Umberto Gorietti

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In occasione del centenario della nascita di Umberto Gorietti, è

nostro desiderio ricordarlo con una biografia, riteniamo infatti che le

nuove generazioni di membri ed aderenti delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” debbano conoscere questa

figura così importante nella storia del Movimento di risveglio da cui derivano le ADI.

Francesco Toppi

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Possa questo conciso tentativo di ricordare un servitore fedele del

nerazioni della “Pentecoste”, che non hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne la schietta semplicità e la fiera fermezza.

Possa, inoltre, questa iniziativa costituire un mezzo per spingere i lettori a rimanere saldi nella verità dell’Evangelo, ferventi nell’evan-

gelizzazione, forti nella santificazione. Il Risveglio pentecostale me-

diante l’Evangelo è stato un mezzo per salvare, guarire, benedire migliaia di uomini e donne nella nostra nazione, ormai da quasi un se-

colo; continui, perciò, nella potenza dello Spirito Santo fino alla venuta del Signore.

La natura riservata ed umile di questo fedele servitore di Dio, ma

anche la sua autorità spirituale, possono essere avvertite negli scritti qui riportati, i quali, senza retorica alcuna né pretesa teologica, testi-

moniano la coerente e vibrante esperienza di conversione e consacra-

Umberto Gorietti

Signore essere di incoraggiamento a tutti, soprattutto alle nuove ge-

Francesco Toppi

Umberto Gorietti Difensore della libertà di predicazione dell’Evangelo

ne incondizionata di “Tutto l’Evangelo”. Francesco Toppi

ISBN 88-86085-92-3

ADI - Media

zione a Cristo, Signore unico e supremo della Chiesa, nell’accettazio-

ADI-Media


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Umberto Gorietti (1904-1982)


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Umberto Gorietti Francesco Toppi

Difensore della libertà di predicazione dell’Evangelo

ADI-Media


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UMBERTO GORIETTI Francesco Toppi “Assemblee di Dio in Italia” Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n. 1349 Legge 22.11.1988 n. 517 Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06 22.51.825 - Fax 06 22.51.432 © 2004 - Tutti i diritti riservati

Foto di copertina: Da sinistra: Paolo Arcangeli, Vincenzo Federico, Umberto Gorietti, Francesco Toppi, membri della delegazione italiana presente alla Conferenza Mondiale Pentecostale svoltasi a Londra nel 1952 Stampa: Piccole Arti Grafiche - Roma

ISBN 88-86085-92-3


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Prefazione In occasione del centenario della nascita di Umberto Gorietti, è nostro desiderio ricordarlo con una biografia. Riteniamo infatti che le nuove generazioni di membri ed aderenti delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” debbano conoscere questa figura così importante nella storia del Movimento di risveglio da cui derivano le ADI. A tutt’oggi le centinaia di comunità di fede pentecostale, sparse ovunque nella nostra nazione, non hanno rinunciato alla visione di fede e al fervore iniziale del Risveglio sorto al principio del ventesimo secolo, eppure la maggioranza dei credenti è all’oscuro della storia che ha alle spalle e dalla quale proviene, nulla sa, o quasi, delle circostanze nelle quali il Movimento sorse, della resistenza nella persecuzione e della lotta ingaggiata per ottenere e godere la piena libertà religiosa e di culto. Questa serie di avvenimenti ha avuto come protagonisti uomini e donne molto semplici, ormai entrati nell’eternità, i quali hanno tracciato un cammino che ancora oggi calchiamo. Questo movimento di risveglio religioso a carattere popolare è sorto per l’annuncio del lieto messaggio della salvezza in Cristo e per la potenza dello Spirito Santo. I testimoni sono state persone comuni, contadini e piccoli artigiani senza istruzione. Alcuni tra loro presero cura di piccole comunità, sorte spesso nei comuni più sperduti e disagiati d’Italia. Nel secondo dopoguerra “lo spostamento di grandi masse di lavoratori dall’agricoltura all’industria e dall’Italia meridionale e insula7


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re nelle città settentrionali e nelle periferie operaie” ha radicalmente trasformato il volto delle comunità ADI. I figli di questi credenti hanno studiato, alcuni sono divenuti professionisti, mentre grazie alla costituzione della Scuola Biblica, oggi “Istituto Biblico Italiano”, molti giovani, dal 1954 fino ad oggi, hanno potuto ricevere un insegnamento teologico sistematico. Questo lungo cammino è costato dure vessazioni, subite anche dopo il secondo dopoguerra, quando il nostro Paese aveva riacquistato la libertà. Ci fu un uomo mandato da Dio, Umberto Gorietti, che prese a cuore la libertà della proclamazione dell’Evangelo in Italia e per molti anni, in mezzo a difficoltà non soltanto burocratiche, combatté strenuamente perché il Movimento pentecostale in Italia ottenesse la libertà. Umberto Gorietti, in prima linea e senza alcuna esitazione, mise a repentaglio la propria persona e tutto ciò che aveva per raggiungere quello scopo prezioso. La sua fede, la sua costanza, la sua ferma determinazione furono le fiamme che accesero e illuminarono la sua vita di cristiano. Possa questo conciso tentativo di ricordare un servitore fedele del Signore essere di incoraggiamento a tutti, soprattutto alle nuove generazioni della “Pentecoste”, che non hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne la schietta semplicità e la fiera fermezza. Possa, inoltre, questa iniziativa costituire un mezzo per spingere i lettori a rimanere saldi nella verità dell’Evangelo, ferventi nell’evangelizzazione, forti nella santificazione. Il Risveglio pentecostale mediante l’Evangelo è stato un mezzo per salvare, guarire, benedire migliaia di uomini e donne nella nostra nazione, ormai da quasi un secolo; continui, perciò, nella potenza dello Spirito Santo fino alla venuta del Signore. La natura riservata ed umile di questo fedele servitore di Dio, ma anche la sua autorità spirituale, possono essere avver8


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tite negli scritti qui riportati, i quali, senza retorica alcuna né pretesa teologica, testimoniano la coerente e vibrante esperienza di conversione e consacrazione a Cristo, Signore unico e supremo della Chiesa, nell’accettazione incondizionata di “Tutto l’Evangelo”.

Un ringraziamento particolare a Salvatore Cusumano e a quanti altri hanno offerto il loro contributo per la stesura di questo semplice scritto, che si fonda anche sui ricordi personali dell’autore.

Francesco Toppi

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CAPITOLO 1

Le origini Umberto Gorietti nacque a Roma il 28 dicembre 1904, quarto ed ultimo figlio di Giuseppe (1873-1955), originario di Petrignano d’Assisi (Perugia), e di Gioconda Lanari. Giuseppe Gorietti esercitava il mestiere di calzolaio e si era trasferito a Roma alla fine dell’ottocento, quando la Capitale era meta di un’emigrazione interna a carattere interregionale. Qui, il giovane calzolaio, aveva incontrato Gioconda Lanari, con la quale si unì in matrimonio. Giuseppe riuscì ad ottenere un posto di custode, con abitazione, in un edificio di Via Milazzo, nei pressi della Stazione Termini. Era abbastanza intraprendente e, perciò, pensò bene di arrotondare il magro salario svolgendo anche una piccola attività di vendita rateale di calzature “porta a porta”. La famiglia era costituita da sette persone, della quale faceva parte anche l’anziana madre Assunta Perini. Non si conoscono i particolari né le circostanze nelle quali Giuseppe venne in contatto con l’Istituto Professionale Evangelico di Firenze, dove, però, riuscì a iscrivere i primi due figli, Mario e Ottorino, i quali seguirono gli studi presso quella meritoria opera e vi ricevettero anche 11


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un’educazione evangelica. “L’istituto era stato fondato da Giuseppe Comandi nel 1872 ed aveva le cinque classi elementari, che seguivano il programma governativo, e le quattro classi complementari continuando l’educazione fino al diciottesimo anno d’età” (1). Nel 1916 l’unione coniugale di Giuseppe e Gioconda sprofondò in una tale crisi, che portò allo smembramento della famiglia e alla conseguente separazione. I più giovani tra i figli, Fausto e Umberto, detto Nello, inizialmente furono assistiti dall’anziana madre di Giuseppe, che amorevolmente ne prese cura. Il Paese era in guerra e la famiglia Gorietti tirò avanti come poté, ma nel 1918, al termine del conflitto, Giuseppe chiese al fratello Gettulio (1869-1954), che era residente a Bastia Umbra (Perugia), l’aiuto della giovane figlia Gina (1897-1987), affinché assistesse la madre Assunta, ormai molto avanti nell’età, e prendesse cura della famiglia. Umberto, di temperamento sensibile e delicato, soffrì molto per la separazione dei propri genitori, ma l’arrivo in famiglia di Gina attenuò la tristezza dell’animo suo. Ottenuta la licenza elementare, frequentò con successo le scuole commerciali e conseguì il diploma di computista. La sua adolescenza, però, fu difficile e penosa, segnata irreparabilmente dal dramma familiare. Tra i ricordi di quel periodo della sua vita vi era un evento, che lui stesso amava raccontare. Giovinetto entrò in una nota chiesa di Roma e, nascosto nella penombra delle navate, pianse e pregò a lungo, chiedendo a Dio di risolvere i problemi della propria famiglia e di riempire il profondo vuoto che avvertiva dentro di sé. Alla fine del racconto soleva commentare: “Scoprii allora che le im12


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magini che mi circondavano, quasi mi toglievano la libertà di pregare Dio spontaneamente, quindi mi turai gli occhi con le mani per continuare a pregare. Questo episodio, a tanti anni di distanza, mi ricorda la mia prima preghiera spontanea in ‘ispirito e verità’” (2). Nonostante avesse ottenuto il diploma di computista, cosa non comune all’epoca, in quel dopoguerra era difficile trovare un impiego. Nello, allora, accettò di cimentarsi in diversi mestieri; lo ritroviamo aiuto cameriere in un ristorante, poi, per una serie di concomitanze, cominciò a svolgere la professione di agente di commercio nel settore delle calzature. A ventidue anni, nel 1926, incontrò la compagna della sua vita, Giuseppina Franzoli che, con dedizione esemplare, gli dedicò tutto il suo affetto. Giovane e di bella presenza, impegnato come era nel mondo degli affari, Umberto non conduceva una vita esente dalle attrazioni mondane, tanto che qualche anno dopo anche il suo matrimonio entrò in crisi.

Arriva l’Evangelo Giuseppe Gorietti, nonostante avesse una limitata istruzione elementare, era interessato a tutto ciò che non conosceva, era un uomo di mondo, eclettico e perfino appassionato d’astronomia. Possedeva un voluminoso trattato sulla materia, il cui autore era Camille Flammarion, ed anche un piccolo telescopio, per ammirare meglio gli astri. Tutte le notti, dato che non riusciva a dormire più di due ore, trascorreva il tempo a contemplare le stelle. Dopo la sua conversione passava le ore di veglia notturna quasi interamente in preghiera per contemplare ben altro cielo! 13


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Nel 1925 Giuseppe era riuscito con grande sacrificio ad aprire un negozio di calzature nel rione Prati di Roma. Tra le sue clienti abituali c’era una sua conoscente anziana, che, abitando nelle vicinanze del negozio, molto spesso passava il pomeriggio e si fermava per scambiare qualche parola. Ogni volta, però, terminava il proprio discorso chiedendo l’ora e, poco prima delle 18.00, scusandosi, interrompeva la conversazione perché si doveva recare in una chiesa. Giuseppe, incuriosito da questa particolarità, una sera le domandò: “Perché così presto? La chiesa è a pochi passi e farai in tempo per la funzione”, ma la donna rispose: “No, debbo andare fino a ‘Piazza Quadrata’” (L’attuale Piazza Buenos Aires, che si trova all’altro capo di Roma, all’inizio dell’allora nuovissimo quartiere Savoia, dove sorgeva l’eccentrico “Quartiere Coppedè”, progettato dall’architetto fiorentino Gino Coppedè [18661927], dal quale prese il nome. A qualche centinaio di metri c’è Via Adige, la strada dove, nel 1920, si era trasferita la sede della “Assemblea Cristiana”. N.d.A.). “Ma con tante chiese vicine vai fino lassù?”, le rispose Giuseppe, ma la donna insisté: “Quella è una chiesa particolare perché pregano e si riceve lo Spirito Santo”. Stimolato da questa “cosa nuova”, chiese di poter an ch’egli visitare quella “chiesa”. Fissarono l’appuntamento per la domenica seguente, si sarebbero incontrati a casa dell’anziana credente, della quale non ci è stato tramandato il nome. Lasciamo che lo stesso Giuseppe Gorietti narri la sua testimonianza:

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“Questa risposta mi incuriosì ancora di più, allora chiesi: ‘Ci posso venire anch’io?’, ‘Certamente’


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rispose la donna e prendemmo appuntamento per la domenica seguente. Arrivai puntuale. Quando picchiai all’uscio di casa di quella credente, ad attendermi c’era anche una sua conoscente, anch’essa una donna anziana. Dopo i saluti, quest’ultima disse: ‘Noi prima di uscire da casa preghiamo il Signore che ci guardi’. Detto questo, ambedue si coprirono il capo con un velo e si inginocchiarono, senza avere davanti alcuna immagine religiosa. La sconosciuta che aveva parlato, cominciò a pregare con fervore. Con la mia paglietta in mano (era il suo copricapo estivo, N.d.A.), rimasi in piedi, mentre una voce mi spingeva ad inginocchiarmi ed un’altra mi diceva: “Non lo fare! È umiliante davanti a due donne, tu sei un uomo”. Rimasi in piedi, ma ascoltai con attenzione la preghiera espressa con parole bellissime e profonde, come non avevo mai sentito e che mi meravigliarono per la bellezza e la spontaneità. Il mio stupore aumentò quando, terminata la preghiera, le due donne s’alzarono e quella che aveva pregato rivolgendosi a me, disse: ‘Signore, scuserete se nella preghiera ho fatto qualche errore nel parlare, non so leggere e scrivere’. Rimasi ancor più meravigliato. Avevo pensato che sotto le spoglie di quell’anziana popolana, che si era espressa con tale proprietà di linguaggio, si nascondesse qualche diplomata, invece era soltanto un’analfabeta. Prendemmo un tram per raggiungere l’adunanza, così si chiamava allora il luogo di culto e per la prima volta entrai in una Assemblea Cristiana Pentecostale” (3).

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Abituato, da “uomo di mondo”, a voler conoscere tutto per curiosità, il Gorietti fu colpito dall’Evangelo predicato nella potenza dello Spirito Santo, e venne condotto progressivamente al ravvedimento e all’abbandono della vita mondana che conduceva. La sua esperienza spirituale si concretizzò nel tempo. All’inizio, la domenica, quando passava davanti ad un cinema, se il film che veniva proiettato lo attraeva, entrava. Come se nulla fosse lo preferiva al culto, se al contrario, non lo riteneva di suo gradimento, raggiungeva l’adunanza. Quest’uomo, abbastanza originale, parlò della sua “scoperta” al fidanzato della nipote Gina, Gioacchino Toppi (1899-1965) incoraggiandolo ad accompagnarlo alle riunioni di culto. Il giovane si convertì all’Evangelo. Così, prima ancora di un totale arrendimento al Signore, era divenuto uno strumento di testimonianza per Cristo a tutta la numerosa parentela.

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NOTE:

(1) Domenico Maselli, LibertĂ della Parola, Editrice Claudiana, Torino, 1978, p. 68. (2) Da una conversazione con Umberto Gorietti nel 1956. (3) Da una conversazione con Giuseppe Gorietti nel 1949.

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CAPITOLO 2

La conversione di Umberto Umberto, che familiarmente veniva chiamato Nello, attraversava nel 1930, come è stato già accennato, una grave crisi coniugale. Il matrimonio era stato allietato da due figli, Maria e Mario, ma quelle gioie non lo avevano preservato dal peggioramento sempre più evidente della sua unione e si paventava già una spaccatura tra i due. I tristi ricordi della sua adolescenza segnata dalla separazione dei genitori lo spinsero a rivolgersi alla cugina, con la quale aveva vissuto nella famiglia paterna, per chiedere aiuto e consiglio. Gina, che nel frattempo, insieme alla suocera e al cognato, grazie alla testimonianza del marito, si era convertita all’Evangelo, poté unicamente dirgli: “Soltanto il Signore può aiutarti a risolvere il tuo problema; accompagnami stasera all’adunanza e pregheremo per te”. Nello accettò di buon grado, ma a patto che si sarebbe seduto in fondo alla sala, perché non voleva essere notato dal padre, che generalmente sedeva nelle prime file. Per questa ragione volle arrivare a culto già comin19


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ciato. Quando, però, giunse il momento della predicazione della Parola di Dio venne profondamente convinto. Mentre il predicatore esponeva il messaggio dell’Evangelo si commosse oltremodo, cadde in ginocchio e cominciò ad implorare ad alta voce il perdono e l’aiuto del Signore. Quella sera fece la gloriosa esperienza della “nuova nascita”, ritornò a casa totalmente trasformato dalla potenza di Cristo. Chiese perdono alla sua consorte e tutti i problemi del “menage” familiare furono risolti per sempre. Poco dopo, testimoniò della sua fede con il battesimo in acqua e fece anche la gloriosa esperienza del battesimo nello Spirito Santo. Grazie alla sua professione si trovò ben presto a visitare i fratelli delle comunità pentecostali esistenti in varie zone d’Italia e, incoraggiato a prendere la parola durante le riunioni di culto, si trovò ben presto a svolgere, in pratica, il ministerio di “evangelista itinerante”. A conferma della sua grande visione evangelistica, sia permesso a chi scrive di ricordare un episodio, che gli è rimasto scolpito nella mente. Ancora giovinetto aveva fatto, da pochi mesi, l’esperienza della salvezza ed ebbe il privilegio di accompagnarlo per una breve visita alla chiesa di Napoli. Era il 1946, ed era anche la prima volta che viaggiava su quella strada. Mentre erano seduti sul retro di un vecchio camion con telone e percorrevano, in un nebbioso mattino d’autunno, il ben noto tratto della Via Appia tra Cisterna e Terracina, il giovane disse: “Quanti paesi e villaggi senza la conoscenza dell’Evangelo”. Gorietti rispose: “Questa è la nostra chiamata, annunciare l’Evangelo a tutti. ‘Il campo è grande e gli operai sono pochi’. Io prego che anche tu di20


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venga un testimone di Cristo, anzi preghiamo insieme che il Signore ti chiami ad annunciare la Sua Parola”. Il fine unico che ha animato tutta la sua vita è stato quello dell’annuncio del messaggio di liberazione mediante l’Evangelo. Questo rimase la fiamma interiore che ardeva nel suo cuore e, in una vita di solitudine, perché non coadiuvato dai più intimi familiari, coltivò sempre un profondo rapporto d’intimità con Dio che lo sostenne anche nelle difficoltà più dure.

La conversione di Gioconda Nel 1931 Umberto fu lo strumento usato da Dio per condurre a Cristo sua madre, così, dopo quindici anni, la sua famiglia paterna fu nuovamente e miracolosamente riunita. Gioconda conviveva con un uomo con il quale aveva una rivendita di frutta e verdura, a pochi metri dall’abitazione della famiglia di Giuseppe Gorietti. Umberto, che non aveva mai smesso di amare la madre, spesso l’andava a trovare e, dopo la sua conversione, le parlava della salvezza in Cristo. Riuscì a convincerla ad andare con lui ad un culto. Il messaggio dell’Evangelo operò immediatamente e profondamente in lei, che pregando chiese un segno soprannaturale a Dio: “Signore, se è vero che tu perdoni, salvi e doni vita nuova, ti chiedo un segno di liberazione”. Alla fine della riunione tornò a casa, ma non vi trovò il suo socio nonché convivente. Dopo quindici giorni di silenzio quell’uomo si fece vivo soltanto per dirle: “Sono stanco. Ti lascio tutto. Dammi soltanto i miei indumenti ed un materasso, vado ad abitare da mia sorella”. Dio aveva risposto! Poco dopo chiese di essere battezzata in acqua, perché il Signore aveva trasformato la sua vita. 21


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La miracolosa esperienza di Gioconda mise in crisi profonda Giuseppe Gorietti. Erano stati divisi per quindici lunghi anni, ognuno era vissuto come voleva. Egli ora doveva riconoscere che tutti i risentimenti e le ragioni del dissidio erano scomparsi, era perciò giusto che ritornasse a vivere con sua moglie. Il Signore li aveva entrambi perdonati ed avevano ricevuto “vita nuova” in Cristo. Il passo era difficile ed arduo, doveva lottare contro il suo orgoglio. I fratelli anziani lo confortarono, lo invitarono a dimenticare il passato. Se Gesù aveva perdonato i suoi peccati ed anche quelli di Gioconda, chi era lui che non voleva dimenticare e perdonare? Questa era l’indicazione specifica della Parola di Dio. Giuseppe però era combattuto, dubitava della conversione della sua consorte. Allora, consigliato dagli anziani della comunità, giunse ad una soluzione saggia. “Così come Gioconda ha chiesto un ‘segno’”, gli dissero, “chiedine uno anche tu. Se il Signore la battezzerà nello Spirito Santo, dimenticherai tutto e ti riunirai a vivere con lei!”. Egli accettò e qualche mese dopo il Signore battezzò Gioconda con un potente battesimo nello Spirito Santo. Ormai il dado era tratto, Giuseppe si riunì con Gioconda, i due si trasferirono in un’altra zona della città. Vissero in pace e sereni in Cristo finché qualche anno dopo Gioconda fu richiamata, per un attacco di cuore fulminante, alla Casa del suo Redentore, che aveva amato ed onorato! Nel 1946, chi scrive tentò, con alcuni altri suoi coetanei, di testimoniare ad una donna che gestiva un chiosco di bibite poco lontano dalla prima abitazione della famiglia Gorietti. I giovani in questione non sapevano che la donna ben conosceva tutta la storia familiare di 22


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Giuseppe e che egli le aveva già dato la testimonianza dell’Evangelo. La popolana, con espressioni romanesche poco garbate, usando anche un linguaggio volgare ed offensivo, rispose: “Bella robba, me converto così me succede come ar sor Peppino che se riprese la moglie dopo quindici anni; mica so’ matta!”. Questa affermazione colorita getta luce su quali genere di critiche mordaci e sul dileggio che Giuseppe dovette sopportare dai suoi conoscenti per quell’atto di umiltà ed ubbidienza alla Parola di Dio. Nel frattempo, mentre accadevano i fatti narrati, si convertivano all’Evangelo anche Ottorino Gorietti e sua moglie Maria, i genitori di Franca Scalzi e Sara Arcangeli.

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In occasione del centenario della nascita di Umberto Gorietti, è

nostro desiderio ricordarlo con una biografia, riteniamo infatti che le

nuove generazioni di membri ed aderenti delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia” debbano conoscere questa

figura così importante nella storia del Movimento di risveglio da cui derivano le ADI.

Francesco Toppi

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Possa questo conciso tentativo di ricordare un servitore fedele del

nerazioni della “Pentecoste”, che non hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne la schietta semplicità e la fiera fermezza.

Possa, inoltre, questa iniziativa costituire un mezzo per spingere i lettori a rimanere saldi nella verità dell’Evangelo, ferventi nell’evan-

gelizzazione, forti nella santificazione. Il Risveglio pentecostale me-

diante l’Evangelo è stato un mezzo per salvare, guarire, benedire migliaia di uomini e donne nella nostra nazione, ormai da quasi un se-

colo; continui, perciò, nella potenza dello Spirito Santo fino alla venuta del Signore.

La natura riservata ed umile di questo fedele servitore di Dio, ma

anche la sua autorità spirituale, possono essere avvertite negli scritti qui riportati, i quali, senza retorica alcuna né pretesa teologica, testi-

moniano la coerente e vibrante esperienza di conversione e consacra-

Umberto Gorietti

Signore essere di incoraggiamento a tutti, soprattutto alle nuove ge-

Francesco Toppi

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