George Muller

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Anche se era stato educato nella religione, George Muller crebbe senza un reale concetto di Dio. All’età di 16 anni venne imprigionato per vagabondaggio e furto. A vent’anni conobbe un gruppo di persone che si riunivano regolarmente per pregare e studiare la Bibbia. Attraverso la loro testimonianza giunse ad un punto di svolta della sua vita, fu allora che si affidò a Dio e venne gloriosamente trasformato dal Signore. La lettura giornaliera della Bibbia e la preghiera divennero parte fondamentale della sua esperienza cristiana e la pietra angolare del suo futuro ministerio a favore degli orfani.

GEORGE MULLER

La stimolante ed avventurosa storia di un uomo il quale ha osato credere che Dio era potente da provvedere a tutti i suoi bisogni, sia personali che quelli di migliaia di orfani di cui si stava prendendo cura

Basil Miller

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ISBN 88-86085-25-7

ADI-Media

LA STORIA DI UNO DEI PIÙ GRANDI UOMINI DI PREGHIERA DEL SECOLO SCORSO


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Muller Basil Miller

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Titolo originale: “George Muller, Man Of Faith And Miracles” Basil Miller Bethany House Publishers A Division of Bethany Fellowship, Inc. 6820 Auto Club Road, Minneapolis, Minnesota 55438

Edizione italiana: George Muller “Assemblee di Dio in Italia” Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n.1349 Legge 22.11.1988 n.517 © Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06/22.51.825 - Fax 06/22.51.432 E-mail: adimedia@pelagus.it 1997 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione: a cura dell’Editore Liberamente adattato dal testo originale Stampa: Piccole Arti Grafiche - ROMA ISBN 88-86085-25-7


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Prefazione

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uella che state per leggere è una delle biografie scritte riguardo ad uno dei più famosi servitori del Signore vissuti nel secolo scorso: George Muller, conosciuto come il fondatore dei grandi orfanotrofi di Bristol (G.B.). Pubblicata per la prima volta nel 1941, è stata ristampata qualche anno fa in lingua inglese per ricordare un uomo di Dio che ha letteralmente trascorso la sua lunga esistenza in preghiera, davanti al trono della Grazia celeste. Ai piedi del Signore, Muller ha trovato tutto ciò di cui ha avuto bisogno per i numerosi orfanotrofi che ha fondato dal nulla, per l’enorme opera svolta per mezzo della Società per la Conoscenza delle [Sacre] Scritture da lui istituita, per la comunità di “Bethesda” da lui curata, per l’enorme impegno profuso come predicatore itinerante alla veneranda età di settant’anni, in decine e decine di Paesi nel mondo... Muller è stato un uomo che ha poggiato la sua intera vita sulla preghiera, non confidava in nessun’altra risorsa se non sulla ©

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Prefazione

manifestazione della provvidenza divina come risposta alle sue preghiere. Vissuto fino all’età di novantatré anni ha conosciuto personaggi come D.L. Moody, Ira Sankey, Hudson Taylor, Arthur T. Pierson, Charles Spurgeon... Quest’ultimo ha definito Muller un “heavenly-minded man” (un uomo con la mente rivolta al cielo); spesso Spurgeon faceva delle visite a Bristol per ammirare il pregevole lavoro svolto in favore degli orfani e per ascoltare le storie di fede narrate dal Muller. Nel 1875, Muller fu ospite del “principe dei predicatori” al Tabernacle di Londra ed il commento di Spurgeon alla predica fu: “Questo sarà un sermone che ricorderò per molto tempo...”, mostrando un evidente apprezzamento per ciò che aveva ascoltato. Spesso, nonostante gli enormi impegni del Muller e di Spurgeon, i due si incontravano, comunque, per giornate intere e si incoraggiavano vicendevolmente nella fede parlando delle immutabili promesse di Dio contenute nella Bibbia. Spurgeon considerava estremamente preziosa l’amicizia del Muller e di grande ispirazione per la sua vita. Tra l’altro, l’opera di Spurgeon in favore degli orfani ha avuto inizio proprio sul modello di quella fondata da Muller. Oltre che ad un’autobiografia dal titolo: “Narrazione delle vie di Dio verso George Muller”, altre due opere sono state largamente diffuse: una scritta pochi giorni dopo il suo funerale da Frederick Warne, il suo primo biografo; l’altra, scritta da Arthur T. Pierson (tradotta in italiano nel 1923 dalla Tipografia Sordomuti di Firenze, sulla dodicesima edizione in lingua inglese). Ambedue intimi amici di George Muller, han©

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Prefazione

no fornito il materiale sul quale Basil Miller, già conosciuto ai lettori italiani per i suoi scritti su John Wesley e William Carey, ha compilato questa biografia. Il desiderio di chi dà alle stampe questo libro oggi è lo stesso che animava James Wright, il genero di George Muller, quando firmava la prima “memoria autorizzata” per i lettori di lingua inglese, facendo riferimento alle parole dell’apostolo Paolo ai credenti della Galazia: “Per causa mia glorificavano Dio” (Gal. 1:24). Possa questo libro ispirare il lettore a dare gloria al Signore per le Sue meraviglie che si compiono attraverso la strumentalità di “uomini di fede” come George Muller. L’Editore

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Capitolo 1

Una giovinezza oscurata dal peccato

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eorge Muller può essere definito, a pieno titolo, “un uomo formato da Dio”. In giovinezza non ricevette alcuna educazione religiosa. Visse senza alcun riferimento ad una dimensione soprannaturale, fino a quando non maturò la necessità di un personale incontro con Dio. Da ragazzo volle assaporare fino in fondo l’amaro sapore del peccato, per poi scoprire più avanti nel tempo che Dio è in grado “di fare infinitamente al di là” di quanto egli pensasse o chiedesse. Il miracolo della sua vita non è frutto di un’educazione ricca di valori religiosi, ma dall’opera di Grazia compiuta in lui da Dio per mezzo dell’Evangelo. La ©

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chiave del suo “successo” va ricercata nel fatto che George sottomise completamente il proprio essere alla volontà divina. Da allora visse avendo davanti a sé la prospettiva dell’eternità. Dopo che l’ombra della gloria di Dio si posò su lui, Muller guardava oltre il tempo e vedeva il Signore. Da quel momento non chiese più all’uomo di supplire alle sue necessità materiali o spirituali, si rendeva conto che soltanto Dio era in grado di farlo. In questa prospettiva le misere risorse dell’uomo sfumavano di fronte alle riserve della grazia divina, alle quali egli attingeva per fede. Imparò il segreto per ottenere le cose da Dio, ricorrendo al semplice espediente di presentarsi con fiducia al trono di Grazia. Mise in pratica quotidianamente questo principio per settantatré anni, e non trovò mai il cielo vuoto o le risorse divine esaurite. Imparò a non limitare Dio con la fragilità della sua fede, chiedeva sapendo che il Signore lo ascoltava e che era in grado di rispondere. È stato chiamato, a buon diritto, “l’apostolo della fede”. Alla luce degli interventi di Dio nella sua esistenza, la sua è stata definita una “vita di totale fiducia nel Signore”. In ogni caso, mi piace soprattutto pensare a lui come all’uomo “formato da Dio”. Egli rappresenta, al massimo livello, la capacità divina di plasmare una vita. Considerata la giovinezza trascorsa nel peccato, vediamo in lui l’opera di Dio tesa a rifondare un’intera esistenza. Proviamo a tracciare la storia degli interventi di Dio in questa lunga carriera protrattasi per circa novanta©

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quattro anni, settantatré dei quali trascorsi mano nella mano con Dio. George era originario della Prussia, nacque, infatti, a Kroppenstadt il 27 settembre 1805. Si sa poco dei suoi primi cinque anni di vita, ma nel 1810 la famiglia si trasferì a Heimersleben, dove il padre divenne esattore delle imposte, e vi rimase per undici anni. “Mio padre”, scrive George Muller, “che educò i suoi figli secondo i principi del mondo, ci dava molto denaro, considerata la nostra età. Questo c’indusse a commettere molti peccati. Prima dei dieci anni rubai ripetutamente del denaro frutto delle imposte raccolte da mio padre... fin quando un giorno egli scoprì il mio furto, depositando una somma in precedenza contata nella stanza in cui mi trovavo, e lasciandomi solo per un po’. Presi qualche soldo e lo nascosi dentro la scarpa”. Il padre scoprì immediatamente l’ammanco e, dopo aver perquisito George, trovò i soldi. La punizione non cambiò le pessime abitudini di Muller, infatti continuò a rubare dal denaro delle tasse. “Malgrado fossi punito in questa come in altre occasioni, ricordo che tutto ciò m’induceva unicamente ad escogitare il modo di farla franca la volta successiva”. All’età di dieci anni George fu mandato ad Halberstadt, per ricevere una preparazione necessaria in vista dell’impegno universitario che stava per affrontare. Suo padre desiderava che studiasse per divenire un ministro luterano. “Non perché potessi servire Dio, ma ©

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per avere una vita comoda”, affermò Muller molti anni dopo. Invece di studiare, come avrebbe dovuto, trascorreva il tempo leggendo romanzi più che mediocri e indulgendo in pratiche peccaminose. A quattordici anni la sua vita fu segnata da una tragedia: la morte della madre. La notte in cui morì, George, all’oscuro della sua malattia, la trascorse giocando a carte e il giorno seguente, che era domenica, si recò con i propri amici in una taverna. Nella giornata successiva ricevette i primi insegnamenti religiosi, che precedevano la Confermazione. Da questo si comprende come la sua giovinezza fosse priva di qualsiasi inclinazione religiosa. Questi primi ammaestramenti furono ricevuti con grande noncuranza. Era un ragazzo superficiale che ricercava avidamente i piaceri mondani. La morte della madre non produsse su di lui un grande effetto. Qualche giorno prima della Confermazione, che lo ammetteva a prendere parte alla Santa Cena, commise una grave immoralità. Era diventato talmente falso che non riusciva ad essere onesto neppure con il ministro incaricato della cerimonia: “Gli diedi soltanto la dodicesima parte della cifra che mio padre mi aveva consegnato per lui”, notò Muller, riconoscendo la sua tendenza a cadere sempre più in basso nel peccato. “In queste condizioni, senza preghiera, senza ravvedimento, senza fede, senza conoscenza del piano della salvezza, ricevetti la Confermazione e partecipai alla Cena del Signore la domenica dopo. Tuttavia, non ero del tutto privo di sentimenti. Decisi di allontanarmi ©

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dai vizi nei quali stavo vivendo e di studiare di più. Ma, poiché Dio non era nei miei pensieri e cercavo di cambiare vita con le mie forze, ben presto i buoni propositi naufragarono e divenni peggiore di prima”. L’anno seguente, quando suo padre fu trasferito a Schoenebeck, George chiese di frequentare la scuola della cattedrale a Magdeburgo, che si trovava nelle vicinanze. Prima di andare a scuola in novembre, rimase a casa a sovrintendere ad alcuni lavori e a leggere i classici con un ministro luterano di nome Nagel. Lasciato da solo, prese il denaro dovuto a suo padre e lo spese per i propri piaceri. Nel novembre del 1821 fece un viaggio a Magdeburgo, dove trascorse sei giorni “in molto peccato”. Racimolando tutto il denaro che riuscì ad ottenere con vari stratagemmi, andò a Brunswick, e alloggiò per una settimana in un costoso hotel. Una volta finito il denaro, ritentò lo stesso trucco in un hotel di un paese vicino, dove il proprietario, sospettando che non avesse soldi, gli chiese di lasciare i suoi vestiti più belli in garanzia. Questa volta camminò per circa sei miglia fino a Wolfenbuttel e in una locanda cominciò a vivere in modo dispendioso. Questa esperienza, a sedici anni, segnò la sua rovina, poiché quando cercò di scappare dalla finestra fu catturato. Confessò la verità aspettandosi misericordia, ma non la ottenne. Venne arrestato da un ufficiale di polizia e messo in carcere per furto. “Mi trovai all’improvviso, a sedici anni, compagno di cella di ladri e assassini, e trattato di conseguenza... Il secondo giorno chiesi al secondi©

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no una Bibbia, non tanto per considerare il suo benedetto contenuto, ma per ammazzare il tempo”, racconta George. Per ventiquattro giorni - dal 18 dicembre al 12 gennaio - rimase rinchiuso in prigione. Il padre ottenne il suo rilascio pagando il conto della locanda, la cauzione e dandogli il denaro sufficiente per far ritorno a casa. Nell’ottobre del 1822 entrò in una scuola a Nordhausen, dove rimase per due anni e mezzo a studiare con diligenza i classici latini, la storia francese, la letteratura tedesca e anche un po’ di ebraico, greco e matematica. “Ero solito alzarmi alle quattro, in inverno ed estate, e generalmente studiavo tutto il giorno, con poche eccezioni, fino alle dieci della sera”. La sua vita rigorosa lo fece diventare un esempio per l’intera classe. “Non m’interessavo minimamente a Dio”, scrive, “anzi, vivevo segretamente in molti peccati, in seguito ai quali mi ammalai e rimasi confinato in camera per tredici settimane. Durante la mia malattia non ebbi un reale pentimento. Non m’importava della Parola di Dio. Possedevo circa trecento libri, ma neppure una Bibbia. In sostanza, attribuivo un valore di gran lunga superiore agli scritti di Orazio e Cicerone, Voltaire e Moliere, che al Libro ispirato”. Ogni tanto la coscienza lo riprendeva e allora decideva di migliorare “in modo particolare quando mi dovevo accostare alla Santa Cena. Il giorno precedente mi astenevo da alcune cose, e il giorno stesso ero molto serio... Ma dopo un po’ tutto era dimenticato ed ero quello di sempre”. ©

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George era un giovane dissoluto, che sperperava in una vita ribelle il denaro che il padre gli forniva. Una volta che i soldi erano finiti, finse di esser stato derubato e, dopo aver forzato la serratura del suo baule e della custodia della chitarra, si recò dal direttore mezzo svestito, raccontando la storia del furto. Il trucco suscitò compassione perché era un bravo attore e il suo racconto sembrava veritiero. All’età di vent’anni divenne membro dell’università di Halle con voti eccellenti, e gli fu concesso il privilegio di predicare nella chiesa luterana. Cominciò a rendersi conto che, se non avesse riformato la sua vita, nessuna chiesa lo avrebbe voluto come ministro e quindi la sua carriera ne avrebbe risentito. Considerava il ministerio come una professione per guadagnarsi da vivere e non come un servizio verso Dio e gli altri. “Pensavo”, racconta, “che nessuna comunità mi avrebbe scelto come pastore e che senza una notevole conoscenza teologica non avrei mai raggiunto una posizione. Ma nel momento in cui entrai ad Halle tutti i miei propositi svanirono. Ricominciai la mia vita dissoluta, malgrado ora fossi uno studente di teologia. Non avvertivo nessun dispiacere ad offendere Dio”. Un giorno conobbe un compagno di nome Beta, che in passato aveva cercato di vivere una vita cristiana, ma i suoi sforzi suscitarono il disprezzo di Muller. “Anche se avessi potuto avere dei compagni migliori, mi sembrò utile sceglierlo come amico poiché sarebbe stato in grado di aiutarmi a migliorare la mia condotta”. ©

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Questa volta George si sbagliava, poiché Beta si era allontanato da Dio, e cercava a sua volta l’amicizia di George per essere introdotto ai piaceri che il compagno sembrava gustare. Dio era all’opera, poiché la redenzione di George sarebbe avvenuta proprio tramite Beta. Era di amicizia che questo giovane dissoluto ma studioso aveva bisogno, dell’amicizia di Dio che trasforma e non quella di un ragazzo che si era sbarazzato colpevolmente delle sue conquiste spirituali. “Il mio cuore stolto s’ingannava ancora una volta”, racconta Muller. “Tuttavia Dio, nella Sua misericordia, fece di Beta uno strumento per farmi del bene, non soltanto nel tempo, ma per l’eternità”. La dissolutezza presentò il suo conto e George si ammalò seriamente. La sua condotta era “migliore esteriormente”. Ma questo miglioramento, confessò, non derivava da motivi spirituali ma finanziari. Non aveva abbastanza denaro da coprire le spese di una vita malvagia. Nell’agosto del 1825, lui e Beta, assieme ad altri due studenti, misero insieme il denaro sufficiente per viaggiare attraverso la Prussia per qualche giorno, alla fine ebbero il desiderio di visitare le meraviglie naturali della Svizzera. Erano senza soldi e senza passaporto. L’ingegnoso George, in ogni caso, superò questi ostacoli, si procurò il denaro impegnando i libri e altri oggetti personali, e ottenne i passaporti con delle false lettere dei genitori. La malvagità era radicata in George al punto che persino durante questo viaggio si comportò come un ©

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comune ladro. “In quel viaggio fui come Giuda”, confessa, “perché tenevo la cassa del gruppo e vi rubavo i soldi. Riuscii a destreggiarmi in modo tale che il viaggio mi costò soltanto due terzi di quanto sborsarono i miei amici”. Ritornato in patria il ragazzo passò da casa, dove il vecchio desiderio di cambiare il suo stile di vita riaffiorò; ma una volta terminate le vacanze, arrivati nuovi studenti all’università e con del denaro in tasca, ritornò alla vita di sempre. Tuttavia quei giorni oscurati dal peccato stavano per terminare. Dio, nel Suo modo inscrutabile, aveva programmato un incontro nel quale la Sua mano avrebbe iniziato a ricostruire quella vita, che il peccato aveva guastato. Beta, suo compagno d’avventure, sarebbe stato lo strumento di Dio per portare George alla gloriosa luce dell’Evangelo. La notte del peccato era quasi terminata e l’alba della grazia stava per spuntare con la sua bellezza trasformatrice. “In questa storia la mano divina è più che evidente”, scrive A.T. Pierson nella sua biografia di George Muller, “quando comprendiamo che questo periodo coincise con la preparazione della sua attività. Durante i dieci anni successivi vedremo il divino Vasaio modellare e trasformare George Muller come un vaso scelto per il Suo servizio. Ogni passo compiuto è stato fatto in vista di quella preparazione al servizio”. “Era giunto il tempo in cui Dio avrebbe manifestato la Sua misericordia verso di me”, dice Muller, ripercorrendo il lungo periodo di iniquità che aveva fatto ap©

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passire la sua anima. “Nel momento in cui ero indifferente nei Suoi confronti, come lo ero sempre stato, Egli mandò il Suo Spirito nel mio cuore. Non avevo la Bibbia e non ne leggevo una da anni. Non andavo in chiesa, se non raramente e per abitudine, partecipavo alla Cena del Signore due volte l’anno. Non avevo mai udito predicare l’Evangelo. Non avevo mai incontrato una persona che mi dicesse di voler vivere secondo le Sacre Scritture. In breve, non avevo la minima idea che ci fossero credenti veri, diversi da me”. Muller era giunto al bivio. Il figliol prodigo non avrebbe più vagato inseguendo le passioni vuote e peccaminose della vita, ma stava per tornare sui suoi passi verso la casa del Padre, dove da quel momento avrebbe vissuto per la gloria di Dio come un figlio benedetto. Questo è il nostro ultimo sguardo al giovane peccatore, poiché il peccato non lo avrebbe più allettato.

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Anche se era stato educato nella religione, George Muller crebbe senza un reale concetto di Dio. All’età di 16 anni venne imprigionato per vagabondaggio e furto. A vent’anni conobbe un gruppo di persone che si riunivano regolarmente per pregare e studiare la Bibbia. Attraverso la loro testimonianza giunse ad un punto di svolta della sua vita, fu allora che si affidò a Dio e venne gloriosamente trasformato dal Signore. La lettura giornaliera della Bibbia e la preghiera divennero parte fondamentale della sua esperienza cristiana e la pietra angolare del suo futuro ministerio a favore degli orfani.

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La stimolante ed avventurosa storia di un uomo il quale ha osato credere che Dio era potente da provvedere a tutti i suoi bisogni, sia personali che quelli di migliaia di orfani di cui si stava prendendo cura

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