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Editoriale LA VALSUGANA, TRA PRESENTE E FUTURO are lettrici, cari lettori, chiamatela come vi pare: semplice coincidenza oppure ironia della sorte. Sta di fatto che il 10 marzo scorso il quotidiano L'Adige pubblicava un articolo titolato “Valsugana vecchia e insostenibile”. E subito il pensiero di molti andò all’acciaieria di Borgo Valsugana, di cui proprio quel pomeriggio si sarebbe discusso - e piuttosto animatamente - in un incontro pubblico con i rappresentanti di Provincia, Azienda Sanitaria e APPA.
zione che il loro territorio possa essere trasformato in una pattumiera. È proprio a tale vicenda che dedichiamo la storia di copertina di questo mese, con un’ampia sintesi degli interventi di quella giornata, un’intervista al sindaco di Borgo, che indica l’obiettivo di creare un’alternativa all’acciaieria, e la posizione dell’azienda che difende il proprio operato, rivendicando un ruolo di peso sul fronte occupazionale. Mentre in Bassa Valsugana ci si ritrova a convivere con l’acciaieria auspicando un futuro diverso, in Alta Valsugana, quasi a sancire la disparità cui alludeva
zione dei lavori. Un iter ancora lungo, quindi, e non privo di qualche ostacolo, sul quale però vi sono già molte aspettative per un rilancio in chiave turistica della zona. Ma nemmeno nei cosiddetti comuni di frontiera, cioè quelli confinanti con il Veneto, si sta a guardare. Qui si prova a progettare il proprio futuro usufruendo delle opportunità messe in campo dall’Intesa, l’accordo tra Trentino e Veneto sottoscritto il 4 luglio 2007 a Recoaro Terme. Tra gli interventi ammessi a finanzia-
In realtà l’articolo del quotidiano trentino si riferiva a un’analisi del noto sociologo Antonio Schizzerotto, il quale valutava le dinamiche socioeconomiche della vallata (popolazione, occupazione, reddito, istruzione, strutture familiari), evidenziando una certa disparità tra la situazione dell’Alta Valsugana, in linea con la città di Trento, e la Bassa Valsugana che invece, per alcuni parametri, appare al di sotto della media provinciale. Una distanza, quella tra il capoluogo trentino e Borgo, che si è toccata con mano anche in occasione dell’incontro sull’acciaieria, dove da un lato i vertici provinciali hanno ribadito che in Valsugana non vi è alcuna emergenza sanitaria, mentre dall’altro i cittadini hanno manifestato la forte preoccupa-
Schizzerotto, si punta sulla riqualificazione dei laghi di Levico e di Caldonazzo, da sempre fiore all’occhiello dell’offerta turistica della vallata. Gli architetti Renzo Acler e Laura Zamboni, infatti, hanno redatto un articolato progetto per la zona dei laghi, volto a creare nuovi percorsi ma valorizzando l’esistente. Il progetto preliminare per ora è stato approvato dal comune di Pergine e deve essere ancora valutato dalle amministrazioni di Calceranica, Caldonazzo, Levico e Tenna. Solo in seguito all’approvazione dei cinque consigli comunali si potrà procedere alle fasi successive, che saranno la domanda di fi nanziamento alla PAT, tramite la Comunità di Valle, la progettazione defi nitiva ed esecutiva e la realizza-
mento ve ne sono cinque che, direttamente o indirettamente, riguardano alcuni comuni della Valsugana e del Tesino. Nel nostro servizio ve li illustriamo tutti nel dettaglio. Anche “La Finestra” guarda al futuro. Dopo dieci anni di condirezione questo è il primo numero che fi rmo come direttore responsabile. Una sfida che raccolgo con entusiasmo, prefiggendomi l’obiettivo di realizzare un giornale che sia sempre più lo specchio della Valsugana e dei Valsuganotti, senza dimenticare di ringraziare pubblicamente il professor Armando Munaò, fondatore di questa testata, per quanto ha fatto in tutti questi anni.
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Buona lettura! Johnny Gadler
Questo numero de LA FINESTRA è consultabile e scaricabile in formato PDF all'indirizzo: http://issuu.com/aemme_sas/docs/lafinestra_aprile_2010
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Johnny Gadler, direttore responsabile de La Finestra
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10 PAGINE! Speciale Salute & Bellezza
STORIA DI COPERTINA
ACCIAIERIA DELLA VALSUGANA
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Le analisi sono a posto, l'acciaieria resta, ma molti non si rassegnano
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APRILE 2010 - ANNO 22 - n. 4
12 BORGO: Parla Dalledonne
22 PERGINE: nuovo teatro
24 TESINO: Osservatorio del Celado
Riqualificazione della zona laghi Editoriale ..........................................................3
Due cuori e una capanna...............................42
Acciaieria: il dibattito al Palasport di Borgo ......6
Ai piedi degli sposi .........................................43
Analisi dell'APPA: tutto nella norma .................8
I trentini amano ancora la politica ..................45
Dellai:«Le tre questioni dell’acciaieria» ............8
Trento tra le città più sicure d’Italia .................45
Betta:«Nessuna segnalazione all’APSS .........10
Studenti trentini: buona la condotta ...............45
Pacher:«Ora un confronto sereno» ...............10
Calceranica Volley, importante per il paese ...46
Il sindaco di Borgo pensa a un’alternativa .....12
Valdastico, la storia infinita.............................48
L’acciaieria:«Rispettiamo le leggi» .................14
Festa della donna, premiata centenaria..........48
Progetto di riqualificazione per i laghi.............16
Istituto mòcheno: approvato il bilancio ..........48
L’Intesa passa per la Valsugana .....................20
Studenti: nuove opportunità...........................48
Pergine, il teatro nella storia ...........................22
BSI Fiere 2010: tutti gli appuntamenti ............50
Inaugurato l’Osservatorio di Celado ...............24
Il libro: passi ritrovati di Beppi Toller ...............52
Tatuaggi, una tecnica antica ..........................28
Centro Auser di Levico in assemblea ............52
Primo sole, salviamoci la pelle.......................29
Levico: nuovo arredo per il centro .................56
Difendiamo le ossa a tavola...........................30
Barco: festa degli anziani ...............................56
Latte d’asina per la pelle, contro le allergie ....31
Luserna: progetto per l’area artigianale .........56
Capelli, stop alla caduta .................................34
Levico: convegno sulle lingue........................56
A tavola sempre più bio .................................35
Alcide Degasperi, fra il Trentino e l’Europa.....58
La carta dei mille desideri ..............................38
Una casa per i Kaiserjager .............................58
Annunciate la lieta novella..............................39
Denaro, parte la rivoluzione ...........................60
Bouquet, i fiori per dire sì ...............................40
Formaggio: l’Italia batte la Francia..................62
Il vestito della sposa.......................................41
Idee di abbinamento vino/formaggio .............63
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SOLDI: la rivoluzione
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Tossine vegetali contro i tumori .....................64
Sipario: gli appuntamenti a teatro ..................70
Tumore dell’utero: test sperimentale ..............64
Nuova guida della Valsugana Orientale ..........72
Pasqua: la festa mobile..................................66
Cinema: i film del mese .................................74
La tradizione delle uova di Pasqua .................67
Little Tony: le immagini della mia vita.............75
Uova, di gallina ma non solo .........................67
Lettere al direttore ..........................................76
Concorso: immagini delle nostre Valli............68
Cucina per immagini......................................78
LITTLE TONY: il libro
78 CUCINA: cheesecake Direttore Dott.ssa Cristina Ferretti
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Direttore Responsabile Dott. Johnny Gadler Pubblicità Cristina Dellamaria 347.6475297
CALCERANICA: volley
Grafica ed impaginazione Eva Fontana Corrispondenti P. Chiesa, G. Facchini, A. Munaò, M. Pacher Stampa CSQ Centro Stampa Quotidiani spa Erbusco (Brescia)
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Editore Athesia Druck srl Via del Vigneto 7 - 39100 Bolzano Aut. Tribunale di Trento n. 635 del 22-4-1989 Questo numero de LA FINESTRA è stato chiuso il 25/3/2010
VALDASTICO: storia infinita
56 LEVICO: nuova piazza
La Finestra declina ogni responsabilità per eventuali cambiamenti e/o errori nelle date e negli orari degli appuntamenti segnalati.
0461 75.26.22
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Pasqua: la festa mobile La tradizione delle uova di Pasqua
redazione@lafinestra.it 0461 75.68.33 Via IV Novembre, 12 38051 BORGO VALSUGANA (TN)
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8 PAGINE! Speciale Sposi
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STORIA DI COPERTINA
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BORGO. Quasi mille persone all'incontro con i vertici provinciali
Un momento del dibattito con, da sinistra, Fabio Dalledonne, Lorenzo Dellai e Alberto Pacher
Acciaieria: confronto al calor bianco al Palazzetto dello Sport di Borgo Il 10 marzo scorso i vertici della Provincia, dell'APPA e dell'APSS hanno incontrato la popolazione della Valsugana in merito all'acciaieria di Borgo, che molti accusano di inquinare più del lecito. Ipotesi smentita dai dati rilevati dall’APPA, ma la gente continua a rimanere perplessa e lo ha fatto ampiamente capire.
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di Johnny Gadler reddo polare fuori, clima incandescente, quasi da altoforno, all'interno. Così appariva, la sera del 10 marzo scorso, il Palazzetto dello Sport di Borgo Valsugana gremito, nonostante il tempo inclemente e l’ora ancor più infelice, come di solito capita solo in occasione di grandi eventi. E questo lo era davvero. Infatti, la posta in palio della "partita" – accompagnata da striscioni, fischi, cori da stadio – era il futuro della Valsugana. In platea e sulle tribune quasi mille Borghesani, tra cui buona parte dei sindaci della Bassa Valsugana e alcuni consiglieri provinciali.
Le relazioni degli esperti Sul palco, che a tratti è parso un vero e proprio banco degli imputati, il dott. Alberto Betta, direttore dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, l’ingegner Fabio Berlanda, direttore dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (APPA), il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e il Vicepresidente della Giunta provinciale, nonché assessore all’ambiente, Alberto Pacher. Al centro, a fare gli onori di casa ma anche a incalzare gli interlocutori, il sindaco di Borgo Valsugana, Fabio Dalledonne. Il primo a prendere la parola è il dott. Alberto Betta, direttore
dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (articolo a pagina 10). Giusto il tempo di presentarsi che dalla platea sale un’autentica ovazione. Non è per lui, ma per alcuni rappresentanti dei comitati contro l’acciaieria che srotolano uno striscione con la scritta: “Inquinamento: l’importante è che non si sappia». Un altro “lenzuolo” collocato sul palco recita invece: Valsugana furiosa, basta veleni». La seconda relazione è affidata all’ingegner Fabio Berlanda (articolo a pagina 8). Come Betta non fa in tempo a dire il proprio nome che viene sommerso dai fischi e questa volta sono tutti per lui, o meglio per ciò che rappresenta, cioè quell’Agenzia provinciale per l’Ambiente (APPA) da tempo finita nell’occhio del ciclone e che ormai
i Valsuganotti, a torto o a ragione, considerano poco attendibile. Il battibecco sulle analisi Dopo gli interventi del dott. Betta e dell'ingegner Berlanda, la parola passa alla sala. A rompere il ghiaccio è Laura Zanetti di Telve, che si presenta affermando di essere stata la prima infermiera professionale del centro oncologico e di far parte del comitato Barbieri Sleali nonché dei Medici per l’ambiente. Il tono della sua voce è pacato, quasi emozionato, e nulla lascia presagire il battibecco che si scatenerà di lì a poco. «Presidente – dice Laura Zanetti rivolgendosi a Dellai – le risulta che i valori di cromo e di nichel nelle urine degli operai dal 2008 al 2009 siamo quasi
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BORGO. Quasi mille persone all'incontro con i vertici provinciali
Il folto pubblico presente all'incontro presso il Palazzetto dello Sport di Borgo Valsugana
triplicati?». La domanda è secca, certamente inattesa, e Dellai replica altrettanto seccamente: «No, non mi risulta!». La sala rumoreggia, alcuni fischiano. Il presidente perde un po’ la pazienza e, forse reduce da troppi confronti tesi con gli studenti, sbotta: «Sentite ragazzi, siamo vecchi di caserma, se volete parlare delle robe siamo qui apposta, se invece volete fare i dritti...». L’uditorio s’infiamma, Dellai non riesce a concludere la frase e forse è meglio così. Il Presidente ritroverà comunque subito la calma e, verso la fine dell’incontro, con toni molto più concilianti e pacati, spiegherà in maniera schematica ma precisa le tre questioni principali che riguardano l’acciaieria di Borgo e le ragioni per cui non la si può chiudere, almeno nell’immediato. Il che, tradotto dal politichese, significa perlomeno un decennio. (articolo a pagina 8). Le perplessità sui dati dell’APPA Dopo Laura Zanetti prende la parola un cittadino di Borgo che preferisce mantenere l’anonimato. Chiede all’ingegner Berlanda delucidazioni in merito alla metodologia adottata dall’APPA per effettuare le analisi sui terreni e sull’aria. La risposta non lo soddisfa e anche il pubblico sembra condividere le
«Ridateci la nostra aria buona» Giuliana Wasserman fa rivivere in molti il ricordo del Borgo che fu, quando chi veniva da Trento ad accoglierlo trovava un lungo viale alberato, con la bella immagine di Castel Telvana a vigilare su un paese che magari non aveva grandi attrattive ma Laura Zanetti durante il suo intervento
sue perplessità. L’ingegner Berlanda allarga le braccia sconsolato, come a voler ribadire ciò che aveva detto all’inizio della sua esposizione: «Vedo che qui avete già deciso tutto». Marco Rigo a nome dei Medici per l’ambiente ribadisce le proprie perplessità sui dati presentati dall’APPA che differirebbero da quelli raccolti dai periti della Procura della Repubblica di Trento, mentre Rosa Finotto, portavoce del Comitato Barbieri Sleali, in qualità di insegnante esprime preoccupazione per alcuni casi di tumore che si sarebbero verificati alla scuola elementare di Borgo e si sofferma sui limiti delle emissioni. Poi è la volta di Giuliana Wasserman Ferrai, nota commerciante di Borgo, protagonista di un toccante intervento che va ben oltre la battaglia sulle analisi.
L'appello di Giuliana Wasserman
che poteva vantare, perlomeno, l’aria buona. «Un tempo la nostra aria – afferma nel suo accorato appello Giuliana Wasserman – ce la invidiavano sia Roncegno che Levico. Noi quell’aria buona la rivogliamo!». Fuori intanto continua a nevicare, s'è fatta ora di cena ma la sete di sapere della gente sembra prevalere sui morsi dello stomaco. Qualcuno pone ancora delle domande, talvolta con una forte
venatura polemica, ma il dibattito, per quanto accesso, si snoda sui binari della civiltà. Non certo, però, della rassegnazione. Alla fine molti scontenti Lorenzo Dellai e Alberto Pacher spiegano la posizione della Provincia, ribadiscono la fiducia nell’APPA e, soprattutto, il fatto che non vi è alcun pericolo reale e immediato per la salute dei Valsuganotti. La gente ascolta, scuote la testa e alla fine se ne va alla spicciolata, portando con sé i dubbi, le paure e forse anche i pregiudizi che aveva all’inizio. «Una serata inutile» è il commento di molti, ma qualcuno in tutto questo grigiore intravede anche uno spiraglio di luce e afferma: «Non mi fido troppo dei dati dell’APPA, però il fatto che la Provincia sia disposta ad accettare il parere di esperti indicati da noi Valsuganotti e che venga avviata un’indagine sul sangue dei borghesani in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, un po’ mi rassicura e mi fa ben sperare». Ecco, appunto, ci si aggrappa alla speranza. Quella che questa vicenda conosca presto la parola “fine” e, soprattutto, quella che i dati dell’APPA siano davvero così confortanti anche nella realtà dei fatti, oltre che sulla carta.
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BORGO. L’intervento dell’ingegner Berlanda, direttore dell’APPA
«Terreni, aria e acqua sono nella norma»
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emmeno il tempo di presentarsi, che l’ingegnere Fabio Berlanda, d i r e t t o r e d ell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, è stato subissato dai fischi dei Valsuganotti, palesemente diffidenti circa l’operato dell’APPA. L’alto dirigente ha però mantenuto il proprio aplomb anche quando gli attacchi sono andati un po’ sopra le righe e per tutto l’incontro ha cercato di far comprendere alla platea, a dire il vero senza riscuotere grande successo, i metodi adottati per effettuare l’indagine e il significato dei dati riscontrati. Berlanda ha provato a spiegare, in sostanza, che anche dalle analisi effet t uate dall'Appa sull'aria e sull'acqua, come già era accaduto per i terreni, «non emergono valori di tossicità significativi». Al fine di effettuare l’analisi dell’aria per la ricerca di diossine - per la precisione di policloro dibenzodiossine (PCDD) e policloro dibenzofurani (PCDF) - sono stati scelti due siti, il primo presso la “pescicoltura Cappello”, a Ovest dell’acciaieria, il secondo nel cantiere comunale
L'ing. Fabio Berlanda a Borgo
co. Sono stati prelevati inoltre i sedimenti in tre punti del corso d’acqua denominato roggia “Rosta Fredda”. Anche da queste analisi non sono emersi valori di tossicità significativi. Alla fine del suo intervento, in alcuni passaggi accompagnato da un brusio di dissenso in sala, l’ingegner Berlanda è riuscito anche a strappare un applauso. Più di circostanza che di sostanza, poiché l’impressione è che la gente sia uscita dal Palazzetto con le stesse perplessità che aveva prima. La materia, altamente tecnica e complessa, di certo non ha facilitato la comprensione. (j.g.)
La zona dell'acciaieria di Borgo vista dall'alto (foto arch. PAT)
in Via per Olle, situato ad Est della fabbrica. «Le concentrazioni di sostanze nocive riscontrate nell’aria campionata nel Comune di Borgo Valsugana – ha spiegato l’ingegner Berlanda - rientrano nelle medie rilevate in Italia, in Europa e nel mondo, ma in modo particolare sono confrontabili con le concentrazioni riscontrate a Trento, quindi in una località distante dall’acciaieria». Durante la normale attività dell’acciaieria Valsugana S.p.A. si sono effettuati inoltre controlli senza preavviso su entrambi i
camini. «I controlli – ha detto ancora Berlanda - hanno evidenziato, per tutti i parametri sia di concentrazione che di flusso di massa, il rispetto della normativa vigente. Le concentrazioni di policloro dibenzodiossine e policloro dibenzofurani sono 384 volte (camino E1) e 333 volte (camino E2) più basse del valore limite, ovvero rappresentano circa lo 0,3% del limite. Durante la nor male attività dell’acciaieria, dall’1 febbraio al 4 febbraio 2010, sono stati effettuati infine dei controlli per la verifica delle acque di scari-
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE LORENZO DELLAI «NON C’È EMERGENZA SANITARIA, MA SI PUÒ RAGIONARE SUL FUTURO» La questione dell’acciaieria di Borgo Valsugana, ha dichiarato il presidente della Provincia Lorenzo Dellai nel corso dell’incontro con la popolazione, presenta tre problemi. Il primo riguarda i comportamenti delle strutture pubbliche o private: se essi siano rispettosi delle leggi oppure no. Ciò – ha detto Dellai «compete alla magistratura, del cui lavoro abbiamo piena fiducia». Il secondo punto riguarda il pericolo reale per la salute dei cittadini. «Perché – ha spiegato Dellai - può esserci stata violazione delle leggi, ma senza causare pericolo per la salute.
«Sapere che le analisi dimostrano che non c’è nei terreni, nell’aria, nelle acque, nella catena alimentare, un’emergenza dovuta alla presenza di sostanze inquinanti e che nessuna soglia di legge è stata superata– ha proseguito il Presidente della Giunta provinciale - è un elemento positivo per chi vive in valle. Forse qualcuno si aspettava dati diversi; questo però a noi risulta, in maniera oggettiva e verificabile da chiunque. La Procura ha a disposizione questi dati, e naturalmente potrà fare degli approfondimenti. A nostra volta, non ci fermeremo qui, continueremo a monitorare e a condurre indagini anche sull’uomo, ad esempio sul
Il presidente Lorenzo Dellai (foto D. Mosna - Archivio PAT)
latte materno, nell’ambito di un progetto europeo. Il terzo punto riguarda la possibilità
di immaginare uno sviluppo per la vallata anche senza realtà come le acciaierie. È questo un ragionamento possibile? Certamente sì. I sindaci - ha spiegato Dellai riprendendo il pensiero espresso poco prima dal Vicepresidente Alberto Pacher - ci hanno chiesto di avviare un tavolo in questa direzione. Tuttavia, attenzione: le fabbriche si chiudono solo negoziando con la proprietà oppure per un pericolo reale per la salute della popolazione. Questo secondo elemento, come ripeto, non sussiste: il pericolo immediato, evidente, non c’è. Quindi è giusta la richiesta dei sindaci di avviare un confronto a tutto campo». (j.g.)
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BORGO. L’intervento del dott. Alberto Betta dell’APSS
«Nessuna segnalazione, controlli rassicuranti»
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ivere in un amricolosa) ma con valori ben biente inquial di sotto dei limiti imposti nato e mettere dalla legge, dati oltretutto così a repentacomparabili con quanto osglio la propria servato nel latte proveniente salute. È questo da altri distretti dove non il principale tivi sono aziende impattanti more che molti Valsuganotti come un’acciaieria. nutrono da quando è scopAnche lo studio sull’inpiato il caso dell’acciaieria di cidenza tumorale dimostra che in Valsugana ci si Borgo Valsugana. ammala né più né meno Proprio per fugare tali paure, che nelle altre vallate del il primo a prendere la parola Trentino. nell’incontro pubblico del 10 marzo scorso al Palazzetto Il dott. Betta ha comunque assicurato che l’Azienda dello Sport di Borgo Valsu- Il dott. Alberto Betta a Borgo Provinciale per i Servizi gana è stato il dott. Alberto Betta, direttore della Direzione igiene e sanità Sanitari proseguirà con i controlli, sia analizpubblica dell’Azienda Provinciale per i Servi- zando le acque degli acquedotti nonché dei zi Sanitari (APSS). pozzi privati, sia avviando uno studio sul latte Di solito – ha esordito Betta– l’APSS si muove materno. Quest’ultimo, che ha pochissimi presu precise segnalazioni di patologie presenti cedenti nel nostro Paese, prevede l’analisi del sul territorio, mentre in questo caso «negli latte donato dalle madri nella cosiddetta “banca ultimi dieci anni non ho mai ricevuto formali del latte” dell’ospedale di Trento, iniziativa comunicazioni in tal senso né dall’ospedale, né che permetterà di stabilire la concentrazione dai medici di base, né dai pediatri e nemmeno media dei vari contaminanti nelle donne della l’Inail ha riscontrato particolari malattie pro- nostra provincia. Per quanto riguarda il latte materno provenienfessionali all’interno dell’acciaieria». «Prima nostra preoccupazione – ha proseguito te dalla Bassa Valsugana, invece, ci vorranno Betta - è stata comunque quella di valutare molti mesi perché le donatrici di quest’area l’eventuale esposizione della popolazione a sono poche e quindi occorrerà fare dei piccoli diossine, Poli Cloro Bifenili (PCB) e metalli prelievi di latte fino ad arrivare a dosi suffipesanti». cienti da utilizzare in laboratorio. Le diossine - che si sprigionano pressoché Inoltre, nell’ambito di un progetto europeo che da ogni tipo di combustione, quindi non solo in Italia ha per referente l’Istituto Superiore di dall’attività di un’acciaieria – entrano nel corpo Sanità, sarà analizzato il sangue di un’ottanumano attraverso gli alimenti. Indicatori privi- tina di Borghesani per individuare eventuali legiati circa eventuali contaminazioni sono in accumuli nel loro organismo di diossine e primo luogo il latte e poi il grasso animale. Le metalli pesanti. ricerche indirizzate in tal senso, effettuate sia Dopodiché – ha concluso il dott. Betta -«se con analisi del servizio veterinario provinciale, i dati saranno tali da fare degli approfondisia attraverso gli autocontrolli delle aziende, menti di tipo epidemiologico, effettueremo non hanno però evidenziato rischi concreti per anche questo ulteriore passo, sempre in la salute pubblica, riscontrando sì la presenza di stretta collaborazione con l’Istituto Superiore diossine (mai però quella di Seveso, la più pe- di Sanità. (j.g.)
L’INTERVENTO DEL VICEPRESIDENTE PACHER
«Frainteso sulla chiusura. Ora valutazioni più serene» Nella bolgia del palazzetto dello sport di Borgo, Alberto Pacher, vicepresidente della PAT nonché assessore provinciale all’ambiente, ha innanzitutto ribadito che alcune sue presunte affermazioni comparse sulla stampa circa la ventilata ipotesi di chiusura dell’acciaieria erano frutto di forzature giornalistiche e distanti dal suo reale pensiero. Sgombrato il campo dall’equivoco, anche se alcuni in sala sono rimasti della convinzione che si sia trattato di una retromarcia, Pacher ha sottolineato l’importanza del fatto che, dopo quelli sui terreni, anche i dati su aria e acqua risultino positivi, ricordando come essi siano stati analizzati e validati, sia per quanto riguarda il metodo di raccolta sia sotto il profilo dei risultati finali, da un pool di esperti nominato a dicembre dalla Provincia in sede nazionale. «Confidiamo – ha detto Pacher - che in questo modo gli abitanti della Valsugana e gli stessi amministratori pubblici possano fare delle valutazioni più serene e più obiettive riguardo al futuro della loro comunità». Il vicepresidente della giunta provinciale ha quindi ribadito i concetti esposti nella conferenza stampa di qualche giorno prima quando ai giornalisti aveva detto: «Spero che i risultati delle ricerche che abbiamo condotto attraverso l’Appa possano indurre a qualche valutazione, anche autocritica, da parte di chi, non da ultimo in sedi istituzionali, ha parlato della Valsugana come di una sorta di nuova Seveso. Ciò ha alimentato tutta una serie di prese di posizione, che si sono susseguite negli ultimi mesi e che non trovano avvallo nei dati che noi offriamo; dati scientifici immediatamente verificabili, posto che abbiamo reso pubbliche tutte le coordinate georeferenziali assieme alle metodiche e alle condizioni nelle quali i controlli sono stati effettuati. Ogni ragionamento sul futuro della valle si può naturalmente continuare ad articolare: ma liberi dall’incubo di un pericolo imminente per la salute della popolazione e per le nuove generazioni». (j.g.)
Alberto Pacher (foto Uff.stampa PAT)
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BORGO. Nostra intervista al sindaco Fabio Dalledonne
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Il Sindaco di Borgo Fabio Dalledonne
Veduta della Acciaieria della Valsugana
«Vogliamo costruire un’alternativa» È disposto a dialogare con tutti, ma vuole chiarezza. Fabio Dalledonne, sindaco di Borgo Valsugana, ci spiega la sua posizione sull’acciaieria e le perplessità che nutre sui dati dell’APPA, indicando un obiettivo a lungo termine: una Silicon Valley del Trentino, senza ciminiere, né fumi più o meno sospetti...
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di Johnny Gadler indaco Dalledonne, che giudizio dà sull’incontro pubblico del 10 marzo scorso con i vertici provinciali in merito alla acciaieria di Borgo? «Si è trattato di un confronto talvolta aspro e difficile, su posizioni spesso distanti, ma tutto sommato civile. Però lo si poteva fare anche prima. Si è lasciato trascorrere troppo tempo e ciò ha contribuito ad alimentare nella popolazione paure, dubbi, sospetti, tutti elementi che di certo non concorrono a rasserenare gli animi e a costruire il dialogo». Però i dati dell’Appa evidenziano una presenza di sostanze inquinanti nella norma, il che dovrebbe tranquillizzare tutti... «Indubbiamente i dati resi noti dall’APPA sono positivi, ma mi tranquillizzano fino a un certo
punto perché non mi sembra che collimino con le perizie in possesso della Procura della Repubblica. Spero che si faccia un confronto sulle perizie per giungere a una verità chiara e definitiva. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagarne le conseguenze». Comunque vada il Presidente Dellai ha dichiarato che, pur ritenendo legittima l’aspirazione dei Valsuganotti a immaginare scenari di sviluppo diversi, “non si può illudere la gente”. Tradotto: l’acciaieria rimarrà aperta e chissà ancora per quanti anni... «Vero. Allo stato attuale nessuno possiede le “chiavi” per poter chiudere l’acciaieria. Quindi una promessa in tal senso sarebbe soltanto una mera illusione, e di delusioni noi Valsuganotti ne abbiamo patite fin troppe. Ciò però non significa che ci dobbiamo arrendere e tenerci l’acciaieria per l’eternità. Sono convinto che sia necessario lavorare tutti
assieme per un futuro senza un’azienda così impattante. Se trent’anni fa, quando la coscienza ambientale era molto diversa da oggi, l’acciaieria fu accolta come un’opportunità per il territorio, ora senz’altro a nessuno verrebbe in mente di collocare un simile stabilimento proprio qui, in una valle che presenta uno scarso ricambio d’aria e già fortemente penalizzata dalla presenza di una superstrada su cui transitano circa 40 mila veicoli al giorno». Non è solo l’acciaieria a inquinare l’aria di Borgo, dunque? «Certo che no. C’è appunto la Supervalsugana, ci sono i riscaldamenti delle abitazioni, l’usanza purtroppo ancora diffusa tra alcuni cittadini di bruciare nella stufa domestica un po’ di tutto e quella altrettanto dannosa di dar fuoco alle sterpaglie. Qualcuno mi ha anche fatto notare che fino al 1994 presso l’Ospedale S. Lorenzo era in funzione un inceneritore. Non si può escludere che
vi siano stati bruciati anche rifiuti ospedalieri. Tutte queste attività indubbiamente sono inquinanti e in qualche modo producono diossine, ma in tale quadro il “contributo” dell’acciaieria ritengo sia senz’altro preponderante e non da sottovalutare». Con l’entrata in funzione del secondo camino la situazione un po’ però è migliorata? «Direi di sì. Finalmente, dopo trent’anni, si riesce a captare la quasi totalità delle polveri diffuse che altrimenti finirebbero disperse nell’aria. Ma questo accade oggi, con l’acciaieria sottoposta alla custodia giudiziaria. Chi ci rassicura per ciò che è accaduto nei decenni scorsi?». Posto il fatto che l’acciaieria rimarrà aperta, che iniziative pensa di intraprendere a salvaguardia dei cittadini? «Innanzitutto mi batterò per abbassare il limite delle diossine dallo 0,5 nanogrammi per
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BORGO. Nostra intervista al sindaco Fabio Dalledonne
Sul fronte sanitario il dott. Betta ha assicurato che presto partirà un monitoraggio sulla popolazione... «Ben venga. L’iniziativa era stata sollecitata dai sindaci della Valsugana, ma rientra in un progetto più ampio su scala europea. Chi vorrà potrà sottoporsi gratuitamente a dei prelievi ematici per individuare nel sangue eventuali tracce di sostanze inquinanti. Io sarò il
primo a farlo e mi auguro che il mio esempio sia seguito da tanti altri cittadini, nonché dagli stessi operai dell’acciaieria. Come sindaci abbiamo anche ottenuto l’aggiornamento dei dati epidemiologici relativi ai tumori e alle leucemie, senza dimenticare poi la disponibilità dichiarata dalla Provincia ad affiancare ai propri tecnici esperti indicati dai comitati dei cittadini». Tre aspetti importanti quelli appena elencati, che forse a molti sono sfuggiti nell’infervorato incontro pubblico al Palasport... «Certo, si tratta di un passo in avanti e forse è vero che parte dell’uditorio non ne ha compreso fino in fondo la portata, tuttavia ribadisco che il nostro obiettivo a lungo termine rimane quello di proporre un’economia alternativa all’acciaieria». In che modo? «Come modello ho in mente una mini Silicon Valley del Trentino, dove da un lato della piazza vi sia la testa pensante, con uffici di progettazione che diano lavoro ai nostri giovani più brillanti, e dall’altro lato il braccio operativo con aziende all’avanguardia, capaci di operare a livello
«...il nostro obiettivo a lungo termine rimane quello di proporre un’economia alternativa all’acciaieria»
internazionale, creando prodotti di qualità e con il minimo impatto ambientale». Per produrre che cosa? «Stiamo vagliando varie ipotesi. Penso, ad esempio, alla filiera del legno. Non solo con la produzione di pannelli per l’edilizia, ma anche sfruttando il cosiddetto cippato. Abbiamo toccato con mano l’esperienza molto positiva di Güssing, piccolo paese austriaco che fino a poco tempo fa era poverissimo e che ora invece, proprio grazie alla gassificazione del cippato ha risollevato la propria economia e arrestato il processo di emigrazione. Altre ipotesi potrebbero essere le energie alternative o l’alta tecnologia. Siamo ancora
in una fase di studio preliminare e ci vorranno almeno un paio di decenni. Ma, checché ne dicano le analisi dell’APPA, per sanare una situazione fortemente compromessa, anche dal punto di vista del sentimento popolare, si deve progettare qualcosa da zero, dove finalmente scompaiano ciminiere, emissioni secondarie e fumi più o meno sospetti». Intanto però qualcuno fa notare che da quando sono stati tagliati gli alberi lungo la provinciale la struttura dell’acciaieria appare ancora più “ingombrante”... «Gli alberi andavano tagliati perché erano marci e rappresentavano un pericolo. Mi rendo conto che l’acciaieria ora si nota di più, ma questo problema sarà presto risolto in maniera radicale». Come? «Realizzando delle collinette artificiali e nuove piantumazioni che di fatto occulteranno la vista dell’acciaieria e dei suoi camini sia davanti che dietro lo stabilimento. Tali interventi sono stati proposti dall'azienda che provvederà anche a coprirne interamente i costi».
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metro cubo attuale, allo 0,1 che si registra nell’acciaieria di Bolzano. Poi chiederò monitoraggi frequenti. Non mi bastano i controlli semestrali dell’Appa, né tanto meno le autoanalisi trimestrali dell’azienda. Invocherò anche il mantenimento della custodia giudiziaria, perché ritengo che solo in tal modo i Valsuganotti si sentiranno un po’ più tranquilli. Capisco che tali richieste possano suscitare il disappunto della proprietà e anche degli operai dell’acciaieria. Lì dentro ci sono 117 famiglie, fuori vivono le altre 26 mila famiglie valsuganotte, e in qualità di amministratore io ho il dovere di tutelarle contro ogni eventuale pericolo. La salute di un’intera vallata viene prima di tutto».
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STORIA DI COPERTINA
BORGO. L’Acciaieria Valsugana SpA: soddisfazione per i risultati Nella foto a fianco una visione aerea dell'acciaieria di Borgo (foto arch. PAT)
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«...Ora il 99,8% dei rifiuti viene avviato al recupero...»
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a mesi nell’occhio del ciclone, messa sotto accusa da vari comitati di cittadini, da alcuni esponenti politici, dai mass media, nonché da una gran parte dell’opinione pubblica valsuganotta, l’Acciaieria Valsugana Spa ha accolto con soddisfazione l’esito delle analisi realizzate dall’Appa, le quali – si legge in una nota diramata dall’azienda – «non fanno altro che confermare quanto già precedentemente verificato internamente, ovvero che le emissioni si attestano ben al di sotto dei limiti di legge previsti. Tali risultanze certificano perciò che l’insediamento produttivo di Borgo Valsugana sta operando nel completo rispetto delle leggi e dei regolamenti». Sulla scorta di questi dati che le danno ragione, ora l’acciaieria spera che si plachino le polemiche, consentendole di guardare al futuro a garanzia dei propri interessi e di quelli degli operai che lavorano nello stabilimento, anche loro in qualche modo messi sul banco degli imputati per la determinazione dimostrata nel voler difendere, legittimamente, il proprio posto di lavoro. L’azienda - si legge ancora nella nota stampa – «ritiene imprescindibile potersi concentrare sullo sviluppo del piano industriale: serve infatti per superare la perdurante crisi economica e ritrovare da subito la maggiore competitività anche sui mercati internazionali, grazie alla valorizzazione di una produzione qualitativamente elevata. Pertanto l'azienda dichiara
di voler continuare ad essere, nell'ambito di un naturale dialogo con il territorio, «attore primario nel garantire elevati standard di lavoro, per personale e produzione, abbinati al rispetto delle norme sanitarie e ambientali sia all’interno che all’esterno della zona di produzione». A conferma di tale proposito sottolinea «la scelta di investire, recentemente, nel profondo rinnovo dell’impianto di depurazione fumi. Il nuovo impianto, infatti, consente l’aspirazione di circa 1.300.000 Nmc/h (contro gli 800.000 Nmc/ h precedenti). La superficie filtrante è passata da circa 10.000 a quasi 18.000 mq. La temperatura al camino è scesa da circa 90-100° a 50-60°C, mentre le polveri da fumi vengono regolarmente recuperate o smaltite dopo averne recuperato anche i metalli pesanti. Grazie a tali interventi il 99,8% dei rifiuti viene avviato al recupero». Di certo si tratta di un notevole miglioramento rispetto al passato, riscontrabile empiricamente sia a livello visivo che olfattivo. Resta da vedere se l’opinione pubblica si accontenterà di questi risultati o se invece, come è parso di capire nell’incontro pubblico del 10 marzo scorso a Borgo, si aspetta molto di più. L’azienda sottolinea come in tutto questo periodo abbia mantenuto «un atteggiamento riservato, ma nel contempo aperto al dialogo». Quindi dopo la diffusione di queste analisi – conclude l’Acciaieria Valsugana SpA - «difficilmente si potranno comprendere prese di posizione di chicchessia che vadano a collocarsi fuori da questo clima volto al dialogo». (j.g.)
«Stiamo operando nel pieno rispetto delle leggi» L'Acciaieria Valsugana SpA ha accolto con soddisfazione i dati delle analisi e rivendica il proprio ruolo nel creare occupazione, nel rispetto delle norme sanitarie e ambientali sia all’interno che all’esterno della zona di produzione...
In 35 anni, 575 posti di lavoro
«La Acciaieria Valsugana Spa, al fine perseguire il rilancio aziendale, ritiene fondamentale la tutela di quello che univocamente è ritenuto un valore primario per il sistema sociale del territorio e dell’azienda stessa: le risorse umane e di conseguenza i posti di lavoro». Dal 1975 ad oggi presso l’acciaieria di Borgo hanno trovato occupazione oltre 575 lavoratori: il 92% dei quali originari della Valsugana. Attualmente in azienda operano 116 dipendenti dei quali 105, ossia il 90%, originari e residenti della Valsugana; a questi vanno aggiunti 8 operai stranieri, cioè di origine comunitaria/extracomunitaria, che comunque sono residenti sempre in Valsugana, portando la percentuale a quota 98%. Vi sono quindi solo tre impiegati in Acciaieria Valsugana che non sono residenti sul territorio e che provengono da fuori provincia di Trento.
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VALSUGANA. Interventi per i bacini lacustri di Caldonazzo e Levico Terme
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L'architetto Renzo Acler
Veduta aerea dei due laghi
L'architetto Laura Zamboni
Riqualificazione dei due laghi: ecco i progetti preliminari In Alta Valsugana è in fase di progettazione preliminare un ambizioso piano di riqualificazione dei laghi di Caldonazzo e di Levico. Gli architetti Renzo Acler e Laura Zamboni ci spiegano quali sono gli interventi che hanno pensato per il rilancio della zona in chiave turistica e non solo.
la realizzazione dei lavori. Un iter ancora lungo, quindi, e non privo di qualche ostacolo, sul quale però vi sono già molte aspettative per un rilancio in chiave turistica della zona. L’idea di sistemare e di conseguenza di rilanciare questi luoghi dal punto di vista della valorizzazione turistica, economica,
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di Paolo Chiesa l progetto preliminare per la riqualificazione dei laghi di Levico e Caldonazzo per il momento è stato approvato dal comune di Pergine e deve essere ancora valutato dai comuni di Calceranica, Caldonazzo, Levico e Tenna. Solo in seguito all'approvazione dei cinque consigli comunali si potrà procedere alle fasi successive, che saranno la domanda di finanziamento alla PAT, tramite la Comunità di Valle, la progettazione definitiva ed esecutiva e
Qui si realizzerà il percorso pedonale che collegherà San Cristoforo a Valcanover
sociale e ambientale non solo del territorio circostante i due laghi, risale al 2002 con il Programma di sviluppo comprensoriale, che aveva redatto i cosiddetti “Assi strategici” per la riqualificazione, tra i quali erano comprese proposte di intervento sovracomunali e comunali. I progetti sovracomunali comprendevano la riqualificazione delle spiagge del lago di Caldonazzo e di Levico, la riqualificazione agricola delle colline di Tenna e di Levico Terme e la rete sentieristica ciclopedonale. I progetti comunali riguardavano il completamento del progetto della miniera di Calceranica, la valorizzazione della Corte Trapp e la costituzione di alcuni parchi tematici a Caldonazzo, la realizzazione del campo di golf nella zona di Barco di Levico Terme, la riqualificazione della frazione di S. Cristoforo e del centro sportivo CUS, la valorizzazione di Palazzo Crivelli a Pergine Valsugana, del Forte austroungarico e della struttura “Alle Terrazze” di Tenna.
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VALSUGANA. Interventi per i bacini lacustri di Caldonazzo e Levico Terme
Foto A
La riqualificazione delle spiagge Il progetto preliminare di riqualificazione delle spiagge dei laghi di Caldonazzo e di Levico Terme è stato redatto dagli architetti Renzo Acler e Laura Zamboni tenendo conto di progetti già approvati o interventi già realizzati, in modo da creare una “rete” sul territorio omogenea e in costante dialogo. Questo si può ben vedere nell’organizzazione della viabilità e dei parcheggi, nonché nella connessione tra i percorsi pedonali, quelli della rete sentieristica e della pista ciclabile della Valsugana. L’obiettivo fondamentale del progetto è quello di rendere accessibili e percorribili le rive dei due laghi, compatibilmente con la morfologia e la naturalità di alcune parti di territorio. Le strategie adottate per raggiungere questo scopo sono state quelle della riorganizzazione della viabilità, della creazione di percorsi ciclo-pedonali circumlacuali e della sistemazione e dell’arredo di aree che si trovano lungo il tragitto. I due percorsi circumlacuali rappresentano il filo conduttore di una serie di interventi più precisi scelti in quanto estremamente significativi dal punto di vista turistico e ambientale. Laura Zamboni: «Valorizzare l’esistente»
Foto B Foto A • La sistemazione del percorso lungolago sud (lago di Caldonazzo) Foto B • L'area di intervento alla Ca' Rossa (una delle tappe lungo il percorso attorno al lago di Caldonazzo), dove è stata studiata la sistemazione dei terrazzamenti esistenti per la creazione di un teatro all'aperto, utilizzabile normalmente anche come solarium
«Queste aree, già frequentate dai turisti e dai residenti – afferma l’architetto Zamboni - appaiono spesso trascurate e poco valorizzate nonostante le potenzialità di un ambiente lacustre splendido che non ha niente da invidiare a tanti altri paesaggi alpini. Per questo abbiamo pensato a un sistema di arredo urbano economico, modulare e ripetibile, che possa essere inserito in ma-
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I PROGETTI
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VALSUGANA. Interventi per i bacini lacustri di Caldonazzo e Levico Terme
TUTTI AL LAGO!
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I numeri del progetto
Il territorio interessato al progetto “Tutti al lago!” ha dei numeri notevoli, con un’estensione complessiva delle rive dei due laghi di circa 20 chilometri a servizio di una popolazione residente di circa 34 mila persone. A queste si devono sommare i più di un milione e 600 mila turisti annuali la cui presenza si concentra per la maggior parte nel periodo estivo. Il progetto comporterà la sistemazione di circa 24 mila metri quadrati di spiagge sui due laghi con nuovi percorsi e sistemazione di percorsi esistenti per circa 9000 metri lineari e la creazione di oltre 1000 parcheggi volutamente posti lontani dalla fascia lago. Il costo complessivo del progetto è di quasi 17 milioni di euro.
niera integrata in ogni contesto, mantenendo però quel carattere di riconoscibilità dato proprio dalla modularità del sistema. Ogni area è stata poi progettata in specifico, cercando di valorizzare i caratteri propri di ciascun luogo (spazi verdi, spiagge, elementi storici, corsi d’acqua, biotopi), cercando di proporre interventi sempre attenti all’ambiente senza però dimenticare la forte necessità di riqualificazione. Si tratta di valorizzare quello che già il territorio offre: tutti gli interventi proposti sono infatti minimi e molto attenti a preservare i caratteri dei luoghi in cui si inseriscono».
Torretta panoramica per le aree più "delicate" quali canneti e biotopi
macchine lontane dal lago. L’attuale strada di accesso al lago dal centro del paese che d’estate è caotica e trafficata diventerà un percorso pedonalizzato con un deciso miglioramento dal punto
di vista ambientale. Dalla zona del Kinderdorf si potrà accedere alla sponda est del lago, quella costeggiata dalla statale 47, tramite un ponticello vicino alla sorgente del fiume Brenta, per proseguire fino
La rotatoria vicino a Via Andanta, possibile nuovo accesso al Lago di Caldonazzo
alla spiaggia di Tenna. Da li in poi è previsto un percorso vicino alla zona delle gallerie che permetterà di congiungersi con quello attuale che passa davanti alla Cà Rossa. Quindi si potrà passare da San Cristoforo fino alla zona di Canale dove tramite un passaggio di nuova realizzazione si arriverà a Valcanover e tramite la ciclabile fare ritorno a Calceranica. «Va detto - ci spiega l’architetto Acler - che il nostro lavoro sul lago di Caldonazzo verrà ancora più valorizzato quando si realizzerà il tunnel sotto Tenna, per il quale ci dovrebbe essere il progetto definitivo entro il 2012. Quando questo accadrà l’attuale statale 47 diventerà una strada a servizio del lago». Per il lago di Levico è previsto un percorso a nord di congiunzione tra la vecchia via medievale che prosegue oltre la strada dei pescatori in direzione della frazione Visintainer e l’attuale “sentiero degli Gnomi” e la “spiaggia delle Vergini” sulla sponda di Tenna. L’architetto Acler tiene ad evidenziare l’attenzione rivolta a percorsi alternativi lungo le sponde utilizzando gli esistenti percorsi pedonali al di là del biotopo: «verrà rifatto un percorso che gira intorno ai campeggi e si ricongiunge alla spiaggia libera oltre il Lido di Levico. È previsto un parcheggio nei pressi della nuova rotatoria tra via Claudia Augusta, via Traversa Lido e via Brenta che diventerà una testa di ponte verso la zona del lago. In più ci sarà la possibilità in futuro di spostare il parcheggio della spiaggia libera oltre la strada».
Renzo Acler: «Ecco i nuovi percorsi» Con l’aiuto dell’architetto Renzo Acler cerchiamo di capire come si potrà in futuro compiere il giro completo dei due laghi su sentieri ciclopedonali. Per quanto riguarda il lago di Caldonazzo si potrà partire dai parcheggi a servizio della nuova stazione ferroviaria che sorgerà nei pressi della rotatoria di via Andanta (che verrà realizzata su progetto provinciale), così da creare un rapporto tra la viabilità ferroviaria e quella automobilistica con la possibilità di accedere al lago a piedi o in bicicletta. L’intenzione è quella di tenere le
La vecchia via medievale verso Visintainer
La sorgente del Brenta con l'attuale ponticello che il progetto prevede di sostituire con un nuovo ponte di accesso alla sponda del lago a ridosso della Statale 47
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ATTUALITÀ
VALSUGANA. Interventi nell’ambito dell’accordo Trentino-Veneto
L’Intesa passa per la Valsugana
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L’Intesa tra la Provincia autonoma di Trento e la Regione Veneto per i progetti di confine contempla anche cinque interventi ammessi a finanziamento che riguardano, direttamente o indirettamente, alcuni comuni della Valsugana e del Tesino. Un'opportunità di sviluppo e un freno allo spopolamento.
Il presidente della PAT Lorenzo Dellai e il governatore del Veneto Giancarlo Galan
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entre a livello nazionale centrodestra e centrosinistra riescono a litigare su tutto o quasi, nelle aree periferiche si dà vita a delle partnership che travalicano ideologie e colori partitici, ponendo al centro dell’azione politica le esigenze di comunità montane disagiate, messe a dura prova dallo spopolamento, dall’invecchiamento della popolazione e dall’abbandono del territorio agricolo. È il caso dell’Intesa, la partnership che Trentino e Veneto sottoscrissero il 4 luglio 2007 a Recoaro Terme allo scopo di favorire la cooperazione fra i rispettivi comuni di confine, e di cui l’8 marzo scorso, a Vallarsa, si è tenuta la quinta riunione. L’incontro - presieduto dal presidente della PAT Lorenzo Dellai e dal governatore del Veneto Giancarlo Galan, accompagnati da alcuni assessori e da funzionari delle rispettive amministrazioni - è servito soprattutto per fare il punto sul piano operativo 2010. Per l’occasione sono state presentate le opere che – fra tutte quelle proposte da enti pubblici e soggetti privati appar-
tenenti alle aree venete e trentine di confine – sono state ammesse. Dei 30 progetti presentati, 23 sono stati dichiarati ammissibili ma, tenuto conto delle risorse disponibili, quelli finanziati sono stati soltanto 13. In totale i due enti sottoscrittori, Provincia autonoma di Trento e Regione Veneto, hanno stanziato quasi 13 milioni e mezzo di euro (13.404.726,40 € per l’esattezza). «Siamo soddisfatti - ha commentato Dellai - perché questa esperienza è stata per noi molto positiva, è riuscita a valorizzare potenzialità dei nostri territori che rischiavano di non emergere in un momento in cui è alta la preoccupazione per la tenuta economica e sociale delle nostre zone di montagna. Ma registro anche un un valore aggiuntivo a questo accordo, un valore che si misura sul piano politico istituzionale, e che rinforza lo spirito di collaborazione e di amicizia. I risultati ci dicono che abbiamo scelto la strada giusta, quella del reciproco rispetto, della condivisione, e il fatto che anche fra singoli comuni siano poi maturate le condizioni per specifici progetti ne è un esempio concreto». «Questa pagina scritta assieme a Dellai - ha commentato il governatore Galan - è certamente una delle
pagine più belle e più utili e credo proprio che questa collaborazione continuerà. Non ho mai sentito critiche, anche se lo scontro è stato vivace. Del resto ricordo che questa vicenda è nata per cercare di dare una risposta a quei comuni che cercavano nella secessione la risposta ai loro problemi. Si dovevano trovare altre forme e le abbiamo trovate, anticipando una strada, ed è per questo che dico ai trentini “bravi”, a proposito dell’accordo con il Governo sul Federalismo fiscale». Tra gli interventi ammessi a finanziamento ve ne sono cinque che, direttamente o indirettamente, riguardano alcuni comuni della Valsugana e del Tesino. Eccoli nel dettaglio.
Dorsale multifunzionale Il progetto prevede la realizzazione del tratto dorsale multifunzionale Laghetto di Roana – Asiago - Gallio; la realizzazione del tratto dorsale multifunzionale Luserna-Carbonare (Comune di Folgaria); la realizzazione nell’area centrale dell’ambito, nel Comune di Rotzo, di un sistema di percorsi ad anello per la mobilità dolce estiva (mountain-bike, passeggiate, nordic walking) e invernale (sci di fondo, ciaspole, sci escursionismo, ecc.); la sistemazione delle strutture di supporto della Malga Costesin in comune di Luserna e Malga Camporosà in Comune di Rotzo e il percorso ad anello tra il Passo Sommo – San Sebastiano e Tezzeli in Comune di Folgaria. Il progetto, che si trova nella fase preliminare, è stato proposto dal Comune di Folgaria, prevede la partnership di altri due comuni trentini (Lavarone e Luserna) e di tre comuni vicentini (Asiago, Gallio, Rotzo). Il costo è di 4.980.300,00 euro, di cui 4.731.285,00 finanziati dalla PAT.
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VALSUGANA. Interventi nell’ambito dell’accordo Trentino-Veneto
Il progetto riguarda l’ampliamento del Golf Club di Asiago mediante la realizzazione di una Golf Academy. Tale struttura sarà dotata di un campo pratica di lunghezza di 220 m. con piazzole coperte e destinate alla scuola golf, di 4 nuove buche e di alcune strutture accessorie (impianto di irrigazione, invaso naturale ecc.). Il progetto ha l’obiettivo prevalente di fornire un servizio complementare all’attuale offerta turistica dell’Altopiano e dei comuni transfrontalieri, che potranno trarre beneficio dalla realizzazione della Golf Academy in quanto sarà in grado di attirare un numero cospicuo di turisti. Il progetto, che si trova nella fase preliminare, è stato proposto dal Golf Club Asiago S.p.A, prevede la partnership dei comuni di Asiago e di Lavarone, e costerà 946 mila euro di cui 500 mila finanziati dalla PAT.
Punto accoglienza per cicloturisti Il progetto prevede la realizzazione di due punti di accoglienza per cicloturisti, con punto informativo e vendita di prodotti tipici locali uno a Castello Tesino in località Casolin
Sistema fortificato di Primolano
L'interno del sistema fortificato delle Scale di Primolano della Tagliata
e l’altro a Cesiomaggiore in località Busche (Bl), al fine di valorizzare il punto di arrivo di percorsi ciclo-turistici del basso feltrino (pista ciclabile di Vas) e del territorio di Mel e del Tesino (punto fondamentale del passaggio della pista ciclabile della Via Claudia Augusta). Il progetto contempla, inoltre, la promozione di realtà produttivo-commerciali esistenti (cooperative, consorzi, pro loco ecc.) attraverso idoneo marketing pubblicitario che garantirà la giusta visibilità ai prodotti locali. Il progetto, che si trova in fase preliminare, prevede la partnership dei comuni bellunesi di Cesiomaggiore e Lamon, e il comune di Cinte Tesi-
Il progetto prevede il recupero, la messa in sicurezza, la visitabilità e la messa in rete con le altre fortificazioni del territorio del sistema fortificato delle Scale di Primolano della Tagliata della scala, ottocentesca opera di sbarramento italiana sul confine per controllare l’importante arteria tra la Valsugana, il Feltrino e il Primiero, al fine di renderla fruibile valorizzando il territorio dal punto di vista turistico. Si tratta di un’opera che si colloca nel mezzo fra due importanti opere storiche già recuperate: il Trincerone di Grigno e il Covolo di Butistone a Cismon del Grappa. In particolare, l’intervento prevede il recupero della Tagliata delle Fontanelle e della Fuciliera coperta attraverso interventi di pulizia e disboscamento mirato, consolidamenti (cinta muraria esterna, fossato di difesa e nucleo centrale della Tagliata delle Fontanelle, della pavimentazione interna della Fuciliera coperta), interventi di messa
in sicurezza dei manufatti, realizzazione dell’impianto di illuminazione alimentato da un impianto fotovoltaico. Il progetto proposto da Attilio Gheller - Cismon del Grappa (VI) vede la partnership dei comuni di Cismon del Grappa e di Grigno. Il costo ammesso al finanziamento è di 579.470,50 euro.
Sistemazioni viarie L’intervento ha la funzione di migliorare il collegamento viabilistico in ambito montano tra la provincia di Belluno e il Tesino in Provincia di Trento. Il progetto prevede interventi puntuali nell’ambito di 20,559 Km di lunghezza delle due strade tali da migliorare la transitabilità e la sicurezza veicolare che possono essere riassunti in: adeguamento puntuale della piattaforma stradale anche mediante escavazioni, messa in sicurezza, mediante posa di guardrail a valle del tracciato; ripristino, sistemazione e asfaltatura del piano viario ove degradato e sconnesso. Il progetto, che si trova al livello di studio di fattibilità, vede come partner i comuni di Arsiè (Bl) e Castel Tesino. Il contributo richiesto dal soggetto proponente, la provincia di Belluno, era pari a 2.437.500,00 euro ma il finanziamento concesso sarà parziale per esaurimento delle risorse.
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no. Il costo dell’intervento è stimato in 715 mila euro. Trattandosi di interventi strutturali realizzati da due soggetti, gli attuatori sono entrambi i proprietari degli immobili coinvolti.
Golf Academy di Asiago
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FOCUS
PERGINE. Presto il nuovo teatro, mentre il primo risale al 1771
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Le commedie dei paesani
La nuova sede del teatro di Pergine
Pergine, il teatro nella storia Ultimato nel 2009 il contenitore, ora con gli oltre 5 milioni di euro stanziati dalla Provincia Autonoma di Trento si provvederà al contenuto: poltroncine, strumentazione di scena, impianto luci e impianto acustico. Il nuovo teatro di Pergine Valsugana sarà pronto nel 2012. Risalgono invece a quasi trecento anni fa le prime rappresentazioni teatrali sulla piazza perginese... Il nuovo teatro Nella migliore delle ipotesi i perginesi dovranno attendere i primi mesi del 2012 prima di veder alzarsi il sipario del nuovo teatro comunale di piazza Garibaldi. Ma perlomeno, dopo lo stop dell’anno scorso dovuto alla mancanza di finanziamenti, i lavori ora potranno riprendere grazie al contributo di oltre 5 milioni di euro concessi recentemente dalla Provincia autonoma di Trento. Denaro che servirà per la sistemazione interna della struttura, nello specifico per la pavimentazione in legno, i rivestimenti in marmo, gli impianti termici, l’insonorizzazione, l’acquisto e la collocazione delle 474 poltroncine destinate alla platea, nonché per tutta la strumentazione di
scena necessaria e le indispensabili attrezzature tecniche quali l’impianto acustico e quello di illuminazione. Pergine, una “piazza” importante La passione per il teatro a Pergine Valsugana ha radici molto lontane, tanto che fin dal Settecento l’importanza di questa piazza fu inferiore solo alle città di Trento e di Rovereto. In quell’epoca Pergine era ancora un piccolo borgo che contava appena 1.480 anime, cifra ben lontana dagli attuali 20 mila abitanti, ma già si distingueva per la popolarità che riscuotevano gli spettacoli teatrali messi in scena sia da professionisti, le cosiddette Compagnie di giro provenienti da fuori regione,
sia da improvvisate compagnie amatoriali della zona. In quel tempo al teatro veniva riconosciuto un ruolo socioculturale talmente forte che era addirittura inserito nei programmi scolastici, con un repertorio che
Sull’attività teatrale perginese nel corso del ‘700 appare illuminante un’annotazione di Padre Angelo Maria Zatelli che nel suo Diario il 13 settembre 1774 scriveva: «Sabbato, e ieri sera si sono fatte le comedie dai Paesani, che avanti tre anni hanno eretto un Teatro permanente con gran dispendio di alcuni associati, restando ancor molti debiti da soddisfarsi. Per questo si fano pagare tre carentani per testa e di più dagli forastieri, ma dificilmente verranno all’intiero pagamento, perché il danaro, che si riscuote, deve per la maggior parte impiegarsi nelle spese ordinarie, che in quel giorno si fanno».
andava dalle commedie alle tragedie di argomento sacro. Le prime rappresentazioni teatrali Dal 1731 in poi i “Libri dei decreti dei Sindaci” riportano con una certa regolarità i permessi rilasciati agli artisti per potersi esibire a Pergine, ma l’autorizzazione poteva essere concessa anche dall’Ufficio capitanale di cui purtroppo non ci è giunto l’archivio. Pertanto è arduo stabilire quando e quale sia stata, in assoluto, la prima rappresentazione teatrale nell’area del perginese. Di certo sappiamo che il 28 ottobre 1731 tale Lodovico Buongiovanni, di professione comico, chiese ed ottenne il permesso di intrattenere il pubblico di questo borgo. La controversia con il principe
Particolare del nuovo teatro
Per poter mettere in scena i propri spettacoli le Compagnie teatrali erano tenute a versare una percentuale alla Comunità. Una sorta di tassa, di cui però non conoscia-
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PERGINE. Presto il nuovo teatro, mentre il primo risale al 1771
Il primo teatro risale al 1771 Sarà forse un caso, ma la disputa con il principe-vescovo insorse proprio l’anno dopo che Pergine si era dotato del suo primo teatro permanente, la cui costruzione risale all’autunno del 1771. Dalle fonti archivistiche sappiamo che era ospitato nella casa di un certo Job il quale, per 30 fiorini all’anno, lo concedeva in gestione ai Nobili Dilettanti As-
Non solo a teatro
Pergine negli anni Venti
sociati capeggiati dall’avvocato Giuseppe Leporini. Il biglietto d’ingresso agli spettacoli oscillava tra i 3 e i 6 carentani, i forestieri pagavano di più dei perginesi, mentre i 13 consiglieri civici entravano gratuitamente. L’accordo prevedeva inoltre che questa struttura venisse utilizzata anche dall’associazione “la gioventù studente”, che a conclusione di ogni anno scolastico era solita mettere in scena una rappresentazione teatrale, nonché dalle varie compagnie girovaghe che di tanto in tanto giungevano sulla “piazza” di Pergine.
In quel periodo a Pergine le rappresentazioni teat rali, a seconda del genere, venivano ospitate anche in luoghi diversi dal teatro: le osterie e gli spazi all’aperto, ad esempio, erano f requentati da saltimbanchi e giocolieri; in un teatrino di legno si allestivano commedie, tragedie e opere buffe, mentre nei saloni dei palazzi nobiliari, in primo luogo quello della famiglia Ippoliti, si presentavano le cosiddette accademie musicali. Gli altri teatri Sembra che sul finire del XIX secolo quel primo teatro perginese andò distrutto, tanto che il 28 luglio 1795 la compagnia dei Dilettanti presentò la richiesta di costruire una nuova struttura. In questo caso, però, la Comunità negò il permesso. Le rappresentazioni comunque continuarono in vari luoghi del borgo. Un vero e proprio teatro trovò poi posto nell’oratorio perginese, costruito nel 1883. Dopo vari interventi nel corso del Novecento, il Teatro don Bosco è tuttora attivo. (j.g.)
Un proclama del sindaco contro i forestieri «D’ordine del Nob.e ed Ecc. mo Sig.r D.re Francesco Carli Sindico della Nob.e Comunità di Pergine, alla di cui notizia essendo giunto, come certi Forastieri abbino il temerario ardire di rappresentare al Pubblico in privato certi Spettacoli, e giuochi senza la previa partecipazione, e licenza ottenuta da questa Nob. e Comunità, cui competisce la ragione di accordare tale facoltà, perciò volendo opportunamente provvedere a tal disordine, salva ragione di procedere contro quelli [...] seriamente comanda a tali Forastieri, che indilatamente a vista del presente debbano disistere dal rappresentare in privato tali spettacoli, e giuochi, né ardiscano in avvenire sotto alcun titolo, o pretesto fare, e rappresentare senza l’espressa licenza d’essa Nob.e Comunità simili giuochi, e spettacoli privatamente, ed a Orsola ved.va Marcona Ostessa di concedere a quelli il comodo in rappresentarli in sua Casa sotto le pene rigorosamente dalla Nob. e Comunità cometentemente da stabilirsi». Libro dei Decreti dei Sindaci, Addì 23 maggio 1763
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mo l’entità, alla quale i perginesi tenevano molto se è vero che nel 1772 avviarono una controversia legale con il principe-vescovo di Trento il quale intendeva riservare a sé il diritto di rilasciare le licenze per gli spettacoli, adducendo quale giustificazione che vi erano dei disordini dovuti alla «troppa frequenza dei Comici, che s’introducono in questo Borgo a recitare». La replica dei perginesi fu la seguente: «La Comunità di Pergine ha sempre goduto dell’immemorabile possesso, e consuetudine di negar o di permettere la licenza di rappresentare spettacoli in luoghi rinserrati, con permettere eziandio loro di riportare da quelli, che intervengono a quelli, qualche minuta mercede».
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TESINO. Inaugurato il nuovo Osservatorio Astronomico
Dal Celado adesso si guarderà lo spazio Dopo un'attesa durata una decina d'anni, il 20 marzo scorso in Tesino è stato finalmente inaugurato il nuovo Osservatorio Astronomico di Celado. Una struttura costata 800mila euro, di cui 180mila solo per il telescopio che è il quinto più potente d’Italia. Da qui ora si potranno studiare stelle, pianeti, corpi celesti e fotografare oggetti distanti anche 1 miliardo di anni luce.
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di Armando Munaò finalmente, dopo circa 10 anni di st udi, at tese ed aspettative, il 20 ma r zo scor so è arrivato il giorno dell’inaugurazione del nuovo Osservatorio Astronomico del Celado (in Tesino a quota 1260). Un taglio del nastro che ha gratificato politici e amministratori locali e principalmente Giancarlo Favero, presidente dell’Unione Astrofili Tesino e Valsugana e neo direttore dell’Osservatorio che per primo ha voluto questa struttura mettendo le basi per la sua costruzione. «La realizzazione del nostro progetto – ci precisa infatti Favero – la si deve non solo all’allora sindaco di Castello Tesino, Ivan Boso, che nel suo programma ne aveva inserito la costruzione, e alla Provincia, ma
anche alla volontà dell’Unione Astrofili Tesino e Valsugana di concretizzare una struttura che fosse in grado di soddisfare le esigenze di studenti, residenti e appassionati, contribuendo nel contempo allo sviluppo socioeconomico della zona, in quanto richiamo e attrattiva per studiosi e amatori». «Con questa inaugurazionecontinua Favero – il sogno che perseguivo da oltre 30 anni si è avverato. Ed oggi mi auguro che questo Osservatorio diventi veramente un centro di attrazione non solo per gli studiosi e ricercatori, ma anche per la popolazione residente e per tutti quei turisti che sceglieranno di trascorrere le loro ferie in Tesino. Non di rado in queste zone si ha una certa difficoltà a confrontarsi con l’esterno e quindi la scienza, o meglio l’astronomia con annessi e connessi, dovrebbe riuscire ad aprire per tutti – donne, bambini e anziani - nuovi
Giancarlo Favero, presidente dell’Unione Astrofili Tesino e Valsugana e direttore dell'osservatorio
orizzonti e nuove modalità di socializzazione». E quanto importante sia questa struttura, lo ha anche sottolineato il direttore dell’Osservatorio di Padova e Asiago Enrico Cappellaro che nel suo intervento, oltre a sottolineare la validità dell’Osservatorio del Celado,
ha rimarcato come per effetto delle caratteristiche “tecniche” sarà in grado di contribuire alla ricerca e allo studio dello spazio, migliorando e integrando le pubblicazioni scientifiche che ne potranno derivare, specialmente quelle nel campo delle stelle variabili. «L’astronomia – ha detto – è una scienza particolare, oserei dire “strana” che ha bisogno di Osservatori come questo all’interno dei quali operano veri dilettanti che non sono condizionati se non dalla voglia e dal desiderio di operare solo e solamente per il bene della ricerca». Di particolare significato è stata poi la presenza del dr. Arne Henden, direttore della A.A.V.S.O (l’associazione americana che studia le stelle variabili), arrivato apposta dall’America per presenziare all’inaugurazione e per rendere omaggio alla dott.ssa Janet Akiüz Mattei alla cui memoria è stato dedicato il telescopio.
ATTUALITÀ
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TESINO. Inaugurato il nuovo Osservatorio Astronomico
L'Osservatorio visto da ovest
Veil Nebula NGC 6992, immagine scattata col telescopio dal costruttore Philipp Keller della Astrooptik
L’Osservatorio Astronomico del Celado è stato costruito secondo i moderni dettami che regolano la realizzazione di tali strutture, le quali devono essere complete ed integrate da tutto ciò che serve per l’osservazione, per le discussioni scientifiche e per lo studio. Al pianterreno l’edificio contiene un’aula con 30 posti a sedere per dibattiti, discussioni e approfondimenti. Al primo piano si trovano i servizi igienici, una biblioteca, una camera oscura e una segreteria. Al secondo piano c’è un ripostiglio e la stanza dei computer dedicati al controllo del telescopio e della cupola. La cupola di 7 metri di diametro che si trova all’ultimo piano contiene il telescopio. Tutto l’edificio è accessibile ai portatori di handicap mediante un ascensore e un montascale che
consentono loro di raggiungere il telescopio. L’osservatorio può ospitare contemporaneamente fino a 60 persone, sistemandone 30 nell’aula, dove assistono a una proiezione, mentre altri 30 visitano gli altri piani della struttura. Dopo un’ora i due gruppi si scambiano. È previsto un numero minimo di visitatori, non raggiungendo il quale la visita non è possibile in quanto economicamente non conveniente. L’Osservatorio, infatti, volendo essere il più possibile autosufficiente ha stabilito un biglietto d’ingresso, differenziato a seconda dell’età dei visitatori: 2 euro per gli alunni delle scuole elementari; 3 euro per le scuole medie; 4 euro per le superiori e 5 euro per gli adulti. Sarà possibile affittare il telescopio per una intera notte al prezzo di 25 euro. (a.m.)
Gli strumenti
In merito agli strumenti specifici e tecnici per lo studio delle stelle e dello spa zio l’Osservatorio contiene: un riflettore in montatura Newton, di 80 cm di diametro e 334 cm di focale, per un F/D di 4,2. È dotato di 6 posizioni focali dove potranno essere sistemati, alcuni stabilmente altri temporaneamente, i seguenti accessori: una camera CCD per immagini del cielo profondo; una webcam per riprendere la Luna e i pianeti; una camera CCD di alta sensibilità, per l’osservazione remota di Luna, pianeti, galassie e nebulose; uno spettrografo per lo studio della composizione delle stelle e dei loro movimenti; vari oculari per l’osservazione visuale; un rifrattore di diametro 150 mm e 1200 mm di focale dedicato all’osservazione diurna del Sole (con filtro in Mylar) e di Luna, Mercurio e Venere; un telescopio per osservare il Sole in luce dell’idrogeno (H-alfa); un telescopio da 60 mm di diametro per fotografare ampie regioni del cielo. (a.m.)
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L'OSSERVATORIO NEL DETTAGLIO
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ATTUALITÀ
FOCUS. L'universo è un tema che affascina sempre molte persone
Viaggio nelle curiosità spaziali
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L’anno luce L’anno luce è un’unità di misura a cui in astronomia si fa frequentemente ricorso: esso corrisponde alla distanza che la luce percorre in un anno viaggiando alla velocità di 300.000 km al secondo. Un anno luce cor risponde a circa 10 mila miliardi di chilometri. Il parsec invece è l’altra unità di misura e corrisponde a 3,26 anni luce. Luce da Luna, Sole e Stelle La luce che proviene dalla Luna impiega poco più di un secondo per giungere sulla Terra mentre quella del Sole impiega circa otto minuti. La luce che ci giunge dalle stelle può impiegare centinaia o anche migliaia di anni per coprire lo spazio che ci separa da esse. La Stella Polare, ad esempio, si trova a trecento anni luce di distanza, e la sua luce impiega quindi trecento anni per giungere fino a noi. Andromeda, la nostra vicina Le galassie sono ancora più lontane. Andromeda, che è la galassia di grandi dimensioni più vicina alla Terra (ed è anche il corpo più lontano che si riesca a vedere ad occhio nudo), dista da noi un paio di milioni di anni luce; quindi, oggi, la vediamo come era due milioni di anni fa. Chissà quante cose sono cambiate in Andromeda dal giorno in cui da essa partì la luce che solo ora giunge sulla Terra! Ci sono galassie osservabili anche
a distanze di 10 o 12 miliardi di anni luce. Alcuni anni fa è stato accertato che nello spazio esistono corpi celesti distanti circa 500 miliardi di anni luce.
L’Universo, 15 miliardi di anni Secondo i calcoli dei cosmologi, l’Universo dovrebbe avere un’età di circa 15 miliardi di anni; prima
di quel tempo non vi era nulla. Pertanto, la luce che fosse partita dagli oggetti celesti che costituivano l’Universo appena nato, dovrebbe arrivare sulla Terra dopo aver compiuto un viaggio durato 15 miliardi di anni. L’Orizzonte Cosmico dista dunque da noi 15 miliardi di anni luce. Le galassie, ammassi di stelle Le Galassie sono ammassi di stelle tenute insieme dalla loro mutua attrazione gravitazionale, con una distinta identità che rende diversa ogni galassia dalle altre. Le più piccole galassie conosciute sono galassie nane, relativamente vicine, contenenti “solo” 100 mila stelle, meno che in un tipico ammasso globulare, mentre la più massiccia galassia conosciuta, la gigantesca ellittica M87, contiene 3.000 miliardi di masse solari, 15 volte di più della nostra stessa Galassia.
Il rapporto tra le varie grandezze delle stelle
Il sistema solare
La Via Lattea La nostra Via Lattea è composta da alcune centinaia di miliardi di stelle e ha un diametro di circa 200mila anni luce. La dimensione delle stelle Le stelle presenti nell’universo hanno dimensioni che sono comprese in un intervallo molto vasto: le più piccole possono avere dimensioni dell’ordine di qualche chilometro, mentre le più grandi possono arrivare ad estendersi fino alle dimensioni del nostro sistema solare, cioè queste stelle potrebbero contenere il sole con tutti i nostri pianeti. (a.m.)
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NICA ANTICA C TE A N U I: G G A U T TA OCI LA PELLE PRIMO SOLE, SALVIAM A A TAVOLA DIFENDIAMO LE OSS O LE ALLERGIE TR N O C A IN S 'A D E T LAT CADUTA CAPELLI: STOP ALLA BIO A TAVOLA SEMPRE PIÙ
Le informazioni riportate negli articoli hanno unicamente un fine illustrativo. Non sono pertanto riferibili né a prescrizioni né a consigli medici.
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TATUAGGI UNA TECNICA ANTICA Tre sono le principali tecniche per effettuare il tatuaggio: ad ago, solare e all’henné. Un’usanza, quella di decorare il proprio corpo, molto antica nonché diffusa in tutti i Paesi del mondo e oggi anche di gran moda come stanno a testimoniare i tanti personaggi famosi (attori, cantanti, sportivi) che sfoggiano uno o più tatuaggi sulla loro pelle.
Si tratta di una tecnica di decorazione del corpo nobile e molto antica, eppure nella società moderna è stata accolta per tanto tempo con una certa diffidenza. Stiamo parlando dei tatuaggi, fino a qualche decennio fa considerati un po’ trasgressivi, prerogativa di marinai ed ex galeotti, oggi invece pienamente accettati e di gran moda presso ogni classe sociale, tanto che li vediamo apparire in tutto il loro splendore sulla pelle di personaggi famosi (cantanti, attori, sportivi), nonché di studenti modello, tranquille mamme e casalinghe, irreprensibili impiegati e affermati manager. L’arte di tatuare il proprio corpo, come detto, risale alla notte dei tempi se è vero che anche la Mummia del Similaun, databile al 3300 a.C. circa, presenta dei tatuaggi seppur, a quanto sembra, per ragioni terapeutiche e non prettamente estetiche. I tatuaggi erano molto in voga presso gli Egizi e in seguito nell’antica Roma dove però, nel IV secolo d.C., furono messi al bando dall’imperatore Costantino convertitosi al cristianesimo, religione che non tollerava tale usanza. Il che appare davvero
Un tattoo maori
Tatuaggio all'henné
Tatuaggio tradizionale giapponese
paradossale, perché i primi cristiani delle catacombe avevano affermato la loro appartenenza al nuovo culto proprio attraverso tatuaggi di natura religiosa e così avrebbero fatto, nel corso del Medioevo, i pellegrini diretti nei più noti santuari dell’epoca, come ad esempio quello mariano di Loreto. La religione musulmana, invece, non consente i tatuaggi permanenti, pertanto presso i popoli arabi si sono affermati i cosiddetti tatuaggi all’henné che si ottengono applicando sulla pelle un impasto a base di henna, pigmento di color rosso-amaranto ricavato dalla pianta della “Lawsonia inermis”. Poi vi è il tatuaggio solare, che si forma applicando sulla pelle una sostanza fotoimpermeabile da rimuovere dopo l’abbronzatura, in modo tale che si formi un disegno di colore chiaro. Tuttavia la tecnica più conosciuta è senz’altro quella ad ago, che permette di realizzare sulla pelle dei disegni temporanei o permanenti a seconda della miscela d’inchiostro utilizzata.
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Esistono due tipi di sostanze in grado di proteggere la pelle dai raggi solari: il primo è dato dai filtri chimici, che modificano, “ammansiscono”, appunto chimicamente, i fotoni, avvalendosi di diversi meccanismi. Il secondo tipo è costituito invece dai filtri fisici, che bloccano materialmente gli ultravioletti, impedendogli di penetrare nella cute. I primi risultano sicuramente più gradevoli, meglio accettabili, dal punto di vista cosmetico, perché sono trasparenti: ma è proprio per questo che i raggi solari vi passano attraverso, entrando, sia pure chimicamente mutati, nella pelle. I secondi contengono materiali invece opachi, forse “brutti” cosmeticamente, come l’ossido di zinco, il biossido di titanio, il talco (tutte sostanze naturali, come si vede), ma realmente in grado di fermare alla superficie della cute gli ultravioletti. La maggior parte dei “solari” è a base di una combinazione di filtri chimici. Solo i cosiddetti “blocchi solari” contengono, oltre a filtri chimici, appunto anche le “barriere fisiche” opache. Il consiglio è quello di usare, nei primi tempi dell’esposizione, un “fattore di protezione” abbastanza alto, in
proporzione al proprio fototipo, abbassandolo poi a mano a mano che la cute si pigmenta (le creme solari non impediscono in alcun caso la pigmentazione, cioè l’abbronzatura). Se la pelle è particolarmente sensibile al sole (per esempio se si soffre di dermatite cronica) bisogna però ricorrere alle difese totali (ossia ai “blocchi solari” opachi). Indipendentemente dal grado di protezione che offrono, i “solari” vanno scelti tuttavia anche secondo la “qualità” della pelle. Mai applicare, per esempio, su una cute
Se la pelle è particolarmente sensibile bisogna ricorrere alle difese totali
Nei primi giorni di esposizione, usare un fattore di protezione alto
grassa o acneica preparati troppo untuosi o oleosi (meglio i gel o le emulsioni leggere). I prodotti grassi vanno riservati alle zone meno idratate (come le gambe o le braccia); se poi la pelle è facile alle irritazioni e alle allergie, è meglio scegliere sempre “solari” privi di profumazione. Mai e poi mai applicare, al sole, sostanze di cui non si conosca esattamente la composizione. Lo stesso dicasi per le creme dell’anno scorso poiché, essendo presumibilmente già state al caldo, possono essersi degradate e quindi risultare poco efficaci.
Con l'arrivo della primavera la voglia di esporsi ai primi tepori del sole, dopo i lunghi mesi invernali, spesso è davvero irrefrenabile, tanto che sovente capita di scottarsi la pelle, specialmente se si ha un fototipo basso, cioè se si è molto sensibili ai raggi ultravioletti.
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AL PRIMO SOLE, SALVIAMOCI LA PELLE
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L'osteoporosi è una malattia molto diffusa soprattutto fra le donne dopo la menopausa. Nei casi più gravi la moderna tecnologia mette a disposizione materiali biocemarici riassorbibili, ma per prevenire l’indebolimento delle ossa possiamo fare molto già a tavola, adottando un regime alimentare il più vario possibile, scegliendo determinati cibi ed evitandone altri.
DIFENDIAMO LE OSSA A TAVOLA Una malattia molto frequente nelle donne, specialmente con il raggiungimento della menopausa, è l’osteoporosi, un processo di indebolimento dello scheletro dovuto a una diminuzione di calcio nelle ossa. La scienza sta facendo molto in questo campo. L’Imcb-Cnr di Napoli, infatti, ha recentemente sperimentato un nuovo materiale composito. «Il dispositivo, costituito da un polimero sintetico e materiale bioceramico riassorbibile - spiega Luigi Ambrosio dell’Imcb-Cnr di Napoli - è iniettabile mediante tecniche chirurgiche o vie d’accesso anatomiche mini invasive. La solidificazione avviene in pochi minuti, compatibilmente con i tempi della chirurgia, colmando il difetto osseo e stimolando la rigenerazione. Una volta riassorbito, infatti, il materiale promuove il processo di rigenerazione del tessuto osseo riparando così fratture che presentano tempi lunghi di recupero o riempiendo cavità dovute a interventi chirurgici particolarmente demolitivi». Tuttavia per prevenire l’osteoporosi molto possiamo fare anche noi e in maniera del tutto naturale. Innanzi-
tutto è opportuno adottare un corretto regime alimentare, cioè molto vario. È risaputo che la vitamina D sia preposta all’assorbimento e alla regolazione del tasso di calcio. Noi la produciamo naturalmente esponendoci al sole, ma la possiamo anche introdurre nel nostro corpo mangiando uova, aringhe e salmone. Inoltre l’assimilazione di calcio è favorita dal silicio, un minerale che ritroviamo in alimenti come piselli, scalogno, cipolla, aglio, pane integrale e mele. Altri alimenti consigliati per chi soffre di osteoporosi sono latte, yogurt e formaggi (però con moderazione per l’alto contenuto proteico e di colesterolo), ma anche cavolfiori, cereali semin-
Il salmone è molto ricco di vitamina D
Latte, una delle migliori fonti di calcio
Il silicio contenuto nei piselli facilita l'assimilazione del calcio
tegrali, carni bianche, fragole, nonché tutti i frutti da mangiare con la buccia, quindi rigorosamente biologici. Assolutamente da evitare, invece, alcolici, carni rosse, zucchero bianco e cibi che contengono molto acido ossalico (come cacao, spinaci e coste) o acido fitico che si trova nella parte più esterna dei cereali. Come bevande è ottimo il tè verde, mentre sarebbe preferibile evitare il caffè poiché la caffeina causa perdite di calcio.
LATTE D'ASINA
PER LA PELLE E CONTRO LE ALLERGIE Il destino di questo animale sembrava ormai segnato e invece può rappresentare una grande risorsa sia in chiave alimentare che cosmetica. Stiamo parlando dell’asina e del suo latte, gradevole al palato, leggermente dolce, ricco di calcio e lisozima (potente antibatterico e antivirale) e con bassissimo contenuto in grassi. Un prodotto ottimo sia per coloro i quali soffrono di intolleranze alimentari, sia per chi cerca una crema contro l’invecchiamento della pelle. In Italia nascono ogni anno circa 15mila bambini con allergie gastrointestinali dovute a intolleranza al normale latte di mucca e, per quelli che non possono essere allattati al seno, il latte d’asina che ha caratteristiche simili a quello materno rappresenta una valida alternativa per non far mancare un nutrimento essenziale alla crescita. Il latte d’asina è un vero e proprio farma-food che risolve i problemi delle intolleranze al latte vaccino nell’età neonatale, ma l’elevato contenuto in calcio lo rende estremamente utile tanto per gli anziani affetti da osteoporosi che per le donne in menopausa. Per le positive proprietà distensive della pelle dovute
anche in cosmetica sotto forma di crema da giorno e da notte, come crema corpo utilizzata nei massaggi, come shampoo che rende i capelli luminosi e più robusti e voluminosi, ma anche come sapone detergente. Già ai tempi dell’antica Roma, infatti, il latte d’asina era conosciuto per le sue proprietà contro le malattie e l’invecchiamento Il latte d'asina è un prodotto ottimo per coloro i quali della pelle tanto che uomini e soffrono di intolleranze alimentari donne di alto lignaggio erano soliti lavarsi nel latte d’asina (lac asininum), come usavano fare Cleopatra e Poppea consorte di Nerone. Siamo di fronte a una pluralità di destinazioni che rendono meno pesante l’impossibilità di utilizzare il latte d’asina per realizzare latticini e formaggi per l’insufficiente presenza di caseina, mentre si possono realizzare ottimi yogurt e dolci, dai budini alle fette biscottate, dai biscotti ai panettoni e ogni tipo di dolce a base di latte. Numerosi i prodotti a base di latte d'asiLe razze italiane particolarmente na contro l'invecchiamento della pelle idonee alla produzione di latte d'asina anche all’alto contenuto di lisozima – spiega la Coldiretti - sono l’Amiatina e conosciute ed esaltate nel corso (Toscana), Martina Franca (Puglia) e dei millenni, il latte d’asina è richiesto Ragusana (Sicilia).
Contiene pochi grassi, tanto calcio e lisozima (potente antibatterico e antivirale). Il latte d’asina è un ottimo prodotto sia per chi soffre di intolleranza al latte, sia per chi vuole prendersi cura del proprio corpo con creme specifiche anti invecchiamento. Un piccolo “segreto”, quello del latte d'asina, già conosciuto dall’affascinante Cleopatra e da Poppea, dissoluta moglie dell’imperatore Nerone.
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A TAVOLA POSSIAMO FARE MOLTO PER SODDISFARE ANCHE LE ESIGENZE DEI NOSTRI CAPELLI
Di solito ce ne accorgiamo solo quando li laviamo e talvolta la cosa ci preoccupa oltremodo. Da una parte per un fattore prettamente estetico, dall'altra perché temiamo che possa essere indice di uno stato di malessere del nostro corpo. Stiamo parlando della caduta dei capelli, una problematica che ormai affligge sia gli uomini che, in maniera crescente, le donne. Non sempre, tuttavia, è il caso di farne un dramma. Infatti in testa abbiamo circa 100 mila capelli e ogni giorno ne perdiamo in media tra i 50 e i 150. Si tratta di una caduta da considerarsi normale, che quindi non necessita di particolari interventi se non la semplice cura della cute e l’uso di prodotti cosmetici di buona qualità. Diversi, invece, sono i casi in cui compaiano dei diradamenti ben definiti o i capelli cadano a ciocche. Se ciò dovesse capitare è bene rivolgersi subito a uno specialista per poter affrontare il problema... alla radice. I motivi della caduta dei capelli possono essere davvero tanti. Spesso la colpa è dello stress, ma vi sono anche fattori genetici, il raggiungimento della menopausa, il parto, interventi chirurgici, l’assunzione di determinati farmaci... Anche le soluzioni per risolvere il problema possono essere tante, a seconda della gravità della situazione. Si va dalle semplici lozioni contenenti principi attivi, magari associate a un massaggio del cuoio capelluto, per le cadute di lieve entità, passando poi per interventi via via più risolutivi come il trattamento laser, l’ozonoterapia, la
Per alcuni la perdita di qualche capello rappresenta un vero e proprio dramma. Tuttavia solo in alcuni casi ci si trova di fronte a un problema reale, da affrontare con l'aiuto di uno specialista e con interventi specifici. Molte volte, invece, basta utilizzare prodotti cosmetici di buona qualità e, soprattutto, prestare attenzione ai cibi che portiamo in tavola.
CAPELLI STOP ALLA CADUTA Lo stress, un grande nemico dei capelli
mesoterapia capillare fino alla chirurgia con un vero e proprio trapianto capillare. Una soluzioni estrema, quest’ultima, quasi da ultima spiaggia, che però in molti casi si potrebbe evitare con alcuni semplici accorgimenti quotidiani, come quello di prenderci maggiormente cura del nostro corpo e del nostro cuoio capelluto e, soprattutto, adottando stili di
vita e un regime alimentare più sani. A tavola, infatti, davvero possiamo fare molto per soddisfare, oltre al nostro palato, anche le esigenze dei nostri capelli. Chi ha dei capelli normali dovrebbe sfruttare gli Omega 3 contenuti nel pesce grasso come lo sgombro o le sardine. Altri due grandi alleati sono il selenio - che combatte la forfora e si trova nel germe di grano, nella carne, nel pesce, nel lievito di birra – e la vitamina B5, che dà robustezza al capello ed è presente nelle uova, nei funghi e nei broccoli. Chi invece ha dei capelli grassi, può provare a regolare la produzione di sebo assumendo alimenti ricchi di vitamina B2 come uova, noci, germe di grano, latticini, lievito di birra, fagiolini e broccoli. Per ridurre il sebo è particolarmente indicato anche lo zenzero. Infine, chi presenta capelli secchi può prendersene cura consumando olio extravergine d’oliva, noci e alimenti che contengano zolfo, in primo luogo il germe di grano.
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Mangiare sano fa bene al nostro corpo e aiuta l'economia italiana. Sembra essere proprio questo il binomio vincente che spiega l'aumento record, stimato nel 7 per cento, dell'acquisto da parte delle famiglie italiane di prodotti biologici. Un fenomeno che ora potrebbe trainare la ripresa del Made in Italy. A renderlo noto è la Coldiretti, sulla base dei dati Ismea, sottolineando anche come nel nostro Paese si trovi il maggior numero di imprese agricole biologiche dell’Unione Europea. In Italia il biologico sviluppa un giro di affari stimato in 3 miliardi di euro anche grazie alle circa 45mila imprese agricole che coltivano e allevano bio su un territorio di oltre un milione di ettari. Tra le singole referenze bio, le migliori performance di mercato si rilevano nel 2009 per l’ortofrutta fresca e trasformata (+26,6 per cento l’incremento in valore su base annua) e per le uova (+21,8 per cento), mentre gli acquisti di bevande e pane (e suoi sostituti) crescono a ritmi più contenuti
(rispettivamente del 5,7 per cento e dell'8,7 per cento). Nelle regioni settentrionali si concentra più del 70 per cento degli acquisti nazionali, mentre il centro, inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 22 per cento e l’8 per cento del totale. Da segnalare nel 2009 anche l’aumento del 32 per cento delle aziende agricole dove è possibile acquistare direttamente (2176), quella del 22 per cento degli agri-
Nel 2009 il consumo di prodotti ortofrutticoli BIO è cresciuto del 26,6%
turismi e il boom dei mercati degli agricoltori evidenziati da Biobank, che confermano la forte crescita di un segmento della popolazione che non si accontenta di acquistare biologico ma che vuole conoscerne anche la provenienza. «Di fronte a questa esigenza occorre anche intervenire – spiega la Coldiretti - con misure di trasparenza per riconoscere la produzione nazionale introducendo al più presto il marchio del biologico italiano, come previsto dal regolamento comunitario, per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli sulla reale origine del prodotto acquistato».
A dispetto della crisi, in Italia nel 2009 il consumo di cibi biologici ha conosciuto un vero e proprio boom, soprattutto per quanto riguarda l'ortofrutta fresca e le uova. Una tendenza che fa senz'altro bene alla nostra salute, ma anche un fenomeno che aiuta a trainare la ripresa del nostro Made in Italy.
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A TAVOLA SEMPRE PIÙ BIO
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ESIDERI LA LISTA DEI MILLE D TA NOVELLA ANNUNCIATE LA LIE I PER DIRE SÌ R O FI I I TT TU , T E U Q IL BOU OSA IL VESTITO DELLA SP PANNA DUE CUORI E UNA CA I AI PIEDI DEGLI SPOS
Speciale Sposi
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GIÀ NEI TEMPI ANTICHI GLI SPOSI ERANO SOLITI RICEVERE DONI DA AMICI, PARENTI E CONOSCENTI Il regalo di nozze è il segno tangibile dei propri sentimenti nei confronti di due persone care le quali suggellano con il matrimonio una storia d’amore che tutti si augurano lunga e piena di felicità. Grazie alla lista nozze si è detto finalmente addio a regali doppi, sgraditi, o poco in sintonia con l'abitazione dei futuri sposi...
La lista dei mille desideri
Contrariamente a quanto alcuni ritengono, i regali di nozze non rappresentano una diretta emanazione della nostra società consumistica, ormai avvezza ad attribuire più importanza agli oggetti che ai sentimenti. Già nei tempi antichi gli sposi erano soliti ricevere doni da amici e parenti; beni nella maggior parte dei casi di scarso valore, ma talvolta anche molto preziosi a seconda, ovviamente, della classe sociale di appartenenza. Se dei modesti regali in natura offerti dalle famiglie contadine non ci restano che labili tracce, ben diverso appare il discorso circa le nozze che si consumavano a corte, delle quali conserviamo testimonianze dirette, raccolte dai cronisti dell’epoca, desiderosi attraverso i loro scritti di fissare nei secoli gli sfarzosi eventi di cui furono testimoni. Nel 1340, ad esempio, a Mantova, presso la magnifica corte dei Gonzaga, si celebrarono alcuni sontuosi matrimoni che videro nobili e principi quasi sfidarsi in una gara di munificenza, poiché ai novelli sposi giunse-
ro in dono, in gran quantità, gioielli, vasi d’argento, abiti, cavalli e molto altro ancora. Oggi sono sicuramente mutati i gusti, ma il desiderio di gratificare gli sposi con un bel regalo è rimasto quello di un tempo. Per predisporre la lista nozze dei propri sogni, gli sposi dovranno rivolgersi ad alcuni negozi specializzati, valutare attentamente l’assortimento, il rapporto qualità-prezzo, la professionalità e la disponibilità degli operatori, nonché informarsi circa le modalità di consegna dei regali. È consigliabile inserire nell’elenco una vasta gamma di prodotti, con una fascia di prezzo molto ampia. Ciò permetterà alle persone più vicine alla coppia di fare un regalo davvero importante e nel contempo consentirà anche ai semplici conoscenti di poter partecipare con un pensiero, piccolo fin che si vuole, ma ugualmente gradito. Può essere opportuno, inoltre, che ogni settimana i futuri sposi contattino il negozio per sapere come procede l’acquisto dei regali
ed eventualmente inserire nuovi prodotti qualora la lista fosse quasi esaurita. Articoli inseriti nella lista nozze e non regalati, alla fine possono essere eventualmente acquistati, spesso a prezzi scontatati, dagli stessi sposi. Tanti, insomma, sono i vantaggi offerti da una lista nozze, come innumerevoli possono essere gli oggetti che la compongono. Non c’è altro che l’imbarazzo della scelta.
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Per l’evento più importante della vostra vita, il vostro matrimonio, dovrete rendere nota la lieta novella a parenti e ad amici attraverso le cosiddette partecipazioni. Si tratta, in pratica, di un cartoncino che riporta le coordinate fondamentali del matrimonio: i nomi e i cognomi degli sposi (e talvolta quelli dei genitori), la data e l’ora della cerimonia, l’indirizzo dove essa avrà luogo, gli indirizzi dei due fidanzati e l’indirizzo della nuova casa dei futuri coniugi. In commercio esistono vari tipi di cartoncino da partecipazione, da quelli più tradizionali – doppi, aperti a libretto, color bianco o avorio - fino a modelli più originali, talvolta addirittura esclusivi, che – ovviamente - faranno lievitare di molto il prezzo finale della fornitura. È possibile ottenere un piccolo risparmio ordinando il set completo, comprendente, oltre alla partecipazione con relativa busta, l’invito per
L’evento più bello della nostra vita deve essere reso noto a tutti coloro i quali ci vogliono bene. Per farlo servono le partecipazioni e gli inviti.
il pranzo nuziale o per il rinfresco, il bigliettino da abbinare alla bomboniera e il biglietto con busta per i ringraziamenti. Per un matrimonio formale, celebrato sia con rito religioso sia con rito civile, l’etichetta vuole che siano i genitori ad annunciare il matrimonio dei rispettivi figli, ma di norma sono i fidanzati stessi a comunicare il lieto evento. La stampa delle partecipazioni può essere piana o a rilievo, tipografica o litografica, quest’ultima senz’altro la più diffusa. I caratteri devono apparire ben leggibili, sobri ma eleganti. Le partecipazioni vanno inviate per posta, oppure consegnate a mano dai due fidanzati, circa un mese prima del matrimonio. Ma a monte deve esserci un lungo lavoro preparatorio. Non appena avrete fissato la data e il luogo della cerimonia, infatti, occorrerà stilare la lista degli
invitati al ricevimento e quella delle persone a cui inviare solo le partecipazioni. Gli indirizzi sulle buste dovranno essere scritti rigorosamente a mano, con inchiostro blu o grigio se la carta è bianca, di colore seppia, invece, se la carta è avorio. Gli inviti per il pranzo o per il rinfresco vanno stampati nel medesimo stile delle partecipazioni, anche se in formato ridotto, e dovranno riportare tutte le indicazioni per raggiungere il luogo del ricevimento. Talvolta le partecipazioni possono essere inviate a matrimonio già avvenuto. Se doveste ricevere, ad esempio, il seguente biglietto “Mario Rossi e Anna Bianchi annunciano il loro matrimonio celebrato a Roma il 28 febbraio 2010” di un fatto potete stare certi: non dovrete preoccuparvi né di fare il regalo di nozze, né di mettervi a dieta in vista di un assai improbabile ricevimento.
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I fiori per dire "sì" Oltre ai canonici addobbi floreali per abbellire la chiesa e i tavoli del ricevimento, nel giorno delle nozze non può certo mancare il bouquet della sposa, una composizione di fiori che vanta una lunga tradizione...
La sposa del terzo millennio ha la possibilità di scegliere tra vari tipi di bouquet che si rifanno pienamente alla tradizione, oppure può percorrere strade meno convenzionali – come potrebbe essere un bouquet volutamente disordinato, alla ricerca dell’effetto “appena colto” - se non addirittura di rottura, quali composizioni di peperoncini o di canne di bambù, o ancora collane o bracciali di fiori. Molto trendy appare anche la soluzione di un fiore solo, purché ricercato, esaltato da una foglia lavorata o da un intreccio particolare. Per la sposa che decide di rimanere nel solco della tradizione – e in questi casi non si sbaglia mai – la scelta ricade fra quattro principali tipologie di bouquet: rotondo, aperto, ricadente o a fascio. Il bouquet rotondo appare molto compatto. Oltre a risultare particolarmente indicato per un abito corto, ha il pregio non indifferente di adattarsi a qualsiasi sposa, tanto da essere definito “universale”, cosa che non si può
certo dire per il “bouquet aperto”, più voluminoso, riservato ad una sposa che indossi un vestito alla caviglia. Ancora più impegnativi, poi, sono gli altri due tipi di bouquet, quello “ricadente” e quello “a fascio”; il primo, realizzato con effetto a grappolo, impone un abito con lo strascico, mentre il secondo, composto da un fascio di rose o di tulipani dal gambo lungo, richiede il tailleur o un abito lungo e lineare. Va da sé che in entrambi i casi la sposa deve essere piuttosto alta, con un portamento elegante e disinvolto. Si comprende, dunque, quanto sia importante che chi confeziona il bouquet disponga di una fotografia del vestito della sposa, affinché possa creare una composizione che si armonizzi pienamente con l’abito della cerimonia, soprattutto nella forma. Per quanto riguarda i tipi di fiore da inserire nel bouquet, infatti, sarà più la personalità della sposa a far propendere per una o per l’altra soluzione. Gettonatissimi e sempre azzeccati paiono i tulipani bianchi, le rose color pastello, le or-
chidee e le calle... Sebbene, per tutte le esigenze che abbiamo indicato, la scelta del bouquet spetti esclusivamente alla sposa, la tradizione impone che sia il marito a pagarlo e a farlo recapitare il giorno delle nozze a casa dell’amata, oppure ad affidarlo, poco prima della cerimonia, a una sorella o a un’amica della sposa, che a sua volta provvederà a consegnarlo alla diretta interessata sulla soglia della chiesa. In tal caso la sposa sfilerà dal bouquet un fiore bianco che fisserà all’occhiello della giacca dello sposo. Sulla “fine” del bouquet vi sono due tradizioni. La prima, cattolica e prettamente italiana, vuole che gli sposi finita la cerimonia depongano il fascio di fiori su un altare della chiesa. La seconda, laica e diffusa in tutta Europa, prevede che al termine del pranzo nuziale la sposa lanci in aria il bouquet; chi tra le ragazze nubili saprà prenderlo per prima, convolerà a nozze, almeno così promette la tradizione, entro l’anno.
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Il matrimonio tradizionale prevede un abito lungo, con strascico di media lunghezza, un velo in tulle corto oppure a tre quarti, di colore bianco o avorio, tessuto in seta o di pizzo. Obbligatori i guanti, di pizzo o in raso opaco, dello stesso colore del vestito, lunghi fino al gomito se l’abito è scollato e fino al polso negli altri casi. Ma queste non sono che indicazioni di massima. Per la sposa del terzo millennio, infatti, paiono pressoché infiniti i modelli d’abito nuziale tra cui scegliere. Molto dipenderà dal prezzo che si è disposte a pagare – non dimentichiamoci però che ci si sposa una sola volta nella vita (o almeno così si spera) – e dalla personalità e dalle caratteristiche fisiche della sposa: chi è un po’ abbondante di fianchi può optare per un vestito svasato e tagliato sotto il seno, mentre per chi ha una corporatura longilinea sono particolarmente indicati vestiti ampi e vaporosi. Ma nel determinare la scelta dell’abito concorrono anche il tema o lo stile che si vuole dare al proprio matrimonio
(romantico, minimalista, new age, principesco), nonché, aspetto non secondario, il luogo in cui esso sarà celebrato. In una sperduta chiesetta di campagna, ad esempio, sarà più indicato un vestito sobrio, minimalista, mentre una cerimonia ambientata in una cattedrale barocca consentirà di sfoggiare un abito molto più arzigogolato e impreziosito da vari elementi, come potrebbe essere una splendida tiara di cristalli Swarovski o di brillanti. L’abito da sposa più indicato per il rito civile è invece il classico tailleur pastello, magari con i capelli raccolti e cappellino, anche se nulla impedisce di indossare il vestito bianco e vaporoso. Da evitare assolutamente, in questo caso, il velo nuziale. Infinite, dunque, paiono le possibilità di scelta per l’abito dello sposa. L’unico consiglio che qui possiamo dare è di affidarsi a mani esperte che sapranno senz’altro valorizzare al meglio ogni donna per rendere davvero unico e indimenticabile il giorno più bello della sua vita.
Per quanto la saggezza popolare ammonisca che non è l’abito a fare il monaco, il giorno del matrimonio ogni sposa si affida proprio al vestito nuziale per apparire, agli occhi del suo principe azzurro e di tutti i convitati, come una splendida dea. Ecco alcuni semplici suggerimenti per coronare al meglio il proprio grande sogno d’amore...
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Il vestito della sposa
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Speciale Sposi
Nido d’amore, ma pure estensione della propria personalità, l’abitazione degli sposi rifletterà i gusti, le aspettative e i ricordi dei suoi abitanti, senza che venga mai meno l’armonia d’insieme. La tendenza attuale evita canoni di riferimento troppo rigidi, preferendo il libero gioco degli stili, accostati con sapiente misura e giusta proporzione. Via libera, quindi, all’antico accostato all’High Tech, all’etnico mischiato con oggetti di design, al minimal “shabby chic”.
Due cuori e una capanna La cucina Ormai la cucina ha acquisito un ruolo fondamentale nelle abitazioni moderne, poiché è proprio in questo ambiente che una famiglia, la donna in particolare, vive di più. L’arredamento di una cucina - pur non perdendo la sua caratteristica primaria, cioè la funzionalità – deve essere anche elegante e accogliente, con un occhio di riguardo alla salute. Meglio evitare, quindi, mobili con rivestimenti in materiale chimico (lacche o vernici), optando per componenti in legno, acciaio inossidabile, vetro, marmo e piastrelle.
La camera da letto La camera da letto va posizionata nella zona più tranquilla della casa, lontana dalla porta d’ingresso e tenuta ad una temperatura non superiore ai 18 gradi. La testata dovrebbe essere orientata a Nord, lungo l’asse geomagnetico della terra, affinché l’organismo non si affatichi troppo. Al posto delle reti, meglio i listelli di legno curvato. Ai materassi a molle o in gommapiuma sono di gran lunga preferibili quelli imbottiti con cocco o con schiuma di lattice perché anallergici e a prova di batteri.
Il soggiorno È il luogo nel quale si ricevono gli amici o dove, dopo una dura giornata di lavoro, ci si concede un momento di relax, magari sfogliando una rivista o guardando un programma alla Tv. In questo ambiente non dovranno quindi mancare divani, poltrone, sgabelli e luci soffuse. L’orientamento ideale di questa sala è a sud-est, poiché in tal modo si potrà sfruttare al meglio la luce naturale del sole. Sala da pranzo Anche nella sala da pranzo, dove s’inviteranno a mangiare gli ospiti di riguardo, la luce gioca un ruolo fondamentale. Qui è bene avere un lampadario ad altezza variabile, che permetta di allargare o restringere il fascio di luce a seconda delle esigenze. Assolutamente sconsigliate sono le lampade troppo luminose che, se mal direzionate, potrebbero abbagliare i commensali.
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Per non correre rischi è bene acquistare le calzature per il giorno del fatidico “sì” presentando al negoziante almeno una fotografia del proprio vestito nuziale – meglio sarebbe un campione di stoffa -, affidandosi ai suoi preziosi ed esperti consigli, senza tuttavia rinunciare al proprio gusto personale, di cui chi ci vende le scarpe, se è un buon commerciante, senz’altro terrà conto. La sposa del terzo millennio può scegliere tra una vasta gamma di
calzature sia per forma, sia per materiale. Ad orientare la scelta concorre in maniera determinante, come è ovvio, l’abito. In linea di massima con un abito semplice sono consentite calzature ricche di decori, mentre un abito impegnativo necessita di forme essenziali. Per una sposa classica andranno senz’altro bene calzature in raso o capretto, con calze bianche o color panna. Per un matrimonio meno formale si possono indossare scarpe in tessuto, pelle o scamosciate, con calze neutre.
La forma più in voga è il decolletè a tacco alto, ma ugualmente gettonati sono altri modelli come il charleston con cinturino alla caviglia, a bebé, con punta quadrata, rotonda, a cuneo. Nel caso in cui la cerimonia si svolga in piena estate è consentito, anche se molti non lo ritengono elegante, l’uso del sandalo. Comunque sia è buona norma non eccedere sull’altezza dei tacchi, perché non è facile portarli con disinvoltura e per molte ore. Per evitare lancinanti dolori ai piedi è consigliabile avere le scarpe almeno due settimane prima delle nozze e provarle in casa per qualche ora al giorno. Più semplice, infine, la scelta delle scarpe per lo sposo: dovranno essere rigorosamente nere, stringate, in morbida pelle. Anche le calze, in cotone o seta, saranno nere o colore antracite e arriveranno al ginocchio. Sono tassativamente vietati, infatti, i calzini chiari e corti. A meno che non si cerchi un divorzio prematuro.
Le calzature rappresentano sempre un elemento fondamentale nell’abbigliamento di una persona, specialmente il giorno del matrimonio. Una scelta errata delle scarpe, infatti, può rovinare anche l’abito di nozze più bello e costoso, compromettendo irreparabilmente l’immagine complessiva della sposa o dello sposo.
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Ai piedi degli sposi
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TRENTINO IN CIFRE
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all’ultimo rapporto Istat si evince come ormai nel Bel Paese un cittadino su quattro rimanga del tutto indifferente alla politica. Difatti il 23,3% della popolazione di 14 anni e più dichiara di non informarsi mai di tale argomento. Il fenomeno, tuttavia, appare molto differenziato sul territorio, tanto che se al Sud la frattura fra cittadini e politica appare quasi insanabile, nelle regioni del Nord la partecipazione appare ancora piuttosto marcata, con il Trentino Alto Adige che occupa i primissimi posti della classifica, segno tangibile che dalle nostre parti, nonostante tutto, si crede ancora nella funzione della democrazia rappresentativa. Gli uomini, notoriamente, sono più inclini delle donne a informarsi e a parlare di politica. Su tutti svettano i maschi liguri, che si informano e parlano di politica almeno una volta alla settimana rispettivamente nella misura del 77,5% e 53,6%, seguiti dai friulani con il 76,9% e il 53,4%. I trentini con il 70,6% paiono informarsi un po’ meno di politica rispetto a toscani, emiliani, veneti, piemontesi e lombardi, ma si piazzano al terzo posto
Il rapporto tra gli italiani e la politica appare da tempo in crisi e la recente indagine Istat sulla “Partecipazione politica” ne è l’ennesima conferma. I cittadini del Trentino Alto Adige, tuttavia, sembrano credere ancora nella sua funzione...
Trento, Via Belenzani
(52,8%) tra quelli che parlano di politica almeno una volta alla settimana. Un quadro analogo emerge in riferimento alle donne del Trentino Alto Adige, le quali sono al sesto posto nell’informarsi di politica, ma al primo posto quando si tratta di parlarne. Ma quali sono i canali informativi prediletti dai trentini? La televisione ovviamente pri-
CRIMINALITÀ TRENTO CITTÀ SICURA La città di Trento si colloca ai primi posti in Italia non soltanto per la qualità della vita e altri elementi di eccellenza che tanti ci invidiano, ma anche, secondo quanto ha recentemente riportato il quotidiano il Sole 24 Ore, per ciò che concerne la sicurezza. Nella nostra provincia, infatti, i reati commessi contro il patrimonio e contro le persone paiono davvero marginali. A livello nazionale vi è comunque la tendenza a una diminuzione dei reati (oltre il 6% in meno) e all’aumento degli arresti (quasi il 5% in più). Ciò significa che rispetto al passato i crimini restano meno impuniti, ma sono ugualmente tanti se si pensa che ogni giorno in Italia vengono commessi, nella media, Trento, Via Verdi oltre 7 mila reati.
meggia (90,4% fra gli uomini e 92,3% fra le donne), ma a ben guardare si tratta del peggior dato nazionale. Ciò significa che molti trentini preferiscono informarsi attraverso altri media, come ad esempio i quotidiani scelti dal 66,3% dei trentini e dal 59,8% delle trentine, miglior dato nazionale dopo quello della provincia di Bolzano. Anche la radio, a livello regiona-
le, ottiene il più alto gradimento sia fra gli uomini che fra le donne. Un’altra curiosità statistica: i maschi trentini sono quelli che per informarsi di politica più di tutti fanno riferimento ai colleghi di lavoro (22,8% contro la media italiana del 18%). I trentini che invece non si informano di politica adducono motivazioni varie: innanzitutto il disinteresse per l’argomento, poi la complessità del dibattito, la sfiducia nella politica e, infine, la mancanza di tempo. Il Trentino Alto Adige appare al primo posto anche per numero di cittadini che sostengono finanziariamente una compagine politica, così come sono molti coloro i quali svolgono attività gratuita per un partito. Ma quando si tratta di partecipare ad un corteo sembra prevalere la riservatezza tipica delle zone alpine. In questa classifica, infatti, balzano in vetta le regioni del Sud, mentre il Trentino Alto Adige precipita agli ultimi posti. Diverso, invece, il discorso per quanto riguarda la partecipazione ad un comizio: la provincia di Bolzano è quella più solerte sia fra gli uomini che fra le donne, ma la provincia di Trento sotto questo aspetto non brilla affatto e si posiziona solo a metà classifica.
LE PAGELLE STUDENTI: BUONA LA CONDOTTA Gli studenti trentini sono più “secchioni” dei loro colleghi del resto d’Italia, tuttavia anche negli istituti superiori della nostra provincia non sono mancate le insufficienze alla fine del primo quadrimestre. Su un totale di 19.956 studenti scrutinati, infatti, ben 12.684, pari al 63,56%, non hanno raggiunto la sufficienza in almeno una disciplina. La classifica delle materie più ostiche vede in testa la lingua straniera, seguita a breve distanza dalla matematica, dalle altre discipline scientifiche e dall’italiano. Decisamente molto basso, invece, il numero di studenti che hanno ricevuto un’insufficienza in condotta: appena 18, vale a dire lo 0,09% di ragazzi, che sono però insufficienti anche in almeno tre discipline.
Studenti delle superiori
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I Trentini amano ancora la politica
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SPORT
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CALCERANICA. La società di Volley
La squadra di terza divisione In piedi da sinistra: l'allenatore Carlos Giorgio, il secondo allenatore Dino Bort Giorgio, Silvia Battisti, Nicol Sadler, Veronica Gremes, Alessia Tomaselli, Giovanna Refatti, il Presidente Lorenzo Rosson, il vice presidente Camillo Penna. Sedute: Isabel Toniolli, Laura Fontana.
Una squadra importante per il paese
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di Giuseppe Facchini residente, come sta andando la stagione sportiva? «L’anno scorso eravamo fermi e quando si riparte occorre un moto potente, un po’ alla volta si ritrovano le atlete e tutte le persone che volontariamente lavorano per il buon esito dell’attività agonistica. Sono molto contento sia della squadra di terza divisione che di quella UISP».
Ha ripreso quota il progetto sportivo della Calceranica Volley che dopo la pausa dello scorso anno, nel 2010 ha presentato la squadra femminile al via del campionato di terza divisione, mentre una squadra milita nel campionato UISP di Eccellenza. Abbiamo incontrato Lorenzo Rosson, il giovane presidente che guida con entusiasmo la società. CALCERANICA VOLLEY
Quando è nata la vostra società? «Nel 1983 si è costituita la polisportiva, per giocare a pallavolo i primi anni andavamo in una palestra a Madrano. Da 10 anni si è costituita la Calceranica Volley e ora c’è tanta voglia di fare bene». L’allenatore della squadra è Giorgio Carlos, di nazionalità argentina. «È sempre difficile trovare un bravo tecnico per una società piccola come la nostra, noi ci siamo riusciti. È un allenatore molto preparato che riesce a tenere unito il gruppo delle atlete». Quali sono gli obiettivi del futuro? «L’obiettivo è di far partire una
Il presidente Lorenzo Rosson
squadra giovanile, ora lo possiamo fare anche perché possiamo gestire la palestra in modo razionale anche per gli orari; prima c’erano dei costi troppo alti che non erano sostenibili. È anche importante garantire un ricambio nel giro delle atlete, con
Presidente: Lorenzo Rosson Squadra Terza Divisione femminile Allenatore: Carlos Giorgio Preparatore atletico: Yuriy Kryklya La rosa della squadra: Silvia Battisti, Elena Bertolin, Gloria Bonecher, Laura Fontana, Veronica Gremes, Ilaria Cristofolini, Elisa Manchia, Beatrice Pedrinolla, Giorgia Pintarelli, Giovanna Refatti, Nicol Sadler, Monica Sartori, Alessia Tomaselli, Isabel Toniolli, Luisa Valentini Squadra UISP Eccellenza Allenatore: Andrea Moltoni Responsabile Squadra: Domenico Di Turi
L'allenatore Carlos Giorgio e e il preparatore atletico Yuriy Kryklya
una squadra giovanile questo è possibile». Tenete molto alla vostra autonomia e a non essere assorbiti da società più grandi. «Riteniamo importante che vi sia una squadra nel paese a contatto con la realtà; non ci fosse la palestra sul posto diverse atlete potrebbero smettere. È importante collaborare con le società vicine come l’Alta Valsugana dalle quali abbiamo solo da imparare perché lavorano benissimo come nel settore giovanile. Se le nostre atlete sono richieste da società più importanti è giusto facciano la loro strada. Ma in ogni caso preferiamo proseguire l’attività in modo autonomo».
STORIE FOTOGRAFICHE
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Frammenti di storia immortalati in un fotogramma
Come eravamo...
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U na fo to gr af ia sp es so ra cc on ta pi ù di m ill e pa ro le . È qualcosa che ferma una frazione di seco ndo e la rende imperitura nel tempo . Con questa nuova ru brica, “Come er av am o” , in te nd ia m o rip ro po rre ve cc hi e fo to gr af ie di lu og hi, pe rs on e, sc ol ar es ch e, gr up pi , as so ci az io ni della Valsugana, del Tesin o e del Trentino. Pertanto invitiamo tu tti i lettori che avesse ro delle fotografie d’epoca (dagli an ni ‘80 in giù) a invi arcele via e-mail (redazione@lafin estra.it) o a portarc ele in redazione (Viale 4 Novembre 12, Borgo Valsugana ). Le tratteremo con la massima cura , le restituiremo im mediatamente ai legittimi proprietari e, soprattutto, le pu bblicheremo su questa pagina con il nome dell’autore e un a breve didascalia di spiegazion e all’immagine.
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1 Borgo, 1953. Ricordo della V Elementare con la maestra Biasi
(foto Teresita Zanin)
2 Sella, 1947
(foto Teresita Zanin)
3 Borgo, 1955 " La banda" (foto Rosita Zanin)
4 Borgo, 1925. Giorno di S.Prospereto: Gigioti e Antonio Corradello
davanti al portale della Chiesa S.Anna
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CRONACHE
VALSUGANA. Quarant’anni fa il progetto della Pirubi: se ne parla ancora oggi
Valdastico, la storia infinita
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Il Veneto rilancia il completamento della A31, ma il presidente Dellai ammonisce: «senza il consenso del Trentino non possono fare proprio niente».
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na telenovela che dura da 40 anni e che, di tanto in tanto, si arricchisce di una nuova puntata. Stiamo parlando della Valdastico, o Pirubi, o A31 che dir si voglia. L’opera viaria che nella mente degli ideatori (Piccoli, Rumor, Bisaglia) doveva collegare il vicentino con l’autostrada del Brennero, ma che nella realtà continua a dividere, da un lato veneti e valsuganotti che la vorrebbero, dall’altro ambientalisti che la osteggiano, e in mezzo la Provincia autonoma di Trento che la snobba non giudicandola un’opera prioritaria. Il 4 marzo scorso il Giornale di Vicenza ha riportato le dichiarazioni di Attilio Schneck, presidente della Provincia di Vicenza ma anche dell’autostrada Serenissima, secondo cui la contrarietà del Trentino al completamento della Val-
dastico potrebbe essere presto aggirata. Come? In base a una norma del Codice degli appalti pubblici che consentirebbe di realizzare il progetto anche con la contrarietà del Trentino. Sarebbe sufficiente, si sostiene, il consenso del solo Veneto in sede di parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. A quel punto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, darebbe il via libera e il progetto verrebbe approvato con un decreto del presidente della Repubblica. Un iter amministrativo piuttosto lungo e complesso, ma sul quale il Veneto è disposto a scommettere. Il Presidente Dellai ha parlato invece di tesi infondata, ricordando come il Trentino, grazie allo statuto di autonomia, abbia una competenza primaria sull’urbanistica. Ma intanto la Valdastico fa discutere anche sul fronte in-
Un tratto dell'autostrada A31
ter no. Il 26 ot tobre scorso, infatti, Pino Morandini e gli altri consiglieri provinciali del Gruppo Pdl avevano presentato un’interrogazione per conoscere quale sia il reale intendimento della Giunta provinciale in ordine alla realizzazione dell’A31 della Valdastico e agli eventuali pedaggi. «Le scelte per il prolungamento dell’A31 – scrive il vicepresidente Alberto Pacher nella risposta inviata qualche settimana fa– sono collegate all’attuazione di un’intesa con le regioni limitrofe e con lo Stato e al successivo passaggio legislativo come disposto dalla legge provinciale n. 5 art. 41 del 2008 “norme del
CALCERANICA AL LAGO
Festa della donna, premiata centenaria di Mario Pacher
In occasione della “Festa della Donna” organizzata domenica 7 marzo scorso dall’Associazione Pensionati e Anziani di Calceranica al Lago è stato premiato con un mazzo di fiori dalla presidente Gilia Fontana il socio più anziano, l’arzilla e ancor lucida signora Paolina Giacomelli di 100 anni compiuti il 28 settembre dello scorso anno. Già in quella occasione la signora Paolina era stata festeggiata alla grande dai nipoti e altri parenti mentre, in un momento successivo, anche l’intera comunità si era stretta attorno partecipando ad una solenne Messa celebrata dal parroco don Paolo Baldessari, nell’antica chiesa di Santa Maria Assunta a Calceranica. All’appuntamento con la “Festa della Donna” hanno partecipato una sessantina di persone fra iscritti, famigliari e simpatizzanti e a tutte le donne intervenute la presidente ha donato un fiore. Il pomeriggio è stato caratterizzato da tanta musica ed allegria. Gilia Fontana premia Paolina Giacomelli
PUP”. Quindi allo stato attuale non ci sono progetti di riferimento né ipotesi di tracciato, di natura istituzionale, sui quali aprire in un confronto tecnico. Per quanto riguarda la determinazione dei pedaggi e le valut a zion i econom iche ad essi collegati non sono stati depositati, negli ultimi 5 anni, piani finanziari di fattibilità che consentano di fornire valutazioni aggiornate su questo argomento». Insomma, il fiume d’inchiostro versato per la Valdastico non sembra proprio destinato ad esaurirsi. Di una cosa si può stare certi: ne sentiremo parlare ancora e a lungo.
Istituto mòcheno, approvato bilancio Il 5 marzo scorso la Giunta provinciale ha approvato il bilancio di previsione 2010 dell'Istituto Mòcheno/Bersntoler Kulturinstitut, al quale è stato assegnato un contributo per il funzionamento nel corso dell’anno 2010 pari a 370 mila euro, e un contributo di ulteriori 716 mila euro per la realizzazione dei programmi di investimento sempre per il 2010.
Studenti: nuove opportunità Laboratori didattico-sperimentali, visite guidate nelle sedi di ricerca, conversazioni fra studenti e ricercatori su temi specifici, dimostrazioni sulle applicazioni tecnologiche utilizzate in ambito lavorativo, periodi di stage per i ragazzi più motivati. Queste le opportunità per gli studenti previste nell’accordo di collaborazione che è stato firmato il 5 marzo scorso a Trento fra la Fondazione Bruno Kessler e alcune scuole del territorio trentino.
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EVENTI
1-2 MAGGIO E 8-9 MAGGIO 2010
Valsugana Expo Trentino Cavalli e Protezione Civile
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na bella novità per VALSUGANA EXPO, dal 2010 raddoppia l’apertura. Infatti la rassegna si terrà nei primi due fine settimana di maggio, 1 – 2 e 8 – 9 maggio. Una scelta per favorire i numerosi visitatori come sempre provenienti da varie regioni italiane. Ma il tradizionale appuntamento di primavera, giunto alla quattordicesima edizione, al centro sportivo di Borgo Valsugana raddoppia anche le iniziative collaterali con TRENTINO CAVALLI sabato 1 e domenica 2 maggio e LA PROTEZIONE CIVILE nei giorni 8 e 9 maggio con esercitazioni, mostra di attrezzature e automezzi. Una vera e propria vetrina dell’economia locale. Non solo della Valsugana, ma di tutto il Trentino e della Regione, all’insegna della tradizione e di un forte legame con il territorio. Una specificità questa che da anni vede impegnato Bsi Fiere nel tentativo di dare nuova linfa e slancio, anno dopo anno, alle sue proposte fieristiche. Mai come in questa edizione è di attualità il tema della bio-edilizia e del risparmio energetico, settore al quale vengono dedicati nuovi spazi non solo espositivi, ma anche di approfondimento per quanto riguarda le normative e i finanziamenti pubblici previsti, che darà qualità e spessore alla fiera. Un’occasione di incontro, un momento per far conoscere anche le politiche provinciali in materia di risparmio energetico e per mettere a confronto – grazie al contributo di diversi esperti del settore – le diverse esperienze e la conoscenze maturate in materia del comfort abitativo, dell’assorbimento acustico, dell’isolamento termico e dell’isolazione acustica nell’edilizia. Una rassegna che fa della tradizione e della sua capacità di rinnovarsi la sua peculiarità. Un forte legame tra il passato e il futuro, un vero confronto generazionale che passa anche attraverso le diverse
ostacoli, la gimkana, l’esibizione dei cavalli Haflinger, gara di barrel. Un evento che fa da cornice ad una zona, come quella del Lagorai, che mai come in questa occasione diventa anche oggetto di una serie di iniziative legate alla nuova ippovia del Trentino orientale, una manifestazione equestre totalmente dedicata al cavallo visto nei suoi molteplici impieghi legati al lavoro e anche al tempo libero.
Il portale d'accesso alla Valsugana Expo (foto tendline.it)
proposte e le iniziative previste dagli organizzatori in occasione dei tre giorni di fiera. Infatti con la collaborazione del maestro artigiano Andrea Iori, artista del ferro battuto, verranno realizzate delle sculture con lavorazioni dal vivo nei tre giorni di fiera. Uno spazio comune nelle tensostrutture è riservato agli artigiani locali, vero motore economico della valle; si potranno vedere le produzioni di alcune aziende artigiane della Valsugana. Ed ecco così l’appuntamento con la domenica del fiore, in programma il 2 maggio con fiorai, vivaisti, coltivatori che presenteranno i loro prodotti: un vero e proprio tappeto di fiori colorati che prenderanno forma negli spazi espositivi, un momento floreale che ben si sposa con le iniziative di animazione previste nei pomeriggi di apertura. Zootecnia e vivaistica, due settori dell’economia della Valsugana che nelle prossime settimane troveranno con Valsugana Expo una meritata vetrina, un’occasione per mettere in mostra le tante potenzialità presenti sul territorio. Ma Valsugana Expo è anche la vetrina, la più bella vetrina della Valsugana per i tanti espositori che anche quest’anno presentano le ultime novità del mercato. Una vetrina più che mai variegata e che mai come quest’anno si arricchi-
Gli stand di Valsugana Expo
sce di novità, di nuove proposte e di indicazioni. Torna anche, nei giorni 1 e 2 maggio, la rassegna degli allevamenti locali, che proprio del cavallo fa l’elemento “trade union” tra la tradizione e la novità. La rassegna TRENTINO CAVALLI per la quarta volta, accanto alle iniziative degli allevatori locali organizzate in collaborazione con la Federazione Allevatori Provinciale e l’Associazione Amici del Cavallo, che animeranno i giorni di fiera, “TRENTINO CAVALLI” proporrà la mostra delle razze equine con gare ad ostacoli, spettacoli ed esibizioni. L’appuntamento di quest’anno è un vero e proprio contenitore di sport, spettacolo, didattica, musica e promozione turistica per una rassegna del turismo equestre in Trentino. Saranno proposte delle gare FISE di attacchi, salto ad
VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI E PROTEZIONE CIVILE IN VALSUGANA, vuole essere un omaggio al volontariato locale. Da sabato 8 a domenica 9 maggio, con il secondo fine settimana di apertura di Valsugana Expo, il centro sportivo si tingerà del colore rosso degli automezzi dei vigili del fuoco, ma non solo. Saranno presenti anche gli altri soggetti della protezione civile, dalla Croce Rossa Italiana al soccorso alpino. Due giorni con esercitazioni e dimostrazioni, con la possibilità per i bambini di provare emozionanti percorsi realizzati per loro e salire sugli automezzi. In mostra autoscale, autogru, autobotti e automezzi dotati di tutte le attrezzature per interventi in ogni campo. Anche la Croce Rossa Italiana sarà presente con automezzi e attrezzature per allestire un campo sanitario attrezzato. VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI E PROTEZIONE CIVILE IN VALSUGANA, una rassegna assieme a TRENTINO CAVALLI, tutta da gustare. Una quattordicesima edizione, quella di VALSUGANA EXPO, sempre più consapevole della sua funzione di stimolo e di promozione del territorio. Un modo di fare e di costruire insieme il nostro futuro, il futuro del Trentino e della Valsugana che è cresciuto anno dopo anno. In questo particolare momento di crisi economica che investe tutti i settori vogliamo mettere in campo tutte le energie per contribuire a superare il momento di difficoltà che si sta vivendo.
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CALDONAZZO. Dalla fine della prima guerra mondiale a oggi
I passi ritrovati di Beppi Toller
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di Mario Pacher a sala teatro S. Sisto di Caldonazzo era gremita di gente venuta anche dai paesi vicini, per assistere alla presentazione del libro di Beppi Toller: “I passi ritrovati - 2° volume”, una retrospettiva caldonazzese dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi. Una pubblicazione fatta per ricordare tanti avvenimenti storici, aneddoti e personaggi popolari di Caldonazzo vissuti in un lontano passato, voluta e sponsorizzata dal comune e dalla Cassa Rurale in collaborazione con il Centro d’Arte La Fonte. La serata, condotta da Nadia Martinelli, è stata introdotta da un breve concerto del coro “La Tor” di Caldonazzo diretto dal maestro Roberto Deflorian, a cui ha fatto seguito l’illustrazione del volume da parte del presidente del Centro d’Arte La Fonte dott. Paolo Franco: «È una raccolta che ci ricorda la sto-
Un momento della presentazione del libro
ria vissuta da tutti noi, dai nostri padri. Noi siamo gli eredi di questi personaggi che hanno lasciato un segno nella nostra memoria, e questa pubblicazione è stata fatta coincidere per festeggiare anche il 40esimo di fondazione del nostro Centro». Quindi l’autore: «Nel libro trove-
rete una esposizione soggettiva di fatti e avvenimenti, quelle cose che se non vengono scritte vanno a scomparire». Alcune pagine del libro, Beppi Toller le ha volute riservare alla vita di suo padre Emanuele, nato in Brasile nel 1877 da genitori emigrati due anni prima da Novaledo. «La
sua gioventù fu caratterizzata da grandi sofferenze e sacrifici a causa della guerra, e si può dire che gli anni della sua giovinezza furono vissuti sull’orlo della disperazione. Basti solo pensare che il 26 maggio 1919 quando mio padre scese dal treno a Caldonazzo, apprese la terribile notizia che tre dei suoi piccoli figli erano rimasti nei cimiteri della Moravia, assieme a nonno Alessandro». Il primo cittadino Laura Mansini e il presidente della Cassa Rurale Giovanni Gasperi hanno usato parole di grande lode verso Beppi Toller che fu pure, per 25 anni, sindaco di Caldonazzo. Un grazie particolare ha avuto anche dal componente la direzione del Centro La Fonte, Waimer Perinelli, «per aver saputo realizzare un’opera che arricchisce la nostra comunità». L’autore è stato a lungo applaudito per questo suo impegno che sarà sempre tanto gradito alla popolazione di Caldonazzo.
LEVICO TERME. Presentato il bilancio dell’attività svolta nel 2009
Centro Auser in assemblea Alla presenza di una settantina di soci, si è tenuta l’assemblea generale dell’AUSER di Levico. Il Presidente dr. Fabio Recchia ha tenuto la relazione sull’attività svolta nel 2009, presentando il resoconto finanziario al 31 dicembre dello scorso anno, che chiude con un leggero deficit. Il Centro, ha sottolineato, con i suoi 181 Soci di cui 117 di Levico, 57 di Caldonazzo e 7 di altri Comuni, ha svolto anche nel 2009 una intensa attività assistenziale con ben 353 interventi volti soprattutto ad accompagnare persone presso strutture sanitarie. I chilometri percorsi sono stati 12.481. Ha ricordato anche l’attività presso la locale R.S.A. con l’apertura dell’ufficio per due ore giornaliere, pari a circa 500 ore annue, la partecipazione del direttivo alle riunioni provinciali con la costituzione dell’Auser regionale, che avrà il compito di coordinare l’attività di tutti i Centri AUSER del Trentino, le attività di svago come la gita sociale sul Monte Generoso, la partecipazione alla Festa delle Associazioni per la Solidarietà, la presenza ad Hausham per il 50esimo del gemellaggio, la castagnata
sociale, i mercatini di Natale, le collaborazioni con Telefono Azzurro e l’adesione all’ANLAIDS per la raccolta fondi. «Tanta attività - ha detto rivolta sempre verso chi ha bisogno e tutto si è potuto fare grazie alla disponibilità dei volontari ai quali va un grande grazie. Di fondamentale aiuto sono stati poi i contributi dei comuni di Levico e Caldonazzo, delle Il presidente Recchia con le altre autorità Casse Rurali degli stessi centri, della SPI-CGL, le offerte dei gli altri ci rende orgogliosi e ci arricchisce privati e la devoluzione del 5 per mille». internamente e l’amministrazione comunaUn plauso per l’attività svolta è stato espres- le aiuterà questa associazione anche per so dal presidente AUSER di Trento Vittorio ripianare il proprio bilancio». Sono stati poi Alidori, accompagnato da Anita Dalpiaz, premiati con una pergamena, i soci Enzo nonché dall’assessore comunale alle attivi- Fraizingher e Luigina Campregher per i loro tà sociali che ha detto: «Fare qualcosa per 10 anni d’iscrizione. (m.p.)
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LEVICO TERME. Lavori per ridisegnare la piazza centrale
Nuovo arredo per il centro
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di Mario Pacher
f i ne l avor i l a piazza centrale di Levico Terme si presenterà decisamente diversa. Infatti, secondo un progetto redatto dall’architetto Mauro Facchini e approvato dalla Giunta Comunale nel mese di giugno 2009, l’intero arredo sarà rifatto e in gran parte modificato: La piazza della Chiesa, via Dante, il sagrato e la scalinata che porta alla cattedrale, il primo tratto di via Mons. Caproni fino a viale Roma, nonché la via Claricini, saranno tutte rinnovate e pavimentate con cubetti e lastre di porfido. E sempre nella piazza della Chiesa, verrà creata una fontana dove zampillerà in continuazione l’acqua come simbolo dell’acqua termale, sull’area attualmente utilizzata come aiuola sempre ricca di fiori, e dove inizia pure la roggia che corre a lato dell’intera centralissima via Dante. I lavori, iniziati già nel mese di settembre dello scorso anno, dovrebbero essere completati entro giugno del corrente anno. Nelle settimane scorse sono state abbattute le quattro piante di Catalpa alte diversi metri, impiantate quasi mezzo secolo fa, che ripa-
La zona di Levico interessata dai lavori
La piazza davanti alla Chiesa com'era fino all'estate scorsa
«L’obiettivo - ha detto il vicesindaco - in accordo anche con tutte le categorie economiche di Levico, è quello di rendere il centro più accogliente possibile perché diventi la culla della città».
ravano dal sole una parte della scalinata della chiesa e che bene armonizzavano con quel centro. Gli alberi comunque verranno rimessi orientativamente nello stesso luogo dei precedenti. Come ci ha dichiarato Gianpiero Passamani, vicesindaco e assessore competente, il progetto era partito ancora con la vecchia amministrazione ed era suddiviso in due lotti. Il primo riguardava viale Dante che adesso verrà risistemata e in parte modificata, per eliminare alcuni piccoli problemi. Con questo secondo lotto si prevede anche il rifacimento della scalinata che rispetto al passato avrà un arretramento di sei metri, e consentirà di poter essere utilizzata ancora come anfiteatro in occasione degli spettacoli che si organizzano sempre durante l’estate. L’importo di questo lotto ammonta a 1 milione e 216 mila euro ed è inserito nei maggiori finanziamenti da parte della Provincia Autonoma di Trento.
BARCO DI LEVICO
Festa degli anziani Pieno successo per la “festa degli Anziani” a Barco di Levico, domenica 7 marzo scorso. Dopo la solenne Messa celebrata dal parroco don Silvio Pradel, il folto gruppo di pensionati ha raggiunto il vicino teatro parrocchiale, dove la festa è proseguita con un concerto del coro dei pensionati diretto da Mario Conci, poesie di Nino Dallagiacoma, racconti del prof. Cesare Conci, allegre poesie dialettali di Ruggero Martinelli. Sono stati poi premiati dalla presidente Elda Gina Moser, i soci per il loro compleanno. Presenti all’incontro anche varie autorità comunali e una rappresentanza del Gruppo Anziani di Vigo Cavedine, associazione con la quale Barco intrattiene ormai da anni rapporti di amicizia e di collaborazione. (M.P.) Un istante della festa
LUSERNA
LEVICO
Su richiesta del comune di Luserna e a causa delle abbondanti nevicate che hanno rallentato i lavori nel corso dell’inverno 2008/2009, all’inizio del marzo scorso la Giunta provinciale ha deciso di prorogare il termine per la conclusione dei lavori di apprestamento dell’area artigianale, portandolo all’11 luglio 2010, con una rendicontazione che dovrà essere consegnata entro sei mesi da tale data. Veduta di Luserna
Dal 4 al 7 marzo scorsi oltre duecento insegnanti provenienti da tutta l’Italia si sono dati appuntamento a Levico per celebrare il convegno nazionale promosso dalla LEND (Lingua e Nuova Didattica), una delle associazioni certamente più autorevoli e più qualificate nel campo della formazione del personale della scuola nelle lingue straniere. Titolo del convegno “Valutare per apprendere. La valutazione Autentica in ambito educativo”.
Proroga per l’area artigianale
Convegno sulle lingue
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BORGO. Importante convegno sul noto statista valsuganotto
Alcide Degasperi, fra il Trentino e l'Europa
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onoscere il passato per comprendere il presente e progettare il futuro. Potrebbe essere questo lo slogan che sintetizza il progetto di ricerca realizzato dall’Istituto di istruzione “A. Degasperi” di Borgo Valsugana, incentrato sulla figura e sull’opera politica del più noto e importante statista trentino, nonché valsuganotto, Alcide De Gasperi. All’interno di questo percorso ha trovato spazio anche il convegno svoltosi il 12 marzo scorso proprio nella sede dell’Istituto, dal titolo “Alcide Degasperi fra il Trentino e l’Europa”, a cui hanno partecipato diversi studiosi italiani. «Molti i motivi di interesse e di soddisfazione per l’organizzazione di questo convegno - ha sottolineato l’assessore provinciale all’istruzione e sport Marta Dalmaso che ha seguito i lavori - a partire dal tema, la figura di De Gasperi e il riferimento da un lato all’autonomia trentina e, dall’altro, all’Europa, che richiama due aspetti irrinunciabili della nostra identità di cittadini, che è locale, ma anche e nello stesso tempo internazionale. È un messaggio importante che noi educatori dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni: il radicamento nella terra in cui viviamo, che è fatto di conoscenza e di legami identitari, e la valorizzazione della nostra appartenenza all’Europa, che sancisce la nostra dimensione di cittadini del mondo». Il convegno è stato reso possibile dalla collaborazione di più istituzioni: Comune di Borgo Valsu-
Il convegno è stato reso possibile dalla collaborazione di più istituzioni: Comune di Borgo Valsugana, Istituto di istruzione Degasperi, Biblioteca comunale, Fondazione Trentina De Gasperi, Centro Studi De Gasperi.
Lo statista valsuganotto Alcide Degasperi. In alto, l’Istituto di istruzione “A. Degasperi” di Borgo
gana, Istituto di istruzione Degasperi, Biblioteca comunale, Fondazione Trentina De Gasperi, Centro Studi De Gasperi. A tale proposito l’assessore Dalmaso ha sottolineato «l’importanza di un incontro e di una sinergia tra il mondo della scuola e il mondo della ricerca, tra la scuola e il territorio, su tematiche di interesse comune». Importante anche la sede, una scuola intitolata ad Alcide De Gasperi, che esprime in tal modo la sua vocazione di presidio culturale di un territorio, di luogo di ricerca e non solo di formazione.
BORGO. Una proposta di intitolazione per l’ex casa del fascio
Una casa per i Kaiserjäger I Kaiserjäger (cacciatori dell’imperatore) vennero costituiti nel 1815 per volere dell’imperatore Francesco I. Presso questa unità, contrariamente a quanto avveniva negli altri reggimenti imperiali, prestavano servizio militari reclutati nei territori alpini dell’impero, in particolare nella regione del Tirolo, che comprendeva i territori dell’odierno Tirolo settentrionale ed occidentale austriaci, dell’Alto Adige, del Trentino e di parte della provincia di Belluno. Inizialmente furono chiamati Tiroler Jager, e solo in seguito per volere dell’imperatore e in suo onore, vennero denominati Tiroler Kaiserjäger, un titolo conferito per l’attaccamento dimostrato alla corona. Rinomata era infatti la fedeltà da sempre dimostrata dalla popolazione tirolese alla figura dell’imperatore, per cui i Kaiserjäger erano considerati, in uno stato che non aveva mai avuto una guardia del corpo combattente, il vero
reparto a difesa della figura del sovrano. Il nome dei Kaiserjäger è ancora oggi conosciuto e stimato ben oltre i confini della nostra terra; in questo corpo hanno prestato servizio innumerevoli nostri antenati, distintisi particolarmente sugli insanguinati campi di battaglia del fronte russo durante la prima guerra mondiale. Ma anche altri luoghi, non distanti da noi, sono divenuti tristemente famosi per il sacrificio di queste truppe: Col di Lana, Pasubio e Isonzo sono solo alcuni esempi. Molti furono i caduti, rimasti in terra straniera e mai più restituiti alla Patria ed alla famiglia: il loro numero supera i diecimila. È per questa serie di ragioni che Armando Orsingher, consigliere comunale a Borgo, propone di intitolare l’edificio attiguo al Municipio, attualmente conosciuto come “ex Casa del Fascio”, proprio ai Kaiserjäger.
Un gruppo di Kaiserjäger
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I NOSTRI SOLDI
LA NOVITÀ. L’Italia ha adottato una direttiva europea in materia finanziaria
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Non solo in banca La nuova normativa prevede che servizi di pagamento e finanziamenti possano essere offerti, oltre che dalle banche e dalle poste, anche da soggetti non bancari che però, per poter agire sul mercato, dovranno soddisfare i rigidi requisiti richiesti dalla Banca d’Italia la quale vigilerà sul loro operato. Così le compagnie telefoniche, i grandi supermercati e chiunque disponga di una rete capillare di distribuzione, potranno trasformarsi in “payment institution”, la nuova categoria di intermediari muniti di passaporto europeo. Tale processo, accolto molto favorevolmente dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana) consentirà di allargare il mercato e di innalzare la qualità dei servizi a favore dei consumatori. Bonifici veloci La direttiva stabilisce che i bonifici bancari diventino più veloci, facendo sì che i cittadini possano disporre del denaro entro un giorno dall’operazione. Le banche dovranno adeguarsi a questo standard entro il 2012, però alcuni istituti di credito già si stanno attrezzando in tal senso. La speranza, quindi, è che lo spirito di competitività tra gli operatori inneschi un processo virtuoso che permetta di concludere tale percorso ben prima dei tre anni concessi dalla legge. “Cara” moneta addio Rispetto alla media europea l’Italia appare molto arretrata per quanto riguarda i pagamenti elettronici con le varie carte (di credito, di debito, prepagate, revolving...). Un gap che stride con la storia economica della nostra Penisola. Gli antichi Romani,
Denaro Parte la rivoluzione Rendere più semplici, veloci e sicuri i sistemi di pagamento, uniformare il mercato italiano alla media europea e ridurre i costi del sistema Italia. Questi gli obiettivi primari del decreto entrato in vigore il 1° marzo scorso, mediante il quale il nostro Paese ha recepito una direttiva europea che prevede, tra i vari punti, la comparsa di nuovi operatori extrabancari e nuovi strumenti per i pagamenti elettronici. Anche se la rivoluzione si completerà entro il 2012, è bene cominciare a familiarizzare subito con queste novità.
ricordiamolo, furono tra i primi popoli a sostituire il baratto con il denaro contante, mentre la prima banca del mondo fu fondata proprio in Italia, a Genova nel lontano 1406. Oggi però, anziché mostrarci all’avanguardia, restiamo ancorati al passato e guardiamo con estrema diffidenza ai sistemi di pagamento innovativi. A tale proposito le statisti-
che sono impietose: in Europa, infatti, chi possiede una carta di credito in media la utilizza 56 volte all’anno. Noi, invece, la riesumiamo da qualche anfratto del portafoglio appena 23 volte nell’arco di dodici mesi. Meno della metà della media europea. E non è che ci manchino le carte. Sul territorio nazionale, secondo una recente indagine della Banca
d’Italia, circolerebbero circa 64 milioni di carte attive. Il problema è che spesso non ci fidiamo, o magari ci sentiamo ridicoli a usare la carta per pochi spiccioli oppure talvolta gli esercenti non dispongono del POS. Peccato, perché oltre che ad essere molto sicura – nella peggiore delle ipotesi possiamo perdere i 150 euro della franchigia – la moneta elettronica consentirebbe un notevole risparmio al sistema Italia. Infatti uno studio della Banca d’Italia stima che la gestione del denaro contante - fra costi assicurativi, di sicurezza e di trasferimento - ogni anno fa “bruciare” 10 miliardi di euro, senza contare i costi sociali dovuti agli episodi di criminalità (furti, rapine, scippi) in qualche modo incentivati dall’eccessiva circolazione di denaro contante. Tutt’altro che secondario, infine, il fatto che la moneta elettronica favorirebbe l’emersione del cosiddetto “nero”, stimabile nel 27% del nostro Prodotto Interno Lordo. Nuove carte di credito Per incentivare l'uso della moneta elettronica anziché il contante sono state introdotte le carte Co-Branded (rilasciate da istituti finanziari in collaborazione con grandi marchi allo scopo di fidelizzare i clienti e offrire loro servizi aggiuntivi) e le carte Contact-Less che, funzionando con le onde radio, non devono essere “strisciate” ma solo avvicinate al POS, rendendo il pagamento molto più veloce. Non da ultimo la direttiva entrata in vigore il 1° marzo scorso interessa anche i conti correnti semplici, i conti correnti tascabili, i pagamenti per mezzo del telefonino e molte altre novità ancora con le quali dovremo necessariamente iniziare a prendere confidenza. (j.g.)
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ALIMENTAZIONE
L’Italia batte la Francia anche nel "derby" del formaggio...
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consumi di formaggi italiani Oltralpe hanno superato nel 2009 quelli dei formaggi francesi nel Belpaese. Un duro colpo per i francesi che non si erano ancora ripresi dalla sconfitta subita ai mondiali di calcio del 2006... L’Italia conquista una storica vittoria sulla Francia nel derby del gusto. Le esportazioni Oltralpe di formaggi Made in Italy, infatti, sono aumentate del 10 per cento, togliendo spazio sugli scaffali del paese forse più nazionalista a Camembert, Brie, Roquefort e alle altre specialità locali che, come ricordava Charles De Gaulle, sono i prodotti più rappresentativi della Francia. A renderlo noto è stata la Coldiretti, sottolineando che la sconfitta è resa ancora più amara dal crollo delle esportazioni di formaggi francesi in Italia con una riduzione media del 5 per cento, che sale al 7 per cento per il Brie, sulla base dei dati Istat relativi ai primi undici mesi del 2009.
gli sarebbe parsa certamente più facile in Italia che di formaggi tradizionali censiti dalle Regioni ne ha ben 460. A questi si aggiungono i 37 formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) riconosciuti dall’Unione Europea dove però la Francia è in netto vantaggio con 45 riconoscimenti anche se, con oltre 400mila tonnellate, la produzione casearia italiana tutelata è in quantità quasi il doppio di quella francese.
Il formaggio in cifre
Il risultato è stata una drastica inversione di tendenza: i consumi di formaggi italiani Oltralpe hanno superato nel 2009 quelli di formaggi francesi nel Belpaese. Se buone performance si sono avute per l’intera produzione casearia Made in Italy, un contributo determinante a vincere il match è venuto dai due formaggi simbolo del tricolore quali il Parmigiano
Reggiano e il Grana Padano le cui esportazioni in quantità sono aumentate del 7 per cento e che si confermano i più apprezzati nel Paese transalpino. La sfida tra Italia e Francia nella produzione di formaggi ha radici lontane e se Charles De Gaulle si chiedeva come governare la Francia che ha più formaggi che giorni nel calendario, la situazione non
Formaggi a denominazione di origine (Dop): 37 Produzione formaggi a Dop: 400.000 tonnellate Percentuale di latte destinato dagli allevamenti a formaggi Dop: 45%. Fatturato al consumo formaggi Dop: 3,9 miliardi di euro Formaggi tradizionali: 460 Fonte: Elaborazioni Coldiretti
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Idee di abbinamento vino/formaggio I formaggi molli o freschi come lo stracchino, il Soffio del Lagorai e la mozzarella vogliono un vino bianco secco con note di frutta matura e agrumi (Nosiola) da servire a 12°. Chi preferisce le bollicine può scegliere invece un prosecco, con sentori di renetta e fiori di arancio.
Fabio Finco, amministratore di Casearia Monti Trentini
Per i formaggi semistagionati come l’Asiago fresco o il Lagorai, sono perfetti i vini bianchi con sentori di frutta matura e stecca di vaniglia, come il Traminer. Se il formaggio è piuttosto maturo, come l’asiago stagionato o il mezzano, un rosso corposo con presenza di tannino come il teroldego è l’abbinamento ideale. Per i formaggi stagionati invece si consiglia un bianco aristocratico come il Chardonnay, che equilibra il gusto pieno dei formaggi stagionati. Il gorgonzola piccante e altri formaggi blu scelgono sempre come contrappunto vini bianchi aromatici, liquorosi come L’Arele, o Torcolato con sentori di miele. Il Grana Trentino, il Vezzena e altri formaggi da scaglia si sposano benissimo con spumanti come il Ferrari o il Müller Turgau brut.
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Con il Fior Valsugana o con formaggi giovani è da preferire un rosso “pieno” con sentori di ciliegia e spezie (Marzemino). Per chi preferisce il bianco, questo deve avere sentori di mandorlo e fiori di sambuco.
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MEDICINA & SALUTE
LA SCOPERTA. Nuovi scenari per combattere leucemie e linfomi
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Saponaria officinalis
È
una speranza concreta per la terapia dei tumori. Studiosi del gruppo di ricerca anglo-italiano RICG, Recombinant Immunotoxin Collaborative Group, di cui fa parte anche l’Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibba-Cnr) di Milano, utilizzando le tecniche del DNA ricombinante hanno ottenuto l’espressione di molecole ibride che veicolano selettivamente l’attività tossica di saporina contro le cellule tumorali, uccidendole. I risultati sono stati illustrati su Faseb Journal, la rivista della Federazione americana di scienze sperimentali. «Le molecole ibride - spiega Aldo Ceriotti, dell’Ibba-Cnr di Milano - sono state create unendo saporina, una tossina vegetale identificata in origine nei semi di Saponaria officinalis, a un frammento proteico che serve ad indirizzare la tossina verso le cellule tumorali. Quando la molecola ibrida entra nella cellula bersaglio, la sintesi delle
Tossine vegetali contro i tumori proteine si arresta e la cellula viene così eliminata». Il network RICG, con i suoi laboratori del Cnr di Milano, delle Università di Verona e dell’Aquila e del Southampton General Hospital, collabora dal 2005 - grazie al finanziamento dalla fondazione no profit inglese ‘Leukaemia Buster’ di David e Bee Flavell - per sviluppare
farmaci antileucemici basati su anticorpi ricombinanti, in grado di indirizzare le tossine contro le cellule leucemiche senza danneggiare quelle sane. «Un approccio molto diverso dalla chemioterapia convenzionale - prosegue Ceriotti - che il gruppo sta sviluppando contro par ticolari tipi di leucemie e linfomi, diffusi in età sia
adulta sia pediatrica. Analoghe ricerche negli Usa hanno già portato alla registrazione, da parte della Food and Drug Administration, di una molecola ibrida contenente la tossina difterica per il trattamento di T-linfomi». Già una decina d’anni fa alcuni ricercatori RICG avevano espresso una molecola di fusione tra saporina e il dominio di legame ATF, in grado di legare recettori dell’urochinasi umana coinvolti nella metastasi di diversi tumori. «Purtroppo le proteine produttrici di tossine veicolate verso cellule tumorali erano in grado di uccidere anche le cellule eucariotiche usate per produrle» aggiunge Serena Fabbrini (Ibba-Cnr). «Oggi invece le nuove fusioni sono state prodotte con successo in cellule di lievito, utilizzando metodologie innovative: il microrganismo eucariote utilizzato, Pichia pastoris, è un lievito che è stato già usato per esprimere numerose proteine con attività terapeutica e che si presta a processi di fermentazione in larga scala con costi contenuti».
Oltre 8 mila donne trentine chiamate per il nuovo esame
Tumore dell'utero: test sperimentale Prevenire il tumore del collo dell'utero con un nuovo test per la ricerca del Papilloma virus (HPV). È questo l’ambizioso obiettivo che si pone un progetto sperimentale del Ministero della salute, avviato non a caso l’8 marzo scorso, festa della donna, a Trento nonché nelle città di Reggio Emilia e Torino. In Trentino saranno oltre 8 mila le donne, di età compresa tra i 35 e i 64 anni, invitate dall’unità operativa di anatomia patologica dell’ospedale S. Chiara di Trento a sottoporsi, oltre al normale pap test, anche a questo nuovo esame che, secondo quanto riferiscono recenti studi, si è dimostrato efficace nell’identificare precocemente le lesioni preneoplastiche del collo dell’utero.
La ricerca, di assoluta novità, potrebbe anticipare un futuro già prossimo: il test previsto è un test molecolare che potrebbe essere utilizzato al posto del classico pap test e che definisce meglio gli aspetti relativi all’infezione da virus HPV contribuendo quindi a una migliore prevenzione. Alla luce dei risultati ottenuti si potranno inoltre individuare le eventuali strategie organizzative per poter offrire il nuovo test, in modo graduale, all’intera popolazione. Altra importante novità è la richiesta che verrà fatta alle donne di acconsentire a donare parte del materiale biologico prelevato, in spirito di solidarietà e con il vincolo di utilizzo solo per scopi di ricerca eticamente accettabile e senza fini di
Trento, l'ospedale S. Chiara
lucro, nel totale rispetto della privacy. Lo studio del materiale prelevato contribuirà ad aumentare le conoscenze sui fattori all’origine del cancro e di altre malattie e sulla possibilità di prevenzione e cura con nuovi trattamenti.
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USI E COSTUMI
IL RITO. Sempre di domenica e mai la stessa data
Pasqua: la festa mobile
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La maggior parte delle festività, civili o religiose che siano, cadono sempre nella medesima data e poco importa se il giorno è feriale. Si fa festa e basta. Perché mai, allora, la Pasqua si celebra sempre di domenica e la sua data cambia di anno in anno?
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a Pasqua, la più antica festività del calendario liturgico cristiano, molto probabilmente deriva da un precedente rito pagano. Un’usanza che si perde nella notte dei tempi, forse legata - vista la stagione – a una festa agricola contraddistinta da vari momenti, tra cui il sacrificio di un agnello, che poi veniva mangiato assieme a del pane azzimo, e l’offerta di alcune spighe come primizia. Anche il Natale, in fondo, ha origini pagane, tant’è vero che Sant’Agostino esortava i cristiani a celebrare il 25 dicembre come la festa di colui che aveva creato il sole e non come il Nata-
Piero della Francesca, Resurrezione
le del Sole Invitto, cioè la festa pagana istituita dall’imperatore Aureliano nel corso del III secolo d.C. Ma pr ima di diventare u na
festa cristiana, la Pasqua fu innanzit utto una ricor renza ebraica - l’etimologia della parola rimanda difatti al termine ebraico “pesah”, che significa “passare oltre” - e aveva lo scopo di ricordare la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù dell’Egitto, come viene narrato nell’Esodo, il secondo libro della Bibbia e del Pentateuco. Dopo la morte di Gesù il cristianesimo mutuò questa importante festività originando però un fraintendimento di fondo. Alcuni, infatti, celebravano la festa di Pasqua per commemorare l’agnello di Dio che si era immolato per salvare l’umanità, vale a dire la Crocifissione del Messia avvenuta di venerdì, altri invece con la Pasqua inten-
devano ricordare la resurrezione di Cristo avvenuta tre giorni dopo la morte, ovvero di domenica. Alla fine prevalse proprio quest’ultima usanza. Tra il maggio e il luglio del 325 a Nicea ebbe luogo uno dei Concili più importanti nella storia della Chiesa. In quell’occasione, oltre alla condanna dell’arianesimo e la proclamazione del credo niceno, si stabilì anche una regola per celebrare la Pasqua, che così divenne una festa mobile. Oggi, in base al calendario gregoriano, la Pasqua si festeggia la domenica seguente il plenilunio successivo all’equinozio di primavera, vale a dire in un periodo compreso fra il 22 marzo e il 25 aprile. (j.g.)
USI E COSTUMI
La tradizione delle uova di Pasqua secolo Luigi VII rientrò a Parigi dopo la II crociata, per festeggiarlo il capo dell’Abbazia di St. Germain des Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre, incluse un gran numero di uova che furono poi dipinte e distribuite al popolo. Ben presto, però, le uova di gallina furono riservate alla servitù, mentre per le persone altolocate e gli appartenenti all’aristocrazia si realizzarono uova d’oro, di platino o d’argento. Si narra, ad esempio, che sul finire del XIII secolo Edoardo I re d’Inghilterra in occasione della Pasqua avrebbe fatto costruire ben 450 uova ricoperte d’oro. Niente, però, in confronto a ciò che avrebbe realizzato sei secoli dopo l’orafo Peter Carl Fabergé che nel 1883 fu incaricato dallo zar di creare un capolavoro d’arte orafa. Un uovo in platino smaltato di bianco, contenente un altro uovo d’oro al cui interno erano stati posti due doni per la zarina Maria:
Uova, di gallina ma non solo...
la riproduzione della corona imperiale e un pulcino d’oro. La tradizione del dono nell’uovo di cioccolato si sarebbe quindi originata proprio da questo episodio. (j.g.)
Sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate o consumate in ricette tradizionali come “vovi e sparasi” in Veneto, “torta pasqualina” in Liguria, e “scarcedda” in Basilicata, le uova sono le protagoniste della Pasqua. Senza dimenticare, ovviamente, le tante “Feste degli ovi” che caratterizzano le piazze di molti paesi della Valsugana dove questa tradizione è ancora molto seguita. Ma le uova non sono solo di gallina, esistono anche quelle di quaglia, di pernice, di tacchina, di papera e di anatra. Un classico da gustare, è il piccolo e delicato uovo di quaglia. Il suo sapore non è troppo lontano da quello dell’uovo di gallina, va bene per eleganti antipasti, si sposa benissimo con il tartufo ed è perfetto nei brodi di zuppe ricercate. L’uovo di pernice, invece, anch’esso di piccole dimensioni e dai particolari colori esterni, è una raffinatezza ancora più rara. In Spagna, viene servito caramellato, su apposito cucchiaino d’argento, come antipasto della casa. Le uova di tacchina poi sono ottime sia per particolari frittate che per impasti dolci. Le uova di papera, tacchina e anatra, infine, sono il cavallo di battaglia degli olandesi specialisti in piatti a base d’uovo, come le omelette a base di uova alternative.
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i gallina, come imporrebbe un’antica tradizione, o di cioccolato, come richiedono i gusti moderni, l’uovo è da sempre uno dei principali simboli legati al periodo della Pasqua. Difatti questa appare un’usanza codificata e tramandata già cinquemila anni fa dai Persiani, i quali erano soliti festeggiare l’arrivo della primavera con lo scambio delle uova che, secondo un rito tuttora esistente, dovevano preservare dalle pestilenze e dalle carestie. Pure gli antichi Egizi, i Greci e i Cinesi adottarono la tradizione di scambiarsi le uova di gallina, molte volte decorate a mano, quale simbolo della rinascita della natura. Nel corso del Medioevo l’uovo divenne la rappresentazione di un’altra rinascita: quella dell’Uomo predicata dal Cristianesimo. Non stupisce, pertanto, scoprire che quando alla metà del XII
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EVENTI
Un grande concorso fotografico con ricchi premi
Immagini delle nostre Valli
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enché da qualche anno le videoriprese siano entrate nelle nostre case in maniera sempre più prorompente, niente potrà mai eguagliare l’espressività e l’intensità di una fotografia, che ha il potere di cogliere l’attimo fuggente, di catturare un frammento di vita e di consegnarlo all’eternità. Le immagini fotografiche ci consentono di ricordare i momenti più significativi e intensi della nostra vita, ma anche di documentare i luoghi in cui viviamo e che ci sono cari. È con questo intento, proseguendo nell’ottica della territorialità e del radicamento tra la propria gente, che il Centro Commerciale Le Valli di Borgo Valsugana organizza la prima edizione del concorso fotografico denominato “Le Nostre Valli”. Il concorso, aperto a tutti i fotografi dilettanti, è a partecipazione gratuita e si suddivide in due categorie: Bianco/Nero e Colore. A ogni partecipante viene richiesto un lavoro esclusivamente fotografico (senza ausilio di software per fotoritocco) sul tema del concorso, ovvero immagini scattate a luoghi, panorami, dettagli di vallate facenti parte dei comprensori C2, C3, C4, e Feltrino. La selezione delle fotografie verrà effettuata da una giuria tecnica, appositamente nominata e il cui operato sarà insindacabile, che alla fine decreterà anche i vincitori delle due categorie. Particolarmente ricco il montepremi. Ai primi classificati di ogni sezione (colore e bianco/nero) andrà infatti un buono spesa di € 250,00 ciascuno,
i secondi classificati riceveranno un buono spesa di 150,00 euro, e i terzi classificati un buono spesa di € 100,00. Ai vincitori di questi premi sarà consegnata anche una targa ricordo. Le foto partecipanti al concorso verranno esposte con menzione dell’autore dal 2 al 30 maggio prossimi, nella galleria del Centro Commerciale Le Valli. La premiazione avverrà domenica 30 maggio, alle ore 17.00 sempre presso il Centro Commerciale Le Valli. Per partecipare occorre consegnare da un minimo di 2 ad un massimo di 4 stampe fotografiche (formato cm 20 x 30 verticale o orizzontale) per categoria di concorso. È gradito anche un cd con i file in jpg o tiff ad alta risoluzione. Tutto il materiale dovrà pervenire entro il 28 aprile 2010, o essere consegnato a mano entro la stessa data prima delle ore 18.00, al seguente indirizzo: Centro Commerciale Le Valli, c/o GRUPPO PATERNO, via della Stazione 100, 38059 Villa Agnedo, TRENTO. c.a. dott.ssa Eliana Carlin. Tel. 0461/780204. Regolamento dettagliato sul sito del Centro Le Valli e presso le attività del Centro Commerciale.
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TEATRO
TRENTO. In scena il celebre eroe di Rostand
PERGINE. Quando la bontà non è più un valore
Cirano, pazzo d’amore
Troppo buono...
Pazzo d’amore e pazzo per l’amore, orgogliosamente libero e tremendamente solo contro tutti, gentile e gaglioffo, romantico e stratega tale da architettare un’intera vita all’ombra del rivale in amore: è Cirano, l’eroe dal naso esagerato e dalla penna facile. Con le parole di Guccini, invita ancora oggi gli ipocriti al duello: «Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto, infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio…». Sono ragazzi a metterlo in scena, ma con tutta la passione dell’adolescenza: in fondo appartiene così bene a quell’età magica il folle idealismo e la dubbiosa autostima per il proprio aspetto fisico, il desi-
derio profondo di rivoluzione e l’amore per la libertà. Alle età successive appartiene invece la grigia rinuncia contro la quale combatte Cirano, fino allo stremo, a colpi di poesia e d’alata immaginazione.
L'attore Giulio Scarpati
Un momento di Cirano
Trento, Teatro San Marco, Via S. Bernardino 8, 10 aprile 2010, ore 20.45
Racconti, aneddoti, confessioni e riflessioni messe in scena dall’Associazione Teatrale Pistoiese. Con incursioni poetiche e musicali negli autori che, per affinità, si intrecciano con le esperienze
“confessate” e anche con il nostro presente. Uno spettacolo di musica e parole per parlare dell’attualità, ma anche del passato prossimo, prendendo in giro i nostri difetti, debolezze, meschinità. Giulio Scarpati si racconta e ci racconta, con leggerezza e ironia, in un gioco che parte dal concetto di bontà, segno distintivo di un modo d’essere, ma anche etichetta e condanna a cui si è legati a vita, in un ribaltamento tragico in cui la bontà da valore si trasforma
in “marchio d’infamia”. Attraverso i diversi registri dell’ironia, della poesia e della passione, il discorso parlato si intreccia con la musica, con le canzoni più amate, duetti e scherzi musicali, filmati, proiezioni, brani poetici e racconti, da Gozzano a Jovanotti, da Gaber a Dostojeski. In scena, con Giulio Scarpati, un musicista che lo accompagnerà e con cui potrà interagire e duettare e, come sfondo ed elemento scenografico, un grande schermo per filmati, proiezioni, giochi di luce.
Pergine, Teatro Don Bosco, 12 aprile 2010, ore 20.45
PERGINE. Un’immagine della scuola nel nostro Paese
Ultimo giorno... Sottobanco Ultimo giorno di scuola e tempo di scrutini in un istituto tecnico alla periferia romana. Il consiglio di classe si riunisce per dibattere sul destino di una classe irrequieta e bizzarra, dove spicca la presenza imbarazzante di un allievo che, a causa del suo comportamento, dividerà i giudizi dei professori. Il dibattito diventerà fatale pretesto per scatenare accuse, recriminazioni, rese dei conti derivanti da gelosie e rancori pregressi. Ma, tra meschinità e pettegolezzi, vi sarà anche spazio per la nascita di un amore fra due insegnanti. Così torna in scena la fortunata commedia dell’exprofessore Domenico Starnone, che ha avuto anche una trasposizione cinematografica, e continua ad essere una esilarante e feroce occasione di rifles-
sione sulle problematiche vecchie e nuove della scuola: dalla demotivazione dei professori, che talvolta sfiora anche l’ignoranza, alle piccole forme di corruzione, dal malcostume studentesco agli equilibrismi del corpo insegnante fatto di doppilavoristi... Ma se la scuola soffre di molti mali, se ne può anche ridere, e davvero di gusto: il cinismo con cui Sottobanco affronta un così delicato argomento crea fatalmente situazioni di esilarante fraintendimento, trasformando lo spaccato di un’istituzione sull’orlo della crisi in una narrazione che corre sul filo continuo della risata.
TRENTO
Pergine, Teatro Don Bosco, 21 aprile 2010, ore 20.45
TRENTO
Gaia De Laurentiis
PIEDICASTELLO
Stupidorisiko
Working Class Zero
Mi chiamo Paolo Domenico...
Il racconto, partendo dalla Prima Guerra Mondiale, arriva alle guerre dei giorni nostri, attraverso episodi - tutti storicamente documentati - emMario Spallino blematici della stupidità della guerra. Alla Storia si uniscono le storie di un marine, che parla toscano. Una critica ragionata e ironica della guerra e delle sue conseguenze.
La Compagnia degli equilibristi (Milano) presenta il progetto Working Class Zero che vuole fotografare la precarietà dei trentenni, la generazione che non cresce, i Mucciniani dell’ultimo bacio, quelli che hanno come ultima ideologia rimasta quella del viaggio, della fuga.
Mi chiamo Paolo Domenico, porto navi in cima ai monti. Una storia di poteri, guerra, ambizioni, eserciti che si muovono. È una storia di ieri ma racconta di oggi. Con Paolo Domenico Malvinni e Sabrina Simonetto.
Trento, Teatro Cuminetti, Via S. Croce 67, 14 aprile 2010, ore 14.30.
Trento, Teatro Cuminetti, 15 aprile 2010, ore 21.00.
Piedicastello, Teatro Portland, Via Papiria 6, 18 aprile 2010, ore 21.00.
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CULTURA
EDITORIA. Nuova opera di Vittorio Fabris
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Borgo Valsugana, veduta di Castel Telvana
Nuova guida della Valsugana Orientale In passato alla Valsugana Orientale sono state dedicate varie pubblicazioni che in alcuni casi hanno lasciato un segno e che hanno descritto un’epoca. Sarà sicuramente così per la nuova opera di Vittorio Fabris, che da anni si occupa di questo territorio, intitolata “La Valsugana Orientale”: parte prima: i paesi a destra del torrente Maso (Decanato di Borgo).
V
ittorio Fabris, autore di una nuova guida artistica della Valsugana Orientale e del Tesino, già da una decina d’anni si occupa con passione di questo territorio, al quale ha dedicato alcune significative pubblicazioni. Basterà ricordare Alla scoperta del Borgo, la prima approfondita descrizione storica e artistica di Borgo Valsugana,
pubblicata nel 2004; inoltre, edita nel 2007, la monografia Quando il Santo sì fermava a Grigno dedicata alle chiese di quel comune. Ha poi curato due mostre che hanno fatto conoscere altri aspetti poco noti o trascurati delle vicende artistiche locali, con particolare riferimento alla opere di soggetto religioso: La bottega dei Fiorentini. Una dinastia di pittori nella Valsugana del Seicento (2007); Arte e decozione in
Valsugana (2008). La diretta conoscenza del territorio, nel quale vive e opera, maturata in lunghi anni, unita a uno spiccato spirito di osservazione, consentono ora a Vittorio Fabris di offrire un’esauriente e aggiornata descrizione del patrimonio d’arte della Valsugana orientale, articolala in due volumi. Il primo comprende il territorio del decanato di Borgo, da Novaledo fino a Carzano; il secondo è
dedicato al decanato di Strigno, vale a dire alla parte della valle da Scurelle a Tezze, inclusa la conca del Tesino; quest’ultimo uscirà nel corso del prossimo anno. È un lavoro prezioso che va ben oltre la documentazione delle opere d’arte e si estende a una accurata descrizione dell’ambiente storico, dei centri abitati, sia di quelli importanti che di quelli periferici, con un’attenzione costante rivolta anche alle testimonianze culturali e storiche minori (edicole sacre, dipinti murali, sculture lignee d’epoca relativamente recente, fontane, rustici,..). Attenzione quanto mai feconda poiché si traduce in una vera e propria mappa dei beni culturali, attraverso una documentazione puntigliosa dei segni del passato: segni che giorno dopo giorno, sono sempre più esposti al rischio dell’emarginazione, del fraintendimento e della perdita. Si avverte, forte, l’amore per il territorio e per la sua storia: un modo di essere e di sentire che ha la sua radice in un atteggiamento spirituale non molto distante, in tondo, da quello che ispirò ad Aldo Gorfer la sua straordinaria guida delle Valli del Trentino. Il testo di Vittorio Fabris è un invito a percorrere - ma con la giusta lentezza - le terre e i paesi della Valsugana, a conoscerla nelle sue pieghe, a cogliere ciò che facilmente sfugge; ad avvicinarsi al territorio con curiosità partecipe e con rispetto. Quel rispetto per l’ambiente e per la storia, quel saper vedere e apprezzare il bello e l’insolito che tendono pericolosamente a venir meno, anche in questa parte del Trentino. Ezio Chini
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CINEMA ALICE IN WONDERLAND
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Teatro Parrocchiale di Tezze Una nuova versione animata (con la tecnica del performance-capture e riprese live-action) della storia di “Alice nel paese delle meraviglie” firmata stavolta dal gotico Tim Burton. La classica storia di Lewis Carroll, pubblicata per la prima volta nel 1865 e poi trasposta su grande schermo prima da Norman Z. McLeod nel 1933 e poi in versione animata - da Walt Disney nel 1951, rivivrà in una versione
tecnologicamente avanzata, originale e personalissima diretta dal maestro dell’animazione dark. Alice ha diciassette anni e scappa da un party altezzoso e segue il Bianconiglio giù per il buco, che la riporta nuovamente al Paese delle Meraviglie. Il Bianconiglio è convinto di avere la ragazza giusta, quella che ha visitato il magico mondo dieci anni prima. Ma Alice non si ricorda la sua visita precedente nel Paese delle Meraviglie, le cui creature sono pronte per una rivolta e sperano e aspettano che Alice li aiuti. Ma lei vorrà farlo? Lo potrà fare?
Teatro Parrocchiale di Tezze di Grigno, 11 aprile 2010, ore 20.30
ALVIN SUPERSTAR 2
Tezze, Teatro Parrocchiale 6 aprile, ore 16.00
RACCONTI DELL’ETÀ DELL’ORO
Borgo, Auditorium, 7 aprile ore 21.00
APPUNTAMENTO CON L’AMORE Borgo, Auditorium 11 aprile, ore 21.00
PERGINE. La storia vera dell’ecologista Timothy Treadwell
GRIZZLY MAN UNA STORIA DI FOLGORANTE BELLEZZA E PROFONDITÀ, DOMINATA DAL DESIDERIO DI TIM DI ABBANDONARE LA PROPRIA UMANITÀ E DI DIVENTARE UN TUTT’UNO CON GLI ORSI. FINO AL TRAGICO EPILOGO...
U
na natura stupida, oscena e sbagliata». HHH Q uest a è la conclusione cui si arriva di fronte alla toccante riflessione per immagini del regista tedesco, lacerante docu-dramma che ripercorre le tredici estati (dal 1990 al 2003) trascorse in Alaska dall’americano Timothy Treadwell, ecologista animato dall’ossessione di proteggere dai bracconieri una comunità di orsi grizzly. Dal 1999 al 2003 portò con sé due telecamere con le quali realizzò più di 100 ore di filmati che documentano la sua convivenza con gli orsi (ad ognuno di essi aveva assegnato un nome). Alternando estratti da quel «fi lm di estasi umana e di cupo tumulto interiore» (come l’ha defi nito il regista)
Regia Werner Herzog 2005
realizzato da Treadwell stesso, suggestive riprese naturalistiche e interviste realizzate a parenti e amici di Tim, la pellicola va a costruire una drammatica parabola esistenziale sull’utopico sogno dell’Uomo di poter dominare, seppur benevolmente, una Natura atavicamente spietata e violenta. Riecheggiando quella di tanti travagliati eroi solitari del cinema di Herzog, la storia di Tim si conclude infatti tragicamente con il brutale attacco da parte di un grizzly all’uomo e alla fidanzata Amie Huguenard, quell’estate al suo fianco. Attacco registrato dal microfono della videocamera di Tim, testimone esclusivamente sonora di una tragedia annunciata. Il regista tedesco ribadisce così la sua pessimistica visione del mondo della natura, restituendoci allo stesso tempo tutta l’innocenza e la spontaneità di uno spirito umano ingenuo e vitale. «Nel gi-
rato di Treadwell ho scoperto una storia di folgorante bellezza e profondità. È un film di estasi e cupi tormenti interiori. Come se in lui ci fosse il desiderio di abbandonare la propria umanità e di diventare tutt’uno con gli orsi» dice ancora Herzog. Sembra che in quella storia il regista veda se stesso e la sua filosofia di cineasta e, interrogandosi, chieda allo spettatore di riflettere sul cinema e sui suoi limiti. e Venerdì 16 april sco, Bo n do Pergine, Teatro 5 .4 ore 20
SETTE NOTE
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LITTLE TONY
IMMAGINI DELLA MIA VITA
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mmagini della mia vita è il titolo del libro, l’unico, scritto da Little Tony, contenente più di 500 fotografie che ripercorrono i primi 50 anni della carriera del grande artista, dall’infanzia, al debutto alla tv inglese, ai festival di Sanremo, ai film, alla vita privata.
di Giuseppe Facchini Allora Tony, com’è nata l’idea di questo tuo libro? «L’idea è di mia figlia Cristiana. Negli anni ‘60 il mio manager era un fotografo e abbiamo fatto una marea di fotografie e copertine per le riviste dell’epoca. Abbiamo impiegato due anni nel metterle in ordine e catalogarle, ma ne è valsa la pena. Ci tengo tantissimo a questo lavoro, dischi ne ho fatti tanti, libri uno, una cosa mia e attraverso le immagini della mia vita racconto non solo la mia carriera, ma la storia del nostro paese e i cambiamenti della società».
morta a 53 anni, l’unico amore della mia vita, la nascita di mia figlia Cristiana e i suoi tre bambini, tutto con serietà e tranquillità. Una vita con grandi successi e grandi tragedie. Il libro è un regalo ai fan, a tutti quelli che mi hanno seguito in questi anni. Ai miei genitori, ai miei fratelli e Giuliana e Cristiana ho dedicato i capitoli più importanti».
Tua figlia oltre ad essere nata il tuo stesso giorno ti accompagna in tutti gli spettacoli come corista. «Da quando aveva 13 anni, mi seguiva sempre, un giorno la Spesso gli artisti hanno un po’ presentatrice stava male, le ho di ritrosia nell’aprirsi al pub- detto “perché non presenti tu?”, blico e descrivere la propria una crisi di pianto e poi ho sentito una vocina che presentava vita privata... «Ho raccontato con semplicità e “Signori e signore inizia il Little passione, Giuliana, mia moglie Tony show”».
Chissà quanti aneddoti potresti raccontare... «Non è il solito libro che racconta tutta la vita, sono tantissime fotografie e qualche episodio importante e curioso: l’incontro con l’ingegner Ferrari e con Salvador Dalì, la prima volta negli Stati Uniti, la disavventura alle cinque di mattina con una barchetta di 3 metri in mezzo al mare dove ho rischiato la vita per andare a trovare una ragazza che mi piaceva». Quando ti guardi indietro cosa provi? «Un sogno, un’avventura, è passato tutto molto velocemente, tour, dischi, festival, film, concerti, dal ‘70 al ‘90 gli anni sono volati, non ho fatto mai una vacanza. Nei primi dieci anni ho messo le basi di tutta la mia carriera lunghissima e che è durata più di 50 anni e sono onorato di aver festeggiato questo traguardo con i giovani a Sanremo e in gara». A Sanremo hai legato i tuoi più grandi successi, il Festival è ormai diventato un talent-show? «Penso che vi sono giovani validi e di talento; la prima volta che sono stato a Sanremo nel ‘61 con Celentano avevo 20 anni, abbiamo portato il rock ‘n roll di 24.000 baci, ma quell’anno ha vinto un melodico come Luciano Taioli. Sanremo dovrebbe accontentare un po’ tutti,
artisti giovani e anziani possono convivere tranquillamente. Se ci sono cantanti della vecchia guardia con canzoni valide, devono poter essere presenti e in finale, perché quella musica funziona anche all’estero. Difficilmente i giovani talenti lo potranno fare. Se facciamo canzoni mediterranee, cantabili, possiamo vendere in tanti paesi esteri. Sarei felice lo facessero. Hai avuto grandi amicizie? «I migliori amici sono quelli dell’infanzia, quelli del baretto a Roma, poi ho fatto di tutto, ho preso tremila aeroplani, una vita intensa, il tempo per le amicizie era poco, anche nel mio ambiente. Ero grande amico di Mino Reitano...». Come sei cambiato? «Non sono cambiato. Il successo e il denaro non mi hanno mai toccato. Sono curioso, ho fatto i miei sbagli, dovrei vivere due volte, avere trent’anni e la testa di oggi. Voglio però ringraziare con tutto il mio cuore il pubblico italiano. Non ho mai avuto appoggi politici e imprenditoriali, tutto quello che ho fatto l’ho fatto da me. Se resisto ancora dopo 50 anni, lo devo a loro. Spero tanto che questo libro che ho fatto con cura e passione possa piacere a tutti».
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LETTERE AL DIRETTORE
Le lettere possono essere inviate a: Redazione "La Finestra" Viale IV Novembre 12 38051 Borgo Valsugana (TN) Tel. 0461.752622 Fax 0461.756833
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redazione@lafinestra.it
DALLA PARTE DEI BAMBINI «La tenerezza e l’insegnamento di Gesù, che considerò i bambini un modello da imitare per entrare nel regno di Dio, hanno sempre costituito un appello pressante a nutrire nei loro confronti profondo rispetto e premura» ha detto recentemente papa Ratzinger. Poi ha ricordato anche «le dure parole di Gesù contro chi scandalizza uno di questi piccoli», parole «che impegnano tutti a non abbassare mai il livello di guardia di tale rispetto e amore». Chi ha mancato di rispetto ai bambini, ha esercitato violenza su di loro, violato la loro dignità e i loro diritti, è da deplorare e condannare. Ed ognuno potrebbe adoperarsi per raggiungere questo obiettivo. In linea con questo antico insegnamento di Gesù si è mossa più volte anche la pedagogia, ad esempio, si può forse dire, nel caso della scuola attiva (fondata nel lontano 1980) con lo scopo di creare una scuola centrata sui reali bisogni del bambino, che mirasse al suo sviluppo integrale e al suo coinvolgimento nel processo educativo. Ogni buona attività in questo ambito si ispira alle buone idee avute da altri; in questo caso ci si è riferiti soprattutto all’americano John Dewey, la cui formazione ha risentito in maniera determinante dei fondatori del pragmatismo. È il principio del “puerocentrismo”, che mette al centro dell’attenzione i bisogni, le esigenze, le richieste dei piccoli interlocutori, ovviamente tutti portatori di proprie scelte e preferenze. Ogni individuo, anche nell’infanzia e fanciullezza, manifesta in modo chiaro caratteristiche e interessi propri che tutti hanno il dovere di rispettare. Anche gli autori della recente pubblicazione “Accoglienza e autorità nella
relazione educativa” invitano ad una “pedagogia dolce”, a provare ad ascoltare gli appelli dei figli che invocano; «la costrizione non è un metodo» vi scrive Fortin, «l’autorità reprime, uccide, porta all’insicurezza esistenziale, riduce lo spazio di libertà interiore» vi scrive Pelicon. Infine dalla pedagogia alla pediatria. Dino Pedrotti, pediatra e neonatologo trentino, ha di recente pubblicato “A scuola dai bambini. Suggestioni e provocazioni di un pediatra”, in cui si ripetono ancora una volta queste stesse idee, che abbiamo visto venire da molto lontano. È necessario prestare attenzione ai bisogni dei più piccoli.
Bambini delle elementari
Ma la nostra non è certo una società “a misura di bambino”, che è invece basata e attenta più alle esigenze degli adulti che a quelle dei cuccioli umani. In questo nostro mondo disordinato in vari ambiti non si tiene conto delle necessità dei più piccoli. E così il pediatra, in linea con l’insegnamento religioso e pedagogico descritti prima, suggerisce ancora una volta di «lavorare sull’essere più debole, considerarlo come il punto di partenza essenziale, la leva che solleverà il mondo, l’unico in grado di farci uscire dal labirinto e di farci ritrovare la strada». Un ultimo rilievo del pediatra: quello di fermarci ad ascoltare ciò che questi nostri bambini ci possono insegnare. Concludo con un mio ricordo, di avere letto, a dedica su una rivista scientifica, una citazione dei numerosi libri del russo Fedor Mikhaìlovitch Dostoievski: «se avete un problema, chiedete aiuto a un bambino, lui saprà risolverlo, con la libertà e la fantasia». Dott.ssa Luisa Bortolotti Associazione dei Pedagogisti e degli Educatori italiani
CENTA SAN NICOLÒ
Gruppo Anziani: una risorsa per il paese Egregio direttore, pensi, una trentina di frazioni sparse sul versante orientale della Vigolana, frazioni lontane fra loro, abitate principalmente da pensionati. Eppure anche lì vive e opera un’associazione di volontari il cui obbiettivo è far Il Gruppo Anziani di Centa San Nicolò incontrare il maggior numero di persone per dialogare sì di argomenti leggeri, ma anche per esplorare e far conoscere momenti di vissuti un po’ lontani nel tempo, ma mai completamente dimenticati. Da pochi anni è uscito il lavoro “Voci dal mondo dell’emigrazione”, una raccolta di testimonianze di persone che hanno vissuto in prima persona il problema dell’emigrazione nel centro Europa e/o oltre Oceano nelle Americhe e in Australia. Settembre 2009, in occasione dei 150 anni di presenza della Chiesa Parrocchiale, altro momento per far conoscere le radici della nostra storia, presentando le varie fasi della costruzione della chiesa e i molteplici interventi per renderla sempre più accogliente e in linea con i tempi. Chi arriva a Centa San Nicolò non può fare a meno di ammirare l’imponente mole della Parrocchia, posta su una balconata con vista sull’intera Valsugana, ma è doveroso anche che conosca la natura della popolazione: gente semplice, onesta, laboriosa... Comunità da cui sono usciti molti religiosi e religiose che hanno portato in tutto il mondo la “Buona Novella”. Alla riuscita delle due pubblicazioni tutto il Gruppo Pensionati e Anziani ha contribuito fornendo alla coordinatrice, maestra Agnese, testimonianze, racconti, documenti e fotografie. A parte i suddetti lavori straordinari, il Gruppo s’industria ad organizzare annualmente qualche uscita “culturale” di un’intera giornata; non manca in febbraio di onorare i Santi Patroni Simeone ed Anna, con una celebrazione religiosa al mattino, a seguire pranzo e allegria fino al tardo pomeriggio. Quest’anno poi una novità: molti amici venuti da tutti i masi si sono ritrovati nella nostra sede a festeggiare il giovedì grasso. Gli ingredienti c’erano tutti: una bella sala addobbata per l’occasione; una ricca tombola; la cena preparata in loco dalle nostre brave cuoche e non mancava le allegre scenette della Beppina. Momenti di intrattenimento a parte, Pensionati e Anziani si rendono utili durante tutto l’anno curando il decoro della Parrocchiale con le pulizie, il rinnovo dei fiori e quant’altro si renda necessario. Nel periodo natalizio s’industriano ad allestire il presepio posto a lato della scaletta con pezzi da loro stessi costruiti utilizzando materiali presenti in casa. Caro direttore, a ben pensarci questi signori, grazie alla loro disponibilità per certi lavoretti, rappresentano per il paese una ricchezza da non sottovalutare. Non crede? Agnese Agostini
Gentilissima signora Agnese, ben volentieri pubblico questa Sua sentita lettera per ringraziare Lei, nonché il Gruppo Pensionati e Anziani di Centa S. Nicolò per ciò che quotidianamente fate a beneficio delle vostre comunità e, soprattutto, delle nuove generazioni. Spesso siamo abituati a credere che la cultura si apprenda soltanto dai libri, ma i “nonni”, con la loro storia di vita, rappresentano una enciclopedia vivente di valore ineguagliabile, da cui tutti dovremmo continuamente attingere. Purtroppo spesso ce ne rendiamo conto soltanto quando vengono a mancare e nello scaffale della nostra libreria virtuale si crea quel vuoto che nessuno potrà mai più colmare. Continuate così... Johnny Gadler
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Cucina Immagini per
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La ricetta di aprile a cura di Fabrizio Todaro
20 minuti+fr igo * facile
DOLCI. Una ricetta senza cottura, facile e adatta anche ai principianti dei fornelli
CHEESECAKE CON YOGURT GRECO E FRUTTI DI BOSCO Il cheesecake (torta al formaggio) è un dolce tipico della tradizione americana, per la precisione di New York. È una torta preparata con crema fresca di formaggio (tipo philadelphia), e pare nasca nell’antica Grecia come alimento energetico per gli atleti. Noi abbiamo sostituito il formaggio con lo yogurt greco intero, che è altrettanto denso e cremoso. È un dolce velocissimo da preparare (perchè senza cottura), va solo tenuto qualche ora in frigorifero a rassodare.
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INGREDIENTI PER 6 PERSONE
• 500 gr yogurt greco intero • 200 ml panna da montare • 3 cucchiai zucchero a velo • 1 cucchiaio succo di limone • 6 fogli colla di pesce (gelatina)
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In una ciotola sbriciolare i biscotti
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Lavorare lo yogurt greco con lo zucchero a velo e un cucchiaio di succo di limone
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Aggiungere la colla di pesce al composto di yogurt e panna montata
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In un pentolino sciogliere il burro. Nel frattempo mettere i fogli di colla di pesce in ammollo in una tazza d'acqua fredda
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Mescolare i biscotti col burro sciolto e un cucchiaio di zucchero
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• 250 gr biscotti secchi • 1 cucchiaio zucchero • 80 gr burro • salsa dolce ai frutti bosco • mirtilli e lamponi per guarnire
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Foderare una tortiera con della pellicola trasparente e riempire il fondo col composto di biscotti, compattandolo bene con le mani
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A parte montare la panna
Unire la panna allo yogurt, mescolando delicatamente
In un pentolino sciogliere per pochi secondi la colla di pesce, precedentemente ammollata in acqua, facendo attenzione a non farla bollire
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Trasferire il composto nella tortiera foderata di pellicola e riporre in frigorifero a solidificare per 2/3 ore
Ritirare dal frigorifero e ricoprire la superficie della torta con la salsa dolce di frutti di bosco
Guarnire con mirtilli, lamponi o fragoline di bosco prima di togliere la torta dalla tortiera e servire
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