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I LUOGHI DELLA BIBBIA IL MAR ROSSO
BIBBIA E SOCIETÀ ANORESSIA E BULIMIA LA PUREZZA: VALORE SPIRITUALE O CULTURALE? TESTIMONI DELL’EVANGELO L’ATEISMO
SAPIENZA E SCELTE
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SOMMARIO N.0 CONVERSIONE LA CONVINZIONE DI PECCATO
2 I FONDAMENTI DELLA FEDE L’ISPIRAZIONE DELLA BIBBIA
6 PRIMI PIANI BIBLICI GIUSEPPE
46 SAPIENZA E SCELTE LE GIUSTE PRIORITA’
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I MIRACOLI DI GESU’ LE NOZZE DI CANA
34 BIBBIA E SOCIETA’ ANORESSIA E BULIMIA
LE PARABOLE DI GESU’ IL SEMINATORE
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14 LO SPIRITO SANTO E NOI L’AZIONE DELLO SPIRITO SANTO
18 STORIA BIBLICA LE ORIGINI DELLA CREAZIONE
26 UNA VITA SANTA LA PUREZZA: VALORE SPIRITUALE O CULTURALE?
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N.0
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I LUOGHI DELLA BIBBIA IL MAR ROSSO
38 ESSERE CHIESA L’IDENTITA’ DELLA CHIESA DI CRISTO
50 TESTIMONI DELL’EVANGELO ATEISMO, IPOTESI POSSIBILE?
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Manuale di Studio per le Scuole Domenicali - Corso “Giovani” - Testo per lo studente - Pubblicazione trimestrale a cura delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemlee di Dio in Italia” - Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959, n. 1349 - Legge 22.11.1988, n.517 Autorizzazione Tribunale di Roma n. 17289 dell’8.6.1978 - Direttore responsabile: Francesco Toppi Edito da: ADI-Media | Via della Formica, 23 - 00155 Roma | Tel. 06.2251825 - 06.2284970 | Fax 06.2251432 www.adi-media.it | adi@adi-media.it - Hanno collaborato: C. Fiscelli - A. Cravana - A. Botturi - Grafica: G. Di Meglio Stampa: Graffietti Stampati Snc. Montefiascone (VT) - Aprile 2011
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Una vita santa
LA PUREZZA: VALORE SPIRITUALE O CULTURALE? a società in cui viviamo, confondendo il piacere sfrenato con la libertà e la felicità, normalizza ogni tipo di licenza e ridicolizza quanti scelgono la purezza e la castità [vedi glossario] come valori base di vita. Anche le “norme” giuridiche devono necessariamente adeguarsi ai mutamenti delle realtà sociali e, spesso, legittimare la moralità delle maggioranze. In un mondo tanto segnato dalla relatività del bene e del male, dove trovare la purezza? Come ripristinarla nella vita intima e conservarla nei rapporti umani? C’è forse una civiltà modello, che mai è stata contaminata da malvagità e scandali? Indubbiamente no! Lo scopo della ri-
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velazione divina è ricondurre l’uomo al Creatore. Pertanto gli insegnamenti biblici sulla purezza non possono essere soggetti alle mutazioni generazionali, a mode e scuole di pensiero, ma esprimono degli assoluti punti fermi, validi e benèfici per l’uomo di ogni luogo e d’ogni tempo. I credenti non sono chiamati a stare al passo con i tempi, bensì con la Parola di Dio, in un progresso spirituale che non riporta alle tradizioni di una bigotta condotta all’antica, ma fa vivere verità eterne, verso il futuro più radioso: la gloria celeste! In tale prospettiva, la purezza deve coinvolgere tutto l’essere umano: la mente, il cuore e l’agire (I Tessalonicesi 5:23).
1. La purezza nei pensieri :: Romani 12:2 :: II Corinzi 10:4, 5 :: Filippesi 4:7-8 :: Ebrei 4:12 :: Salmo 19:9-13 Una coscienza pulita ed una vita trasparente non s’improvvisano! Fondamentalmente sono frutto di una mente radicalmente rinnovata dalla grazia in Cristo, di uno spirito vivificato e quindi reso abile a ricevere luce dalla diretta influenza dello Spirito Santo. La purezza non si ottiene innanzitutto mediante una separazione fisica dal mondo, ma accogliendo in noi Colui che è puro e santo, lasciando
Rifletti Il relativismo [vedi glossario] morale, imperante nella nostra società, non è una conquista del libero pensiero, ma l’assoggettamento
ad uno stato di profonda incertezza, una crisi d’identità. Cambiare idea ogni giorno vuol dire non sapere chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando.
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Siamo chiamati a purificarci e fortificarci nella potenza prodotta dalla comunione con il Signore (II Corinzi 10:4, 5). Questo ci permette di ricevere luce e potenza per rimuovere quelle intime trasgressioni di cui siamo già coscienti, ma che sembrano più forti della nostra volontà. Ciò implica la rivelazione dei peccati a noi ancora nascosti (Salmo 19:9-13; 139.23, 24, I Giovanni 1:7).
“Come potrà il giovane render pura la sua via? Badando a essa mediante la tua parola” Salmo 119:9
che Egli trasformi il nostro stesso modo di pensare e ci guidi ad attingere alle incorrotte fonti celesti (Romani 12:2). Un delicato problema di fondo dei giovani, e non solo di loro, è la mancanza di identità. Questa è marcata dove manca una nitida esperienza di rigenerazione spirituale e dunque una realtà di vita cristiana certa. Una persona che sperimenta la salvezza in Cristo e possiede la certezza di essere un figlio di Dio, non soltanto sarà ben corazzato dinanzi a tutti quei pensieri in contrasto con la giustizia e la gloria del Signore, ma vorrà evitare
ogni sorgente inquinata che avvelena la mente. Tanti dubbi, propositi perversi cercheranno di offuscare la nostra anima; non dobbiamo credere di poterli coltivare e poi magari “espiare” con delle punizioni periodiche o dei pentimenti superficiali, tanto meno possiamo sforzarci di sostituire o bilanciare idee ed immagini immorali con altre pure. Infatti, quando la mente è “sporcata” da un pensiero, non lo è in una zona, ma è contagiata tutta, a macchia d’olio. La purezza dall’iniquità non si ottiene con alcun rimedio umano (Geremia 2:22).
Quello che leggiamo o guardiamo tende inevitabilmente a condizionarci e a orientarci in determinate direzioni. La purezza va coltivata con una lettura attenta ed umile della Parola di Dio, posta come un “filtro” che ci fa discernere il bene dal male secondo la luce celeste e non semplicemente in base alla morale vigente nella società (Ebrei 4:12, 13; I Pietro 4:4, 5). Questo profondo vaglio dei pensieri fa dimorare e governare il Signore nei nostri ragionamenti (Filippesi 4:8; I Giovanni 1:7, 9). Occorre deporre ogni pensiero impuro in preghiera, chiedendo a Dio di santificarci (Filippesi 4:7). Ciò non significa riuscire all’istante a non pensare più certe cose, ma a condividere il giudizio di condanna che la Bibbia riserva a tali cose.
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Una vita santa
2. La purezza nei sentimenti :: II Timoteo 2:22 :: Efesini 5:3-5 :: I Pietro 2:1, 2 :: Giacomo 1:21 Il coinvolgimento emotivo, nella sfera dei sentimenti, è un forte propulsore che serve a superare gli indugi o i freni esasperati della razionalità, aiutandoci così a tramutare le intenzioni in azioni. La spinta del sentimento, però, può portare tanto a glorificare Dio quanto indurci al male e a fare ciò che Lo offende (Matteo 5:27). Al primo sorgere di attrazioni ed emozioni, bisogna essere intelligenti da separare tempestivamente un desiderio che onora il Signore da una passione dovuta invece all’influenza di un mondo corrotto (Proverbi 4:23; II Timoteo 2:22). Attenzione a non cadere in pericolose semplificazioni, come, ad esempio, l’idea che i sentimenti impuri o immorali Come un si riducano alambiente salubre con la sfera sesè tale innanzitutto sid suale, della perché è un luogo era tenuto pulito, così un fornicazioanima in buona salute è il ne o dell’afrutto di un cuore dulterio. quotidianamente purificato La Parola di mediante una viva Dio non larelazione con scia dubbi sulCristo. la vastità della sporcizia spirituale e morale che può intossicarci (Galati 5:19-21; Efesini 4:31; 5:3-5). I sentimenti non soltanto devono essere buoni, ma santificati, separati da ogni residuo di male. Infatti, l’odio potrebbe alternarsi all’amore verso una stessa persona. L’indifferenza e un morboso
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a t t a ccamento per qualcuno o qualcosa possono coesistere nello stesso cuore, vittima di desideri insani. Tali passioni, nel tempo, distruggono chi gli concede spazio, portando con sé molteplici amare conseguenze (Giacomo 1:21). Un cuore puro non è esente in sé stesso da imperfezioni, ma indica un animo trasparente, che si lascia scrutare e soppesare dallo Spirito Santo, con il desiderio di approfondire la gioia dell’approvazione divina (Proverbi 16:2). Il “filtro spirituale” si aziona con semplici domande e sincere risposte. Stiamo idolatrando qualcuno, qualcosa o noi stessi? Stiamo ospitando risentimenti, covando vendette? Stiamo coltivando superbia, invidia, gelosia, avarizia, avidità e altre forme di egoismo? Negare e dissimulare cattivi sentimenti come questi non ci esenta dalle conseguenze del peccato nella nostra vita. Questi sfogheranno altrove e non meno rovinosamente, con rabbia, malinconia e ansia… Per esserne purificati c’è una sola via: la confessione e il perdono divino (Giacomo 3:1417; 4: 8; I Giovanni 1:8, 9).
“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” Matteo 5:8
La purezza di cuore è la condizione di gioiosa e serena sicurezza che è frutto della divina giustificazione ottenuta in Cristo; avendo confessato il proprio peccato a Dio, non si ha bisogno di celarlo, cercando scuse o addossandolo ad altri. La bontà dei sentimenti può esserci anche quando, senza volerlo, commettiamo errori o compiamo gesti che inducono gli altri ad attribuirci passioni insane. In tal caso, non lasciamoci scoraggiare né smaliziare, deducendo che non vale la pena proporsi certe cose; piuttosto, valorizzando sentimenti d’umiltà, chiediamo a Dio maggiore saggezza per amministrare quello che sentiamo nel cuore di fare (Salmo 26:2, 3).
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3. La purezza nelle azioni :: I Pietro 1:13-16 :: II Corinzi 8:20, 21 :: Salmo 24:3, 4 :: Giacomo 3.13 :: Colossesi 3:17 Consacrarsi a Cristo non vuol dire rinchiudersi in qualche monastero, isolandosi da tutto e tutti. In ogni caso, una condotta pura include, quale naturale conseguenza della purezza interiore, un allontanamento risoluto da qualunque pratica o stile di vita in antitesi con la santità Dio (II Corinzi 7:1; I Tessalonicesi 4:3-7; I Pietro 1:13-16). L’espressione di I Tessalonicesi 5:22 è anche tradotta: “Astenetevi da ogni mala apparenza”. Ciò deve farci considerare l’opportunità di evitare certi contesti di penombra e ambigue situazioni di intimità non soltanto per essere preservati da tentazioni, ma anche per non esporre la testimonianza dell’Evangelo a delle conclusioni umane dispregiative. La purezza nelle azioni implica l’assenza di malizia e ipocrisie, ma non è sinonimo d’ingenuità (Proverbi 27:12; Romani 16:18, 19). Una condotta integra sarà sempre sostenuta da una intelligenza pura e vigile, alla quale non sfugge che viviamo alla presenza dell’onnisciente Dio, ma pure dinanzi agli uomini che, non conoscendo i cuori, valutano le azioni. Tale armonia tra pensieri provenienti da Dio e senti-
menti che ci prtano ad attuare la Sua volontà, permette di camminare con il giusto passo nelle vie del Signore, preservandoci non soltanto da rovinose cadute, ma anche da cattive apparenze e facili deduzioni negative da parte di altri (II Corinzi 8:20, 21) Tuttavia, essere santi non si limita all’astensione dal male, ma riguarda soprattutto la dedicazione al bene (Salmo 37: 27; Efesini 4: 28, 29; II Timoteo 2:21).
“La religione pura e immacolata dinanzi a Dio e Padre è questa: visitar gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo” Giacomo 1:27 Per essere certi che i nostri atteggiamenti e la nostra condotta siano secondo la volontà di Dio, domandiamoci se il nostro modo di agire ha lo scopo di onorare ed
innalzare il Signore, oppure se mira ad attirare su di noi lo sguardo e il plauso degli altri (Filippesi 1:9, 10; Colossesi 3:17). Davanti a Dio un’azione è pura quando sono limpidi le motivazioni o l’uso dei mezzi che ci inducono a compierla. Infatti, si potrebbe donare quello che si è rubato o compiere un gesto apparentemente altruista, perfino eroico, soltanto per vanagloria o animati da rancori verso altri (Salmo 24:4, 5; I Corinzi 13:3; Colossesi 2:20-23).
Glossario “Puro” significa: non contaminato dal peccato. “Casto” vuol dire: colui che si astiene, con gli atti e con la mente, da pratiche sessuali non consentite al suo stato. “Relativismo” indica la corrente di pensiero secondo cui il concetto di bene e male non possono essere affermati in modo assoluto e definitivo, ma vanno lasciati alla interpretazione delle diverse generazioni, culture e società umane.
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Bibbia e società
ANORESSIA E BULIMIA termini “anoressia” e “bulimia” si riferiscono a quei disordini compulsivi [vedi glossario] alimentari, che sono sintomo di un grave malessere interiore (definiti DAP: Disturbi Alimentari Psicogeni). L’anoressia è il persistente rifiuto del cibo, determinato da un’intensa paura di acquistare peso, mentre la bulimia è una patologica avidità di cibo (fame da bue). Queste alterazioni alimentari sono talmente diffuse nella nostra società, da essere considerate una vera e propria epidemia, perché attraversano tutti gli strati sociali e le diverse etnie, sebbene interessino specialmente la fascia giovanile e generalmente le giovani ragazze. Spesso questi disturbi dipendono dalla sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica e del proprio peso corporeo, dalla necessità di corrispondere ad un canone estetico. I modelli sociali, falsati dai media (non tutti considerano che con un un computer puoi inter-
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venire sui difetti corporei e far apparire i personaggi famosi ben diversi da come sono realmente), richiedono infatti corpi perfetti, ossia smunti ed esili, ed è gratificato chi riesce ad apparire in conformità a quei parametri di immagine e, quindi, di peso. Chi invece non è abbastanza snello o non ha una corporatura scolpita, scarno ed emaciato si sente brutto e poco attraente, per cui il giovane, che pensa di dover essere considerato, deve imparare a mangiare sempre meno (Proverbi 31:30). Il mezzo per dimagrire sono appunto i comportamenti anoressici e bulimici. Alla base di ogni disordine alimentare non c’è soltanto il fatto di sentirsi oggetto di derisione (o almeno si crede) degli altri per la propria forma fisica. Ciò, infatti, potrebbe dipendere anche da un dramma familiare come quello di essere fortemente trascurati dai propri genitori, da un evento traumatico come la morte di un caro o la separazione dei propri genitori, da continue frustrazioni come quello di credersi incapace a raggiungere il peso voluto. Quando il giovane inizia a sottoporsi ad una dieta eccessiva, sempre “fai da te” e senza il parere di un dietologo, in principio egli prova soddisfazione e piacere di poter controllare completamente la propria astinenza dal cibo. L’autostima e la gra-
tificazione di sé diventano direttamente proporzionali ai numeri che appaiono sulla alla lancetta della bilancia e a quanto riesce a vederli calare sempre più verso un numero inferiore. Questo è l’inizio di un vortice incontrollato! Quella dieta ossessiva, che in un primo momento potrebbe compiacere il giovane, in seguito però diventa la sua prigione, perché mangiare qualcosa in più crea una tale frustrazione che si tenta a tutti i costi di piegare la propria volontà al solo fine di liberarsi dal cibo. Così si comincia a pensare che sarebbe meglio affinare le “tecniche” per svuotare lo stomaco e ci si ritrova a mangiare qualsiasi cosa in quantità enormi per poi provocarsi forzatamente il vomito e così impedire l’assimilazione di quanto mangiato: si mangia e si vomita.
“Lo stolto incrocia le braccia e divora la sua carne” Ecclesiaste 4:5 I disturbi compulsivi alimentari sono la conferma della fragilità umana, perché privano il corpo del fabbisogno necessario e ne compromettono il metabolismo basale [vedi glossario].
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1. La Bibbia e la cura del proprio corpo :: Genesi 2:16 :: Salmo 78:24 :: Matteo 6:26; 15:32 Dal punto di vista fisico l’uomo è una complessa ma perfetta macchina, che si alimenta ad ‘aria e cibo’. Per compiere tutte le attività, razionali o fisiche che siano, e per mantenere il minimo di funzioni vitali, l’organismo consuma “energia”, che viene acquisita dal cibo. Mentre ci si alimenta, il cibo viene trasformato in “mattoni” utili alla crescita fisica. Il Signore ha realizzato l’uomo in modo che nutrirsi sia una precisa e spontanea indicazione naturale, un istinto [vedi glossario]. La Bibbia ci insegna ad aver cura del nostro corpo per alcune importanti ragioni. A. Perché siamo il tempio di Dio.
“Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Iddio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi” I Corinzi 3:16, 17 Il nostro corpo appartiene al Signore ed Egli ce ne ha affidato l’amministrazione. Ciascuno di noi dunque deve preoccuparsi di curarlo nel
modo più opportuno, in quanto esso è “tempio di Dio”. Quando ci alimentiamo con equilibrio, allora dimostriamo riverenza e rispetto verso il Signore e la Sua Parola, perché la Bibbia ci esorta a tenere il nostro corpo in onore (cfr. I Tessalonicesi 4:4). I disturbi compulsivi alimentari sono oltremodo dannosi, perché determinano conseguenze devastanti per la salute e la vita. Questi, inoltre, danneggiano e compromettono la testimonianza che diamo agli altri di Dio, anche attraverso il nostro corpo
(Luca 8:55). L’apostolo Paolo scrive ai Corinzi di agire in modo che, vedendoli, gli uomini avrebbero potuto lodare il Signore (I Corinzi 10:31). B. Perché il corpo deve essere protetto dall’insorgere di malattie. Alcune malattie sono causate proprio da un’alimentazione non corretta, per cui dobbiamo essere saggi nello scegliere cibi sani ed idonei alla nostra salute (Genesi 6:21). Evitiamo quegli alimenti che ci danneggiano, ma non certamente quelli
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Glossario “Compulsivo” generato da un impulso irrefrenabile o da una costrizione. “Metabolismo basale” è la quantità di energia, che un organismo vivente consuma in condizione standard di riposo. ”Istinto” è un impulso naturale, congenito e immutabile, ad agire e comportarsi in un determinato modo; il movente naturale di ogni comportamento, finalizzato alla propria conservazione. “Psicoterapeuta” professionista specializzato in trattamenti atti a ricostituire o rafforzare l’efficienza funzionale della personalità.
4 che sono essenziali al fabbisogno quotidiano, alla crescita fisica e allo sviluppo intellettivo e morale. Anoressia e bulimia invece determinano una grave malnutrizione e ciò comporta ulcere, danni permanenti ai tessuti dell’apparato digerente, disidratazione, danni cardiaci e al sistema nervoso, debilitazione fisica, depressione, senso di vergogna e di colpa, difficoltà a mantenere relazioni sociali e familiari, tendenza a comportamenti maniacali. C. Perché la santità non riguarda soltanto lo spirito e l’anima.
“Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” I Tessalonicesi 5:23 Il credente deve principalmente perseguire la salute spirituale come anche quella fisica, ma questi due aspetti non si possono sdoppiare. Il Signore a ragione vuole che ogni componente della nostra persona sia santo: lo spirito, l’anima e il corpo. Come dunque ricerchiamo la Parola di Dio e la preghiera per crescere in grazia e nella conoscenza davanti al Signore, così dobbiamo preoccuparci anche del benessere fisico e ciò è dovuto ad una corretta alimentazione. Questo è il risultato sia di sani pensieri e sia dell’ubbidienza alla volontà di Dio (cfr. Efesini 5:28).
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2. La potenza della Grazia di Cristo :: Giovanni 21:9, 12 :: Galati 5:1 :: I Timoteo 4:4 Questa lezione vuole farti riflettere sul pericolo di precipitare nel vortice incontrollato dei disturbi compulsivi alimentari, manifestazioni segnate anche dall’incapacità di prendersi cura con amore di sé stessi, dalla profonda solitudine e dalla paura continua di non sentirsi amati. Se avevi pensato di emulare gli altri, che praticano l’anoressia o la bulimia perché si credono poco attraenti, evita di incorrere in un simile grave problema spirituale e fisico. Inoltre, ricorda di non crederti tanto capace da provarci per poi uscire indenne solamente con le tue forze. Anche altri hanno creduto di poterci riu-
scire, ma sono rimasti succubi di queste complesse malattie. Se poi stai già vivendo problemi di anoressia o di bulimia e, mentre consideri questa lezione, lo Spirito Santo ti convince del bisogno di essere liberato/a da una simile schiavitù, allora hai bisogno di considerare alcune importanti verità. A. Riconosci la gravità della tua attuale condizione. La Bibbia insegna che dietro la perversione di un istinto c’è il peccato e questo produce il giudizio (Romani 6:23). Talvolta si identifica il peccato con cose eclatanti come il furto, l’adulterio o qualche altra grave manifestazione sociale. La Bibbia invece ci insegna che anche ciò che ha il potere di alterare persino la purezza di un istinto, sia in difetto sia in eccesso, è peccato. L’istinto della nutrizione è deturpato quando non si man-
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La tristezza Una componente da non sottovalutare, e che spesso cerca di albergare il nostro essere, è quella della tristezza. Come recitava un cantante del secolo scorso: “tristezza ... amica della mia malinconia .... facciamoci ancor oggi compagnia” (BuongiornoTristezza - Claudio Villa). Un sentimento, un’emozione che non deve prendere il sopravvento, ma che deve essere affidata a Gesù: Colui che che può aiutarci davvero, come fece con quei due discepoli sulla via di Emmaus, ai quali si avvicinò e parlò ed ai quali si rivelò. Può farlo anche con te!
Credi nella guarigione La Bibbia ci ricorda: “Se cammino in mezzo alle difficoltà, tu mi ridai la vita” (Salmo 138:7); “Chiedete e vi sarà dato … perché chiunque chiede riceve” (Matteo 7:7, 8); “La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà” (Giacomo 5:15).
Ci sono tanti altri versetti con i quali il Signore ti incoraggia ad invocarLo. Se lo desideri, chiedi di pregare ai tuoi genitori, ad un responsabile della comunità, ad un amico, ma soprattutto al monitore della tua classe. Esercita la tua fede nel Signore, considerando che Cristo
gia, quando si mangia troppo o quando si mangia male. Hai dunque bisogno che Dio operi nella tua vita, perdonandoti e liberandoti anche dalla schiavitù dei comportamenti compulsivi alimentari.
“Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo”
B. Devi capire che soltanto il Signore ha la capacità di liberarti. Esistono medici specialisti come lo psicoterapeuta [vedi glossario], che possono aiutarti a ricomporre la tua struttura psicologica e possono darti un supporto teorico per affrontare malattie complesse come quelle in esame nella lezione. Il Signore però ha l’autorità di operare istantaneamente e perfettamente (Salmo 147:15). Ricorda che, quando per gli specialisti non c’è più niente da fare, Dio può ancora tutto! Soltanto il Signore Gesù ha l’autorità di vincere il peccato e risolverne le conseguenze.
Se ti affidi al Signore con una semplice preghiera, Egli opererà. Non devi più essere tu a lottare ogni volta contro il desiderio di liberarti da ciò che mangi e risolvere così i tuoi problemi, ma devi affidarti a Gesù, fidarti di Lui con tutto te stesso e mettere completamente la tua vita nelle Sue mani.
ha trionfato per mezzo della croce per provvedere anche la tua guarigione (Isaia 53:5) e la liberazione da ogni forma di schiavitù (Galati 5:1). “... io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce” (Esodo 15:26).
Efesini 3:20
C. Richiedi al Signore la guarigione. Non pensare mai che per te non ci sia più alcuna speranza, perché il Signore non è cambiato. MettiLo alla prova!
“Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il Signore?” Genesi 18:14
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Lo Spirito Santo e noi
L’AZIONE DELLO SPIRITO SANTO a Scrittura ci rivela come sin da prima del principio, quando non esisteva nulla, lo Spirito Santo è “Spirito eterno” (Ebrei 9:14). Egli nel principio ha dato origine al creato (Giobbe 33:4), operando in armonia con le altre due Persone della Trinità (Genesi 1:26). Come dal prin-
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cipio, poi, lo Spirito Santo continua ad “aleggiare” ancora per santificare quanto è stato danneggiato dal peccato e dalla ribellione dell’uomo. Da queste considerazioni introduttive siamo invitati a riconoscere dunque la divinità, la personalità e l’operosità dello Spirito Santo.
1. Lo Spirito Santo è Dio in Persona :: Giovanni 16:7, 13 :: Atti 5:3, 4 Lo Spirito Santo sarebbe una Persona, sebbene non abbia un corpo fisico? La Scrittura lo conferma!
“Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me “ Giovanni 15:26 Nella lingua greca, la lingua in cui è stato scritto il Nuovo Testamento, il termine “spirito” traduce le parole “soffio”, “respiro”, “vento”. La lingua greca differisce dalla nostra perché si avvale di tre generi: il maschile per la persona maschile, il femminile per la persona femminile, il neutro per le cose. “Spirito” è dunque una parola in genere neutro, perciò l’articolo lo, che precede, concorda con il neutro e così pure dovrebbe fare il pronome egli, che segue. Quando Giovanni, lo scrittore del Vangelo, volle con Egli riferirsi a Dio lo Spirito Santo, violando le regole della grammatica greca, ha usato il pronome maschile come per riferirsi ad una persona. Giovanni lo usa anche nel capitolo 14:26 e 16:7, 13 rimarcando così la verità che lo Spirito Santo è Dio in Per-
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sona! Si può dunque essere “persona” senza per questo avere un corpo fisico (ad esempio gli angeli) e di contro si può avere una struttura fisica senza per questo essere una persona (ad esempio le piante). Ogni persona ha delle caratteristiche tipiche. Intanto ha volontà propria, ossia agisce nella libertà delle proprie scelte, secondo il proprio pensiero ed opera come crede e come vuole. Lo Spirito Santo ha una Sua propria volontà “ma tutte queste cose le opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole” (I Corinzi 12:11). La Sua volontà è sempre in accordo con quella del Padre e del Figlio, proprio perché insieme condividono le stesse perfezioni. Ogni persona ha anche intelligenza, ossia ha la facoltà di conoscere, di sentire, di comunicare, di esprimere sé stesso, di comprendere, di avere sensibilità, di ragionare…
Lo Spirito Santo conosce le cose di Dio ed inoltre parla, convince, insegna… ed ha tanti buoni motivi per farlo (I Corinzi 2:9-13). Egli prova emozioni ed è sensibile alle risposte dell’uomo (Efesini 4:30). Anania e Saffira si erano accordati per mentirGli e l’apostolo Pietro dichiarò che essi avevano mentito a Dio (Atti 5:3, 4). Noi ci affliggiamo e ci indigniamo, quando altri ci insultano o ci offendono. Lo stesso avviene allo Spirito Santo, quando l’uomo rifiuta i Suoi consigli e non Lo considera (Atti 7:51). Ogni persona ha inoltre potenza, ossia ha la capacità di perseguire i propri obiettivi e di realizzarli. Lo Spirito Santo ha deciso di creare e l’ha fatto, di portare alla salvezza i peccatori e continua a farlo (Giovanni 3:5-8), di santificare la Chiesa (I Corinzi 6:11) … Egli continua ad agire nel cuore dei credenti, perché lo Spirito Santo è Dio in Persona!
2. Il Consolatore che non ci abbandona :: Giovanni 14:16, 26 :: Efesini 4:30 Quando il Signore Gesù annunciò il Suo prossimo ritorno al Padre, i discepoli furono preoccupati, perché a torto pensavano che sarebbero rimasti da soli per sempre. Il Signore, però, non aveva bisogno di notare il loro disagio interiore prima di intervenire, perché infatti aveva già provveduto ad un altro Consolatore, Dio in azione, il Quale avrebbe svolto un’opera insostituibile e preziosa nella vita dell’uomo. Quei discepoli non sarebbero rimasti soli… e neppure noi lo saremo mai!
Il vento. Uno dei simboli dello Spirito Santo è quello del vento. Gesù vi fa riferimento parlando con Nicodemo della nuova nascita. Nel libro degli Atti lo vediamo citato quando i discepoli nell’alto solaio sperimentano la pienezza dello Spirito Santo o quando il profeta Ezechiele invoca Dio per soffiare con il Suo Spirito in quella valle di ossa secche per farle rivivere. Lo Spirito Santo porta vita e pienezza. PermettiGli di farlo anche nella tua vita.
“E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre” Giovanni 14:16
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5 Soltanto Giovanni, nello scrivere il Vangelo, ha riportato per quattro volte il termine “Consolatore”, che significa “colui che sta a fianco”, “colui che viene in aiuto”. Egli era, dunque, la persona chiamata a fianco di un’altra allo scopo di aiutarla, specie nei procedimenti penali, e infondere serenità. Prova ad immaginare in quanti pericoli siamo capaci di imbatterci e quanti problemi abbiamo; è per questa ragione che abbiamo bisogno di un consolatore. Considera che Gesù ha già pensato anche per te e per me! Il versetto, che abbiamo riportato sopra e che ti incoraggiamo a memorizzare, riporta l’aggettivo “altro”. Nella lingua greca ci sono due parole, che possono essere tradotte in italiano con “altro”, ma il cui significato è totalmente opposto. Il primo termine significa “altro” è inteso della stessa specie (ad esempio dammi un’altra caramella) mentre il secondo è di una specie diversa (ad esempio dammi un’altra cosa). Quando Cristo promise un altro consolatore intendeva dire che avrebbe mandato un’altra Persona compassionevole e benigna proprio come Lui, della stessa Natura. Giovanni ha usato appunto il primo termine. Lo Spirito Santo dunque è un Consolatore della stessa Natura e competenza di Cristo! Egli non è quindi un delegato, un sostituto temporaneo, un precario, uno che rimedia alla mancanza del titolare, ma è un altro consolatore della stessa capacità e natura! Gesù per i Suoi discepoli era stato insegnante infallibile e saggio, grande difensore nei
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loro momenti critici, e donatore amorevole della Sua grazia. Lo Spirito Santo avrebbe fatto esattamente come Gesù: né più, né meno! La Scrittura ribadisce ancora che il Consolatore rimane con noi per sempre e non ci abbandona mai. Lo Spirito Santo non ci visita episodicamente, non ci sta vicino unicamente nei nostri momenti migliori, non fa sentire la Sua presenza soltanto quando entriamo nel locale di culto, né si interessa di noi a patto che siamo spirituali [vedi glossario]. Cristo ha mandato lo Spirito Santo perché ci stia sempre vicino, perché dimori sempre nel nostro cuore (Giovanni 14:17; I Corinzi 3:16). Non hai bisogno di cercarlo chissà dove, né di dover fare molta strada per raggiungerlo, né di doverlo chiamare a lungo per farlo avvicinare, perché anzi Egli ti è già vicino e lo sarà per sempre. Pensa
che Dio lo Spirito Santo vuole stare sempre con te: rifletti sull’onore e l’amore che ti riserva!
3. Lo Spirito Santo è Dio all’opera :: I Corinzi 2:9-11 Quante volte i nostri genitori ci incoraggiano a compiere un’attività o un servizio. Può capitare che sulle prime rispondiamo entusiasticamente: “Lo faccio subito!”, mentre poi lasciamo tutto a metà. Gesù ha ricordato il comportamento di un figlio, per esporre poi un insegnamento spirituale. “Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: Figliolo, va’ a lavorare nella vigna oggi. Ed egli rispose: Vado, signore; ma non vi andò” (Matteo 21:28, 29). Ti rivedi nell’agire di questo fi-
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La colomba. Un altro simbolo dello Spirito Santo è la colomba. Il vangelo vi fa riferimento nel descrivere i momenti in cui Gesù fu battezzato in acqua da Giovanni. Il battista dice: “Ho visto lo Spirito Santo scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui” (Giovanni 1:32).
Vivilo sulla tua pelle Hai mai provato ad aiutare delle persone segnate dal dolore, forse anche per la perdita di un loro congiunto? Sicuramente sai che il modo più indicato è incoraggiarli usando la Parola di Dio. Forse ti sei reso conto di come, mentre da un lato le tue parole volevano sostenere la fiducia e infondere coraggio a chi era nel bisogno, dall’altro il
glio? Considera ora Dio lo Spirito Santo mentre è all’opera. Se Egli dovesse impegnarsi e non mantenere, se dovesse tirarsi indietro o non svolgere bene il Suo compito. Tu esclameresti subito: “Non può farlo, Egli è Dio! La Sua opera è perfetta!”. Hai assolutamente ragione in questo (Deuteronomio 32:4). Questa certezza dipende dalla fiducia nelle Scritture e da quello che abbiamo visto compiere nella vita di Gesù. Dietro la nascita miracolosa di Cristo c’è stata l’opera dello Spirito Santo (Luca 1:35; Matteo 1:18), proprio come dietro il Suo meraviglioso ministerio (Luca 3:22; 4:1, 18, 19; 10:21; Giovanni 1:33; Atti 10:38), fino alla morte in croce (Ebrei 9:14) e alla risurrezione dai morti (Romani 8:11). Se lo Spirito Santo ha segnato così tanto la vita di
dolore stesso stava sgretolando l’efficacia della tua opera di consolazione. Hai provato allora a rafforzare il tuo incoraggiamento con altri esempi della Scrittura, ma ancora inutilmente. Sembravi Ercole che tagliava le teste dell’Idra [vedi glossario] e che continuavano a ricrescere. Poi ti sei arreso. Lo Spirito Santo invece
Cristo da essere con Lui in ogni aspetto del Suo ministerio terreno, come potremmo noi credere di poter vivere la nostra vita cristiana senza il Suo aiuto? La Scrittura ci incoraggia ad agire come ha fatto Gesù e non impedire l’opera dello Spirito Santo nella nostra vita.
“Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione” Efesini 4:30 La Bibbia ci aiuta a comprendere il tipo di opera, che Dio lo Spirito Santo compie. Prima fra tutte Egli è all’origine dell’opera della salvezza (Giovanni 16:7-11), è Colui che ci aiuta (Giovanni 14:16), ci partecipa le virtù di Cristo (Giovanni 16:14); Egli riempie i credenti per annunciare la
non si stanca mai di offrire il Suo aiuto a quanti sono bisognosi, facendolo efficacemente. Anche quando Gli sfuggiamo, dubitiamo di Lui o addirittura mormoriamo contro il Signore, il Consolatore non si rassegna a volerci guarire da tutte le nostre afflizioni. Egli è paziente e non si scoraggia nel compiere la Sua opera.
Parola di Dio con franchezza (Atti 4:31), istruisce nella verità (Giovanni 16:13), sospinge nella preghiera (Romani 8:26)… Lo Spirito Santo è davvero una Persona straordinaria ed insostituibile! Considera, inoltre, che la Sua opera di grazia non è per qualche credente privilegiato o per alcuni pochi spirituali [vedi glossario], ma per tutti e dunque anche per te (Atti 2:39). Quanto è scritto nella Bibbia è dunque il progetto di Dio Padre per te, perciò lo Spirito Santo vuole incoraggiarti affinché tu possa permetterGli di operare anche nella tua vita (Filippesi 1:6). Ricordati che molto dipende anche dalla tua volontà! Considera allora questa lezione come l’invito di Dio ad affidare pienamente la tua vita nelle mani di Cristo e all’opera dello Spirito Santo.
Glossario “Spirituale” colui che ubbidisce alla Parola di Dio e la mette in pratica con coerenza e costanza. “Idra” nella mitologia classica era un serpente mostruoso dalle molte teste, capaci di rinascere anche una volta tagliate.
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Essere chiesa
L’IDENTITÀ DELLA CHIESA DI CRISTO a Chiesa costituisce una prova inconfutabile dell’opera di Cristo e una tangibile manifestazione della presenza del Signore. Tanti luoghi comuni hanno sfigurato le sembianze del popolo di Dio. L’identità di esso, come dichiarato nelle Scritture, si distingue chiaramente dalle maree di pratiche religiose massificanti [vedi glossario] e dagli strati secolari di tradizioni umane, che vorrebbero insabbiarne le vere origini, così pure dal declino teologico, che pretende di limitare l’accesso tra le fila della Chiesa ad una ristretta cerchia di uomini. La Parola di Dio ci mostra come si forma e consolida una coscienza cristiana nel credente, su quali basi può maturare l’identità personale e collettiva di Chiesa di Cristo. La Bibbia ritrae la chiara immagine di un popolo consapevole di essere stato salvato per grazia dalla condanna eterna, appartato da questo mondo ottenebrato dal male e in marcia verso la gloria celeste.
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“Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” I Corinzi 3:16
1. Un popolo redento :: Efesini 2:1-5, 12, 13, 19-22; :: Romani 8:15, 16 :: I Corinzi 15:7-10 :: I Timoteo 1:13-15 Spesso la Chiesa è assimilata con una “religione di massa”, cioè con tutte quelle persone che si definiscono cristiane o frequentano le adunanze comunitarie. In realtà la Scrittura afferma categoricamente che non è la partecipazione a riunioni di culto o attività religiose a rendere cristiana una persona. Persino il rito battesimale, per quanto ortodosso nella forma, non potrà mai conferire il diritto di entrare a far parte della Chiesa, se prima il Signore stesso non compie un’opera radicale ed interiore nell’individuo (Giovanni 1:12, 13). La Bibbia identifica un cristiano come uno dei “membri della famiglia di Dio”, sottolinean do il contrasto tra ciò che si era nella vecchia vita, nella natura corrotta e
schiava del peccato, e ciò che si è nella nuova vita ricevuta per l’opera di Cristo (Efesini 2:1-5, 12, 13). Questo è il punto basilare dell’identità cristiana che possiedono quanti hanno costatato l’abisso della propria miseria spirituale e realizzato l’immensa ricchezza della grazia divina (Efesini 3:8; I Timoteo 1:13-15). Pertanto, la coscienza di essere figli di Dio non può essere impartita dal senso di appartenenza ad una comunità locale, per quanto ciò sia positivo, neanche dal provenire da una famiglia evangelica da generazioni. Chi diventa figlio di Dio sa che Egli stesso lo ha “adottato”, donandogli una nuova natura (Isaia 63:16; Galati 4:5, 6). L’identità cristiana non proviene da conferme umane, bensì dall’attestazione divina e corrisponde alla certezza che il Signore ha operato per me e in me, spezzando le catene della schiavitù del male e donandomi nuova visione della vita (II Samuele 7:23; Romani 8:15, 16).
“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” II Corinzi 5:17 È come possedere un “documento” spirituale, che fornisce una forza capace di vincere ogni rimorso e le incertezze o la superbia per
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quegli aspetti della propria conversione che differiscono dalle esperienze altrui (I Corinzi 15:7-10; Galati 6:3, 4). Alcuni, soprattutto quelli che da bambini frequentano la comunità cristiana, non sempre sanno stabilire con precisione la data della loro conversione al Signore, della nuova nascita. Non è questo il problema che deve causare una crisi d’identità cristiana. L’importante è che ci sia quel raffronto tra il peccatore nemico di Dio che ero ed il figlio di Dio che adesso sono! Non è indispensabile fissarci sul definire il momento esatto in cui la nuova creatura è venuta alla luce, quello che conta davvero è l’essere coscienti che la nuova vita permane e si sta sviluppando manifestandone i frutti (Giovanni 9:25; Romani 5:8-10; 8:14). L’opera di santificazione progressiva compiuta dallo Spirito Santo ci rivela aspetti negativi del nostro carattere che ignoravamo, fa esplorare “zone interne” del nostro essere in cui mai nessuna persona o circostanza ci avevano fatto penetrare. Talvolta noi stessi stentiamo a riconoscerci, pare di non sapere più chi siamo (Romani 6:21; Giacomo 1:26). Tuttavia, in tali esperienze siamo sostenuti dall’immutato amore di Dio verso noi. Egli continua a riconoscerci come Suoi figli, mentre ci apriamo alla Sua voce ed arrendiamo alla Sua correzione (Ebrei 12:46; I Giovanni 1:7).
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Essere chiesa
2. Un popolo appartato :: Ester 3:8 :: Daniele 1:6-8; 3:14-17 :: Matteo 5:13-16 :: Atti 11:26; 19:15 :: I Pietro 4:4
con sid era
Certamente il popolo di Dio è trasversale alle denominazioni cristiane, essendo la comunione spirituale di tutti i salvati per grazia (Efesini 4:46). Tuttavia la Bibbia asserisce che la Chiesa è formata da quanti fondano la loro fede unicamente e integralmente sulla Parola di Cristo, l’unica “pietra angolare”, che unisce i redenti d’ogni luogo e tempo, facendo di essi l’edificio spirituale in cui dimora ed opera lo Spirito Santo (Efesini 2:19-22). I credenti, pur vivendo ancora fisicamente sulla terra, ora appartengono ad un altro regno spirituale (Colossesi 1:13). Ciò li pone come persone trasformate in contesti sociali rimasti immutati. Vecchi amici o parenti non comprendono quanto è avvenuto nell’anima di chi ha realizzato l’opera di Cristo; spesso nel dirgli che non riconoscono in questi la medesima persona di prima, esprimono un tono accusatorio piuttosto che di compiacimento (I Pietro 4:4). Imitare i Ciò potrebbe modelli del spingere i mondo credenti spersonalizza a farsi acl’individuo, ma prendere a modello cettare dal Cristo induce il mondo, a credente a sviluppare voler esseuna forte identità. re ancora riconosciuti dagli altri come “uno di loro”. Ma il cristiano deve prendere atto che ora
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è un altra persona, con nuovi pensieri, sentimenti e desideri; non sembra diverso, né deve sforzarsi di apparirlo: lo è davvero! (Efesini 5:7, 8; I Giovanni 3:1). In famiglia, nella società ed in ogni rapporto umano, il credente è chiamato a riscoprire e ribadire il ruolo assegnatogli dal Signore e ciò provocherà inevitabili contraccolpi; tuttavia, questo processo risulta utile per fortificare la propria identità di uomini e donne di Dio (II Timoteo 3:14-17). Diversamente, quando il popolo di Dio cerca di conciliare tutte le vecchie relazioni ed usanze con la nuova vita finisce per smarrire il senso della propria identità e quindi la forza della propria vocazione (I Samuele 8:19, 20).
“Ma voi siete... una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio... “ I Pietro 2:9, 10 Partire da ciò che il Signore ha compiuto per noi, da quel che speriamo, rimane la base imprescindibile per fortificare la propria identità di fede con delle scelte nette, quelle di chi appartiene a Cristo e ad un popolo appartato da questo mondo (I Re 18:21; I Pietro 1:16). Sebbene a Daniele e ai suoi giovani amici fossero stati mutati i nomi, per farli identificare con le divinità babilonesi, essi sapevano chi era-
no perché sapevano bene in Chi avevano creduto (Daniele 1:6-8; 3:14-17). La comunità evangelica non è un circolo religioso, neanche un ghetto chiuso in sé; essa si estranea dallo stile di vita mondano avverso alla giustizia ed alla gloria di Dio, ma per “tornare” fra la gente con un divino mandato missionario. L’efficacia della testimonianza nel mondo viene proprio dalla separazione spirituale da esso (Matteo 5:13-16). Siamo come ambasciatori presenti su territori stranieri per offrire la pace nella riconciliazione con il proprio Sovrano (II Corinzi 5:18-20). Quando ci identifichiamo pienamente con Cristo sarà la società stessa a definirci “cristiani” e persino le schiere sataniche dovranno riconoscere chi siamo, a motivo di Colui che regna in noi, della nostra relazione vivente con il Signore (Atti 11:26; 19:15).
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Rifletti Affermare che i giovani sono la Chiesa del domani è un luogo comune da rettificare. Si può dire che essi sono
3. Un popolo celeste :: Salmo 148:12-14 :: Galati 3:28 :: I Giovanni 3:2 Il popolo di Dio per quanto includa persone differenti per razza, ceto sociale, carattere, sesso ed età, è spiritualmente unito, capace di operare in armonia, sulla base della comune identità di fede (Galati 3:28; Romani 12:5). La personale identificazione con Cristo non porta a cercare una comunità secondo la propria indole o cultura, ma permette di stabilire saldi legami di comunione fraterna fondati sull’insegnamento biblico e sugli scopi divini (Filippesi 2:2-5). Quando vi è scarsa visione di ciò che significa essere Chiesa di Gesù Cristo si generano pericolose fratture tra i credenti. Taluni girovagano tra i gruppi più disparati sperando di tro-
varne uno in cui essere accettati per quello che sono e per la vita che conducono, ma in realtà stanno rincorrendo soddisfazioni egoiste e sfuggendo le loro responsabilità davanti al Signore. Per tali credenti sarà veramente arduo sapere chi sono, cosa credono e capire quello che Dio vuole per la loro vita (Efesini 4:20-24). Nella comunità cristiana non c’è posto per individualismi e conflitti generazionali. Perciò non esiste la chiesa dei giovani e quella degli anziani, dove ognuno ha il suo culto esclusivo e i propri metodi. I redenti sono chiamati a servire il Redentore insieme e senza “camere stagne” (Salmo 148:12-14; Geremia 31:13). Purtroppo può accadere che da un lato i giovani vogliano organizzarsi per proprio conto, non rispecchiandosi nella mentalità secondo loro ormai superata delle passate generazioni. Dal lato oppo-
potenzialmente le colonne del futuro, ma i giovani sono la chiesa attuale, se nati di nuovo oggi.
sto, adulti e anziani possono non fidarsi dei giovani e coinvolgerli adeguatamente, giudicando superficiali le loro esperienze cristiane. Ciascuno è chiamato a dare l’apporto della propria stagione di vita; i giovani contribuiscono con il loro vigore e gli anziani con la sobrietà della loro esperienza, senza la pretesa che gli altri siano diversi da quel che la loro età li porta ad essere (Proverbi 20:29; I Timoteo 4:12; I Pietro 5:5). D’altra parte, una forte identità cristiana, a qualunque età, si completa nella certezza di ciò che saremo nella futura gloria celeste (I Giovanni 3:2).
Glossario “Massificare” significa spersonalizzare gli individui, inquadrandoli in masse anonime, senza alcuna differenziazione
“Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria” Colossesi 3:4 Ecco perché i redenti non cercano di stare al passo con i tempi, ma camminano sempre più al passo con la Parola di Dio, studiandosi di progredire ogni giorno nell’essere le persone che Dio vuole essi siano, mentre si preparano per la meta eterna della loro vocazione a salvezza (I Timoteo 6:11-14; I Giovanni 2:13-17).
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