Attorno al piatto: Agenzia Adiconsum - anno XXI - n. 6 - 31 gennaio 2009

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Coordinato da Valeria Lai

Agenzia Adiconsum - anno XXI - n. 6 - 31 gennaio 2009 Stampato in proprio in gennaio 2009

In questo numero:

Pangasio, chi era costui? Nas: sequestrate 1000 tonnellate di prodotti alimentari

In primo piano

- Pangasio, chi era costui?

Argomenti

- Nas: sequestrate 1000 tonnellate di prodotti alimentari

- L’origine delle carni avicole resta in etichetta anche per il 2009

In breve

- Sicurezza alimenti: il Ministro Zaia annuncia pene più severe per i contraffattori

- L’Icq sequestra quintali di olio in tutta Italia

- Lenti di ingrandimento sullo scaffale per leggere le etichette

Test noi consumatori

periodico settimanale di informazione e studi su consumi, servizi, ambiente

Registrazione Tribunale di Roma n. 350 del 9.06.88 – Iscriz. ROC n. 1887 Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 46/2004) art. 1, comma 2, DCB Roma


In primo piano

Pangasio, chi era costui? Forte del suo prezzo contenuto questo pesce importato dall’Oriente si sta diffondendo nelle mense, nei discount, nei supermercati. Ma la sua crescente popolarità è tutta meritata?

I

l pangasio (Pangasius hypophthalmus) è una delle specie ittiche allevate più importanti in Tailandia e in Vietnam, ma sta acquistando crescenti quote di mercato anche nel nostro paese, dove viene commercializzato generalmente in filetti decongelati o congelati e glassati, sfusi o confezionati. Si tratta di un pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia dei Pangasidi, ordine Siluriformi, originario del bacino del Mekong (fiume principale dell’Indocina e undicesimo tra i più lunghi del mondo, con i suoi 4.880 km) e del Chao Phraya (fiume principale della Thailandia, 372 km). Nel Sud-est asiatico costituisce da sempre un’importante fonte di cibo, ma negli ultimi mesi il suo consumo ha preso piede anche in Europa ed in Italia, grazie al suo prezzo contenuto e ad un sapore neutro che ne favorisce la versatilità in cucina e la somministrazione anche a quei soggetti – come molti bambini – che non gradiscono il gusto più deciso di specie ittiche più pregiate. La sua presenza sul nostro mercato – dapprima soltanto in qualche discount, ma poi via via in tutta la rete della grande distribuzione, nei mercati e, soprattutto, nelle mense aziendali e scolastiche – ha iniziato col suscitare curiosità, ma con il passar del tempo e le ripetute prese di posizione e denunce degli acquacoltori italiani, ha finito col destare una certa preoccupazione nei consumatori. Caratteristiche del pangasio

Morfologia. Il pangasio può raggiungere dimensioni ragguardevoli: fino a 130 cm, per un peso di 15-20 kg. Ha corpo allungato e compresso, testa piccola e depressa, muso tronco con bocca terminale. La pinna dorsale, quelle pettorali e quelle ventrali sono corte e di forma allungata; la pinna anale è lunga, quella caudale è profondamente forcuta, con margine concavo. Tra la pinna dorsale e quella caudale è presente anche una piccola pinna adiposa. Come il pesce gatto e la maggior parte delle altre specie appartenenti all’ordine Siluriformes, anche il pangasio possiede una coppia di “baffi” (i “barbigli”) ai lati della bocca, che sono però assenti, di solito, negli esemplari più grandi. La colorazione varia dal blu-argenteo al grigio, è più scura sul dorso per schiarirsi progressivamente sui fianchi, fino a divenire biancastra sul ventre. Le pinne sono grigio-scure o nerastre. Negli esemplari più giovani sono visibili due lunghe fasce laterali nerastre. Alimentazione. Ha dieta onnivora, nutrendosi di vegetali così come di invertebrati, crostacei e altri pesci. Riproduzione. Durante la stagione dei monsoni (maggio-luglio), quando i fiumi invadono le pianure alluvionali di Thailandia, Vietnam e Cambogia, gli adulti risalgono la corrente per deporre le uova, che vengono lasciate disperdere dalle acque. In seguito, quando il livello delle acque si abbassa, affrontano una nuova migrazione verso valle.

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Le preoccupazioni dei consumatori A suscitare perplessità è innanzitutto legata all’origine del prodotto. Il fiume Mekong – nel cui delta, in Vietnam, si svolge un’intensa attività di acquacoltura dalla quale proviene anche gran parte del pangasio europeo – è infatti uno dei fiumi più inquinati del mondo, a causa degli scarichi di centinaia di impianti industriali sorti lungo il suo corso. Gli acquacoltori italiani puntano inoltre il dito contro l’eccessivo tenore di sodio nelle carni del pangasio, dovuto all’uso dell’additivo E 451 (tripolifosfato di sodio o di potassio) allo scopo di trattenere acqua all’atto dello scongelamento, nonché contro il più basso valore nutritivo di questo prodotto rispetto a quello della maggior parte delle altre specie ittiche di allevamento. Va poi annotato che, come accade con tutti i prodotti ittici di basso valore commerciale, anche il pangasio si presta ad essere spacciato qualcosa di più pregiato; al consumatore meno esperto riesce infatti difficile riconoscere i suoi filetti da quelli di sogliola, di merluzzo o di gallinella. Infine, il sito Mala Cibus Currunt, (www.43zero58. com) cita un non meglio specificato articolo pubblicato lo scorso anno dal Sai Gon Phong Journal in cui si parlerebbe di una grave epidemia che ha colpito gli allevamenti vietnamiti di pangasio nel delta del Mekong. Il morbo si sarebbe mostrato resistente ai trattamenti farmacologici, finendo col distruggere interi allevamenti proprio in un momento di forte espansione della domanda. La somministrazione intensiva di antibiotici, unitamente ad un ciclo produttivo reso molto breve grazie all’impiego di mangimi altamente proteici, avrebbe quindi creato le premesse per un mancato rispetto dei tempi di carenza, ossia di quell’intervallo tra la sospensione del trattamento farmacologico e la commercializzazione del pesce che servirebbe a smaltire i residui di medicinali presenti nei tessuti. Il parere dell’Inran In un articolo pubblicato su Agricoltura Italiana On Line, rivista telematica del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, la dottoressa Elena Orban, dirigente di ricerca dell’Area prodotti ittici dell’Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) conferma sostanzialmente soltanto lo scarso valore nutrizionale del pangasio: tenore in acqua elevato (80-85%), basso contenuto in proteine (13-15%) e in grassi (1,1-3,0%), tenore in sodio variabile e piuttosto elevato dovuto probabilmente tripolifosfato di sodio (E 451) aggiunto per aumentare la ritenzione idrica delle proteine e migliorare la qualità e consistenza. Test noi consumatori


Ma è soprattutto la qualità dei grassi a fare del pangasio un prodotto di basso valore nutritivo. Predominano infatti gli acidi grassi saturi saturi (41,1-47,8% degli acidi grassi totali) che, se consumati in eccesso, sono correlati con le malattie cardiovascolari, mentre i polinsaturi della serie n-3 (o omega 3) sono contenuti in quantità minima (2,6-6,7%). Per quanto riguarda i contaminanti, invece, sia livelli di mercurio che quelli di pesticidi organoclorurati e policloribifenili si sono rivelati molto bassi nei campioni esaminati. La posizione dell’Adiconsum Un prodotto di scarso valore, dunque, ma non particolarmente pericoloso per la salute del consumatore. Certo, grassi saturi e sodio potrebbero giustificare una sorta di controindicazione nel caso di malattie cardiovascolari e ipertensione, ma non dimentichiamo che le loro concentrazioni in questo prodotto sono di gran lunga più contenute rispetto a quelle riscontrabili in altri alimenti che entrano abitualmente nella nostra dieta (ad esempio salumi e formaggi). Non ci sentiamo perciò di condannare il pangasio, almeno finché le analisi sul prodotto continueranno a trovarlo privo di contaminanti chimici o biologici, purché sia correttamente etichettato e il consumatore che lo acquisti sia sempre messo in condizione di farlo consapevolmente. Ricordiamo in proposito che le norme vigenti in materia di etichettatura dei prodotti ittici impongono l’indicazione della denominazione commerciale (in questo caso Pangasio), della denominazione scientifica (Pangasius hypophthalmus), del metodo di produzione (pesca o allevamento) e del paese d’origine. Inoltre le norme orizzontali sull’etichettatura dei prodotti alimentari prevedono l’indicazione dello stato fisico: fresco, surgelato, congelato o decongelato. Quando il prodotto è venduto come surgelato o congelato è obbligatoria anche l’indicazione del peso al netto della glassatura (lo strato di ghiaccio che avvolge l’alimento). Quello che invece proprio non ci convince è il consumo “imposto” del pangasio. Se ad acquistarlo è il singolo consumatore, l’operazione rientra nel sacrosanto esercizio della sua libertà di scelta; ma se l’acquisto è destinato all’approvvigionamento di una mensa il discorso si fa più complesso. Se i vari servizi dietologici prevedono per le mense la somministrazione di pesce due volte a settimana, infatti, è per contribuire a soddisfare il fabbisogno in acidi grassi polinsaturi, e in particolare di omega-3. Come si è visto, però, il pangasio non è idoneo a fornire quantità adeguate di questi nutrienti. Pertanto la sua sistematica somministrazione in luogo di altre specie più pregiate in molte realtà sta ormai inficiando la buona pratica di inserire il pesce nei menù settimanali, e ciò è particolarmente grave quando i destinatari del servizio di refezione sono bambini.

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Argomenti

Nas: sequestrate 1000 tonnellate di prodotti alimentari

In 4 giorni 717 ispezioni in tutta Italia.

U

n maxisequestro di mille tonnellate di cibi avariati, scaduti o in cattivo stato di conservazione, per un valore di 8 milioni di euro: dai funghi cinesi alla carne in scatola, dai latticini al pane e perfino l’acqua minerale.

I numeri dell’operazione In 4 giorni, dal 19 al 22 gennaio, con l’operazione “Setaccio” i carabinieri dei Nas hanno effettuato 717 ispezioni in tutta Italia, sequestrando più di un milione e 200 confezioni e chiudendo 36 depositi di alimenti. I numeri dell’operazione sono stati riferiti il 27 gennaio, in una conferenza stampa presso il ministero della Salute, dai rappresentanti dei Nas e dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini. L’operazione ‘Setaccio’ ha permesso di individuare circa 500 infrazioni e sono state 315 le persone segnalate alle autorità giudiziarie, sanitarie e amministrative. Ben 800 gli uomini dei Nas impegnati in tutta Italia nelle ispezioni che si sono svolte dopo le feste natalizie. Molti i prodotti la cui data di scadenza stava per essere alterata. I Nas, inoltre, hanno rilevato nei depositi controllati condizioni igienico-sanitarie carenti; alimenti in cattivo stato di conservazione, con data di scadenza superata, privi di etichettatura. Ma anche depositi di alimenti privi di autorizzazione, e attività di ricettazione di cosmetici. La distribuzione geografica delle frodi La mappa delle frodi registrate su tutto il territorio mette in evidenza maggiori problemi al Sud. Ma nessuna Regione è esente dalle truffe: dalle materie prime scadute e destinate alla panificazione, sequestrate a Bologna, ai funghi pieni di larve made in China e trovati Padova. E non si è salvata nemmeno l’acqua minerale, sequestrata a Latina perché scaduta. La Regione con più illeciti registrati è la Campania dove, su 39 strutture ispezionate, in 26 c’erano irregolarità. E le cose non vanno meglio per la Basilicata, con 13 strutture irregolari su 19 controllate. Più “virtuosa” la Sardegna, con una sola contestazione a fronte di 52 controlli. I sequestri più consistenti si sono registrati in Calabria, Campania e in Veneto. (Fonte: Adnkronos/Adnkronos Salute) Test noi consumatori


Argomenti

L’origine delle carni avicole resta in etichetta anche per il 2009 Prorogato ancora una volta l’obbligo di indicazione dell’origine nell’etichettatura delle carni avicole.

L

’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine delle carni avicole è stato prorogato a tutto il 2009 con un’ordinanza del sottosegretario alla salute, On. Francesca Martini. L’obbligo, ormai in vigore dal 2005 allo scopo di introdurre misure di protezione e sorveglianza contro l’influenza aviaria, non riguarda soltanto l’etichettatura dei polli, ma anche quella di tacchini, faraone, anatre, oche, quaglie, fagiani, ecc. Sulle etichette di questi prodotti dovrà dunque ancora figurare l’informazione relativa al paese d’origine degli animali, all’allevamento in cui sono cresciuti e allo stabilimento di macellazione. Ciò vale sia per le carni fresche, sia per quelle congelate o surgelate. L’etichetta è apposta sulla carcassa o sull’imballaggio, ben visibile per il consumatore. Il prodotto italiano è contrassegnato dalla sigla “IT” o dalla parola “ITALIA” scritta per esteso. Restano naturalmente in vigore tutti gli altri obblighi previsti dalla normativa orizzontale sull’etichettatura dei prodotti alimentari (d.lgs. 109/92 e successive modificazioni). Le sanzioni L’inosservanza degli obblighi previsti dall’Ordinanza Ministeriale comporta la sospensione del provvedimento che consente lo svolgimento dell’attività da un minimo di sette a un massimo di ventuno giorni.

In breve

Sicurezza alimenti: il Ministro Zaia annuncia pene più severe per i contraffattori Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, a margine della conferenza stampa di presentazione del primo G8 dell’Agricoltura (18-20 aprile, Cison di Valmarino, TV), ha annunciato il prossimo varo di un importante provvedimento sulla sicurezza degli alimenti. Saranno inasprite le pene per i contraffattori e i falsificatori dell’agroalimentare. Il provvedimento, già sulla scrivania del Ministro e pronto per essere licenziato, nasce dall’esigenza di tutelare sia gli interessi dei consumatori che quelli dei produttori. (Fonte: Asca)

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In breve

L’Icq sequestra quintali di olio in tutta Italia Le ispezioni effettuate a partire dal 1° dicembre scorso, e tuttora in corso, dall’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari (Icq) di concerto con i diversi organi di controllo che operano nel settore agroalimentare (comando Carabinieri politiche agricole e alimentari, Corpo forestale dello Stato, comando Carabinieri per la tutela della salute, polizia di Stato, agenzia delle Dogane e Comando generale delle capitanerie di porto), hanno portato al sequestro di oltre 450 quintali di olio pronto per essere esportato negli Stati Uniti con la dicitura di “olio extravergine di oliva”, “olio d’oliva” e “olio di sansa di oliva” ma risultato in realtà essere olio di semi di soia e olio di semi di soia colorato. L’Icq e l’agenzia delle Dogane hanno effettuato i sequestri nel porto di Napoli (420 quintali) e presso un operatore siciliano (30 quintali), il quale ha subito un sequestro amministrativo di 86 quintali di olio ulteriori, in quanto dichiarato olio di oliva vergine o extravergine, pur essendo in realtà olio di oliva lampante. Nello stesso periodo, l’Icq ha svolto attività di controllo autonome, con oltre 1000 sopralluoghi, 150 campioni analizzati e 45 illeciti amministrativi accertati, soprattutto per violazione delle norme sulla commercializzazione dell’olio d’oliva e sull’etichettatura, e 5 notizie di reato inoltrate. Nell’ambito di questi controlli sono stati sequestrati penalmente in una ditta in provincia di Verona 240 quintali di olio sofisticato proveniente dalla Spagna, dichiarato olio extravergine d’oliva. Sequestro penale anche presso una ditta con sede a Roma: 12 quintali di olio sono stati ritirati perché spacciati per olio extravergine d’oliva.

In breve

Lenti di ingrandimento sullo scaffale per leggere le etichette “Cresce il gusto di vederci chiaro”: con questo slogan la catena di bio-supermercati NaturaSì sta promuovendo, in tutti i 66 punti vendita distribuiti nelle principali città italiane, un’iniziativa originale, a favore della spesa consapevole. Negli scaffali, segnalate da apposite bandierine e attaccate ad una catenella, sono state collocate numerose lenti di ingrandimento, da utilizzare per leggere con più facilità le etichette dei prodotti. Il cliente che “vuol vederci chiaro” può afferrare la lente, avvicinarla alla confezione e informarsi così sulla composizione del prodotto, sul peso e sulle certificazioni. Molti sono infatti i contenuti di una etichetta, ma le dimensioni spesso molto piccole del carattere ne scoraggiano la lettura.

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