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er “piccole” non intendiamo inutili o insignifican-
ti. Ma le “piccole donne” o i “piccoli uomini” della
Bibbia sono quelle figure, cosiddette minori, che appaiono ben evidenti nelle pagine della Scrittura. Rappresentano,
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cose” indicate dal profeta Zaccaria o quelle in cui il Signore ci vuole trovare fedeli. Sono, cioè, quelli che potremmo definire “i dettagli di Dio”: i piccoli ricami, le piccole attenzioni, le cose minute che però contano rispetto al valore d’insieme determinato dal Signore. La fanciulla d’Israele, l’ignota vedova di Sarepta, Lidia, Febe e, insieme a loro, altre che hanno operato “dietro le quinte” e non da “prime donne” sono quelle che, seppure prive di fama agli occhi degli uomini, risultano invece pre-
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ISBN 978-88-89698-62-4
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 2251432 adi@adi-media.it - www.adi-media.it
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PICCOLE
ziose a quelli di Dio.
D ONNE DELLA BIBBIA
in qualche modo, “i miei piccoli” citati da Gesù, le “piccole
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Indice Introduzione 1 ANNA Una preghiera fatta con fede e fedeltà
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2 ABIGAIL Una risposta dolce calma il furore
23
3 LA VEDOVA DI SAREPTA Il meglio della fede
43
4 LA SERVA DI NAAMAN Una piccola testimonianza che arriva lontano
59
5 MARTA E MARIA La priorità della lode
73
6 MARIA MADDALENA Annunciatrice della risurrezione
89
7 LIDIA Un cuore aperto alla verità
103
8 LOIDE ED EUNICE La fede di una nonna e di una madre
113
9 FEBE Sorella, serva e santa
127
Epilogo
141
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Titolo originale: “Little Women in the Bible” Copyright © Day One Publications 2006 Published by Day One Publications Ryelands Road, Leominster, HR6 8NZ - G.B. Edizione italiana: “Piccole Donne della Bibbia” © ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche "Assemblee di Dio in Italia" Marzo 2012 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione: A cura dell’Editore - S.C. Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996 Società Biblica di Ginevra - Svizzera Stampa: Typokolor S.r.l. - Roma
ISBN 978 88 89698 624
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Introduzione LA COSA CHE AMO di più delle lettere del Nuovo Testamento è che non sono una semplice raccolta di massime religiose. La maggior parte dei libri oggi in circolazione, infatti, non è altro che questo: un insieme di frasi fatte che, volendo, possono essere definite sagge. Spesso, inoltre, questi scritti non affondano le loro radici nella storia, potrebbero essere stati scritti da chiunque, in qualsiasi epoca. Per questi motivi, nessuno può dimostrarne l’autorevolezza. La Bibbia, invece, è completamente diversa; è un libro unico ed eccezionale. Le vicende che racconta, infatti, sono costantemente radicate nella storia. Questo vale tanto per l’Antico quanto per il Nuovo Testamento. Il primo riporta avvenimenti di persone reali che, molto probabilmente, nell’epoca in cui vissero, erano pressoché sconosciute: una donna senza figli, un’altra che aveva avuto un matrimonio infelice, una vedova povera e con un solo figlio che stava per morire, una giovane serva in un paese straniero. Allo stesso modo, tutti i Vangeli presentano storie di persone che vissero realmente e che realmente conobbero Gesù. Le lettere di Pietro, Paolo e degli altri scrittori, si occupano di problemi reali, che riguardavano persone reali in situazioni altrettanto reali. Queste persone vissero veramente ed ecco perché le loro sono lettere viventi. Se leggessimo l’epistola ai Romani, per esempio, e concludessimo che Paolo era stato troppo duro con i credenti di quella città, dovremmo tenere a mente che le persone che per prime lessero quella lettera erano convertite da non più di una manciata di anni e sicuramente compresero il tono usato dall’apostolo. Ma c’è ancora un’altra ragione per cui amo così tanto le epistole del Nuovo Testamento. Le liste di nomi, che Paolo scrive per salutare o ringraziare i suoi fratelli in Cristo, rendono davvero Piccole donne della Bibbia 5
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Introduzione interessante la lettura di quelle pagine. Prendiamo ad esempio il capitolo sedici dell’epistola ai Romani. Tutto ciò che sappiamo delle persone citate nella lista non è altro che il loro nome, fatta eccezione per Aquila e Priscilla, dei quali l’apostolo fornisce qualche informazione in più. Nomi che appaiono, dunque, per poi scomparire velocemente. È questo il motivo per cui facilmente ci identifichiamo con loro. Queste persone, proprio come noi, sono piccoli uomini e donne di Dio. La maggior parte di noi non sarà ricordata molto a lungo dopo la morte. Eppure, ognuna delle persone citate in quella lista aveva fatto qualcosa per il Signore. Nell’epistola ai Romani, pare quasi che la memoria di Paolo stesse perdendo colpi e che questo fosse stato permesso dallo Spirito Santo: “Salutate Rufo, l’eletto nel Signore e sua madre, che è anche mia” (16:13). Nel momento in cui scriveva, l’apostolo non riusciva a ricordare il nome della donna, eppure era stata una speciale serva del Signore, visto che Paolo la ricordava come una madre. Ai nostri giorni esistono i più svariati tipi di premi: gli Oscar e gli Emmy Awards, il Brit Awards e il Golden Globe, il premio Booker per la letteratura, il Turner per l’arte, e tanti altri riconoscimenti riservati a sportivi o a musicisti di ogni genere. Come se ciò non bastasse, la regina d’Inghilterra il giorno del suo compleanno e il primo giorno dell’anno, ha la consuetudine di premiare alcuni tra i suoi connazionali: dai personaggi dello sport e della politica si arriva fino a semplici custodi o a vigili urbani. Vince questo premio chi si è distinto per qualcosa in particolare: una performance canora, la particolare dedizione al lavoro, la stesura di un testo importante, la bellezza di un dipinto realizzato di propria mano… nonostante ciò, la maggior parte dei cittadini inglesi vive, lavora e lascia questo mondo senza ricevere dalla regina, neppure un cenno della mano. La tragedia ancor più grande è che molti di loro non avranno neppure dopo la morte una bella ricompensa. Ma nella nostra lista di Romani si respira un’atmosfera completamente diversa. Nessuno dei piccoli uomini di Dio si sarebbe mai aspettato di essere riconosciuto come un eroe due o tre millenni dopo la sua 6 Piccole donne della Bibbia
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Introduzione morte. E pensare che la lista potrebbe allungarsi, e includere altre centinaia di nomi che il Signore avrebbe potuto scegliere come esempio per noi. Queste persone, infatti, sono citate nelle pagine della Scrittura per ricordarci che il Sovrano dell’universo si usa di piccoli servi per adempiere il Suo grande piano. Nel guidare la chiesa in trionfo in Cristo (cfr. II Corinzi 2:14), tanto prima quanto dopo la nascita del Messia, il Signore ha scelto e continua ad arruolare nel Suo esercito le persone più semplici, dai custodi ai vigili urbani! Nel Suo piano, gli ultimi saranno primi e i primi gli ultimi, e i servi riceveranno riconoscimento e ricompensa. Tutto, nella Bibbia, è significativo, perché tutta è Parola di Dio. Egli ce l’ha data, mettendoci al corrente di tutto ciò che voleva noi sapessimo, niente di più, niente di meno. Perciò, tutto quello che leggiamo nelle sue pagine ha significato perché procede da Dio. Si sarebbe potuto scrivere molto di più o molto altro. Forse, nella Bibbia, è stata riportata soltanto la millesima parte di quanto il Signore Gesù ha insegnato e fatto, durante i Suoi tre anni di ministerio pubblico. L’apostolo Giovanni dice che se si fosse scritto tutto, il mondo stesso non avrebbe potuto contenere i libri che ne sarebbero stati scritti (cfr. Giovanni 21:25). Lo stesso dicasi per l’Antico Testamento. Dalla vita di Mosè fino a quella di Malachia, si passa velocemente attraverso undici secoli di storia. Sebbene esso rappresenti una grossa porzione della Bibbia, la descrizione che riporta di quegli anni è molto ridotta. Anche qui si sarebbe potuto dire molto di più. Alla luce di queste considerazioni, bisogna ammettere che ogni storia ed ogni persona riportata nelle sue pagine, per quanto succintamente, deve essere importante perché “… tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza” (Romani 15:4). Le brevi storie narrate in questo libro, di alcune piccole donne di Dio, sono state scritte partendo proprio da questo presupposto.
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Capitolo 1
ANNA Una preghiera fatta con fede e fedeltà “Lei aveva l’anima piena di amarezza e pregò il SIGNORE piangendo dirottamente. Fece un voto e disse: «O SIGNORE degli eserciti, se hai riguardo all’afflizione della tua serva e ti ricordi di me, se non dimentichi la tua serva e dai alla tua serva un figlio maschio, io lo consacrerò al SIGNORE per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sulla sua testa»” [I Samuele 1:10, 11]
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a Bibbia racconta molti dettagli della storia di Anna e della relazione con suo figlio Samuele. Il loro rapporto madre-figlio è descritto molto meglio di qualunque altro in tutto l’Antico Testamento. Per questo, è spontaneo domandarsi il motivo per cui lo Spirito Santo abbia voluto attribuire tanta importanza ad Anna e alla sua storia. È vero che compare sulla scena in modo improvviso e dopo due capitoli non se ne parla più, ma lo spazio a lei riservato è ricco di particolari e informazioni. Indubbiamente, una delle ragioni per cui la Bibbia ne parla è quella di farci considerare adeguatamente l’influenza che ogni madre esercita sulla sua famiglia. La storia di Anna è bellissima e ricca di importanti insegnamenti: l’ascendente che ebbe su Samuele fu enorme ed è per questo che la Scrittura ci rivela che tipo di donna fosse. Infatti, sebbene conducesse una vita semplice, come ogni nomade incontrò delle grandi difficoltà, che misero a dura prova la sua fede. Una tragedia personale Anna era sterile. Desiderare un figlio e non poterlo concepire farebbe sprofondare ogni donna in un’angoscia opprimente. Se Piccole donne della Bibbia 9
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Capitolo 1 questo è vero ai giorni nostri, tanto più dovette esserlo per Anna. Il Salmo 127, che lei non conosceva perché non era stato ancora scritto, esprime chiaramente il valore che si attribuiva, a quei tempi, ad un erede maschio: “Ecco, i figli sono un dono che viene dal SIGNORE; il frutto del grembo materno è un premio” (v. 3). Non avere figli, per di più, era considerato una maledizione di Dio. Se i figli rappresentavano una ricompensa, il grembo sterile era ritenuto, invece, la punizione per la disubbidienza. Nella Bibbia esistono almeno due casi che lo dimostrano. Per salvarsi la pelle, Abraamo mentì ad Abimelec, re di Gherar, dichiarando che Sara fosse sua sorella. Abimelec la condusse nel suo harem e avvenne che Dio rese sterili tutte le donne della sua casa, come segno di giudizio. Quando Abimelec se ne accorse, riconsegnò subito Sara a suo marito che “… pregò Dio e Dio guarì Abimelec, la moglie e le serve di lui, ed esse poterono partorire. Infatti, il SIGNORE aveva reso sterile l’intera casa di Abimelec, a causa di Sara, moglie di Abraamo” (Genesi 20:17, 18). Un altro caso è quello delle levatrici ebree in Egitto, al tempo della schiavitù del popolo sotto i faraoni. Come ricompensa, il Signore concesse loro una famiglia propria e fece prosperare la loro casa (cfr. Esodo 1:21). Così come il grembo sterile era ritenuto una maledizione, dunque, quello fecondo era visto come una benedizione di Dio. Più una donna aveva figli, tanto più la benedizione del Signore su di lei era evidente. Le donne che non potevano concepire erano dunque “marchiate a fuoco” dalla società come peccatrici o disubbidienti. Il disonore che si portavano addosso era paragonabile alla vergogna di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio. Rachele, in preda alla disperazione per la sua sterilità, gridò a Giacobbe: “… Dammi dei figli, altrimenti muoio” (Genesi 30:1). Ancora oggi, molte donne possono comprendere bene il dolore che Anna stava vivendo, e immedesimarsi nella sua profonda tragedia personale. Ad ogni modo, nonostante la loro situazione, Elcana amava profondamente sua moglie, come attestano le parole: “… Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Per te io non valgo forse più di dieci figli?” (I Sa10 Piccole donne della Bibbia
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ANNA Una preghiera fatta con fede e fedeltà muele 1:8). Nonostante si preoccupasse per sua moglie, Elcana stava commettendo il tipico errore di chi vuole minimizzare un grande problema, nascondendo la testa sotto la sabbia o dichiarando, con tanta superficialità, che in fondo non è così grave. In altre parole, non riusciva a rendersi conto di quale fosse veramente il bisogno espresso dal cuore rotto di Anna. Essere amata ed abbracciata da suo marito non era come ricevere le stesse attenzioni da un figlio: si trattava di due emozioni diverse e una non avrebbe facilmente sostituito l’altra. La mente e il cuore di Anna erano in preda ad uno stato di forte agitazione. La Bibbia dichiara che aveva l’anima piena di “amarezza”, esprimendo pienamente e correttamente la portata dei suoi sentimenti (v. 10). Amaramente delusa, dunque, trovava difficile accettare la volontà di Dio. Succede anche a noi oggi di non riuscire a sottometterci facilmente al volere del Signore e di sentirci amareggiati e delusi per delle circostanze difficile nelle quali possiamo venirci a trovare. Anna non poteva nascondere il dolore e la tristezza (v. 16) e non si può dire che stesse ingigantendo il problema. Dal racconto biblico, sappiamo che si era recata ad un’importante festa religiosa (vv. 8, 9), ma non riusciva a godere di quell’atmosfera né aveva voglia di gustare tanto buon cibo: gli mancava l’appetito. Elcana le domandò quale fosse il motivo di tanta tristezza, anche se avrebbe dovuto già saperlo. Così, per educazione, Anna si trattenne a tavola con gli altri durante tutto il tempo del pasto, ma non appena si concluse si precipitò nel tabernacolo a pregare. Lì, fece il suo voto a Dio, anche se non si può dire con certezza che fu quella la prima volta: “… O SIGNORE degli eserciti, se hai riguardo all’afflizione della tua serva e ti ricordi di me, se non dimentichi la tua serva e dai alla tua serva un figlio maschio, io lo consacrerò al SIGNORE per tutti i giorni della sua vita …” (v. 11).
Non fu così difficile fare una promessa del genere. Sotto una tale pressione mentale ed emotiva avrebbe potuto promettere Piccole donne della Bibbia 11
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Capitolo 1 qualsiasi cosa; era veramente disperata. Quando si ha paura o si è in grave difficoltà è facile promettere per poi dimenticare. Ma questa donna fu assolutamente fedele alla parola data. Rivalità in casa Oltre a doversi confrontare ogni giorno con la sua tragedia personale, Anna doveva fare i conti con l’altra donna di casa. Peninna, infatti, era anche lei moglie di Elcana. La sua decisione poco saggia di sposare un’altra donna, che gli partorì figli e figlie, creò tra le due un clima di rivalità. Peninna non provava affatto simpatia nei confronti di Anna. Non rivelò mai alcuna compassione né le sfuggì un sussulto del cuore. Non la abbracciava per condividere il suo dolore, né mai le prestò una spalla sui cui piangere. In fin dei conti soltanto lei aveva partorito dei figli ad Elcana, ed era dunque merito suo se il nome dell’uomo avrebbe potuto perpetuarsi. Per di più, aveva avuto dei figli maschi - considerati più importanti delle femmine - e continuava a provocare Anna perché non poteva fare altrettanto. Possiamo immaginarcela cogliere ogni occasione per mettere in bella mostra i suoi bambini che crescevano, davanti a questa donna afflitta. La situazione doveva essere insostenibile: beffa su beffa, giorno dopo giorno, anno dopo anno (v. 7). Tre persone in un solo matrimonio sono troppe. Avere due mogli, ai tempi di Elcana, non violava la legge morale di Dio, ma certamente cozzava con quella naturale, stabilita sin dal principio dal Signore. Egli lo aveva permesso, durante l’Antico Testamento, come concessione alla natura peccaminosa dell’uomo. Per lo stesso motivo, l’Eterno non puniva il divorzio, anche se ovviamente, queste soluzioni non portarono mai a qualcosa di buono. Il re Davide, piuttosto, ne pagò le tristi conseguenze e la stessa sorte toccò a Salomone e alla gloria che il Signore gli aveva donato. Ai tempi del Nuovo Testamento, perciò, la pratica era stata rigettata dai Giudei e tanto Gesù quanto gli apostoli ribadirono e confermarono gli insegnamenti del Signore circa tali cose. Il Figlio di Dio, infatti, si rivolge alla folla dicendo: “… Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: «Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà 12 Piccole donne della Bibbia
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ANNA Una preghiera fatta con fede e fedeltà con sua moglie, e i due saranno una sola carne»? Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi” (Matteo 19:4-6). Il perfetto piano originario del Creatore prevedeva l’unione di un solo uomo ad una sola donna - non un uomo e due donne o un uomo e tre donne. Questo modello è stato normalmente e comunemente accettato dagli evangelici senza porre questioni, ma nel diciottesimo secolo, un avvocato evangelico di nome Martin Madan, in un suo trattato, propose la poligamia come possibile soluzione ad alcuni problemi sociali. Considerando (correttamente) che la durata media della vita di un uomo è solitamente inferiore a quella di una donna, egli suggerì di accettare la poligamia per risolvere in qualche modo il problema delle vedove bisognose. Naturalmente, la sua opinione incontrò un deciso rifiuto da parte di tutto il mondo evangelico, ma anche quello del noto poeta William Cowper, che scrisse alcuni versi per metterne in risalto la follia: Se Giovanni sposa Maria e Maria soltanto, a giocarsi la partita sono Maria e Giovanni. Se Giovanni si sposa ancora, quanti graffi e ferite! Sarà soltanto un torneo, non più una partita.
Sicuramente non è il miglior componimento dello scrittore, ma questi versi fanno il punto della situazione: a casa di Elcana, graffi e ferite erano all’ordine del giorno. Tra le due donne non correva buon sangue. Anna non poteva essere felice, vedendo i figli di Peninna: ogni pianto, ogni risata, ogni voce di ragazzo che si udiva nelle stanze della casa era come un coltello che le feriva il cuore. Dal canto suo, Peninna faceva di tutto perché quel coltello la penetrasse sempre di più. Elcana era responsabile di una situazione tanto infelice e purtroppo, non conosceva alcun rimedio efficace. L’apostasia nazionale Ma vi era anche un’altra tragedia con cui Anna doveva fare i conti. Nel tempo in cui visse, l’intera nazione si era allontanata da Dio, e “ognuno faceva quello che gli pareva meglio” (cfr. Piccole donne della Bibbia 13
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cose” indicate dal profeta Zaccaria o quelle in cui il Signore ci vuole trovare fedeli. Sono, cioè, quelli che potremmo definire “i dettagli di Dio”: i piccoli ricami, le piccole attenzioni, le cose minute che però contano rispetto al valore d’insieme determinato dal Signore. La fanciulla d’Israele, l’ignota vedova di Sarepta, Lidia, Febe e, insieme a loro, altre che hanno operato “dietro le quinte” e non da “prime donne” sono quelle che, seppure prive di fama agli occhi degli uomini, risultano invece pre-
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in qualche modo, “i miei piccoli” citati da Gesù, le “piccole
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