Pino Pica
Pino Pica “Ho iniziato a correre con la scuderia Sant’
Ambroeus di Eugenio Dragoni, poi ho conosciuto Roberto Angiolinini alla sede del Jolly Club in via Turati, ed ho militato nel Club.
Correva l’anno 1966. Una delle mie prime vetture fu la GTA Alfa Romeo, preparatami da Luciano Biraghi con i pezzi ex Autodelta usciti “di notte” dalla squadra ufficiale. Quando
Enrico Pinto, (fratello di Lele Pinto, ed entrambi soci Jolly) e Spartaco Dini correvano con le slik io lottvo contro di loro con con le Dunlop Racing “biscottino”, già allora reperti storici per i poveri “privati”, termine che in realtà significa privati della possibilità di competere.
La prima vettura con la quale ho corso è stata
la Zanardi Formula 875, che noleggiavo con i soldi che i miei mi davano per i buoni risultati scolastici, ho il dubbio di aver studiato solo al fine di correre in macchina
Un giorno fui... fortunatamente tamponato e
presi dall’assicurazione due milioni e mezzo.
Con quei soldi acquistai la prima B.W.A. di
Formula 3.
Fui fortunato perché, dopo le prime gare, non
spesi più per correre.
La mia frase storica era:
“più forte di forte non si può andare”.
Solo
Babbini, l’attuale pilota di fiducia di Umberto Bossi, mi ha passato in staccata all’ingresso della Junior di Monza.
Solo
che io ho ho girato, e lui è andato diritto!!!
Ho avuto meccanici poi diventati famosi:
René Arnoux sull’Opel, Tino e Vittorio Brambilla in F3 e F2, e ...Frank Williams sulla Brabham fornita al Jolly Club per me.
Andavo
d’accordo con tutti, perché temendomi - in corsa stavano tutti lontano, salvo Tino Brambilla, che notoriamente non aveva rispetto di nessuno.
Ho avuto l’onore di correre sotto la direzione
personale dell’Ingegner Carlo Abarth, e vi garantisco che aver lavorato per un personaggio così importante nelle corse e così educato e signorile è stato veramente un onore.
Ho smesso di correre nel 1994, dopo oltre
300 partecipazioni e più di cento podi, vincendo ancora nel Challange Porsche, ad oltre vent’anni di distanza dall’assegnazione del “Casco d’Oro” di Autosprint.
Attenzione, però, la passione è ancora viva, e
potrei tornare!
descritto da
Pino Pica
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Con l’amico Biraghi
Qui È tutto Il meglio del Club. Lella Lombardi, l’unica donna velocissima in Formula 3, Luigi Petri, campione italiano, e grande sportivo, siamo arringati da Giambertone (giamba) boss della Scuderia Madunina,
con la lola e con Giorgio Pianta a Digione
Eravamo ben giovani...
Andando forte a volte si esagera
Esagerando si diverte il pubblico
Forse mi sarebbe stato comodo il secchiello e la paletta...
Ma il massimo deve ancora arrivare...
Questo è il volo più impressionante dell’annata automobilistica (aprile 1970) Ero indeciso “lo passo a destra o a sinistra?”. Ho scelto “sopra”... Dopo il contatto con la ruota di chi mi precedeva ho fatto una parabola di sette metri: ho saltato lui, ma anche il guardrail... Le ali le deve aver messe il mio angelo custode: sono uscito illeso.
La qualità delle immagini non è granché.... Ma la verticale è perfetta!
Serpaggi, Jabouille ed io sul podio di Misano
Tino Brambilla, io ed il Vincitore Francisci sul podio
La Brabham BT�( era già bellissima .
Il numero 49 è Ronnie Petterson che avrebbe fatto qualsiasi cosa per mettermi una ruota davanti
Imola: Trofeo Vigorelli.
Hanno corso con noi... Abbiamo lavorato, giocato riso, scherzato, pianto, sofferto e gioito insieme: cioè vissuto.
Pino Pica