Federico D'Amore

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Federico D’Amore


Federico D’Amore Il mio incontro con il Jolly Club è stato nel contempo piacevole e duramente realistico. Nel salone delle “feste” di via Turati il lato piacevole, in ufficio in piazzale Istria la dura realtà. Io ingenuamente pensavo di essere bravo e che mi sarebbero state affidate le vetture da corsa già alle prime esperienze, per testarmi, come nei fumetti di Michel Vailant, e dissi che avrei voluto correre con la Ford Mexico. Dopo avermi chiarito che non era questa la trafila per correre Roberto Angiolini, che pure non mi conosceva bene, per qualche motivo mi disse queste lapidarie parole: “Quello che posso fare per te è anticiparti il costo della vettura, che comunque ti comprerai e manterrai da solo lasciandomi degli effetti a garanzia. Sarà tua cura finire le gare per prendere i premi che la Ford ha messo per il trofeo, onde avere i mezzi per continuare a gareggiare, e considera che è meglio lasciare qualche decimo ma finire le gare che provare, da principiante, a tirare al massimo a rischio di sbattere” “Se riuscirai a rispettare gli impegni e quando vincerai abbastanza premi per pagarti le corse avrai imparato e ne riparleremo” Così è iniziato un rapporto di amicizia e fiducia (non mi aveva lisciato per avere un vantaggio, ma mi aveva detto le cose come stanno e si era preso un rischio) che dura ancora adesso. Al Jolly sono legate le mie più significative ed esaltanti esperienze di pilota senza “valigia” anche se ho dovuto, per questo motivo, crescere più lentamente di altri. Ricordo la felicità che provai quando il Jolly mi affidò la prima Alfa 75 superturismo ufficiale, e poi la la 155 G.T.A. Autodelta e infine la fantastica Ferrari F.40. Anni passati troppo in fretta, ma gustati sino in fondo, con il privilegio di correre accanto a nomi famosi e con lo status di pilota ufficiale, che è colui che non deve più preoccuparsi di niente se non di guidare al meglio e raggiungere i migliori risultati possibili. Grazie cara Signora Renata per la sua amicizia e per quel giorno a Misano in cui mi disse: ”Federico la multa te la pago io perchè mi hai fatto proprio divertire con la tua difesa, all’ultimo giro non potevi proprio farlo passare!!” Grazie alla zia di tutti noi, Betti Tosi, che mi toglieva i problemi poiché io lavoravo ed avevo moglie e figlio a carico e riuscivo a partire all’ultimo momento e lei si preoccupava delle iscrizioni, delle prenotazioni e di tutte le “scartoffie” che non ho mai imparato a gestire. Grazie a Roberto che mi ha sempre tenuto con i piedi per terra, da amico vero, sapendo la mia situazione e la mia smisurata passione, anche se non ho sempre condiviso le sue scelte di piloti che io ritenevo che “Cocò” (il mio soprannome al Jolly) avrebbe battuto, anche se più giovani.

descritto da

Federico D’Amore


La mia prima vettura... E anche la mia prima Escort.

1972, primo anno di gare in pista nel “Trofeo FORD ESCORT MEXICO”, tante speranze e tanta voglia di fare bene. Compagno di squadra di Lella Lombardi, che ritroverò diversi anni dopo nell’Europeo Turismo, nella sua ultima stagione di corse e di vita


Esperienza intercontinentale nel 1974 in Venezuela, nell’Autodromo di Maracaibo, per il festival internazionale della Formula Ford, vero e proprio Campionato del Mondo tra i migliori piloti di ogni nazione. Accanto a Stanislao Sterzel, allora anche lui giovanne promessa, poi collaudatore in Lamborghini e inďŹ ne imbarcato sui sottomarini della Marina Militare, come tecnico delle comunicazioni. Finimmo primo e settimo assoluti, vincendo il trofeo per nazioni.


Campionato Europeo Turismo 1987, Davide contro Golia, dalla pazzia di Tiziano Serattini nacque l’idea di partecipare al Campionato Europeo Turismo contro squadroni come BMW Shnitzer, Volvo Linder, Ford Eggenberger e altri. Tuttavia, trovata l’affidabilità rischiammo di vincere la prima divisione.


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Campionato Europeo Turismo 88, compagno ’avventura Gianfranco Brancatelli, soprannominato “Zanza” per quella sua area zingaresca con i capelli lunghi e lo sguardo freddo e tagliente: lui vinse e io arrivai secondo. Da lui e da Gianfranco Silecchia, mitico DS Alfa e Lancia, imparai molto quell’anno...


Nell’89 arrivarono in squadra il “pischello” Nicola Larini e lo zio Giorgio Francia: mi sembrava di essere il prosciutto di un panino, ma è stao bello confrontarmi con loro

L’ultima versione della 75, nel 1991, era veramente il massimo ottenibile da questo modello, con 420 cavalli contrastava il nemico storico - la BMW M3 - facendo risultati positivi a ripetizione.


Il bacio scherzoso al Boss, mentre il “dentista volante”Gianfranco Ricci cerca di rasserenarlo: il motivo dello sguardo truce erano i danni che combinvamo per eccesso di agonismo

Dell’Alfa 75 ricordo il piacere intenso che provavo a guidarla, e cominciai a stare davanti alle BMW ufficiali: non che fosse facile, perché eravamo velocissimi sul dritto, ma in curva dovevamo aiutarci come potevamo. Si può vedere dalle foto che le frenate erano sempre tirate al limite, anche se Tarquini “Cinghialone”, dietro, non scherzava neppure lui.


Uno dei tanti podi del 1990,

I Rally non li ho mai amati, ma per il piacere di correre ho partecipato due volte al Rally di Monza con la mitica 037, dividendo l’abitacolo con Ergie Bartolich.


Nel 1992 Roberto Angiolini mi aveva affidato l’incarico di dirigere il Team, del Campionato Italiano Super Turismo. A Imola dovemmo prestare il nostro pilota Antonio Tamburini all’Alfa Corse. Così fu ingaggiato Alessandro Zanardi, che dopo aver disputato la gara di sabato fu richiamato in Inghilterra dalla Benetton, per improrogabili test di Formula Uno. Così di colpo, fui reintegrato nel ruolo di pilota al volante della 155 GTA. Debutto a sorpresa con un solo test di prove libere e pochissimi giri in quelle ufficiali per potermi qualificare. Finii sesto nell’identica posizione conquistata da Zanardi il giorno prima, ma con un tempo decisamente migliore di quello che poi sarebbe diventato una stella della Formula Indy Car, prima del noto incidente.


Nel 1994, ultimo anno vero di corse con macchine vincenti, e con il Jolly Club, il Barone mi diede l’opportunità di guidare il “mito”: la Ferrari F40 nel Campionato Italiano. Qui sono ritratto alla presentazione della squadra con i miei compagni: Luca Sartori, io e l’argentino Oscar Larrauri. Al suo fianco vi è Vittorio Colombo, che aveva una quarta vettura rossa, sponsorizzata dal Giornale “L’Indipendente”. Dopo le prime gare la nostra superiorità nei confronti degli altri concorrenti era talmente evidente, che fu competizione solo tra di noi. Per politica di squadra (il costo delle vetture era esagerato...) non ci convenne lottare all’arma bianca. Mancando il divertimento decisi che era ora di smettere



Hanno corso con noi... Abbiamo lavorato, giocato riso, scherzato, pianto, sofferto e gioito insieme: cioè vissuto.

Federico D’Amore


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