CLUB DELLE FATTORIE
N. 1 gennaio/febbraio 2010
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CON I MIGLIORI AUGURI DI BUON 2010!!! MONTECUCCO CIVETTAIO In un ambiente naturale, compreso tra la Maremma e le pendici del monte Amiata, trasformato nei secoli dagli uomini senza intaccare il paesaggio e la natura, si alternano con ricchezza di sfumature la macchia mediterranea, i pascoli, i castagneti, le dolci colline delle vallate dei fiumi Ombrone e Orcia. Ed è proprio quest'ultimo a segnare il confine orientale dell'area di produzione del vino Montecucco DOC, separandola dalla zona del Brunello di Montalcino. Sotto l'antico vulcano spento dell'Amiata, in direzione del mare ma lontane dalle sue libecciate, le viti nate in terra di Maremma hanno dalla loro grandi spazi verdi, pochi insediamenti abitativi e industrie che si contano sulla punta delle dita. Ma soprattutto luce intensa e clima ideale per aromi e sapori, uniti a una tradizione vitivinicola tramandata da padre in figlio. Ingredienti questi, ideali per produrre un vino con tutte le carte in regola. Prevalentemente costituita da arenaria frammentata, la composizione del terreno dove sono impiantate le viti che producono il "Montecucco", è caratterizzata dalla presenza di composti lavici, depositati quando l'Amiata era attivo. Presenza questa, che dona alla vite mineralità e sapidità, tipiche del vino della zona, a cui si aggiun-
gono il clima mite, con estati calde e inverni di media piovosità, ideali per una buona maturazione delle uve, anche nelle annate meno favorevoli. Il Civettaio nasce a Montecucco nel 1998 per mano di Gregorio de Tarczal, fratello di Ruggero da voi ben conosciuto per il suo Marzemino e per il de Tarczal brut appena presentatovi. L’obiettivo era quello di creare una piccola azienda di qualità, tipica del territorio, dove si potesse assaporare un pezzo di Maremma: 30 ettari, un’altitudine media di 150 metri slm., divisi tra vigneti, oliveti e bosco. Il metodo di coltivazione è dall’inizio biologico, certificato da Icea. I vigneti (Campo dell’Oliveto e Salita dei Montagnoli) si estendono per 7,5 ettari: 5 a sangiovese; gli altri ospitano merlot, cabernet sauvignon e una piccola parte di alicante. Da questi vigneti nascono anche i due vini rientranti nella DOC locale: Montecucco Rosso e Montecucco Sangiovese, quest’ultimo oggetto della nostra proposta odierna. Il Civettaio è un vino semplice e diretto dove il sangiovese dimostra tutte le sue qualità di gioventù. Se mi permettete un parere del tutto personale, questo vino e il Chianti riserva Borro del Diavolo che tanto successo ha riscosso a Natale, sono i due paradigmi del sangiovese. Il Civettaio lo è del sangiovese giovane, fre-
sco, fruttato non appesantito dal legno. Il Borro del Diavolo del sangiovese raccolto a maturazione avanzata ed invecchiato in cantina con sapienza ma senza strafare, lasciando fare la Natura. Se il Borro del Diavolo è vino adatto a carni, cacciagione e meditazione questo Civettaio è vino da tutto pasto o per le merende pomeridiane a base di salumi, potendolo poi sorseggiare piacevolmente senza impegno fino all’ora di cena. Insomma anche questo Civettaio, perfetto per il periodo post festivo dove tutti dobbiamo smaltire gli eccessi natalizi, sarà gradito da coloro che del vino apprezzano le qualità intrinseche e non le chiacchiere di contorno.
zione per pianta che non supera i 600 grammi (siamo quindi ad una resa vinicola di 28 hl per ettaro: la metà esatta del Brunello di Montalcino). La gestione del vigneto segue i dettami della viticoltura naturale e della agricoltura biodinamica: la potatura e le lavorazioni del terreno sono scandite dalle fasi lunari e planetarie; la difesa fitosanitaria è affidata soltanto a rame e zolfo distribuiti in minime quantità grazie anche all'uso di macerati e di tisane naturali; i preparati biodinamici consentono di vivificare la terra ed evitare qualsiasi concimazione ed i sovesci invernali di strutturare i terreni durante la stagione fredda. Tutto questo per riuscire a portare i grappoli sani a maturazione e per consentire una vinificazione con la totale assenza di correttivi e prodotti chimici. L'uva, dopo la diraspatura, viene in parte lasciata a chicco intero ed in parte leggermente pigiata con i piedi e messa a
mano in piccoli tinelli di cemento senza l'uso di pompe. La fermentazione avviene in maniera spontanea senza lieviti selezionati, senza anidride solforosa e senza controllo della temperatura. L'affinamento avviene in legni e cemento per 14 mesi, ed il vino viene imbottigliato senza filtrazione o stabilizzazione. Più naturale di cosi!
SYRAH COME UNA VOLTA Voi non ci crederete, ma c’è ancora chi pigia l’uva con i piedi. È l’azienda agricola di Stefano Amerighi autore di uno spettacoloso Syrah nella terra di Cortona, zona in cui questa grande uva del Rodano ha trovato uno dei suoi terreni ideali, almeno per l’Italia. L'azienda agricola Amerighi nasce dal desiderio di riuscire a produrre un grande Syrah attraverso la tradizione contadina di famiglia, la passione, la conoscenza del vino e la pratica della biodinamica. Per raggiungere questo obiettivo Stefano Amerighi ha identificato una zona del chiuso di Cortona denominata Poggiobello di Farneta e all'interno di essa, come fossero un Cru, due colline ben esposte a sud, sudovest. Gli incontri con l’enologo Federico Staderini, con l’agronomo Vincenzo Tommasi, e con Francois Bouchet, hanno fatto sì che il desiderio iniziale di produrre vino di qualità si integrasse con il progetto più ampio di rendere l'azienda un laboratorio sulla sostenibilità agricola. L'azienda copre una superficie totale di circa 14 ettari, di questi 8,5 sono stati destinati al vigneto. Dalle 7000 viti, che compongono ogni ettaro, si ottengono circa 40 quintali di uva per una produ-
Le nostre note di degustazione Colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, si apre al naso con fresche note di frutta a bacca rossa come ribes e mirtilli, spiegando il suo ventaglio aromatico a sentori di spezie, dal pepe nero alla liquirizia con lievi accenni di rabarbaro e note balsamiche. Il palato è appagato da una trama tannica equilibrata e piacevolmente vellutata, gradevole la rispondenza aromatica che in bocca si chiude con equilibrata speziatura. Di corpo e discretamente sapido, dona un finale di bocca persistente e varietale. Un vino di sicura personalità e fedele al suo terroir che lascia intravedere la sua predisposizione a lungo invecchiamento. Da abbinare a carni succose ed aromatiche come la cacciagione o patè di fegato. Ottimo su formaggi a pasta fresca con mostarde.
VINI ROSSI & BIANCHI CHIANTI CLASSICO 2006 RISERVA BORRO DEL DIAVOLO Giulio Gambelli è, a mio giudizio e non solo, il massimo winemaker che la Toscana abbia espresso negli ultimi cinquant’anni. A testimoniarlo sta l’inverosimile serie di risultati ottenuti con il Sangiovese, la sua uva preferita. Ma parlare di winemaker non è proprio esatto, perché con questo termine si identifica ormai una sorta di enologi che il vino lo costruiscono pezzo per pezzo, anche con la chimica, secondo quel che pensano sia necessario per le esigenze del cosiddetto consumatore. Nel caso di Giulio, invece, il vino lo aiuta a svilupparsi per quel che è dopo aver attentamente seguito la coltivazione della vite, dalla scelta dei terreni alla selezione clonale, dai portainnesti a tutto
il resto che è necessario fare perché la natura faccia il suo corso. Dai grandi Brunello (Biondi Santi, Case Basse, Poggio di sotto) alle Pergole Torte di Monte Vertine, Giulio - che si definisce solo assaggiatore - ha colto un’enorme serie di successi per i grandi vini che hanno segnato la storia dell’enologia toscana. Dati questi “trionfi” sono restati del tutto in ombra alcuni vini che nulla hanno da invidiare ai nomi più celebrati: parliamo per esempio del Chianti Classico Ormanni riserva Borro del Diavolo. Celebrato da anni in Germania ed esaltato con punteggi vertiginosi negli assaggi al buio, questo vino rappresenta per noi, insieme al Castell’in Villa, la punta massima di questa denominazione per quel che riguarda i vini naturali, non costruiti.Al naso riconosci un ampio fruttato di visciola, violetta, cuoio; al palato senti la decisa consistenza della struttura con tannini larghi e "saporiti" come direbbe lo stesso Maestro assaggiatore. Questo vino nasce dalla vinificazione tradizionale del Sangiovese in purezza, selezionato a mano con estrema attenzione, nei migliori vigneti dell’azienda. L’invecchiamento avviene in barriques di Allier e Never ad alta e media tostatura per circa dodici mesi. Questo passaggio fa si che i tannini delle uve risultino ammorbiditi e che il bouquet del vino si arricchisca, in modo equilibrato, dell’aroma vanigliato caratteristico delle barriques. L’imbottigliamento, effettuato dai sei agli otto mesi precedenti la commercializzazione, conferisce rotondità ed armonia alla fragranza e al gusto. Ideale per l’accompagnamento di piatti di carne strutturati, arrosti di selvaggina e formaggi stagionati, va servito ad
una temperatura di 18/20° C in ampi bicchieri a tulipano, previa decantazione. Grandissimo vino da bere al prezzo che vini di questo livello dovrebbero avere se il mercato non fosse drogato. Piacerà anche a chi ha idiosincrasie per il Chianti che dimostra qui come sia ingiusto considerare questo vino inferiore al Brunello o al Nobile di Montepulciano.
JULIUS ORMANNI Di Giulio Gambelli sapete tutto dalla presentazione del Chianti Borro del Diavolo, a cui vi rimandiamo qui a fianco per le notizie generali. Qui ci preme presentarvi un altro vino di gran classe derivato da questa collaborazione con la fattoria di Ormanni che ha voluto dedicare questo vino al suo “Maestro assaggiatore”. Gambelli come dettovi ha una specie di monomania per il sangiovese, ma qui ha accettato il suggerimento della proprietà e ha sperimentato un uvaggio comprendente anche una piccola parte di merlot e syrah. Il risultato è sorprendente: il merlot conferisce morbidezza ed il syrah la speziatura, ma la base è inequivocabilmente sangiovese, per di più non rovinata dal passaggio nel legno che serve solo a conferire il giusto equilibrio. È a mio giudizio uno dei migliori Super Tuscan presenti sul mercato, in grado di competere con i più grandi del gruppo e, per carità di patria, non faccio nomi. Il prezzo per un vino di questa categoria è addirittura strepitoso. Non fatevi scappare questi due vini, sono occasioni che non si ripresenteranno tanto facilmente.
PINOT NERO È raro trovare un Pinot Nero come questo Dos Caslir delle Cantine Valle di Cembra che unisca alla perfetta esecuzione un prezzo accettabile. A nostro avviso è uno dei migliori Pinot Nero italiani che ci sia capitato di assaggiare. L'acino del pinot nero ha una buccia sottile, una modesta capacità colorante, un contenuto di tannini piuttosto basso. La trasparenza nel Pinot Nero è quindi molto evidente: la luce lo attraversa facilmente, qualcosa di ben diverso rispetto alla fitta impenetrabilità di altre varietà come alcuni Cabernet o Merlot. Il Pinot Nero ha anche un'acidità piuttosto marcata, fattore critico di questo vino, che deve essere quanto più possibile conservata in modo da non comprometterne l'equilibrio. Favorisce questa conservazione il coltivarne l'uva su terreni calcarei in zone a clima fresco, tali da consentire una lenta maturazione e uno sviluppo ele-
gante e ottimale dei suoi aromi, che risulteranno tanto più armonici quanto la maturazione dell’uva sarà stata perfetta. In gioventù il colore avrà una tonalità rosso rubino che evolverà con la maturazione in rosso granato per poi raggiungere evidenti tonalità rosso aranciato. Gli aromi sono delicati e sottili, tuttavia ben pronunciati e caratteristici: ciliegia, lampone e fragola; in alcuni casi sarà inoltre possibile percepire anche amarena, mora e prugna, così come aromi floreali come la rosa e la violetta. L'evoluzione in bottiglia sviluppa aromi molto complessi in cui le sensazioni di frutta si trasformano prima in confetture per poi trasformarsi, all'apice della maturazione, in aromi di sottobosco, cuoio, funghi e selvaggina. La maggioranza dei Pinot Nero viene fermentata e maturata in botte e l'uso intelligente del legno - sia il grado di tostatura, sia il tempo di permanenza - è uno dei fattori critici per l'eleganza e la classe di questo vino, così che molti produttori preferiscono vinificarlo in contenitori inerti - come l'acciaio - ottenendo risultati estremamente raffinati ed eleganti. La morbidezza del vino sarà però determinata dalla permanenza in botte che contribuirà anche ad aumentarne la struttura. Il successivo affinamento in bottiglia renderà il Pinot Nero più rotondo e carezzevole. Questo Dos Caslir 2007 alla vista si presenta di colore rosso rubino; vivace al naso, offre una dolce nota di vaniglia, che si sposa con fresche ed intense note di frutti di bosco, di bacche rosse e di marasca. Morbidissimo al palato, ha una buona tannicità e sapidità finale. Molto persistente e complesso, si accompagna con primi piatti saporiti e sostanziosi, carni alla griglia o arrosto, selvaggina e formaggi stagionati non troppo piccanti.
BOLGHERI L’azienda dei Guicciardini Strozzi vanta oltre 1000 anni di storia: il più antico documento che testimonia l’esistenza di Cusona, risale all’anno 994. Intorno al 1850 inizia la costruzione di una grande cantina con gallerie sotterranee. Nei primi del ‘900 Francesco Guicciardini, sindaco di Firenze, ministro dell’agricoltura e degli Affari esteri, rende Cusona un’a-
zienda modello e all’avanguardia, di rilievo nazionale. La commercializzazione internazionale ha inizio negli anni ‘70 a seguito dell’impianto di nuovi vigneti e di importanti lavori di ristrutturazione delle cantine, secondo le più moderne tecnologie per la vinificazione e l’imbottigliamento. Oggi Cusona, con i suoi circa 100 ettari di vigneti, si colloca al primo posto tra le aziende del territorio diSan Gimignano, continuando e potenziando una tradizione mai interrotta nella produzione di vini di pregio. Ma Cusona non è più l’unica azienda dei Guicciardini Strozzi: da alcuni anni il desiderio di cimentarsi in nuove iniziative, vederle nascere, crescere, affermarsi, lasciare delle opere realizzate ex novo e non soltanto ricevute e trasmesse, ha portato a nuovi investimenti in Maremma e a Pantelleria. Si è sentita l'esigenza di ampliare l'orizzonte dell’ attività, per diversificarla e offrire nuove proposte. Il risultato più brillante conseguito finora, con questo nuovo fervore di iniziative è a nostro avviso ”Ocra”, un Bolgheri Doc proveniente dalla Tenuta Le Pavoniere. Ocra, “il sangue della terra”, nasce in un territorio che gode di un microclima eccezionale per la coltivazione della vite: vinificato in impianti modernissimi e all’avanguardia è vino asciutto con tannini morbidi e avvolgenti. Derivato da un uvaggio di cabernet sauvignon, syrah e merlot, - un classico per la zona - si affina per 12 mesi in barrique. Ha colore rosso rubino profondo; profumi con lunghi sentori di mora e mirtillo, con leggeri riferimenti di cuoio. Di sapore è fine, sapido, caldo. Gli abbinamenti consigliati sono: arrosti di carne rossa, cacciagione, salumi e formaggi di media e alta stagionatura. Servitelo a 18°/19°C. Particolare non indifferente: il prezzo veramente interessante per il livello qualitativo del vino, che presenta inoltre un’eccellente bevibilità.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI CLASSICO SUPERIORE Una ragione ci sarà se i francesi, così sciovinisti anche in merito alla loro produzione vinicola, arrivano a considerare il Verdicchio uno dei migliori vini da pesce del mondo! Eccone qui un esempio, questa volta dei Castelli di Jesi, coltivato su terreni misti, tendenti all’argilloso, nel comune di Morro d’Alba, più noto come zona di produzione del Lacrima. Prodotto con 100% di uve verdicchio, viene vendemmiato a mano a fine Settembre e vinificato in bianco con lunga permanenza sulle fecce nobili del vino.Matura poi in serbatoi di acciaio inox.
Di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli e profumo di acacia, ginestra e fiori di campo, ha sapore asciutto, sapido e fresco con retrogusto leggermente amarognolo. Andrà servito a una temperatura di 12-14°C su antipasti, primi piatti, pesce e carni bianche. Ottimo sui pomodori al riso.
TERLANER Il Terlaner della Cantina di Terlano, fondata nel lontano 1893, è uno splendido bianco che da anni avevamo in mente di proporvi per le sue caratteristiche di profumo, struttura e longevità. Nella regione di Terlano infatti i vigneti crescono su terreni porfirici dalla peculiare colorazione rossastra. Si tratta di rocce vulcaniche con grosse inclusioni minerali, chiamate in geologia porfidi quarziferi. Lo strato superiore vivo è sabbioso e soffice e, come tale, permeabile e fortemente in grado di accumulare calore, drenando perfettamente le piogge.
Le particolari caratteristiche dei terreni con il loro alto contenuto di minerali conferiscono quindi un’ impronta decisiva ai vini di Terlano, contribuendo alla loro straordinaria longevità. I vigneti si estendono sulle dolci pendici delle colline del Monte Tschöggel. Infine il clima mite favorisce una perfetta maturazione delle uve donando al vino un sapore particolare. L’uvaggio è composto da 60% di pinot bianco, 30% di chardonnay e 10% di sauvignon blanc. La fermentazione avviene in recipienti d’acciaio inossidabile a temperatura controllata; la maturazione ha luogo su lievito fine per 6 mesi; il vino è stato imbottigliato a febbraio. Il Terlaner 2008 ha colore giallo paglierino brillante con riflessi verdognoli; il profumo ha buona complessità con sentori floreali e di frutta (tropicale e mele); il sapore è asciutto, armonico, morbido ed elegante con lunga persistenza. Il vino si conserverà per 3-5 anni. Servitelo a 10-12°C su crêpes salate, fettuccine all’Alfredo, spaghetti alla carbonara.
MUELLER THURGAU Quest’anno il Mueller Thurgau ce lo siamo andato a cercare in Val di Cembra, sulle colline a est di San Michele all’Adige dove per via dell’altezza, superiore ai 500 metri slm, il vino ha il suo più idoneo areale di produzione. La vendemmia 2008 ha prodotto un vino con grandi profumi, corpo leggero e bella acidità che consentirà a questo Mueller di durare più a lungo del solito e anche accostamenti più azzardati del solito. Ricorda i Mueller Thurgau grande novità di oltre 30 anni fa, che di questo vino costituirono la fortuna. Splendido come aperitivo si accompagnerà bene anche a risotti e frittatine con verdure.
SAUVIGNON COLLIO Il Sauvignon, il cui primo significato è “pianta selvatica”, è originario della zona della Gironda. In Italia viene coltivato da quasi due secoli, e ne è particolarmente apprezzata la produzione friulana dove i risultati migliori si realizzano nelle zone collinari: qui il vitigno acquista una personalità sua propria, diversa da quella delle altre zone d’Italia. Da un "vigneto giardino" allevato alla francese di circa 12 ettari, in gran parte a bacca bianca, come si conviene in Collio, Mauro Drius ottiene una varietà di vini tutti di altissimo livello, da voi già ben conosciuti. Quest’anno abbiamo scelto un Sauvignon di cui Mauro e la sua famiglia propongono una versione che incanterà chi ama i vini fatti per essere bevuti sino all’ultimo goccio, senza troppe chiacchiere di contorno. Di colore giallo paglierino con sfumature verdi, al naso denota fantastiche, intense ed eleganti note vegetali e floreali quali la salvia, il peperone fresco, i fiori d’acacia ed il pompelmo. Al palato dimostra una freschezza e una sapidità che si sposano splendidamente. Strutturato ed equilibrato, morbido con buon estratto, dal finale lungo, questo è un vino che “sa di se stesso”.
L’ESCLUSIVA DEL CLUB CILIEGIOLO
SPECIALE BOLLICINE de Tarczal brut con etichetta personalizzata Negli anni passati ha avuto grande successo il Vouvray brut, i cui assaggi non ci hanno però convinto negli ultimi due anni. Dopo nuove ricerche effettuate e ripetuti assaggi di spumanti italiani e francesi, da proporvi con l’etichetta personalizzata, abbiamo finalmente trovato un brut trentino, che ha rinunciato alla DOC per ragioni burocratiche, ma che ci ha pienamente convinto. Ruggero de Tarczal, da voi ben conosciuto soprattutto per il suo Marzemino, ci ha messo a disposizione un piccolo lotto di questo eccellente brut metodo classico a base di chardonnay e pinot bianco. Al vino base, dopo la prima fermentazione vengono aggiunti zuccheri e lieviti selezionati. Inizia quindi una seconda fermentazione in bottiglia cui segue un lungo periodo di riposo sui lieviti, che dura almeno 4 anni. Questo conferisce al vino il suo carattere e la sua eleganza. Di colore giallo paglierino con perlage fine e persistente il vino ha un profumo delicato ed elegante, fruttato e fragrante con evidenti sentori di lievito. Di sapore è secco, discretamente vivace, nel complesso fine ed armonico. Sarà pregevole come aperitivo, ottimo su antipasti e piatti delicati a base di pesce, accompagnerà superbamente anche tutto il pasto. Servitelo a 6/7°C.
Il Ciliegiolo, detto anche ciliegino, è un vitigno autoctono toscano le cui origini sono abbastanza incerte. I più pensano che quest’uva fosse quel Ciregiolo dolce, dall’aroma fragrante, che sa esprimere il meglio di sé in climi caldi, di cui parla il Soderini nel Seicento. Di sicuro c’è solo che per la vinificazione veniva utilizzata solo come uva da taglio poiché, in purezza, dava vini scarichi di colore, molto fruttati ed alcolici, ma spesso piatti perché carenti di acidità. Quest’uva veniva quindi usata in piccola parte, con altre uve rosse, per produrre il Chianti Colli Senesi ed è tuttora in uso nel Morellino di Scansano cui dona morbidezza e un fresco aroma di ciliegia. Ma nell’ultimo decennio, per merito di alcuni bravi viticoltori maremmani, questo vitigno è stato rivalutato e salvato dall’estinzione. Oggi, vinificata in purezza con tecniche moderne quest’uva dà vita a un vino molto somigliante ad un Beaujolais: elegante, dal colore rosso rubino carico, con riflessi violacei. Il suo profilo aromatico, avvolto nei primi istanti da una singolare nota torbata, è tutto giocato sul registro della frutta rossa più avvincente: fragola, lampone e, ovviamente, ciliegia. In bocca il vino si presenta morbido e succoso, con un’acidità perfettamente bilanciata al corpo e con un’ottima corrispondenza gustoolfattiva, con finale leggermente amarognolo. Grazie alla spiccata aromaticità ed alla sua struttura, il Ciliegiolo AlfaVitis si accompagna con versatilità a diversi tipi di pietanze, purché caratterizzate da ricchezza di profumi e struttura non eccessivamente grassa. Via libera dunque ad affettati aromatizzati - la finocchiona, per esempio - primi piatti con condimenti a base di carne, formaggi a media stagionatura e carni rosse in umido. Da servire a 16-18°C in calici medi, dopo averlo scaraffato. Piacerà soprattutto a coloro che del vino apprezzano la facilità di beva, il sapore fruttato, l’assenza di ogni pesantezza dovuta all’invecchiamento nel legno.
per accompagnare i sapori delle montagne trentine: perfetto con i canederli o gli gnocchi di pane alla verza e speck, ma imbattibile anche con carni rosse purché non alla griglia e con funghi. Si accompagna molto bene anche con salumi caldi, formaggi saporiti a pasta media e molle, primi piatti di media grassezza, stufato di pollo, coniglio, piatti di maiale e preparazioni di pesce al sugo e alla griglia. È vino da consumare giovane, ma si può conservare per 3/4 anni. Va servito a 16/18°C.
FALANGHINA Se dovessimo pensare ad un vitigno bianco che rappresenti davvero tutta la Campania, da Roccamonfina al Cilento, avremmo una sola riposta: la Falanghina. È questa, infatti, l’unica varietà di uva bianca coltivata, con ottimi risultati, in tutte e cinque le province della regione. La Falanghina produce un vino bianco dal colore giallo paglierino, a volte molto “carico”, dai profumi delicati, con lieve sentore di ginestra, mentre al gusto è sapido, fresco e gradevole, con buona acidità e note fruttate fini e delicate. Questa nota acida gli consente una buona evoluzione nel corso del tempo. Ha un ampio e piacevole retrogusto amarognolo che ricorda il melograno. Si abbina bene a tutta la cucina di pesce della Costa e a quella vegetariana di tutta la regione, alle carni bianche, a paste con frutti di mare e sughi di verdura e pomodoro, ottimo con la mozzarella di bufala campana e formaggi freschi a pasta morbida. Risulta eccellente servita come aperitivo, a una temperatura di 10° C. Forse nessun vitigno riesce ad esprimere meglio l`anima del palato partenopeo. La nostra è prodotta in una piccola azienda a conduzione familiare che, conscia del fatto che i buoni vini si fanno nel vigneto, ha fatto scelte precise: niente veleni sul campo e quindi uve biologiche, derivate da impianti molto
MARZEMINO D’ISERA Riserva Privata
ALBERTO DEL BUONO
L’elegante etichetta personalizzata lo renderà anche apprezzato omaggio per i vostri amici in qualsiasi occasione!
Il Marzemino ha un carattere tendenzialmente più acido che tannico e corpo medio con una notevole intensità; il vino è contraddistinto da colore rosso porpora intenso, con riflessi violacei; il profumo è ampio, accentuato, caratteristico, con sentori di viola mammola e di rosa canina, tipiche del territorio; il sapore è secco, sapido, discretamente fresco, leggermente amarognolo. Il Marzemino, pochi tannini e grandi freschezze, è il vino ideale
fitti con drastici diradamenti; quindi rese molto più basse di quelle consentite, criomacerazione e fermentazione a temperatura controllata per il massimo di estrazione dei profumi; meno di un quarto del normale di anidride solforosa all'atto dell'imbottigliamento, grazie alla perfetta sanità delle uve.
PRIMI E SECONDI DI TOSCANA LE ZUPPE Ogni massaia toscana ha una sua personale interpretazione della Ribollita, piatto povero ma delizioso della tradizione contadina toscana. Si gusta su un letto di pane toscano raffermo, tagliato a fette, aggiungendo pecorino grattugiato, olio extravergine d'oliva, sale e pepe. Ma la ribollita, quella vera, si ottiene mettendo la minestra di pane in una pentola di coccio per un quarto d’ora in forno caldo. Tocco finale, da chef: un filo d’olio d’oliva e cipollotti freschi. La nostra ribollita è una meraviglia del mangiare sano ma con tanto, tantissimo gusto. Oltre alla ribollita abbiamo a disposizione un’eccellente Zuppa di farro e porcini, autentica delizia che conquisterà definitivamente tutti gli appassionati del genere, e una Zuppa di farro, per chi rinuncia ai funghi ma vuole il sapore. Favolosa! Quest’anno, alla selezione di zuppe già presenti in catalogo, si aggiungono tre minestre una di Ceci, una di Lenticchie ed una di Fagioli. Preparate nel mini laboratorio di una delle pochissime aziende agrituristiche toscane che interpretano correttamente il proprio ruolo, saranno una piacevole sorpresa per chi non ha tempo da dedicare alle lunghe preparazioni. Sono dosi per
due persone. Basterà aggiungere ad ogni singolo vasetto versato in pentola una pari quantità d’acqua e completare con della pasta corta. Non manchi un po’ d’olio extra vergine d’oliva a freddo. Il successo è assicurato. Altre novità la Zuppa di funghi e l’Acquacotta Anche qui altrettanta acqua, ma stavolta pane raffermo al posto della pasta e poi: subito in tavola! Condite con un filo d’olio extra vergine d’oliva e formaggio a piacere.
I SECONDI Le ricette di questi piatti appartengono a quella parte della tradizione toscana che rischia di perdersi nella frenesia del mondo moderno. Necessitano tut-te di lunghe ore di preparazione e spesso, anche se molto apprezzate, si preferiscono loro ricette più semplici e soprattutto più veloci da preparare. Con questa piccola serie comprendente: Brasato al Brunello, Bocconcini di Cinghiale alle olive e Anatra all’arancia, tutti preparati con grande passione, anche coloro che hanno poco tempo a disposizione potranno permettersi un tuffo nel passato ed assaporare piatti ormai praticamente scomparsi non solo dalla cucina di tutti i giorni.
IL RISO Questa volta lo abbiamo scelto a Grumolo delle Abbadesse, un piccolo comune tra Vicenza e Padova dove il riso, introdotto dalle monache dell’abbazia benedettina di San Pietro di Vicenza, si coltiva dal ‘500 e ha dato un’impronta fortissima a questo piccolo centro. Le risaie coprono oggi circa 120 ettari, meno della metà di quelli coltivati nel Seicento. Il vialone nano di Grumolo, varietà veneta per eccellenza e Presidio di Slow-Food, ha chicchi medio-piccoli ma la qualità, grazie alle caratteristiche del terreno e delle acque, è eccellente: gonfia molto in cottura assorbendo bene i condimenti. Dà vita a risotti eccezionali: dal tradizionale risi e bisi al risotto con salsiccia, da quello coi funghi porcini al risotto con i fegatini – il classico piatto veneto dei pranzi di nozze in campagna – oppure con anguilla, scampi e seppie. Del Carnaroli sapete già tutto; quello di Grumolo è tra i due o tre al vertice della produzione italiana. Per chi preferisce avere a disposizione delle confezioni pronte, c’è una serie di risotti a base di Carnaroli della stessa provenienza. Sono elencati sul Modulo d’ordine, in porzioni adatte a 3 persone.
PASTA & C. LE SELEZIONI MONOGRANO BIO DI VALENTINO FELICETTI La storia del pastificio Felicetti è fatta di sole, di terra, di grano e ha inizio nel 1908. Un'esperienza di cent'anni per un lavoro che è nato nel modo più semplice: dalla sapienza dei gesti tramandati di padre in figlio, nel tempo. Un patrimonio di valori, una tradizione, che nasce dall'amore per le cose fatte bene, in cui la cosa più importante resta sempre la stessa: la qualità. Una vocazione e un modo di essere. Un destino. Con queste premesse l’incontro con il Club delle fattorie era solo questione di tempo. Dal raccolto alla tavola, la qualità dei prodotti Felicetti è il frutto di scelte precise. È il risultato di un controllo rigoroso che comincia dai raccolti e prosegue al molino, su ogni carico di cereali, sulle semole e sugli sfarinati. Vengono scelti solo grani duri, con caratteristiche organolettiche superiori, e acqua di sorgente, che scaturisce a
2000 metri, sul Monte Latemar in Val di Fiemme. L’azienda controlla tutte le fasi di lavorazione, dalla gramolatura alla trafilatura al bronzo. La pasta viene poi essiccata all'aria pulita e incontaminata delle Dolomiti. Perché è solo così che può nascere il sapore unico di un prodotto. Perché le cose speciali nascono solo dalla coerenza di ogni scelta. Imparare dalla natura in tutte le fasi del lavoro per apprendere il rispetto dei tempi e delle stagioni, l'accuratezza del metodo, l'amore per le cose. Il segreto del mestiere di pastaio sta tutto nella coerenza della semplicità, per riscoprire i sapori più autentici. Il risultato è un prodotto d'eccellenza, che esalta tutte le caratteristiche aromatiche e nutrizionali del grano, per portare sulle vostre tavole il sapore vero della natura. Morbida ed elastica ma con un’anima decisa la pasta della selezione monograno bio di Valentino Felicetti ha un sapore che si lascia scoprire subito, senza smettere mai di sorprendere. Vi presentiamo : sedani rigati, penne rigate, eliche ritorte, spaghetti e tagliatelle all’uovo. Provare per credere. Garantisce il Club.
PICI E SPAGHETTINI DELL’ORCIA Due specialità del nostro territorio prodotte col grano duro della Val d’Orcia e con l’acqua del Vivo, la sorgente del monte Amiata. Trafilati al bronzo ed essiccati lentamente a bassa tempe-
ratura in un mini impianto modello, i Pici e gli Spaghettini dell’Orcia costituiranno una piacevole novità, specialmente se conditi con il Sugo all’aglione, altra specialità locale prodotta con aglio rosso che consente di abbondare nelle dosi conservando però una perfetta digeribilità.
L’ANGOLO DEL “BIO” In tempi di veleni e pesticidi l’esigenza di un’alimentazione sana è sempre più sentita, in particolar modo per quegli alimenti di cui in Italia si fa uso quotidiano. Dunque pasta: le selezioni monograno di Valentino Felicetti; la splendida gamma del pomodoro dell’Agricola Maremma; i tre sughi – al basilico, alla contadina e all’arrabbiata - di Toscana in tavola; l’olio di Olivia prodotto a due passi da Pienza e confezionato in lattine per migliorarne le condizioni di trasporto e, per finire, le confetture di frutti di bosco dell’Appennino pistoiese, prodotte con zucchero di canna da una cooperativa della Garfagnana.
SALUMI DI CINTA SENESE I maiali di cinta senese, che pascolano bradi nei boschi recintati di Montalcino, sono per i salumi quello che le vacche rosse sono per il Parmigiano. La Velona, già nota per la sua produzione vinicola, è ora impegnata nell’allevamento dei suini di questa pregiata razza e ha anche un laboratorio di trasformazione da dove escono tutti i salumi della tradizione toscana. È tutto di prima qualità e garantito dal fatto che si lavorano solo carni di propria produzione.
SALAME È il prodotto più noto della salumeria regionale toscana, conosciuto e apprezzato ovunque. Le carni impiegate sono di coscio, rifilatura di coscio, spalla e pancetta con cubetti di lardo che, al taglio, conferiscono il caratteristico aspetto. La carne selezionata viene tagliata a pezzi e messa a riposare in cella frigorifera a 0° per tre giorni, poi viene macinata e conciata con gli aromi e gli altri ingredienti. La stagionatura varia da 80 a 100 giorni, secondo la dimensione ed il peso del salame.
CAPOCOLLO
FINOCCHIONA
Rappresenta la versione toscana della coppa. Si prepara con la porzione superiore del collo e parte della spalla del maiale. Viene insaporito con aglio, pepe, sale e semi di finocchio. La stagionatura avviene il locali ben asciutti e areati. La fetta risulta ben omogenea fra la parte magra e grassa. Il sapore e il profumo sono unici. È un salume morbido.
GUANCIALE
PROSCIUTTO Viene preparato soltanto con cosce fresche di suini allevati in fattoria allo stato semibrado. Il prosciutto viene trattato a secco con poco sale, spezie e pepe. Il colore va dal rosso intenso al rosso chiaro. Ha un sapore deciso, ma con salatura equilibrata che compensa il pane "sciocco" toscano ossia senza sale.
Si produce in tutta la Toscana, anche se la zona tradizionale è quella del Chianti. Insaccato preparato con la spalla e il grasso duro del guanciale e poi aromatizzato con sale, pepe, semi di finocchio, aglio e vino. Ottima come antipasto o con i crostini.
Il guanciale è simile alla pancetta come composizione ma è costituito da un taglio ricavato dalla guancia e da parte del collo del maiale. Viene strofinato con sale, ricoperto di pepe e fatto stagionare per tre mesi. Ha un sapore leggermente diverso rispetto alla pancetta, e una consistenza più dura. Può essere mangiato da solo, ma trova il miglior utilizzo nei sughi, come quello all’amatriciana o alla carbonara.
LOMBINO STAGIONATO Prodotto con la parte del maiale con cui viene fatta l'arista arrosto. Il lombo (o filetto) viene prima disossato, poi leggermente marinato ed infine legato e messo a stagionare per due/quattro mesi. Si consiglia di consumarlo come carpaccio, con un filo di buon olio e scaglie di parmigiano. Salume eccezionalmente morbido e delicato.
LARDO È un prodotto tipico toscano la cui preparazione deriva da una antica tradizione. È un tipo di lardo suino preparato con un metodo molto antico e insaporito con sale, pepe, coriandolo, chiodi di garofano, rosmarino, aglio, salvia. Ha un colore bianco-rosato. Ottimo mangiato con fette di pane caldo.
SALAMINI AL BRUNELLO Una ulteriore leccornia adatta a soddisfare i palati più esigenti.
L’OLIO
SUGHI & RAGÙ Dedicati a chi ha poco tempo per cucinare e ama i sapori genuini, i sughi e i ragù del Club conquistano davvero tutti. La scelta è ampia: si va dal semplice sugo pomodoro e basilico al ragù di cacciatora, dal pesto “classico” a quello di pistacchi, dal ragù di anatra a quello di cinghiale. Un’occhiata al Modulo d’Ordine è l’occasione per scoprire una miniera di idee - ci sono oltre 40 proposte! - per portare in tavola la fantasia ogni giorno e stuzzicare anche i palati più esigenti.
La sicurezza di un ottimo Pratomagno la rarità di un Senese d’eccezione In Toscana si produce l’olio migliore d’Italia e perciò del mondo. Sarà che la Toscana è effettivamente trainante, soprattutto all’estero, e non solo per l’olio ma basta guardare il paesaggio dove la presenza degli ulivi è insostituibile nella trama ondulata dei cipressi, dei campi, delle macchie boschive, basta veder lavorare un contadino del Senese, della Maremma, del Chianti o della Lucchesia per sentire e capire che da quegli olivi amorosamente curati con gesti sapienti può venire solo un olio di grande carattere e incantevole armonia. Anzi, olii, perché i terreni e le olive sono diversi, ma sempre di tradizione e qualità superiori. Per averne la prova concreta ecco l’extra vergine del Club delle Fattorie, che nasce dalle colline del Pratomagno e che è un must del nostro Catalogo, perché sa conquistare i palati di chi ama i sapori decisi, ma non troppo invadenti, intensi ma puliti ed equilibrati. Una sicurezza, per noi che lo abbiamo scelto quasi trent’anni fa e per voi che lo avete tante volte confermato. Blasonato e garantito con la Denominazione di Origine Protetta “Terre di Siena”, l’olio extra vergine di Bardi è un prodotto per il quale spendiamo volentieri un aggettivo abusato, riportandolo al suo vero significato: straordinario. Siamo orgogliosi di averlo individuato tra i primi, quando il suo geniale creatore lo aveva appena messo a punto e non aveva ancora vinto premi e allori nelle rassegne italiane, come il Sirena d’oro a
Sorrento per la categoria fruttato medio. Poterlo offrire qui, sia pure in quantità molto limitate, è un piacere e un onore. Descriverlo a parole è un esercizio che preferiamo affidare a chi lo proverà. Questo che proponiamo è appena fatto e ha quella meravigliosa vitalità giovanile che ne fa una autentica golosità “a crudo”, sul pane della fettunta. Tra qualche mese diventerà più maturo e più armonico, ideale per cucinare e condire. Biologico e non solo in tavola Altra regione a grandissima vocazione olearia, l’Umbria verde è anche argentea di ulivi, che caratterizzano il suo territorio in molte zone, dal lago Trasimeno alle valli al confine con la Sabina. Ecco il Crudigno, già nel nome un prodotto non banale. È un olio biologico, cioè derivato da olive senza concimazioni chimiche né trattamenti anticrittogamici. Delicato ma anche pieno nel sapore, capace di trasmettere luce e vita a qualunque cibo, anche al nasello surgelato più spento e al branzino di allevamento più scontato, ha un ottimo rapporto qualità/prezzo, soprattutto nella confezione in lattina da 5 litri. Per questo potrà essere usato anche per friggere, come raccomandano i nutrizionisti. Perchè ormai si sa che per salvaguardare la salute l’extra vergine d’oliva, col suo alto punto di fumo, vince tutti gli altri olii, anche in padella.