ADI Media
ISBN 88-86085-72-9
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 2251432 adi@adi-media.it - www.adi-media.it
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Questo scritto si propone di essere un aiuto concreto per tutti quei credenti che desiderano vivere come veri discepoli di Gesú. Nelle pagine che seguono il lettore troverà consigli semplici, volti soprattutto a evidenziare l’aspetto pratico del cammino cristiano, nella potenza di una vita consacrata al Signore e sostenuta da Lui, mediante lo Spirito Santo. L’autore desidera dimostrare la concretezza e il valore di una fede cristiana semplice, vissuta tra i problemi quotidiani. Essa viene nobilitata in ogni suo aspetto e risulta piena di gioia e bellezza grazie all’opera del Maestro divino in favore di tutti i Suoi discepoli.
IL VERO DISCEPOLO
G. Campbell Morgan
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INDICE
Presentazione dell’autore
5
Introduzione
7
1 Diventare un Discepolo
9
2 Le Prime Lezioni
19
3 Il Metodo Per Migliorare
29
4 Il Discepolo e la Famiglia
39
5 Il Discepolo e il Mondo Del Lavoro
49
6 Il Discepolo e il Tempo Libero
59
7 Il Discepolo e l’Amicizia
67
8 Il Discepolo e il Servizio
77
9 Il Discepolo e la Sofferenza
87
10 Il Discepolo e la Gioia
97
11 Il Discepolo e il Cielo
105
12 Il Discepolo e la Gloria
113
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Titolo originale: “Discipleship” G. Campbell Morgan Morgan & Scott, Londra - n. d. Edizione italiana: “Il Vero Discepolo” © ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 06 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” Seconda edizione: Settembre 2012 Tutti i Diritti Riservati Traduzione e adattamento: A cura dell’Editore Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996 Società Biblica di Ginevra - Svizzera Stampa: Produzioni Arti Grafiche S.r.l. - Roma
ISBN 88 86085 72 9 ISBN 978 88 86085 72 4
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INTRODUZIONE
CHIUNQUE DESIDERI apprendere in che cosa consista il discepolato scoprirà, leggendo queste pagine, che non ha nulla a che vedere con l’essere cristiano nel senso comune del termine. Le folle che seguivano il Maestro dimostrano la realtà di quest’affermazione: “Il discepolato, nella sua accezione più pura, non è un impegno di massa” (cfr. Luca 14:26, 27). Gesú, nell’ammaestrare i Suoi, li mette in guardia dal cadere preda di facili illusioni e spiega loro che cosa significhi essere un vero discepolo. La vita del discepolo consiste nel rinunciare a quanto si ha di più caro, secondo la carne, per realizzare “l’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesú” (Filippesi 3:8). Essere discepolo comporta anche la rinuncia al peccato e l’abbandono dei nostri presunti diritti. Il vero discepolo condivide i pensieri del proprio Maestro, ne imita le azioni, segue le Sue orme, porta il Suo vituperio, Lo rappresenta degnamente tra gli uomini e porta a compimento il mandato ricevuto dal Sommo Maestro. Possiamo anche fregiarci del Suo nome, ma senza queste condizioni non potremo essere Suoi discepoli. Per molti discepoli di Cristo
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potrebbe anche essere un momento di prova e di verifica e leggeranno volentieri ciò che l’autore afferma a proposito del discepolo nel dolore. Saremmo molto sorpresi se quelle parole non impedissero a molti di tornare indietro per apprendere nuovamente la lezione. Molti vengono meno durante periodi di crisi nella loro vita spirituale perché non riescono a comprenderne lo scopo divino. In questo libro apprenderemo che: “I mali che vediamo, il mistero del dolore a volte profondo e prolungato, gli enigmi prodotti dai torti subiti ingiustamente, hanno tutti un’unica chiave di lettura: questo strano e triste mondo nel quale viviamo non è che la scuola del Padre. Egli, nel Suo grande amore, governa tutti gli eventi”. Possa il nostro Sommo Maestro apporre il proprio sigillo regale a questo primo impegno letterario del mio caro amico, autore del libro. J. Gregory Mantle
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Capitolo 1
DIVENTARE UN DISCEPOLO IL TERMINE “DISCEPOLO” è utilizzato nei quattro Vangeli per descrivere il rapporto esistente tra Cristo e chi Lo segue. Gesú stesso lo adottò parlando di chi andava con Lui per essere ammaestrato, così come “discepoli” si definivano i Suoi seguaci parlando gli uni degli altri. Il termine non cadde in disuso dopo i giorni della Pentecoste tanto che viene largamente utilizzato negli Atti degli Apostoli. È interessante ricordare che gli angeli stessi hanno parlato di questi uomini come “discepoli”, nell’età apostolica così come ai giorni del ministero terreno di Gesú, come dimostra il loro messaggio alle donne: “Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro ...” (Marco 16:7). È, in qualche modo, singolare che il termine discepolo non compaia nelle epistole. La spiegazione può essere data dal fatto che queste furono indirizzate ai
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credenti nel loro insieme, quali membri della comunità locale, e quindi le epistole s’indirizzano a loro come a componenti della chiesa alla quale sono inviate. Il termine usato, infatti, è: “Ai santi ...”, a quanti, cioè sono separati dal mondo per essere dedicati a Dio. Con il termine “discepolo”, vorremmo indicare tutti quei credenti che hanno stabilito con il proprio Maestro un rapporto diretto, profondo e, sebbene caduto largamente in disuso, è ancora estremamente valido ed utile per definire il legame che esiste tra Cristo, il Sommo Maestro, ed ogni singolo credente che affronta le varie circostanze della vita quotidiana con uno spirito di consacrazione e di ubbidienza al Signore. È questo lo studio che desideriamo intraprendere attraverso queste pagine. 1. Il termine “discepolo” indica una persona che viene ammaestrata attraverso un rapporto diretto con il proprio Maestro. Gesú è il Maestro e conosce appieno il piano e la volontà di Dio per l’uomo, elementi che segnano il cammino di redenzione e di crescita del credente. I discepoli sono coloro che si raccolgono attorno al Maestro per essere da Lui ammaestrati. Quanti ricercano la verità, non semplicemente in senso astratto, ma come forza vitale, vanno a Lui e si uniscono alla cerchia di coloro ai quali Egli rivela i grandi segreti
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della vera vita. Seduti ai Suoi piedi, i discepoli apprendono, dall’esposizione dei Suoi ammaestramenti, la volontà e il piano che Dio ha per ciascuno. Ubbidendo ad ogni Sua parola, il vero discepolo del Signore ne realizza la forza rinnovatrice e la potenza che eleva l’individuo dalle bassezze di un’esistenza prettamente materiale per avvicinarlo di più a Dio. La vera e perpetua condizione di discepolato e la sua essenza furono dichiarate esplicitamente dal Signore stesso “a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi»” (Giovanni 8:31, 32). Prima di considerare la gloriosa investitura che il Maestro conferisce ad ogni discepolo, e i requisiti che custodiscono l’ingresso ad un vero discepolato, è importante avere una chiara comprensione del significato di questo rapporto che Gesú intende avere con il Suo popolo. Non si tratta di un rapporto distaccato e accademico, come quello che può avere un oratore con il suo uditorio, le cui dissertazioni possono difficilmente prestarsi ad applicazioni pratiche per la vita di tutti i giorni. Non è neppure quello di un profeta che pronuncia un messaggio da parte di Dio, lasciando poi agli uditori eventuali conclusioni personali. Non è certamente quello di uno specialista che mani-
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festa le proprie competenze riguardo ad un dato argomento o che mette a disposizione le sue conoscenze per l’interesse di pochi, lo stupore di tanti e la confusione dei più. No, non è niente di tutto questo! È il rapporto di un Maestro - in possesso di tutta la dovuta sapienza - che si china verso un allievo, e per un motivo preciso, con un obiettivo ben definito, gli impartisce conoscenza passo dopo passo, punto dopo punto, perseguendo costantemente un determinato scopo (cfr. Isaia 28:10, 13). Questo concetto include, quindi, il vero significato del discepolato. Non siamo uditori occasionali, e neppure ascoltatori interessati ad alcune aride informazioni; siamo discepoli che cercano e desiderano prefiggersi lo stesso scopo del Maestro, e che quindi ascoltano ogni Sua parola, prendono nota d’ogni singola inflessione della Sua voce, e applicano tutta la propria energia per la realizzazione dell’obiettivo che il Maestro ha per loro. Questo è l’ideale supremo! 2. Consideriamo ora i privilegi che il Maestro conferisce a chi diviene Suo discepolo. a. Il primo è il consolidamento del rapporto che rende possibile a Gesú di ammaestrarci e a noi di apprendere gli insegnamenti che vuole darci. Occorre, però, risol-
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vere prima la questione del peccato e delle sue conseguenze: siamo stati salvati per fede nel sacrificio vicario di Cristo, ma saremo capaci di comprendere l’insegnamento del Signore soltanto se viviamo una vita consacrata a Lui. Cristo non può essere il Maestro di chi vive nel peccato. Il peccato come trasgressione del passato deve essere cancellato, e il peccato come principio di rivoluzione interiore deve essere purificato. Prima di svelare anche una sola parola della legge divina della vita, o rivelare qualsiasi particolare della crescita, Cristo risolve questo duplice aspetto del peccato. Al credente che condanna il peccato commesso, confessandolo e abbandonandolo, Egli offre il perdono pronunciando la Sua assoluzione in virtù della propria espiazione sulla croce. All’anima che si arrende a Lui totalmente e senza riserve, che acconsente alla morte del vecchio uomo, Egli dà la benedizione della purificazione dal peccato. Il Suo amore si manifesta nell’opera della grazia: Dio ci perdona e attende un nostro passo ulteriore. Quando ci rivolgiamo nuovamente a Lui dicendo: “Maestro, alla Tua croce c’è più del perdono”, Egli ci rende partecipi della Sua potenza purificatrice che ci ispira alla consacrazione, alla santità. È certo che non può esservi vero discepolato senza realizzare questa benedizione. Purtroppo, talvolta rischiamo di avere una
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comprensione limitata delle cose di Dio per la nostra incapacità di afferrare le verità che ci servono da ammaestramento. Gesú risolve questo problema donandoci lo Spirito Santo che ci rivela gli insegnamenti del Maestro (cfr. Giovanni 16:13, 14). Si tratta di un dono dal valore inestimabile! L’intelletto naturale, per quanto ottuso, è reso acuto e ricettivo alle cose di Dio grazie all’azione dello Spirito Santo (cfr. Romani 12:2). Il Maestro stesso desidera avere maggiore comunione e donare intelligenza ai propri discepoli, condizioni essenziali affinché si riceva quanto Egli vuole impartirci attraverso i Suoi insegnamenti (cfr. Marco 4:10). b. L’altro grande privilegio da ricordare è che la scuola di Gesú impartisce un’istruzione peculiare. Il Signore ci provvede delle opportunità per mettere in atto, nella vita di tutti i giorni, le verità che c’insegna. Si tratta di una caratteristica particolare del Suo metodo, che considereremo in modo più approfondito in un capitolo successivo. Ciò costituisce un’ulteriore prova della Sua grazia abbondante. Il nostro Sommo Maestro desidera che la sperimentazione pratica delle lezioni da Lui impartiteci individualmente avvenga sotto la Sua guida personale, proprio come la verità stessa, nel suo aspetto teorico, scaturisce direttamente da Lui.
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3. Quali sono i requisiti indispensabili per diventare un vero discepolo di Cristo? Da parte mia, desidero ardentemente ricevere il perdono divino, la purificazione e l’illuminazione necessarie per la virtù dello Spirito Santo. Come può avvenire tutto ciò? Nessuna scuola umana è tanto selettiva e severa, eppure le porte della scuola di Cristo sono aperte a tutti. Nessun ostacolo dovuto a differenze di razza, di colore, di classe sociale o di età impedisce di accedervi. Il perdono in Cristo costituisce il requisito essenziale. Tuttavia, per l’importanza delle verità che vengono rivelate e il bisogno di tutto l’impegno personale per comprenderle e metterle in pratica, Gesú stesso vigila all’ingresso, impedendo l’entrata a chi non rispetta determinate condizioni. Ascoltiamo il triplice requisito: a. “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo” (Luca 14:26); b. “E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (Luca 14:27); c. “Cosí dunque ognuno di voi, che non rinunzia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo” (Luca 14:33). Il rapporto con Cristo deve essere superiore, per l’importanza e la priorità che gli spettano, a quello di qual-
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siasi relazione terrena e di ogni esigenza personale. Il Maestro ci chiede di prendere la croce e di seguirLo, anche se il percorso dovesse essere doloroso. Inoltre, dobbiamo adempiere al serio impegno spirituale di non farci intrappolare nella morsa del materialismo, rinunciando alla brama di possesso, prendendo in seria considerazione ogni parola e ogni verità che Gesú ci rivelerà, qualunque sia il metodo ch’Egli userà, come nostra primaria e unica ricchezza. In breve, non dobbiamo essere ostacolati né dalle persone né dalla brama di possesso. Ci deve essere un distacco netto da qualsiasi legame in un abbandono completo e senza riserve al nostro Maestro, senza cui non è possibile essere Suoi discepoli. Se facciamo nostra questa attitudine, riceveremo perdono, purificazione e luce e, da veri discepoli, saremo pronti ad intraprendere il corso di studi presso la migliore delle scuole. Se queste condizioni sembrano difficili e severe, ricordiamo che cosa dipende da esse: il carattere e il destino del credente che sono determinati da una vita di vero discepolato. Gesú è Maestro non per impartire insegnamenti cattedratici che soddisfino la nostra curiosità. Proprio perché la verità santifica e rende liberi, Egli rivela a noi i precetti senza i quali è impossibile realizzare il piano di Dio per la nostra vita. Se paragoni
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Gesú e i Suoi insegnamenti agli affetti e ai beni terreni più sacri e belli, scoprirai che essi non possono che passare in secondo piano dinanzi alla Sua eccellenza. È il Signore che ci dona poi ogni cosa buona, affinché dopo aver riservato a Lui il primo posto, possiamo godere di una vita esuberante, mettendo in pratica la Sua volontà (cfr. Colossesi 2:10). Questo non ci priva dei piaceri della vita, se essi sono buoni, anzi aggiunge maggior gioia e gratitudine nel servizio al Signore. L’io rende impossibile conoscere pienamente Cristo, in quanto affetti ed interessi umani interferiscono con una perfetta comunione tra il discepolo e il suo Signore; questo genera insoddisfazione, rende tristi e deboli. Soltanto Cristo illumina l’intero essere del credente con il Suo amore, la Sua gioia e bellezza risplendendo sugli altri affetti, santificandoli e nobilitandoli. Ecco allora che l’arrendimento e l’abnegazione diventano il maggior elemento di sviluppo della nostra individualità, secondo il piano di Dio. Iscriviamoci quindi alla scuola di Gesú e, ricevendo i Suoi doni, attendiamo al Suo insegnamento.
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