Le Risposte di Gesù a Giobbe

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ADI Media

ISBN 978-88-89698-67-9

Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”

Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 2251432 adi@adi-media.it - www.adi-media.it

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Questo breve scritto aiuterà il lettore a esaminare sé stesso, a porsi coraggiosamente le medesime domande di Giobbe, finanche a gridarle a Dio nella ricerca dell’unica, definitiva soluzione che, alla fine, giungerà dall’Alto. Ecco perché questo non è un libro che lascia il lettore davanti a situazioni irrisolte, ma che lo conduce, grazie alla penna di un insegnante di fama internazionale come Campbell Morgan, fino a Gesù. È un libro che denuncia le impossibilità umane e che proclama le illimitate possibilità di Dio; consiste in una serie di meditazioni che impongono al lettore un’analisi seria di sé stesso ma che, allo stesso tempo, gli offrono la possibilità di considerare, e non soltanto, ma anche realizzare la grazia abbondante di Dio in Cristo.

LE RISPOSTE DI GESÙ A GIOBBE

G. Campbell Morgan

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G. CAMPBELL MORGAN


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G. CAMPBELL MORGAN

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INDICE

Introduzione 1 La storia di un uomo

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2 Il bisogno di un arbitro

21

3 Il dilemma della vita

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4 Il Testimone perfetto

43

5 Il Redentore vivente

53

6 Alla ricerca di Dio

61

7 La sfida a Dio

73

8 Scoprire sĂŠ stessi

83

9 Scoprire Dio

91

10 La soluzione finale

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Titolo originale: “The Answers of Jesus to Job” G. Campbell Morgan 1935 - Fleming H. Revell Company - U.S.A. Edizione italiana: “Le Risposte di Gesù a Giobbe” © ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 06 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” 1993 - Tutti i Diritti Riservati

Seconda edizione: Settembre 2012 Traduzione e adattamento: A cura dell’Editore Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996 Società Biblica di Ginevra - Svizzera

Stampa: Produzioni Arti Grafiche S.r.l. - ROMA

ISBN 978 88 89698 67 9


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INTRODUZIONE

LA PAROLA DI DIO è una fonte inesauribile d’insegna-

mento. Ecco perché, prendendo in esame alcuni brani del libro più antico dei sessantasei che compongono il canone delle Scritture, scopriamo con nostra somma meraviglia che da esso sgorgano parole di grande attualità. Infatti, proprio il libro di Giobbe mette allo scoperto le necessità profonde dell’uomo: conoscere sé stessi, conoscere Dio, riflettere sui perché della vita… la ricerca di una vera risposta ai tanti quesiti dell’esistenza umana, e non soltanto quella terrena. Ebbene, questo breve scritto aiuterà il lettore a esaminare sé stesso, a porsi coraggiosamente le medesime domande di Giobbe, finanche a gridarle a Dio nella ricerca dell’unica, definitiva soluzione che, alla fine, giungerà dall’Alto. Ecco perché questo non è un libro che lascia il lettore davanti a situazioni irrisolte, ma che lo conduce, grazie alla penna di un insegnante di fama internazionale come Campbell Morgan, fino a Gesù. 5


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Le Risposte di Gesù a Giobbe

È un libro che denuncia le impossibilità umane e che proclama le illimitate possibilità di Dio; consiste in una serie di meditazioni che impongono al lettore un’analisi seria di sé stesso ma che, allo stesso tempo, gli offrono la possibilità di considerare, e non soltanto, ma anche realizzare la grazia abbondante di Dio in Cristo. Queste brevi riflessioni, inoltre, permettono al lettore di concedersi una modesta, ma pur sempre valida, occasione di conoscere e apprezzare, anche se soltanto parzialmente e indirettamente, il ministerio della Parola esercitato da uno dei più famosi predicatori e insegnanti della Gran Bretagna. L’Editore

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CAPITOLO UNO

La storia di un uomo “C’era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe. Quest’uomo era integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male” [Giobbe 1:1]

IL LIBRO DI GIOBBE è uno dei più belli della storia del-

la letteratura, per la magnificenza dei contenuti e la bellezza stilistica. Lo scrittore, i personaggi che appaiono nella storia e l’anno della composizione sono incerti e avvolti dal mistero. Si è discusso all’infinito sullo scopo e il valore di questo libro; quando per le prime volte ne intrapresi lo studio, lo descrissi come: “Il problema della sofferenza”. Ancora oggi credo che un tale titolo potrebbe andar bene, anche se il libro, pur presentando la sofferenza, non ne offre una definitiva via di uscita. È difficile, e forse impossibile, descrivere in una sola frase lo scopo di questa parte delle Scritture. Nondi7


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Le Risposte di Gesù a Giobbe

meno, il suo valore sta proprio nel fatto che si tratta del libro di Giobbe: la storia di un uomo. Tutto orbita intorno al versetto su menzionato: nella lettura, vediamo l’uomo per la sua stessa natura, influenzabile dalle forze spirituali benigne e malefiche operanti al di fuori della sua stessa persona. In altre parole, e senza volerci confondere in un mero dualismo, sia Dio sia Satana sono alle prese con quest’uomo. Osserviamo Giobbe nei suoi rapporti con il prossimo, con sua moglie e con un piccolo numero di amici che lo circondano. Altri personaggi fanno capolino in questa storia, ma scompaiono subito, istantaneamente, come accade solitamente quando ci si trova in circostanze simili a quelle di Giobbe. Ancor più importante, troviamo Giobbe alle prese con sé stesso. Un aspetto fondamentale del libro è che ogni cosa e tutti sembrano scomparire e abbandonare Giobbe, fino a lasciarlo solo con sé stesso. La mia intenzione è quella di dedicare una serie di riflessioni a quest’ultimo aspetto del libro: Giobbe alle prese con sé stesso. Studiando il libro, ascolteremo la voce dei filosofi che gli parlavano, ma non ci fermeremo lì; ascolteremo Elifaz, Bildad e Zofar, e ancora quel bravo giovane che appare alla fine, Eliu, ma anche a costoro non daremo molta attenzione. Li lasceremo parlare, mentre noi ci occuperemo di cose molto più importanti! 8


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La storia di un uomo

Ti invito, allora, caro lettore, introducendo questo libro di meditazioni, a considerare con attenzione gli atteggiamenti e le parole che ti si presentano davanti quale risultato delle profonde esperienze di Giobbe. Egli rispose ai filosofi, e grazie a Dio per questo. Però, nei discorsi rivolti a coloro che gli stavano attorno, troveremo continuamente parole che sgorgavano dall’intimo della sua persona, alcune di sfida, altre di pianto, e altre ancora di supplica. Su queste cose soffermeremo la nostra attenzione. Ogni aspetto della personalità di Giobbe è fondamentale per conoscere l’uomo; per questo merita la nostra più attenta considerazione. Il fulcro di queste meditazioni è posto, comunque, nelle risposte di Gesù a Giobbe; infatti, se non avessimo il Nuovo Testamento con la sua preziosa presentazione della persona di Cristo, avremmo, certo, il libro di Giobbe, ma relegato nella letteratura unicamente come il racconto di un’agonia senza il sollievo di una reale soluzione. Infatti, non c’è piena risposta alle domande di Giobbe fino alla venuta di Gesù. In Cristo troviamo la Risposta al pianto di quest’uomo. È importante osservare gli atteggiamenti di Giobbe per riuscire a comprendere bene la figura di questo personaggio biblico, ciò che lo circonda, il suo rapporto con il mondo e con il suo prossimo. 9


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Le Risposte di Gesù a Giobbe

Consideriamo, dunque, prima di ogni altra cosa, l’uomo: ci viene detto il suo nome; ci viene anche detto che veniva o apparteneva alla città di Uz. Di questa città non conosciamo praticamente nulla; essa è citata nella Genesi ma non possiamo essere certi che si tratti dello stesso luogo: poco importa. Il nome e la città scompaiono, ma è il profilo biblico di quest’uomo che noi vogliamo prendere in esame. Giobbe ci viene descritto come: “… integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male”. Due parole tratteggiano il profilo di quest’uomo e due sue qualità ne rivelano il segreto della rettitudine: “Integro e retto”. Non dobbiamo pensare che la parola “integro” voglia dire che Giobbe fosse senza peccato. Il termine ebraico significa “completo”; Giobbe era un uomo completo. Voglio parafrasare il testo con un’espressione che ci è familiare: Giobbe era un uomo tutto d’un pezzo, nell’accezione più positiva del termine. Inoltre, egli era “retto”; Giobbe era un uomo completo, giusto e leale. Non credo potremmo fare un complimento migliore di questo ad un uomo della nostra generazione. Fino ad ora, la Bibbia non fa menzione del suo rapporto con Dio, si limita a definire soltanto il rapporto che Giobbe aveva con il prossimo. Egli non nascondeva nulla nella sua vita che avrebbe permesso agli altri di accusarlo. Giobbe era integro e retto. 10


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La storia di un uomo

Lo scrittore del libro ci parla anche del segreto di questa integrità e rettitudine. Ci viene detto che “temeva Dio”; ciò vuol dire essere sinceramente religiosi. “E odiava il male”; questo significa invece essere morali. Le due cose vengono messe insieme, come dovrebbero esserlo sempre. Questo è ciò che Gesù intendeva veramente con le parole: “Il primo comandamento: ama il Signore Dio tuo”, e il secondo: “Ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (cfr. Matteo 5:3740). La vera moralità ha le sue radici nella vera religiosità. Un uomo che sia completo nel vero senso della parola e che è noto a tutti come un uomo retto, uno contro cui non si possono accampare delle accuse specifiche, è un uomo che conosce Iddio. Giobbe temeva Dio ed evitava il male, più precisamente lo “reprimeva aborrendolo”. Egli schivava il male e con questo testimoniava di essere un uomo integro dentro e fuori; da uomo integro imparò a trattare nel giusto modo tutto ciò che lo circondava. Giobbe fuggiva il male. La cosa più bella è che fu Dio stesso a dire queste cose di Giobbe. Dio ripeté queste stesse cose a Satana: “Un uomo integro e retto; teme Dio e odia il male”. Quella valutazione divina viene rafforzata dall’affermazione: “Non ce n’è un altro sulla terra come lui …” (cfr. 1:8). 11


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Le Risposte di Gesù a Giobbe

Ci troviamo, dunque, in presenza di un uomo integro, giusto, un uomo che ha un rapporto con Dio, che odia il male in tutte le sue forme. È importante che teniamo presente tutte queste caratteristiche di Giobbe. Passiamo ora alla storia di quest’uomo, considerandolo attraverso alcuni suoi aspetti particolari: fisici, intellettivi e spirituali. Quest’uomo, integro e retto, che teme Dio e odia il male, lo ritroviamo tentato da Satana e sopraffatto da subitanee calamità. La ragione di tutti i problemi non va ricercata in Giobbe; questo fu l’errore commesso da Elifaz con il suo atteggiamento cortigianesco, dal polemico Bildad e dal rude Zofar. Tutti e tre credevano che il motivo delle disgrazie di Giobbe fosse da ricercare necessariamente in un eventuale peccato da lui commesso. Il libro si apre con delle affermazioni che chiariscono perfettamente la posizione di Giobbe. Egli si ritrova, comunque, privo di tutte quelle cose di cui un uomo ha solitamente bisogno. Ogni ricchezza gli viene tolta e Giobbe passa dall’opulenza alla penuria peggiore. Egli viene privato dei suoi figliuoli, morti prematuramente in una disgrazia, lo ritroviamo persino privo della salute fisica, senza forza e vigore. La privazione si estende anche alla perdita dell’appoggio coniugale nella fede; mi riferisco alla moglie, ma stiamo attenti a non criticarla troppo facilmente se non abbiamo provato tutto ciò che pro12


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La storia di un uomo

vò costei. Nonostante la perdita di ogni ricchezza e dei figli, ella gli era rimasta accanto, ma quando i suoi occhi pieni d’amore videro il suo uomo nell’agonia della malattia, ella esclamò: “Ma lascia stare Dio, e muori!”, significando con questo: “Ti preferirei morto piuttosto che vederti soffrire così”. A lei va tutta la mia comprensione, insieme a quella di ogni moglie. Ma proviamo a metterci anche nei panni di Giobbe: colei che gli era stata sempre accanto, la compagna nella fede gli suggerisce di rinnegare Dio. La prova continua, lunga e inesorabile. Giobbe perde persino i suoi amici che erano venuti a visitarlo. Questa storia è stata raccontata spesso da tanti, ma io voglio ripeterla ancora una volta; anche se con qualche riserva, questi uomini mi piacciono (Elifaz, Bildad e Zofar), per tre ragioni. Innanzitutto, perché vennero a visitarlo in un momento di difficoltà, quando la moltitudine che voleva soltanto i suoi beni l’aveva ormai abbandonato. Poi, perché quando arrivarono si sedettero in silenzio per sette giorni: una grande prova di amicizia, la capacità di rimanere in silenzio. Ed anche quando parlano mi piacciono, perché tutto ciò che avevano da dire sul conto di Giobbe lo dissero direttamente a lui e non ad altre persone. Il loro errore fu quello di volerlo convincere di cose nelle quali Giobbe non si sarebbe mai riconosciuto. Egli diede loro il suo 13


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benvenuto e fu talmente felice di vederli che aprì loro il suo cuore pieno del dolore covato così lungamente, ma alla fine capì che anche loro non riuscivano a comprenderlo. Giobbe aveva quindi perduto anche i suoi amici migliori. Tutto questo ci fa capire lo stato d’animo di Giobbe, la solitudine nella quale si era venuto a trovare. Egli era profondamente convinto della sua integrità che, invece, veniva messa in forse dai suoi amici. Giobbe era frainteso e forse non c’è cosa peggiore quando i nostri cari ci fraintendono, quando non riusciamo a farci capire nonostante i nostri sforzi. Nel caso di Giobbe, il risultato è una totale perdita dell’orgoglio personale. Al principio, in preda alla sofferenza, Giobbe aveva detto: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra …” (v. 21); non perse mai la fede in Dio, ma tentennò riguardo all’opinione che si era fatta sulla giustizia divina. Non gli rimase, quindi, che un Dio avvolto dal mistero. Ci troviamo così in presenza di un uomo annientato fisicamente, incompreso da coloro che lo circondano, e abbandonato dalla giustizia divina che gli appare sempre più misteriosa. Considerare il libro di Giobbe unicamente da questa prospettiva ci fa comprendere la tragedia della condizione umana, oscura e misteriosa. Rivediamo in esso la terribile condizione di sofferenza in cui giace il genere umano, ma è proprio 14


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La storia di un uomo

questo libro della Bibbia che ci aiuta a trovare la risposta a tale tragedia. Spesso l’uomo soffre senza particolari colpe: in ogni nazione, città e villaggio troviamo gente nel dolore, senza che tale afflizione sia causa di una colpa specifica e diretta. Ricordo una piccola casa di campagna dove, distesa su un letto, c’era una donna paralitica da 28 anni che soffriva senza un motivo plausibile. Attorno a lei c’erano molti fiori che però non potevano aiutarla ad alzarsi; tale è lo scenario del libro di Giobbe. Credo che lo scopo ultimo del libro sia quello di dimostrare che l’esistenza umana ha dei valori che trascendono dall’esperienza contingente di ognuno e Giobbe ci dimostra che, anche attraverso le sofferenze di un singolo individuo, le affermazioni blasfeme di Satana contro il Signore e la Sua creatura sono totalmente infondate. Nelle drammatiche scene iniziali assistiamo a dei confronti nel mondo spirituale; i figlioli di Dio si presentano davanti al Creatore, e qui il termine “figlioli di Dio” si riferisce agli angeli, messaggeri di Dio. Leggiamo anche di Satana, l’angelo caduto, che viene interrogato da Dio: “Da dove vieni?”. La risposta riserva toni drammatici: “Dal girare la terra in lungo e in largo”; tale affermazione mostra l’eterna inquietudine di Satana. 15


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Le Risposte di Gesù a Giobbe

“Hai visto il mio servo Giobbe?”, è la domanda che Dio rivolge a Satana per sapere se abbia osservato Giobbe con attenzione, esaminato e saggiato la sua fede. Ascoltiamo ciò che risponde Satana: “Giobbe forse teme Dio per nulla?”. Una accusa blasfema contro la natura dell’uomo. “Non hai forse protetto tutti i suoi beni e la sua persona stessa?”, vero. “Non hai benedetto l’opera delle sue mani?”, vero. “E i suoi averi si sono moltiplicati sulla terra?”, anche questo era vero. Satana, però, continua: “Ma stendi la tua mano su ciò che possiede ed egli ti rinnegherà”. L’accusa blasfema che Satana rivolge alla Chiesa è quella di servire il Signore per ciò che può ottenere da Lui. Molti ci accusano ancora oggi negli stessi termini. Altri ancora affermano che i Cristiani predicano ciò in cui non credono più, forse per un tornaconto personale, e mettono in dubbio il bene fatto persino nella maniera più disinteressata. Dio però dice: “Vai e mettilo alla prova; togligli ogni cosa”. In tal maniera Giobbe diviene, virtualmente, un “campo di battaglia” tra Satana e Dio, tra l’inferno e il cielo, tra la sincera verità del credente e le meschine menzogne di Satana. Giobbe attraversò ogni prova con grande dignità, a volte con un’amarezza che lo spinse a protestare, ad invocare la giustizia di Dio, ma sempre con il desiderio di ricevere la grazia per mantenersi inte16


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gro. Alla fine, le menzogne spudorate del Serpente antico vengono confutate. Quella vittoria ha assunto un valore permanente e attuale. Sono in tanti ancora oggi a non rendersi conto del vero significato delle prove che si trovano ad attraversare. Si scoprono soli nella sofferenza, persi nell’angoscia che attanaglia il loro cuore privo della consapevolezza di colpa alcuna. Ci si potrebbe chiedere: “Che sta facendo Dio?”. Io non posso dare a costoro una risposta, ma questo libro ci dice che ogni prova ha il suo significato e il suo valore. Giobbe rimase fedele anche nella prova e il libro omonimo che conosciamo oggi e che ci è giunto per ispirazione divina, è la testimonianza fedele della vittoria di Dio sulle menzogne di Satana. Credo di poter affermare, senza tema di smentita, che nella vita celeste Giobbe ringrazierà il Signore per ciò che ha patito; in questo modo ha potuto dare un contributo enorme per dichiarare infondate le menzogne di Satana, sconfiggendole nel nome della verità e della fedeltà divine. Sotto un altro punto di vista, il libro mostra l’inadeguatezza del raziocinio umano davanti alle esperienze che segnano lo spirito di ogni individuo. Tale verità è valida in entrambi i casi: dei filosofi e dello stesso Giobbe. Ascoltiamo gli amici di Giobbe nelle loro speculazioni. Se esaminassimo tutti i discorsi di Elifaz, Bildad, Zofar ed Eliu non troveremmo nulla da obiettare nelle 17


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Le Risposte di Gesù a Giobbe

loro affermazioni. Sotto un certo punto di vista la loro è una filosofia corretta, che non fa una piega. Chi può contraddire Elifaz che dice: “Chiedigli perdono e stai in pace”? Ciò che costoro dicevano, in un certo senso, era giusto. Si trovavano però davanti ad un’anima in angoscia e tutto ciò che dicevano non consolava Giobbe perché la sua esperienza era la negazione della filosofia dei suoi amici; essa negava persino la sua stessa filosofia, il suo raziocinio sfiorava il cinismo dei suoi amici. Non ci fu però soluzione alcuna fin quando non intervenne personalmente Dio. Una volta terminati i discorsi eloquenti di Eliu, Dio disse in risposta a Giobbe: “Chi è costui che dà consigli oscuri con parole prive di senno?”.

Credo che questo sia lo stesso messaggio che il Signore rivolge a quanti vorrebbero replicare a Dio. Chi sono costoro che si confondono le idee con l’abbondanza di parole? Possono pure essere onesti e sinceri, ma spesso l’esperienza risulta essere superiore alle formule e alle definizioni e, anche nell’angoscia, si ride di chi vuole imbastire sottili ragionamenti e vane disquisizioni sulle tragedie umane. Tutto questo fu vero per Giobbe: cercò di capire cosa gli stesse accadendo, ma dai suoi discorsi comprendiamo che non vi riuscì. 18


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La storia di un uomo

Il libro presenta altresì un universo nel quale, nonostante i problemi travaglino la nostra vita, Dio rimane sempre e comunque al di sopra di ogni distretta, pronto a soccorrerci; non c’è libro nella Bibbia che ci presenta la sovranità di Dio in maniera più eloquente. Non vi troviamo una presentazione sistematica di tutti i metodi attraverso i quali il Signore interviene, ma sicuramente troviamo Dio all’opera. Troviamo Satana, il nemico per eccellenza, il quale vuole sostenere che il Signore commise un errore nel creare l’uomo e dimostrare che l’unico motivo per cui gli uomini temono Dio è soltanto quello di poter ottenere qualcosa in cambio. Il diavolo, scoperto bugiardo, è intento a cercare di far sembrare credibili le proprie menzogne. Ma anche in questo appare chiara la maestà di Dio: Satana non può togliere neppure un pelo dalla gobba di uno dei cammelli di Giobbe senza il permesso del Signore, il Quale sovrasta l’intera creazione ed è assai più potente di Satana. Se poi concentriamo la nostra attenzione su Giobbe soltanto, troviamo un uomo solo con sé stesso, privo di ogni bene se non della sua propria vita, privo di tutte quelle cose che accompagnano il cammino terreno di ogni altra persona, cose care come i figli, la salute, le ricchezze, gli amici e forse il compiacimento di sé stessi; alla fine, privo persino della certezza della giusti19


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Le Risposte di Gesù a Giobbe

zia divina. Troviamo un uomo nella drammatica, e allo stesso tempo, solenne tragedia della completa solitudine. Sono avvinto dalle repliche che Giobbe rivolge al filosofeggiare dei suoi amici, dalla supplica urgente a Dio che scaturisce da un cuore affranto e sconsolato; una supplica che denuncia il proprio bisogno, che cerca un perché, che lancia una sfida a sé stessa. Quando, però, chiudo il libro non trovo una risposta a quei tanti perché; essi mi hanno affascinato mentre mi aiutavano a svelare la vera natura del bisogno di ogni essere umano, ma a tutto questo non trovo una risposta in Giobbe. Apro il Nuovo Testamento e allora trovo Gesù, il Quale ha vissuto senza quelle ricchezze e quegli agi che normalmente accompagnano l’esistenza di un uomo. Quando esamino, però, la Sua vita trovo una risposta ad ogni perché e ad ogni bisogno sollevati da Giobbe. Per questo esamineremo le risposte di Gesù a Giobbe.

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CAPITOLO DUE

Il bisogno di un arbitro “Non c’è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!” [Giobbe 9:33]

“Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesú uomo” [I Timoteo 2:5]

suscita, indubbiamente, un interesse tra i più rilevanti. Inestimabile è il valore del libro quando si leggono le speculazioni filosofiche e le appassionate risposte di Giobbe; ci troviamo di fronte alla nuda realtà dell’individualità umana e, ascoltando i discorsi degli amici di Giobbe e le sue risposte, avvertiamo il grido che scaturisce dal profondo del cuore dell’uomo. Il primo grido, che ha attratto la mia attenzione, è racchiuso in questo versetto: “Non c’è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!”.

IL LIBRO DI GIOBBE

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