Attorno al piatto -annoXX -n.51-20 ottobre 2008

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Coordinato da Claudio Lucchetta Agenzia Adiconsum - anno XX - n. 51 - 20 ottobre 2008 Stampato in proprio in ottobre 2008

In questo numero:

Galbani: dipendenti costretti a vendere prodotti scaduti Lotta al caro prezzi alimentre: le indicazioni dell'Adiconsum

In primo piano

- Caso Galbani: dipendenti costretti a vendere prodotti scaduti

- Emergenza melamina: maxi-sequestro di alimenti cinesi a Napoli

Argomenti

- Lotta al caro prezzi alimentre: le indicazioni dell'Adiconsum

In breve

- Prezzi alla produzione in picchiata, ma quelli al consumo non scendono

- Allarme anche sugli integratori alimentari

- Accordo Aia-Metro a difesa del made in italy

- La newsletter della Coalizione ItaliaEuropa - Liberi da Ogm

Test noi consumatori

periodico settimanale di informazione e studi su consumi, servizi, ambiente

Registrazione Tribunale di Roma n. 350 del 9.06.88 – Iscriz. ROC n. 1887 Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 46/2004) art. 1, comma 2, DCB Roma


Adiconsum News In primo piano

Caso Galbani: dipendenti costretti a vendere prodotti scaduti Un gruppo di dipendenti del deposito di Perugia della Galbani accusa l’azienda di aver continuativamente spinto il personale a contraffare le date di scadenza.

N

ei giorni scorsi La Repubblica ha dedicato largo spazio alla presunta contraffazione delle date di scadenza dei prodotti a marchio Galbani operata presso il deposito di Perugia. Un gruppo di dipendenti, riferisce il quotidiano, ha presentato un esposto nel quale si accusa l’azienda di aver sistematicamente reimmesso sul mercato prodotti già scaduti o prossimi alla scadenza dopo aver costretto il proprio personale a sostituire il termine di conservazione indicato in etichetta. La contraffazione dell’etichetta avveniva nel deposito perugino della Galbani, dove la parola d’ordine era “vendere ad ogni costo”. I dipendenti “ribelli”, ascoltati dal Nas di Perugia, hanno confermato le accuse ed hanno messo a disposizione degli investigatori una ricca documentazione fatta di fatture, foto, e-mail e registrazioni audio. Tutta la documentazione, però, è datata 2005, anno in cui l’azienda ammette essere avvenuto un episodio di contraffazione, per il quale però afferma di essere immediatamente corsa ai ripari. Di altro avviso sono i dipendenti interrogati dal Nas, secondo i quali più che di “episodi” bisogna parlare di “sistema”. Le reazioni Il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha disposto un’ispezione nel deposito perugino della ditta con sede a Ponte San Giovanni, che ha in consegna le merci alimentari del marchio nazionale. Il ministero ha sottolineato inoltre che “era già attivo un programma di ispezioni ministeriali, con la collaborazione delle Regioni e delle Province Autonome, presso gli stabilimenti del settore lattiero-caseario”, dopo l’avvio da parte della magistratura di Cremona e Piacenza di indagini mirate, tali da portare alla scoperta di eventuali ditte coinvolte nella contraffazione. La magistratura dovrà ricostruire tutti i passaggi per avere certezze sull’alterazione delle scadenze dei prodotti caseari, rimessi in vendita con nuove date, e potenzialmente in grado di arrecare un danno ai cittadini-consumatori. I Carabinieri del Nas, in particolare, nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2008 hanno effettuato 1223 ispezioni, rilevando 207 infrazioni a carattere penale e 1513 infrazioni amministrative, che hanno portato alla chiusura di 39 strutture per motivi di salute pubblica nel settore lattiero caseario. Per quanto riguarda il caso specifico, tuttavia, il comandante dei Nas, Cosimo Piccinno, ha dichiarato che il tempestivo intervento operato sui prodotti della Galbani non ha rivelato alcuna carenza sul fronte igienicosanitario, e che quindi non è stato effettuato alcun sequestro di prodotti. Proseguono tuttavia gli accertamenti sul deposito di Perugia, e sono in

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Adiconsum News corso indagini – ha riferito Piccinno – dirette dall’autorità giudiziaria che riguardano alcune dichiarazioni su fatti precedenti, dal 1987 al 2005. Intanto la Coop Centro Italia, che a titolo precauzionale aveva deciso di ritirare dai propri scaffali i prodotti dell’azienda Galbani, ne ha ripreso la normale vendita dopo aver accertato che nessuno dei suoi negozi, supermercati e ipermercati veniva rifornito con prodotti provenienti dal deposito di Perugia. La posizione dell’Adiconsum L’Adconsum ha tempestivamente stigmatizzato duro colpo all’immagine del made in Italy rappresentato dal caso Galbani, auspicando la rapida individuazione di tutte le resoponsabilità che hanno permesso la frode a danno dei consumatori. Adiconsum, a sostegno della magistratura, valuterà la costituzione di parte civile e la possibilità di una class action ai fini di un risarcimento.

In primo piano

Emergenza melamina: maxi-sequestro di alimenti cinesi a Napoli La Forestale sequestra latte, prodotti caseari, uova, carne e pesce importati dalla Cina.

G

iovedì 16 ottobre la Forestale, nell’ambito dell’operazione denominata “Lanterne rosse”, ha operato a Napoli un maxi-sequestro di prodotti alimentari di importazione cinese. Dieci quintali di latte, trecento chili di mozzarella, cinquanta chili di prodotti caseari, più di cento chili di thè cinese al latte, novanta chili di papaia cinese al latte e sette chili di zampe di gallina sono una parte della merce sequestrata. L’operazione ha interessato sostanze vietate e alimenti deteriorati e tossici, provenienti dalla Cina, a bordo di container arrivati via nave nel porto del capoluogo campano. I forestali hanno anche sequestrato quaranta chili di datteri di mare di provenienza cinese, dieci chili di carne bianca, molluschi, pesci essiccati e in lattine, circa cento chili di funghi lavorati privi di qualunque etichetta e cinquecento chili di uova lavorate, circa ventimila chili di alimenti non conformi alla normativa europea sulla tracciabilità. Tutti prodotti confiscati e avviati immediatamente alla distruzione. I dieci quintali di latte, sui quali si sta accertando la presenza o meno di melamina, sono comunque illegali, dal momento che il latte proveniente dalla Cina è destinato all’embargo e, per legge, deve essere immediatamente distrutto. Nell’operazione sono stati coinvolti più di cento uomini e quattro unità cinofile della Forestale dello Stato che hanno setacciato nel porto del capoluogo campano numerosi container di provenienza asiatica, quasi totalmente ‘made in China’ e posto sotto sequestro due esercizi commerciali, ubicati uno in corso Novara, nella zona adiacente la stazione centrale, e un deposito nella zona industriale, in via Argine.

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Adiconsum News Sette le persone denunciate, tutti commercianti di nazionalità cinese e circa centomila euro le sanzioni amministrative comminate fino a questo momento. Coinvolti anche diversi esercizi commerciali gestiti a Napoli da cittadini cinesi, negozi in cui venivano venduti generi alimentari senza le indicazioni obbligatorie sulle etichettature. Nello specifico il latte, conservato in lattine, è stato ritrovato nel deposito di via Argine, nascosto in un soppalco all’interno di un megacentro commerciale che, secondo gli investigatori, rifornirebbe tutto il meridione d’Italia. (Fonte: Apcom) Il sottosegretario alla Salute: solo quattro punti di accesso per gli alimenti cinesi In risposta all’emergenza causata dal latte alla melamina e dalla difficoltà di controllare adeguatamente il flusso di importazione di prodotti alimentari provenienti dalla Cina, il sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha annunciato che a breve questi potranno essere introdotti in Italia solo da quattro punti di accesso: gli aeroporti di Milano Malpensa e Roma Fiumicino, il porto di Genova e il porto di Napoli. Lo scopo dell’accentramento dei punti di importazione è quello di concentrare le forze ed avere controlli più stringenti. Tutti gli altri porti ed aeroporti saranno comunque in stretto contatto con i Nas e saranno allertati, poiché in passato si sono già verificati casi di container provenienti dalla Cina che dichiaravano di trasportare altra merce, come giocattoli o mobili, e che invece sono risultati trasportare illegalmente in Italia prodotti alimentari. (Fonte: Ansa)

Argomenti

Lotta al caro prezzi alimentre: le indicazioni dell'Adiconsum Nota inviata alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati in occasione dell'audizione dell'audizione del 24 settembre 2008.

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uello della brusca impennata dei prezzi dei prodotti alimentari che ha caratterizzato la prima parte del 2008 è un problema non riconducibile ad un’unica causa; ne consegue che non è possibile ottenere un’inversione di tendenza senza l’adozione di una serie articolata di misure. Misure che, prese singolarmente, potranno apparire insufficienti e parziali, ma la cui portata andrà valutata sulla base dei loro effetti sinergici e della loro capacità di incidere sui comportamenti di tutti gli operatori della filiera. Sostanzialmente, a nostro avviso, gli interventi dovrebbero concentrarsi su due fronti: la garanzia di una reale concorrenza tra gli operatori del mercato e l’informazione del consumatore.

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Adiconsum News L’accorciamento della filiera Come più volte denunciato da tutte le organizzazioni dei consumatori, l’eccessivo numero di passaggi dalla produzione primaria alla vendita al dettaglio è sicuramente una delle principali cause dell’insostenibilità per le famiglie dei prezzi al consumo dei prodotti alimentari. Esempi di catena corta esistono già nel nostro paese – è il caso della Gdo – ma la mancanza di una reale concorrenza genera un regime di oligopolio che condiziona il mercato e finisce col trascinare al rialzo anche i prezzi negli altri canali distributivi. È dunque indispensabile adottare misure atte a contrastare comportamenti di cartello e a garantire una reale concorrenza. I “farmer market” Il Decreto 20 Novembre 2007 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali invita i comuni, di propria iniziativa o su richiesta degli imprenditori, ad istituire o autorizzare i mercati agricoli di vendita diretta, meglio noti come “farmer market”. Sebbene questi al momento rappresentino soltanto una piccolissima percentuale nel mercato complessivo dei prodotti agroalimentari, ed abbiano in parte deluso anche dal punto di vista dei prezzi, tendendo ad allinearsi con quelli degli altri canali distributivi, l’esperienza non deve essere frettolosamente bocciata, ma va invece incoraggiata e perfezionata. Innanzitutto, per incrementare la vendita diretta, l’offerta deve essere allargata anche a tutti quei comuni che non abbiano ancora provveduto. Si può poi promuovere una sorta di consorziazione dei produttori/venditori, in modo da poter offrire ai consumatori la maggior varietà possibile di prodotti concentrati nello stesso farmer market. Infine, per scoraggiare l’allineamento con i prezzi dei canali commerciali tradizionali, è opportuno che le aree individuate per la vendita diretta siano dedicate soltanto ad essa e sufficientemente lontane da mercati, negozi specializzati e Gdo, in modo che i produttori/venditori si trovino ad operare in concorrenza esclusivamente gli uni con gli altri. L’apertura al pubblico dei mercati generali Anche la facoltà per i consumatori, in alcuni giorni della settimana ed in determinate fasce orarie, di accedere direttamente ai mercati generali è un modo per garantire acquisti a prezzi contenuti. In alcune realtà questo già avviene; sarebbe opportuno estendere questa possibilità a tutti i consumatori, ottenendo l’apertura al pubblico dei mercati generali che ancora non la prevedono ed ampliandone gli orari negli altri. L’informazione dei consumatori L’unico strumento di autotutela per il consumatore è quello di astenersi dall’acquisto di prodotti dal prezzo ingiustificatamente alto, ma la sua fruibilità dipende imprescindibilmente da due presupposti: la disponibilità di quello stesso prodotto a costi più ragionevoli – e per questo è indispensabile un regime di reale concorrenza – e la facoltà per il consumatore di valutare la congruità dei prezzi praticati. • Il servizio “Sms consumatori”. Allo scopo di informare il consumatore in tempo reale circa l’andamento dei prezzi dei prodotti agroalimentari, è operativo già da alcuni mesi il servizio “Sms consumatori”, realizzato dal Ministero delle politiche agricole in collaborazione con 9 associazioni dei consumatori (Associazione Consumatori e Utenti, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori) e con l’Ismea. Il servizio è gratuito e prevede, dietro l’invio di un sms con il nome del prodotto di cui si vuole conoscere il prezzo al numero 47947, un

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Adiconsum News messaggio di risposta contenente il prezzo medio nazionale all’origine e all’ingrosso e il prezzo medio di vendita macro regionale (Nord, Centro e Sud). Il servizio prevede anche la possibilità di accedere ad un sito internet (www.smsconsumatori.it) attraverso il quale è possibile ottenere informazioni più approfondite, effettuare una sorta di “spesa virtuale” e anche contattare una delle associazioni dei consumatori per segnalare prezzi anomali o altre irregolarità rilevate nei punti vendita. Purtroppo il servizio, pur se utile, presenta dei limiti. Il numero di sms di richiesta prezzo inviabili, ad esempio, è di soli 5 al giorno e 30 mensili: ulteriori richieste oltre questi limiti non vengono prese in considerazione. Inoltre la fruibilità del sito internet è ovviamente interdetta a chi non possiede un computer o non è in grado di destreggiarsi con simili forme di comunicazione (le persone anziane, ad esempio, che pure sono tra i soggetti maggiormente bisognosi di questo tipo di assistenza). Suggeriamo pertanto di innalzare il limite degli sms inviabili quotidianamente e mensilmente, e di prevedere inoltre adeguati spazi nei media locali per diffondere con cadenza periodica i prezzi all’origine, all’ingrosso e al dettaglio di un paniere di prodotti di largo consumo. • La doppia esposizione del prezzo. Ancor più pratico e di utilità immediata sarebbe l’obbligo per i commercianti alla doppia esposizione del prezzo – al dettaglio e all’origine – dei prodotti offerti in vendita. Una tale soluzione metterebbe il consumatore direttamente in condizione di valutare la congruità dei ricarichi, e fungerebbe nel contempo da deterrente per l’operatore commerciale dal praticare prezzi troppo elevati, che susciterebbero inevitabilmente richieste di spiegazioni da parte della clientela.

In breve

Prezzi alla produzione in picchiata, ma quelli al consumo non scendono La Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando gli ultimi dati Istat sull’inflazione, ha osservato che “con i prezzi sui campi in picchiata (meno 6,5% a settembre rispetto allo stesso periodo del 2007), i prodotti alimentari al consumo dovevano scendere ancora di più. Invece, i listini al dettaglio si mantengono troppo alti (+5,%)”. Secondo la Cia l’anomalia sarebbe dovuta essenzialmente ai rincari ingiustificati spesso e frutto di pure manovre speculative che avvengono lungo la filiera. “I prezzi agricoli alla produzione – prosegue la nota – da diversi mesi hanno imboccato una decisa discesa e proprio a settembre, come rileva anche l’Ismea, hanno avuto una flessione netta. Soprattutto per i cereali è stato un vero crollo, con una perdita del 19,6%. Negli ultimi mesi il calo è stato ancora più netto: tra il 30 e il 40%. Stesso discorso per gli ortaggi e i legumi, la cui diminuzione arriva al 30,6%. Sono, comunque, tutti i comparti a segnare una battuta d’arresto, mentre, però, al dettaglio la corsa al rialzo resta sempre alquanto sostenuta. Il che incide sui consumi che scendono in maniera preoccupante. Questa fase di prolungamento dei segnali di sofferenza del consumo finale, anziché favorire la riduzione del prezzi, come ci si aspetterebbe da un normale andamento delle curve di domanda e di offerta, non è in grado di contenere il trend ascendente dei livelli di inflazione, proprio a causa delle inefficienze e delle anomalie del sistema di formazione del prezzo”. Tra i rimedi per arginare il caro prezzi dei prodotti alimentari anche la Cia, come l’Adiconsum, propone “di indicare in etichetta il ‘doppio prezzo’, all’origine ed al consumo, per i prodotti particolarmente sensibili. Un meccanismo che renderebbe più consapevole il consumatore sull’acquisto e fungerebbe da deterrente per eventuali manovre speculative”.

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Adiconsum News In breve

Allarme anche sugli integratori alimentari Occorre fare particolare attenzione anche alle etichette e alla provenienza degli integratori alimentari. Nell’ambito dei controlli sulle possibili contaminazioni di melamina, infatti, sono state trovate anche 10 tonnellate di una sostanza bianca cristallizzata contenuta in fusti provenienti dalla Cina e destinati a una ditta italiana che fa integratori alimentari. Grazie a successive indagini a questa ditta sono state sequestrate altre sei tonnellate di materiale. Al momento sono ancora in corso le analisi per determinare la natura delle sostanze. (Fonte: Apcom)

In breve

Accordo Aia-Metro a difesa del made in italy Saranno italiani, garantiti dal marchio ‘Italialleva’, tutti i prodotti di origine animale presenti negli scaffali dei 48 punti vendita Metro. L’intesa è stata firmata tra il colosso della distribuzione all’ingrosso e gli allevatori italiani in occasione dell’assemblea annuale dell’Aia. A garanzia del consumatore, carne, latte e prodotti trasformati dovranno rispettare i relativi disciplinari di produzione. “È un’operazione non di immagine – ha sottolineato il presidente dell’Aia, Nino Andena – ma di sostanza che ci unisce a Metro per offrire prodotti italiani al 100%, dei quali i nostri allevatori si fanno i primi garanti”. Per quanto riguarda la carne, ad esempio, Metro sostituirà il suo marchio con quello di ‘Italialleva’ su 100.000 quintali di prodotto l’anno. (Fonte: Ansa)

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Coalizione Italia Europa Liberi da OGM

Segreteria: Tel 0172 436950 e-mail: coalizione@italiaeuropaliberidaogm.org Ufficio Stampa: press@italiaeuropaliberidaogm.org

Newsletter n° 5 08/10/2008

Il servizio newsletter è offerto dalla Coalizione Italia Europa Liberi da OGM, un vasto schieramento costituito dalle maggiori organizzazioni degli agricoltori, del commercio, della moderna distribuzione, dell’artigianato, della piccola e media impresa, dei consumatori, dell’ambientalismo, della scienza, della cultura, della cooperazione internazionale e delle autonomie locali. Leggi il Manifesto della Coalizione: “Il sistema agroalimentare cuore strategico dello sviluppo”. La newsletter è inviata agli iscritti al servizio e mira ad informare il pubblico sul tema degli OGM e sulle attività della Coalizione e delle organizzazioni che ne fanno parte; fornisce brevi notizie dall’Italia e dal Mondo che potete consultare e approfondire sul sito della Coalizione (http://www.liberidaogm.org). Invitiamo tutti a diffondere questa newsletter Stato della Ricerca

Dossier informativo

Autore: Coalizione Italia Europa Liberi da OGM

Sarà presentato il 24 ottobre al Salone Internazionale del Gusto di Torino, durante la conferenza “Senza OGM si può” (sarà contemporaneamente pubblicato online sul sito www.liberidaogm.org), un dossier informativo riferito agli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), il cui approccio scientifico non trascura le esigenze di comprensibilità da parte di un pubblico non specializzato ma già presensibilizzato. Il dossier cita studi e approfondimenti che provano come l’introduzione di questi organismi in Italia è inadeguata sia dal punto di vista economico che ambientale; si parla inoltre dei vantaggi di un’agricoltura libera da OGM in tutta la filiera, evidenziando i fallimenti negli anni di questa tecnologia, con relative conseguenze e dei falsi miti costruiti intorno ad essa: non a caso l’interesse economico si è concentrato per il 95% su solamente 4 varietà e con solo 2 caratteri geneticamente indotti che hanno acquisito importanza dal punto di vista commerciale per le grandi aziende. <<Prossimamente disponibile online…>>


Italia – comunicato stampa - 02 ottobre 2008

Difendiamo il biologico dagli OGM! La Coalizione Liberi da OGM commenta le dichiarazioni del Presidente di Federbio Autore: Coalizione Italia Europa Liberi da OGM

«Il biologico non può ammettere il transgenico e bene hanno fatto Coldiretti, Legambiente e Aiab presentando ieri la Biodomenica del prossimo 5 ottobre - a esprimere le loro fondate preoccupazioni a proposito del nuovo regolamento UE sull’agricoltura biologica, che dal 1° gennaio 2009 rischia di danneggiare seriamente l’intero comparto della produzione bio». Lo ha dichiarato Roberto Burdese, portavoce della coalizione ItaliaEuropa-Liberi da Ogm e Presidente di Slow Food Italia, contestando le dichiarazioni di Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, secondo il quale in questo modo si farebbe disinformazione a proposito del biologico. «Stabilire una soglia dello 0.9% per la contaminazione accidentale da OGM nel biologico (ovvero la soglia minima, al di sopra della quale è impossibile etichettare un prodotto come Biologico) significa azzerare qualunque garanzia nei confronti del consumatore. Lo abbiamo contestato, come Coalizione, quando la normativa era ancora in discussione; lo ha contestato il Parlamento Europeo che ha chiesto (con un voto a larghissima maggioranza) che la soglia venisse fissata allo 0,1%, ovvero allo zero tecnico misurabile; lo contestiamo adesso che la norma sta per entrare in vigore» ha ribadito Burdese. «Il governo Italiano deve difendere un comparto produttivo fondamentale non solo dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista dell’immagine del made in Italy in ambito alimentare: è urgente che il Ministero dell’Agricoltura valuti la possibilità di un decreto restrittivo che porti la soglia italiana allo 0.1%. E se questo significa fronteggiare con l’Unione Europea una procedura di infrazione, il Ministero sappia che avrà al suo fianco le 32 organizzazioni che fanno parte della coalizione ItaliaEuropaLiberi da Ogm, alle quali si riferiscono oltre 10 milioni di imprese e consumatori». «Minimizzare il problema» conclude Roberto Burdese «non serve a nessuno, se non a quelle industrie alimentari che possono trarre vantaggio da una situazione meno disciplinata; ma certo non serve né ai consumatori, che hanno il diritto di sapere che tipo di prodotti acquistano, né ai produttori biologici di piccola e media scala, che in Italia sono la stragrande maggioranza».

Italia -

26 settembre 2008

Martini: «Il futuro dell’agricoltura è nello sviluppo rurale» Autore: Redazione regione.toscana.it

Il futuro dell’agricoltura è nello sviluppo rurale. E’ su questo concetto di fondo che il 25 settembre scorso, a Pisa, si è sviluppato il colloquio tra il presidente della Regione Toscana Claudio Martini e Loretta Dormal Marino, direttrice generale aggiunto della direzione generale agricoltura della Commissione europea. (...) Nel corso della riunione, presidente della Regione e direttrice Ue si sono confrontati su vari aspetti delle politiche comunitarie in relazione ai ruoli di Regione e Unione Europea. Tra i temi al centro del confronto anche la questione Ogm: Martini ha ribadito la posizione della Toscana e quella della rete europea Ogm-free di cui è stata co-fondatrice evidenziando le preoccupazioni per una regione che fa della biodiversità il segno distintivo delle sue produzioni. Sul tema, attualmente sul tappeto a livello comunitario, della possibile coesistenza tra prodotti tradizionali e Ogm, il presidente ha dunque indicato l’esigenza di prendere concretamente in esame la situazione e l’organizzazione dei territori per comprendere come, in certe aree, la scelta non dovrà avvenire su base aziendale: in un territorio come quello della Toscana, basato su un tessuto di aziende piccole, i rischi di contaminazione del transgenico sarebbero altissimi. Leggi l'articolo completo dal sito della Regione Toscana, clicca qui.


Stato della Ricerca

Situazione della superficie mondiale coltivata ad OGM

[…] Relativamente alla diffusione degli organismi geneticamente modificati dobbiamo rilevare che, soprattutto in alcuni Paesi (U.S.A., Canada, Argentina) dove vige il concetto di "sostanziale equivalenza" tra l'alimento transgenico e quello convenzionale (non c'è separazione di filiera produttiva e, quindi, non c'è etichettatura dei due alimenti ed esiste un unico prezzo per la stessa tipologia di prodotto, sia esso convenzionale o transgenico), essi sono stati adottati massicciamente dagli agricoltori. Tale situazione, che potrebbe essere erroneamente accreditata esclusivamente ad un elevato gradimento di queste sementi da parte degli agricoltori, è determinata anche dal fatto che in questi Paesi è presente un'unica filiera di distribuzione per il medesimo prodotto, sia esso transgenico o non transgenico. In presenza di un'unica filiera, e con prezzi flettenti dei prodotti, così come si è verificato per la soia e per il mais transgenici, è ovvio che se l'agricoltore vuole conservare un certo margine di redditività dall'attività di coltivazione, sarà "costretto", anche suo malgrado, a seminare le cultivar caratterizzate dal minor costo di produzione (dovuto a ragioni agronomiche come la semina su sodo su grandi estensioni, e come il lievissimo risparmio sui costi dei pesticidi e a ragioni relative dovute al fatto che si bypassa tutto il problema della certificazione). Ecco allora che l'incremento delle superfici coltivate è dovuto, non tanto, ed esclusivamente, ad un gradimento dell'agricoltore nei confronti di queste piante, così come alcuni tendono a far credere, ma alla necessità da parte dello stesso di mantenere un certo margine di redditività dall'attività agricola (è ovvio che se non c'è distinzione di prodotto, ed il prezzo del mais transgenico è uguale a quello del mais convenzionale, egli coltiverà quello caratterizzato dal minor costo di produzione, ovvero quello transgenico). […] <<Estratto dalla bozza del dossier informativo che la Coalizione sta preparando, prossimamente disponibile online>>


Stato della Ricerca

Perché non servono gli OGM per risolvere la fame nel Mondo […] Per ben valutare le relazioni esistenti e potenziali fra fame e OGM è particolarmente utile considerare quanto sottolinea la FAO quando ricorda che “l’enorme maggioranza delle persone affamate vive nelle zone rurali del mondo in via di sviluppo”. È dunque utile avviare la riflessione sulle implicazioni del ricorso alle biotecnologie sulla sicurezza alimentare proprio a partire dallo specifico del mondo rurale, in modo da meglio comprendere come si possa uscire da questo “paradosso delle campagne affamate”. Partendo quindi dal dato che ogni anno nel mondo trenta milioni di persone muoiono di fame e centinaia di migliaia sono vittime di malattie, epidemie e carenze di ogni tipo causate dalla denutrizione, ma che le risorse alimentari del pianeta, paradossalmente, potrebbero nutrire quasi il doppio della sua popolazione, ci si può chiedere come sia possibile che tutto questo avvenga, e come fare per impedirlo. Per rispondere alla questione e per affrontare l’argomento in modo più descrittivo ci viene incontro un buon testo di Jean Ziegler, intitolato “La fame nel mondo spiegata a mio figlio”, dal quale prenderemo alcuni estratti al fine di facilitare la comprensione del fatto che la fame nel mondo è un problema che non ha bisogno di essere affrontato con mezzi quali gli OGM e che la presentazione di quest’ultimi come possibili risolutori ha il solo scopo, da parte di aziende e multinazionali, di impadronirsi di vaste aree da coltivare per incrementare il proprio bilancio. Il fenomeno della fame nel mondo non è affatto sconosciuto; i mezzi di informazione forniscono esaurienti statistiche e danno ampio spazio ai rapporti degli organismi internazionali che si occupano del problema ma nonostante tutto se ne parla troppo poco. Soprattutto non si parla mai delle sue cause, delle responsabilità di istituzioni pubbliche e private, precisamente addebitabili pertanto a persone determinate che si potrebbero anche indicare, se ve ne fosse la volontà, con nome e cognome. Anzi, su queste responsabilità i grandi mezzi di informazione non solo nascondono il vero ma dicono deliberatamente il falso. L'esempio più clamoroso a questo proposito è l'occultamento della verità intorno alla reale disponibilità di risorse alimentari mondiali. «Oltre quindici anni fa –scrive Ziegler- la FAO (Food and Agriculture Organization) aveva già presentato un rapporto confortante: il mondo, in base all'attuale stato della capacità produttiva agricola, potrebbe nutrire senza alcun problema più di dodici miliardi di esseri umani. Nutrire significa assicurare a ogni bambino, uomo o donna della Terra una razione quotidiana di cibo che oscilla fra le 2400 e le 2700 calorie, a seconda delle necessità alimentari di ogni individuo, variabili in ragione del suo lavoro e del clima in cui vive.»

<<Estratto dalla bozza del dossier informativo che la Coalizione sta preparando, prossimamente disponibile online>>


Terra Madre al Salone Nell’edizione 2008 il Salone del Gusto e Terra Madre sono più che mai “vicini”: il primo come momento di incontro diretto tra la produzione e i consumatori, la seconda come operazione di carattere politico, etico e ambientale. Importante occasione di incontro tra il pubblico del Salone del Gusto e le comunità del cibo sono le conferenze organizzate al Lingotto, dedicate ai grandi temi di Terra Madre. Sicurezza alimentare, cambiamenti climatici, economia locale, sementi e biopirateria sono alcuni degli argomenti che vedranno incontrarsi e confrontarsi importanti relatori ma anche molte delle figure professionali delle quali ha bisogno il cibo di qualità per essere prodotto, trasformato, distribuito e consumato, per essere risorsa economica, ambientale, sociale e culturale. Alcuni appuntamenti dedicano particolare attenzione alla biodiversità, affrontando alcune delle tematiche più attuali e approfondendo alcuni progetti della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus. Clicca qui per scaricare il calendario delle conferenze

Ricordiamo che all’interno del Salone ci sarà una conferenza realizzata dalla Coalizione:

Venerdì 24 ottobre 2008 – Lingotto Fiere – Via Nizza, 280 - Torino (TO) La Coalizione Italia Europa Liberi da OGM presenta la conferenza:

Senza OGM si può (15:00 - Padiglione 3 - Sala Gialla) A cosa servono gli OGM? I loro sostenitori (e proprietari) dicono che possono risolvere molti problemi agli agricoltori, aiutandoli a ridurre l’uso dei pesticidi e ad aumentare la quantità dei raccolti, e al pianeta nel suo complesso, contribuendo alla soluzione per la fame nel mondo. I protagonisti dell’agricoltura sostenibile, produttori e ricercatori, raccontano invece come hanno affrontato e risolto le medesime criticità senza ricorrere agli OGM. Modera: Roberto Burdese, Presidente Slow Food Italia e Coordinatore della Coalizione Italia-Europa Liberi da OGM Intervengono: Marcello Buiatti, Docente di Genetica, Università degli Studi di Firenze e Presidente della Fondazione Toscana Sostenibile Raul Hernandez Garciadiego, presidente delle organizzazioni Alternativas y Procesos De Partecipación Social e Central De Servicios Para El Desarrollo De Tehuacán, Messico Manuela Giovannetti, Preside della Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Pisa Claudia Sorlini, Preside della Facoltà di Agraria, Università di Milano Samuel Karanja Muhunyu, Agronomo, Coordinatore di NECOFA (Rete per l’agricoltura sostenibile in Africa) e coordinatore di Slow Food Kenya Joseph Stockinger, Vice Presidente della Rete delle Regioni Europee OGM-Free e Assessore all'Agricoltura della Regione Alta Austria (Oberösterreich)


Segnalazione

Novità in libreria:

La sicurezza degli OGM Autore: Arpad Pusztai - Susan Bardocz Editore: Edilibri srl (2008) Pagine: 192 Il libro è una vera sfida al cuore della propaganda diffusa dalle multinazionali dell'agro-business. A lanciarla sono due scienziati, Arpad Pusztai e sua moglie Susan Bardocz che, partendo da una chiara esposizione delle conoscenze di base - dai geni utilizzati alle tecniche di produzione delle piante GM - smontano i falsi miti costruiti intorno ai benefici dell'agricoltura biotecnologica. Secondo i due autori la modificazione genetica non è l’estensione del miglioramento genetico tradizionale delle piante ma si basa su un presupposto errato e su fatti e affermazioni non fondati scientificamente. La trasformazione in business della biologia molecolare e della biotecnologia, ha infatti determinato il processo di valutazione e di autorizzazione degli OGM, condizionato l'indipendenza della conoscenza scientifica, il lavoro stesso degli scienziati e i risultati della ricerca. Si chiede dunque Pusztai: “Si può escludere la possibilità di danni alla salute in mancanza di una valutazione dei rischi nutrizionali e tossicologici indipendente, trasparente e scientificamente fondata?”. E poi: “È possibile introdurre OGM nella catena alimentare umana senza autorizzazione? Con quali conseguenze?”. Le aziende e i governi che sostengono l'agricoltura basata su piante e animali GM parlano di innovazione e progresso, di soluzione ai problemi della fame nel mondo. Al contrario, Pusztai sostiene che gli OGM accentuano i problemi dei contadini, dell’ambiente e dei consumatori (problemi ecologici, economici, di salute) e indica nell’agricoltura biologica e rispettosa dei cicli naturali l’unica vera soluzione. Arpad Pusztai, fu licenziato dal prestigioso Rowett Research Institute di Aberdeen in Scozia, dove lavorava da 37 anni per aver esposto i risultati di un suo studio che mostravano danni al sistema immunitario nei ratti alimentati con un tipo di patata GM.

Fonte recensione: fondazionedirittigenetici.org


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