamo a rendercene conto, a vedere la nostra reale condizione. L’apostolo Paolo afferma, infatti, che la mente dei peccatori è stata accecata da Satana (cfr. II Corinzi 4:4).
Voi siete I destinatari della lettera di Pietro, quindi, erano stati per davvero in una delle condizioni più tragiche e deplorevoli che si potevano immaginare. Ma non sono rimasti lì. Il Si11
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gnore li ha cercati, e avendoli trovati nella morte spirituale, ha donato loro la vita, concedendo la grazia della quale avevano urgentemente bisogno. Non erano più quelli di una volta! Erano radicalmente diversi. Erano cambiati al punto che Pietro poté definirli in quattro modi: Una generazione eletta I destinatari di questa lettera erano ora da annoverarsi tra il popolo di Dio perché Egli stesso lo aveva deliberato. Quei credenti, infatti, erano “eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo …” (I Pietro 1:2). Come Pietro, anche l’apostolo Paolo dichiara: “Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità” (II Tessalonicesi 2:13). Questa sarebbe la dottrina tanto bistrattata e distorta dell’elezione. Secondo alcuni, per usare una perifrasi, il Signore avrebbe volto lo sguardo verso il corridoio del tempo per vedere chi Lo avrebbe scelto e sceglierlo dunque per primo! Ma le persone morte nel peccato non possono fare una cosa simile! I morti non possono scegliere nulla, possono essere soltanto raggiunti dal messaggio della vita in Cristo Gesù: l’Evangelo della grazia, potenza di Dio per tutti coloro che credono. Certo, anche i peccatori scelgono Dio, ma la loro scelta è conseguente alla Sua. Il Signore, nella Sua misericordia, ha deliberatamente scelto di chiamare a Sé un popolo su cui riversare il Suo amore in Cristo, anche se non ne era degno: 12
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“Egli ha dato sé stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone” (Tito 2:14). Lo ha fatto semplicemente perché così Gli è piaciuto. Questa generazione di eletti sono stati ravvivati, o resi viventi, dallo Spirito Santo. E allora, liberi e gioiosi, scelgono di seguire e servire il Signore della gloria. La nostra gratitudine a Dio scaturisce dal fatto che non siamo stati noi a scegliere Lui, ma Lui ha scelto noi e ci ha costituiti affinché portiamo frutto, molto frutto, frutto permanente (cfr. Giovanni 15:16). Un sacerdozio regale Il popolo di Dio è stato tratto fuori dalla peggiore delle condizioni, ed è stato incaricato di un nobile compito. Come sacerdoti, i credenti offrono, ora, sacrifici spirituali al Signore (cfr. I Pietro 2:5). Offrono a Lui mente e corpo (cfr. Romani 12:1, 2) e la lode alla Sua gloria (cfr. Ebrei 13:15, 16). Una nazione santa Nell’Antico Testamento, Israele fu scelto da Dio per essere la Sua nazione santa. Ora Egli ha un popolo nuovo, composto da tutti quelli che sono stati redenti dal prezioso sangue di Gesù. Non è, dunque, un popolo delimitato da confini geografici, perché comprende quanti riconoscono in Cristo il loro Signore. Un popolo che Dio si è acquistato Con questa frase, l’apostolo assicura ai suoi lettori una realtà straordinariamente gloriosa: Dio si compiace del Suo popolo e lo custodisce con estrema cura. Egli lo considera 13
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come la pupilla dell’occhio Suo (cfr. Deuteronomio 32:10; Zaccaria 2:8). Può succedere, qualche volta, di non ritenerci degni e senza valore, tali da non aver alcuna qualità speciale per nessuno. Ma tutto il popolo di Dio è speciale per Lui: la Bibbia dice che siamo la Sua proprietà particolare (cfr. Malachia 3:17). Come potrebbe essere diversamente? Per queste persone il Signore ha pagato un prezzo altissimo: il sangue del Suo Unigenito Figlio. La Sua morte non è stata come qualsiasi altra. Non si trattò, semplicemente, di una morte fisica; Gesù realmente subì l’ira di Dio al posto dei peccatori.
Perché … Una volta non eravamo un popolo! Fu un tempo senza grazia! Un tempo d’oscurità! Ora, invece, siamo una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa e un popolo che Dio si è acquistato! E tutto in virtù della Sua immensa misericordia. Come dovremmo rispondere a tutto questo? L’apostolo Pietro non lascia spazio ai dubbi. Egli scrive: “ […] perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa” (v. 9). Abbiamo una missione speciale da compiere! Noi siamo il popolo che Dio ha chiamato. È questo che fa la differenza! Siamo stati tratti fuori dal dominio del peccato ed elevati al privilegio di essere il Suo popolo. Come possiamo non lodarLo? L’apostolo Paolo dichiara: “Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (I Corinzi 6:20). Cosa significa vivere per la Sua gloria? Significa vivere dimostrando inequivocabilmente che il Signore ha toccato e 14
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trasformato la nostra vita. Significa comportarsi in modo tale che gli altri si accorgano di Lui, a cui deve essere attribuito il merito per il cambiamento evidente prodotto in noi. Il Signore ci ha creati perché proclamassimo la Sua gloria. Il peccato, un tempo, ci ha allontanati da questo scopo (cfr. Romani 3:23). Ma il popolo che Dio ha redento dal male, può adesso realizzare il fine elevato per cui è stato creato.
Spunti di riflessione 1. L’uomo non entra “automaticamente” a far parte del popolo di Dio. Al contrario, egli - di fatto - è sotto il dominio di Satana. Ma grazie siano rese al Signore, perché Egli ci ha liberato dai legami della morte e del peccato. 2. La nostra gratitudine a Dio scaturisce dal fatto che non siamo stati noi a scegliere Lui, ma Lui ha scelto noi e ci ha costituiti affinché portiamo frutto, molto frutto, frutto permanente. Esprimiamo la nostra gratitudine al Signore, oppure diamo per scontato che Egli ci abbia salvato? 3. Dio si compiace del Suo popolo. Ogni singolo membro è speciale per Lui. Lo stima come il Suo tesoro. Sei prezioso agli occhi del Signore! 4. Se siamo il popolo di Dio, come possiamo non lodarLo? come possiamo non proclamare le Sue gloriose virtù e testimoniare della Sua grazia manifesta nella nostra vita?
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Dio nutre delle aspettative dal Suo popolo
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“E ora, Israele, che cosa chiede da te il SIGNORE, il tuo Dio, se non che tu tema il SIGNORE, il tuo Dio, che tu cammini in tutte le sue vie, che tu lo ami e serva il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua, che tu osservi per il tuo bene i comandamenti del SIGNORE e le sue leggi che oggi ti do?” (Deuteronomio 10:12, 13)
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bbiamo iniziato a fare le nostre considerazioni sull’importante tema del risveglio, ponendo particolare enfasi su alcune verità che possiamo definire i “pilastri” biblici di questa dottrina. La prima, essenzialmente, è questa: Dio ha un popolo. Ora, invece, concentriamo la nostra attenzione su un secondo aspetto di vitale importanza: il Signore nutre delle precise aspettative nei confronti del Suo popolo. Egli non lo ha chiamato a Sé senza una ragione specifica. Ci sono molti versetti che potrebbero fungere da guida per questo argomento, ma nessuno è migliore di quello appena citato. Vi troviamo Mosè, la guida del popolo d’Israele, cui è indirizzato l’insegnamento che tanto spazio occupa nel libro del Deuteronomio. Il nostro brano è tratto dal secondo e più lungo dei tre sermoni che compongono questo libro (4:44-28:68). Mosè sta parlando delle importanti cose che Dio si aspetta dal Suo popolo. Egli domanda: “E ora, Israele, che cosa chiede da te il SIGNORE, il tuo Dio ... ?” (v. 12). Questi versetti possono essere applicati anche alla nostra vita di figli di Dio? Certamente! Abbiamo già detto che oggi Dio ha un popolo. Quanti Gli appartengono, per mezzo della fede nel Signore Gesù, fanno 18
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parte della nuova Israele, l’Israele spirituale. I veri figli di Abraamo sono quelli che nutrono la sua stessa fede (cfr. Romani 2:28, 29; 4:16; Galati 3:7-9). Il versetto in questione, dunque, è rivolto a noi con la stessa forza e lo stesso valore che ebbe allora per quegli israeliti. Ma cosa dice, esattamente? Cosa si aspetta il Signore dal Suo popolo?
Egli si aspetta che noi Lo temiamo (v. 12) È bene fare subito una premessa importante: “Il timor del SIGNORE è il principio della sapienza; hanno buon senso quanti lo praticano …” (Salmo 111:10). Poi, è necessario precisare che quando diciamo che bisogna “aver timor di Dio”, facciamo un’affermazione carica di significati diversi. Innanzitutto, non vuol dire “aver paura di Dio”, ma, piuttosto, essere riverenti verso la Sua persona, in modo profondo e sincero. Tale riverenza deve scaturire dalla consapevolezza della Sua maestà e della Sua gloria. La Bibbia pone sempre molta enfasi sullo splendore e maestà di Dio. Di contro, le nostre facoltà intellettive sono limitate, e ci impediscono di comprendere appieno le qualità divine. Mosè richiama la nostra attenzione sulla grandezza del Signor con queste parole: “Ecco, al SIGNORE tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto ciò che essa contiene” (Deuteronomio 10:14). Dio è infinitamente saggio e infinitamente potente. Egli è il creatore di tutte le cose: ne è sovrano e le sostiene. È santo, in Lui non v’è traccia di peccato. Gli angeli del cielo, creature celesti, si prostrano con timore dinanzi a Dio. Tanto più, dunque, dobbiamo farlo noi! È sconcertante, quasi imbarazzante, constatare quanto la chiesa odierna sia refrattaria rispetto 19
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alla riverenza dovuta al Signore; il fatto è perlopiù assimilabile al torpore, al formalismo e all’imborghesimento che regna anche nei circoli evangelici. Di una cosa possiamo esser certi: quando ci sarà un vero risveglio, non si dovrà ricordare al popolo del Signore di stare dinanzi a Lui con riverenza! La paura di dispiacere a Dio è un altro aspetto intrinseco del timore che Gli dobbiamo. Solitamente, quando si tocca l’argomento qualcuno inevitabilmente afferma: “Non penso che si debba essere terrorizzati dal Signore!”. Certo! ma proprio per questo Dio si aspetta un rispetto spontaneo e sincero, nient’affatto estorto con minacce. E, proprio per questo, il Signore ci impartisce la necessaria disciplina per non venire meno alle Sue aspettative. Faremmo bene a temere la Sua riprensione (cfr. Ebrei 12:5). Un noto commentatore evangelico, riguardo al timore di Dio, dichiara: “Dobbiamo adorare la Sua maestà, riconoscere la Sua autorità, considerare il Suo potere e temere la Sua ira” (1).
Egli desidera che camminiamo in tutte le Sue vie (v. 12) Mosè fece sapere al popolo d’Israele che Dio si aspettava da loro che camminassero nelle Sue vie. Il testo precisa “tutte”, a significare non soltanto quelle piacevoli, quelle piane, quelle che ci sono più congeniali o che s’intersecano con le nostre, no! Egli desidera che camminiamo in tutte le Sue vie, anche quelle più difficili e impegnative.
1. Matthew Henry, Matthew Henry’s Commentary, vol. I (Fleming H. Revell [n.d.]), p. 768.
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Abbiamo sempre due strade dinanzi a noi. Una è quella del mondo, che si oppone a quella di Dio. Non si piega alla Sua autorità e non segue il Suo volere. L’altra è, naturalmente, la via di Dio, che accetta la Sua autorità e che pratica la Sua volontà. Questa strada è l’unica che porta benedizioni, come testimonia lo scrittore del primo Salmo (cfr. Salmo 1:1-3).
Dio si aspetta che noi Lo amiamo (v. 12) Mosè, inoltre, dichiara ad Israele che Dio si aspetta il suo amore. Egli non vuole che ci adeguiamo alle Sue aspettative per un mero senso del dovere. Non desidera da noi una condiscendenza riluttante e sospirante: piuttosto, desidera che adempiamo la Sua volontà perché il nostro cuore brama ardentemente farlo. Il Signore Gesù rivolse a Pietro una domanda che oggi rivolge a me e a te: “Mi ami tu?”. Non c’è condizione più importante per seguire e servire il nostro Salvatore. D’altronde, perché non dovremmo amare Dio? Egli ha ricoperto il Suo popolo di benedizioni e gli ha elargito il dono più eccellente: la salvezza dall’eterna perdizione, grazie all’opera redentrice del Suo Unigenito Figliolo. Come si può non amare Dio? Uniamoci, quindi, a Isaac Watts (2) nel cantare un rigo del suo meraviglioso inno “When I survey the wondrous cross” (Quando contemplo quella meravigliosa croce): … Amore così immenso, amore divino Vuole la mia anima, la mia vita, tutto me stesso 2. Isaac Watts (17 luglio 1674 – 25 novembre 1748). Riconosciuto come il “padre dell’innologia evangelica inglese” è stato il più prolifico e popolare autore di inni cristiani in lingua inglese. Molti di questi cantici sono ancora cantati oggi, oltre ad essere stati tradotti in diverse lingue.
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È triste dover ammettere, invece, che molti di noi si trovano nella stessa condizione della chiesa di Efeso che aveva abbandonato il primo amore (cfr. Apocalisse 2:4). Non amiamo più il Signore come una volta! Abbiamo bisogno di un risveglio!
Egli si aspetta che Lo serviamo con tutto il cuore (v. 12) Ad alcuni possono sembrare affermazioni scontate o, nella migliore delle ipotesi, delle dichiarazioni che sanno di antico, datate, se non addirittura retoriche. Ma il significato è assolutamente chiaro: dobbiamo consacrare noi stessi per onorare il Signore e contribuire all’avanzamento del Suo regno. E non dobbiamo farlo a malincuore o di malavoglia, ma con sincerità e fervore. Ognuno di noi dovrebbe poter dire, con l’apostolo Paolo: “… servo [Dio] nel mio spirito …” (Romani 1:9); perciò: “Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore” (12:11). Quanta stanchezza, invece, si avverte oggi nel nostro servizio! Abbiamo sempre mille altri impegni e non troviamo mai del tempo per il Signore, fin quando non crolliamo esausti davanti alla televisione. Il vero risveglio cambierà ogni cosa e ci darà nuovo ardore, portandoci a chiedere del continuo: “Cosa posso fare per il mio Dio?”. Il Signore si aspetta che osserviamo i Suoi comandamenti (v. 13) Nella lista di cose compilata da Mosè, per ispirazione divina, questo è l’ultimo punto che riguarda le aspettative di Dio. È in qualche modo simile al comandamento di camminare nelle Sue vie, ma qui il tema è ancora più esplicito e chiaro. 22
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Dio nutre delle aspettative dal Suo popolo
Dio si aspetta che il Suo popolo Gli ubbidisca completamente e gioiosamente! Quanto Egli ci chiede di fare lo dobbiamo fare, e quello che ci dice di non fare, non dobbiamo farlo. Come spiega Mosè, i comandamenti di Dio sono per il nostro bene (v. 13). Il diavolo vorrebbe farci credere diversamente. Questi sostiene fermamente che i comandamenti del Signore vogliono toglierci la gioia di vivere, tutt’altro! l’apostolo Giovanni dichiara che i Suoi comandamenti non sono gravosi (cfr. I Giovanni 5:3). Ma il diavolo è stato, ed è tuttora, un bugiardo. È il peccato che distrugge e rovina. I comandamenti del Signore assicurano la nostra felicità. Il commentatore evangelico Matthew Henry sintetizza così i nostri quattro punti: “Essendoci consacrati al Suo servizio, dobbiamo fare in modo che la Sua volontà sia la nostra regola in ogni cosa, adempiere tutto quello che ci ordina, evitare tutto ciò che Egli vieta, credere fermamente che tutte le leggi da Lui stabilite siano per il nostro bene” (3). Così come seguiamo delle direttive in diversi ambiti della nostra vita, allo stesso modo il Signore ha provveduto per noi dei principi che assicurano il nostro bene spirituale. Abbiamo mai pensato che, se da un lato accettiamo prontamente le regole della vita sociale, dall’altro non dovremmo ribellarci a quelle che Dio ha stabilito per la nostra esistenza? È proprio così. Troviamo questi principi nella Bibbia. Studiarli e praticarli siano il nostro obiettivo quotidiano.
3. Matthew Henry, Matthew Henry’s Commentary, vol. I (Fleming H. Revell [n.d.]), p. 768.
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Fiumi nel deserto
Spunti di riflessione 1. Gli angeli del cielo si prostrano con timore dinanzi a Dio. Tanto più, dunque, dobbiamo farlo noi! Ebbene, dedichi del tempo all’adorazione del Signore, oppure formuli una preghierina frettolosa prima delle tue attività quotidiane? 2. Abbiamo sempre due strade dinanzi a noi. Una è quella del mondo, l’altra quella di Dio. Soltanto quest’ultima garantisce la Sua benedizione. Leggi e medita il Salmo 1. 3. Il Signore non vuole che adempiamo la Sua volontà per un semplice senso del dovere, ma perché il nostro cuore desidera ardentemente farlo. Coltiva questo sentimento nel cuore, con cura e costanza. 4. Il diavolo vorrebbe farci credere che i comandamenti di Dio tolgano la gioia di vivere. Ma il diavolo è stato ed è tuttora un bugiardo. I comandamenti del Signore assicurano la nostra felicità. Puoi dire con il salmista: “Troverò gioia nei tuoi comandamenti, perché li amo” (Salmo 119:47)?
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Fiumi nel deserto Le benedizioni del risveglio nella Bibbia Si fa un gran parlare di risveglio, spesso in maniera distorta e strumentale, ma che cos’è davvero il risveglio secondo la Bibbia? Molti credenti associano il termine risveglio a incontri speciali di culto condotti da predicatori ospiti, organizzati per incoraggiare i credenti ad avvicinarsi di più a Dio e per invitare i non credenti ad accettare il Signore Gesù come loro Salvatore. Ciò è buono, ma non è soltanto questo! Il risveglio secondo la Bibbia vuol dire ricondurre il popolo di Dio a quella vitalità spirituale originaria. I credenti sono oggetto del risveglio divino perché la vita spirituale che hanno ricevuto dall’Alto sia ravvivata e l’esperienza di rigenerazione rafforzata, grazie all’azione insostituibile dello Spirito Santo.
Viviamo in tempi di aridità spirituale. Tale condizione è così diffusa da sembrare addirittura normale. Il formalismo, il professionismo, l’intellettualismo e le varie forme di imborghesimento spirituale stanno, lentamente ma inesorabilmente, tarpando le ali dello Spirito alla chiesa del Signore. Questo libro, in modo tutt’altro che polemico e senza inutili toni trionfalistici, serve a ricordare ad ogni credente l’importanza di essere risvegliati da Dio.
Roger Ellsworth Convertitosi all’Evangelo in giovanissima età, ha subito iniziato a collaborare attivamente nell’Opera del Signore. Dopo aver esercitato il suo ministerio pastorale nell’Illinois, Kansas e Missouri, attualmente è pastore nella città di Jackson, Tennessee, USA. Ha scritto oltre quaranta libri e collabora regolarmente con diverse pubblicazioni evangeliche.
Il suolo assetato di una chiesa languente può essere bagnato dalla benefica pioggia dello Spirito Santo. Questo libro incoraggia il lettore a pregare con fervore affinché Dio faccia scaturire fiumi nel deserto e a confessare: “Signore, manda un risveglio. Inizia prima da me!”.
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Fiumi nel deserto Le benedizioni del risveglio nella Bibbia
€ 7,50
9 788 889 69 8471
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ISBN 978-88-89698-47-1
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FIUMI NEL DESERTO
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