Un SalmoPer Oggi Queste meditazioni, molto concise,
trattano questioni pratiche della vita
George O. Wood
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tutto perché un talento caratteristico dell’autore è la capacità di analizzare problematiche attuali, spesso delicate e complesse, con chiarezza e semplicità. George O. Wood, figlio di missionari in Cina, è laureto in giurisprudenza e in teologia. È stato pastore di diverse comunità, e prima di essere eletto se gretario generale delle Assemblies of God era sovrintendente del Distretto del Sud della California. ISBN 88 86085 85 0
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DIVINA
Brevi riflessioni pratiche sui Salmi
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ficazione per i nostri lettori, soprat-
Un SalmoPer Oggi
cristiana, e saranno certamente di edi-
George O. Wood
George O. Wood
Brevi riflessioni pratiche sui Salmi
ADI-Media
Edizione originale: A Psalm In Your Heart George O. Wood Gospel Publishing House 1445 N. Boonville Avenue Springfield - Missouri U.S.A. 1995 - All right reserved
Per l’edizione italiana: Un Salmo Per Oggi Assemblee di Dio in Italia Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Marzo 2005 - Tutti i diritti sono riservati
Traduzione: Francesco Toppi Stampa: Produzioni Arti Grafiche s.r.l. - Roma
ISBN 88-86085-85-0
Prefazione
L
e meditazioni sui Salmi contenute in questo libro – già apparse sul nostro quindicinale Cristiani Oggi – sono state scritte da George O. Wood, segretario generale delle Assemblies of God negli Stati Uniti, e pubblicate sul settimanale ufficiale della nostra chiesa consorella, il Pentecostal Evangel. Siamo grati al fratello Wood per il permesso di pubblicazione che ci ha concesso. Queste meditazioni, molto concise, trattano questioni pratiche della vita cristiana, e saranno certamente di edificazione per i nostri lettori, soprattutto perché un talento caratteristico dell’autore è la capacità di analizzare problematiche attuali, spesso delicate e complesse, con chiarezza e semplicità. George O. Wood, figlio di missionari in Cina, è laureto in giurisprudenza e in teologia. È stato pastore di diverse comunità, e prima di essere eletto segretario generale delle Assemblies of God era sovrintendente del Distretto del Sud della California. Francesco Toppi
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Salmo 1
LE ALTERNATIVE DELLA VITA
I
l volo 007 delle Linee Aeree Coreane partì da Anchorage, in Alaska, il 31 ottobre 1983, per un volo diretto a Seoul, in Corea. Il pilota e l’equipaggio non sapevano che il computer preposto alla rotta era sfasato di un grado e mezzo. Al momento della partenza quell’errore era ignorato da tutti. Dopo 100 miglia di volo era ancora insignificante, ma non appena il gigantesco 747 raggiunse l’Oceano Pacifico l’aereo, proprio per quel piccolo errore, finì fuori rotta e, intercettato da un radar sovietico – che lo ritenne un aereo spia – fu abbattuto. Tutti i suoi passeggeri morirono. Un piccolo errore al punto di partenza si trasformò in un tragico sconfinamento, e terminò con un disastro. Il Salmo primo presenta due possibili piani di navigazione, con risultati molto diversi, e offre un metodo per conoscere la nostra rotta. Poniamoci le seguenti domande:
Cammino secondo il consiglio degli empi? (v. 1a) Ogni qual volta i miei sentimenti, le mie emozioni o il consiglio degli amici mi spingono a compiere qualcosa che è in contrasto con la Parola di Dio sono indotto a seguire il “consiglio degli empi”. Facciamo quindi attenzione a non scegliere di vivere fuori della volontà di Dio, così come essa è presentata dalla Bibbia, e a non agire contro il suggerimento dello Spirito Santo. Mi fermo nella via dei peccatori? (v. 1b) Fermarsi significa assumere una posizione statica e fissa. Non ho camminato con gli empi e non ho accettato il loro punto di vista; posso ora fermarmi, fare delle scelte errate e giustificare il loro e il mio comportamento peccaminoso?
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Salmo 1
Mi siedo in compagnia degli schernitori? (v. 1c) Sedersi è una posizione definitiva. Il rifiuto di rimanere in piedi mi induce a schernire e a deridere coloro che cercano la volontà e la via di Dio. Infine, prendere una tale posizione mi porterebbe lontano dal Signore, mi renderebbe critico nei confronti di Dio e degli altri e sleale verso tutti. Mi diletto nella legge del Signore? (v. 2a) Colpito da forte depressione, da una grave perdita o dalla reazione altrui, potrei risentirmi contro i piani divini. Potrei pensare che questi impediscano la mia felicità personale, le mie scelte, obbligandomi a subire ingiunzioni che non vorrei, e alle quali non potrei ubbidire. Se non fosse per la grazia di Dio, non riuscirei mai a dilettarmi nella Sua legge. Tuttavia, nella scelta di ubbidirGli progressivamente si manifesta in me la gioia, mentre realizzo ciò che Egli vuole compiere nella mia vita. Medito continuamente sulla Sua legge? (v. 2b) Rifletto sulla Parola di Dio? La memorizzo? La studio? La rendo parte integrante della mia vita? Trovo stabilità, guarigione e ristoro in essa? La mia risposta a queste cinque domande determina il mio destino. Esistono soltanto due possibilità per il mio futuro: la prosperità e la stabilità, oppure la miseria e la futilità. Se dimentico le attitudini a camminare, a fermarmi e ad accomodarmi con i malvagi, e invece cerco la compagnia e la vicinanza di Dio, e mi diletto nella Sua Parola meditandola, la mia vita diverrà come un albero piantato vicino ai ruscelli, il cui fogliame non appassisce e dà il suo frutto nella sua stagione. Il pericolo è di diventare come pula, che sull’aia è separata dal grano, quando è rimossa nell’aria. Essa è dispersa dal vento, mentre il grano cade di nuovo sul terreno. La fine dei malvagi è futile; costoro sono senza sostanza né profondità di carattere, senza radice, senza valore. Sono inutili.
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Salmo 1
Esistono due vie nella vita, soltanto due. “Il Signore conosce (considera) la via dei giusti, ma la via degli empi conduce alla rovina” (v. 6). La sicurezza del credente non è determinata da sforzi personali. È il Signore che guarda sulla sua via. Voi ed io scegliamo quale parola descrive il nostro destino. Non dobbiamo seguire una rotta sbagliata, come purtroppo accadde a quell’aereo del volo 007, ma, facendo le nostre scelte ogni giorno per seguire Cristo, completiamo la corsa che ci è proposta (cfr. II Timoteo 4:7; Ebrei 12:1, 2).
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Salmo 2
CAMBIAMO ATTITUDINE
N
el momento in cui un ostacolo apparve sullo schermo del radar durante la rotta di navigazione, il comandante della nave ammiraglia Missouri ordinò al proprio radiotelegrafista di trasmettere urgentemente la seguente direttiva: “Spostatevi di venti gradi a dritta”. Giunse una risposta immediata: “Spostatevi voi di venti gradi a dritta”. Il comandante, indignato, disse ai suoi collaboratori: “Non sa chi sono? Ditegli di nuovo di spostarsi di venti gradi a dritta, e riferite che sono il comandante dell’ammiraglia Missouri”. Giunse una seconda risposta: “Sono il marinaio di seconda classe Jones. Spostatevi voi di venti gradi a dritta”. Il comandante, acceso d’ira, ordinò: “Questa è la nave ammiraglia Missouri. Con un tiro soltanto, possiamo farvi scomparire. Spostatevi, oppure...”. Il marinaio Jones rispose semplicemente: “Questo è il faro!”. Quella riposta risolse tutto. In nessun modo una nave ammiraglia può averla vinta su un faro. Questo è lo spirito del Salmo 2. L’umanità ribelle pretende di ordinare al Signore di spostarsi, ma Dio risponde, “cambiate voi la rotta”. Spezziamo i legami (vv. 1-4) Il Salmo 2 è stato scritto, probabilmente, per l’incoronazione dei re della stirpe davidica. La morte di un sovrano produceva incertezza e timore, lasciava spazio a complotti interni, forniva un’opportunità ai nemici stranieri per ribellarsi. In tale occasione questi dicevano: “Spezziamo i loro legami, e liberiamoci dalle loro catene” (v. 3). Il nuovo re della stirpe di Davide, però, con questo salmo inaugurale esprimeva la certezza che la propria unzione e la propria autorità provenivano da Dio stesso. Certamente, perché il Signore aveva promesso a Davide che avrebbe avuto sempre un
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Salmo 2
erede al trono: “Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà figlio ...” (II Samuele 7:14). Le nazioni e i popoli si ribellano contro Dio e si espongono ai pericoli. Essi dovrebbero invece impegnarsi a far pace con Lui. Come il guardiano del faro nella storia narrata, Dio deride chi Gli si ribella. La nostra minaccia di ribellione, che tanto solennemente si eleva dalle nostre misere menti, fa sorridere il cielo. Il Signore non si dà peso per la nostra debole insubordinazione. Come è assurdo pensare che noi possiamo cambiare la volontà eterna e immutabile di Dio con i nostri gesti di sfida. Rendiamo omaggio al Re (vv. 5-12) Dio, però, non si fa soltanto beffe delle intimazioni umane. La mia ribellione accende la Sua ira e il Suo furore (v. 5). Egli è offeso dalla mia impudenza contro il Suo re. Il Salmo 2 ci mostra un aspetto di Dio che appare in tutta la sua determinazione, senza alcuna possibilità di compromesso. Certamente, mi mette più a mio agio la visione del cuore rotto del Padre, descrittaci da Gesù nella parabola del figliol prodigo (cfr. Luca 15). Preferisco immaginare il Signore come un genitore che piange, piuttosto che come un Re offeso. Entrambi, però, sono due aspetti di Dio. Cosa dovrei fare quando mi allontano da Lui e insisto nella mia volontà? La risposta è in questo Salmo: “Rendete omaggio al figlio affinché il Signore non si adiri” (v. 12). L’omaggio (il “bacio”, nella versione Diodati), consiste in un arrendimento formale verso un sovrano. Il supplicante è in ginocchio, prostrato dinanzi al re, e bacia i suoi piedi. Questo non è l’atto di riverenza dell’amicizia, ma quello dell’ubbidienza. Ecco perché è accompagnato da timore e tremore (v. 11). È importante, quindi, non perseverare nella ribellione, fino a spingere il Signore a superare il ruolo del Padre amabile e farci disapprovare da Lui. Il Signore ha stabilito il Suo trono sul “suo monte santo” (v. 6). Il Suo desiderio è quello di essere insediato come Re nel luogo più elevato del tuo cuore.
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Salmo 2
Il Salmo 2 si conclude con un avvertimento ai disubbidienti e agli ostinati: “Ora, o re siate saggi, lasciatevi correggere” (v. 10). Io non sono certo un re, ma esercito comunque un potere legale quando prendo decisioni che governano la mia vita. Di conseguenza il salmo si applica anche a me ogni volta che provo a dirigere la mia esistenza fuori della volontà divina. Sebbene spesso meritiamo la collera di Dio per aver trasgredito la Sua sovranità sulla nostra vita, noi possiamo confidare in Lui (v. 12). Dobbiamo essere riconoscenti perché non abbiamo un freddo e despota amministratore in cielo che approva o giudica superficialmente il nostro comportamento senza batter ciglio. Egli è il Padre che ha cura dei propri figli. Siamo stati avvisati: se siamo saggi e deponiamo le nostre armi, arrendendo a Lui ogni nostra disubbidienza, se diciamo al Signore, anche nelle scelte in cui vorremmo fare a modo nostro: “... sia fatta la tua volontà ...” (Matteo 6:10), allora sarà nostra la promessa: “... Beati tutti quelli che confidano in lui” (v. 12).
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Salmo 3 TRADITI!
L
a giovane sposa e madre stava davanti a me, mentre le lacrime rigavano il suo volto ben curato. Pregai con lei all’appello del culto della domenica sera, e insieme chiedemmo al Signore di aiutarla a sopportare il tremendo dolore del tradimento del proprio marito. Dinanzi a lei v’era un lungo sentiero da percorrere. Avrebbe dovuto riprendersi dal trauma prodotto dall’infedeltà e dall’abbandono del proprio coniuge, ma anche riacquistare le forze per continuare a prendersi cura dei figli e per cambiare il proprio stile di vita. Avrei voluto dirle che esisteva una cura veloce per il suo profondo dolore, assicurarle che in uno o due giorni tutto sarebbe tornato normale. Come pastore, però, sapevo come stavano realmente le cose. Le ferite profonde normalmente richiedono un lungo periodo di convalescenza. Davide si trovò in una notte simile, cupa, piena di sconforto, quando suo figlio Absalom lo aveva tradito insieme al suo consigliere e amico più fidato, Ahitofel. Nessuno ha il potere di ferirci più di un membro della nostra famiglia o di un amico caro. Questa tragica storia è narrata in II Samuele, nei capitoli da 15 a 19. Davide fuggiva per salvare la propria vita, messa in pericolo dal figlio. Camminava con il capo coperto, in segno di dolore, e i piedi scalzi; saliva dalla valle di Kidron verso il monte degli Ulivi, dirigendosi verso il deserto dello sconforto. Tornare indietro non sarebbe stato un viaggio agevole, e Davide lo sapeva. Il salmo manifesta questa convinzione. Egli innalzò la propria preghiera a Dio fin dai primi spasmi del suo tremendo dolore. Se stai vivendo un’esperienza angosciante, puoi trovare incoraggiamento in questo salmo. Segui l’esempio di Davide.
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Salmo 3
Porta il tuo dolore direttamente a Dio (v. 1) Considera come Davide inizia la sua preghiera: “O Signore ...” (v. 1). Non poteva più confidarsi con Absalom o con Ahitofel, ma sapeva che poteva ancora rivolgersi a Dio, e che il Signore lo avrebbe ascoltato. Nell’ora del bisogno, come Davide, innalza la tua voce a Dio; Egli non ti ha abbandonato. Manifesta i tuoi sentimenti (v. 2) Davide dà un’espressione concreta al proprio dolore, alla propria reazione e alla propria fede. Egli, parla a Dio scrivendo. Questo esercizio dell’anima è una terapia per il torto sofferto. Troppo spesso tendiamo a rimuginare su un’ingiustizia subita, senza giungere a una richiesta specifica riguardo al nostro stato spirituale. Che tu manifesti o no il tuo dolore scrivendo, è importante che i tuoi sentimenti e la tua fede siano resi noti a Dio. Anche se ritieni di non avere fede, dillo al Signore! Considera il problema in modo realistico (vv. 1, 2) Davide, in questo salmo, descrive la situazione nella sua gravità, non comincia con una dichiarazione di fiducia, né perde tempo a negare la realtà di ciò che gli è accaduto. Esprime tutta la serietà del pericolo che incombe su lui. “O Signore, quanto sono numerosi i miei nemici! Molti sono quelli che insorgono contro di me, molti quelli che dicono di me: ‘Non c’è più salvezza per lui presso Dio!’(Pausa)” (vv. 1, 2). Come possiamo reagire verso i sentimenti ostili che ci opprimono? Proclama la verità divina (v. 3) Davide dichiara la verità di Dio anche quando essa si oppone alle proprie sensazioni. Egli mette a rischio la propria fede, mentre cammina attraverso la foresta oscura della sua anima, tra nemici invisibili in agguato. “Ma tu, o Signore, sei uno scudo attorno a me, sei la mia gloria, colui che mi rialza il capo” (v. 3). C’è sempre una potente muraglia di protezione attorno al popolo di Dio, soprattutto quando sembra che non vi sia.
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Salmo 3
Scegli la vita (v. 4) Nell’ora della grande prova, Davide doveva lottare, se desiderava sopravvivere. Egli vince la sua disperazione, decide di voler continuare a vivere, e chiede a Dio l’aiuto: “Con la mia voce io grido al Signore ed egli mi risponde dal Suo monte santo! (Pausa)” (v. 4). I problemi che affronti sulla terra hanno richiamato l’attenzione del tuo Padre celeste, e la risposta che cercavi giunge dal “Suo monte santo”. Accetta il riposo (vv. 5, 6) La certezza che Dio ascolta sospinge Davide a un momento di tregua: “Io mi sono coricato e ho dormito, poi mi sono risvegliato, perché il Signore mi sostiene. Io non temo le miriadi di genti che si sono accampate contro di me d’ogni intorno”(vv. 5, 6). Nel momento in cui ti senti fortemente agitato hai bisogno di riposo, perciò “coricati e dormi”. Al sorgere di un nuovo giorno comincerai, come Davide, a vivere con fiducia. Esprimi il tuo sdegno (vv. 7, 8) Sdegnato, Davide grida: “Ergiti, o Signore, salvami, Dio mio; poiché tu hai percosso tutti i miei nemici sulla guancia, hai rotto i denti degli empi” (v. 7). Sebbene possa essere facilmente incompresa, questa indignazione è un passo necessario per allontanare il dolore profondo di una ferita emotiva, ma anche per liberarsi da un altro tipo di cruccio, quello che spinge alla vendetta. Questo è un processo divino per proteggerci dal rancore quando siamo feriti; esso ci spinge a trovare la giusta distanza fra noi e la persona in questione. La giovane madre si sentiva colpevole per la propria reazione di risentimento e di collera verso suo marito, che l’aveva così duramente ferita, ma ritrovò serenità e forza nel Signore; soprattutto, non permise che quello sdegno si trasformasse in vendetta, e mise ogni cosa nelle mani di Dio, al Quale appartengono “la salvezza” e la “benedizione”.
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Salmo 4
UN RIPOSO SERENO
R
iusciamo a dormire serenamente la notte? Stiamo forse affrontando, come Davide e Giobbe, spiacevoli esperienze che ci costringono a rivoltarci e ad agitarci tutta la notte? È veramente possibile sperimentare la calma e il riposo descritto nel Salmo 4? Se stiamo vivendo proprio la vampata iniziale di una dura esperienza, questo salmo può essere di grande incoraggiamento. La rovinosa meteora della vita ha potuto forse demolire ciò che pensavamo fosse certo e sicuro, ma Dio vuole donarci forza per ricominciare a costruire. Probabilmente il Salmo 4 ci trova nel corso di un proficuo processo di ricostruzione; c’è ancora qualche breccia, ma una buona parte del danno è stato già riparato dal Signore, e questo ci rende fiduciosi in merito al risultato finale. Certo il dolore non è ancora passato. Ecco perché Davide inizia il salmo dicendo: “Quand’io grido, rispondimi o Dio della mia giustizia; quand’ero in distretta, tu m’hai messo al largo; abbi pietà di me ed esaudisci la mia preghiera!” (v. 1).
Un luogo impenetrabile (v. 1) Il termine “distretta” esprime l’idea di una persona che si trova in un luogo impenetrabile, dove c’è davvero poco spazio per girarsi attorno o per mettere in atto stratagemmi. Siamo forse rinchiusi o bloccati, e sembra non esservi alcuna via d’uscita dalla prova. Davide ci mostra cosa dobbiamo fare in circostanze simili: invocare il Signore! È arduo, però, mantenere l’attenzione soltanto sul Signore; il nostro sguardo si sofferma su ciò che ci costringe in quel luogo inaccessibile. Nel caso di Davide le sofferenze erano causate da altri
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Salmo 4
(vv. 2, 3). Come avevano potuto recargli simili torti? Davide soffriva nella consapevolezza di non meritare il trattamento ricevuto. Se i suoi calunniatori avessero conosciuto veramente Dio e fossero stati in intima comunione con Lui non lo avrebbero trattato così ingiustamente. Costoro lo avevano brutalmente allontanato, ma il Signore lo sosteneva da vicino. La nostra società è piena di sposi che si sono traditi o feriti reciprocamente, di genitori che hanno abbandonato i propri figli, di figli che si sono ribellati ai loro genitori, di amici che hanno rinunciato ad un affetto sincero. Quando siamo oggetto di una condotta sleale questo solo può consolarci: quando chi amiamo si è allontanato, il Signore si è avvicinato ancora di più. Affrontare i sentimenti (vv. 2-8) Per Davide arrivò il momento in cui dovette fronteggiare i sentimenti che provava verso coloro che lo avevano ferito. Si adirò, nel pensare alla loro condotta, e con l’immaginazione si rivolse a quelli che ora si comportavano da nemici (vv. 2, 3). Provò a coricarsi per dormire, ma la memoria lo costringeva a restare sveglio. Lottò per mantenere il controllo sulla rabbia e sul dolore. Proprio allora prese una decisione di fondamentale importanza. Piuttosto che considerare come gli altri lo avessero maltrattato concentrò la sua attenzione sul proprio bisogno spirituale (vv. 3, 4). Invece di obbligare gli altri a vergognarsi per la condizione in cui lo avevano costretto, egli scrutò il proprio cuore. Invece di estrarre il bruscolo dall’occhio altrui cercò di rimuovere la trave dal proprio cuore. Non possiamo cambiare gli altri, né possiamo modificare gli eventi che ci hanno ferito; certamente, però, possiamo assumerci le nostre responsabilità per le attitudini che assumiamo (ira), smettere di agitarci e di lottare (“tacete”) per disporci a compiere le azioni giuste (“offrite sacrifici di giustizia e confidate nell’Eterno”). Sulle prime le cose potrebbero anche non migliorare: “Molti van dicendo: Chi ci farà veder la prosperità? ...” (v. 6). In ogni modo, Davide non guardava alla manifestazione esteriore della bontà, ma all’intima presenza di Dio: “... O Eterno, fa levare su noi la luce del tuo volto!” (v. 6).
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Salmo 4
Ciò di cui abbiamo bisogno nelle tenebre della disperazione non è il radicale mutamento delle circostanze, ma la luce per scorgere ancora il volto di Gesù Cristo. Davide ci ricorda che la faccia di Dio risplende sempre su noi con la luce della compassione, dell’accettazione, della tenerezza, dell’amicizia e dell’amore. La vita lo aveva privato di molte cose, ma non della presenza di Dio. Per questo Davide giunse a una serena risoluzione: “Tu mi hai messo più gioia nel cuore che non provino essi quando il loro grano e il loro mosto abbondano. In pace io mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o Eterno, mi fai abitare in sicurtà” (vv. 7, 8). Il sonno può finalmente sopraggiungere quando comprendiamo che la nostra gioia è più grande dei sorrisi ipocriti di coloro che ci hanno addolorato. Mentre essi si sentono appagati solo con beni accessori nella loro vita (“grano” e “mosto” in abbondanza), la nostra posizione è notevolmente migliore, perché non bramiamo più situazioni favorevoli per sentirci realizzati. La crescita spirituale si manifesta nella misura in cui spandiamo l’anima nostra davanti a Dio. Attraverso la preghiera ci spostiamo dalla nostra “distretta” (v. 1), il luogo “impenetrabile” dove eravamo immobilizzati, alla “sicurtà” (v. 8), dove possiamo coricarci e riposare. La preghiera realizza molto più che il semplice mutamento delle circostanze: essa cambia noi!
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Salmo 5
LA CALMA DEL MATTINO
C
ome reagiamo quando qualcuno ci reca un grande dolore, o quando sofferenze d’ogni genere si presentano sul nostro cammino? Andiamo al Signore fin dal mattino, presentandoGli le nostre necessità? Quando ascolterà, Dio, il nostro grido?
Un sospiro e un grido (vv. 1-3) Nel Salmo 5 Davide inizia la giornata con un sospiro (v. 1) e un grido (v. 2) rivolti a Dio. I due atti non coincidono. Il primo – il sospiro, o gemito – si libera dal nostro cuore mentre ci guardiamo allo specchio, mentre siamo seduti a tavola per consumare la colazione o rassettiamo. La memoria e l’immaginazione evocano momenti del passato e paure per il presente e per il futuro. Forse siamo animati da un energico desiderio, e un leggero sospiro si eleva allora dal nostro cuore con la brama segreta che il dolore cessi per lasciar posto alla gioia. Vi sono però frangenti ben più difficili da superare. Una volta, quando ero bambino, a momenti annegavo. Non mi misi a sospirare; gettai un urlo. Il grido riflette un cuore in grave pericolo e in forte bisogno. Sospirare e gridare può portare alla liberazione, ma Davide ricevette un grande conforto soprattutto nel sapere che Qualcuno lo ascoltava (v. 3). Noi possiamo essere ben più sicuri di Davide, perché sappiamo che lo Spirito Santo ci comprende e interpreta le inarticolate espressioni del nostro sospiro, mentre intercede per noi presso il trono di Dio (cfr. Romani 8:26, 27). Un ascoltatore benevolente (vv. 4-8) Come re, Davide conosceva bene lo stato d’animo di un supplicante che aveva lui, il re d’Israele, come ultima risorsa. Chiunque
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Salmo 5
poteva nutrire buone speranze nel rivolgere le proprie suppliche grazie al buon carattere del re. Come Davide, possiamo con fiducia notificare le nostre richieste al Re eterno per la Sua infinita bontà (vv. 4-6). Dio è l’esatto contrario del peccato e della malvagità, dell’arroganza e dell’errore, dell’infedeltà e dell’inganno. Davide si immerge nell’infinita misericordia di Dio (vv. 7, 8). Continuerà a rivolgere a Lui la propria adorazione nonostante le opposizioni, nella certezza che il Signore ha sempre un sentiero, seppure angusto, che riuscirà a portarlo fuori dell’inaspettato labirinto. Stiamo confidando completamente nel Signore nei momenti di necessità? Il nemico ci suggerisce che è giunto il momento di abbandonare la casa di Dio, che Gesù Cristo ci ha lasciato e che il Suo popolo non si prende cura di noi. Lo Spirito Santo, però, attraverso questo salmo, ci annuncia che la liberazione da quest’ora tenebrosa giungerà nell’accostarci di più al Signore. Arrendiamoci (“adorerò”) e confidiamo in Lui (“guidami”)! (vv. 7, 8). La preghiera permette a Davide di mantenersi vicino a Dio, mentre i sentimenti ostili (vv. 9, 10) si intensificano. Il sentiero della calma (vv. 9-12) Davide era stato tradito da qualcuno che egli stimava, da un uomo che lo aveva ingannato con parole false (v. 9). L’apostolo Paolo cita Davide in Romani 3:13 per illustrare che tutti hanno peccato nella medesima maniera. Come Davide anche noi spesso troviamo più facile pregare per la trasformazione del carattere degli altri piuttosto che del nostro. Istintivamente cerchiamo soddisfazione nel desiderio che Dio dichiari colpevole la persona che ci ha ingiuriato, e che la respinga per il peccato commesso (cfr. v. 10). Il Figlio di Davide, però, il nostro Signore Gesù Cristo, ci ha indicato una strada più elevata, posta al di là della stessa collera: il perdono (cfr. Luca 23:34). Le ferite della vita ci devono spronare a dipendere da Dio. Le potenti raffiche del distacco, del tradimento, dell’insensibilità ci
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Salmo 5
gettano in acque impetuose. Siamo trascinati da flutti più potenti di noi. Maggiore vigore impieghiamo nel tentativo di sopravvivere più sprofondiamo sotto la superficie dell’acqua. Soltanto Dio ci può liberare! Con questo pensiero Davide conclude il Salmo 5. Nella preghiera è passato dall’alba nuvolosa al mattino luminoso: “E si rallegreranno tutti quelli che in te confidano; manderanno in perpetuo grida di gioia. Tu stenderai su loro la tua protezione, e quelli che amano il tuo nome festeggeranno in te, perché tu, o Eterno, benedirai il giusto; tu lo circonderai di benevolenza come di uno scudo” (vv. 11, 12). Come Davide e una moltitudine di altri credenti, anche noi non abbiamo altro rifugio che nel Signore. È Lui che mette un cantico nel nostro cuore, che guarda la nostra vita dall’impeto della disperazione e dell’autodistruzione. Egli ci protegge, oggi, da ciò che ci ferisce, mantenendoci nel palmo delle Sue mani.
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