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IL TESORO
Le meditazioni presenti in questo libro si ispirano alle lettere cosiddette “Generali” o “Cattoliche”. Quella agli Ebrei esordisce con l’esaltazione di Cristo per arrivare a esaminare la fede con una descrizione incisiva e diretta, arricchita da esempi di figure bibliche rilevanti. Giacomo, che con il suo scritto compensa il valore della fede con suggerimenti di vita cristiana pratica, si fa seguire dall’epistola di Pietro che pone in evidenza il “fattore santità” e apre uno spiraglio sugli ultimi tempi. Le lettere di Giovanni, affascinanti per l’amore e la certezza di fede che trasmettono, precedono quella di Giuda: un’aperta denuncia contro i falsi dottori e un richiamo a combattere per una fede autentica. Il libro e la collana terminano con un’appendice sull’Apocalisse, le ultime parole della Bibbia.
delle EPISTOLE GENERALI
AA. VV.
Tesoro Epistole Generali_COPERTINA_xp9_impaginato 10/11/16 18:39 Pagina 1
ISBN 978-88-99832-71-1
Servizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”
Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 2251432 adi@adi-media.it - www.adi-media.it
€ 13,50
9 788899 832711
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“Il Tesoro Delle Epistole Generali” © ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 2251825 - 06 2284970 Fax 06 2251432 Email: adi@adi-media.it Internet: www.adi-media.it Servizio Pubblicazioni delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” Novembre 2016 - Tutti i Diritti Riservati Tradotto e compilato: A cura dell’Editore Tutte le citazioni bibliche, a meno che non sia indicato diversamente, sono tratte dalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 2006 Società Biblica di Ginevra - Svizzera Stampa: Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
ISBN 978-88-99832-71-1
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PREFAZIONE Siamo giunti, per grazia di Dio, a completare la collana di dieci volumi Il Tesoro della Bibbia. Questo è “Il Tesoro delle Epistole Generali” e lo abbiamo stampato per ultimo, facendolo precedere da quelli che hanno trattato, alternativamente, libri dell’Antico e del Nuovo Testamento. Il testo di meditazioni bibliche che oggi avete in mano, prende in esame quasi ogni versetto di queste lettere: Ebrei, Giacomo, Pietro, Giovanni e Giuda per chiudere con un’appendice, che abbiamo voluto collocare nel mese di dicembre, e che riguarda il libro dell’Apocalisse. La nostra intenzione è stata di terminare questo libro e l’intera collana come chiude la Bibbia stessa: facendo riferimento alle parole di Gesù indirizzate all’apostolo Giovanni, prigioniero nel penitenziario romano di Patmos. Questo volume presenta delle meditazioni di carattere prevalentemente esegetico-devozionale. Seppure di forte contenuto dottrinale, sono esposte in modo semplice e diretto. Nonostante la loro profondità di contenuti, non si allontanano dallo stile che ha caratterizzato i precedenti libri della stessa collana: insegnamenti che attengono al cristianesimo pratico, vissuto non soltanto in chiesa, ma in famiglia, sul posto di lavoro, a scuola. Anche quest’anno abbiamo “spigolato” tra gli scritti di famosi autori evangelici del calibro di F.B. Meyer; il suo testo classico, Our Daily Homily, per esempio, è un punto di riferimento obbligatorio per tanti credenti nel mondo che amano letture devozionali di carattere espositivo, al pari degli scritti di C.H. Spurgeon. A questi due famosi autori stranieri abbiamo voluto aggiungere numerosi commenti devozionali del pastore, nonché professore di esegesi biblica alla Facoltà Valdese di Teologia, Enrico Bosio (22 gennaio 1850 – 1 giugno 1935). La lettura di questo libro sarà sicuramente proficua, soprattutto se preceduta da quella dei brani biblici che ispirano la meditazione stessa e fatta seguire da quelli segnalati a pie’ di pagina. La preghiera preceda e accompagni la lettura del testo biblico e di queste meditazioni, lo Spirito Santo non mancherà di imprimere e applicare la Sua Parola nel cuore e nella vita di ogni lettore attento e devoto. L’Editore
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1 GENNAIo
DIO PARLA
D
“Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio …” [EBrEI 1:1, 2]
io ha sempre cercato di comunicare con l’uomo. Egli, come afferma il versetto in esame, ha parlato molte volte e in molte maniere: lo ha fatto fin dall’antichità tramite i profeti che annunciavano la venuta di Gesù in maniera velata, ma sufficiente per riconoscere nel Nazareno il Messia tanto atteso. Ma se questo messaggio composito, per l’immensa varietà di carattere e di cultura dei diversi scrittori, risultava frammentario e incompleto, esso raggiunge la sua completezza in Cristo. L’Antico Testamento è, infatti, simile a un edificio che i profeti hanno costruito sovrapponendo una pietra sull’altra, aspettando Colui che poteva completare l’opera in modo perfetto. In Cristo vi è la piena rivelazione del Padre, Egli è l’esecutore dei disegni di Dio concernenti la creazione, la redenzione e il giudizio. Nel Figlio “abbiamo tutto pienamente”, non ultimo l’esauriente messaggio divino, poiché “… nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo” (Matteo 11:27). “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18). In questo primo giorno dell’anno, vogliamo iniziare dando il giusto rilievo alla Parola di Dio che, come ha parlato anticamente, vuole parlare anche oggi al tuo cuore: dai ascolto alla Sua voce!
Lettura biblica: Ebrei 1:1-3 [vd. I Pietro 1:10-12; Giovanni 1:14-18]
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2 GENNAIo
L’E S S E N Z A D E L P A D R E “Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi”
N
[EBrEI 1:3]
on viviamo più nelle ombre dell’Antico Patto, e nella tipologia del passato, ma nello splendore della grazia divina. Dio, infatti, si rivela in tutta la Sua pienezza nel Suo Figlio Cristo Gesù. Per sua gloria e impronta della sua essenza qui s’intendono le infinite perfezioni del Padre. Esse sono manifeste, rese visibili, nella persona divina di Cristo che è come il fulgore che irradia dal Padre: «Chi ha visto me, ha visto il Padre». Non soltanto il Figlio riflette nella Sua persona l’essenza del Padre ma Egli, dopo essere stato Suo Agente nella creazione, lo è ancora nella preservazione di tutte le cose ed è questo un nuovo aspetto della gloria di Cristo nel Nuovo Patto. Sostenere tutte le cose significa mantenerle in esistenza, conservare le energie vitali poste nel mondo e provvedere al perfetto funzionamento delle leggi date all’universo. Senza la Parola che è l’espressione della potenza infinita del Figlio, il mondo ricadrebbe nel caos. Quel che chiamiamo legge e forza della natura non è altro che la volontà stessa e la potenza di Colui che «sostiene» tutte le cose: «Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose », dice Paolo, «sussistono in lui». Dopo aver esaltato il Figlio di Dio, l’Autore aggiunge un nuovo titolo al possesso di quella gloria: Gesù è il Salvatore, Colui che purifica l’uomo da ogni peccato. Questo è il punto più alto dell’opera del Figlio. Egli, infatti, è venuto per salvare i peccatori e purificarli da ogni iniquità. Questo nuovo anno può iniziare con un’opera gloriosa che Cristo vuole compiere in te: lavarti da ogni peccato che infanga la tua vita e rovina la tua esistenza. Il sangue di Gesù ti purifica da ogni peccato.
Lettura biblica: Ebrei 1:1-3 [vd. Giovanni 1:14; 14:9, 10; II Corinzi 4:6]
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3 GENNAIo
SPIRITI AL SERVIZIO
P
“Essi non sono forse tutti spiriti al servizio di Dio, mandati a servire in favore di quelli che devono ereditare la salvezza?” [EBrEI 1:14]
arlando degli angeli, lo scrittore agli Ebrei, apre un piccolo spiraglio sul mondo preternaturale, provvedendo la definizione esatta di queste creature: spiriti al servizio di Dio. Non soltanto li identifica, descrive anche la loro missione: mandati a servire … Per loro natura sono degli spiriti e, quanto al loro compito, sono dei messaggeri di Dio, annunciatori di giudizio ma anche di misericordia, come quando annunciano la nascita del Salvatore, o proteggono, liberano, confortano, per mandato di Dio, «… quelli che devono ereditare la salvezza». A parte le favole giudaiche e medievali sugli angeli e i diavoli, oppure i programmi televisivi frutto della più fervida fantasia commerciale, l’esistenza di creature come gli angeli è in perfetta armonia con l’insegnamento della Bibbia. L’uomo è spirito e anima in un corpo materiale e, senza speculare in alcun modo, non ci meraviglia sapere che sopra di lui vi sono esseri che sono spiriti puri. Angeli rimasti fedeli al loro Creatore che, come accennato nel nostro brano, seguono l’opera della redenzione nel mondo aspettando di formare una sola famiglia di Dio con i redenti giunti alla perfezione: cosa che ben si addice a esseri intelligenti e morali, santi e buoni. Da ciò non deriva certo la possibilità di adorarli poiché sono delle creature che servono a beneficio nostro in funzione della nostra salvezza. Questa, infatti, è la parola chiave del brano: salvezza, presentata qui come una eredità al cui possesso devono giungere i credenti. Si tratta dell’opera di redenzione considerata nella sua finale e gloriosa perfezione. Il viaggio è ancora lungo, siamo forse alle prime battute o abbiamo molti anni di conversione alle spalle, Dio ci conceda la perseveranza finale e, anche se non ne siamo coscienti, l’aiuto che ci può giungere anche da un messaggero del Signore. Lettura biblica: Ebrei 1:4-14 [vd. Daniele 9:21-23; Atti 10:3, 4; 12:7]
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4 GENNAIo
INCLINAZIONI PERICOLOSE
A
“Perciò bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite, per timore di essere trascinati lontano da esse” [EBrEI 2:1]
i nostri giorni vi è una preoccupante tendenza volta a sminuire il valore delle Scritture e a ridimensionarne l’autorità. C’è un pericoloso lassismo spirituale e una propensione a relativizzare le verità assolute delle Scritture. Da qui l’esortazione a una necessità urgente e ineluttabile: “Bisogna che ci applichiamo ancora di più alle cose udite” che talora non siamo portati via da questa corrente e trascinati fino alla deriva della fede. Niente retorica. Vi è, inoltre, un’inquietante inclinazione a uniformarsi a modelli e metodi mondani, a seguire esempi di superficialità e vanità che minano la solidità strutturale della chiesa. Come una torre che pende o un muro troppo inclinato, si rischia che venga giù tutto. Di contro, il richiamo del nostro versetto risuona forte e chiaro: è più che mai pressante la necessità di uniformarsi alla Bibbia in maniera costante e crescente, poiché il messaggio in essa contenuto fu predicato dal Signore stesso e da quanti, sospinti dallo Spirito Santo e divinamente ispirati, misero per iscritto le cose vedute e udite. Lo scrittore ha appena vergato la prima pagina della sua lettera che già si sente spinto a trarre dall’esposizione dottrinale fatta, una conseguenza pratica da cui traspare, allo stesso tempo, il pericolo al quale egli vede esposti i suoi lettori e il vivo desiderio ch’egli ha del loro bene spirituale. Come possiamo sperare di far fronte al giudizio di Dio se non diamo credito alla verità rivelata? Su quale salvezza ci illudiamo di poter contare se il nostro raziocinio si sovrappone alle Scritture? Se non si vuole perdere la salvezza di cui abbiamo udito l’annuncio, dobbiamo aggrapparci e attenerci a esse con forza, soltanto allora non saremo trascinati via.
Lettura biblica: Ebrei 2:1-4 [vd. Ebrei 4:1; 12:25]
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5 GENNAIo
LA TESTIMONIANZA DI DIO
Q
“Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi, con opere potenti di ogni genere e con doni dello Spirito Santo, secondo la sua volontà” [EBrEI 2:4]
ueste parole ci riportano velocissimamente nelle pagine degli Atti. Dando una decisa sterzata al suo discorso di denuncia contro l’indifferenza e la trascuratezza, atteggiamenti così sbagliati quanto pericolosi, lo scrittore vuole ora attestare la forza e la validità dell’Evangelo annunciato attraverso la testimonianza di Dio stesso. Era già attendibile la testimonianza degli uomini che avevano proclamato agli Ebrei l’Evangelo udito da Gesù. Tuttavia, per dileguare ogni riluttanza nata da pregiudizi, per vincere ogni resistenza nei cuori onesti, Dio aveva aggiunto alla testimonianza umana dei Suoi ministri, la propria, a confermare la verità e la potenza del messaggio che annunciavano, con miracoli di vario genere. Sono menzionati i segni, perché intesi a raffigurare l’opera spirituale della grazia, prodigi perché colpiscono con il loro carattere straordinario, opere potenti perché prodotti da una forza manifestamente superiore a quella dell’uomo. Le distribuzioni dello Spirito Santo sono i doni o carismi concessi ai credenti e che attestavano la presenza e la pienezza dello Spirito Santo in loro. Prediligiamo l’espressione antica distribuzioni, perché i doni erano molti e diversi, ed erano concessi a più persone e in misura diversa secondo la volontà di Colui che solo è savio e non opera a caso. Tutte le manifestazioni soprannaturali, che avevano accompagnato la predicazione della salvezza, erano state per gli Ebrei come il suggello posto da Dio stesso su quella predicazione. L’autore allude a fatti ben noti a lui e ai suoi lettori, e conferma così, in modo asciutto quanto incisivo, ciò che narra Luca in Atti quando riferisce dei miracoli o delle manifestazioni straordinarie dello Spirito Santo che ancora oggi vogliamo vedere in mezzo a noi.
Lettura biblica: Ebrei 2:1-4 [vd. Atti 14:3; 19:11, 12; romani 15:18, 19]
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6 GENNAIo
UN PRIVILEGIO GLORIOSO “Per condurre molti figli alla gloria, era giusto che colui, a causa del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, rendesse perfetto, per via di sofferenze, l’autore della loro salvezza”
C
[EBrEI 2:10]
itando il Salmo 8:4-6, lo scrittore ricorda le intenzioni di Dio sul creato. Egli voleva che l’uomo occupasse una posizione privilegiata; purtroppo, però, a causa del peccato, ogni cosa ha subito le conseguenze della ribellione, infatti “al presente non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte”. Una visione nuova però si fa strada: “Ben vediamo però Colui che è stato fatto di poco inferiore agli angeli”. Se l’uomo non ha saputo conservare la posizione di privilegio in cui Dio l’aveva collocato, qualcuno ha comunque vinto al suo posto: Gesù, Colui che, facendosi uomo, “annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini” (Filippesi 2:7). Ma Egli è stato anche “coronato di gloria e di onore a motivo della morte che ha sofferto, affinché, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti”; nella Sua umiliazione, infatti, “Dio lo ha sovranamente innalzato...” (Ebrei 2:9; Filippesi 2:9). Un privilegio glorioso consente all’uomo peccatore e separato da Dio di accostarsi al Padre in virtù del sacrificio di Cristo. Gesù, infatti, è morto per “condurre molti figli alla gloria”. Per realizzare questo glorioso piano di salvezza, Gesù ha dato la propria vita gustando la morte per tutti. Chi crede in Lui, si pente dei propri peccati, li confessa e si ravvede (cfr. Proverbi 28:13), ha il diritto di diventare figlio del Padre celeste. Un nuovo ministerio contraddistingue ora i veri credenti. Cristo si è identificato completamente con noi, divenendo “simile ai suoi fratelli”, e ha compiuto l’espiazione per i nostri peccati e il Suo ministerio di aiuto prosegue più che mai in mezzo alle nostre debolezze. ora sentiamo realmente di avere al nostro fianco Qualcuno che ci comprende appieno, che ha dato tutto per noi e che continua instancabilmente ad assisterci. Lettura biblica: Ebrei 2:5-10 [vd. Ebrei 7:26; romani 3:23-26]
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7 GENNAIo
IL TRIONFO SUPREMO “Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo”
L
[EBrEI 2:14]
’Unigenito si è incarnato, immedesimandosi realmente nella creatura umana. Pur non perdendo la Sua natura divina, Cristo non la usò per provvedere ai Suoi bisogni personali o per sfuggire alle sofferenze della carne. Ma poiché quelli che la profezia chiama Suoi «figli» hanno un corpo fatto di sangue e carne, soggetto alle infermità e alla morte, Egli ha voluto calarsi in questa loro vita terrena partecipando, allo stesso modo degli altri, a sangue e carne. Assumendo la nostra natura mortale, il Salvatore puntava a spodestare il re della morte e a liberare gli uomini dal timore di essa. Ma, per fare questo, dovette scendere Egli stesso nel regno della morte. Morendo, infatti, Egli ha ridotto all’impotenza e detronizzato colui che teneva l’imperio della morte, cioè il diavolo. Come è potuto avvenire tutto ciò? Il diavolo esercita una specie di dominio sul regno tenebroso della morte unicamente per via del peccato che ha introdotto nel mondo. È la sentenza di Dio sul peccato che ha aperto le porte di quel regno nel quale fa ingresso l’umanità intera; ma Cristo, espiando con la propria morte il peccato, ha distrutto l’unico fondamento su cui poggiava il potere del diavolo sulla prigione della morte: «… Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo» (I Giovanni 3:8). La Sua e la nostra vittoria sarà completa quando, con la risurrezione finale, la morte sarà distrutta per sempre.
Lettura biblica: Ebrei 2:11-18 [vd. Giovanni 12:24, 31-34; Colossesi 2:15]
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