n. 946 dal 31/08/2013 al 13/09/2013
LE NOSTRE PROPOSTE A PAG. 2
PROPOSTE A PAG.
E
’ stata una doccia fredda in pieno Ferragosto la trasformazione dell’inceneritore di via Cavazza, che da impianto di smaltimento è diventato impianto di recupero energetico, aprendo la porta ai rifiuti solidi urbani anche da fuori provincia. Questo è avvenuto nonostante la Provincia, a febbraio, avesse ricevuto una lettera dalla Regione in cui si faceva presente che la competenza per modificare le autorizzazioni degli impianti di smaltimento dei rifiuti non fosse più dell’ente modenese. Modifica che invece la Provincia ha fatto con la determina della vigilia di Ferragosto, con cui l’inceneritore di via Cavazza da impianto di smaltimento è divenuto impianto di recupero energetico, con il decadimento dei limiti territoriali e dando l’ok ai rifiuti solidi urbani anche da fuori provincia. La lettera dell’assessore regionale all’ambiente Sabrina Freda chiariva “la portata e l’ambito applicativo dell’articolo 3, comma 1 della legge regionale 23 del 2011 con riferimento ai procedimenti di modifica di autorizzazioni relative a impianti di trattamento rifiuti”. Tale legge ribadisce la competenza della Regione “in ordine alla predisposizione e adozione del piano regionale di gestione dei rifiuti, ha ridefinito l’estensione dell’ambito territoriale ottimale di gestione facendolo coincidere con l’intero territorio regionale”. Vi si legge inoltre che “dalla data di entrata in vigore della legge cessano di avere effetto le disposizioni in ordine alla competenza pianificatoria delle Province e continuano a trovare applicazioni, nelle more di adozione del piano regionale, le disposizioni contenute nei piani provinciali in vigore. Con riferimento a eventuali richieste di aggiornamento delle autorizzazioni in corso finalizzate a rimuovere il limite provinciale di provenienza dei rifiuti in attuazione della normativa regionale, si evidenzia che l’ampliamento dell’ambito territoriale ottima-
le introdotto in via legislativa necessita, per avere effetti concreti sulle autorizzazioni, che risultino individuati i flussi dei rifiuti urbani in tale nuovo ambito. La valutazione sui flussi, prima di essere recepita dall’autorizzazione, è effettuata in via generale dal piano regionale non ancora adottato. Ne consegue che al momento non risulta ancora integrato il presupposto relativo alla delimitazione dei flussi all’interno dell’ambito unico regionale per poter procedere all’aggiornamento delle autorizzazioni. Se ogni amministrazione provinciale procedesse unilateralmente all’aggiornamento delle autorizzazioni impiantistiche sulla base del fabbisogno di ambito regionale, ci si troverebbe nella situazione assurda di vedere moltiplicato per nove il fabbisogno impiantistico finalizzato allo smaltimento, in palese contrasto con quanto previsto dai principi comunitari che regolano la materia. In conclusione, si ritiene che le amministrazioni provinciali non avendo più la competenza a modificare i propri piani di gestione dei rifiuti non possano altresì procedere alla modifica delle autorizzazioni rilasciate sulla base della pianificazione vigente”. Sulla questione stanno discutendo le forze politiche. Nei giorni scorsi, ad esempio, si è registrata la presa di posizione di Sinistra Ecologia Libertà che “non intende derubricare a mera questione tecnica la determina della Provincia del 14 agosto - che consente l’apertura delle frontiere per i rifiuti da bruciare in via Cavazza, accogliendo la richiesta di Hera di trasformare l’inceneritore in un impianto R1 senza vincoli territoriali - ed esige risposte chiare su un punto preciso: il ritiro della stessa. – si legge nella nota - Con la nuova classificazione ci troveremmo nella paradossale situazione di avere meno rifiuti prodotti a Modena per effetto del calo dei degli stessi e del potenziamento della raccolta differenziata, mentre resterebbero invariate le tonnellate smaltite nell’inceneritore perché potenzialmente importabili da ogni dove. Sinistra Ecologia Libertà chiede che si riattivi un naturale percorso istituzionale - e precisamente una seduta del Consiglio provinciale nonché la convocazione dei Consigli dei Comuni coinvolti dal bacino Hera in provincia, a partire dal Consiglio comunale di Modena - per ridiscutere questa trasformazione della natura dell’inceneritore di via Cavazza ma soprattutto per dibattere del piano industriale di Hera, affinché la politica recuperi una funzione di direzione e di controllo, piuttosto che di supina ancella”.
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Inceneritore: è polemica
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