ISBN 978 88 89698 41 9
ADI Media
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
€ 9,70
IL TESORO
Le meditazioni presenti in quest’opera prendono in esame il testo biblico con un approccio espositivo, senza lesinare, però, applicazioni pratiche e sottolineature di temi dottrinali davvero peculiari e propri della penna dell’apostolo dei Gentili. L’insegnamento paolino, in un certo senso, è qui amplificato dagli approfondimenti e dal pensiero degli autori, nonché dalla rilevanza data all’intero contesto storico grammaticale degli scritti ispirati. La lettura di questo libro risulterà sempre proficua, soprattutto se fatta precedere e seguire da quella dei brani biblici segnalati, che accompagnano ogni meditazione. La riflessione che il testo richiede sarà sicuramente di grande arricchimento spirituale, per il lettore che si accosta alla Parola di Dio con spirito di preghiera, desideroso di essere guidato in tutta la verità dalla virtù celeste dello Spirito Santo.
delle EPISTOLE PAOLINE
AA. VV.
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“Il Tesoro Delle Epistole Paoline” © ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 06 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” Ottobre 2010 - Tutti i Diritti Riservati Tradotto e compilato: A cura dell’Editore Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996 Società Biblica di Ginevra - Svizzera Immagine di copertina: Uno scorcio della via Appia Antica. L'immagine è opera di Kleuske at nl.wikipedia ed è licenziata in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione Condividi allo stesso modo 3.0 Unported Si ringraziano quanti hanno contribuito alla pubblicazione di questo libro. Stampa: Produzioni Arti Grafiche S.r.l. - Roma
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P R E FA Z I O N E Con questo libro di meditazioni bibliche quotidiane, aggiungiamo un altro testo alla collana de “Il Tesoro delle Scritture”. Dopo aver dato alle stampe Il Tesoro dei Salmi, dei Vangeli e del Pentateuco, presentiamo ora quello delle Epistole Paoline. Come già accennato nelle precedenti pubblicazioni, il desiderio di chi lavora alla realizzazione di quest’opera è quello di percorrere tutte le pagine della Bibbia, per offrire al lettore la possibilità di sfogliare e meditare la Parola di Dio con dovizia e sistematicità, grazie anche all’ausilio di questo umile strumento. Il presente volume, come d’altronde i precedenti, raccoglie pensieri, annotazioni e frammenti di messaggi pubblicati o predicati da scrittori evangelici di fama mondiale, tra cui R. A. Torrey e D. L. Moody. Quest’opera è dunque un compendio del pensiero evangelico classico, riguardante le epistole paoline. Le meditazioni seguono lo stile delle precedenti: prendono in esame il testo biblico con un approccio espositivo, senza lesinare, però, applicazioni pratiche e sottolineature di temi dottrinali davvero peculiari e propri della penna dell’apostolo dei Gentili. L’insegnamento paolino, in un certo senso, è qui amplificato dagli approfondimenti e dalle riflessioni degli autori, nonché dalla rilevanza data all’intero contesto storico grammaticale degli scritti ispirati. Alcuni argomenti, poi, sono ripresi e ribaditi per essere esaminati da differenti punti di vista: la stessa Scrittura compie per prima questo lavoro, perché ricorda in stretta sequenza, nella stessa epistola, determinati argomenti considerati fondamentali per la vita del singolo credente e della comunità. In ogni caso, la lettura risulterà sempre proficua, soprattutto se fatta precedere e seguire dalla lettura dei brani scritturali segnalati nel libro e che accompagnano ogni meditazione. La lettura quotidiana, la meditazione biblica e la riflessione che essa richiede saranno sicuramente di grande arricchimento spirituale, per il lettore che si accosta alla Parola di Dio con spirito di preghiera, desideroso di essere guidato in tutta la verità dalla virtù celeste dello Spirito Santo. L’Editore
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23 GENNAIO
I L F O N D A M E N T O D E L L A PA C E “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”
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[ROMANI 5:1]
fondamenti della redenzione e della pace sono stati posti al Calvario, quando il Signore depose il Suo soffio vitale nelle mani del Padre, in riscatto dei peccati del mondo. Il Nuovo Testamento ripetutamente afferma che in Cristo ogni uomo è giustificato dinanzi a Dio. Ma che cosa s’intende per giustificazione? È molto più del perdono dei peccati. Il perdono condona la pena che una persona dovrebbe scontare a causa delle sue trasgressioni, la giustificazione cancella la colpa. Questa è l’opera perfetta che Cristo ha compiuto anche per te! In virtù della giustificazione l’uomo è visto da Dio senza macchia ed è dichiarato giusto, nonostante i peccati commessi nel passato. Una persona che si trova a scontare la condanna prevista per i reati commessi, può chiedere la grazia e, in casi del tutto eccezionali, essere sottratto alla pena che sta scontando, ma non sarà mai considerata innocente. Dio invece, nel giustificare l’uomo, elimina la pena, cancella la colpa e gli concede la grazia di potersi accostare a Lui come se non avesse mai peccato! Come è possibile tutto ciò? Credendo in Cristo e nel sacrificio da Lui compiuto per la salvezza del genere umano. Per fede, infatti, la giustizia di Cristo, che pur essendo tentato in ogni aspetto visse senza peccato, è imputata al peccatore che si ravvede, il quale è così giustificato dinanzi a Dio. Tutto questo fa risaltare la grandezza dell’amore di Dio e produce vera pace nel cuore di chiunque crede in Cristo Gesù, il Quale “... è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui” (Isaia 53:5). La pace del Signore oltre a riempire il nostro cuore è anche una protezione contro le ansietà della vita: “E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Filippesi 4:7). Caro amico, credi in Gesù, affidati nelle Sue mani! Sarai giustificato, potrai iniziare anche tu una nuova vita in comunione con Lui e sperimentare la pace con Dio. Lettura biblica: Romani 5:1-4
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9 MAGGIO
U N A Q UA L I TÀ I N D I S P E N S A B I L E “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo”
N
(I CORINZI 13:1)
ella lingua greca classica, la parola “agape” è quasi del tutto sconosciuta. Nel linguaggio cristiano invece, oltre a essere usata spesso, definisce la prima e la più importante delle qualità cristiane. “Agape” infatti, per gli scrittori del Nuovo Testamento, è l’amore specificatamente cristiano. Nessuna indagine, per quanto minuziosa, ci farà tuttavia scoprire le reali dimensioni di questa virtù; il termine definisce ciò che è o dovrebbe essere questo sentimento. L’amore s’impone alla nostra attenzione soltanto quando si manifesta nella vita pratica, perciò, ciascun credente è qualificato agli occhi di Dio non tanto in ragione di quanto sa sull’amore, ma in base a quanto opera in virtù d’esso. Il nostro “peso specifico” spirituale dipende unicamente dalla quantità di “agape” che possediamo. Chi ne è privo non potrà essere apprezzato da Cristo nella vita futura, anzi, a dire il vero, non vale niente già al presente. È vana anche la speranza di poter compensare questa mancanza con l’aggiunta di altre ricchezze spirituali o sacrifici dall’apparenza eccellente: “Se … ma non avessi amore, non sarei nulla” (v. 2), dice l’apostolo Paolo. D’altra parte, se riteniamo di possedere in una certa misura questo dono prezioso, dobbiamo sempre riconoscerne la fonte. È lo Spirito Santo che ha sparso nel nostro cuore l’amore di Dio, poiché Egli, nella Sua essenza, è amore. Dobbiamo fare molta attenzione su questo punto, per non cadere nel trabocchetto dell’orgoglio e dell’innalzamento spirituale. Infine, la Scrittura ci propone un ideale dell’amore così elevato da farci dubitare della possibilità di una sua piena attuazione. Non dobbiamo, però, scoraggiarci poiché, forse, proprio partendo da questa constatazione, saremo così “costretti” ad andare a Lui ogni giorno per chiedere, come dice un bel cantico, la forza per amare.
Lettura biblica: I Corinzi 13:1-3
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11 GIUGNO
TERRA FUORI, ORO DENTRO “Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”
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(II CORINZI 4:10)
uesto brano, quasi incidentalmente, ci suggerisce un valido criterio per riconoscere i veri servitori di Dio. L’uomo spirituale, infatti, è consapevole del valore inestimabile delle verità a lui rivelate e affidate. Non può, di contro, che rilevare l’indegnità del “contenitore” cui è assegnata la custodia di questo tesoro. In quelle occasioni in cui si pone enfasi sull’uomo, sulla sua rispettabilità e sulle sue prerogative, dove si assiste all’esaltazione di un leader religioso e si tessono, senza sosta, le lodi di un qualche personaggio, ebbene lì, soffia per certo uno spirito ben diverso da quello che aleggia sulle parole del nostro testo. Essere consapevoli della propria inadeguatezza serve ad evidenziare il ruolo superiore, che di diritto spetta soltanto a Dio, nella vita di ogni persona e in seno a ogni comunità. Il raffronto con il Signore non serve tanto a umiliare ogni pretesa umana, quanto piuttosto a evidenziare il ruolo che la realtà divina deve ricoprire al fine di glorificare adeguatamente l’Eterno. La “vita di Cristo” (v. 10) si manifesta soltanto laddove è avvenuta la morte della vecchia natura umana; non vi sarà mai vera vita, se prima non è sepolto il vecchio “io”, la natura ribelle che si ostina a non cedere il passo all’amore di Cristo. Certo, alle volte ci si sente allo stremo, quasi avessimo esaurito le risorse e si prova la sensazione di non farcela più, ma il Signore non ci abbandona, anzi rinnova le Sue promesse e moltiplica i Suoi interventi. Vi è un punto, più di altri, da cui non vogliamo recedere: Colui che ha risuscitato Gesù Cristo, risusciterà anche noi! Questo è uno dei beni più preziosi che abbiamo ricevuto, questa è una verità alla quale vogliamo tenerci ben stretti; certo, siamo vasi di nessun pregio, umanamente da buttare, che però racchiudono, con ogni onore, i beni più preziosi che vi siano!
Lettura biblica: II Corinzi 4:8-11
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5 AG OSTO
F RU TT I PR E ZI O SI “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo”
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(G ALATI 5:22)
a patria dei Galati era situata in Asia Minore e gran parte della popolazione era dedita all’agricoltura. Sebbene fosse costituito, in maggioranza, da analfabeti, il popolo della Galazia era dotato di grande intelligenza. È interessante notare come l’apostolo Paolo parli loro della vita spirituale utilizzando espressioni figurate che ben si adattano alla comprensione di quei credenti. Insiste sulla necessità di portare: frutto, pesi, semi, un marchio. 1. Per quanto riguarda il frutto, la Parola dice: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo”. 2. Nel capitolo successivo si parla di pesi: “Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo” (6:2). 3. Più avanti si esprime sulla semina: “… perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna” (vv. 7, 8). 4. Infine, Paolo fa riferimento a un marchio: “… io porto nel mio corpo il marchio di Gesù” (6:17). Come abbiamo visto, per l’apostolo, è prioritario portare frutto. Molti, sbagliando, pensano che questa espressione si riferisca al servizio. Essa, invece, riguarda il complesso dei frutti, ognuno dei quali si riferisce al carattere e al comportamento del credente. Non dimentichiamo che il “frutto dello Spirito” è un tratto distintivo della persona di Cristo. Facciamo una doviziosa verifica di noi stessi ed esaminiamoci attentamente: non abbiamo forse bisogno di vedere qualche aspetto di questo meraviglioso frutto manifestarsi nella nostra vita? Ogni albero buono si riconosce dal suo frutto.
Lettura biblica: Galati 5:18-26
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7 SETTEMBRE
L’A R M AT U R A
DI
DIO
“Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo”
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(EFESINI 6:11)
’apostolo Paolo, forse osservando le armi del soldato che lo sorveglia (cfr. Atti 28:16-30), riesce a trarre una profonda lezione spirituale. Esaminiamola brevemente. La prima cosa che dichiara è: “… fortificatevi nel Signore …” (v. 10), poiché i paurosi influenzano negativamente gli altri (cfr. Deuteronomio 20:8; Giudici 7:3), ma la fede allontana la paura e il credente diviene consapevole di vincere non per potenza o forza umane ma per lo Spirito del Signore (cfr. Zaccaria 4:6). “Rivestitevi”. Per farlo adeguatamente, bisogna prima spogliarsi del vecchio uomo (cfr. Efesini 4:22-24): questa è la prima cosa da fare. “Della completa armatura di Dio”. Non soltanto una parte, non vogliamo che qualcosa di noi rimanga scoperto così da essere vulnerabili in alcuni punti. Le risorse umane, poi, sono inadeguate per il combattimento spirituale: dobbiamo quindi ricorrere ad armi spirituali (cfr. II Corinzi 10:4). Quando Davide volle affrontare il gigante Goliat, si sentì impacciato nell’armatura di Saul, così se la tolse, essendo certo di poter vincere nel nome del Signore. La corazza ci ripara dai dardi del maligno (v. 16; cfr. Salmo 91:5-7) diretti al nostro cuore. La cintura regge la spada che ci protegge dalla malvagità, mentre i calzari preservano i nostri piedi, perché il cammino del cristiano è spesso impervio. Lo scudo, preposto a riparo, ci ricorda di non precedere mai Gesù, ma di seguirne sempre le orme (cfr. I Pietro 2:21). L’elmo, a protezione del capo, è il bersaglio preferito del nemico che insidia la mente allo scopo di strapparla al controllo di Dio. Fratelli, non permettiamogli di imprigionare il nostro intelletto, ma dilettiamoci in quanto è onorevole, santo, giusto, puro e buono (cfr. Filippesi 4:7, 8). Poiché la nostra mente subisce l’influenza di quanto i nostri sensi percepiscono e assimilano, perseveriamo nel meditare le Scritture. Ricordiamo che la spada, arma atta a offendere quanto a difendere, deve essere brandita con il vigore e l’autorità che deriva dall’essere arruolati nell’esercito del Signore. Lettura biblica: Efesini 6:11-17
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23 SETTEMBRE
U N A G I O I A AU T E N T I C A “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi”
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(FILIPPESI 4:4)
uest’allegrezza non deve tradursi in un entusiasmo passeggero, né tantomeno in una giornata dal tepore primaverile che termina in una lunga notte di gelo. L’euforia suscitata delle emozioni di un momento non produce alcun reale giovamento. Non si tratta neppure di una spensieratezza infantile o di un sentimento di mutevole speranza, che cancella con facilità il passato senza preoccuparsi del futuro. Si tratta, invece, di un profondo e autentico stato del proprio essere: è la gioia nel Signore. Per molti versi, non cambia la vita eliminandone difficoltà e pesi, ma illumina le tenebre consentendo di scorgere la luce della speranza. Non è una gioia determinata dalle circostanze, è una gioia che abita il nostro cuore sempre. Non trasforma una terra arida nel giardino del Signore e neppure ci fa attraversare il deserto con un rapido balzo: si tratta, piuttosto, di una condizione spirituale che c’invita a non temere, perché Dio ha udito il nostro grido e ci provvede la Sua consolazione. La gioia del Signore è una fonte fresca e zampillante in ogni momento, che eleva con il proprio gorgoglio, un dolce inno di lode al Signore. L’olio della gioia è a disposizione di chiunque. Non è distillato da rare piante esotiche che crescono soltanto nelle serre, a fronte di molti sforzi e denaro. La pianta che lo produce cresce spontanea alle porte del giardino del Re, e chiunque la coltivi otterrà questo prezioso balsamo: l’olio di allegrezza. La pianta che lo produce si chiama fiducia ed essa secerne quella speranza che, nelle tenebre del presente, canta le gioie di un domani luminoso. Non pensa, né si preoccupa, crede soltanto che il Padre diriga ogni cosa alla luce di ciò che è buono e benedetto, perciò, vive e riposa su questa sicurezza. In una fabbrica tessile, il veloce movimento dei telai e delle spolette da cui si dipartono migliaia di fili, stupisce e confonde il visitatore, mentre la giovane addetta canta, perché sa che, a ogni giro della spoletta, quel complesso groviglio di fili creerà un disegno prestabilito. Il suo compito è sorvegliare che l’opera si compia: il suo nome è fiducia. Lettura biblica: Filippesi 4:4-6
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1 OT TOBRE
P A RT E C I P I D E L L A P I E N E Z Z A “Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza”
I
(COLOSSESI 1:19)
l versetto di oggi ci induce a ricordare le cose profonde di Dio e il valore del Figlio agli occhi del Padre. Dopo aver parlato di Gesù, capo del Corpo, cioè della Chiesa, Egli ci è ora presentato come Colui nel quale “abita la pienezza”. Più avanti l’apostolo dirà che in Cristo “… abita corporalmente tutta la pienezza della Deità”, ed in Lui abbiamo tutto pienamente, Lui “… che è il capo di ogni principato e di ogni potenza” (cfr. Colossesi 2:9, 10). Oltre che della natura divina, questo brano ci ricorda la missione di Cristo: Dio ci ha riconciliato con Sé per mezzo della Sua morte e vuole farci comparire davanti a Sé santi, senza difetto ed irreprensibili, se pure perseveriamo nella fede. Di questa pienezza siamo fatti partecipi mediante l’infinita grazia di Dio, poiché Gli apparteniamo e questo ci rende completamente Suoi. Nulla ci manca, poiché dimoriamo in Lui. La gloria risplende, ora, in maniera più vivida, poiché non è stata rivelata soltanto in Giudea e Galilea. Egli è sopra di tutto, adorato e glorificato sul Suo trono. L’intera creazione Gli è sottoposta, tanto il mondo animato quanto l’inanimato ed è il Signore dei morti e dei viventi. Uomini e angeli sottostanno alla Sua volontà, e soltanto per mezzo Suo ogni autorità esercita il suo potere. La Sua potenza e magnificenza si effondono in ogni luogo e in tutte le epoche. Cristo è il centro di ogni cosa, il Signore di ogni essere. Il tempo e l’eternità ruotano intorno a Lui, poiché il Figlio, che è nel seno del Padre, si è sottomesso alla sofferenza e alla morte per redimere l’uomo e, nel farlo, ha soddisfatto il cuore di Dio. Ciò che è glorioso è che siamo fatti partecipi di tutto questo per il sacrificio di Cristo: “Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui” (Romani 8:17).
Lettura biblica: Colossesi 1:19-23
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3 NOVEMBRE
L’A R D O R E D E L L O S P I R I T O “Non spegnete lo Spirito”
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(I T ESSALONICESI 5:19)
i troviamo di fronte ad un altro imperativo della Scrittura. Sebbene lo Spirito Santo abiti stabilmente nel cuore dei credenti, esiste, purtroppo, una triste eventualità: anziché essere ripieni di potenza, infatti, potremmo “spegnere lo Spirito”. Forse ci sembra un avvertimento perentorio rivolto ai non credenti, ma non è così. All’inizio dell’epistola troviamo scritto: “… alla chiesa … che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo …” (I Tessalonicesi 1:1). Ma questo gruppo di credenti sembrerebbe quello meno indicato a ricevere un’esortazione del genere. Le parole che Paolo esprime sembrano essere, infatti, concilianti: “Noi ringraziamo sempre Dio per voi ... ricordandoci … dell’opera della vostra fede … e della costanza della vostra speranza ... infatti il nostro vangelo non vi è stato annunziato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo ... tanto da diventare un esempio per tutti i credenti …” (I Tessalonicesi 1:2-7). Eppure, al termine della sua epistola, aggiunge l’esortazione: “Non spegnete lo Spirito”. Evidentemente esiste questa eventualità anche per i credenti più consacrati! Durante il Suo ministerio, Cristo ha dimostrato pietà per gli emarginati, si è rivolto benevolmente alle prostitute, ha accolto i figli dissoluti e pregato per i propri carnefici. Eppure, ci sono state persone alle quali ha rivolto soltanto parole di condanna: sono i religiosi, considerati spesso i più devoti. La stessa cosa è avvenuta ai tempi d’Isaia. Al popolo prostrato in preghiera, Dio rivolge parole di rimprovero: “Quando stendete le mani, distolgo gli occhi da voi …” (Isaia 1:15). Non c’è condanna peggiore di quella che pende sul capo di chi ha avuto privilegi e opportunità per consacrarsi a Dio e non lo ha fatto. Il Signore guardi la Sua Chiesa da ogni formalismo ipocrita, il cui unico risultato è “spegnere lo Spirito”.
Lettura biblica: I Tessalonicesi 5:18, 19
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9 NOVEMBRE
L’ U O M O D E L P E C C AT O “E allora sarà manifestato l’empio, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta”
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(II T ESSALONICESI 2:8)
enza entrare nei particolari concernenti il ritorno di Gesù, notiamo che il testo ci parla dell’apparizione dell’anticristo sulla scena del mondo. L’uomo del peccato sarà sostenuto direttamente da Satana, con ogni sorta di opere potenti e prodigi ingannevoli. Il mondo ne sarà succube, poiché senza Cristo si spalancheranno le porte alla menzogna e alla mistificazione, le forze del male si scateneranno e la ribellione contro Dio arriverà al suo culmine. Quello che la storia ci ha mostrato raggiungerà, anche se per un breve periodo, un livello inaudito. Questo tempo sarà caratterizzato da disastri immani e da incredibili violenze; costituirà, infatti, un periodo di “grande tribolazione”. Soltanto dopo che ciò si sarà adempiuto, il Figlio dell’Uomo farà la Sua apparizione per distruggere l’uomo del peccato, chiamare in giudizio tutte le nazioni e dare inizio al Suo Regno milleniale sulla Terra. Essendo prossimi questi avvenimenti, ricordiamo prima di tutto che Cristo Gesù è il vincitore! Conquistati dal Suo amore, lavati dal Suo sangue, camminiamo poi nella santificazione dello Spirito Santo, nella verità del Vangelo e nella fede del Figlio di Dio. Egli ha dato sé stesso per noi, ben sapendo che ci attende la beata speranza della gloria del Signore Gesù, il Quale apparirà per rapirci e condurre la Chiesa, come Sua sposa, alla cena delle nozze dell’Agnello. Le Scritture parlano del grido d’angoscia delle “vergini stolte”, escluse dalla festa, descrivendo, altresì, il tripudio di quanti vi avrebbero preso parte. A quale di questi due gruppi pensi di appartenere? Conserva con cuore puro le esortazioni ribadite dall’apostolo: stai in guardia, veglia, resta unito a Cristo, mostra il frutto dello Spirito e godrai la gloria di Dio per l’eternità.
Lettura biblica: II Tessalonicesi 2:8-12
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18 NOVEMBRE
UN UOMO SUL TRONO “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo”
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(I T IMOTEO 2:5)
io, della sostanza del Padre, generato davanti all’umanità, e Uomo, della sostanza di Sua madre, nato nel mondo; perfetto Dio e perfetto Uomo”. Così si legge nel credo di Atanasio. Quale nobile dichiarazione di fede! Siamo chiamati a custodire con convinzione e coraggio, in ogni tempo, queste due profonde realtà: la perfetta divinità e l’autentica umanità di Cristo. Il versetto di oggi ci ricorda la Sua umanità: Egli è l’Uomo Gesù, Cristo fattosi simile agli uomini. Egli è come l’uomo che Ezechiele vede sul trono del cielo e la cui gloria riempie la casa, poiché è Dio e governa realmente dal trono dell’universo (cfr. Zaccaria 6:13). Ora Egli è lì, in spirito e verità, avendo assunto in cielo la Sua umanità. Lassù, rappresenta il popolo redento e la Sua presenza ci rassicura sul raggiungimento della nostra meta finale. Non limita la Sua presenza soltanto al cielo, bensì occupa con gloria il trono del cielo. L’Uomo perfetto, Colui che ha sofferto ed è morto per gli uomini, ora regna da quel trono e a Lui spetta il giudizio avendone ogni autorità. Vi può, forse, essere alcuno più adatto di Gesù in questo? Noi che siamo stati redenti, in virtù del Suo sacrificio, in Lui ci riconosciamo uniti, poiché si è identificato in noi nella Sua incarnazione, rappresentandoci nella Sua morte. Ci ha legati a sé mediante l’opera del Suo Spirito e della fede salvifica. Ora che Egli è sul trono, siamo uno con Lui, e una simile unione in fede, non può che donarci, ogni giorno, forza e gioia in attesa del Suo ritorno. Eleviamo, perciò, il nostro cuore, nonostante esso si sporchi così spesso della polvere del peccato e della ribellione. Laviamoci nel Suo sangue e con il cuore purificato dalla Sua grazia, presentiamoci a Lui! Questa è la nostra speranza, l’unica possibilità di guarigione da un mondo che produce soltanto rovina: Gesù Cristo ha sconfitto ogni nemico e ora vive per proclamare la gloria del Suo Regno.
Lettura biblica: I Timoteo 2:5-8
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14 DICEMBRE
L A S C R I T T U R A I S P I R ATA “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia”
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(II T IMOTEO 3:16)
uesto brano della Bibbia è tra quelli abitualmente utilizzati per supportare la dottrina dell’ispirazione delle Sacre Scritture. Noi sosteniamo la validità della Parola di Dio, proprio alla luce della sua origine divina. Essa è utile: 1. A insegnare: l’uomo, da sé stesso, non può conoscere la volontà del Signore, ma ha bisogno di ricevere indicazioni e l’unica fonte attendibile è l’ispirata e infallibile Parola di Dio; 2. A riprendere: la Parola rivelata è l’unico metro che ci consente di misurare quanto la nostra condotta si discosti dalle intenzioni di Dio. Le parole della Scrittura spesso sono dure, severe, ma sono le uniche che abbiano l’autorità di richiamare l’uomo nei riguardi del Signore e nei confronti di ogni creatura; 3. A correggere: la Bibbia fornisce il modello al quale dobbiamo ispirare la nostra condotta per riequilibrare la nostra vita e rettificare il nostro modo di pensare; 4. A educare alla giustizia: svolge, infatti, una costante opera di purificazione e perfezionamento. Timoteo ha ricevuto, fin da bambino, gli insegnamenti della madre, della nonna e più tardi dell’apostolo Paolo stesso. Tutti l’hanno esortato a sottomettersi alla verità rivelata. I tempi sono stati difficili a causa dei falsi insegnamenti e l’esortazione dell’apostolo al suo giovane collaboratore è stata quella di perseverare nella verità appresa, non discostandosi da quel tenore d’insegnamenti che hanno rappresentato la sua vera ricchezza. “Tu invece persevera ...” (v. 14). L’esortazione non è limitata al solo Timoteo e a quei tempi difficili, ma è rivolta ad ogni credente, in ogni tempo. Facciamo nostra, perciò, questa esortazione: 1. Perseveriamo nella conoscenza; 2. Perseveriamo nell’ubbidienza; 3. Perseveriamo nel servizio. Dio ci fortifichi nelle Sue vie, in attesa della Sua gloria. Lettura biblica: II Timoteo 3:13-17
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27 DICEMBRE
SOLO PER GRAZIA “Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo”
I
(T ITO 3:5)
l capitolo conclusivo di questa epistola è come un diadema costellato da gemme ricche di luce propria. Leggendo, scopriamo che non sono fine a sé stesse, anche esaminandole singolarmente, proprio per la loro particolare bellezza. Quanto Paolo afferma è un prezioso testamento spirituale per il giovane Tito, al fine di trasmettergli la giusta visione della vita cristiana. “… Non per opere giuste da noi compiute, ma …”, esclama l’apostolo, ma “… per mezzo di Cristo Gesù …” (v. 6). È questa la realtà naturale dell’essere cristiano. Non sono le nostre buone opere, né lo sforzo per compierle, che ci rendono giusti dinanzi a Dio, ma il cambiamento che Gesù, con il Suo sacrificio, ha operato in noi. “… Il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità” (Isaia 53:11). La croce è stata lo strumento della Sua morte, e chi oggi è salvo per tale sacrificio, ha crocifisso su quel legno la sua vecchia esistenza (cfr. Galati 6:14). Non c’è Vangelo al di fuori di questo. La croce inchioda il nostro “vecchio uomo”, condanna e sopprime la carne per dare gloria al Signore Gesù Cristo. “… Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! …” (Galati 2:20), esclama l’apostolo Paolo. L’opera di Cristo sulla croce, oltre a liberarci dal maligno, crocifigge il nostro “io”, il nemico più irriducibile e subdolo dal quale dobbiamo essere salvati. “Senza croce non vi è corona”, recita un vecchio detto: noi, invece, affermiamo che “senza croce non vi è salvezza!”. La croce, quindi, diventa l’altare su cui consumare una vita interamente consacrata a Dio. Non ci sono, dunque, buone opere che ci giustifichino dinanzi al Signore; una sola è l’opera preziosa che ci riconcilia con Dio: la croce su cui Cristo Gesù ha liberamente reso il Suo Spirito al Padre!
Lettura biblica: Tito 3:5-8
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5-10-2010
16:47
Pagina 371
31 DICEMBRE
P R E PA R A M I
UN
ALLOGGIO
“Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito”
L
(FILEMONE 22)
a lettera di Paolo a Filemone è uno dei gioielli della letteratura cristiana e, al di là della particolare occasione che ha spinto l’apostolo a scriverla, è una preziosa fonte di basilari insegnamenti per la vita cristiana. L’appello che Paolo rivolge al collaboratore nella fede, ci porta a riconsiderare l’importanza del perdono e della compassione. Il Signore non ha mai cessato di spronare i credenti a un atteggiamento comprensivo, nei confronti di quanti si sono allontanati da Lui a causa del peccato. La Parola, infatti, ci ricorda che il perdono genera la compassione di Dio (cfr. Michea 7:18, 19). Il v. 22 dell’epistola costituisce un appello amorevole, indirizzato a ciascuno di noi. Paolo si rivolge al suo interlocutore, un fratello in Cristo, ma quelle stesse parole potrebbero esserci dirette, oggi, dal Signore stesso. Al credente è offerto il privilegio di accedere a un rapporto intimo con Dio ma, al contempo, è Egli stesso a bramarlo. “Preparami un alloggio”. Queste sono parole che Gesù potrebbe prendere in prestito da Paolo, in altri termini: “Mettimi a disposizione la tua vita, il tuo cuore, i tuoi affetti e tutte le tue capacità. Fammi spazio! Ricevimi!”. Questo è l’invito rivolto dal Signore a noi tutti: ma talvolta, caparbiamente, trascuriamo o ignoriamo le opportunità che Egli ci offre. Sappiamo per certo che Filemone ha accolto l’invito di Paolo e possiamo immaginarlo in impaziente attesa, per l’imminente visita dell’amato fratello in Cristo. Chissà quanti e quali preparativi avrà fatto per onorarlo ed offrirgli una calda ospitalità. Lo Spirito Santo ci aiuti a rispondere all’invito del Signore con gioia e serenità, pronti a concederGli il nostro cuore, per consentire quella comunione che può realizzarsi soltanto nella dolce intimità di un rapporto profondo e sincero.
Lettura biblica: Filemone 13-25
ISBN 978 88 89698 41 9
ADI Media
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
€ 9,70
IL TESORO
Le meditazioni presenti in quest’opera prendono in esame il testo biblico con un approccio espositivo, senza lesinare, però, applicazioni pratiche e sottolineature di temi dottrinali davvero peculiari e propri della penna dell’apostolo dei Gentili. L’insegnamento paolino, in un certo senso, è qui amplificato dagli approfondimenti e dal pensiero degli autori, nonché dalla rilevanza data all’intero contesto storico grammaticale degli scritti ispirati. La lettura di questo libro risulterà sempre proficua, soprattutto se fatta precedere e seguire da quella dei brani biblici segnalati, che accompagnano ogni meditazione. La riflessione che il testo richiede sarà sicuramente di grande arricchimento spirituale, per il lettore che si accosta alla Parola di Dio con spirito di preghiera, desideroso di essere guidato in tutta la verità dalla virtù celeste dello Spirito Santo.
delle EPISTOLE PAOLINE
AA. VV.
Cop_Tesoro Epistole Paoline_DEF_xp6_impaginato 03/09/13 12:32 Pagina 1
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