John Wesley

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LA STORIA PERSONALE DI UNO DEI PIÙ GRANDI UOMINI DI DIO APPARSI DOPO I TEMPI APOSTOLICI ISBN 88-86085-24-9

JOHN WESLEY

Dio ha usato un uomo come John Wesley per un momento particolare, per un luogo particolare e per uno scopo particolare. Pazientemente, il Signore ha operato con questo strumento per risvegliare, chiamare a ravvedimento e redimere un’intera nazione. Dio ha “soffiato” sulle sue debolezze fisiche e sulle sue incapacità umane per “attizzare” in Wesley una fiamma ardente di santità e di passione per le anime. Questo servitore di Dio ha attraversato, a cavallo, in lungo ed in largo per migliaia e migliaia di chilometri, l’intera Inghilterra predicando il messaggio dell’Evangelo di Cristo a moltitudini di persone, in riunioni all’aperto. Il suo ministerio della Parola è stato caratterizzato dalla profondità dell’insegnamento biblico e da una peculiare capacità espositiva tanto che l’impatto da lui prodotto è andato ben oltre i confini della sua nazione o del Movimento Metodista da lui fondato. La sua testimonianza di salvezza ed il profondo richiamo alla santità ancora oggi traspaiono, illuminati da una luce divina, attraverso gli inni cristiani, i libri e la sua biografia che raccontano la gloria di Dio.

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La storia di un uomo, piccolo e fragile, che è stato un gigante della fede e della consacrazione a Cristo Gesù

Basil Miller

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Wesley Basil Miller

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Titolo originale: “John Wesley” Basil Miller Bethany House Publishers A Division of Bethany Fellowship, Inc. 6820 Auto Club Road, Minneapolis, Minnesota 55438

Edizione italiana: “John Wesley” “Assemblee di Dio in Italia” Ente Morale di Culto D.P.R. 5.12.1959 n.1349 Legge 22.11.1988 n.517 © Servizio Pubblicazioni ADI-Media Via della Formica, 23 - 00155 Roma Tel. 06/22.51.825 - Fax 06/22.51.432 E-mail: adimedia@pelagus.it 1997 - Tutti i Diritti Riservati Traduzione: A cura dell’Editore Stampa: Piccole Arti Grafiche - ROMA ISBN 88-86085-24-9


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Prefazione

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uando sembra che l’impero di Satana sia saldamente stabilito, quando le forze della giustizia sembrano avere il morale sotto i tacchi e stiamo combattendo un’inutile battaglia di retroguardia, da qualche parte, dietro le quinte, Dio sta preparando e “fornendo appieno” un uomo per i Suoi scopi. Nel momento strategicamente più adatto, non troppo presto né troppo tardi, Egli fa entrare in azione il Suo strumento infliggendo al regno delle tenebre una serie di disfatte in grado di scuoterlo sin dalle fondamenta. Avvenne così con Mosè, che trascorse quarant’anni nel deserto alla scuola di Dio, mentre tutto il popolo lo aveva dimenticato. Lo stesso avvenne per Davide, Giovanni Battista e Paolo. Anche la vita di John Wesley, il padre del Metodismo, fu uno di questi. Dio aveva bisogno di un uomo come Wesley in un momento e per uno scopo particolare. Pazientemente Egli agì su questo fragile strumento umano, gli concesse le capacità ©

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Prefazione

necessarie per il piano che aveva preparato, gli diede una splendida istruzione universitaria, abbatté il suo autocompiacimento e la sua autosufficienza mediante l’umiliante soggiorno in America, gli diede fame e sete della santità di Dio, che non sarebbero rimaste insoddisfatte e quindi lo presentò come un araldo di salvezza dalla voce stentorea. Il dottor Miller a ragione interpreta i colpi di scena della vita di Wesley come gli infallibili interventi di Dio in questo grande uomo, attribuendo così un nuovo significato a quegli eventi che troppo spesso venivano considerati “nient’altro che dati biografici”. Leggendo questo resoconto degli interventi di Dio nella vita di Wesley dovremmo ricordarci che il nostro Padre celeste non ha riguardi personali, e che può fare anche di noi un vaso ad onore, santificato e pronto per l’uso, se saremo disposti a morire completamente a noi stessi per diventare argilla arresa nelle mani del Grande Vasaio. Stephen W. Paine

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Capitolo 1

Il ragazzo del rettorato

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ohn Wesley venne al mondo come il figlio del più povero tra i poveri rettori inglesi. Lasciò il mondo avendolo arricchito con l’intensità della sua personalità redenta. Da piccolo vide il padre imprigionato per debiti, tuttavia da adulto il mondo accumulò nei suoi riguardi un debito di tale gratitudine che il tempo non potrà ripagare. Nato in una famiglia ove le più modeste necessità della vita erano autentici lussi, quando abbandonò il mondo per entrare nel riposo celeste, lasciò quanto possedeva: due cucchiai e una teiera d’argento, un cappotto logoro ed il Movimento Metodista. ©

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Il Ragazzo Del Rettorato

John era passato attraverso tutte le umiliazioni dell’esperienza umana. Era transitato dalle povertà materiali alle ricchezze spirituali. Dopo un’infanzia modellata dall’efficace mano materna diede vita all’imponente “rivoluzione spirituale” dell’era moderna. Durante l’infanzia conobbe spesso la fame, eppure concluse la sua vita con una vecchiaia gloriosa, al punto che verso gli ottanta anni non ci pensava due volte a “camminare sei miglia per andare a predicare”. Tra queste due età si registrarono alcune tra le più rilevanti esperienze cristiane che è dato ricordare nelle testimonianze dei risvegli spirituali. Vivendo soprattutto a contatto con personalità rinnovate, John aveva percorso i sentieri più scuri quando in Georgia era estraneo alla potenza trasformatrice della grazia, ed aveva raggiunto le vette più luminose quando “lo Spirito attestava al mio spirito di essere figlio di Dio”. Nato e cresciuto in una famiglia della cittadina di Epworth i cui antenati erano stati tutti ministri del Vangelo, prima che il sole tramontasse sulla propria esistenza terrena, fece del mondo intero la sua parrocchia e costellò il pianeta di comunità raggiunte dal tocco celeste. Alla scuola Charterhouse i ragazzi più grandi “mi rubavano il pane”, nel vigore dell’età adulta la plebaglia gli lanciava pietre, ma davanti alla sua tomba, nel City Road Chapel Cimitery, gli uomini s’inchinarono in solenne riverenza. Figlio di Samuel e Susanna, il mondo lo prese in grembo come una delle sue luci più splendenti. Incon©

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trò Dio ad Aldersgate, e fu completamente trasformato. Lavorando nella sua parrocchia mondiale, egli ridisegnò il canale attraverso il quale la corrente del tempo sarebbe fluita... La vita di John ebbe inizio il 28 giugno 1703 ad Epworth, dove suo padre era rettore. Le radici più autentiche di quest’uomo vanno, però, rintracciate in una lunga serie di stimoli interiori che gli derivavano da antenati illustri. Da parte di entrambi i genitori la sua stirpe era contrassegnata dall’influenza di numerosi ministri di culto. John scrisse al fratello Charles, trent’anni dopo la nascita del Metodismo, dicendo: “Per quanto ne so, una cosa simile si è verificata raramente nel passato, vale a dire che un figlio, padre, nonno, bisnonno, trisavolo, abbiano predicato il vero Evangelo, uno dopo l’altro. Se i grandi uomini nascono da nobili stirpi, allora John ha sicuramente titolo per essere annoverato in questa categoria. Suo padre Samuel era un predicatore, che nella propria generazione svettava come uomo sublime. Laureato ad Oxford, trovò il tempo di scrivere numerosi libri, che in seguito furono messi in ombra da quelli del suo illustre figliuolo. Il nonno di John da parte paterna portava il suo medesimo nome, uno studente eccezionale, che da buon “non conformista” (I non conformist o dissenters erano i fuoriusciti dalla Chiesa Anglicana che avrebbero formato nel tempo le comunità Presbiteriane, Battiste, Congregazionaliste e Metodiste. N.d.E.) dife©

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se strenuamente il diritto di diventare ministro senza l’ordinazione episcopale. Prima di lui si dedicò al servizio suo padre, Bartholomew Wesley, un ministro di culto puritano nella chiesa di Stato, fortemente plasmato dall’ambiente spirituale e culturale di Oxford. Queste qualità spirituali ed intellettuali riunite nella persona di John contribuirono a formare il “Metodista di Oxford”, che avrebbe innescato quel risveglio dello Spirito in grado di preservare l’Inghilterra da una rivolta sociale che avrebbe eguagliato in ferocia la rivoluzione francese. Di notevole caratura furono anche gli antenati di John da parte materna. Susanna stessa era una donna nobile, che si distingueva per la sua grande spiritualità, ma anche per una mente particolarmente brillante. Se l’incendio del 1709, alla luce del quale John definì sé stesso come un “tizzone scampato dal fuoco”, non avesse distrutto la sua produzione letteraria, quegli scritti le avrebbero fatto occupare un posto d’onore nella galleria delle celebrità femminili. Già nell’adolescenza Susanna conosceva il greco, il latino e il francese, ed aveva saturato la sua mente con la teologia. Aveva letto testi di patristica e lottava contro le insinuazioni della filosofia mentre le sue coetanee giocavano ancora con le bambole. Questa abilità l’aveva ereditata dal padre, il dott. Annesley, un ministro puritano, definito “il San Paolo dei nonconformist”. Susanna Annesley (1669-1742) nacque a Londra in una famiglia puritana e dal padre ricevette un’istru©

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zione sia letteraria che scientifica ben superiore a quella della maggioranza delle ragazze del suo tempo. Lasciata la tradizione nonconformista per entrare nella Chiesa d’Inghilterra, all’età di diciannove anni sposò Samuel Wesley, rettore della parrocchia di Epworth, nel Lincolnshire. Si occupò personalmente dell’educazione dei nove figli (altri dieci non sopravvissero), mediante una specie di scuola domestica, organizzata in letture quotidiane, canti corali e momenti di devozione. La sua influenza sui figli fu quindi di grande importanza e continuò anche in seguito come avrebbe dimostrato la corrispondenza che tenne con loro trattando questioni sociali, morali e teologiche. Con il rapido aumento della famiglia, la povertà aveva sempre fissato negli occhi i Wesley. Molto tempo dopo Samuel Wesley scrisse al suo vescovo, dicendo di non avere avuto che cinquanta sterline l’anno per sei o sette anni e “un figlio per anno”. In questa famiglia John fu accolto come quindicesimo figlio, il secondo maschio. Una sera, mentre verificavano le disponibilità economiche della famiglia, marito e moglie scoprirono di poter mettere insieme soltanto sei scellini, questo di fronte alla prospettiva dell’imminente nascita di due gemellini. Quando le fu chiesto se volesse del pane, mentre il marito era in prigione per debiti, Susanna rispose all’arcivescovo di York: “Signore, a rigor di termini non ne ho mai voluto. Poi però, ho penato tanto, prima per averlo, e poi per pagarlo, al punto che questo ©

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l’ha reso molto sgradevole. Penso che avere il pane a queste condizioni è peggio che non averne affatto”. John era, per così dire, figlio di sua madre e da lei, più che da suo padre Samuel, ereditò quei lati del carattere che l’avrebbero distinto così marcatamente. Samuel era un pastore anglicano molto attaccato al suo gregge di Epworth, che consisteva in circa duemila persone. Susanna, da parte sua, si dedicò interamente ai figli ed avrebbe infiammato l’anima di John con quella scintilla di genio religioso che la caratterizzava così particolarmente. John fece il suo ingresso in una famiglia molto disciplinata. Susanna ordinava tutto il complesso sistema familiare. Era in grado di leggere il greco, nondimeno regolava i minimi dettagli della famiglia con la puntualità di un orologio. I bambini furono abituati ad uno stile di vita metodico fin dalla nascita. Sui piccoli il suo controllo era così abile che i bimbi impararono a “piangere sottovoce”. Susanna affermò: “Insisto sulla necessità di formare la volontà dei bambini per tempo, perché questo è l’unico forte e razionale fondamento dell’educazione religiosa, senza la quale sia i precetti che gli esempi risulterebbero inefficaci. Quando questo è fatto in modo completo e coerente, un bambino è in grado di essere guidato dalla ragione e dalla pietà dei genitori, fino a che la sua comprensione arriva a maturità, e i principi della religione si radicano nella mente”. Il piccolo John, assieme agli altri bambini, non appena fu in grado di parlare, recitava la Preghiera del ©

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Signore, il mattino e prima di andare a letto. Gradualmente, seguirono preghiere per i genitori, piccole offerte, un breve catechismo e porzioni della Scrittura che la sua mente era in grado di ritenere e che la mamma sceglieva con cura. Susanna, nella sua opera d’istruzione, poteva contare su validi collaboratori giacché i figli maggiori si prendevano cura dei più piccoli, ai quali leggevano ogni giorno un Salmo e un capitolo nel Nuovo Testamento. John, come tutti i suoi fratelli e sorelle, aveva imparato a stare tranquillo durante la preghiera della famiglia. Anche l’alimentazione non sfuggiva all’attenta sorveglianza di Susanna, che limitava a tre pasti regolari ogni giorno, senza spuntini intermedi. All’età di cinque anni a John fu insegnato l’alfabeto. Come la madre era solita fare per ogni figlio, ella gli dedicò un’unica giornata. Dal giorno seguente cominciò a sillabare e leggere dalla Bibbia, iniziando dalla Genesi. Man mano che John faceva progressi, l’enfasi era posta su una corretta lettura e sull’ortografia. A questi esercizi un po’ alla volta furono aggiunte le tabelline, e i primi rudimenti di matematica, grammatica e storia. Fu in questo periodo che John maturò una predisposizione per la cultura classica dalla quale, negli anni della maturità, derivarono i suoi libri di grammatica per lo studio dell’inglese, del francese, del latino, del greco e dell’ebraico. Quando John aveva sei anni ad Epworth accadde un memorabile incendio, che distrusse la casa pasto©

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rale. Nella notte del 7 febbraio 1709 la famiglia fu svegliata dalle fiamme che stavano divorando l’edificio. Tutti i figli erano scappati fuori, ma Susanna, ad un controllo più attento, si accorse che ne mancava uno. Ben presto da una finestra del secondo piano si affacciò il piccolo John. Non essendoci nessuna scala a portata di mano, un contadino suggerì che qualcuno salisse sulle sue spalle per salvare il bambino, e così avvenne. Proprio mentre John metteva piede per terra, il tetto crollò. Più avanti negli anni, come abbiamo detto, Wesley si definì “un tizzone scampato dal fuoco”. A distanza di tanto tempo, egli riconobbe in questa esperienza la mano della Provvidenza divina intenta a prepararlo in vista del suo eccezionale ministerio. I bambini della famiglia Wesley ben presto impararono a distinguere la domenica dagli altri giorni, e quando pregavano, anche se avevano ancora difficoltà ad esprimersi veniva loro insegnato di chiedere una benedizione mediante dei segni. Susanna cibò la mente di John con il pane celeste della Parola di Dio, gli insegnò diligentemente l’importanza di compiere il bene e durante la sua infanzia lo protesse dalle cattive compagnie. Era sua abitudine mettere da parte del tempo ogni settimana per l’istruzione religiosa di ciascun figlio, e l’ora di John cadeva di giovedì, quando la mamma interrogava con scrupolosità il piccolo “Jackie”. Susanna, assistita dal pastore, era l’unica insegnante delle ragazze, e dei ragazzi, fin quando non ©

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venivano mandati a scuola a Londra. Nessun bambino seppe onorare la propria insegnante al pari di John. Tra gli otto e i nove anni contrasse il vaiolo, che sopportò da ometto, al punto che la madre scrisse a suo marito Samuel, che si trovava a Londra: “Jack ha sostenuto il peso della sua malattia coraggiosamente, come un uomo, e proprio da cristiano, senza lamentarsi”. Mentre il rettore protraeva la sua permanenza a Londra per ragioni di carattere pastorale, Susanna decise di trasformare la sua casa in una chiesa ed iniziò a condurre dei culti domenicali nel rettorato. Durante questi incontri leggeva ai figli buoni libri e sermoni. I vicini lo vennero a sapere e decisero di unirsi a loro. Il rettore Samuel, sentendo di questa stranezza, scrisse alla moglie cercando di dissuaderla. La madre del Metodismo rispose in difesa del suo operato: “È evidente che questa iniziativa ha portato più persone in chiesa di qualsiasi altra attività. Avevamo non più di venti o venticinque persone al culto serale, mentre ora se ne possono contare due o trecento, molto più di quante non siano mai venute... Oltre alla frequenza costante al culto pubblico, i nostri incontri hanno conciliato le menti di queste persone nei nostri confronti... sono molto cambiati nel loro comportamento rispetto al giorno del Signore, e quelli che erano soliti giocare nelle strade ora vengono ad ascoltare un buon sermone... Non c’è bisogno che ti dica ©

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quali potrebbero essere le conseguenze se tu decidessi di mettere fine ai nostri incontri...”. Gli incontri non furono sospesi, perché l’anima di Susanna era infiammata di santo zelo, non soltanto nel fare del bene alla sua famiglia, ma anche a quanti erano curati dal rettore. John fece propria questa rigorosa qualità morale della madre, ancor più che le caratteristiche del padre. Fin da bambino aveva colto l’influenza positiva che il modello materno esercitava su di lui. “Tesoro”, disse Samuel Wesley alla moglie, “credo che il nostro Jack non si occuperà delle più pressanti necessità della vita, salvo che non trovi una valida ragione per farlo”. Questa fu la qualità che caratterizzò il cammino di Wesley per tutto il diciottesimo secolo. Quel bambino così sistematico era l’embrione del padre del Metodismo. I giorni dell’infanzia non potevano durare per sempre, e per quanto grande fosse l’abilità di Susanna nell’insegnare, lei non pretendeva di esaurire il bisogno d’istruzione dei suoi ragazzi. D’altra parte il padre, laureato ad Oxford, non accettava che i figli fossero meno istruiti di lui. Quando Samuel junior compì i tredici anni, fu quindi inviato alla scuola Westminster di Londra, per proseguire gli studi. John, senza dubbio più brillante di Samuel, iniziò la carriera scolastica a Londra nella famosa scuola Charterhouse, all’età di dieci anni e mezzo. Tutto ciò fu reso possibile grazie alla generosità del Duca di Buckingham. ©

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Samuel, un ministro itinerante, si recava spesso a Londra, lasciando la cura della comunità a Susanna assistita da un diacono. Senza dubbio Susanna e John consideravano questi giri uno spreco di tempo; tuttavia, ci fu un viaggio che non fu per niente inutile. Si trattò della visita a Londra, in occasione della quale ottenne la borsa di studio per John. A questo riguardo ebbe a scrivere: “Ho un giovane figlio, per il quale il Duca di Buckinghan ha disposto l’accesso alla scuola Charterhouse non appena raggiunga l’età prescritta: quindi il mio tempo a Londra non è stato sprecato”. Questo figlio era John. Sebbene la lettera fosse scritta quando egli aveva soltanto otto anni, gli era stata fornita l’opportunità di ottenere un’istruzione qualificata qualunque fosse la strada che avesse voluto scegliere in seguito. Quando il futuro padre del Metodismo entrò alla Charterhouse, non si trovò svantaggiato per mancanza di disciplina o d’istruzione. Infatti, l’educazione privata impartitagli dalla madre non soltanto gli aveva insegnato a studiare, ma aveva introdotto nel suo ordine mentale e spirituale, il principio di una vita semplice e la propensione verso pensieri elevati. A quel tempo era “uno studente diligente che otteneva ottimi risultati; un ragazzo paziente e pronto a perdonare, che a casa non era stato abituato all’oppressione, ma alla vita dura e ad un vitto scarso”. John fu ammesso come studente non pagante alla Fondazione Sutton, assieme ad altri quarantatre ragazzi ©

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che non potevano sostenere la retta. Consumava i pasti nella mensa e, essendo piccolo per la sua età, i ragazzi più grandi gli rubavano dal piatto i bocconi più prelibati. “Dai dieci ai quattordici anni”, scrisse John più tardi, “Non ho avuto che pane da mangiare, e neppure tanto. Credo che questo, invece di nuocermi, abbia posto le basi della mia salute duratura”. Samuel, che temeva per la salute del ragazzo, esortava il figlio a “correre attorno al parco tre volte ogni mattina”, consiglio che John seguì alla lettera, facendo tutti i giorni un percorso di circa un miglio. Mentre il giovane Wesley era impegnato a sviluppare la sua cultura classica, divenne negligente nel mantenere allo stesso livello la pietà religiosa. Il soggiorno a Charterhouse anziché incrementare la sua crescita spirituale, ebbe l’effetto opposto. Questo lo portò a dire: “Essendo rimosse le restrizioni esterne, ero molto più negligente di prima, anche riguardo ai doveri esteriori e quasi continuamente colpevole di peccati superficiali, che sapevo essere tali, sebbene non fossero scandalosi agli occhi del mondo. Tuttavia, leggevo ancora le Sacre Scritture e recitavo le mie preghiere, mattina e sera. Quello su cui confidavo per essere salvato era: a) il fatto di non essere così cattivo come altre persone, b) il fatto d’avere ancora una certa disposizione per la religione; c) il fatto che leggevo la Bibbia, andavo in chiesa e dicevo le mie preghiere”. Tyerman, commentando il soggiorno di John a Charterhouse senza dubbio esagera nel dipingere la ©

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trascuratezza spirituale di Wesley quando dice: “È terribile il pericolo a cui va incontro un figlio che lascia una famiglia pia per andare in una scuola pubblica. John Wesley entrò a Charterhouse come un santo, e ne uscì peccatore”. John all’epoca era un alunno diligente, perché Samuel junior scrisse al padre: “Jack è un bravo ragazzo, sta imparando l’ebraico molto velocemente”. In ogni caso, Charterhouse rappresentò per John soltanto il trampolino di lancio in funzione di una preparazione ben più vasta. Una volta terminato il corso di studi nel 1719, s’iscrisse ad Oxford, dove la sua vita sarebbe stata modellata dallo scalpello della divina provvidenza.

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Dio ha usato un uomo come John Wesley per un momento particolare, per un luogo particolare e per uno scopo particolare. Pazientemente, il Signore ha operato con questo strumento per risvegliare, chiamare a ravvedimento e redimere un’intera nazione. Dio ha “soffiato” sulle sue debolezze fisiche e sulle sue incapacità umane per “attizzare” in Wesley una fiamma ardente di santità e di passione per le anime. Questo servitore di Dio ha attraversato, a cavallo, in lungo ed in largo per migliaia e migliaia di chilometri, l’intera Inghilterra predicando il messaggio dell’Evangelo di Cristo a moltitudini di persone, in riunioni all’aperto. Il suo ministerio della Parola è stato caratterizzato dalla profondità dell’insegnamento biblico e da una peculiare capacità espositiva tanto che l’impatto da lui prodotto è andato ben oltre i confini della sua nazione o del Movimento Metodista da lui fondato. La sua testimonianza di salvezza ed il profondo richiamo alla santità ancora oggi traspaiono, illuminati da una luce divina, attraverso gli inni cristiani, i libri e la sua biografia che raccontano la gloria di Dio.

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