LA BIOGRAFIA DI UN UOMO CHE HA FONDATO MOLTE CHIESE ITALIANE NEGLI STATI UNITI. UN VERO TESTIMONE “A TEMPO E FUOR DI TEMPO”. ISBN 88 86085 80 X
MICHELE NARDI
Di questo servitore del Signore, il famoso predicatore evangelico A. B. Simpson, dirà: “Non ho mai conosciuto una figura più eroica, più amabile e più pura di Michele Nardi, la rivelazione di Gesù lo aveva trasfigurato e il suo ricordo rimarrà sempre nella galleria della mia mente tra i volti radiosi di tanti servitori di Dio… L’anima sua era senza frode, la sua intelligenza viva, il suo ministerio apparteneva totalmente a Dio. È stato certamente un eroe cristiano”. Del suo ministerio a Roma un testimone ha scritto: “Ho spesso udito professori, ufficiali dell’esercito, ed altre persone di rilievo dichiarare che preferivano ascoltare il semplice sermone del nostro caro fratello, piuttosto che le elaborate dissertazioni dei più noti predicatori. Sapevano e sentivano che credeva ogni parola che diceva, fino al punto di perdonargli qualunque errore di sintassi nell’esposizione del sermone”.
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Michele Nardi fu giustamente definito il Moody degl’italiani. Il suo zelo, la sua devozione, la sua sincerità e la sua fede sono note a tutti.
Francesco Toppi
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Michele Nardi “Assemblee di Dio in Italia” Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n.1349 Legge 22.11.1988 n.517 © Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06/22.51.825 - Fax 06/22.51.432 2002 - Tutti i Diritti Riservati Autore: Francesco Toppi Stampa: Piccole Arti Grafiche - ROMA ISBN 88-86085-80-X
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Prefazione
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on piacere diamo alle stampe una breve biografia di Michele Nardi del quale, fino ad oggi, non avevamo alcuna notizia oltre a quella che lo indicava quale strumento usato da Dio per la conversione all’Evangelo di Luigi Francescon (1866 - 1964), il primo italiano ad essere battezzato nello Spirito Santo e uno dei pionieri del Risveglio pentecostale italiano. In modo inatteso, nel 1999 ricevemmo la visita del Dr. Key Yuasa, pastore presso una Chiesa Evangelica di Santità del Brasile, il quale aveva intrapreso una ricerca minuziosa su Luigi Francescon, in preparazione di una tesi di laurea da presentare alla “Faculté Autonome di Théologie Protestante” dell’Università di Ginevra. Il Dr. Yuasa, con squisito spirito di fraternità cristiana, ci ha visitato di nuovo l’anno scorso lasciandoci una copia del suo lavoro, che ha riempito un vuoto sull’origine del Movimento pentecostale italiano. ©
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Nella bibliografia è citato, tra gli altri, un volumetto conservato presso la Biblioteca della sede della “Christian and Missionary Alliance” di Niack, New York, scritto da A. B. Simpson nel 1916, il quale, sulla base delle testimonianze di Blanche Nardi, consorte dell’evangelista, di molti fratelli ed amici, con i quali l’evangelista aveva collaborato nell’avventuroso ministerio della Parola, tracciava una breve biografia di Michele Nardi. Spinti dal desiderio di conoscere gli avvenimenti che hanno preceduto la nascita del nostro Movimento abbiamo fatto richiesta della biografia di Michele Nardi, che prontamente ci è stata fatta pervenire. Il presente, semplice lavoro, scritto con la collaborazione di Salvatore Cusumano, è fondato essenzialmente su quel volumetto, che con cortesia fraterna ci è stato inviato in copia dalla Biblioteca della “Christian and Missionary Alliance”. Lo scopo che ci siamo prefissi è stato quello di far conoscere ed apprezzare la vita e il ministerio di questo antico evangelista, consacrato come pochi alla causa di Cristo e dell’Evangelo. Reputiamo, infatti, che la sua storia può ancora ispirare molti a dedicare la vita nelle mani del Signore. Un interrogativo, che nonostante ogni tentativo è rimasto purtroppo insoluto, è come mai Michele Nardi, un servo di Dio guidato potentemente dallo Spirito Santo, sia rimasto legato all’insegnamento di A. B. Simpson, il quale, pur sostenendo che la rigenerazione e il battesimo dello Spirito Santo, sono due distinti eventi della vita dei credenti, non credeva nell’evidenza iniziale delle lingue, mentre accettava la realtà attuale dei carismi dello Spirito. ©
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Prefazione
Luigi Francescon tuttavia, durante tutta la sua vita, ribadì sempre i princìpi biblici del Nardi riguardanti l’ecclesiologia ed il metodo missionario. La nostra preghiera è che il lettore, benedetto dall’esempio di fervore e fedeltà di quest’uomo di Dio, sia incoraggiato a servire il Signore con lo stesso impegno ed amore per raggiungere quanti oggi hanno bisogno della redenzione in Cristo. F. T.
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Capitolo 1
Giovinezza ed emigrazione
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ichele Nardi nacque il 2 novembre 1850 a Savignano di Romagna, figlio di Luigi, piccolo commerciante, e di Francesca Bertozzi. Il suo nome per intero era Giuseppe Michele Martino Nardi come risulta dal suo certificato di nascita (1). Savignano di Romagna, oggi Savignano sul Rubicone, sorge sulla riva destra del Rubicone, il fiume che segnava il confine tra la Gallia Cisalpina e l’Italia, passato alla storia perché Giulio Cesare lo attraversò in (1) Key Yuasa, Louis Francescon, A Theological Biography, Faculté de Théologie Protestante de l’Université de Genève, 2001, p. 57. ©
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aperta opposizione al Senato di Roma, pronunciando la frase famosa e leggendaria: “Il dado è tratto!”. Michele visse la sua infanzia in una terra, la Romagna appunto, dove erano già nati numerosi patrioti, che hanno lottato per l’unità d’Italia fieramente avversi allo Stato Pontificio. Mentana Nardi, infiammato dagli ideali risorgimentali, come tanti altri giovani studenti suoi coetanei, a diciassette anni si arruolò tra i volontari garibaldini e nel 1867 partecipò alla sfortunata battaglia di Mentana, che aveva lo scopo di liberare Roma e lo Stato Pontificio per ricongiungerle all’Italia da poco unita. Per la sua innata riservatezza non parlò mai degli atti di eroismo da lui compiuti e che gli “fecero ricevere due medaglie al valore … il suo nome fu inciso nel monumento a Garibaldi sul Granicolo” (2). Molti anni dopo, avendo riconosciuto in una fotografia in possesso di Agide Pirazzini, del quale parleremo ancora, “l’ufficiale comandante della propria compagnia, gli confidò di averlo soccorso morente sul campo di battaglia” (3). Firenze Nel 1869, dopo il periodo della lotta, raggiunse Firenze, culla dell’arte italiana, dove seguì un corso di (2) J. Bisceglia, Italian Evangelical Pioneers, Brown-White. Lowell, Kansans City, 1948, p.27. (3) A. B. Simpson, Michele Nardi, The Italian Evangelist, His life and Work, New York, 1916, pp. 124, 125. ©
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storia dell’arte, Michele infatti era soprattutto interessato all’antiquariato. A Firenze, all’epoca capitale d’Italia, rimase tre anni e fece la conoscenza di una famiglia proveniente dalla Gran Bretagna, che si affezionò a lui e presso la quale ricevette lezioni d’inglese. Conobbe anche numerosi turisti americani, che lo incoraggiarono a trasferirsi negli Stati Uniti, dove non mancavano per un giovane del suo talento grandi opportunità di successo e di ricchezza (4). Stati Uniti Nel 1873, Nardi lasciò l’Italia per trasferirsi negli Stati Uniti. La sua non fu però la sorte dura degli emigranti italiani. Appartenente alla classe media, istruito, signorile nei modi, conquistò la fiducia di quanti incontrò. Iniziò così un’attività di antiquario e critico d’arte, ma la nazione era così impegnata nell’espansione interna, che tale professione non dava grandi possibilità di guadagno. Ebbe occasione di incontrare un altro italiano residente negli Stati Uniti già da alcuni anni, il quale lo incoraggiò a mettere da parte la sua professione per indirizzarsi verso altre attività, che offrivano maggiori opportunità di guadagno. I progressi dell’industria mineraria e metallurgica richiedevano la realizzazione di una vasta rete ferroviaria, si procedeva perciò in quell’epoca alla costruzione delle quattro linee transcontinentali. Fino ad allora gli appalti per la costruzione delle ferrovie erano stati monopolio degli (4) Ibidem, pp. 11, 12. ©
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emigranti irlandesi, che ostacolavano l’intrusione degl’italiani. “Gl’irlandesi erano numerosi… già prima della grande ondata degli anni cinquanta (1850 N.d.A.), che ve li portò numerosissimi. Erano stati essi, tra l’altro, a fornire le manovalanze” (5) per le grandi imprese di trasformazione della nazione. Così “i primi americani, con i quali gli italiani si trovarono ad avere direttamente a che fare, furono gli irlandesi. Più che un incontro, fu uno scontro” (6). “Gli scontri più frequenti… avvenivano nei cantieri di lavoro. Gli italiani avevano spesso gli irlandesi come foremen (caposquadra N.d.A.). Provocatore e sopraffattore, il foreman irlandese sembrava prendesse gusto a fare l’aguzzino con l’italiano e ad urlare” un insulto “quando gli impartiva un ordine. Gli italiani, insofferenti, rispondevano per le rime” e non solo a parole. “Era uno scontrarsi ma non alla pari. Gli irlandesi parlavano inglese e fornivano” i capomastri “agli imprenditori” (7). La maggioranza degli italiani “non aveva altra via d’uscita, se voleva lavorare, che di fare i badilanti”, cioè maneggiare piccone e pala, “non fosse altro per l’ignoranza dell’inglese” (8). Michele Nardi ed il suo socio furono tra i primi ad organizzare il lavoro italiano in USA. Presero degli appalti per la posa dei binari delle nuove linee ferroviarie allo scopo d’impiegare direttamente i loro connazionali. (5) Alberto Giovannetti, L’America degli Italiani, Edizioni Paoline, Modena, 1975, p. 124. (6) Ibidem, p.123. (7) Ibidem, p. 126, 127. (8) Ibidem, p.157. ©
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Nel dicembre 1874, a causa della diminuzione del prezzo del carbone e della conseguente riduzione dei salari, i minatori della zona mineraria della Pennsylvania attuarono uno sciopero che durò molti mesi. La responsabilità di questo sciopero ad oltranza fu attribuita alle associazioni di assistenza degli operai irlandesi denominate “Molly Maguires”. Questo nome era stato attribuito loro da un giornalista americano, che utilizzò “la leggendaria figura di un’anziana donna che in Irlanda aveva guidato un gruppo di poveri contadini a ribellarsi … agli esattori degli affitti delle terre su cui lavoravano. Di conseguenza questo nome divenne negli Stati Uniti sinonimo d’illegalità e di violenza” (9). Durante il periodo dello sciopero alcuni proprietari delle miniere di carbone decisero d’impiegare gli emigrati italiani, che erano disoccupati. Nardi e il suo socio firmarono un contratto con una società mineraria di Pittsburgh. Un treno di italiani arrivò nella zona, ma ben presto dovettero difendersi da una massa armata e violenta di scioperanti, fino al punto di dover rinunciare all’impresa. Delusi da questa pericolosa avventura, Michele e il suo socio tornarono con i loro operai italiani agli appalti delle nuove linee ferroviarie, ma dopo aver ultimato una lunga tratta di ferrovia, un’inondazione distrusse tutto con una gravissima perdita finanziaria. Malgrado queste avversità, e la susseguente tristissima condizione economica, i due soci non si perdettero d’animo. (9) Walter Boyle, Molly Maguire and AOH, Testo elettronico. ©
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Un’azienda di Pittsburgh era alla ricerca di una ditta produttrice di carbone da legna; Michele chiese ai suoi operai se qualcuno era stato carbonaio in Italia e, trovatone uno, presentò il progetto alla società ed ottenne il contratto. Era una nuova possibilità di lavoro per gli italiani. Una società aveva acquistato dei boschi da taglio per utilizzarne il legname. Nardi e il suo socio intrapresero anche questa nuova attività di disboscamento. Trasferirono centinaia di uomini nella zona boschiva della regione e vi lavorarono per due anni, producendo al contempo la migliore qualità di carbone da legna. Grazie a queste attività di successo ed alla stima ottenuta per l’impegno di carattere sociale verso gli emigranti italiani, Michele Nardi “fu in questo periodo nominato Console italiano di Pittsburgh” (10).
(10) A. B. Simpson, op. cit., p. 15. ©
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Capitolo 2
Un incontro significativo
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aggiunta una posizione economica di rilievo, Michele Nardi era spesso ritornato in Italia. Nel 1878 visitò l’Esposizione Universale di Parigi dove fece la conoscenza, che si trasformò ben presto in amicizia, di un americano residente a Philadelphia, il quale si trovava in Francia per esporre i propri prodotti. Tornati ambedue negli Stati Uniti si riproposero di incontrarsi ancora. Nardi tornò a Pittsburgh alla propria attività di imprenditore, iniziò anche ad operare in Borsa, investendo con successo i propri capitali in titoli. Qualche tempo dopo, forse nel 1880, Michele mentre si trovava a Philadelphia per seguire l’andamento ©
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della Borsa Valori, pensò di fare visita a quel suo amico con l’intento di passare qualche ora di svago insieme. Con sua grande meraviglia si rese conto che quell’uomo non era più lo stesso. Gli aveva chiesto di andare insieme a divertirsi, ma quello si era rifiutato, rispondendo: “Ero morto ma ora sono vivo” ed immediatamente gli testimoniò della propria conversione all’Evangelo, infine gli disse che stava pregando per lui e poi gli chiese se aveva mai letto la Bibbia. Michele non l’aveva mai letta e non si era mai interessato ad argomenti religiosi, “fino ad allora aveva rifiutato tutte le religioni, anche quella del suo Paese natale” (1). Nessuno gli aveva mai parlato della Bibbia. Allora l’amico gli chiese di unirsi a lui in una semplice preghiera, assicurandolo che avrebbe ancora continuato a pregare per lui, poi gli regalò una Bibbia supplicandolo di leggerla. Soltanto molto tempo dopo Michele “venne a sapere che sua sorella”, con la quale non aveva più alcun rapporto, “si era convertita all’Evan gelo e da ben sette anni aveva pregato per la sua conversione” (2). La Bibbia ricevuta in dono era di formato grande. Michele inizialmente rispose che non aveva tempo per leggere un libro così voluminoso, allora l’amico gli sottolineò un versetto e gli chiese di leggere almeno quello indicato, Michele promise che l’avrebbe letto e così si lasciarono. (1) A. B. Simpson, op. cit., p.33. (2) Ibidem, p. 16. ©
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Un Incontro Significativo
La conversione Tornò all’albergo dove abitava e mentre attendeva che gli venisse servito il pranzo, “ricordò la promessa fatta, preso il pesante volume lesse il versetto sottolineato, che era Giovanni 1:12: ‘A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome’”. Quelle parole lo colpirono come un martello che spezza il sasso. “Lo Spirito Santo lo convinse dell’urgenza e del privilegio di diventare un figlio di Dio. Ebbe la consapevolezza che fino a quel momento non lo era stato perché non aveva creduto nel nome di Gesù, era stato indifferente e spesso avverso ad ogni forma di fede”. Immediatamente si rivolse al Signore e, ricordando come il suo amico aveva pregato “Gli chiese di voler diventare un Suo figlio e poi che in quel momento stesso avrebbe accettato Cristo come suo Salvatore. Ebbe subito la certezza che i suoi peccati erano perdonati, mentre egli stava leggendo, sette credenti pregavano Dio, affinché si rivelasse con la Sua Parola di vita a questo loro amico italiano” (3). La conversione, l’esperienza del perdono dei peccati e della “nuova nascita” in Cristo fu immediata, al punto che il giorno dopo Michele andò alla Borsa Valori di Philadelphia e vendette tutti i titoli che aveva acquistato a basso prezzo e che stavano velocemente risalendo, gli avrebbero fruttato in pochi giorni un’ingente somma di denaro. L’agente pensò che era im(3) Ibidem, p.17. ©
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provvisamente impazzito, ma egli spiegò la ragione del suo gesto e testimoniò della grande felicità che aveva nel cuore per avere realizzato una profonda esperienza con Cristo. Tornò subito a Pittsburgh e appena possibile chiuse la propria attività nel mondo degli affari. Questa esperienza così radicale ed improvvisa con Cristo poteva sembrare soltanto fondata sull’emotività e quindi non duratura, invece corrispondeva alla natura stessa del suo carattere, pronto a sperimentare sempre nuove avventure e a viverle nonostante le difficoltà. Questa era l’esperienza più importante della sua vita, che avrebbe fatto di lui un eccezionale “uomo di Dio”. Isolamento e ricerca Michele era un uomo con una buona istruzione e sapeva che se voleva continuare a realizzare la gioia profonda della salvezza doveva conoscere meglio la Bibbia. Quindi prese, come era nel suo carattere, una decisione drastica. Ritornò nella zona boschiva dove aveva svolto la prima attività di imprenditore. Questa volta però portò con sé la grande Bibbia inglese che possedeva, alcune coperte e si sistemò in una delle baracche che aveva preparato per i suoi operai e lì, da solo, trascorse più di un mese leggendo la Scrittura. “Mentre leggeva si sentiva sempre più attratto dalla bellezza della lingua” (4) e fu spinto a continuare a me(4) W. P. Shivers, Adventure in Missions - Story of Presbyterian Work with Italians, Board of Missions, Presbyterian Church, New York, 1946, p. 11. ©
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Un Incontro Significativo
ditare la Parola di Dio. Per alcuni mesi visse in totale isolamento, ma poi, persuaso da alcuni amici che lo avevano rintracciato e andavano saltuariamente a trovarlo, si trasferì in una piccola ed umile casa sempre nella zona del bosco. Michele Nardi, mentre “meditava la sua Bibbia inglese (era l’unica che conosceva) pensò che” per intraprendere uno studio accurato della Scrittura “doveva trovare le parole che ricorrevano più volte nel testo biblico annotandone i riferimenti. Credeva allora di essere l’unico italiano a fare questa scoperta” (5), perché nessun altro gli aveva parlato mai prima dell’Evangelo. Indubbiamente lo Spirito di Dio lo stava guidando. In seguito apprese che la Concordanza biblica, comunemente nota nel mondo evangelico italiano come la “Chiave Biblica”, era già in uso da molti anni. Nel 1891, a Chicago, incontrerà Luigi Francescon che gli parlerà di questa sua esperienza e dell’importanza dell’uso della “Chiave Biblica”, infatti, quest’ultimo riteneva fermamente che, oltre la Bibbia, soltanto la Chiave Biblica fosse indispensabile per un servitore di Dio. L’isolamento spontaneo di meditazione e di preghiera fu per Michele Nardi un periodo prezioso, simile a quello che Saulo passò in solitudine a Damasco, una fase molto importante della sua vita spirituale, durante la quale lo Spirito Santo poté operare profondamente nel suo cuore. Michele, però, non era certo (5) A. B. Simpson, op. cit., p.19. ©
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soltanto un contemplativo, aveva sempre amato l’azione, l’impegno e l’avventura. Il Signore lo stava preparando per l’avventura più rischiosa della sua esistenza, che avrebbe richiesto coraggio, fede e perseveranza. Un credente equilibrato è sempre allo stesso tempo “contemplativo” e disponibile all’azione pratica e Michele fu un fulgido esempio di tal equilibrio.
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Di questo servitore del Signore, il famoso predicatore evangelico A. B. Simpson, dirà: “Non ho mai conosciuto una figura più eroica, più amabile e più pura di Michele Nardi, la rivelazione di Gesù lo aveva trasfigurato e il suo ricordo rimarrà sempre nella galleria della mia mente tra i volti radiosi di tanti servitori di Dio… L’anima sua era senza frode, la sua intelligenza viva, il suo ministerio apparteneva totalmente a Dio. È stato certamente un eroe cristiano”. Del suo ministerio a Roma un testimone ha scritto: “Ho spesso udito professori, ufficiali dell’esercito, ed altre persone di rilievo dichiarare che preferivano ascoltare il semplice sermone del nostro caro fratello, piuttosto che le elaborate dissertazioni dei più noti predicatori. Sapevano e sentivano che credeva ogni parola che diceva, fino al punto di perdonargli qualunque errore di sintassi nell’esposizione del sermone”.
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Michele Nardi fu giustamente definito il Moody degl’italiani. Il suo zelo, la sua devozione, la sua sincerità e la sua fede sono note a tutti.
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