L’AFFASCINANTE STORIA DI UN CAMPIONE SPORTIVO DIVENTATO FERVENTE SERVITORE DI DIO ISBN 88 86085 33 8
CHARLES T. STUDD
Nato e cresciuto in mezzo a svariati conforti, educato nelle migliori università inglesi, come quella di Cambridge, eroe del pubblico britannico perché famoso campione di cricket, capitano della nazionale e premiato per ben due anni consecutivi come miglior giocatore di cricket nel mondo, Charles Thomas Studd si converte all’Evangelo, fa suo l’appello del Signore Gesù: “Vai vendi tutto quello che hai, donalo ai poveri... poi prendi la tua croce e seguimi” e consacra la sua intera esistenza ad un enorme lavoro missionario che lo porta ad annunciare la Buona Novella in Cina, in India e, in ultimo, nel cuore dell’Africa dove giunge già malato e sofferente e dove rimane fino al suo ultimo giorno di vita.
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Una storia che si staglia all’orizzonte come un faro che indica alle generazioni presenti e future la via giusta: quella della salvezza, della santificazione e del servizio a Dio. C. T. Studd ha dimostrato concretamente che cosa significa seguire Cristo senza porsi il problema di calcolare il prezzo che tale scelta comporta
Norman Grubb
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Titolo originale: “C. T. Studd” Norman Grubb Lutterworth Press - Londra 1933
Edizione italiana: Charles T. Studd “Assemblee di Dio in Italia” Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n.1349 Legge 22.11.1988 n.517 © Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06/22.51.825 - Fax 06/22.51.432 E-mail: adimedia@pelagus.it 1998 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione: a cura dell’Editore Stampa: Piccole Arti Grafiche - ROMA ISBN 88-86085-33-8
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Introduzione
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a vita di Charles Thomas Studd (2 dicembre 1860 – 16 luglio 1931) si staglia all’orizzonte come un faro che indica alle generazioni presenti e future la via giusta: dimostra come valga la pena lasciare ciò che questa terra può offrire e puntare tutto sul mondo a venire. Il ricordo di ciò che è stata l’esistenza di questo servitore di Dio ed il suo esempio è un monito per tutti quei credenti che vivono la propria fede in maniera superficiale. Studd dimostrò cosa significava seguire Cristo senza porsi il problema di calcolare il prezzo che tale scelta comportava e senza voltarsi indietro. Studd era essenzialmente un provetto cavallerizzo e come tale compì numerose e splendide imprese. Tre, in particolare, svettano sulle altre: nel 1885 C.T. evangelizzò la Cina assieme a Stanley Smith; dieci anni dopo fece da predicatore itinerante per le università degli Stati Uniti e, nel 1910, diede inizio alla campagna di evangelizzazione della regione tra il Nilo e il lago Ciad (la più vasta zona non evangelizzata a quel tempo). Queste tre cose da sole hanno influenzato la storia delle missioni e, attraverso di esse C.T. Studd diede impulso all’evangelizzazione in una misura che non possiamo sondare appieno. Questa fu la sua opera diretta, ma ancora più grande fu l’influenza che esercitò indirettamente e che si estese progressivamente in tutto il mon©
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Introduzione do. Egli impersonò quello spirito eroico, quello slancio apostolico, che tanti cristiani, con il passare degli anni, rischiano di perdere. Non è detto che un eroico cavallerizzo abbia anche tutte le doti di un amministratore e abbia le qualità necessarie per condurre con successo un’impresa in tutti i suoi possibili e variegati aspetti. Questa semplice considerazione spiega le lacune che alcuni hanno riscontrato in certe iniziative di Studd. Se mancanze ci furono esse furono, in ogni caso, la conseguenza delle peculiarità della propria personalità, della grandezza delle sue particolari virtù: il coraggio da lui manifestato in qualunque emergenza, la determinazione a non battere mai in ritirata, la convinzione di fare la volontà di Dio; la sicurezza che Dio gli avrebbe dato la forza per portare a compimento i suoi propositi, il disprezzo per la debolezza della carne e la volontà di rischiare tutto per Cristo. “Le foschie avvolgono la cima delle montagne”, come scrisse Froude di Carlyle. “Gli uomini che non vogliono incontrare la foschia devono accontentarsi della pianura. Ma a me date la montagna! Ci vorrà del tempo ma, quando la foschia si dissolverà, la montagna si ergerà in tutta la sua grandezza”. Personalmente, ho un debito enorme nei confronti di Studd. Da lui ho appreso che per Dio l’ideale di santo non è un uomo interessato principalmente alla propria santificazione: un santo uomo di Dio è al cinquanta per cento un soldato. Noi, uniti a migliaia di altri, continueremo a ringraziare Dio per come Studd visse da soldato dell’Evangelo e morì da soldato. Qualche tempo fa gli inviai queste righe, ed esse si sono adempiute in modo meraviglioso: Quando arriveranno i vincitori, Quando cadranno le fortezze della follia Possano trovare il tuo corpo vicino alle mura. di Alfred B. Buxton Co-pioniere di C. T. Studd nel cuore dell’Africa ©
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Prefazione
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iente può sostituire una schietta autobiografia. Purtroppo, però, C.T. non ha lasciato nessuna narrazione scritta della sua vita. La madre e la moglie, tuttavia, conservarono tutta la sua corrispondenza, persino quella risalente all’infanzia. Il mio intento è stato quello di unire queste lettere per formare qualcosa di molto simile ad un’autobiografia. La mia unica qualifica per accingermi a quest’opera è dovuta al fatto che le convinzioni dominanti la vita di C.T. sono anche le mie, e che quindi il presente libro è scritto con il cuore e non soltanto con la mente. Egli visse per glorificare il suo Salvatore. Il fine di questo libro è di dare gloria a Dio, vedendoLo all’opera in una vita completamente arresa a Lui, e attraverso di essa. Normann P. Grubb
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Capitolo 1
Una sorprendente visita a teatro
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e corse di cavalli di Punchestown erano finite. Le folle stavano tornando a casa dal famoso ippodromo irlandese, prendendo il treno ed il traghetto. Tra di loro c’era il signor Vincent, un anziano e ricco proprietario terriero. Egli si affrettò al porto di Kingstown, ma vi arrivò cinque minuti dopo la partenza del battello. Non c’era altro da fare che passare la notte a Dublino. Non sapendo come trascorrere la serata, fece due passi. Notò fuori da un teatro un cartello con i nomi “D. L. Moody e Ira D. Sankey” e si chiese di che compagnia di varietà si trattasse; decise di entrarvi ed ebbe la più grande sorpresa della sua vita! Fu stupito di vedere il teatro gremito di gente che guardava attentamente verso il palco, sul quale c’erano persone vestite normalmente, senza costumi da scena, ed un uomo che cantava. Aveva una voce splendida, e cantava parole ©
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Una Sorprendente Visita a Teatro che egli non aveva mai udito. Il ritornello che veniva ripetuto ad ogni strofa dell’inno suonava così: “Novantanove sto contando nell’ovile del mio Signor; la centesima sto cercando è lontana dalla porta d’or” Il signor Vincent rimase in piedi, completamente assorto. Finito l’inno si mise a sedere ed ascoltò il sermone di Moody e, strano a dirsi, invece di tornare a casa il giorno seguente, si trattenne a Dublino. Qualche sera dopo, seguì un gran numero di persone che si alzarono in piedi per andare a parlare con Moody. Questi si chinò vicino a lui e disse semplicemente: “Signor Vincent, crede che Gesù Cristo è morto anche per lei?”. “Sì”, rispose l’anziano proprietario terriero. “Allora”, continuò Moody, “Lo ringrazi”. Egli lo fece e uscì da quella stanza trasformato. Il signor Vincent aveva un grande amico, Edward Studd, il padre di Charles. Era anche lui un proprietario di molti terreni ed aveva fatto fortuna in India, ora era tornato in Inghilterra per spenderla, appassionato di ogni genere di sport. Si allenava regolarmente per la caccia alla volpe. I suoi figli erano quasi nati nella scuderia. All’età di cinque anni avevano iniziato ad andare a caccia, legati alla sella, ognuno con il caratteristico costume rosso, e in una zona dell’Inghilterra dove il terreno è particolarmente aspro. Studd si era trasferito a Tidworth, dove aveva trasformato un prato in un magnifico campo per il gioco del cricket. A quell’epoca il cricket era molto in voga, e per tutta l’estate venivano organizzate partite e tornei. La grande passione di Studd erano le corse di cavalli. Amava i cavalli e quando ©
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Charles T. Studd ne vedeva di buoni, li acquistava per addestrarli e poi farli correre. Fece costruire un ippodromo a Tidworth, e una scuderia con una ventina di cavalli. Vinse diverse corse ad ostacoli e raggiunse la sua grande ambizione quando uno dei propri cavalli conquistò il Gran Premio nazionale. Comunque, dopo la conclusione della missione a Dublino, Moody e Sankey andarono a Londra. All’epoca nessuno dava credito ad un uomo che si alzava per predicare l’Evangelo, salvo che non fosse in possesso di due requisiti: il titolo di reverendo ed il clergyman. I giornali, che non potevano accettare un predicatore come Moody, privo di entrambi i suddetti requisiti, pubblicarono un articolo dopo l’altro contro di lui. Non sfuggiva loro il fatto che egli attirasse alle riunioni più gente di mezza dozzina d’arcivescovi, e che le sue predicazioni operavano più conversioni di quelle di venti ministri di culto ufficiali. Ma i giornali non raccontavano questo, insinuavano, invece, che Sankey fosse venuto in Inghilterra per vendere organi e Moody per pubblicizzare i suoi innari. Edward Studd leggeva i quotidiani regolarmente e tali articoli lo incuriosirono molto. Una sera chiuse il giornale dicendo: “Quando quest’uomo viene a Londra ho intenzione di andare a sentirlo. Ci deve essere qualcosa di buono in lui se i giornali lo maltrattano così”. In quello stesso periodo Edward Studd comprò un cavallo particolarmente promettente e lo iscrisse ad una corsa importante. Era così certo che avrebbe vinto che scrisse al suo amico Vincent: “Se sei un uomo saggio vieni alla corsa e punta tutto quello che puoi sul mio cavallo”. Qualche giorno dopo andò in città e s’incontrò con l’amico. In carrozza Studd non fece altro che parlare del cavallo. Andarono all’ippodromo. Dopo la corsa Studd chiese all’amico quanto aveva scommesso sul suo cavallo. “Niente”, fu la risposta. “Sei il ©
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Una Sorprendente Visita a Teatro più grande sciocco che io abbia mai visto. Non ti avevo assicurato che era un ottimo cavallo?”, esclamò Studd. “Ma anche se sei sciocco vieni a cena con me. Lascio decidere a te dove andiamo dopo”. Una volta terminata la cena, Studd chiese: “Allora, dove andiamo a divertirci?”. Vincent suggerì il teatro Drury Lane. “Cosa?”, replicò Studd, “non è dove ci sono Moody e Sankey? No, oggi non è domenica. Andremo a teatro o ad un concerto”. “No”, disse Vincent, “Tu sei un uomo di parola e hai affermato che saremmo andati dove avrei deciso io”. Molto di malavoglia, Studd ci andò. Il teatro era affollato e non c’erano più posti, a parte quelli riservati alle personalità. Vincent era deciso a non farsi sfuggire la preda, quindi prese un cartoncino e scrisse un messaggio ad un usciere che conosceva. “Vieni alla porta secondaria e facci entrare. Sono con un gentiluomo, che non riuscirò mai più a portare se non troviamo un posto”. L’usciere venne e li fece entrare da dietro il palcoscenico, assegnando loro due posti proprio sotto il naso di Moody. Edward Studd non distolse lo sguardo da Moody per tutta la predica. Alla fine del servizio disse: “Voglio tornare ad ascoltare quest’uomo. Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. Mantenne la parola e tornò, fin quando si convertì. “Fino a quel pomeriggio”, scrisse in seguito uno dei figli di Edward Studd, “papà era vissuto per una passione che prende possesso del cuore e della mente di un uomo più di qualsiasi altra: quella per le corse dei cavalli; ma da quella sera fu un altro uomo. Ovviamente non poteva continuare a vivere come prima. Non poteva andare ai balli, alle partite di carte e cose simili. Glielo diceva la sua coscienza. Decise di andare a parlare con Moody e di mettere le cose in chiaro. “Voglio essere franco con lei. Ora che sono cristiano devo rinunciare alle corse, alla caccia, al teatro e ai balli?”. “Beh”, disse Moody, ©
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Charles T. Studd “signor Studd anch’io sarò franco. Andare alle corse significa scommettere e quindi giocare d’azzardo; non mi sembra che un cristiano possa essere anche un giocatore d’azzardo e consimili”. Papà gli chiese di nuovo a proposito del teatro e delle carte e Moody rispose: “Signor Studd, voi avete figli e persone che amate; siete un uomo salvato e volete che anche loro siano salvati. Dio vi darà delle anime e non appena avrete conquistato un’anima, non vi importerà più di nient’altro”. Con gran sorpresa dei figli e di molte altre persone, Studd non nutriva più alcun interesse per le cose di prima; il suo unico scopo era di parlare ad altri di Gesù. Si ritirò dal mondo delle corse, lasciò un cavallo ad ognuno dei suoi figli e vendette gli altri. Fece sgomberare il grande salone nella casa di Tedworth, che venne arredato con sedie e panche e utilizzato per predicare l’Evangelo a uomini d’affari e commercianti di Londra che invitava per il fine settimana. Andava a cavallo per la campagna e invitava la gente ad andare a trovarlo: accorrevano a centinaia. Edward Studd visse soltanto altri due anni dopo la conversione. Il ministro che predicò al suo funerale disse: “Quest’uomo ha fatto di più in due anni di quanto la maggior parte dei cristiani faccia in venti”. Studd parlava senza timore a chiunque. Un uomo, che aveva un negozio nella Regent Street, era un agnostico convinto. Studd fu l’unico che ebbe il coraggio di parlargli della sua anima. Suo figlio dichiarò: “Non mi ricordo che mio padre si fosse mai arrabbiato tanto per qualcuno gli parlasse con tanta franchezza”.
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I genitori di C. T. Studd
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Capitolo 2
Un giorno diverso
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tre figli maggiori di Edward Studd, Kynaston, George e Charles, studiavano ad Eton. I tre ragazzi entrarono nella squadra di cricket dell’università lo stesso anno in cui il padre si convertì. Non è mai successo che tre fratelli abbiano fatto parte della squadra di Eton. Non avevano saputo cosa era successo al padre e quando questi scrisse loro a metà trimestre, invitandoli ad incontrarlo in città, pensarono che volesse portarli a teatro. Rimasero sbalorditi quando scoprirono che si trattava di una manifestazione religiosa. Li portò, infatti, a sentire Moody. “Prima di allora”, raccontò Charles in seguito, “pensavo che la religione fosse qualcosa di domenicale, come i vestiti della festa, da riporre nell’armadio prima del lunedì mattina. Eravamo stati educati ad andare in chiesa regolarmente ma, anche se avevamo una sorta di religione, essa non significava ©
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Un Giorno Diverso molto per noi. Era come il mal di denti. Ci dispiaceva quando arrivava la domenica, ed eravamo contenti il lunedì mattina. All’improvviso ebbi la fortuna di conoscere un cristiano vero: mio padre. La cosa ci fece rizzare i capelli. Fu dura per tutti in famiglia, fin quando non ci convertimmo. Io non ero contento del suo cambiamento. Veniva in camera mia la sera e mi chiedeva se mi fossi convertito. Dopo qualche tempo cominciai a fingere di dormire quando vedevo aprirsi la porta, mentre di giorno sgattaiolavo dietro l’angolo di qualche corridoio non appena lui si avvicinava”. Passò un anno. I ragazzi erano a casa per le vacanze estive ed era stata organizzata una serie di partite di cricket. Come il solito, il padre aveva ospiti per il fine settimana, ai quali predicava la domenica. In un’occasione fu invitato il signor W., del quale i ragazzi avevano una scarsa stima, considerandolo uno “smidollato”. Il sabato decisero di giocargli uno scherzo. Gli chiesero di fare una cavalcata con loro e con il padre, poiché avevano scoperto che non aveva molta dimestichezza con i cavalli. I ragazzi rimasero indietro e poi all’improvviso sorpassarono i due uomini, alla velocità del vento. Ovviamente nessuno riuscì più a tenere i cavalli, con grande difficoltà del signor W., che comunque dimostrò più coraggio di quanto gliene attribuissero, e rimase in sella. Ripeterono il trucco diverse volte, e il padre non poté sgridarli, perché non riusciva a smettere di ridere. Ma quel pomeriggio il signor W. ebbe la sua rivincita. Parlò ai tre ragazzi separatamente e li condusse ad arrendersi a Cristo, senza che gli altri ne fossero al corrente. “Stavo uscendo a giocare a cricket”, raccontò Charles, “e mi colse alla sprovvista chiedendomi: ‘Sei cristiano?’. Io risposi: ‘Non sono quello che lei intende con la parola cristiano. Credo in Gesù Cristo da quando ero piccolo ©
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Charles T. Studd e anche nella chiesa’. Pensavo di potermi sbarazzare di lui dando delle risposte evasive. Egli, però, mi rimaneva attaccato come la pece e continuò: ‘Leggi qui: Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Credi che Gesù Cristo morì?’. Subito replicai: ‘Sì’. ‘Credi che morì per te?’. ‘Sì’. ‘Credi nella seconda parte del versetto abbia la vita eterna?’. ‘No’, risposi, ‘non ci credo’. Il signor W. continuò: ‘Non vedi che la tua risposta contraddice la dichiarazione di Dio? O Dio non sta dichiarando la verità oppure tu non stai dicendo il vero, perché uno smentisce l’altro. Pensi che Dio sia bugiardo?’. ‘No’, dissi ancora. ‘Allora non sei incoerente, credendo soltanto a metà del versetto?’. ‘Suppongo di sì’, replicai. ‘Intendi essere incoerente per sempre?’. ‘No’, risposi, ‘immagino non per sempre’. ‘Vuoi essere coerente ora?’. Capii di essere con le spalle al muro e cominciai a pensare che se fossi uscito da quella stanza rimanendo nell’incoerenza, non avrei più avuto molto rispetto di me stesso. Allora risposi, ‘Va bene, lo voglio’. Il signor W. continuò: ‘La vita eterna è un dono. Quando qualcuno ti dà un regalo a Natale, cosa fai?’. ‘Lo prendo e ringrazio’. Quindi aggiunse: ‘Vuoi dire grazie a Dio per questo dono?’. ©
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Un Giorno Diverso Mi inginocchiai e ringraziai Dio. In quel momento la gioia e la pace invasero la mia anima. Sapevo di essere nato di nuovo e la Bibbia, che avevo sempre considerato come un libro arido, divenne tutto per me”. Charles non raccontò nulla ai fratelli quel giorno. Scrisse una lettera al padre una volta tornato ad Eton. Qualche giorno dopo, durante la colazione i tre ragazzi ricevettero un messaggio del padre che si diceva felice della bella notizia. Si passarono la lettera e rimasero sorpresi nello scoprire che ognuno di loro aveva deciso di arrendersi a Cristo nello stesso giorno. Il signor W., che non era bravo nei giochi, era in realtà esperto nella “partita” più importante: quella di conquistare anime a Cristo, ed era riuscito a farlo con quei tre giovani nello stesso giorno.
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Nato e cresciuto in mezzo a svariati conforti, educato nelle migliori università inglesi, come quella di Cambridge, eroe del pubblico britannico perché famoso campione di cricket, capitano della nazionale e premiato per ben due anni consecutivi come miglior giocatore di cricket nel mondo, Charles Thomas Studd si converte all’Evangelo, fa suo l’appello del Signore Gesù: “Vai vendi tutto quello che hai, donalo ai poveri... poi prendi la tua croce e seguimi” e consacra la sua intera esistenza ad un enorme lavoro missionario che lo porta ad annunciare la Buona Novella in Cina, in India e, in ultimo, nel cuore dell’Africa dove giunge già malato e sofferente e dove rimane fino al suo ultimo giorno di vita.
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Una storia che si staglia all’orizzonte come un faro che indica alle generazioni presenti e future la via giusta: quella della salvezza, della santificazione e del servizio a Dio. C. T. Studd ha dimostrato concretamente che cosa significa seguire Cristo senza porsi il problema di calcolare il prezzo che tale scelta comporta
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