Carlo Giani

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Carlo Giani


Carlo Giani La passione per lo sport dei motori nella mia famiglia arriva da lontano. Lo zio Teresio Castellanza negli anni del dopoguerra correva con le moto da gran premio e mio padre, che aveva ereditato la passione, partecipò ad alcune corse in moto prima di assumere la direzione dell’azienda di telai Giani. Io iniziai con i go kart quando ero molto giovane e francamente non ricordo quando feci la prima corsa col sostegno di mio padre e l’opposizione di mia madre. Nel 1970 cominciai a competere in automobile ed essendo di Busto Arsizio mi rivolsi ad una scuderia novarese, il “tre Gazzelle”, (che era un bar di Novara), ma quasi subito passai al più blasonato e professionale Jolly Club, che per noi giovani rappresentava un miraggio, oltretutto diretto da un giovanissimo Roberto Angiolini con cui parlavamo la stessa lingua e ci capivamo al volo. La prima auto fu una stupenda R.8 Gordini che acquistai vendendo il W.V. maggiolone che usavo come macchina per tutti i giorni. (a quel punto sequestrai una delle auto di servizio della azienda di mio padre e non sentii troppo la mancanza di un auto mia.) Iniziai con la regolarità sprint (credo si chiamassero così) e subito mi resi conto di non essere molto portato. Così passai alle corse in salita dove vinsi con relativa facilità e decisi che la velocità era nel mio D.N.A. Salii sul podio almeno una settantina di volte non seguendo molto i campionati perchè amavo correre con macchine diverse in diverse categorie. Così vinsi tante gare ma mai un titolo, e salvo il 2° posto nel Campionato Europeo Turismo del 1978 in coppia con Lella Lombardi, al mio palmares manca un titolo. Furono comunque anni intensi e felici anche grazie alla amicizia di Roberto e ai consigli della Signora Renata, quasi una mamma, di grande equilibrio e gentilezza. L’atmosfera che si respirava al Jolly Club, nella sede di via Turati 19 era quella che oggi definiremmo di “altri tempi”. Lo spirito di Clan era molto spiccato e la sensazione era di avere una grande famiglia che ti sosteneva e che gioiva con te. Gran parte del merito va alla Signora Renata, sempre premurosa e comprensiva con ciascuno di noi. I soldi,nelle corse, erano importanti anche allora, ma la sensazione di non essere soli non aveva prezzo.

descritto da


Un sogno, diventato realtĂ per mio zio Teresio,

Un sogno, rimasto tale per mio babbo, il mio piĂš grande sostenitore


I primi passi nei rally: avevo l’impressione - esattta - che non fosse la mia specialità Con la Renault Gordini penellare le curve era impossibile....


Comunque venivo premiato per i piazzamenti! Qui dal Presidente dell’ANCAI Commendator Spotorno

Al Rally di Montecarlo del ‘72 con Piergiorgio Morlachi, grande apassionato di Rally, ma grande vomitatore... succedev a alla fine di ogni prova speciale.


La felicità del Team dopo una vittoria in una prova dell’Euroturismo del ‘78: l’indimenticata Lella Lombardi, Carlo Galmozzi “piccolo grande uomo” come lo chiamavo io, piccolo di statura ma con un cuore grande.



La 128 coupè era bellissima e andava come un missile!


Con la 128 (1300cc) facemmo l’assoluto davanti ai 2000 cc. !!! Carlo Galmozzi - al centro - è l’immagine della felicità...

La Ritmo non era male. ma la128 coupè era un’altra cosa.


Giro d’Italia 1978: la Fiat 131, che fatica guidarla!

L’esperienza in formula 3 fu bellisssima: per la prima volta la macchina faceva quello che voloevo io, mentre a causa del mio fisico - non proprio prestante - nelle gare turismo spesso andava dove voleva... A Magione, preso dall’esaltazione, feci 50 giri senza fermarmi: Guido Forti, mio Team Manager, mi disse: “Carlo, non è mica un taxi!”


Con la Ferrari 328 GT Gr.4 preparata da Faccetti, vinsi tutte le gare cui partecipai. A me la “rossa� ha dato grande soddisfazione e un senso di potere con i suoi 320 cavalli


Hanno corso con noi... Abbiamo lavorato, giocato riso, scherzato, pianto, sofferto e gioito insieme: cioè vissuto.

Carlo Giani


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