Il Tesoro dei Vangeli

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13-10-2008

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IL

Le meditazioni presenti in questo libro accompagnano la lettura di diverse parti dei Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), unitamente ad un ulteriore brano della Scrittura cui fa riferimento il tema trattato. Da questi l’autore, come un saggio Scriba dal proprio tesoro, ne trae insegnamenti di particolare valore porgendoli al lettore come delle gemme preziose, utili ad arricchirlo spiritualmente e ad abbellire la sua vita cristiana con pensieri di un pregio del tutto raro. Interpretando il pensiero del Ryle, questo scritto, ampiamente rielaborato rispetto all’originale, vuole rivolgersi alle famiglie e al singolo credente, essere strumento di profonda riflessione e studio della Parola di Dio affinché si possa scorgere chiaramente il Signore Gesù Cristo vivente, il Salvatore, il Medico Perfetto e l’amico che ama in ogni tempo.

TESOROdei VANGELI

J. C. RYLE

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ISBN 978 88 89698 27 3

ADI Media

Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”

ADI Media


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Titolo originale: “Daily Readings - Vol. 1” John Charles Ryle Compilato da Robert Sheehan © 1982 - Evangelical Press Grange Close, Faverdale North Industrial Estate Darlington, DL3 0PH, England Edizione italiana: “Il Tesoro Dei Vangeli” © ADI-Media S.r.l. Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Crstiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” Ottobre 2008 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione: C. F. - A cura dell’Editore Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996 Società Biblica di Ginevra - Svizzera Stampa: Produzioni Arti Grafiche S.r.l. - Roma

ISBN 978-88-89698-27-3


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P R E FA Z I O N E John Charles Ryle (1816 - 1900), ministro della Chiesa d’Inghilterra, ha scritto più di duecento libri e trattati evangelici, molti dei quali tradotti in varie lingue. Il motivo principale che ispirava le sue pubblicazioni era quello di “… innalzare il Signore Gesù Cristo, renderLo amabile e glorioso agli occhi dell’uomo; promuovere nel credente un sempre crescente desiderio di ravvedimento, fede e santità …”. J.C. Ryle, figura eminente del puritanesimo inglese, aveva la capacità di trattare temi di notevole profondità spirituale rendendoli comprensivi alle persone più comuni, infatti, riusciva a coniugare in modo eccelso la dottrina con la vita pratica, esponendo i suoi pensieri in modo molto semplice e chiaro: così rendeva l’insegnamento biblico qualcosa di molto rilevante nella vita del credente, mettendo in particolare risalto l’importanza della santità cristiana. Le meditazioni raccolte in questo libro sono tratte dai “Pensieri Espositivi dei Vangeli”, pubblicati per la prima volta nel 1856. I suoi commenti, ancora oggi, sono significativi e penetranti come allora, dettati dal cuore di un Pastore che cura con dovizia il proprio gregge e lo difende da ogni insidia. Definito uomo dal carattere granitico e dal cuore di un fanciullo, trasmette, attraverso questi pensieri, la passione di un padre che riserva grande attenzione alla propria famiglia spirituale. Interpretando il pensiero del Ryle, questo scritto, ampiamente rielaborato rispetto al commentario originale, vuole rivolgersi alle famiglie come al singolo credente, essere strumento di profonda riflessione e studio della Parola di Dio affinché si possa scorgere chiaramente in esso il Signore Gesù Cristo vivente, il Salvatore, il Medico Perfetto e l’amico che ama in ogni tempo. Il testo prende in esame i Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), che il lettore sarà guidato a leggere unitamente ad un’ulteriore lettura biblica di riferimento. Da questi l’autore, come un saggio Scriba dal proprio tesoro, ne trae insegnamenti di particolare valore porgendoli al lettore come delle gemme preziose, utili ad arricchirlo spiritualmente e ad abbellire la sua vita cristiana con pensieri di un pregio del tutto raro. L’Editore


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1 GENNAIO

GIUSTIZIA

E

S A N T I TÀ

“… Zaccaria … Elisabetta. Erano entrambi giusti davanti a Dio e osservavano in modo irreprensibile tutti i comandamenti e i precetti del Signore”

Q

[LEGGERE LUCA 1:5-7]

uale grande rilevanza è attribuita, nel passo della nostra meditazione, ai tratti dominanti del carattere di Zaccaria e di Elisabetta! Fa poca differenza se interpretiamo questa “giustizia” come quella tributata a tutti i credenti in seguito alla loro giustificazione, o come quella operata dallo Spirito Santo in vista della loro santificazione. I due tipi di giustizia non vanno mai disgiunti. Chiunque è giustificato è sospinto verso la santificazione, e chi si santifica è stato in precedenza proclamato giusto. Zaccaria ed Elisabetta disponevano di questa grazia quando essa era ancora un bene assai raro. Osservavano le prescrizioni della legge con devota scrupolosità laddove pochi israeliti si interessavano ad esse, se non a livello nominale e in ossequio ad aspetti puramente formali. Questi coniugi rappresentano un esempio anche per noi oggi. Sforziamoci di servire Dio fedelmente e di vivere all’altezza della luce che abbiamo ricevuto, proprio come fecero loro. Non avevano figli e, per gli Ebrei di quel tempo, l’assenza di prole rappresentava in assoluto uno dei dolori più amari (I Samuele 1:10). Ma la grazia di Dio non esime nessuno dalle difficoltà. Non consideriamo la prova come un evento insolito e sgradito. Crediamo, piuttosto, che la mano saggia e perfetta di Dio sta misurando la nostra porzione di gloria, e che quando ci corregge ciò avviene per renderci “partecipi della sua santità” (Ebrei 12:10). Se le sofferenze ci portano più vicini a Cristo, alla Bibbia e alla preghiera, ci troviamo senz’altro di fronte a una benedizione.

Altra lettura consigliata: Ebrei 12:4-13


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2 GENNAIO

D

NON PIÙ TIMORE “Zaccaria lo vide e fu turbato e preso da spavento” [LEGGERE LUCA 1:8-12]

io annuncia la nascita di Giovanni il battista per mezzo di un angelo (v. 11). In nessun altro periodo incontriamo apparizioni angeliche come al tempo dell’incarnazione del Signore Gesù. Questo brano ci ricorda che il Messia non era un angelo, ma il Signore, tanto degli angeli, quanto degli uomini. C’è una cosa, inoltre, che non dobbiamo mai dimenticare: gli angeli nutrono un profondo interesse per l’opera di Cristo e per la salvezza che Egli ha provveduto. Essi cantarono somme lodi quando il Figlio di Dio scese a sancire la pace con l’uomo mediante il proprio sangue, e si rallegrano ogni volta che un peccatore si ravvede. Si dilettano nel servire coloro che erediteranno la salvezza. Seguiamo il loro esempio, mentre siamo sulla terra, con lo stesso sentimento e condividendo le loro gioie. L’apparizione di quell’angelo si impresse in modo vivido e duraturo nella mente di Zaccaria (v. 12). L’esperienza di questo giusto coincide con quella di altri santi che ebbero altrettante visioni gloriose (Esodo 3:6; Daniele 10:7-9; Matteo 28:8; Apocalisse 1:17). Tutti tremarono ed ebbero paura. Come spieghiamo questo timore? Esso deriva dal nostro senso di debolezza, di colpa e di corruttibilità. Queste visioni, infatti, ci ricordano la nostra imperfezione e inadeguatezza nel presentarci al cospetto di Dio. Ma, allo stesso tempo, possiamo benedire il Signore della gloria, perché abbiamo un potente Mediatore fra Dio e l’uomo, Cristo Gesù. Credendo in Lui possiamo avvicinarci a Dio con fiducia e aspettare il giorno del giudizio senza alcuna paura.

Altra lettura consigliata: Salmo 111


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3 GENNAIO

S

VER A GR ANDEZZ A “… Perché sarà grande davanti al Signore …” [LEGGERE LUCA 1:13-17]

e la risposta tarda a venire, ciò non significa che le preghiere siano state respinte. Senza dubbio Zaccaria aveva pregato spesso per ricevere la benedizione di un figlio; il fatto che non fosse stato ancora esaudito faceva pensare che avesse pregato invano. Forse, alla sua età, aveva anche smesso di presentare questa preghiera davanti a Dio, rinunciando alla speranza di essere padre. Tuttavia, le prime parole pronunciate dall’angelo dimostrano chiaramente che le preghiere di Zaccaria non erano state dimenticate (v. 13). Faremmo bene a ricordarci di questo, quando ci inginocchiamo a pregare. Dobbiamo guardarci dal concludere frettolosamente che le nostre suppliche sono inutili. Non sta a noi decidere il tempo o il modo in cui le nostre richieste saranno esaudite. Il versetto 14, poi, c’insegna che nessun figlio arreca vera gioia ai suoi genitori quanto quello su cui è posata la grazia di Dio. Essa è mille volte meglio della bellezza, delle ricchezze o degli onori. Fin quando un ragazzo non accetta il Signore non possiamo sapere nulla del suo futuro. I fanciulli non sono mai troppo piccoli per essere oggetto della grazia di Dio (v. 15). Non c’è errore più grande di supporre che i bambini, per la loro tenera età, non siano in grado di ricevere l’opera dello Spirito Santo. Guardiamoci dal limitare la potenza e la compassione di Dio. A Lui nulla è impossibile. La vera grandezza può ricevere poco onore in questa vita, ma ciò che conta è esserlo “davanti al Signore” (v. 15). Il concetto umano di grandezza è del tutto falso e ingannevole. Principi e regnanti, conquistatori e statisti, filosofi e artisti sono quelli che il mondo reputa “grandi”. Ma tale grandezza non ha corso tra gli angeli di Dio, che valutano “grandi” soltanto chi compie cose eccelse per il Signore.

Altra lettura consigliata: Salmo 40:1-10


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4 GENNAIO

C

CREDENTI INCREDULI

“… non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a loro tempo” [LEGGERE LUCA 1:18-25]

i troviamo di fronte a un paradosso evidente: l’incredulità del credente. Per quanto Zaccaria fosse giusto e santo, l’annuncio dell’angelo gli apparve incredibile (v. 18). Un ebreo ben istruito, quale era Zaccaria, non avrebbe dovuto sollevare questa domanda. Senza dubbio egli conosceva bene l’Antico Testamento; avrebbe quindi dovuto ricordare le nascite eccezionali ivi narrate (Genesi 18:11-14; 21:1-3; Giudici 13:2, 3; I Samuele 1:5-20) e sapere che quanto Dio aveva compiuto in passato poteva farlo ancora. Ma Zaccaria dimenticò tutto questo. Egli assecondò le argomentazioni della ragione e del buon senso. Come spesso accade nell’approccio alle realtà spirituali, dove inizia il ragionamento cessa la fede. I dubbi e le domande di Zaccaria gli procurarono una punizione severa, strettamente connessa alla condotta da lui assunta. La lingua che non era pronta a esprimere una lode fiduciosa divenne muta. Per almeno nove mesi Zaccaria fu costretto al silenzio. Ogni giorno egli dovette ricordare di aver offeso Dio con la propria incredulità. Pochi peccati sembrano irritare il Signore quanto quello dell’incredulità. Dubitare che Egli può compiere ogni cosa significa rinnegare la Sua onnipotenza. Mettere in dubbio che Egli desidera adempiere qualcosa, quando l’ha promesso in modo indubitabile, equivale a smentire Dio. Vegliamo e preghiamo quotidianamente per evitare questo peccato, che danneggia l’anima. L’incredulità deruba il credente della pace interiore, indebolisce le sue mani, concentra nubi sulle sue speranze. L’incredulità è la vera causa di migliaia di malattie spirituali. In tutto ciò che riguarda il perdono dei nostri peccati, i doveri e le prove della vita, stabiliamo come scopo della nostra esistenza quello di confidare incondizionatamente in ogni parola di Dio e di non abbassare mai la guardia di fronte all’incredulità.

Altra lettura consigliata: Ebrei 3:7-13


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5 GENNAIO

I

F AV O R I T I D A L L A

GRAZIA

“… Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te …” [LEGGERE LUCA 1:26-33]

n questi versetti c’è l’annuncio dell’evento più bello che sia mai accaduto: l’incarnazione e la nascita del nostro Signore Gesù Cristo. La prima venuta del Messia doveva essere una manifestazione di profonda umiliazione. Facciamo attenzione a non disprezzare la povertà negli altri e in noi stessi. La condizione di vita che Gesù scelse volontariamente deve essere sempre considerata con santa riverenza. La tendenza dei nostri giorni a inchinarsi davanti ai ricchi e a idolatrare il denaro deve essere scoraggiata e respinta. L’esempio del nostro Signore è una risposta esauriente alla logica dell’accumulo (II Corinzi 8:9). Quale grande privilegio ebbe Maria! La Chiesa romana le tributa un onore di poco inferiore a quello dovuto al Figlio. È definita “concepita senza peccato” e additata come oggetto di adorazione; è invocata come intermediaria fra Dio e gli uomini e considerata non meno influente di Cristo stesso. Tutto ciò non ha il minimo fondamento nella Scrittura. Ma è pur vero che, mentre dichiariamo questo, dobbiamo con onestà ammettere che nessuna donna fu più onorata della madre di Gesù […]. Ma c’è un favore della grazia ben più grande, un rapporto con Cristo che è alla portata di tutti, una relazione molto più stretta di qualsiasi vincolo di sangue e carne, un legame che appartiene a tutti coloro che si ravvedono e che si aprono alla fede (Marco 3:35; Luca 11:28). Il brano si chiude (vv. 32, 33) con una gloriosa presentazione del nostro Signore Gesù Cristo. Della Sua grandezza conosciamo già qualcosa: Egli ha provveduto un’immensa salvezza, si è dimostrato un profeta maggiore di Mosè e un Sommo Sacerdote senza pari. Ma apparirà in tutta la Sua grandezza quando sarà confessato come Re.

Altra lettura consigliata: Matteo 12:46-50


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6 GENNAIO

F I D U C I A I N C O N D I Z I O N ATA

L

“… mi sia fatto secondo la tua parola …” [LEGGERE LUCA 1:34-38]

’angelo Gabriele parla del mistero dell’incarnazione di Cristo con riverenza e discrezione (v. 35). Faremmo bene a seguire il suo esempio in tutte le riflessioni concernenti questo argomento, conducendoci con santa riverenza e astenendoci da inutili speculazioni. La Scrittura dichiara la verità (Giovanni 1:14; Ebrei 10:5; 2:14; Galati 4:4) e qui dobbiamo fermarci. In una fede che procede dal cielo possono esistere tracce di cose umanamente incomprensibili. Ma esiste un principio autorevole per mettere a tacere ogni possibile perplessità: “… nessuna parola di Dio rimarrà inefficace” (v. 37). Assimilare con il cuore questa regola è di estrema importanza. Fra i molti antidoti a un approccio mentale, dubbioso e indagatore, pochi si riveleranno più utili di quello che abbiamo davanti a noi: una convinzione piena e senza riserve delle capacità di Dio. La fede riposa calma e pacifica, quando poggia sul guanciale dell’onnipotenza divina. Maria si distingue, inoltre, per un consenso pronto alla volontà di Dio (v. 38). In questa risposta c’è molta più grazia di quanto non appaia a prima vista. Basta riflettere un attimo per rendersi conto che non era cosa da poco diventare la madre di Gesù in un modo così insolito e misterioso. In una prospettiva futura questa promessa portava con sé un grande onore, ma al presente gravava come un macigno sull’onorabilità di Maria. Ella però non pone altre domande. Non solleva obiezioni. Accetta l’onore che le è concesso con tutti i pericoli e gli inconvenienti annessi. Cerchiamo anche noi di manifestare uguale disponibilità ed agire con la stessa misura di fede.

Altra lettura consigliata: Matteo 26:36-42


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7 GENNAIO

COMUNIONE

O

E

FEDE

“… Beata è colei che ha creduto che quanto le è stato detto da parte del Signore avrà compimento” [LEGGERE LUCA 1:39-45]

sserviamo il beneficio che deriva dalla comunione tra credenti. In questo passo leggiamo della visita di Maria alla cugina Elisabetta. Ci è raccontato in modo toccante come i cuori di queste donne fossero rallegrati e i loro pensieri elevati da questo incontro. Dovremmo sempre considerare la comunione con gli altri credenti come un prezioso dono di grazia. È una sosta rinfrescante lungo il cammino scambiare qualche esperienza con i nostri compagni di viaggio. Molti che temono il Signore di fatto dimenticano di parlare l’uno con l’altro (Malachia 3:16). Cerchiamo innanzitutto la faccia di Dio ma, subito dopo, quella degli amici di Dio! Elisabetta si rivolge a Maria come alla “madre del mio Signore”. Questa espressione racchiudeva, da una parte, l’annuncio della messianicità del bambino che stava per nascere (Salmo 110:1). Egli era il Cristo di Dio, e, dall’altra, l’onore che Elisabetta riservava a Maria. Guardiamoci dall’utilizzare con superficialità le nostre parole; anzi, usiamole sempre con riverenza nei confronti di Dio e dei nostri fratelli. Perciò non ci stupiamo che questa donna ammiri la fede di Maria (v. 45). Ella sapeva molto bene ciò che la fiducia nell’Eterno aveva reso possibile. Che cos’è la storia degli uomini di Dio se non il racconto di persone che hanno conseguito una buona testimonianza unicamente a motivo della loro fede? Sappiamo qualcosa di questa preziosa grazia? Promuoviamo “la fede degli eletti di Dio”? (Tito 1:1). Apprezziamola negli altri ma conosciamola per esperienza. È mille volte meglio essere ricco di fede che di denaro. L’oro non avrà alcun valore nel mondo invisibile verso il quale ci siamo incamminati. La fede sarà l’unica valuta che avrà corso in quella Città, al cospetto di Dio Padre e di tutte le creature celesti.

Altra lettura consigliata: Ebrei 11:1-6


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Le meditazioni presenti in questo libro accompagnano la lettura di diverse parti dei Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), unitamente ad un ulteriore brano della Scrittura cui fa riferimento il tema trattato. Da questi l’autore, come un saggio Scriba dal proprio tesoro, ne trae insegnamenti di particolare valore porgendoli al lettore come delle gemme preziose, utili ad arricchirlo spiritualmente e ad abbellire la sua vita cristiana con pensieri di un pregio del tutto raro. Interpretando il pensiero del Ryle, questo scritto, ampiamente rielaborato rispetto all’originale, vuole rivolgersi alle famiglie e al singolo credente, essere strumento di profonda riflessione e studio della Parola di Dio affinché si possa scorgere chiaramente il Signore Gesù Cristo vivente, il Salvatore, il Medico Perfetto e l’amico che ama in ogni tempo.

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