La Finestra novembre 2009

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Sommario

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Editoriale ................................................................. 3 Dalai Lama a Trento La festa per San Prospero del 1877 ....................... 5 Terzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, leader ad un tempo spirituale e Sulle industrie di Roncegno e Borgo....................... 7 politico del popolo tibetano, preEstate 1877: la bella stagione di Levico.................. 8 mio Nobel per la Pace 1989, in Sull’educazione dei bovini in Valsugana ............... 10 esilio dalla sua terra fin dal 1959, è giunto il 17 novembre a Trento A proposito dell’ora di religione musulmana......... 13 dove ha chiesto l’autonomia per Scritti di Degasperi: l’ultimo volume ..................... 14 il Tibet. Rilancio dell’Alta Valsugana: il progetto ................ 15 Il progetto per riqualificare il fiume Brenta ............. 17 L’Alta Valsugana Volley vede rosa ......................... 18 Trentino d’inverno, promozione a Praga ............... 21 La lettera: quali prospettive per l’IPSCT? .............. 22 Partito il camper dei consumatori ......................... 23 Le religioni possono contribuire alla pace............. 25 Operazione fiumi: il Trentino A.A. “naufraga”........ 26 Le imprese che vedono “rosa” ............................. 27 CROSS: consegnati 57 premi di studio ................ 29 Aldo Chirico: un piano per Levico Dalai Lama a Trento: autonomia per il Tibet.......... 30 Nostra intervista al consigliere di Levico Terme Aldo Partito il piano d’azione contro l’inquinamento ..... 33 Chirico il quale, in vista delle elezioni comunali del 2010, illustra la necessità di un piano per rilanciare Lavori al S. Lorenzo: il Pdl interroga ..................... 34 la città di Levico che, afferma Chirico, ultimamente Tutela delle minoranze linguistiche........................ 36 appare un po’ in letargo. PSA: un ottimo bilancio ........................................ 37 Trentino, verso il figlio unico in età avanzata ......... 39 Taverna: c’è potere ma non governo ENAIP Borgo: la Lega interroga ............................ 42 Nostro colloquio con Claudio Taverna, responsabile nazionale del dipartiMons. Bressan al Don Ziglio ................................. 43 mento economico del Partito dei Pensionati, secondo il quale in Italia - e anche nel nostro Trentino - c’è tanto potere ma poco governo. Novaledo: Menz & Gasser si amplia..................... 45 Aldo Chirico: un piano per rilanciare Levico.......... 46 Taverna:«C’è tanto potere ma poco governo» ..... 49 Don Torresani si impone nella Scrozada............... 53 Fare rete per risparmiare energia .......................... 55 Che tempo fa a Levico? Ce lo dice Rizzonelli ....... 60 Don Ziglio: questionario servizi ............................. 62 Benedizione Croce Cima Dodici ........................... 63 Le cronache.......................................................... 65 Capitello per Alberto Dalcastagnè......................... 66 Caldonazzo: benedetta la nuova croce ................. 67 Grande festa per l’arrivo di don Antonio ............... 68 CROSS: al servizio della comunità ....................... 70 L’Europa è vicina, hier ist Europa .......................... 72 Nasce la comunità Alta Valsugana e Bersntol....... 75 Il complesso Corelli conquista Berlino .................. 77 Come eravamo... .................................................. 78 Cenacolo Trentino di Cultura Dialettale in festa ..... 80 Fare rete per energia Identità e sviluppo nelle nuove generazioni ........... 83 risparmiare Il progetto “Fare rete per risparL’esercito dei bambini schiavi del XXI secolo ........ 84 miare energia” ha consentito di dei percorsi didattici Gli italiani non si fanno “influenzare”..................... 85 realizzare di educazione ambientale per le Addio Alda Merini, poetessa bambina .................. 89 scuole del Comprensorio BasCorrere a New York, una festa per tutti ................. 91 sa Valsugana e Tesino. Cronaca di una proposta stimolante e Musica: intervista a Toto Cutugno ........................ 95 altamente formativa... Spettacolo............................................................. 97 Computer: femminile plurale................................. 98 Donne in primo piano ........................................... 99 Mostre in Trentino ...............................................101 Piazza Dante: un’opera che fa discutere .............102 Gam: finestra sul mondo dell’arte.......................103 Appuntamenti a teatro ........................................104 Miriam: la ragazza immagine ..............................105 Cucina per immagini: sogliola ripiena .................107 Digitale terrestre: glossario dei termini ................109 Moda & bellezza .................................................110 Correre a New York maratona di New York è un evento sportivo a livello internazionale che coinCasa dolce casa .................................................111 La volge migliaia di persone da tutto il mondo ma prima di tutto è un’esperienza Caleidoscopio .....................................................112 umana che riunisce un’intera metropoli. E non importa il risultato...

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NOVITÀ!

Editoriale

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di Johnny Gadler

Appuntamento con “La Valsugana”

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entili lettrici, cari lettori, come avrete senz’altro notato la copertina di questo mese è dedicata alla Valsugana. Ebbene, direte voi, in che cosa consiste la grande novità editoriale? In fondo, starete pensando, “La Finestra” è da oltre vent’anni che si occupa di fatti, personaggi, istituzioni e associazioni che vivono e operano nei comuni dell’Alta e Bassa Valsugana, nonché nel vicino Tesino... Ma la Valsugana cui abbiamo dedicato la copertina e l’apertura di questo numero non si limita ad essere soltanto il contesto geografico e l’ambito culturale di nostro e vostro riferimento. La Valsugana che qui intendiamo porre sotto i riflettori, alla vostra cortese e sempre ben disposta attenzione, è molto più di tutto ciò e rappresenta un sottile fil rouge, una sorta di cordone ombelicale, che ci lega indissolubilmente con il passato, con le esperienze di vita quotidiana dei nostri antenati che vissero nella seconda metà del XIX secolo. Perché “La Valsugana” di cui ci stiamo occupando è un giornale quindicinale che vide la luce a Borgo Valsugana nel lontano 1876, su iniziativa dell’editore e tipografo Giovanni Marchetto. Il primo periodico trentino di cui si abbia notizia, agli inizi del ‘700, fu il “Ristretto de’ foglietti universali”, organo d’informazione cui ne seguirono tanti altri, tutti però pubblicati nella città di Trento o di Rovereto. Le valli secondarie, infatti, rimasero sostanzialmente escluse – e per più di un secolo - da questa importante novità. Riva del Garda ebbe il suo primo giornale, “Il Benaco”, solo nel 1879, battuta però sul tempo – e ciò forse stupirà non pochi nostri lettori – proprio da Borgo Valsugana

nel 1876. Pertanto “La Valsugana. Giornale d’istruzione popolare, agricoltura, economia e commercio” può essere ritenuto, a tutti gli effetti, il primo giornale di valle del Trentino. Questa pubblicazione usciva il primo e il quindici di ogni mese, affrontando tematiche economiche, sociali e culturali inerenti ai vari comuni della Bassa e Alta Valsugana, non disdegnando però di gettare uno sguardo sui maggiori fatti del Trentino, nonché su questioni di rilevanza nazionale o addirittura internazionale, perlopiù a carattere tecnicoscientifico. Il tutto corredato da sintetiche cronache comunali e da articoli definiti di “Varietà” in cui

ai lettori si dispensavano consigli utili e curiosi aneddoti di varia natura. Un’iniziativa editoriale indubbiamente coraggiosa per quei tempi, di cui però poi si perse ogni traccia. Tuttavia sono giunti fino a noi gran parte dei 24 numeri pubblicati nel corso dell’anno 1877, che rappresentano una preziosa testimonianza circa il modo di informare e di educare i nostri avi ben 132 anni fa. Vista la grande rilevanza storico-documentaria di tali scritti, la società editrice AEMME, proprietaria del periodico “La Finestra”, in questi giorni sta dando alle

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stampe una riedizione di quella gloriosa testata, un prezioso volume frutto di un approccio filologico il più rigoroso possibile. Infatti nei testi sono stati conservati e riprodotti tutti gli errori di grammatica e di sintassi, nonché le piccole imprecisioni di natura storica e scientifica dovute alle conoscenze dell’epoca che, ovviamente, erano ben diverse e più limitate rispetto ai giorni nostri. Scorrendo le pagine di questo volume si potranno scoprire molte informazioni circa l’organizzazione dei comuni e dei consorzi dell’epoca; ci si farà un’idea sull’assetto

socio-economico della vallata, focalizzando l’attenzione sulle principali risorse nonché sulle tante problematiche che ingenerarono il triste fenomeno dell’emigrazione; si potranno altresì seguire le prime tappe dello sviluppo turistico delle stazioni termali di Levico e di Roncegno, ma anche del Tesino e della Valle di Sella; si comprenderanno i dibattiti e le ragioni a sostegno dell’istituzione dei vigili del fuoco, dello spazzino comunale, delle scuole, del caseificio, delle “industrie”... E ancora tante informazioni sulla produzione e conservazione del vino, sul taglio del fieno e degli alberi, sull’allevamento e miglioramento della razza bovina, fino alle ricette di cucina e ai consigli per conservare i cibi o per curare delle piccole ferite. Nelle pagine di testo, al fine di rendere più leggera e godibile la lettura, è stato poi inserito un ricco apparato foto-iconografico che ritrae e documenta luoghi, persone e fatti riferibili ad anni compresi tra la fine dell’800 e la seconda guerra mondiale. “La Valsugana”, corposo ed elegante volume di 120 pagine, realizzato con il sostegno di numerosi sponsor e il patrocinio di alcuni enti e comuni della Valsugana, sarà in vendita nelle prossime settimane al prezzo speciale di 10 euro. Un’ottima “idea regalo” in vista delle prossime festività natalizie, quindi, ma anche una imperdibile opportunità per scoprire e riappropriarsi delle proprie origini, processo tanto importante soprattutto in un periodo storico di forte globalizzazione e di facili omologazioni come quello in cui stiamo vivendo.

Questo numero de LA FINESTRA è consultabile e scaricabile in formato PDF all'indirizzo: http://issuu.com/aemme_sas/docs/lafinestra_novembre_2009


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LA FESTA PER SAN PROSPERO Nelle seguenti pagine vi proponiamo alcuni stralci tratti dalla pubblicazione “La Valsugana” - anno 1877, che sarà in vendita nelle prossime settimane.

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ispettabile pubblico ed inclita guarnigione! Il gran giorno onomastico del mio illustre Avo dalle due perucche e del nostro leggendario campanone è prossimo a spuntare. Borgo sarà come al solito abbellito per sì lieta ricorrenza dalle armonie della brava banda cittadina, da un numeroso concorso di forestieri, dagli indivisibili banchi di telerie, giuocatoli, ciambelle e magna torna, dalle giostre di focosi destrieri in legno, da qualche viso tarpagnuola di acrobata o d’indovino, da qualche donna straordinariamente grossa, e da altri animali bipedi e quadrupedi. Ma il più bello, il fiore veramente odoroso della festa non ve l’ho ancor detto. Quest’anno abbiamo una novità, che al solo sentirla menzionare fa battere le mani in segno, d’applauso, e ad incoraggiamento pei suoi iniziatori. Per cura dell’instancabile nostro comitato della Società degli amici della scuola, verrà in questa ricorrenza tenuta i giorni 7, 8 e 9 una fiera di beneficenza o vaso di fortuna a pro della scuola. Il locale posto in uno dei punti più popolosi della borgata, fu gentilmente concesso al Comitato da una cortese famiglia. Ivi saranno schierati molti superbi

lavori, in gran parte opera della mano paziente ed abilissima del nostro sesso gentile, in parte regalati da persone benevoli in parte offerti dai nostri artieri a prezzi di fango, o del tutto gratuitamente. Fu una gara di filantropia, un esempio splendido che la gentilezza d’animo alberga in ogni classe sociale. Forse... ma zitto, chè questo fin’ora non è che un pio desiderio, le amabili artefici in persona, accudiranno coi Signori del comitato allo spaccio. Oh che commercio geniale! Credeva che le operazioni di compra vendita dovessero esser sempre prosa in quint’essenza, ma non Signori mi ricredo, anche il commercio ha la sua poesia, come la medicina del Mantegazza. Tutto stà saperlo trattare. E non è la nostra fiera di beneficenza una vera poesia? Che v’ha di più poetico d’un commercio ove: al banco starà forse una eletta delle nostre Signore, dove merce sono offerte generose, e lavori delle loro mani, speculazione il vantaggio di creaturine bisognose, contratto un divertente giochetto, e prezzo due meschini soldi austriaci al biglietto contro la possibilità di buscarsi un superbo acquisto? Il programma è così seducente che deve trascinare anche chi ha

il cuore di pietra. Credo che per rendere la fiera vieppiù interessante i biglietti delle grazie migliori siano estratti a sorte, e che per più comodo tanto dei Signori delle borgate vicine, come dei Signori bagnanti in Levico e Roncegno, di detti biglietti ne sarà loro fornita in precedenza una certa quantità, acciò tutti possano offrire il loro obolo, e guadagnarsi la loro parte di merito. Nutro lusinga che in particolare i Signori bagnanti, verranno a fare una visita alla fiera, non foss’altro per quel gran movente che è la curiosità, ed il bisogno di procurarsi tutte le distrazioni possibili pel buon andamento della cura. Venite, venite Signori miei e possa il vaso di fortuna del nostro gentil sesso, esservi di buon augurio per quella che cercate nelle nostre vasche sulutari. Fortuna che da canto mio vi auguro di tutto cuore. (La Valsugana n. 13, 1° luglio 1877)

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Borgo, tante comodità... ma senza acqua (S) In Borgo esistono quattro fontane, ed a rigore due perché due, che sono quelle che danno l’acqua migliore, quando, s’intende, la danno, hanno la febbre intermittente; le altre due che sono perenni, sono alimentate da fonte poco buona; in Borgo quindi c’è difetto di acqua sotto il doppio aspetto della qualità e della quantità. [...] E dire, che il nostro comune ha fatti dei gravi sagrifizi anche là ove era lecito il dubbio se propriamente si trattava di una spesa assolutamente necessaria! Abbiamo p. es. una compagnia di civici pompieri, la di cui somma utilità noi non vorremmo certo porre in contrasto, ma che pure avanti alcuni decenni non era reputata necessaria nemmeno nelle grandi capitali; e questa compagnia pesa poco dolcemente sul bilancio comunale; abbiamo le ruotaie di pietra nella contrada regia, che sono una manna pei veicoli e molto più per i poveri animali, le quali non hanno costato certamente una bagatella, ma negli anni andati la contrada regia era percorsa da carri, carrette e carrozze molto più che non lo sia adesso, e se fu tralasciato di percorrerla non è già perché vi mancassero le rotaie, ma perché la ferrovia della Val d’Adige ci portò via tutto il transito delle merci; abbiamo un teatro, che ora si sta restaurando, ed una civica musica banda, che se non sono direttamente sostenuti dalla cassa comunale, lo sono però dai cittadini, ciocché torna lo stesso, perché anche la cassa comunale è formata dai cittadini; abbiamo degli abbellimenti in paese diversi e tocca via. E l’acqua potabile? Per questa nulla fu fatto [...] (La Valsugana n. 9, 1° maggio 1877)


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SULLE INDUSTRIE DI RONCEGNO E BORGO: UNA PROPOSTA PALPITANTE DI ATTUALITÀ

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l 25 Ottobre corr. avrà luogo in Roncegno una sessione generale degli azionisti dello stabilimento balneare di Roncegno, per decidere su oggetto importantissimo. Alcuni egregi Signori capitalisti, forniti di larghi mezzi, mossi dalle migliori e più patriotiche intenzioni, si offrono o di levare verso tenue perdita tutte le azioni emesse, e dare così a questa nostra patria impresa un impulso, quale giammai avrebbe potuto ripromettersi, o di entrare essi stessi nella Società che dovrebbe ricostituirsi sopra basi più razionali e conformi allo scopo. Io desidero vivamente che sia nell’uno o nell’altro senso, la Società faccia buon viso a queste lusinghiere proposte, ed anzi ormai nutro speranza che tutti gli azionisti, si mostreranno alla prossima Sessione sommamente conciliativi, e disposti ad assecondar l’opera cotanto ardita e profittevole dei novelli imprenditori e consoci. Supponiamo che l’affare sia conchiuso nel primo senso. Che faremo noi allora specialmente di Borgo dell’incasso sulle nostre azioni? (Dico nostre, perché sono anch’io nel novero degli azionisti). Lo daremo a mutuo, compreremo effetti di credito pubblico? Oh che brutte idee tanto l’una che l’altra! Perché se questi valori furono

destinati all’industria, ed uniti formano una cifra rispettabile, li vorremo sminuzzare, ingojare e disperdere in tanti frammenti con scarsissimo vantaggio? Non sarebbe mille volte meglio mutarne semplicemente destinazione, ed invece di avere una industria a Roncegno, creare un industria a Borgo? Che giornata splendida sarebbe allora secondo me quella della sessione, che gioja d’aver pigliati insieme due grossi piccioni ad una fava, che piacere per un patriota onesto poter dire il prossimo 25 Ottobre: oggi senza sborsare un soldo dalla saccoccia ho deliberato la doppia fortuna di Roncegno e di Borgo, e forse fatta ad un tempo un eccellente speculazione! Da anni ed anni si deplora la mancanza nel nostro paese d’ogni altra

industria all’infuori della setifera, e se ne toccano con mano i tristi effetti. I nostri contadini colla magra mercede delle opere non possono vivere. Se poi si pensa che tutto l’inverno restano senza lavoro, che la maggior parte delle donne e ragazzi, mancano tutto l’anno d’ogni fonte di lucro, sembra perfino un enigma come qui una famiglia campi la vita. Cert’è che la miseria è grave, è quasi salita al culmine. Pur troppo nell’inverno – ecco una desolante verità a cui non si pensa abbastanza seriamente: ci son delle famiglie che soffrono la fame, e non hanno il coraggio di accatonare, ci son delle povere vedove e madri abbandonate che mancano d’un tozzo di pane, per far tacere i figlioli che piangono, e benedireb-

Una società degli amici della scuola

Chi avrebbe mai detto, che il progetto d’instituire in Borgo una società degli amici della scuola, gettato là alla buona da quell’egregio di Erede di “Sior. Prospero” or sono pochi mesi, avrebbe incontrata l’universale simpatia per modo che, ciò che era allora un semplice e pio desiderio, sarebbe oggidì un fatto compiuto non solo, ma che la società vivrebbe di vita rigogliosa ed avrebbe già dato i suoi, quantunque piccoli, buoni frutti. Nessuno, meno forse l’erede di “Sior Prospero” avrebbe osato sperare tanto, eppure fu così. Ciò vuoi dire che le cose buone si fanno strada da sé e che anche i Borghigiani hanno buon naso e sanno fare le cose per benino. (La Valsugana n. 11, 1° giugno 1877)

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bero come una Providenza di Dio quella mano che mostrasse loro un mezzo qualsiasi di guadagnarsi onoratamente pochi soldi. Via, cortese lettore, dì se ti dà l’animo che questa è una pagina di romanzo, dillo dopo due sole parole in confidenza o col nostro parroco, o medici condotti, dillo quando vedi famiglie intere emigrare in massa, rinegar patria parenti e quasi Dio, ed esporsi alla sorte la più enigmatica, tanto per trovare una esistenza tollerabile. Una miseria così cruda, sconforta, invoca da qualunque ha sensi di umanità almeno la più viva compassione. Si spera in una futura riforma agricola, e la speranza è legittima, ma nessuno s’illude sulla lentezza del provvedimento. Si grida di continuo: occorrono industrie. Ma chi si muove ad erigerle? Lo pretendete dalla povera gente che è perfino impotente ad ultimare il proprio domestico abituro? – Se una volta le persone agiate del paese non si risolvono a passare dalle chiacchere, ai fatti, quando vedremo realizzato questo lungo desiderio? Or bene; un occasione più bella, più favorevole di questa io credo che non si presenterà mai più. (La Valsugana n. 20, 15 ottobre 1877)

Una mensa per i poveri a Caldonazzo (S.) A Caldonazzo venne non ha guari istituita la cucina comunale per fornire ai poveri sovvenzionati gli alimenti, e ne si dice non solo che essa funzioni con tutto ordine e regolarità ma che il comune ne senta un sensibile vantaggio, essendo venute a diminuirsi le sovvenzioni e ciò a motivo che molti di coloro, che facevano un uso diverso dei danari per lo avanti loro assegnati da quello di provvedersi dei necessari alimenti, cessarono di importunare il comune, visto, che non avrebbero ottenuto altro che il cibo di pura necessità. Sotto questo aspetto, le cucine comunali servirebbero anche a conoscere quali siano coloro, che effettivamente hanno bisogno di essere sovvenuti, e quali coloro che impiegano la elemosina in appagare bisogni non sussistenti o fittizi. Facciamo voti, che simile istituzione, introdotta già anche in Telve, trovi presto accoglienza anche in altri comuni. (La Valsugana n. 5, 1° marzo 1877)


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Le acque minerali di Bieno

ESTATE 1877: LA BELLA STAGIONE BALNEARE DI LEVICO

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asciate che ve lo dica, caro redattore, i lettori del vostro giornale hanno tutto il diritto di essere malcontentissimi col vostro corrispondente di Levico, che a quanto pare sembra abbia l’aria di lasciar scorrere tutta questa stagione balneare, senza farsi vivo, o dar notizie dell’esito di quel frequentatissimo luogo di bagnatura. Ma io non solo ho voluto farmi il portavoce di questi lamenti, feci anche di più, mi cacciai in una carozzella, andai ad ascoltare, a vedere. La stagione quest’anno è brillantissima, lo fu specialmente nello scorso mese, e per concorso, e per le persone che cercarono d’attingere qui la salute, e i vantaggi della cura. Il generale Medici risentì della cura sollievo non comune, alle sue sofferenze ed egli fece alle acque, ed al trattamento i voluti elogi. Molti dei bagnanti sono partiti, ma altrettanti si possono dire arrivati. A Benedetto Cairoli, all’onorevole Biancheri, all’ex Ministro Rusconi si sono ora sostituiti il Senatore Cabella, il Duca Ferrari, il Consigliere Busacca, e tanti altri che troppo lungo sarebbe l’accennare

partitamente. Ricorderò solo uno di quelli individui troppo noti, perché come diceva Fanfulla di questi ultimi giorni è del quarto stato, individuo della stampa militante – Leone Fortis – ora uno dei redattori del Pungolo, altra volta tanto meritamente celebrato pel suo distintissimo lavoro Cuore ed Arte, di quei lavori che fanno battere le arterie quando si leggono, e si meditano. Signorine una parola anche per voi. Non istò a descrivervi le acconciature elegantissime le forme nuove, gentili, delle signore che ho veduto, ci vorrebbe un volume, e se ho da dirvi il vero mi troverei impacciato non poco, non faccio neppure i nomi, perché nella sfuriata della corsa avrei timore di scordare qualcuna delle tante eleganti, bellissime e graziose signore. Mi accontenterò di un solo nome, quello della nipote del troppo celebre Victor Hugo che è qui, e a quanto mi si assicura esilera tutti coloro che la avvicinano col brio, la distinta coltura letteraria e scientifica, esilera colle bellissime forme, e con una eleganza insuperabile. Levico è stato pur troppo funestato

quest’anno dalla morte del C. Paolo Esterhàzy Consigliere Intimo e Ciambellano, che ha chiuso qui una vita di dolori, di avventure, di vicende delle quali non ultima fu la giornata di Villagòs nel 1849. Sia pace alle sue ossa… Sta sera, mentre scrivo, si balla all’Hotel Belle Vue, almeno così dicevano i placati attaccati alle muraglie sui quali ho fatto i miei comenti. Figuratevi che il francesissimo Hôtelier ha dato avviso di un Soirée danzante mentre crederei, che avrebbe fatto meglio se voleva parlar francese ad annunziare un Soirée dansante, o benissimo col parlare italiano fra gli italiani e dire che vi era una – Serata di ballo. Mah! Anche le lingue per certe teste sono questioni di gusto. Ego (La Valsugana, n. 16 agosto 1877)

Bieno, li 25 agosto - Gentilmente invitato da un mio amico a passare alcuni giorni con lui a Bieno, un paesino del distretto di Strigno, nella dimora che feci colà fui condotto per diporto in un amenissimo luogo un cento passi dal paesetto, ove tra folte macchie di ontani evvi una sorgente di acque ferruginose. Mi meravigliai non poco a tal vista, ed assaggiatele, e trovatele presso chè del gusto di quelle di Rabbi, mi venne spontanea la dimanda – perché nessuno se ne prende cura, né si pensa ad utilizzarle? La risposta suonò, che nessuno eravi in paese tanto danaroso da poter fare una spesa un po’ grande, e che neppure potevasi pensare ad una Società di abitanti dello stesso paese, che s’assumesse l’impresa. Tacqui per allora, ma avuta occasione di trovarmi con alcuni uomini di quel contado venni a notizia che altre sorgenti vi sono, e che una specialmente la più bella, la più copiosa, le acque della quale pel credito acquistato venivano esportate in notevole quantità, da forse 3 lustri per un improvviso inghiajamento fu sepolta, né poscia nessuno se ne curò. Un proprietario d’una sorgente mi favorì due amalizzazioni climatiche fatte da valenti scienziati, una delle quali viene dall’I.R. Stazione sperimentale Chimico-Agraria di Vienna, e dice che queste acque oltre contenere Carbonato ferroso, calcico, magnesiaco, carbonato di potassio e di sodio, contiene pure acido silicico, solfato di sodio e cloruro di sodio. Mi diè pure a leggere qualche dichiarazione di chiarissimi dottori in medicina che qualificavano l’acqua di queste sorgenti ottima per curare malattie nervose, itterizia bianca, mancanza di sangue, come pure per rinfrancare da vecchie infiammazioni sì vascolari che intestinali. Bastommi questo perché l’interesse che erasi in me svegliato, sempre divenisse maggiore. Qual luogo, pensai, è più acconcio per erigervi uno Stabilimento di acque minerali? [...] (La Valsugana, n. 17 1° settembre 1877)


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SULL’EDUCAZIONE DEI BOVINI NELLA VALSUGANA

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nche nella Valsugana, particolarmente dacché divenne sì incerta la raccolta dei bozzoli, il bestiame bovino è a ragione da stimarsi come il sostegno delle famiglie, come uno dei fattori più costanti del benessere della popolazione, e dovrebbe quindi essere oggetto delle cure più solerti; eppure, non giova nasconderlo, nella generalità del nostro paese, tuttoché favorito a sufficienza dal clima e per qualità ed abbondanza di pascoli e foraggi l’industria pastoreccia è tutt’altro che fiorente, e si è ben lunge dal conseguire dal bestiame i vantaggi che ne ritraggono altri paesi per nulla posti in condizioni delle nostre migliori, abbiamo bovini di poco pregio, e in minimo numero che offrano un soddisfacente complesso di buone qualità, e possano competere coi bovini di qualche altra valle del Trentino, e delle limitrofe contrade. Di ciò diede pur troppo non dubbia esperienza la recente nostra, Esposizione di bovini, ove, come si lamentava nella succinta analoga relazione apparsa nel quarto numero 1876 di questo giornale, il bestiame terriero ebbe a fare una ben meschina figura di fronte ai pochi esemplari esposti di altra provenienza. Ed un altra prova ce la porge continuamente il poco credito dei nostri mercati, nei quali astrazion fatta da certe epoche fortunate in cui si verifica una straordinaria ricerca di bestiame, i nostri bovini si pa-

gano a miserabile prezzo, sempre relativamente inferiore a quello del bestiame d’altre valli tuttoché situate più fuori di mano, e che non godono al pari della Valsugana facili e abbastanza comode comunicazioni in tutte lo direzioni. Il nostro bestiame bovino vanta senza fallo una nobile origine, poiché sonvi tutti i dati per ritenere che i primi progenitori vi furono importati dai cantoni svizzeri d’Uri, d’Unterwalden e dei Grigioni, ma verisimilmente in causa del poco studio posto d’ordinario in passato nella scelta degli individui riproduttori, e degli allievi, in causa della scarsa e difettosa alimentazione dei vitelli destinati all’allevamento, e del trascurato governo in genere, il tipo primitivo è ora talmente tralignato, che a stento gli originarii caratteri vi si possono riscontrare. V’ebbero sempre in Valsugana, e specialmente negli ultimi tempi degli appassionati educatori, che consacrarono le loro cure a tale importantissimo ramo d’industria agricola, che si diedero premura di migliorare la nostra razza bovina degenerata, oltre che coll’avveduta scelta e con una lauta alimentazione degli allievi, anche mediante incroci sia introducendo buoni riproduttori dal Meranese, dalla Puste-

ria, dal Vicentino, sia approfittando dei tori che accompagnano le numerose mandre di vacche condotte annualmente dal Vicentino e da quel di Feltre a pascolare nella stagione estiva le nostre malghe; v’ebbero i nostri Comizii agrarii che allo stesso scopo ritirarono negli ultimi anni dall’Oberinnthal, dalle Giudicane e da Ulten scelti tori destinati alla riproduzione: ma i più dei nostri allevatori non seppero mai persuadersi essere impossibile far begli allievi senza sagrificare alquanto l’ordinario prodotto dello loro stalle in burro e formaggio, e prestando punto fede alla potente influenza che esercita il maschio sulla riuscita degli allievi, e sul miglioramento della razza, senza riguardo al minore o maggior pregio dei tori condussero e tuttodì conducono le loro vacche alla monta del toro più vicino o a buon mercato, con inevitabile e sempre crescente deperimento del nostro bestiame bovino. (da La Valsugana, n. 5, 1° marzo 1877)

Bachicoltura in Valsugana Per quanto si voglia essere ottimisti e per quanto sia grande il nostro desiderio di dir cose belle e consolanti, ciò non pertanto questa volta non possiamo per intiero confermare le previsioni espresse nella rivista pubblicata nell’ultimo numero della Valsugana giacché pur troppo le speranze dei nostri bachicoltori non saranno, a conto finito, coronate da un esito così felice come ci si poteva aspettare avanti qualche giorno. È ben vero che non si possono registrare completi insuccessi (meno qualche caso eccezionale) non di meno molti e molti sono i lagni che si sentono per perdite più o meno rilevanti sia in causa di letargia, sia e più specialmente per le così dette gattine o macilenza. Difficile sarebbe il precisare le cause dalle quali questi insucessi si possono ripetere, ma quella che, secondo il nostro modo di vedere, ebbe nella generalità maggiore influenza sta nelle svariate condizioni atmosferiche che dominarono specialmente in quest’ultima quindicina nella quale agli eccessivi calori successero giornate burrascose e relativamente fredde. E noi sappiamo, e tutti i più distinti bachicoltori lo attestano, che i repentini balzi di temperatura sono sempre fatali al prezioso insetto... (La Valsugana, n. 13 1° Luglio 1877)


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L'opinione. Alcune riflessioni sulla proposta di Giovannetti e di “FareFuturo”

LETTERE AL DIRETTORE Le lettere possono essere inviate a: Redazione "La Finestra" Viale IV Novembre 12 - 38051 Borgo Valsugana (TN) Tel. 0461.752622 - Fax 0461.756833

email: redazione@lafinestra.it

Ora di religione musulmana? Non è un buon inizio...

R

icollegandomi ad alcune osservazioni, pienamente condivisibili, svolte da Giovannetti in merito alla proposta di istituire l’ora di religione islamica, vorrei proporre alcune riflessioni. Certamente, essa non è priva di una certa intrinseca forza dirompente, dato che prevederebbe l’insegnamento di un’ora di religione islamica nelle scuole, come vera e propria, ovviamente, ora di religione. Le motivazioni addotte dal proponente e dall’associazione “FareFuturo” sono indubbiamente fascinose, dato che, oltre al fatto che sarebbe un diritto avere un’ora di religione musulmana a scuola - argomentazione del tutto declamatoria, apodittica e, francamente, del tutto discutibile - si apportano altri elementi, di sapore più sociologico e che in taluni casi, rimandano pure ad una

generale prevenzione dalla commissione di atti terroristici. Ciò in quanto, si sostiene, l’insegnamento scolastico allontanerebbe i giovani dalle cellule di radicalismo che purtroppo pullulano su tutto il territorio nazionale, evitando così che possano in futuro divenire delle bombe umane, dei kamikaze. Mi permetto di dissentire. Innanzitutto vi sarebbe da chiedersi perché dare spazio solo alla religione musulma-

na. A parte eventuali risposte inquietanti, l’interrogativo di fondo rimane. Perché solo all’islam e non anche al cristianesimo ortodosso o all’induismo o al buddismo e al confucianesimo? Tale discriminazione pare del tutto arbitraria, non giustificabile nemmeno su di un piano meramente quantitativo. Senza prendere in considerazione, poi, che il nostro sistema culturale è fondamentalmente cristiano. Anzi,

senza comprendere e/o conoscere almeno i rudimenti della religione cristiana, è impossibile comprendere la nostra società. Non è possibile nemmeno comprendere la geografia delle città europee se non si comprende la nostra religione. Per non parlare della letteratura, dell’arte. E non sono di certo concetti nuovi questi, essendo già stati illustremente esplicitati da laiconi quali Benedetto Croce e scettici quali Cacciari. Sarebbe bene invece che i ragazzi islamici conoscessero la nostra cultura, le nostre profonde e ineludibili radici, in modo che, avendo presente la nostra identità, possa realizzarsi un’armonica compresenza fra fedi e culture diverse, ove nessuna si prostri all’altra, bensì possano convivere armoniosamente, nel rispetto dei nostri princìpi fondamentali calati, tra l’altro, pure nella nostra Carta Costituzionale.

Ed è un paradosso che la Costituzione, difesa a spada tratta, e addirittura idolatrata da certuni, venga poi “svenduta” e calpestata per quanto concerne codesti princìpi, che della Carta stessa costituiscono il nucleo inviolabile. E che, guarda caso, in massima parte derivano dall’antropologia cristiana e dal suo antropocentrismo. Credo sarebbe il miglior regalo che, in un’epoca di relativismo selvaggio si possa fare ai nostri giovani, siano essi di qualsiasi fede o di nessuna fede. Dal momento che, in assenza di princìpi fondamentali comuni, l’arbitrio finirebbe col regnare sovrano, lasciando così non alla ragione umana il decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato, bensì solamente alla forza bruta e alla sua capacità coercitiva e oppressiva. Privi di tali valori, infatti, in virtù di cosa ci si oppone, ad esempio, a una guerra? È un elemento imprescindibile per una corretta formazione culturale, sociale, antropologica e valoriale il conoscere il fenomeno religioso, e in particolare la religione cristiana. Il relativismo, al contrario, fonda la cultura che lascia l’arbitrio al più forte. Ai nostri giovani dobbiamo consegnare un mondo basato sul rispetto dei valori umani, che tutelino ogni uomo. E la proposta che qui si discute, a mio modesto parere, non è certo un buon inizio. Pino Morandini


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Il fatto. Presentato il quarto volume dell’opera omnia e la biografia scientifica

Scritti politici di Degasperi: ecco l’ultimo volume Presentato nella sala Depero del Palazzo della Provincia l’ultimo volume dell’opera omnia degli scritti politici di Alcide Degasperi, in 3 tomi, edito da Il Mulino e dedicato agli anni 1948-54. Assieme ad esso, la biografia del grande statista di origini trentine, curata dall’editore Rubbettino, anch’essa in tre tomi.

U

n impegno che giunge a compimento, un traguardo che dischiude nuovi orizzonti: stiamo parlando dell’opera omnia degli scritti politici - perlopiù discorsi e articoli di giornale - di Alcide Degasperi, che si conclude con la pubblicazione del quarto volume, Alcide De Gasperi e la stabilizzazione della Repubblica 1948-1954 a cura, come i precedenti, dell’editore Il Mulino, per iniziativa della Provincia autonoma di Trento e della Fondazione Bruno Kessler. «Un tassello importante del mosaico che nel 2004 abbiamo deciso di costruire - lo ha definito il presidente Lorenzo Dellai, intervenuto alla serata di presentazione il 12 novembre scorso -, e che comprende tante diverse, iniziative, come la struttura museale realizzata presso la casa natale di Degasperi a Pieve Tesino e il Premio internazionale dedicato ai costruttori d’Europa. Avevamo detto che bisognava colmare una lacuna importante nel panorama culturale italiano, quella relativa alla straordinaria testimonianza lasciata da Degasperi nei suoi scritti politici. Possiamo dire che questo impegno è stato assolto». «Oggi - ha proseguito Dellai, richiamando anche la biografia scientifica pubblicata da Rubbettino - presentiamo due opere importanti, che hanno mobilitato intelligenze, passioni e disponibilità considerevoli.

(foto vitatrentina.it)

Abbiamo riunito qui i tre soggetti interessati, la Fbk, la Fondazione Degasperi di Roma e la Fondazione trentina Alcide Degasperi. Si tratta di realtà che in futuro dovranno lavorare sempre più in stretta sinergia, contribuendo, assieme anche ad altri soggetti come l’Istituto Sturzo, che ringraziamo, a ragionare sull’assuzione di nuove sfide, nuovi impegni di rilievo, come ad esempio la pubblicazione dell’epistolario». La parola è andata quindi alla figlia dello statista (nonché sua strettissima collaboratrice) Maria Romana Degasperi, che ha presentato la biografia realizzata per iniziativa della Fondazione Degasperi di Roma, un’opera in tre tomi a cui hanno offerto il loro contributo Paolo Pombeni, Alfredo Canavero, Giorgio Vecchio, Francesco Malgeri, Pier Luigi Ballini. «Quando si parla di Degaperi - ha detto - si avverte un po’ di nostalgia, che investe l’uomo ma anche i

tempi in cui esso è vissuto. La società è profondamente cambiata, non si può immaginare oggi di vivere come 50 anni fa. La tecnica ha fatto passi da gigante ma ci ha tolto per certi versi la profondità del vivere e dell’agire. Quando si pensa a Degasperi si pensa perciò alla sua capacità di ascoltare e di dare risposte, senza mai pensare al potere, senza mai perseguire il proprio tornaconto personale. Si pensa anche alla piazza, all’epoca il luogo politico per eccellenza, oggi rimpiazzato dalla televisione. Ricordo che ogni tanto, durante i comizi, qualcuno issava un cartello di protesta, chiedendo conto a mio padre per qualcosa che non aveva fatto, per qualche decisione non presa, e lui iniziava un dialogo, spiegando pubblicamente le sue ragioni. Adesso questa dimensione del dialogo interpersonale, in politica, è un po’ venuta meno. Ma soprattutto, l’angoscia più grande di mio padre, nell’ultimo pe-

riodo, era quella di non avere tempo a sufficienza per insegnare ai giovani». Il presidente della Fondazione Bruno Kessler Andrea Zanotti, alla cui “fucina” editoriale, coordinata da Chiara Zanoni Zorzi, si deve una buona parte dello sforzo fatto per pubblicare, in tempi così brevi, l’opera omnia degli scritti politici, ha parlato di «un lavoro che ha rispettato puntualmente i tempi di pubblicazione che ci eravamo dati, come un orologio svizzero. Un’opera tanto più importante per noi oggi, impegnati come siamo nel tentativo di trovare una collocazione del Trentino in Europa, una vocazione per questa ‘terra di mezzo’, coniugando appartenenza al mondo e identità territoriale. Un impegno, questo, che già Degasperi aveva affrontato così lucidamente, nel disegnare un ruolo nuovo per il nostro Paese sulle macerie della Seconda guerra mondiale ma anche per il suo Trentino». Lo storico Paolo Pombeni, coordinatore scientifico dell’imponente sforzo editoriale, ha ringraziato invece “l’equipe fantastica” che si è cimentata con la pubblicazione dell’opera omnia, a partire da Giuliana Nobili Schiera. Si è trattato, ha detto, di «un lavoro duro, complicato, non semplice, che ha prodotto qualcosa come 10 mila pagine. Lasciatemi dire che non si sarebbe potuto realizzare un’opera così fuori dal Trentino, non c’è altrove

una classe dirigente pronta a finanziare un impegno del genere, e non esiste altrove una struttura come la Fondazione Bruno Kessler. Per me è stata prima di tutto una grande esperienza umana. Nel dedicarci a questo impegno siamo cresciuti assieme. L’opera che abbiamo raccolto è quella di un uomo che faceva il politico, composta quasi esclusivamente di giornali e di discorsi pubblici. Sui discorsi politici pesa il pregiudizio per cui raramente essi fanno cambiare opinione al cittadino, e mai il voto. Così il discorso politico viene svilito. Ma oggi, in epoca di talk show il discorso politico andrebbe rivalutato. Attraverso i discorsi pubblici il politico spiega il suo progetto, e quindi il senso stesso del suo impegno. C’è dietro il disegno di prospettiva, la visione di lungo periodo, non solo – come avviene sempre più spesso – la promessa all’elettore. E poi, i discorsi dei politici contengono anche il loro ‘testamento’: i politici, infatti, specie quelli della levatura di Degasperi, parlano in parte ai contemporanei ma in parte anche necessariamente ai posteri. E Degasperi era perfettamente consapevole del ruolo che la storia gli aveva assegnato». La presentazione si è conclusa con gli interventi di Pierluigi Ballini, coordinatore dei volumi della Rubettino, e di Giuseppe Tognon, presidente della Fondazione trentina Alcide Degasperi. Nei discorsi di entrambi, il legittimo orgoglio per un duplice sforzo, condotto da due equipe diverse, che hanno lavorato su due opere complementari - biografia scientifica e discorsi - in stretta sinergia.


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Il fatto. Cinque comuni hanno presentato alla giunta provinciale un unico piano

i loro territori e abbraccia l’intera Alta Valsugana. Ci auguriamo che essa possa andare a buon fine». Il progetto per la sistemazione della rete sentieristica sfrutta la rete già esistente ed ha un target prevalentemente familiare. Esso si propone di creare nell’area laghi Caldonazzo–Levico, una rete di mobilità alternativa diffusa in maniera capillare, che

sata si estende in totale su circa 150 ettari; le azioni previste dal progetto riguardano una superficie di circa 40 ettari. Il progetto per la realizzazione del campo da golf si propone la realizzazione, in un’area localizzata nel settore centro-orientale del Comune di Levico Terme, ad est di Barco, di un campo di golf a 6 buche (il quale rappresenta il primo stral-

valorizzi il territorio stesso e le sue peculiarità turistiche e non. Il progetto per la riqualificazione della collina di Tenna e di Levico si prefigge principalmente la riconversione dei versanti alla viticoltura, valutando quegli interventi che permettano l’instaurarsi di un agricoltura della vite là dove storicamente era presente, tenendo però conto degli aspetti che ne determinano la possibilità di successo. L’area interes-

cio di un campo da golf di 18 buche complessive). Il progetto di sistemazione delle spiagge lacustri per ragioni tecniche non è stato illustrato nel dettaglio ma rappresenta un altro tassello importante del disegno complessivo di rilancio dell’intera zona. La proposta sarà esaminata prossimamente anche dai servizi provinciali competenti, sul piano della fattibilità dei diversi progetti e su quello finanziario.

Rilancio dell’Alta Valsugana: il progetto

S

indaci e amministratori dei Comuni di Calceranica al lago, Caldonazzo, Levico Terme, Pergine e Tenna hanno presentato alla Giunta provinciale una proposta per il rilancio e lo sviluppo dell’area, articolata in quattro progetti principali: riqualificazione agricola delle colline di Tenna e Levico Terme, sistemazione e valorizzazione della rete sentieristica ci-

clopedonale, sistemazione delle spiagge nelle aree lacustri e realizzazione di un campo da Golf a barco di Levico. Il tutto entrerà a far parte di un accordo di programma da sottoscrivere con l’amministrazione provinciale. La proposta - illustrata dal sindaco di Levico Carlo Stefenelli, coordinatore dell’accordo - verrà esaminata nelle prossime settimane dalla Giunta provinciale, nella prospet-

tiva di arrivare alla sottoscrizione di un accordo di Programma fra la Provincia e soggetti interessati. «Si tratta - ha detto il presidente del Comprensorio Alta Valsugana e Bersnstol Diego Moltrer, nel prendere la parola dopo una breve esposizione tecnica dei diversi progetti - di un programma ambizioso ma realizzabile. Cinque comuni si sono messi assieme ed hanno elaborato una proposta che va oltre

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Levico. Incontro tra il vicepresidente Pacher e gli amministratori della Valsugana

Ecco il progetto per riqualificare il Brenta

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resentato a Levico il progetto per rendere più sicuro, e nel contempo turisticamente più attrattivo, il fiume Brenta. Un intervento di riqualificazione di larga portata che potrà incidere positivamente su diversi settori economici e sociali della Valsugana. «Oggi restituiamo agli amministratori locali il risultato dei ragionamenti e degli approfondimenti fatti assieme sul tema della riqualificazione del fiume Brenta. Vogliamo dare conto del punto a cui siamo arrivati nella definizione di un progetto di intervento, che a mio avviso è di qualità e particolarmente innovativo, che potrà coniugare la messa in sicurezza dal punto di vista idraulico con la riqualificazione ambientale di tutta la zona. Il Brenta è un biglietto da visita per chi entra in Trentino da est. Con questo progetto di sistema è possibile puntare a sviluppare le grandi potenzialità della Valsugana dal punto di vista ambientale e turistico». Così il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, il 7 novembre scorso ha aperto a Levico Terme l’incontro in cui è stato presentato agli amministratori comunali di Caldonazzo, Levico Terme, Novaledo, Roncegno e Borgo Valsugana un progetto di recupero del fiume Brenta che sarà prossimamente condiviso con le comunità interessate. All’incontro ha partecipato anche il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai. Efficienza del reticolo idraulico e valorizzazione ambientale sono gli obiettivi del progetto di riqualificazione. Il Brenta nasce dai laghi di Caldonazzo e Levico che svolgono na-

Il Brenta attuale (foto Arch. PAT)

previsione di spazi naturali e la predisposizione di aree di espansione completerebbero l’intervento. Si vuole gestire nel modo più naturale possibile il processo di espansione, e quindi di esondazione, delle acque del fiume, senza realizzare interventi Il Brenta: ipotesi (foto Arch. PAT)

turalmente una funzione di laminazione dell’acqua, soprattutto quello di Caldonazzo. Il fiume ha però una portata limitata, attorno ai 90 metri cubi al secondo ma in molti tratti è decisamente minore. Attualmente il Brenta non risulta di particolare pregio dal punto di vista naturalistico per le sue caratteristiche morfologiche che oggi lo rendono poco adatto a essere un ecosistema.

I problemi maggiori si presentano poi a Borgo Valsugana, che negli anni ha subito allagamenti a causa della scarsa capacità del corso d’acqua di far defluire le piene. Il progetto di riqualificazione ipotizzato prevede di intervenire sull’alveo per renderlo più capace di sopportare le piene e di essere comunque di pregio durante il periodo di magra. La piantumazione, la

impattanti ma sfruttando le potenzialità del corso fluviale e della morfologia del territorio, con più interventi di dimensioni ridotte. A monte di Borgo Valsugana dovranno essere previste comunque aree di esondazione, per evitare i tradizionali problemi legati alle piene. Tra i problemi da affrontare vi sono però alcuni ostacoli fisici presenti lungo il corso, come i 30 ponti

presenti tra Caldonazzo e Borgo Valsugana. Un altro vincolo da approfondire è la presenza attorno al fiume di numerose proprietà private. L’impatto dell’intervento sulle attività economiche presenti, il reperimento di finanziamenti, anche europei, la gestione dei lunghi periodi di magra del fiume, la manutenzione delle opere realizzate sono alcune delle problematiche emerse durante l’illustrazione del progetto e che sono ancora oggetto di approfondimento. Il progetto potrà essere realizzato per passaggi successivi, in raccordo con iniziative locali già in corso. Potrà, è stato spiegato dai tecnici provinciali, migliorare la situazione sul piano idraulico, accrescere il pregio ambientale della zona, contribuire al miglioramento della qualità delle acque. Il progetto di riqualificazione del fiume Brenta, ha sottolineato il vicepresidente Pacher, dovrà svilupparsi con il consenso e la condivisione delle comunità interessate. Si tratta, è stato detto, di un intervento di larga portata che potrà incidere positivamente su diversi settori economici e sociali della Valsugana. La modularità e la possibilità di lavorare per segmenti successivi permetterà di intervenire in tempi anche ridotti. Nei prossimi mesi si organizzeranno sul territorio altri incontri di approfondimento con la popolazione. Consapevolezza e consenso, è stato detto, saranno elementi importanti per procedere.


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Sport. Piace sempre di più la pallavolo al femminile

Minivolley Alta Valsugana

L’Alta Valsugana Volley vede rosa testo e foto di Giuseppe Facchini

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l progetto sportivo dell’Alta Valsugana Volley prende avvio nel 2004 dall’unione dei sodalizi di Pergine, Civezzano e Levico con lo scopo di favorire e promuovere la collaborazione tra le società pallavolistiche dell’ambito geografi co, favorendo in particolare la formazione di squadre giovanili. Nella stagione agonistica 2009-2010 l’Alta Valsugana si presenta al via nei rispettivi campionati femminili con ben 9 squadre:

la Risto3 Cassa Rurale Pergine, che milita nel campionato di Serie C, la 1° Divisione, Under 18, Under 16, Under 15, Under 14, Under 13, Under 13 Vigolana, Under 12. L’impegno nel settore giovanile si completa con le numerose squadre di Mini Volley di Caldonazzo, Levico, Civezzano, Pergine, Vigolana. Proprio per il particolare impegno, la società ha ottenuto il certificato di qualità del settore giovanile da parte della Federazione. Il Presidente del Pergine Volley, Dario Alessandrini, ci parla con giusto orgoglio

Alta Valsugana serie C

dell’importante riconoscimento e del fatto che nella scorsa stagione ben 5 squadre giovanili sono arrivate nelle finali dei rispettivi tornei. «Negli ultimi anni - dice ancora Alessandrini-, dalle nostre squadre sono partite tre ragazze che giocano in serie B2 e una in B1, ma oltre l’aspetto agonistico la cosa più importante è l’aspetto umano, più di 200 ragazze giocano a pallavolo e fanno sport in un contesto sano; abbiamo perfino applicato un regolamento etico valido per tutte le atlete, dunque sport sì ma di qualità».

Danilo Garollo, Presidente del Civezzano, ribadisce l’importanza della collaborazione e sinergia tra le realtà pallavolistiche della zona e la necessità del coinvolgimento delle famiglie delle atlete.” Il nostro è un progetto lungo termine”. Nuova figura nella società è il Direttore Tecnico, Rogelio Hernandez, coordinatore del settore giovanile, nonché allenatore della Prima Divisione e dell’Under 16. Hernandez, cubano, da 13 anni in Italia, ha militato da giocatore nella Serie A dell’isola caraibica. «La difficoltà maggiore è la

gestione delle risorse, le squadre e le atlete sono molto numerose, occorre quindi indirizzare e coordinare al meglio il lavoro tecnico con una costante programmazione. Ho trovato però un ambiente sano, una società giovane con tanta voglia di fare bene. I presidenti e dirigenti sono tutti volontari ma con idee manageriali e professionali, che è sempre diffi cile trovare. Importante è poi conciliare il divertimento del giocare a pallavolo con le regole precise di un gruppo, lavorando per il bene comune». A Hernandez chiediamo


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Sport. Piace sempre di più la pallavolo al femminile

Presidenti della società: Pergine: Dario Alessandrini Civezzano: Danilo Garollo Levico: Gianni Fruet Caldonazzo: Marika Ongari Vigolana: Luca Eberle

Settore tecnico: Direttore tecnico: Rogelio Hernandez Allenatori: Domenico Sassolino, Sara Fronza, Mauro Biondani, Matteo Lunelli, Marco Rozza, Marco Bincoletto, Lorenzo Visintainer, Cristina Montibeller, Maurizio Melchiori, Lorenzo Battaiola, Stefano Bernardi, Ivan Pasquali, Andrea Turri Istruttori Mini Volley: Sandra Vicentini, Rosaria Betti, Giancarlo Bertoldi, Maurizia Chiesa, Danilo Garollo, Franco Ravanello, Vittoria Martinelli, Martina Fruet

Under 16 Alta Valsugana

come mai sono molto di più le ragazze che praticano la pallavolo rispetto ai ragazzi. «Alla base vi sono motivazioni diverse, con strutture mentali diverse. In ogni caso per i ragazzi vi sono maggiori opportunità in altri sport, come il calcio e il basket». L’allenatore della prima squadra è il riconfermato Domenico “Mimmo” Sassolino, di origine campane. «La cosa più importante – dice Sassolino – è l’investimento della società sui giovani, la nostra squadra di serie C è composta tutta da ragazze dai 15 ai 19 anni. L’obiettivo di quest’anno è la

Chiara Facchin

salvezza, rimanere nella categoria e nel frattempo far crescere la squadra in esperienza. Sono ragazze eccezionali, tre o quattro allenamenti in settimana oltre alla partita del fine settimana è veramente un grande impegno».

Squadra Serie C femminile Alta Valsugana: Allenatore: Domenico Sassolino Secondo allenatore: Sara Fronza Aiuti allenatore: Mauro Biondani, Marco Bincoletto La rosa della squadra: Chiara Facchin, Chiara Casagrande, Federica Alessandrini, Giulia Garollo, Giulia Casagrande, Federica Faccin, Martina Fruet, Valentina Puecher, Sabrina Wolf, Alberta Miori, Danila Oss, Carlotta Rizzoli, Caterina Baldo, Alessia Demattè, Anna Eberle, Manuela Perini, Nicol Tait, Nicol Valenari

Presidente Dario Alessandrini

Danilo Garollo

Mimmo Sassolino

Squadra I Divisione e Under 16: Allenatore: Rogelio Hernandez Secondo: Matteo Lunelli Rogelio Hernandez

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Turismo. Testimonial dell’iniziativa la campionessa del mondo Neumannova

Trentino d’inverno, promozione a Praga Presentate nella capitale della Repubblica Ceca le proposte della stagione bianca trentina.

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raga, capitale della Repubblica Ceca, ha fatto da prestigiosa ambientazione, il 27 ottobre scorso, per la presentazione dell’inverno trentino. L’hotel Four Season, nel cuore della città, fra la Moldava e il Castello di Praga, ha ospitato l’incontro organizzato da Trentino SpA per presentare l’offerta turistica invernale a una quarantina di giornalisti cechi. Una proposta fatta di paesaggi unici, eccellenze enogastronomiche, benessere e tanto sport. E proprio dallo sci di fondo arriva la testimonial scelta per la promozione del territorio in Repubblica Ceca: si tratta di Katerina Neumannova, per due volte campionessa del mondo nella 10 chilometri in tecnica libera, che ormai da anni ha scelto la Valle di Fiemme come luogo ideale per i propri allenamenti. «La prima volta che arrivai a Predazzo, Cavalese e a Lago di Tesero fu nel 1991, in occasione dei Mondiali di sci nordico – ha raccontato l’atleta – e ne sono subito rimasta colpita. Questa è una terra che ad una sciatrice riserva tantissime occasioni, inoltre l’accoglienza e il calore dei trentini mi hanno sempre fatto sentire come se fossi a casa mia». Quello ceco è un mercato turistico molto sensibile alla qualità dell’offerta, l’ospite

Abruzzo Onna: alla scuola materna Inaugurata la refezione

è appassionato di sport e dinamicità del Trentino e la cerca la vacanza attiva. «Il buona tenuta dell’economia nostro obiettivo – ha aggiunto ceca in un momento difficile l’assessore all’agricoltura, come questo. foreste, turismo e promo- La presentazione si è quindi zione Tiziano Mellarini – è conclusa con il tocco da maedi coniugare la stro dello chef «Per il turismo continua qualidel Four Season, Trentino la ficazione della che per l’occanostra offerta tu- Repubblica Ceca sione ha preparappresenta il ristica, in termini rato un pranzo a di strutture e di terzo mercato dopo base di prodotti Germania e Polonia» accoglienza, con tipici trentini, la tutela del tersbizzarrendosi in ritorio. Abbiamo ricercati e gustoun ambiente ricco si abbinamenti, e variegato, con senza scordare paesaggi unici, i vini del nostro che intendiamo proteggere e territorio. La Repubblica abbinare ad una sempre cre- Ceca è un paese importante scente qualità dell’offerta. Ba- per il turismo trentino, in sti pensare che ormai l’85% quanto rappresenta il terzo dei nostri alberghi espongono mercato dopo la Germania tre o quattro stelle». e la Polonia. Nell’inverno Ospite d’onore della presen- scorso, infatti, sono stati ben tazione è stato l’ambasciatore 57.082 gli arrivi di turisti italiano a Praga, Fabio Piglia- cechi a fronte di un totale di poco, che ha sottolineato la 342.084 presenze.

L’assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza della Provincia autonoma di Trento, Lia Giovanazzi Beltrami, il 29 ottobre scorso ha partecipato ad Onna alla cerimonia di inaugurazione e avvio del servizio di refezione scolastica della scuola Foto arch. PAT materna intitolata a “Giulia Carnevale”, in memoria della denza del Consiglio, Gianni giovane studentessa, vittima Letta, ha avuto parole di del terremoto del 6 aprile scor- elogio e di ringraziamento so, che l’aveva progettata. per il Trentino, sottolineando «La collaborazione tra le come tenacia e solidità siano regioni e le province auto- le caratteristiche che acconome - ha detto l’assessore munano la comunità trentina Beltrami - rappresenta un con quella dell’Abruzzo. Il veicolo straordinario di soli- presidente della Regione darietà perché consente di Veneto, Giancarlo Galan, realizzare sinergie tra le stes- si è detto orgoglioso di aver se comunità, «Dal sottosegretario condiviso con una solidarietà Gianni Letta, parole il Trentino quequindi che parte sto intervento. di elogio e di dalla popolazioLa struttura ringraziamento ne e coinvolge scolastica è inper il Trentino» anche le istitufatti stata ricozioni». Nel corso struita grazie della cerimonia all’intervento l’assessore Giodella Proteziovanazzi Beltrami ne Civile Trenha anche dato la notizia, mol- tina mentre la società “Sereto apprezzata dai presenti, nissima Ristorazione S.p.A.” che entro la fine di novembre di Vicenza si è impegnata sarà consegnata anche la a garantire gratuitamente il chiesa di Onna, alla cui rico- servizio di ristorazione per struzione stanno collaboran- tre anni scolastici, utilizdo volontari della Val di Sole zando per la fornitura delle e nella quale è impegnato materie prime i produttori anche l’Ente Sviluppo Porfido abruzzesi, per contribuire in di Albiano. questo modo a far ripartire Il sottosegretario alla Presi- l’economia locale.


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LETTERE AL DIRETTORE Le lettere possono essere inviate a: Redazione "La Finestra" Viale IV Novembre 12 - 38051 Borgo Valsugana (TN) Tel. 0461.752622 - Fax 0461.756833

email: redazione@lafinestra.it

Quali prospettive per l’IPSCT?

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ncora in attesa del tanto auspicato e richiesto incontro con l’assessore Dalmaso, l’IPSCT “M. Curie” nella sua sede di Levico Terme aggregata all’Istituto di Istruzione di Pergine Valsugana, si interroga sulle proprie prospettive future, alla luce della delibera della Giunta Provinciale n. 2220 dell’11/09/2009 che di fatto intende sopprimere i 5 Istituti Professionali di Stato operanti in Trentino. L’Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e Turistici operante a Levico Terme si presenta sul territorio con un’offerta formativa articolata su due indirizzi: “Tecnico della gestione aziendale” e

“Tecnico dei servizi turistici”. Le figure professionali previste in uscita possiedono un bagaglio di conoscenze e competenze operative di facile spendibilità nel tessuto economico locale. Il supporto e la collaborazione di oltre cento aziende, operanti in Valsugana nei vari settori produttivi, hanno consentito infatti di attivare nel corso degli anni percorsi di istruzione coerenti e mirati a soddisfare il fabbisogno formativo territoriale. Molte sono le testimonianze in tal senso rilasciate dalle imprese coinvolte. L’Istituto ha rappresentato per le famiglie residenti in Valsugana la terza opportunità fra i percorsi di istruzione

tecnica offerti negli Istituti scolastici operanti a Pergine e a Borgo Valsugana e quelli della formazione professionale. offerti sempre a Borgo dai CFP. Negli anni la proposta formativa dell’IPSCT di Levico, utilizzando modalità educative innovative, tecniche motivazionali efficaci e approcci didattici laboratoriali, ha sviluppato profili professionali in grado di inserirsi con autonomia e professionalità nella realtà produttiva della Valsugana; i dati forniti dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro di Trento confermano in effetti un inserimento occupazionale degli studenti coerente con i profili professionali previsti

dai due indirizzi attivati. È da considerare che gli studenti che scelgono l’Istituto Professionale Marie Curie di Levico Terme hanno consapevolmente escluso percorsi formativi di tipo tecnico o liceale, in quanto ritenuti non rispondenti rispetto alle proprie attitudini e alle proprie aspettative; all’Istituto si rivolge, tuttavia, anche una significativa percentuale di studenti che, dopo aver scelto un percorso di istruzione tecnica, lo abbandona in seguito ad un insuccesso scolastico realizzato nel corso dello stesso. Sono attivati inoltre percorsi di raccordo con il CFP di Borgo (Enaip settore terziario) rivolti agli studenti

che, acquisito il diploma di qualifica nella classe terza della formazione professionale, vogliono potenziare il proprio percorso di crescita formativa iscrivendosi nella classe quarta dell’IPSCT di Levico, conseguendo un diploma idoneo per una partecipazione ai concorsi pubblici e per un eventuale accesso agli studi universitari. La Delibera della Giunta Provinciale dell’11 settembre 2009, sopprimendo l’istruzione professionale di stato, va pertanto ad eliminare un rilevante segmento di istruzione in grado di apportare notevole valore aggiunto al tessuto economico sociale in provincia di Trento. Sarebbe opportuno approfondire con le comunità locali i motivi per i quali l’autonomia provinciale, che dovrebbe ampliare le opportunità per i cittadini, va in questo caso a limitare le scelte dello studente in provincia di Trento al quale sarà negato l’accesso all’istruzione professionale, presente nel resto d’Italia, provincia di Bolzano compresa. Lettera firmata


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Il fatto. Un nuovo mezzo per fornire consulenze anche nelle vallate

È partito il camper dei consumatori

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a tutela dei consumatori ha lasciato la città capoluogo per approdare nei paesi delle vallate trentine. Il 26 ottobre scorso, infatti, è partito il “camper dei consumatori”, una struttura mobile che ha il compito di sensibilizzare la popolazione anche in periferia e nelle vallate sui temi legati alla consapevolezza e alla conoscenza di forme di tutela nel settore del commercio (truffe e raggiri; utenze, servizi pubblici e telecomunicazioni; prodotti difettosi; pubblicità ingannevole; tutela dati personali; assicurazioni, banche e servizi finanziari; assistenza nell’indirizzo delle procedure di conciliazione; alimentazione e salute; costruzioni, e compravendita immobili; viaggi ecc.). «Sono convinto - ha detto l’assessore Alessandro Olivi nel presentare l’iniziativa, - che per la Provincia possa costituire un

(foto arch. PAT)

elemento di forza, per quel che riguarda la politica commerciale, l’introduzione di un valore etico qual è la tutela dei consumatori e degli utenti. Diffondere informazioni di carattere educativo e accrescere nei consumatori la consapevolezza del proprio ruolo e dei propri diritti all’interno del sistema economico, rientra nei compiti istituzionali dell’ente pubblico».

(foto arch. PAT)

L’iniziativa, che è stata di recente approvata dalla giunta provinciale e che è finanziata con fondi statali del Ministero dello sviluppo economico (in particolare si tratta di risorse finanziarie assegnate dal “Fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato da destinare ad iniziative a vantaggio dei consumatori”) prevede l’estensione del servizio di consulenza e assistenza già presente nella sede di via Petrarca a Trento sull’intero territorio provinciale. Già in novembre saranno 24 i centri abitati che verranno visitati dal camper dei consumatori, che sarà presente soprattutto nelle giornate dedicate alle fiere e ai mercati di periferia. I prossimi appuntamenti in Valsugana sono previsti giovedì 26 novembre a Pergine (ore 10.00-12.00) e a Levico (ore 14.00-16.00).


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Trento. Un seminario organizzato da Ministero degli Esteri, Ispi e PAT

Le religioni possono contribuire alla pace Le religioni, a lungo sottovalutate anche dalla diplomazia ufficiale, possono favorire il dialogo e aiutare a prevenire i conflitti? Questo l’interrogativo cui hanno provato a rispondere a Trento alcuni fra i massimi esperti mondiali del settore…

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ent’anni fa, con il crollo del blocco sovietico e la fine della Guerra fredda, sembrò a molti che il modello occidentale, liberaldemocatico e capitalista, fosse destinato a diffondersi ovunque nel mondo. Ci fu chi, come Francis Fukuyama, a questo proposito parlò di “fine della storia”. Presto ci si rese conto che le cose andavano diversamente, che i conflitti continuavano ad esplodere, ma non solo: che altri sistemi valoriali sopravvivevano o assumevano nuova vita, basati spesso sulla religione. Si impose all’attenzione - soprattutto dall’11 settembre 2001, anche se sul piano teorico era stato codificato un decennio prima da Samuel Huntington- un nuovo paradigma, basato sull’idea di scontro delle civiltà. Ma le religioni che ruolo hanno realmente in tutto questo? A lungo sottovalutate, anche dalla diplomazia ufficiale, possono favorire il dialogo e aiutare a prevenire i conflitti? E a quali condizioni? Una trentina fra i massimi esperti mondiali del settore si sono incontrati il 22 ottobre scorso a Trento proprio per discutere di questi temi. L’evento era inquadrato nel contesto dell’Alliance of Civilizations, un’iniziativa delle Nazioni Unite, promosso dal Ministero degli Esteri italiano, dall’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e dalla Provincia autonoma di Trento.

(foto arch. PAT)

(foto arch. PAT)

La scelta del Trentino quale sede del convegno “Religioni e relazioni internazionali: cambiamenti e opportunità”, come sottolineato nel suo saluto dal presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, valorizza la vocazione di questa terra ad ospitare iniziative e percorsi di soluzione dei conflitti, di studio e approfondimento delle tematiche legate alla guerra, alla pace ma anche al ruolo che le religioni possono svolgere nel favorire il dialogo e la riconciliazione. A questo proposito Dellai ha cita-

to fra le altre l’esperienza dell’Istituto per le scienze religiose dell’Itc, voluto da Bruno Kessler nella consapevolezza che, accanto all’evoluzione scientifica e tecnologica, le religioni avrebbero giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo futuro dell’umanità. «Abbiamo bisogno, anche in questo campo, di buona scienza e buona conoscenza - ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento - per incamminarci sulla strada di un nuovo umanesimo, che ci metta al riparo da due pericoli in fin dei conti

speculari: da un lato quello di una globalizzazione che si traduca semplicemente in una omologazione spersonalizzante, senz’anima; dall’altro quello di una regressione localistica che magari affidi alla religione semplicemente un ruolo di instrumentum regni». Il ministro plenipotenziario degli Esteri ha ricordato come il ruolo delle religioni nelle relazioni internazionali sia stato in passato fortemente sottostimato, mentre oggi torna ad assumere una rilevanza fondamentale, che va compresa e indagata, anche sul versante della risoluzione dei conflitti. «Ci auguriamo - ha detto anche il ministro, nel ringraziare il Trentino per l’ospitalità offerta - che questa iniziativa possa proseguire anche in futuro». L’ex-ambasciatore Biancheri ha ricordato la sorpresa con cui molti, dopo la fine della Guerra fredda, constatavano l’insorgenza di nuove tensioni determinate da fattori religiosi e culturali, ma anche la difficoltà a definire il ruolo delle religioni e finanche chi sia legittimato a parlarne: i religiosi, i politici, chi altri? Luigi De Salvia, segretario Generale per l’Italia della Conferenza mondiale delle religioni per la pace, ha detto che le religioni possono giocare un ruolo nei processi di pacificazione, ma solo a certe condizioni, ovvero se non vengono usate come armi per la difesa di identità monolitiche. Sergio Fabbrini, docente di

Scienze politiche all’Università di Trento, è tornato su questo punto rilevando come sempre di più i conflitti politici e sociali vertano non su interessi socio-economici ma sui cosiddetti moral issues, cioè sulle questioni valoriali. Da Fabbrini è venuta anche un’affermazione importante: «Le democrazie sono al sicuro quando riconoscono il valore del pluralismo, l’esistenza di diverse verità, di diverse interpretazioni del bene comune». Ma non basta: accanto a ciò ci deve essere anche il riconoscimento di un criterio comune, di un terreno di confronto che tutti devono condividere. E il conflitto fra le civiltà o le identità? Lo si combatte combattendo l’idea di un’identità monolitica, mentre tutti - non solo i popoli, le entità collettive, anche i singoli individui - hanno identità plurali, sfaccettate. Infine Scott Thomas, professore all’Università di Bath, ha richiamato l’ambivalenza del sacro, il suo essere veicolo di pace o di guerra. Nel suo discorso, un altro avvertimento importante: nel Sud del mondo le persone non si adattano semplicemente ai nostri valori secolari, al nostro modello liberale. Bisogna sforzarsi di capire le loro teologie, al fine di comprendere la natura dei conflitti che hanno moventi in tutto o in parte religiosi, e viceversa per capire come la religione può essere utilmente utilizzata per scopi di pace.


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Focus. Nello studio di Legambiente la nostra regione “assente”

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gni ondata di maltempo riporta alla ribalta il dissesto idrogeologico dell’Italia, risultato di anni d’incuria e di sfruttamento dissennato del territorio. Ma come si colloca la nostra regione rispetto a tale problematica? Secondo un Report stilato nel 2003 dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio nonché dall’Unione delle Province d’Italia, in Trentino-Alto Adige i comuni a rischio frana sarebbero 59, 8 quelli a rischio alluvione, e 44 quelli a rischio sia frana che alluvione. In totale i comuni del Trentino-Alto Adige a rischio sarebbero 111, pari al 33%. Senz’altro più recente (2008) e aggiornato appare uno studio condotto da Legambiente, realizzato mediante un questionario inviato a tutte le amministrazioni comunali d’Italia, che ha consentito di scattare una fotografia del rischio idrogeologico

Operazione fiumi: il T.A.A. "naufraga"

regione per regione, fatta eccezione, però, per due aree del Paese. «Le amministrazioni comunali – scrive infatti Legambiente nel suo dossier - hanno risposto in maniera piuttosto omogenea al questionario di “Operazione fiumi” (con

alcune eccezioni positive come in Piemonte e Valle D’Aosta dove si è raggiunto un campione particolarmente consistente di risposte), per questo motivo è possibile analizzare i dati anche su base regionale. Soltanto per la Sardegna e per il Trentino

Alto Adige i dati non raggiungono un campione sufficiente per effettuare un’analisi relativa al rischio idrogeologico nella regione. In particolare in Abruzzo hanno risposto 32 comuni su 178 classificati a rischio idrogeologico (circa il 18%); in Valle d’Aosta 37 su 74 (50%); in Basilicata 25 su 123 (20%); in Calabria 102 su 409 (34%); in Campania 41 su 474 (9%); in Emilia Romagna 83 su 302 (27%); in Friuli Venezia Giulia 34 su 137 (25%); nel Lazio 68 su 366 (19%); in Lombardia 252 su 914 (28%); nelle Marche 48 su 243 (20%); in Molise 28 su 121 (23%); in Piemonte 399 su 1.046 (38%); in Umbria 18 su 92 (20%); in Veneto 44 su 161 (27%); in Liguria 35

su 188 (19%); in Toscana 66 su 280 (24%); in Puglia 18 su 48 (38%); in Sicilia 102 su 272 (37%). Per il Trentino Alto Adige e per la Sardegna le risposte giunte dai comuni non sono state sufficienti per l’elaborazione dei dati». Insomma, il TrentinoAlto Adige, spesso citato come modello in vari ambiti, nell’occasione non ha certo fatto una bella figura. E nemmeno i 7 comuni che hanno accolto l’invito sono usciti bene dall’indagine, ottenendo una votazione e una classe di merito non proprio lusinghiere: Bleggio Inferiore voto 6,5 (classe di merito sufficiente); Villa Rendena 5 (scarso), Predazzo e Condino 4,5 (scarso), Trento e Zuclo 4 (scarso), Bersone voto 3 (insufficiente).


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Focus. Le donne non si lasciano scoraggiare dalla crisi

Le imprese che vedono “rosa”

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a crisi economica morde, ma non scoraggia le donne italiane con la vocazione di imprenditrici. Nei passati dodici mesi, la galassia delle imprese guidate da donne o con forte presenza femminile (circa un quarto del totale delle imprese italiane) ha infatti continuato a crescere, aggiungendo al 30 giugno scorso altre 21.342 unità a quelle esistenti un anno prima. Il bilancio positivo ha portato così il totale delle imprese registrate presso le Camere di commercio a 1.446.543 unità, corrispondente ad una variazione dello stock dell’1,5% a fronte di una sostanziale stabilità dello stock complessivo delle imprese italiane (diminuito dello 0,2% nel periodo). Il settore che attira maggiormente le neo-imprenditrici si conferma quello dei servizi alle imprese, al cui interno sono inclusi

– tra gli altri - i servizi immobiliari, le attività professionali, l’informatica e la ricerca: 15mila le imprese in più, il 70,2% di tutto il saldo dei dodici mesi. Seguono il settore delle Costruzioni (5.971 unità in più) e quello della ristorazione e della ricettività (+4.849). In positivo anche il più tradizionale settore dei servizi alla persona, nel quale vengono considerate – sempre tra le altre - le attività legate al benessere e alla cura della persona, allo sport, allo spettacolo, ai servizi di pulizia (+4.322 imprese). È in questo macro-aggregato, peraltro, che si registra il tasso di femminilizzazione più alto tra tutti i settori della nostra economia: il 46,4%, poco meno di un’impresa ogni due. La presenza di imprese femminili è superiore al 40% anche nella sanità (41,4%), mentre sopra il 30% si collocano gli alberghi e ristoranti (32,8%)

e l’istruzione (32%). Nella regione TrentinoAlto Adige al 30 giugno 2009 erano registrate 109.856 imprese, di cui 22.568 guidate da donne (20,54%). Si tratta soprattutto di imprese individuali (13.632), seguite da società di persone (7.187), società di capitale (1.502), cooperative (170), consorzi (7) e altre forme giuridiche (70). Rispetto al 2008 nella nostra regione il totale delle

imprese scende di 446 unità (-0,40%) ma le imprese in rosa aumentano di 243 unità (+ 1,09%). Nel Trentino-Alto Adige le imprese individuali con titolare una donna di nazionalità extracomunitaria sono 396, 33 in più rispetto al giugno 2008 (+9,09%). Nella graduatoria provinciale per variazione tra 2009 e 2008, le imprese femminile sono aumentate soprattutto in provincia di Prato (+5,30%), Cro-

tone (+4,79%) e Roma (+4,62%). Trento, con le sue 10.223 imprese in rosa, si trova al 49esimo posto (+ 1,34%), mentre la provincia di Bolzano, con 12.345 imprese al femminile, si colloca al 61esimo posto (+ 0,88%). All’ultimo posto troviamo la provincia di Oristano che in un anno ha perso il 3,55% delle proprie imprese in rosa. In occasione della presentazione di questi dati si è svolta anche la premiazione del “Concorso Maglia Rosa” legato al Giro d’Italia dell’imprenditoria femminile, promosso da Unioncamere in collaborazione con Retecamere. Tra i premiati anche un’impresa trentina, la Zincheria Seca di Ala che ha ottenuto la “Maglia Verde” per la sensibilità ambientale, per la cura ed attenzione agli aspetti ambientali riferiti a tutto il ciclo produttivo. (Fonte e dati: Unioncamere)


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Una serata dedicata ai giovani che hanno ottenuto risultati d’eccellenza

Cassa Rurale Olle-Samone-Scurelle: consegnati 57 premi di studio... Cinquantasette studenti, dal diploma di istituto professionale alla laurea specialistica, sono stati premiati dalla banca della comunità, conosciuta anche con l’acronimo Cross.

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na serata dedicata ai giovani che hanno ultimato del tutto o in parte il percorso formativo con un risultato di eccellenza. Ma anche un’occasione, per la banca della comunità, per congratularsi con chi rappresenta il futuro della comunità. La Cassa Rurale di Olle-Samone-Scurelle, conosciuta anche con l’acronimo Cross, ha rinnovato la sua attenzione ai giovani consapevole che «l’istituto di credito cooperativo, come si è soliti dire in queste occasioni, non l’abbiamo ereditato unicamente dai nostri padri – spiega il presidente Arrigo Toccoli - ma lo abbiamo ricevuto in prestito dai nostri figli». L’appuntamento per la consegna dei riconoscimenti è stato ospitato all’auditorium del polo scolastico di Borgo Valsugana. Qui, il presidente Arrigo Toccoli e il direttore generale Carlo Rossi, hanno consegnato il riconoscimento ai soci e ai figli di soci che hanno messo a frutto il loro impegno. Erano presenti anche i componenti del con-

siglio di amministrazione e del collegio sindacale. Cinquantasette i premiati: 1 diploma di istituto professionale, 25 diplomi di maturità, 22 lauree brevi, 9 lauree specialistiche. Sei laureati hanno presentato il contenuto della loro tesi. Questi i premiati. Istituto professionale: Francesca Fratton. Maturità: Andrea Balduzzo, Daniel Berti, Miguel Campestrin, Simone Cappello, Maria Cecilia Cima, Giangiacomo Dandrea, Martina

Dandrea, Andrea Dietre, Andrea Gaiardo, Valentina Giampiccolo, Ashan Guazzo, Giuseppe Antonio Imburgia, Lucia Inama, Silvia Marchi, Martina Minati, Alessia Moggio, Katia Odorizzi, Mario Parotto, Stefano Pellanda, Valentina Puecher, Ilaria Rinaldi, Claudia Segnana, Paolo Simonetto, Eva Tomio, Matteo Trentin. Laurea specialistica: Roberta Agostini, Nikos Betti, Andrea Borgogno, Francesca Boso, Elisa Dissegna, Agnese Ferrai, Laura Ge-

nerali, Daniela Paoletto, Roberto Tomio. Laurea triennale: Adriana Berti, Monica Borgogno, Karina Bortoluzzi, Chiara Bressanini, Michela Bressanini, Donatella Costa, Marilisa Costanzo Zammataro, Chiara Francesca Dalle Fratte, Lucia Ferrai, Lorenzo Ferrari, Serena Gaiardo, Michela Galvan, Andrea Giampiccolo, Stefano Giampiccolo, Jaya Mary Guazzo, Michela Pompermaier, Laura Principi, Nicol Principi, Anna Rosso,

Valentina Schraffl, Matteo Tiso, Martina Tomio, Tiso Gloria. «È un’occasione per conoscere e farci conoscere dall’espressione più giovane delle comunità dove operiamo con la sede la nostra rete di sportelli – aggiunge Toccoli. Sono giovani in possesso di tanti saperi e crediamo che possano avere ricadute positive sul territorio di nostra competenza. Un bagaglio culturale prezioso destinato a garantire loro quanto serve per affrontare al meglio la quotidianità della loro esistenza umana e professionale». L’impegno della banca non si ferma qui. Prosegue con una borsa di studio per tesi di laurea che valorizzano le risorse del territorio di competenza della Cassa Rurale. «Accrescono il livello di studio e quindi la cultura media della nostra popolazione – conclude il presidente Toccoli - e producono un arricchimento del patrimonio scientifico di dati e analisi che può contribuire a quella crescita economica e sociale auspicata nell’articolo 18 del nostro Statuto».


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Trento. La massima autorità spirituale del buddismo tibetano ospite del Centro S. Chiara

Il Dalai Lama a Trento: «autonomia per il Tibet» Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, leader ad un tempo spirituale e politico del popolo tibetano, premio Nobel per la Pace 1989, in esilio dalla sua terra fin dal 1959, ha parlato il 17 novembre scorso a Trento, su invito della Provincia autonoma di Trento e dell’associazione Italia-Tibet...

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opo le precedenti visite del 2001 e 2005, il 17 novembre scorso l’auditorium Santa Chiara di Trento ha ospitato il Dalai Lama, invitato a partecipare ad una tavola rotonda in chiusura del convegno dedicato all’esame di alcuni dei più importanti esempi di autonomia regionale al mondo, dal Trentino Alto Adige al Quebec, dalla Catalogna alla Scozia alle isole Aaland, organizzato in collaborazione con l’Università degli studi di Trento e l’Accademia europea di Bolzano. Hanno preso la parola in apertu-

(foto Arch. Uff. Stampa PAT)

ra anche Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento, Luis Durnwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige/Südtirol, Bernat Joan, segretario della politica linguistica della Generalitat de Catalunya, Elisabeth Nauclér, deputata al Parlamento Finlandese per le isole Aaland, Roberto Pinter, dell’associazione Italia-Tibet di Trento e Roberto Toniatti, giurista dell’Università di Trento. Grande era l’attesa per le parole che avrebbe pronunciato il Dalai Lama. Nel suo discorso pubblico, così come nel breve incontro avuto con la stampa trentina assieme al presidente Dellai, il Dalai Lama ha sottolineato innanzitutto la distanza esistente fra terre come il Trentino e l’Alto Adige, che godono di un’autonomia “reale”, e che dispongono degli strumenti giuridici per tutelare i propri diritti, e il Tibet. «Se in Italia i diritti costituzionali sono veramente garantiti, in Cina non è così. Noi non possia-


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Trento. La massima autorità spirituale del buddismo tibetano ospite del Centro S. Chiara mo ricorrere ad un giudice o a una corte per vederci riconosciuto ciò che in teoria la costituzione cinese ci riconosce. Quando descrivo la situazione del Tibet sotto il dominio cinese, solitamente non parto dalle questioni ideologiche. Dico che noi abbiamo un ospite non invitato, che è entrato nel nostro paese con le armi e si è messo a controllare tutto. Un ospite che ci dice cosa mangiare, come dormire, cosa sognare. Un ospite che sostiene di averci liberati. Quando noi tibetani sentiamo dire questo ci chiediamo: ma da che cosa? Il Tibet ha una storia millenaria, una propria cultura, una propria tradizione spirituale. I tibetani hanno sempre avuto una grande fiducia in se stessi, una grande dignità. Siamo gente fiera e orgogliosa. Sul piano culturale, linguistico, della tradizione storica, siamo alla pari dei cinesi, se non più avanti. E comunque, il Buddismo è arrivato in Tibet dall’India, non dalla Cina. La nostra lingua è mutuata dal sanscrito, non dal cinese. Che il Tibet sia cosa diversa dalla Cina lo provano le semplici espressioni verbali che la gente usa per definirci. Io

sono definito il Dalai Lama del Tibet, non della Cina. La gente dice ‘buddismo tibetano’, non ‘tibetano-cinese’. Non siamo stati noi ad inventare tutto questo, è la nostra storia, la nostra eredità millenaria. Il comunismo cinese si è rivelato di strette vedute e di limitato pensiero. All’inizio le idee che proponeva erano positive, ma il risultato che noi oggi vediamo è che sei milioni di tibetani sono privi di ogni diritto». Da dove partire, allora, per cambiare le cose? Per il Dalai Lama dall’informazione libera, dall’abolizione della censura. «Molti cinesi pensano che i tibetani sono degli ingrati. Sono stati presi sotto l’ala protettrice della Cina, e non le sono riconoscenti. Questo avviene perché non dispongono di informazioni corrette. È il momento che ci sia finalmente in Cina libertà di informazione. Un miliardo e trecento milioni di cinesi hanno diritto di sapere le cose come stanno. Anche la democrazia è importante, ma qui il discorso si fa più delicato. Non è interesse di nessuno creare il caos con un cambiamento radicale. Pensiamo sia preferibile un

cambiamento graduale. Il problema è che il nostro ‘ospite’, come l’abbiamo definito, non è molto brillante; pensa solo al controllo. Pensa sia sufficiente dare cibo, dare una casa ai tibetani. Ma non è così: abbiamo la nostra civiltà i nostri valori, non ci basta mangiare e dormire Abbiamo una spiritualità che i cinesi non comprendono e che temono». Se questo è il quadro, la soluzione è una sola: una forte autonomia, un’autonomia che consenta alla civiltà tibetana non solo di sopravvivere, ma di valorizzarsi, anche passando attraverso i necessari cambiamenti rispetto al passato, come quello che nel 2001 ha introdotto le elezioni degli organi politici rappresentativi della comunità tibetana in esilio (che hanno sede com’è noto a Dharamsala, in India). Un’autonomia che inoltre consenta una migliore tutela dell’ambiente, una distensione nei rapporti fra Cina e India e una progressiva smilitarizzazione dell’altopiano tibetano. Un’autonomia, infine, che porti anche benessere. Che l’autonomia del Tibet possa giovare anche alla

Cina, era stato peraltro sottolineato dagli stessi relatori che hanno preceduto il Dalai Lama. Il ragionamento è semplice. La repressione genera inevitabilmente ribellione, mentre un’autonomia vera, un’autonomia che soddisfi le esigenze della minoranza che la richiede, rappresenta una tutela per lo stesso Stato che la concede, nei confronti dei pericoli di una secessione violenta. Esempi come quello della Scozia, del Quebec, ma anche del Trentino e dell’Alto Adige/Sudtirol sono lì a dimostrarlo. Autonomie siffatte, come sottolineato nel suo intervento dal presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, sanno che in virtù di quanto sono riuscite a conquistare negli anni portano oggi una responsabilità in più nei confronti di popoli come quello tibetano. «Noi trentini - ha detto Dellai - abbiamo sofferto quando eravamo una minoranza italiana in seno all’Impero austroungarico, i sudtirolesi hanno sofferto molto di più quando si sono ritrovati ad essere una minoranza tedesca sotto l’Italia, durante gli anni del fascismo. Nel Secondo dopoguerra

abbiamo ottenuto finalmente un’ampia autonomia che oggi si proietta in una più grande dimensione transfrontaliera, a cavallo fra Italia e Austria, in seno all’Europa unita. Forti di questa consapevolezza, vogliamo dare un contributo concreto alla causa dei popolo tibetano; per questo abbiamo varato quella che ho definito ‘Carta di Trento’, un documento di appoggio all’autonomia del Tibet che nelle prossime settimane chiederemo di sottoscrivere ad altre regioni autonome dell’Europa e del mondo. Perché siamo convinti che sul piano internazionale non siano solo gli stati a contare, che anche le regioni e le comunità che le abitano possono e devono fare sentire la propria voce». Per l’occasione il presidente Dellai ha presentato la “Carta di Trento per il Tibet”, un documento che il Trentino e l’Alto Adige/Südtirol si impegnano a far sottoscrivere alle altre regioni autonome del mondo, in appoggio alla causa tibetana e al Memorandum che il Governo tibetano in esilio ha consegnato recentemente alla Cina, come base per il dialogo.


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Trento. Il provvedimento avrà validità per i prossimi due inverni

Partito il piano d’azione contro l’inquinamento

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u proposta dell’assessore al l’ambiente Alberto Pacher, il 6 novembre scorso la Giunta provinciale ha approvato il Piano di azione per il contenimento degli inquinanti atmosferici che avrà validità per i prossimi due inverni. Il Piano ha come obiettivo la riduzione delle emissioni di inquinanti dalle principali sorgenti presenti sul territorio, per migliorare i livelli di qualità dell’aria. A breve termine punta a ridurre gli episodi di inquinamento acuto che si verificano soprattutto nel periodo invernale, mentre a lungo termine si vuole limitare su tutto il territorio provinciale la circolazione dei veicoli Euro0 e dei veicoli diesel Euro1; i veicoli diesel che non montano dispositivi di abbattimento delle polveri; i ciclomotori e motocicli 2 tempi. Nella definizione del Pia-

no d’azione per il prossimo inverno (e quello successivo) si è partiti dalla considerazione che, pur a fronte di un miglioramento osservato negli ultimi due anni in parte dovuto ai provvedimenti di contenimento delle emissioni adottati e ancora in essere, ma sicuramente anche a condizioni meteorologiche più favorevoli, è necessario mantenere quanto definito nel Piano d’azione concluso il 31 marzo 2009, senza tuttavia la necessità ulteriori provvedimenti restrittivi. I provvedimenti di tipo generale sono previsti per i seguenti comuni: Trento, Rovereto, Pergine Valsugana, Riva del Garda, Arco, Mori, Ala, Lavis, Levico Terme, Borgo Valsugana, Mezzolombardo, Mezzocorona, Villa Lagarina, Civezzano Aldeno, Volano, Caldonazzo, Roncegno, Isera, San Michele all’Adige, Nago-Torbole,

Pomarolo, Besenello, Nogaredo, Zambana, Nave San Rocco, Nomi, Calceranica al Lago, Calliano e Novaledo. Il periodo di applicazione andrà dal 16 novembre 2009 al 31 marzo 2010 e dal 1 novembre 2010 al 31 marzo 2011. I provvedimenti saranno emanati dai sindaci e consisteranno nell’introduzione o nell’estensione del divieto di bruciare all’aperto i residui vegetali; nel rigoroso rispetto delle massime temperature negli edifici comunali; nella raccomandazione alla cittadinanza di rispettare rigorosamente i valori massimi consentiti della temperatura all’interno degli edifici; nell’aumento delle attività di lavaggio delle strade, nella pulizia più frequente delle strade, piazzali, marciapiedi, giardini ecc. Il provvedimento di limitazione del traffico, invece, riguarda i comuni con

più di quattro mila abitanti: Trento, Rovereto, Pergine Valsugana, Riva del Garda, Arco, Mori, Ala, Lavis, Levico Terme, Borgo Valsugana, Mezzolombardo e Mezzocorona, ma i provvedimenti di blocco potranno essere adottati, su base volontaria, anche da altri comuni trentini. Il blocco della circolazione potrà essere disposto anche in riferimento a strade provinciali o ex-statali per i tratti che ricadono nel centro abitato, laddove esistono viabilità alternativa o circonvallazioni che possano garantire il flusso veicolare di collegamento o di trasferimento a livello sovracomunale. Per quest’inverno il Piano andrà dal prossimo 16 novembre 2009 al 31 marzo 2010, periodo durante il quale tutti i giorni, escluso il sabato e i festivi, dalle ore 7 alle 10 e dalle ore 16 alle 19 non potranno circolare i veicoli Euro0,

i veicoli diesel Euro1, nonché i motocicli e i ciclomotori due tempi. Nel periodo dal 1 novembre 2010 al 31 marzo 2011 le limitazioni previste rimangono le stesse. La delibera prevede anche che il Comune di Trento può disporre l’estensione di queste fasce orarie, in relazione al ruolo baricentrico e di attrazione della città capoluogo. La stessa cosa potranno fare gli altri Comuni interessati in presenza di particolari condizioni determinate dallo specifico livello di attrattività. In collegamento con il Consorzio dei Comuni trentini, gli stessi Comuni potranno costituire un Nucleo operativo di coordinamento per l’eventuale adozione coordinata di ulteriori misure di limitazione della circolazione nel caso di prolungato superamento dei valori limite e delle soglie di inquinamento atmosferico. Il Consorzio dei Comuni Trentini può inoltre richiedere il supporto tecnico e informativo dell’Agenzia provinciale per i Servizi sanitari e dell’Ufficio previsioni e organizzazione della Provincia. Il Piano approvato è in sintonia e in sinergia con gli interventi delle Regioni e delle Province autonome, fatta salva l’autonomia decisionale delle singole Regioni, e pertanto prosegue le politiche di sostegno e di sviluppo del trasporto pubblico locale; definisce e adotta le limitazioni progressive della circolazione dei veicoli più inquinanti, in modo da accelerare il rinnovo del parco macchine inquinanti e da orientare il mercato nella direzione di tipologie di veicolo a minore impatto; promuove e agevola l’installazione di filtri antiparticolato e di analoghi dispositivi per la riduzione delle emissioni.


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AT T U A L I T À

Borgo. Sono davvero necessarie e in quella misura le opere previste all’Ospedale?

Lavori al S. Lorenzo: il Pdl interroga Con un’interrogazione presentata in Consiglio provinciale i cinque consiglieri del Popolo della Libertà – Morandini, Viola, Borga, Delladio e Leonardi – sollevano alcuni dubbi circa gli interventi previsti all’Ospedale S. Lorenzo di Borgo Valsugana...

L

’Ospedale San Lorenzo di Borgo Valsugana, negli ultimi tempi, è oggetto di progetti e conseguenti lavori su cui i consiglieri provinciali del Pdl – Morandini, Viola, Borga, Delladio e Leonardi – sono intervenuti con alcune riflessioni sotto forma di interrogazione. Secondo i cinque consiglieri «i progetti - consistenti prevalentemente in tettoie da realizzarsi per proteggere la rampa d’accesso ai garage interrati in caso di neve, in una rotatoria di lato all’ospedale atta a regolare il traffico proveniente da Telve, da viale Vicenza e da via Temanza e in marciapiede costeggiante la

struttura – presentano un aspetto problematico: il costo e l’individuazione della loro utilità per la

salute dei cittadini». «Per quanto concerne le tettoie – scrivono infatti gli esponenti del Pdl

- occorre anzitutto precisare che, se da un lato la loro realizzazione appare assai utile per ovviare

a disguidi conseguenti il trasporto in caso di nevicate ed agevolare quindi il trasporto dei pazienti in dialisi, particolarmente delicato, dall’altro, risultano “sospette” l’architettura e le dimensioni, decisamente eccessive, con le quali dette tettoie risultano progettate». «Tali eccessi – si legge nel documento - trovano conferma nel costo consuntivo, fissato, a quanto pare, in circa 352 mila Euro, somma che a detta di più di qualcuno potrebbe essere drasticamente ridotta se solo il progetto delle tettoie fosse più essenziale, senza per questo compromettere la vocazione originale e strategica dell’opera in


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Borgo. Sono davvero necessarie e in quella misura le opere previste all’Ospedale? parola». Per quanto concerne la rotatoria di lato all’ospedale i cinque consiglieri sottolineano il costo – che considerano “esorbitante”, visto che «si parla di una spe sa prevista pari a circa 262.241 Euro – tanto che – scrivono - «viene da chiedersi in che misura la spesa di detta opera debba ricadere sulle spese della Sanità trentina, visto e considerato che la sua utilità, per evidenti ragioni, vedrebbe beneficiari tutti coloro che vi transiterebbero». In merito al marciapiede, che secondo i progetti dovrebbe costeggiare l’intera struttura, i cinque consiglieri del Pdl evidenziano come «un marciapiede costeggiante un intero ospedale, i cui costi realizzativi sono stimati in circa 219 mila Euro, rappresenta una spesa assai rilevante, sulla cui necessità è bene interrogarsi. A ciò va sommato il costo per la sua copertura (che si vede nel rendering) che di certo sarà di alcune

Pino Morandini

centinaia di migliaia di euro. Anche perché, a ben vedere, un marciapiede che costeggi interamente un edificio non è cosa poi così indispensabile, soprattutto se raffrontata a necessità sanitarie di ben altro calibro delle quali, purtroppo, molti trentini sono protagonisti». Fatte tutte queste considerazioni, i consiglieri Morandini, Viola, Borga, Delladio e Leonardi interrogano l’Assessore competente per sapere se considera queste spese tutte necessarie, «soprattutto con riferimento agli alti costi che hanno comportato, e soprattutto se non era possibile realizzare dette opere con interventi più sobri; 2)

se non reputa esagerata la spesa di 352 mila Euro, somma prospettata per la realizzazione delle tettoie dell’Ospedale San Lorenzo di Borgo Valsugana; 3) se non crede che le dimensioni di dette tettoie superino di molto l’essenziale e il necessario; 4) se non crede quanto meno anomalo che la sanità trentina, con tutte le priorità che in essa emergono relativamente alla salute dei cittadini, vada a sobbarcarsi la spesa assai salata (262 mila Euro) della realizzazione della rotatoria antistante l’Ospedale in parola; 5) se non reputa eccessivo un marciapiede, come quello che è in fase di progettazione per detta struttura, che andrebbe a costeggiarlo, interamente per una spesa finale di 219.245 Euro; 6) se non ritiene che dette spese “sanitarie” siano comunque da subordinare alle prioritarie spese legate alla cura della salute dei cittadini, che dovrebbe essere la primaria attenzione di chi governa il Trentino».

AEROPORTI

Divina (Ln), preoccupato per aumento tariffe... «Perché a pagare devono essere i consumatori? I rincari aeroportuali decisi il 6 novembre scorso non hanno giustificazione perché nel nostro Paese i disagi agli aeroporti sono all’ordine del giorno, con una perdita economica per chi viaggia per lavoro enorme. Dunque, questi rincari devono essere a carico degli handler». Lo afferma il presidente della Commissione straordinaria per il controllo sui prezzi e le tariffe del Senato, Sergio Divina che si dimostra molto preoccupato per la determinazione del Cipe sugli aumenti delle tariffe aeroportuali. «I maggiori beneficiari sono gli Aeroporti di Roma - aggiunge il senatore della Lega Nord - società che non brilla per assistenza al passeggero, economicità dei servizi, puntualità dei bagagli. In un momento in cui c’è bisogno di un rilancio, anche turistico, del nostro Paese sottolinea Divina - questi aumenti, in una fase come quella attuale, andranno a vantaggio solo ed esclusivamente degli altri Paesi comunitari e non che competono nella attrattiva turistica, con costi aeroportuali inferiori». Purtroppo, per Divina «questo aumento sarà addossato sui consumatori e sulle famiglie e ciò contrasta con le esigenze del momento che andrebbero su una direzione completamente diversa».


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CRONACHE

Luserna. Presentato il volume di William Cisilino “Lingue in bilico”

Tutela delle minoranze linguistiche in un volume

È

stato presentato il 17 novembre scorso, presso la sede dell’Istituto Cimbro di Luserna, il volume dell’esperto linguista friulano William Cisilino “Lingue in bilico, buone pratiche nella tutela delle minoranze lingui-

stiche in Europa”. Accanto all’autore erano presenti Marco Viola, dirigente del Servizio minoranze linguistiche e solidarietà, che ha proposto e coordinato l’attività di ricerca poi confluita nella pubblicazione; Annamaria Trenti, presidente dell’Isti-

tuto culturale Cimbro; Luigi Nicolussi Castellan, sindaco di Luserna; Joao Barnet, segretario generale per le politiche linguistiche per la Catalogna; Guglielmo Cevolin, docente universitario a Udine e presidente dell’associazione friulana “Historia”, che si dedica in modo specifico a problematiche legate alle minoranze linguistiche. Tutti gli interventi hanno riconosciuto il valore divulgativo del lavoro di Cisilino: la riscoperta del valore culturale delle lingue di minoranza deve andare di pari passo con la divulgazione ad ampio raggio dei percorsi di tutela delle minoranze linguistiche messe in atto nelle regioni europee e con la diffusione delle buone pratiche conseguenti. L’Europa dei territori, delle Regioni, delle diversità ha finalmente compreso quanto

possa essere importante la tutela e la valorizzazione delle lingue storiche e tradizionali, che costituiscono l’humus che fa crescere le comunità e, quindi, anche l’Europa intera. Le poco più di cento pagine dell’agile volumetto dell’esperto linguista friulano William Cisilino propongono un viaggio nell’Europa delle lingue attraverso otto esempi concreti di tutela delle minoranze. Si va dal progetto “Volontariato per la lingua catalana” al cinema in lingua friulana, dai piani di politica linguistica per il gallese alla promozione del basco nelle nuove tecnologie, dall’emittente in italiano della Slovenia Radio-TV Koper-Capodistria al sistema scolastico trilingue dei ladini gardenesi e badioti. Vengono inoltre descritti il modello di protezione dell’aranese

(una variante dell’occitano che è parlata nella Catalogna) al peculiare sistema di tutela delle minoranze della provincia di Trento (cimbri, mocheni e ladini fassani). Ognuno degli otto capitoli si apre con un breve testo letterario nella relativa lingua minoritaria e con una scheda tecnico-storica sulla minoranza stessa; seguono una descrizione puntuale delle attività di tutela e un’intervista con chi ha ideato e realizzato il progetto di tutela. Il volume è poi completato da mappe delle varie comunità linguistiche e da due testi fondamentali per la tutela delle minoranze in Europa: La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie e il documento della Commissione europea Una sfida salutare. Come la molteplicità delle lingue potrebbe rafforzare l’Europa.


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CRONACHE

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Pergine. La 34esima edizione s’è chiusa con numeri importanti In breve

PSA: un ottimo bilancio Pergine Spettacolo Aperto, una delle manifestazioni più longeve del panorama trentino, va in archivio con risultati davvero significativi.

L

a struttura di Pergine Spettacolo Aperto è professionale, nella qualità del lavoro che svolge, ma anche aperta e basata sull’apporto di tanti volontari. Questa manifestazione ha quindi una grande base partecipativa e un solido legame con la comunità di riferimento con cui è forte la reciproca contaminazione. Innovazione e legame con il territorio sono le caratteristiche principali di Pergine Spettacolo Aperto, che sa anche mettere in campo un notevole coraggio in produzioni come ‘Nuvole di passaggio’, che sono la prova che l’arte è anche terapia, fonte di benessere e felicità per le persone». L’assessore alla cultura della Provincia autonoma di Trento Franco Panizza è intervenuto così alla presentazione, svoltasi il 3 no-

«

vembre scorso, del bilancio dell’edizione 2009 di Pergine Spettacolo Aperto. Si è trattato precisamente della 34esima edizione di questa storica manifestazione, una delle più longeve del panorama trentino, che per quanto concerne l’anno 2009 va in archivio con numeri davvero importanti. Eccoli: 11 nuove produzioni, 12 spettacoli ospitati, 6 incontri di approfondimento, 4 laboratori per bambini, 29 proiezioni cinematografiche, 4 mostre d’arte, 7 corsi di formazione, 120 artisti scritturati, 141 persone iscritte ai corsi di formazione e soprattutto 23mila presenze e 52mila ascoltatori negli appuntamenti seguiti dalla radio. A presentare i dati di questo importante bilancio sono stati il presidente di Pergine Spettacolo Aperto, Paolo Oss Noser, e il direttore artistico Cristina Pietrantonio.

PERGINE

Vincere con Bellocchio

“Vincere”, film di Marco Bellocchio in concorso all’ultimo Festival di Cannes, sarà al centro di una serata organizzata venerdì 4 dicembre a partire dalle 20 al Cinema teatro don Bosco di Pergine dall’Unità operativa 3 di psichiatria dei Distretti della Valugana, Tesino e Primiero, dal Seminario permanente di Storia sociale della psichiatria Alla ricerca delle menti perdute, dal Dipartimento di scienze umane e sociali dell’Università di Trento e dalla Fondazione Museo storico del Trentino. Il film, in parte girato in Trentino, racconta la storia di Benito Albino, figlio di Ida Dalser e Benito Mussolini (interpretati da Giovanna Mezzogiorno e Filippo Timi), segnata dall’ascesa al potere di Mussolini e dalla drammatica lotta per l’affermazione dei propri diritti da parte della Dasler, che si conclude tragicamente con l’internamento in un ospedale psichiatrico. Prima della proiezione sono previsti gli interventi di Paolo Peloso, psichiatra e psicoterapeuta, autore del libro “La guerra dentro” e del regista Marco Bellocchio.


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SOCIETÀ

Focus. L’evoluzione della fecondità trentina nell’indagine del Servizio Statistica

Trentino, verso il figlio unico in età avanzata Come sarà il Trentino nell’anno 2050? Un’indagine del Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento ci aiuta a comprendere gli scenari futuri del nostro territorio. Ecco i dati relativi alle nascite…

Dinamica delle nascite Il numero medio annuo dei nati vivi in provincia di Trento nel quinquennio 1972-76, dopo il rientro dal “baby-boom”, era ancora superiore a seimila, per poi scendere a poco più di quattromila negli anni Ottanta, riprendendo quindi a crescere leggermente verso i cinquemila attuali, che dovrebbero rappresentare il massimo della “seconda ondata”: stanno infatti terminando di transitare nell’età fertile le numerose donne nate negli anni ‘60. Per il futuro, in ipotesi naturale è prevedibile un rapido calo fino a meno di 4.000 nati verso il 2020 e una lievissima ripresa con un massimo non superiore a 4.000 nati verso il 2030, quando la seconda ondata (figlia dei nati durante il baby-boom degli anni ’60), nata in questi anni, darà origine ad una “terza ondata” di nati, naturalmente sempre più diluita e meno rilevante. Per effetto del massiccio movimento migratorio è tuttavia prevedibile che il numero dei nati rimanga per molti decenni quasi costante, vicino ai 5.000 annui. Probabilità di partorire Spesso i “mass-media” commentano i dati relativi all’attuale incremento delle nascite parlando di ripresa della fecondità o addirittura di nuovo “boom”, dimenticando che il numero dei nati deriva dal prodotto dei parametri di fecondità per il numero delle donne in età fertile e che quest’ultimo

dipende prevalentemente dal numero di nati circa trenta anni prima. È comunque vero che il numero medio di nati da ciascuna donna in età fertile negli ultimi anni, pur rimanendo lontano dagli oltre due degli anni Sessanta e Settanta, dopo essere rimasto per molti anni al di sotto di 1,3, è ora tornato almeno al di sopra di 1,5, grazie anche all’apporto delle immigrate. L’analisi differenziale della fecondità mostra che mentre le donne italiane partoriscono normalmente attorno ai 31 anni, con tassi specifici disposti secondo una campana simmetrica, le donne straniere partoriscono circa 10 anni prima, con tassi specifici disposti secondo una campana molto asimmetrica ed un tasso totale superiore a 2 figli per donna. L’età media delle madri al parto, che nei primi anni ‘60 superava i 30 anni e negli anni ’70 era scesa a 28, è risalita fino ad oltre 31 anni negli anni ’90 per poi oscillare attorno a tale valore nel decennio scorso. Secondo i parametri estrapolati dal modello, anche nel prossimo trentennio l’età media delle madri al parto dovrebbe rimanere vicina ai 31 anni. Mentre negli anni ’60 e ’70 la media era effettivamente una media delle età in cui le donne partorivano circa tre figli, oggi la media è molto simile alla moda essendo figli unici la maggioranza dei nati. La rinuncia ai figli successivi dipende anche dal fatto che condizioni socio-

economiche, oltre che psicologiche, costringono la maggior parte delle donne a partorire il primogenito in età relativamente avanzata e una gravidanza successiva sarebbe, oltre che impegnativa, anche più problematica e maggiormente a rischio.

Riproduttività e ricambio delle donne in età fertile Una popolazione si riproduce attraverso la generazione di figli da parte delle coppie che la compongono: è, quindi, facile intuire che ciascuna coppia dovrebbe generare

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SOCIETÀ

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Focus. L’evoluzione della fecondità trentina nell’indagine del Servizio Statistica (tenendo presente anche l’influenza della mortalità) mediamente circa 2,2 figli perché l’ammontare della prossima generazione sia pari a quello della generazione attuale. È vero che oggi la popolazione sta aumentando pur in presenza di un numero medio di figli per donna inferiore a 2, ma ciò sta avvenendo per effetto combinato dell’invecchiamento e dell’immigrazione, portando quindi la popolazione non a riprodurre se stessa, ma a trasformarsi radicalmente. Volendo misurare la capacità della popolazione di riprodurre se stessa bisogna tenere presente che il numero di nati dipende dal livello delle probabilità di partorire, ma ancor più dal numero delle donne in età fertile, senza le quali nessun bambino verrebbe al mondo. Per misurare quindi la capacità futura di riproduzione della popolazione si può rapportare l’attuale numero delle donne in età 0-19 al numero delle donne in età 20-39. Tale indicatore può essere chiamato IREF (Indice di Ricambio delle donne in Età Fertile). Nel 1972 la nuova generazione era circa pari al 115% della generazione in età fertile del tempo, quindi era abbondantemente in grado di rimpiazzarla. Nel 1981 l’IREF era quasi pari al 100%, indicando che il ricambio era assicurato senza eccessi e senza carenze. Dopo essere sceso quasi al 60% nel decennio scorso, attualmente il livello raggiunto è vicino all’80%. Tale livello sembra destinato a stabilizzarsi nei prossimi decenni: questo lascia facilmente presagire che fra 20

anni le donne in età fertile saranno circa il 20% in meno delle attuali; esse, a loro volta, saranno rimpiazzate dalle loro figlie solamente in misura inferiore all’80%, pur tenendo presente l’effetto del movimento migratorio. Stando così le cose è difficile immaginare un aumento della natalità tale da consentire la completa riproduttività della popolazione trentina, anche ipotizzando probabilità di partorire più alte e l’apporto delle donne straniere. Mettendo a confronto il numero di nati effettivi (fecondità corrente) registrati in provincia e nel capoluogo con quelli che la struttura per età delle popolazioni femminili avrebbe generato se i tassi specifici di fecondità fossero rimasti costanti ai livelli del passato o a quelli ipotizzati per il futuro, si ottengono dati puramente teorici, ma importanti per valutare la dipendenza del numero di nati dalle due componenti (numerosità delle donne in età fertile e loro fecondità). A livello provinciale, la differenza fra la fecondità del 1980 e quella del 1990 è stimabile in circa 1.000 nati annui, ma grazie alla maggiore

fertile che devono accudire i figli piccoli. Si tratta di un indicatore sociale, ma anche di un indicatore indiretto di fecondità pregressa. Il suo valore naturalmente dipende dai limiti scelti per l’età fertile, ma quello che interessa soprattutto è l’andamento nel tempo. Ipotizzando l’età fertile compresa fra 20 e 44 anni compiuti, nel 1981 l’indicatore provinciale superava il 38%, mentre nel 1990 ha raggiunto il valore

fecondità delle immigrate sembra che nei prossimi decenni la fecondità corrente si tradurrà nello stesso numero di nati ottenibile con la fecondità del 1980, pur essendo decisamente variata la fecondità specifica per ordine di nascita. Un ulteriore indicatore è il carico familiare delle donne in età fertile, ottenuto dividendo il numero dei bambini in età prescolare per il numero delle donne in età fertile. Tale indicatore esprime il “peso” sociale che grava (in termini di sacrificio, di tempo dedicato, di freno al lavoro e al tempo libero) sulle donne in età

minimo, al 30,4%, tornando poi all’attuale quota del 36% che resterà forse stabile per molto tempo. Il capoluogo registra valori nettamente inferiori, ma dal 2020 in poi si situerà solo lievemente al di sotto dei valori provinciali. Confronti territoriali Confrontando l’andamento previsto del numero di nati nei vari comprensori si nota che la terza ondata non sarà generalizzata, ma sarà molto sfumata in ipotesi migratoria e anche in ipotesi naturale, il numero dei nati aumenterebbe (leggermente) solo nell’Alta Valsugana e nell’Alto Garda e Ledro mentre negli

altri comprensori si limiterebbe a diminuire meno frettolosamente. Il rapporto fra il numero di nati previsti in ipotesi naturale e quello previsto in ipotesi migratoria nel 2020 registra la massima differenza nella Vallagarina e nell’Alto Garda e Ledro (in particolare a Riva del Garda), nella Valle dell’Adige e nel Primiero. In questi comprensori circa uno su quattro dei nati previsti sarà generato da donne attualmente non ancora residenti nel Trentino. Il rapporto sarà invece di circa uno su cinque negli altri comprensori esclusa la Valle di Non dove il movimento migratorio incide meno sul numero di nati. Se si effettua il confronto territoriale utilizzando il tasso di natalità (cioè i nati per 1.000 abitanti) si può notare un fascio compatto di linee che dopo essere scese dal 15 per mille del ’70 al 9 per mille degli anni ’80, risalgono verso l’11 per mille nei primi anni del nuovo millennio: iniziano poi una nuova discesa verso il 9 per mille, raggiunto fra una ventina di anni. Da questo fascio quasi compatto si stacca nettamente verso l’alto solo il Ladino di Fassa, che negli anni ’70 ha sfiorato anche il 22 per mille e che ancora per molti anni dovrebbe rimanere oltre il 10 per mille, mentre i comprensori Alta Valsugana, della Bassa Valsugana e del Tesino e l’Alto Garda e Ledro dovrebbero scendere nello stesso periodo all’8 per mille. (Fonte: Evoluzione della struttura demografica in provincia di Trento dal 1982 al 2050. PAT- Servizio Statistica).


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CRONACHE

Borgo. Disagi al Centro di Formazione IN BREVE

ENAIP: la Lega interroga Interrogazione della Lega Nord sulla discriminazione tra l’Enaip di Fiera di Primiero e l’Enaip di Borgo Valsugana.

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uest’anno l’Enaip di Fiera di Primiero – scrivono i consiglieri provinciali del Carroccio - «è riuscita a istituire una prima classe meccanici racimolando iscritti provenienti anche da fuori provincia. In un primo tempo la Provincia non aveva dato il suo assenso e l’ente gestore aveva dovuto provvedere al finanziamento utilizzando risorse proprie. In un secondo momento la Provincia (forse rispettando promesse fatte alla regione Veneto o ad altri) dava il suo assenso e quindi anche il finanziamento. Identica sorte non è, però, capitata al Centro Formazione Professionale di Borgo Valsugana e gli studenti della III classe meccanica sono stati costretti, per poter finire l’iter scolastico, ad iscriversi a Trento con gravi disagi dovuti al

trasporto». I consiglieri provinciali della Lega Nord vogliono pertanto sapere dal Presidente della Provincia «come si giustifica questa disparità di trattamento, perché all’Enaip di Borgo è stata soppressa la terza classe meccanica, quali e quanti contribuiti riceve l’Enaip di Fiera di Primiero e quali e quanti l’Enaip di Borgo Valsugana». Nell’interrogazione si chiede, inoltre, se il Presidente della Provincia sia a conoscenza del fatto che alcuni studenti devono spostarsi autonomamente in quanto i mezzi di trasporto pubblici non coincidono con gli orari della scuola. Se gli studenti di Borgo dovessero essere ancora costretti a frequentare a Trento, la Lega Nord suggerisce di rivedere almeno gli orari delle corriere onde permettere a tutti di utilizzare i mezzi pubblici.

TRASPORTO PUBBLICO

Carta ricaricabile

Dal 23 ottobre scorso con la “Carta a scalare ricaricabile” non occorre avere il biglietto o l’abbonamento per viaggiare sui mezzi di trasporto pubblico trentini. Si può avere tutto in una tessera che può essere usata su tutti i mezzi pubblici, con una maggiore convenienza. La carta a scalare può essere su tessera “anonima” oppure su tessera “nominativa”. A differenza della carta a scalare nominativa, che è personale (la ricarica avviene sulla smart card degli abbonati), la carta a scalare anonima può essere scambiata, ad esempio in ambito familiare e può essere utilizzata contemporaneamente da più utenti. Nel maggio 2008 era stata attivata, per il solo ambito urbano di Trento, la carta a scalare “anonima”. Dopo tale positiva esperienza, ora ne è consentito l’utilizzo, con la possibilità di coglierne a pieno tutti i vantaggi e le potenzialità, con l’estensione a tutto il territorio provinciale. La carta scalare si può acquistare in tutte le biglietterie di Trentino trasporti esercizio e Trenitalia, e si può ricaricare anche presso tutte le Casse Rurali.


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CRONACHE

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Levico Terme. Una giornata particolare presso l’ex Piccola Opera IN BREVE

Mons. Bressan al Don Ziglio Monsignor Bressan ha visitato l’Istituto Don Ziglio di Levico Terme, incontro di cortesia ma anche segno di solidarietà...

di Mario Pacher

I

l Centro don Ziglio, già Piccola Opera di Levico, ha avuto recentemente la visita dell’arcivescovo di Trento mons. Luigi Bressan. Un incontro di cortesia ma anche come segno di umana solidarietà e convivenza fra le persone

diversamente abili. Accompagnato dalla presidente dell’Istituto Piera Janeselli, dal direttore Giuseppe Saba e da alcuni componenti il consiglio di amministrazione dell’Istituto, nonché dai parroci del decanato, mons. Bressan ha visitato i laboratori della struttura, dove il centinaio di ospiti del Centro trascorre la

giornata con lavori creativi. Lorenza Pretti, presidente del comitato parenti nato una decina di anni fa, ha illustrato ai numerosi famigliari degli ospiti presenti l’attività svolta dal comitato negli ultimi tempi. «Da quando esiste una nuova direzione e un nuovo direttore - ha detto - qui si respira un clima più sereno

e di maggior collaborazione sia fra i parenti che tra i collaboratori». È giunto poi anche l’assessore provinciale alla sanità Ugo Rossi che ha sottolineato il particolare ruolo del Centro don Ziglio in seno alla comunità, assicurando il costante sostegno e la disponibilità della Provincia. È seguita la concelebrazione di una S. Messa, al termine della quale vi sono stati alcuni interventi da parte delle autorità presenti: il presidente del Comprensorio Anesi, il consigliere provinciale Renzo Anderle, il vicesindaco di Levico Gianpiero Passamani e altri ancora. Prima della conclusione, la presidente Janeselli ha voluto ricordare anche il consigliere provinciale recentemente scomparso Gian Battista Lenzi, per gli aiuti e per l’attaccamento sempre dimostrato verso questo Istituto.

Trentino-Calabria per i giovani

Al Palazzetto di Levico Terme, durante la seconda edizione della Fiera delle idee, una giornata interamente dedicata ai Piani giovani di zona e d’ambito e alle iniziative rivolte ai ragazzi svoltasi il 17 ottobre scorso, il Trentino e la Calabria hanno sancito la loro collaborazione nell’ambito delle politiche giovanili. Il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero hanno firmato un Protocollo d’Intesa per lo sviluppo di progetti a favore dei giovani che dà una veste ufficiale ad un rapporto di lunga data.


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CRONACHE

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Novaledo. Con un investimento di oltre 4,6 milioni di euro IN BREVE

La Menz & Gasser amplia lo stabilimento A sette anni dall’incendio che nella notte del 31 dicembre 2002 ne interruppe bruscamente attività e piani di sviluppo, lo stabilimento Menz & Gasser Spa di Novaledo, specializzato nella produzione di confetture, marmellate e sciroppi di frutta, rilancia con un investimento immobiliare di 4,69 milioni nei prossimi tre anni.

I

l Consiglio di amministrazione di Trentino Sviluppo ha accolto la richiesta di Menz & Gasser Spa finalizzata a sostenere parte degli investimenti immobiliari previsti per il prossimo triennio: oltre 4 milioni e 600 mila euro per la costruzione di tre nuovi capannoni per una superficie complessiva di 5.257 metri quadrati. L’intervento rientra nell’ambito di un piano di investimenti generale che supera i 15 milioni di euro, comprendendo nuovi impianti di produzione e nuove tecnologie nel settore del risparmio energetico e ambientale. Un rilancio importante, quello avviato da Menz & Gasser, che negli ultimi tre anni l’ha portata a incrementare del 43,5% il proprio fatturato, passando dai 39 milioni di euro del 2006 ai 56 milioni del 2008, con l’obiettivo di arrivare ai 75 milioni nel 2013. L’impegno di Trentino Sviluppo consiste nella costruzione di un magazzino per materiali di confezionamento, adiacente all’immobile attualmente utilizzato dalla società, del valore complessivo di 1 milione di euro, e la sua successiva cessione in leasing. Oltre alla parte realizzata da Trentino Sviluppo, l’ampliamento dello stabilimento riguarderà anche altre due porzioni, la cui costruzione sarà direttamente a carico di Menz&Gasser: un magazzino spedizioni e un magazzino prodotti finiti. Complessivamente lo sta-

bilimento di Novaledo verrà ampliato di oltre 5 mila metri quadrati, incrementando la capacità produttiva di 15 mila tonnellate l’anno. «Un intervento – sottolinea Diego Laner, consigliere delegato di Trentino Sviluppo – che sostiene lo sviluppo di un’azienda in fase di espansione, fortemente radicata al territorio e che si impegna a mantenere una significativa presenza di forza lavoro, pari a 110 dipendenti fino

al 2016». L’intervento di Trentino Sviluppo, come previsto dagli “Indirizzi” elaborati dalla Provincia di Trento in tema di interventi immobiliari e partecipazioni, prevede infatti il rispetto da parte di Menz&Gasser di un preciso vincolo occupazionale. Dagli attuali 107 dipendenti occupati nello stabilimento di Novaledo, sui 171 complessivi di Menz&Gasser (compresi anche la sede di Lana e lo stabilimento di Verona),

L'attuale stabilimento della Menz&Gasser di Novaledo che verrà ricostruito (foto vitatrentina.it)

la società si impegnerà a passare a 110 occupati a partire dal gennaio 2012 e a mantenerli fino alla fine del 2016. «Con questo nuovo investimento - spiega Matthias Gasser, direttore generale di Menz&Gasser – si rinnova l’ottima collaborazione tra la nostra azienda, Trentino Sviluppo e l’Assessorato all’industria della Provincia di Trento, iniziata sette anni fa dopo l’incendio e che oggi premia la fiducia accordataci e le scelte ef-

fettuate. Grazie anche a tale sostegno Menz&Gasser è oggi un’azienda in forte espansione che sta lanciando nuovi prodotti con i quali intendiamo rafforzare la nostra leadership sul mercato. E se l’azienda cresce aumenta anche la sua capacità di garantire continuità e sicurezza a vantaggio di chi ci lavora». Nel 2003 l’allora Agenzia per lo sviluppo intervenne per sostenere la ricostruzione del sito produttivo di Novaledo pesantemente compromesso dal rogo del 31 dicembre 2002. Tra il 2005 e il 2006 Trentino Sviluppo realizza il nuovo immobile industriale di circa 7 mila metri quadrati adiacente alla parte di capannone non danneggiata dall’incendio, per una spesa di 5,55 milioni di euro. Contestualmente Menz&Gasser investe in macchinari e nuove tecnologie produttive, rendendo possibile, a partire dalla primavera 2007, l’avvio dell’attività produttiva nel nuovo stabilimento inaugurato il 28 giugno 2008.

PIANO EDILIZIA SANITARIA

Borgo tra le priorità Su proposta dell’assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, il 16 ottobre scorso la giunta provinciale ha approvato il piano degli investimenti per l’edilizia sanitaria per la legislatura in corso. Il piano approvato completa il primo stralcio già approvato con il provvedimento di quest’anno che conteneva, fra l’altro, l’elenco degli interventi anticrisi. Prevede investimenti per 147,225 milioni di euro. «Fermo restando che proseguono i progetti già programmati su tutta la rete ospedaliera - ha spiegato l’assessore Ugo Rossi - la novità del provvedimento sta nell’aver indicato all’Azienda provinciale per i servizi sanitari le priorità temporali degli interventi, a cominciare dai presidi di Borgo Valsugana e di Villa Igea». In merito all’ospedale di Borgo Valsugana, tenuto conto delle nuove valutazioni effettuate sulla riorganizzazione complessiva del nosocomio, viene data priorità all’ampliamento dell’edificio poliambulatorio, all’ampliamento dell’edificio principale nel quale, in continuità con l’esigenza di tutela primaria dei cittadini, viene data precedenza alle degenze. LA LETTERA

Bim continuano a vivere...

Il Consiglio dei Ministri ha votato il 19 novembre scorso il disegno di legge del Codice delle Autonomie. Come già a suo tempo preannunciato dalla Lega Nord, nel testo uscito dal Consiglio dei Ministri è stata cancellata la norma che prevedeva la abrogazione dei BIM che tante polemiche aveva causato in Trentino. Anche in questo caso si dimostra la sensibilità della Lega e di questo governo per i temi della autonomia e della salvaguardia delle specificità dei territori. Questa decisione zittisce per l’ennesima volta le tante cassandre che avevano accusato la Lega e il centrodestra di essere contro l’autonomia del Trentino. I Bim svolgono una funzione importante e determinante per i territori di riferimento e il Ministro Calderoli non ha mai pensato di abrogare questa utile e indispensabile realtà. A questo punto i territori e gli amministratori locali possono stare tranquilli. On. Maurizio Fugatti


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Intervista. Dialogo con il consigliere Aldo Chirico, verso le comunali del 2010

Aldo Chirico: «Un piano per rilanciare Levico» Aldo Chirico

C

di Armando Munaò

hirico, il prossimo anno a Levico Terme ci saranno le elezioni. Che aria tira? «È presto per avere una visione chiara di cosa accadrà fra circa sette mesi. Anticipare, quindi, quali saranno le dinamiche che porteranno ad individuare chi sarà il prossimo Sindaco di Levico è veramente difficile. Una certezza, che è stata condivisa dal mio gruppo politico e riscontrata anche in altre formazioni politiche levicensi, è quella che un terzo mandato al Sindaco Stefenelli cercheremo di evitarlo. Pertanto, se non ci saranno ripensamenti, l’obiettivo primario è di presentare all’elettorato levicense un candidato Sindaco che vive e che abbia interessi per Levico». E all’interno dei vari partiti, siano essi di maggioranza che di opposizione? «Ho sempre sostenuto che la maggioranza presente in Levico, è una maggioranza anomala nel senso che risulta essere una maggioranza di centro sinistra. Di fatto, però, se analizziamo la composizione del Consiglio Comunale ci accorgiamo che all’opposizione ci sono i

rappresentanti della sinistra (per la verità ora non più riferendomi agli ex DS),di Rifondazione Comunista (il consigliere Cazzanelli) e del centro destra rappresentato dal sottoscritto. Ma il recente spostamento verso il PD del Sindaco ha provocato una incrinatura fra la maggioranza che, evidentemente, porterà ad una riflessione profonda degli attuali Consiglieri di maggioranza che non hanno gradito la scelta fatta dal Sindaco». A suo avviso quale è e deve essere il ruolo del PDL? «La domanda deve essere, per quanto riguarda Levico, divisa in due momenti. Per l’attuale e doveroso chiarire che io sono stato eletto Consigliere con una lista civica

quando il PDL non era stato ancora concepito e quindi la mia attività politica era svolta all’interno di Forza Italia. Naturalmente rappresento il centro destra senza escludere alcuna delle sensibilità politiche che erano presenti in quella lista Civica. Se facciamo riferimento al prossimo futuro devo dire che le forze maggiori presenti nel PDL sono quelle di F.I. e A.N. Fatta questa doverosa precisazione devo ricordare che il PDL è forza di Governo che sta rispettando l’impegno preso con gli elettori e di conseguenza l’intenzione mia e del mio gruppo e quello di diventare forza di governo del Comune di Levico per contribuire al risveglio della nostra cittadina che da un po’ di tempo è in letargo».

A proposito di PDL, ci saranno alleanze con altre forze che di certo concorreranno nella prossima tornata elettorale? «Se l’obiettivo comune è quello di evitare un terzo mandato al Sindaco Stefenelli è chiaro, che con tutte le forze politiche, presenti sul territorio comunale, che dovessero condividere questo nostro auspicio, sono possibili alleanze; è evidente, comunque, che gli indirizzi di programma per stimolare Levico dormiente devono avere un comune sentire». Ci sono stati già incontri per delineare le nuove logiche, i nuovo rapporti tra gli esponenti di centro destra? «Con le forze politiche di Centro Destra vi sono stati e ci sono continui dialoghi e i rapporti con dette forze politiche sono state sempre ottime. Ovvio che ciascuna forza politica rappresenta le varie problematiche con i mezzi e le idee che la distinguono, ma il raggiungimento dell’obiettivo è quello che ci gratifica e ci tiene uniti. Quindi non si va alla ricerca di nuove logiche, ma di affrontare assieme le problematiche di cui soffre la città».

E il Suo giudizio in merito? «Il mio giudizio, ritengo condiviso dal mio gruppo, è, naturalmente, quello di dimostrare al popolo di centro-destra, che gli obiettivi per un rilancio di Levico possono essere raggiunti stando uniti e dialogando con le altre forze politiche moderate che intendono dare una sferzata per una ripresa di una Levico che ha visto, in passato, una città piena di vitalità». Levico Terme è stata governata per dieci anni dall’attuale sindaco Stefenelli. C’è chi dice che il suo operato sia stato da applaudire, chi invece è di parere contrario. La Sua opinione? «È ora che i Levicensi sappiano cosa hanno prodotto le amministrazioni Stefenelli dal 2000 ad oggi. Prendo spunto da un’intervista rilasciata ad un quotidiano locale il giorno 6 settembre scorso, in cui alla domanda “Cosa la spinge ad un terzo mandato?” la risposta del Sindaco fu la seguente: “il desiderio di completare un percorso che ho avviato e che ha portato, tra le altre cose, alla creazione del polo scolastico (sarà aperto nel 2011/2012, ndr) e al re-


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Intervista. Dialogo con il consigliere Aldo Chirico, verso le comunali del 2010 cupero del centro storico” Limitandomi al percorso da completare, credo di riportare fedelmente l’opinione comune dei cittadini, i quali non hanno per nulla digerito la scelta del polo scolastico presso la Croce Rossa perché, rispetto all’attuale sede delle scuole dell’obbligo, è molto decentrata (in fatto di decentramento il sindaco Stefenelli è uno specialista) causando notevoli disagi ai genitori degli alunni che necessariamente dovranno essere accompagnati per raggiungere la scuola. Ciò comporterà, peraltro, una concentrazione di auto che produrranno, tra le altre cose, sicuramente inquinamento ambientale. Relativamente al recupero del centro urbano onestamente non riesco a capire a quale recupero si riferisse. Ma se l’attenzione è rivolta al completamento dell’arredo urbano, spero solo che non faccia la fine della via Dante, se poi l’obiettivo era l’area “Beber” la cui riqualificazione è condivisa da tutti i consiglieri comunali, una volta verificato il progetto di massima, di cosa s’intende effettivamente realizzare

in quell’area e, valutata un’equa perequazione in favore della comunità, considerato il vincolo che grava sull’area medesima, l’autorizzazione all’esecuzione del progetto spetta al Consiglio Comunale, titolare di concedere la deroga al PRG. Quindi non è prerogativa del Sindaco il quale avrebbe dovuto prendere l’iniziativa per la riqualificazione dell’area e non aspettare la richiesta del privato che, sostanzialmente, ha sostituito l’Ente pubblico». Levico Terme è sempre stata una città turistica con un forte richiamo. Sembra però che il bilancio di questi ultimi anni non soddisfi né i commercianti né gli albergatori. È anche questa la Sua opinione? «Vede, un amministratore accorto e presente sul territorio dovrebbe rendersi conto delle difficoltà che un centro turistico come Levico attraversa. In dieci anni di amministrazione Stefenelli non v’è stato un momento di confronto, di concertazione tra amministratori e mondo economico, tranne qualche caso sporadico d’iniziativa

mici, ma anche per quanti hanno dato fiducia, per la seconda volta, al Sindaco Stefenelli che ha tradito le aspettative».

assessorile. La dice tutta l’affermazione del Sindaco quando, albergatori, commercianti ecc. hanno voluto conoscere quale erano i progetti per l’area Beber e per tutta risposta il Sindaco ha dichiarato: “l’associazione presieduta da Roberto Crivellaro, mi limito a dire questo, non ha mai chiesto di parlare con me del progetto della Levico Polis srl. Gli operatori si sono limitati ad andare nelle varie commissioni. Se intendono esprimermi le loro perplessità sanno dove trovarmi. Mi fermo qui” Preciso che le commissioni sono quelle previste dalla Statuto Comunale e sono formate da Consiglieri Comunali. Ho fatto questo riferimento per

sostenere che un amministratore che tiene alla propria città deve promuovere tutte quelle iniziative per cercare validi rimedi a superare gli ostacoli individuati. Mi sarei aspettato, a proposito della crisi economica che ha interessato tutto il mondo, una chiamata delle forze economiche-imprenditoriali per concertare e cercare di tamponare la falla annunciata. Ho fatto riferimento a quest’anno ma la cosa si è ripetuta per tutto il periodo di amministrazione Stefenelli quindi non mi sorprende il malumore degli operatori economici che, peraltro, avevano dato piena fiducia al Sindaco. Quindi il bilancio è sicuramente negativo non solo per gli operatori econo-

Cosa è necessario fare per ridare vitalità e luce al turismo levicense? «Levico ha propri e importantissimi requisiti naturali che gli hanno permesso di evitare un tracollo netto. Le terme, il lago, la montagna, il verde, il clima, l’altitudine ecc. sono elementi che da soli portano benefici economici. Ma altre infrastrutture, indispensabili per una città turistica come la nostra, devono essere presenti sul territorio. La capacità di amministrare bene il proprio comune si concretizza proprio nell’individuare cosa la gente chiede oltre a ciò che di naturale offre la cittadina. Il prossimo anno, come tutti sanno, ci sarà il rinnovo dell’amministrazione comunale e con il mio gruppo stiamo sviluppando delle idee importantissime per Levico che porteranno alla realizzazione, se saremo gratificati dai cittadini, di progetti che possono ridare vitalità e luce al turismo e non solo».


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Intervista. Nostro colloquio con Claudio Taverna del Partito dei Pensionati

Claudio Taverna: «In Italia e in Trentino c’è tanto potere e poco governo» Della storia politica trentina sicuramente fa parte l’on. Claudio Taverna, il quale oltre all’impegno politico segue varie associazioni - “Lo Scudo per la difesa dei cittadini”, “Il Grifone”, “La voce dei disabili -Onlus”, solo per citarne alcune - è editore e direttore del quotidiano on line Trentino Libero...

O

di Michele Luongo

n . Ta v e r n a , come è nata la Sua passione per la politi-

ca? «La mia passione per la politica si perde nella notte dei tempi. Mi iscrissi alla “Giovane Italia” (organizzazione giovanile del MSI) giovanissimo, avevo 15 anni. L’occasione: una conferenza a scuola sulla resistenza. Il relatore sosteneva che l’Italia aveva vinto la guerra, quando in realtà la guerra fu persa. La mia simpatia ai vinti e li scelsi. Una scelta che mi cambiò la vita. Gli anni della gioventù e della militanza. Poi, l’università e la laurea in sociologia. Anni duri quelli, quando si teorizzava che “uccidere un fascista non era reato”. L’elezione in consiglio comunale nel 1974. Dopo 13 anni a Palazzo Thun, cambiai Palazzo: dal 1988 fino al 2003 in consiglio regionale e provinciale. Nel 1991 venni anche proclamato deputato, ma mi dimisi ancor prima della proclamazione. Ecco in sintesi il mio impegno istituzionale». Come vive il contatto con la realtà territoriale? «Il contatto con la gente è fondamentale. Lo era quando mi trovavo nelle istituzioni, lo è ora che mi occupo non solo di politica, ma coltivo altri interessi. Sono consu-

lente dell’Associazione “Lo Scudo” a difesa dei cittadini, partecipo alla vita di associazioni culturali e di volontariato, sono editore e direttore di Trentino Libero, giornale indipendente online, poi mi occupo ancora di politica con un incarico nell’esecutivo nazionale del Partito Pensionati. Pratico nella società ciò che praticavo nelle istituzioni con lo stesso entusiasmo e la stessa determinazione». Oggi Claudio Taverna è responsabile nazionale del dipartimento economico del Partito dei Pensionati, perché questa scelta? «Dopo la rottura con Alleanza Nazionale, ho declinato vantaggiose offerte preferendo aderire ad un piccolo Partito con enormi potenzialità per diventare grande, grandissimo. In Italia ci sono

20 milioni di pensionati. Se tutti i pensionati votassero per il Partito Pensionati, cioè per il loro partito, diventerebbe di gran lunga il primo partito italiano. Mi trovo al loro fianco perché in questa società i pensionati sono i più deboli e i più indifesi.

Il dipartimento economico che ho l’onore di guidare ha il compito innanzitutto di confutare le tesi molto “interessate”di attribuire alle pensioni la causa principale del debito pubblico. Niente di più falso. Il debito pubblico (verso le ban-

che) infatti è provocato innanzitutto dal sistema bancario, basti pensare alla cosiddetta “insindacabilità” della BCE e delle banche centrali, una sorta di immunità sul loro agire, garantita dagli artt. 105A e 107 del Trattato di Maastricht. Emblematica, ad esempio, la recentissima, tragicomica querelle dell’art. 14 del decreto anticrisi sulla tassabilità delle plusvalenze delle riserve auree della Banca d’Italia. La norma stabilisce che la tassabilità (ma l’oro della Banca di Italia non appartiene al Popolo italiano?) sia possibile solo con il consenso di BCE e di Bankitalia. Inoltre, denunciamo in ogni occasione il mancato adeguamento delle pensioni al reale costo della vita, a cominciare dal collasso del potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni già con l’introduzione dell’euro. Così abbiamo sollecitato il governo a intervenire sul “caro” bolletta energetica (in particolare il troppo pesante ricarico fiscale su acqua e gas), sul “caro” servizio bancario (le spese e commissioni bancarie in Italia sono le più alte in Europa), sollevando il problema del signoraggio e dell’insindacabilità dell’attività delle banche nel diritto nazionale ed europeo, fino a contestare l’introduzione “obbligatoria” del digitale terrestre che ha di fatto espropriato i cittadini dei loro apparecchi televisi-


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Intervista. Nostro colloquio con Claudio Taverna del Partito dei Pensionati vi. Ci stiamo occupando in queste settimane del rimborso dell’Iva indebitamente pagata sulla raccolta dei rifiuti. Per tutto questo siamo stati sentiti in audizione, l’11 novembre scorso, dalla speciale commissione di controllo su prezzi e tariffe del senato, il cui presidente è il senatore trentino Sergio Divina. La voglia di lavorare non ci manca anche perché sappiamo di agire per cause giuste e per la difesa degli interessi soprattutto di chi vive un disagio sociale con dignità e forse con troppa rassegnazione». Trento cresce, quale sarà il futuro della città, i cittadini sono coinvolti? «È vero Trento cresce troppo, per un futuro non troppo lontano: la città di oltre 150mila abitanti. Povertà per tanti e ricchezze per pochi: questo, purtroppo, lo scenario. Quartieri di periferia sempre più vecchi e più poveri, in preda all’”assalto” extracomunitario, una vera e propria miscellanea esplosiva. Le avvisaglie ancora negli anni Ottanta. La pressione dell’industria del cemento è sempre stata forte sulla politica. L’inquinamento della politica da parte dei poteri forti verso un sistema di potere (non di governo). Gli esempi di malaffare in Trentino sono numerosi ed eclatanti. Chi ha memoria (molti per interesse l’hanno perduta) non può non ricordare i protagonisti di quelle e di queste stagioni. In questo contesto, i cittadini non sono coinvolti ma sono soggetti passivi e ininfluenti». I giovani sono passivi verso la politica? In Trentino quali possibilità hanno? «In linea generale, i giovani sono sempre stati passivi verso la politica. A parte la stagione dell’ubriacatura marxista negli anni Settanta - Ot-

tanta, l’interesse giovanile verso la politica è stato sempre scarso. La politica, da sempre, è vissuta e praticata da élite e questo vale per tutte le età e non solo per i giovani. Oggi più che mai! La differenza rispetto a ieri è che la politica viene vista come lo strumento per far soldi e non come un servizio alla comunità. Conta più l’esercizio del potere, il denaro, la scalata sociale, non il sacrificio e la disponibilità verso gli altri. Se poi gli esempi sono frequentazioni di trans e ballerine, con abbondanti sniffate di cocaina, i giovani non hanno proprio nulla da imparare anzi. Per i giovani trentini la situazione non è molto diversa da quella dei loro coetanei veneti o lombardi, con la differenza che qui qualcuno ci racconta che viviamo in un’oasi felice». C’è sempre molta attenzione per gli immigrati stranieri, dimenticando l’emigrazione della nostra terra Meridionale. Fino a pochi anni fa, lo stesso Trentino non permetteva agli italiani di votare, se non avessero

avuto almeno tre anni di residenza. Qual è il suo pensiero? «È vero! Viviamo in una società dove si sono persi i valori della tradizione. L’attenzione, spesso interessata da logiche e calcoli politici, verso i cittadini extracomunitari fa a pugni con la disattenzione verso i meno fortunati nostri connazionali, compresi quelli che vivono nel Mezzogiorno dove scarseggiano le opportunità di lavoro e dove lo Stato è sostituito da mafia e camorra. Abbiamo perduto il senso di appartenenza ed è completamente assente la solidarietà nazionale. La frantumazione dei partiti si accompagna al tramonto dello Stato nazionale, al quale le entità regionali e l’Unione Europea hanno sottratto sovranità. Ma se l’Europa è quella che nega i crocifissi, allora che ci stiamo a fare in Europa?» In Trentino si sono verificati eventi importanti per la credibilità politica, vi è stata poca opposizione. Secondo Lei questo a cosa è dovuto? «In Trentino i casi di ma-

laffare sono stati numerosi e gravi. Oggi purtroppo l’onestà non è più una virtù. Le virtù, nessuna esclusa, sono nel migliore dei casi considerate un lusso, che non ci si può permettere. In tutti i campi del nostro vivere quotidiano e non solo in politica, è diffusa la convinzione che chi è onesto è un fesso. Allora bisogna pensare ad una rivoluzione (revolvo - ritorno alle origini) culturale. L’onestà, come tutte le virtù, deve essere un valore da perseguire e rilanciare. L’opposizione deve controllare chi governa e non appiattirsi per meschinità o interessi su chi governa. Se ciò succede, o per opportunismo o per incapacità, l’opposizione perde la sua caratteristica peculiare e si snatura, confondendosi nel sistema politico che si scredita giorno dopo giorno». Con l’aeroporto di Mattarello – Trento, non pensa che si sia persa un’opportunità? «Non credo proprio. Abbiamo evitato l’ennesimo “carrozzone”. Di un’altra macchinetta (pubblica) “mangiasoldi” in Trentino non sentiamo sicuramente la mancanza. A Verona, a 40 minuti, c’è l’aeroporto intercontinentale “Catullo”, di cui la Provincia autonoma di Trento è la seconda azionista». Si parla sempre di una classe dirigente nuova, ma si ha la sensazione che nessuno voglia lasciare la poltrona. Trova giusto fissare dei termini di legislazione? «Il limite di legislature come le “quote rose” non sono certamente il toccasana della politica. La “conquista del consenso” è sempre un’operazione difficile. Tuttavia, quando sono i “poteri forti” che condizionano la politica, di fatto assistiamo all’espropriazione della volontà popolare. Oggi, in Italia e in Trentino, la

politica è esercitata da pochi uomini che fanno e disfano a loro piacere, purché non entrino in conflitto con i potentati economico-finanziari a cominciare dalle banche». Cresce sempre più la sfiducia verso la politica. Secondo Lei, cosa dovrebbero fare le istituzioni? «Le Istituzioni devono essere occupate da uomini “veri”. I Romani li chiamavamo “vir”. Le Istituzioni devono essere quindi “virili”, ovviamente qui il sesso non c’entra». Sarà pura utopia, ma chi vince le elezioni dovrebbe governare e l’opposizione dare il suo apporto; invece non sembra che sia così. Cosa ne pensa? «È cosi. Almeno dovrebbe essere così! Spesso è montante invece l’italica tendenza all’inciucio. In un sistema democratico, l’opposizione è importante come il governo. Se non ci fosse si dovrebbe inventarla». Secondo Lei nella società odierna che cos’è il potere? «Il potere è l’esatto contrario del governo. In Italia e in Trentino c’è tanto potere e poco governo! E si vede benissimo». Tante battaglie in politica, Le manca il Palazzo, cosa ricorda volentieri? «Non ho nostalgia del Palazzo. Il Palazzo è passato e non mi manca. Sono stato nelle istituzioni dando il massimo di me stesso. Tante battaglie nel Palazzo e tante battaglie fuori, che mai ho smesso e che continuo con passione. Conservo naturalmente piacevoli ricordi come non dimentico grandi delusioni. Nessun rammarico, però, perché vivo il presente e sogno un futuro migliore».


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CRONACHE

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Bassa Valsugana. Oltre 200 i partecipanti, provenienti anche da fuori IN BREVE

Don Franco Torresani ha vinto la Scrozada

LEVICO TERME

I quadri di Fanny

La vittoria della 28esima edizione è andata all’atleta della nazionale italiana portacolori della società “US Genzianella Telve di Sopra”, che però non è riuscito a battere il record della gara da lui stesso ottenuto nell'edizione del 2000. di Mario Pacher

S

i è disputata recentemente la classica corsa in montagna denominata “Scrozada del Monte Lefre”, che ha raggiunto in 28 edizioni il livello tra le più importanti manifestazioni nel settore della corsa in montagna regionale. Oltre duecento i partecipanti, provenienti anche da fuori provincia, per salire i 1000 metri di dislivello, per uno sviluppo di 9 chilometri e mezzo dalla piazza di Villa Agnedo fino alla chiesetta alpina del monte Lefre; tracciato alquanto impegnativo, con frequenti cambi di ritmo e tratti di sentiero molto ripidi. La vittoria assoluta (settimo successo in 7 partecipazioni) in 53’42’’ è andata all’atleta della nazionale italiana di corsa in montagna don Franco Torresani, portacolori della società “US Genzianella Telve di Sopra” che, causa il passare degli anni e le poche competizioni di questa stagione, non è riuscito a battere il record

(da sinistra): Cristiano Campestrin, Franco Torresani e Marco Rosso

della gara da lui stesso detenuto, con il grande tempo stabilito nell’edizione 2000 in 47’56’’. Al secondo posto il forte atleta di Strigno Cristiano Campestrin, ultramaratoneta specialista della 100 chilometri distanziato di 1’35’, mentre sul terzo gradino del podio si è piazzato l’intramontabile Marco Rosso vincitore della prima edizione. In campo femminile vittoria in 1 h 29’ per Carla Zotta, della società organizzatrice US Villa Agnedo, che non ha avuto avversarie, lontana però dal record femminile (edizione 2006 – Sabrina

Bampi della SAT Civezzano in 1 h 2’45’’). Al termine della manifestazione organizzata dal gruppo ANA Villa Agnedo – Ivano Fracena diretto da Marino Sandri, con il supporto sportivo dell’US Villa Agnedo, c’è stato un accogliente ristoro e la tradizionale S. Messa, celebrata dall’atleta don Franco con il parroco di Ivano Franca don Armando Alessandrini, nella caratteristica chiesetta alpina.

LEVICO

Mercatino di Natale

Dal 21 novembre il Parco degli Asburgo a Levico Terme, con i suoi alberi secolari, fa da cornice ad oltre 30 casette, nelle quali vengono proposti al pubblico i prodotti dell’artigianato e delle gastronomia locali, creando un ricco itinerario alla scoperta dei profumi e dei sapori della valle.

Ha fatto onore ai levicensi e anche a tanti turisti che soggiornavano nella città termale, la mostra di pittura di Fanny Facchinelli Baratto, allestita per tutta l’estate in via Marconi a Levico Terme. Le sue opere, che si ispirano principalmente al verde della natura, ai prati in fiore, paesaggi invernali e natura morta, sono stati di forte richiamo (m.p.). S.ORSOLA

Premiati i balconi fioriti

Premiati i migliori balconi di S. Orsola Terme che avevano partecipato al concorso “Balcone Fiorito” indetto dalla locale Pro Loco, in collaborazione con il Comune. Una trentina i poggioli delle case addobbati a festa che sono stati valutati da un’apposita giuria formata da esperti fiorai di Trento. Nella valutazione s’è tenuto conto non solo della fioritura, ma anche delle foglie e della loro conservazione. Il primo premio è stato assegnato alla famiglia di Paolino Pallaoro, situata al civico n. 1 di via Moretti, il cui merito però va attribuito alla signora Giuliana Zurlo che ha curato per tutta l’estate quei fiori, meritandosi così anche il plauso della giuria. Ma la signora Giuliana non è nuova a questo tipo di esperienze: anche nella precedente edizione del concorso aveva ottenuto il primo premio in assoluto. I premi e i riconoscimenti sono stati consegnati dal sindaco di S. Orsola Damiano Fontanari e dalla presidente della Pro Loco Agnese Pintarelli.


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FOCUS

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Percorsi didattici di educazione ambientale per le scuole del C3

Fare rete per risparmiare energia... I l progetto “Fare rete per risparmiare energia” riveste valore educativo-formativo, oltre che per i contenuti trasmessi, per due aspetti che ne hanno caratterizzato l’andamento: la sua collocazione nella Rete di scuole e la metodologia attivata. Un percorso formativo di tale portata, infatti, ha voluto trovare una sua diffusione capillare in tutte le istituzioni scolastiche della Bassa Valsugana sia perché il raccordo di più scuole poteva agire da cassa di risonanza e amplificare i contenuti e gli obiettivi trasmessi inviandoli anche alle famiglie attraverso voci diverse sia per aver creato possibilità di dialogo tra scuole con diversi indirizzi (Istituto di Istruzione Degasperi e Scuola di formazione professionale ENAIP) che solo in rare occasioni mettono in campo e condividono le loro specificità. La metodologia scelta dai docenti e dagli esperti esterni ha voluto privilegiare “il fare”, aspetto questo che, secondo una parte qualificata di moderni pedagogisti, favorisce e facilita “il sapere”. Gli studenti infatti, attraverso le attività proposte, hanno avuto la possibilità di sperimentare in tempo reale il loro apprendimento, hanno potuto avere immediatamente i riscontri di quanto affermato dal docente o intuito da loro stessi e quindi il sapere è divenuto da subito e facilmente patrimonio personale. In questo modo si è visto un coinvolgimento di abilità non solo intellettuali e analitiche, ma anche manuali e pratiche che hanno favorito un gran numero di alunni, compresi coloro che a scuola manifestano difficoltà. Infine il lavoro si è potuto concertare ottimamente con le attività di orientamento,

Energia creativa, energia delle idee Attraverso la pratica laboratoriale e il supporto dell’esperto Carlo Tamanini, il percorso si è sviluppato in due fasi diverse, con l’obiettivo comune di far crescere nei ragazzi “competenze” in materia di energia, partendo da un approccio di tipo sensoriale

messe in rete nei diversi istituti di valle, per le attività di indagine sul territorio che permettono ai ragazzi una maggior conoscenza delle diverse offerte produttive della zona Che forza quest’acqua Il percorso “Che forza quest’acqua” ha coinvolto le classi prime della Scuola secondaria di primo Grado di Borgo Valsugana e la classe quarta della Scuola primaria di Scurelle. Attraverso metodologie di didattica attiva e un approccio interdisciplinare i ragazzi, guidati dall’esperta Valentina Dallafior, hanno potuto conoscere la risorsa idrica da punti di vista diversi: scientifico (es. le proprietà dell’acqua e dell’ecosistema fluviale), storico-culturale (es. gli usi dell’acqua nella storia) e sociale (es. i conflitti per la risorsa acqua). In particolare, le tematiche affrontate si possono così sintetizzare: la risorsa acqua (disponibilità idrica, ciclo dell’acqua, proprietà dell’acqua, risparmio dei consumi sia in ambiente scolastico che domestico); concetto di “forza dell’acqua ed energia idrica”; gli usi dell’acqua (confronto tra passato e presente, confronto tra Nord e Sud del mondo),breve

introduzione alle macchine ad acqua (mulini, fucine, segherie…); energia idrica come energia rinnovabile. L’uscita sul territorio, quindi, ha permesso ai ragazzi di osservare due sistemi fluviali vicini a loro (il fiume Brenta e il torrente Moggio), mettendo in luce gli interventi antropici ivi presenti (serre, ponti, argini...) e scoprendo le varie componenti dell’ecosistema fluviale. Grazie alla disponibilità della famiglia Toniolli di Olle, è stato possibile vedere in funzione il maglio mosso ancora ad acqua, i sistemi dei mantici ad aria alimentati dallo spostamento d’aria della roggia, nonché tutto il processo di produzione di un attrezzo agricolo forgiato.

e dal vissuto quotidiano, adottando poi tecniche conoscitive e linguaggi dell’arte, piuttosto che delle discipline scientifiche. Gli alunni delle classi terza e quinta della scuola primaria di Roncegno hanno così potuto scoprire, leggere e riproporre le antiche macchine ad energia idraulica di Roncegno, in particolare i mulini, restituendo in una mappa culturale il ruolo centrale che, anche simbolicamente, gli opifici hanno avuto nella storia della loro Comunità. Successivamente, dall’esperienza individuale e per certi versi propria di un mondo già noto, si è cercato di stimolare nei ragazzi capacità metacognitive. Tematiche come i cambiamenti climatici

globali, il ruolo delle superfici boschive nell’equilibrio dei gas atmosferici, le buone pratiche per il risparmio energetico sono state affrontate partendo dal problema della qualità degli edifici e delle città mediate dal pensiero e dalle opere dell’architettoambientalista austriaco Friedensreich Hundertwasser, che con i suoi manifesti (“Per il boicotaggio dell’architettura”, “Il diritto della finestra, il dovere dell’albero”, “L’albero inquilino” e “Il medico dell’architettura”) anticipò di decenni la necessità di intervenire anche sul costruito con metodologie proprie della bioarchitettura. “L’albero-inquilino paga l’affitto in una valuta ben più preziosa rispetto a un inquilino umano: 1. Fornisce ossigeno; 2. regola il clima; vengono attenuati gli sbalzi caldofreddo, secco-umido; 3. è un aspirapolvere costantemente in funzione; 4. protegge dai rumori, attenuando l’eco 5. dispensa bellezza visibile da lontano; 6. stabilizza l’umore delle persone danneggiate dalla vita urbana; 7. è un simbolo e uno stimolo per un nuovo orientamento della nostra società e come esempio di rimboschimento dei centri urbani, soprattutto nelle facciate delle case. Ulteriori vantaggi: depurazione dell’acqua sporca e dell’acqua piovana; deposito di humus; protezione dei muri dai raggi ultravioletti (Hundertwasser, 1981)”. La necessità di ragionare su-


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Percorsi didattici di educazione ambientale per le scuole del C3 l’acqua con un modellino di collettore solare, realizzato con una bottiglietta di plastica e dei pannelli di vetro ad effetto lente.

Terzo millennio: nuovo approccio culturale all’energia Nel passato l’energia sulla quale poteva contare l’uomo era essenzialmente rappresentata dalla forza fisica che egli riusciva a sviluppare con in propri muscoli, in proprio (e di qui i contadini, i cacciatori e i guerrieri), o per conto terzi (e di qui gli schiavi, i servi della gleba e i mercenari). Tutte le altre energie che governavano e, in definitiva, facevano girare il mondo, quali il sole, i temporali, i fulmini, le alluvioni, le maree, il vento, il fuoco, sfuggendo al controllo umano, venivano confinate nell’ambito del divino e, in quanto tali temute e adorate. Il ponte di passaggio fra questi due mondi dell’energia è rappresentato dalle Vestali, sacerdotesse adibite alla conservazione del fuoco, di quella energia naturale, cioè, diversa dalla forza fisica, che l’uomo era riuscito a domare e a tenere a propria disposizione. Dopo molti secoli da quell’antico passaggio, l’evoluzione tecnologica e il progresso scientifico hanno aiutato l’uomo a rispondere diversamente alle proprie esigenze energetiche: sul carbone e la macchina a vapore si è basata la rivoluzione industriale del XVIII e XIX secolo; sul petrolio e il motore a scoppio quella chimico elettronica del XX secolo. Tali nuove fonti di energia ci sembrano oggi tanto scontate che, pur essendo relativamente giovani (meno di 3 secoli), rispetto alla comparsa dell’uomo sul pianeta, appaiono però assolutamente necessarie e anche insostituibili. Come immaginare, infatti, il mondo di oggi senza i motori o senza l’energia elettrica? Come non capire immediatamente che con il diritto all’energia è evidentemente e strettamente legato ogni altro diritto civile ed umano quali quello alla vita, alla salute, all’alimentazione, alla scuola, al progresso tecnologico, oggi sempre più importante soprattutto per quei popoli che solo recentemente, e ancora non del tutto, sono usciti dal triste appellativo di “sottosviluppati”? A fronte di questa semplificazione del problema energetico, ma non per questo meno seria, pare comunque prudente e doveroso chiederci: carbone e, soprattutto, petrolio, sono inesauribili? E se probabilmente si esauriranno (fra 20 anni, o 50, o 100, non certo fra millenni) come faremo fronte ai problemi energetici della nostra società? E se già oggi il controllo delle fonti energetiche riesce ad innescare conflitti fra le nazioni, cosa succederà quando il reperimento di energia sarà sempre più prezioso? E se l’utilizzo indiscriminato degli idrocarburi mette a rischio l’ecosistema planetario, con l’effetto serra e l’aumento della temperatura globale della terra, cosa facciamo? Aspettiamo che sia troppo tardi per dare una risposta? Sono tutte domande che fanno “tremare i polsi”, innanzitutto perché ineludibili, ed in secondo luogo perché nessuno, al momento, ha soluzioni preconfezionate o miracolose, se non la consapevolezza che l’approccio al mondo dell’energia deve strutturarsi nuovamente, su basi diverse rispetto al passato, soprattutto con la cultura del limite, del rispetto e della democrazia. Perché non è più dato a nessuno di perseverare negli sbagli che tutti poi dobbiamo pagare. Però una fortuna c’è: i cittadini e la culla formativa del pensiero dei cittadini (la scuola, di ogni ordine e grado) sono interessati e curiosi di questo problema: capiscono che si tratta di un problema importante e vogliono discutere, con serietà e competenza, sulle possibilità di rimedio. E questo, direi, è l’aspetto più importante: il mitico Ulisse, davanti alle Colonne d’Ercole, assieme alla sua ciurma, non aveva la scienza, ma la curiosità di sapere: per questo lo ricordiamo ancora oggi, in tutto il mondo. Ottorino Bressanini

gli stili di vita e, soprattutto sul ruolo del “consumatore consapevole”, è stata proposta in modo “giocoso” e indiretto discutendo e reinterpretando alcune opere di Ettore Sottsass junior, architetto che, deluso da un’industria sempre più vorace, ha proposto l’idea di un design “rasserenante”, facendosi sostenitore di un consumismo alternativo a quello imposto dalla “società della pubblicità”. Le opere di Sottsass sono state quindi confrontate con quelle di Fortunato Depero, per evidenziare come matrici culturali analoghe (la cosiddetta “arte povera” dell’artigianato spontaneo trentino) ma riviste in periodi storici diversi abbiano prodotto risultati molto distinti tra loro: da una parte il design “rasserenante”, dall’altra l’esaltazione della vita veloce, del movimento, dell’industria, del rumore temi propri dell’avanguardia futurista. Energia rinnovabile e convenzionale Il percorso, supportato dall’esperta Michela Segnana, ha coinvolto la classe quinta della scuola primaria di Villa Agnedo, le classi quarta e quinta della scuola primaria di Castelnuovo. Attraverso l’uso di cartelloni, immagini, puzzle da costruire e partendo dalle conoscenze degli alunni, si è data la definizione scientifica del termine “energia”, spiegata la differenza tra “convenzionale” e “rinnovabile”, discusso sull’utilizzo

dell’energia nella storia. Il continuo incremento demografico e il cambiamento degli stili di vita ha determinato una crescente domanda di energia a livello globale, oggi prodotta essenzialmente da fonti fossili, con forti impatti ambientali. Si è esaminato il processo di combustione, la conseguente emissione di anidride carbonica nell’aria e l’incremento dell’effetto

Biomassa Grazie ad una serie di interventi dell’Ispettorato forestale di Borgo, dell’Agenzia Provinciale per l’Energia e dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente – Unità organizzativa tutela dell’aria, i ragazzi della scuola secondaria 2ª A e 2ª B di Telve e la classe 2B di Roncegno hanno potuto rendersi conto delle problematiche e delle numerose possibilità di sviluppo legate alle nuove tecnologie applicate alle biomasse legnose prodotte in ambito locale, strumento indispensabile anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. La crescita dei boschi trentini negli ultimi 40 anni è notevolmente migliorata e quindi la disponibilità di materia prima è in aumento. Potenzialmente sarebbero

serra. A casa, coinvolgendo anche le famiglie, è stata condotta una ricerca con questionario sui vari tipi di energia utilizzati, cercando modi per ridurre gli sprechi. Le fonti energetiche rinnovabili sono state visualizzate attraverso una serie di esperimenti eseguiti in classe con modellini autocostruiti e in particolare si è: cotta una mela con un forno eolico parabolico di cartone e carta stagnola; essiccato fettine di mela in una piccola serra in nailon e polistirolo; prodotta energia elettrica con una batteria al limone, con un generatorino eolico e con piccoli pannelli fotovoltaici; riscaldata del-

disponibili oltre 1.100.000 q di legna, (che equivalgono a oltre 30 milioni di litri di gasolio e ad una emissione di 9.000 t di CO2). Di questi solo il 30% è realmente utilizzabile ai fini energetici (sia nella forma di cippato tradizionale della legna da ardere, sia in quella sminuzzata derivante dai cantieri ad alta meccanizzazione), mentre il 70% deve rimanere sul posto, anche per assicurare la fertilizzazione del suolo boschivo. Oltre al settore forestale (cimali, ramaglie, legno non utilizzabile per imballaggio), il mondo agricolo produce rilevanti quantità di scarti (resti delle potature di


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Percorsi didattici di educazione ambientale per le scuole del C3 meleti e vigneti), che attualmente non rappresentano una risorsa energetica ma piuttosto un costo, in quanto devono essere adeguatamente gestiti e smaltiti. Il legno è un ottimo combustibile, da sempre utilizzato per la produzione di energia (termica), ma le metodologie nella storia sono cambiate. Dalla legna da ardere spaccata si è passati al cippato minuto ed essiccato; le stufe

domestiche si sono evolute e si sono costruiti sofisticati impianti con centrali ad alto rendimento per impianti di teleriscaldamento capaci di soddisfare contemporaneamente le necessità, ad esempio, di tutti gli edifici pubblici di Cavalese. Oggi, sul territorio provinciale gli impianti in funzione sono 4 di potenza superiore a 2 MW (che, per motivi di bassi costi e di notevole quantità di materiale, sono connessi alla disponibilità del cippato prodotto dalle segherie), una decina con potenza compresa fra 0,3 e 1 MW e centinaia di piccole dimensioni, come quello della foresteria del vivaio forestale di San Giorgio a Borgo, che i ragazzi hanno visitato. L’espansione degli impianti centralizzati a biomassa, specie di medie dimensioni, è molto importante anche per il controllo delle polveri sottili in atmosfera, in quanto la combustione è controllata e sono dotati di filtri molto efficaci a differenza delle comuni stufe domestiche.

Ragazzi in Europa per il clima I cambiamenti climatici in corso sono in gran parte legati all’aumento della concentrazione atmosferica di CO2, dovuta principalmente all’uso dei combustibili fossili. Una loro riduzione è quindi possibile solo se i cittadini e in particolare le giovani generazioni saranno resi coscienti sia delle cause che delle conseguenze del fenomeno.

Tuttavia, “l’impalpabilità” dei gas atmosferici, l’impossibilità di vederli nella loro realtà fisica rende talvolta difficile la comunicazione della tematica che alcuni percepiscono come astrusa. Prova ne è la confusione esistente, anche fra i mass media, che spesso confondono problemi diversi, come l’effetto serra, il buco dell’ozono, le glaciazioni. Per un approccio più concreto e scientifico alla presenza dell’aumento di CO2 , presso le istituzioni scolastiche è iniziata da alcuni anni in sede europea una sperimentazione che prevede l’installazione, in un certo numero di scuole, di stazioni meteo e di analizzatori di gas. La presenza concomitante della stazione meteo e dell’analizzatore di gas permette di monitorare e registrare di continuo i parametri suddetti, ponendo in relazione le variazioni nella concentrazione di anidride carbonica con i parametri meteo (vento, temperatura esterna e precipitazioni atmosferiche) durante i diversi periodi dell’anno.

Sia la stazione meteo, sia l’analizzatore di gas, inoltre, trasmettono i dati ad un PC collegato alla rete Internet e dotato di un apposito programma di gestione dati. In questo modo, non solo i ragazzi possono seguire in diretta le variazioni, rendersi conto di come vengono studiati e tabulati (anche tramite rappresentazione grafica, tipo istogramma), ma possono anche immettere i risultati sul sito europeo del progetto e condividere l’esperienza con altri studenti. La creazione di una rete europea di tali scuole attrezzate ha lo scopo, infatti, di favorire anche la comunicazione e lo scambio di dati e di opinioni fra studenti e docenti dei vari Stati Membri. Per l’Italia l’Istituto di ricerca capofila è il CNR IBIMET di Firenze, con il quale parecchie scuole trentine collaborano da anni. Grazie al progetto “Fare rete per risparmiare energia” si è resa possibile la partecipazione della Scuola secondaria di primo grado di Borgo Valsugana, dove, anche grazie al supporto dei tecnici del C.N.R., è stata installata tutta la strumentazione necessaria e gli insegnanti aderenti al percorso hanno ricevuto la formazione adeguata per effettuare, assieme ai ragazzi delle classi terze, l’osservazione del funzionamento delle macchine, la raccolta e l’analisi dei dati. RIFIUTI ED ENERGIA Il percorso ha coinvolto le classi seconde e terze della Scuola secondaria di primo grado di Borgo Valsugana. Gli interventi, concordati preventivamente con gli

insegnanti, si sono svolti prevalentemente nel mese di maggio, con la collaborazione delle esperte Martinello Linda e Segnana Michela. Nel primo incontro la riflessione è partita da una valutazione del livello di conoscenze pregresse degli studenti sul rapporto che esiste tra rifiuti ed energia. Successivamente, i ragazzi hanno potuto scoprire quanta energia viene utilizzata per produrre e smaltire gli imballaggi delle merci che noi acquistiamo e che costituiscono una parte considerevole dei rifiuti solidi urbani. In classe hanno ricostruito così i cicli di produzione e riciclo di carta, vetro, plastica e alluminio. Per rafforzare il concetto introdotto, è stato presentato un confronto tra i costi energetici relativi alla produzione e al riciclo dei diversi materiali analizzati. Obiettivo del secondo incontro è stato quello di collegare la produzione di rifiuti con il relativo impatto ambientale. La riflessione si è mossa da dati concreti tratti dal Piano Provinciale di Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani (Parte Strategica, 2005) e da osservazioni legate alle esperienze dei ragazzi. Si è puntata l’attenzione sulla quantità e sulla composizione merceologica dei rifiuti prodotti in Bassa Valsugana e in Provincia, sottolineando l’importanza della responsabilità individuale. Si è accennato alle “buone pratiche” per ridurre la produzione di rifiuti introdotte dalle TRE ERRE del Decreto Ronchi (R_iduzione, R_iciclo, R_iuso). Si è passati poi a descrivere, sempre partendo da un monitoraggio delle conoscenze

pregresse degli studenti, gli schemi di funzionamento di una discarica e di un inceneritore, con relativi consumi energetici e impatti sull’ambiente. Il terzo incontro, sulla base delle osservazioni svolte, è stato interamente dedicato ai cosiddetti “comportamenti individuali virtuosi”, cioè su come ciascuno di noi può contribuire direttamente alla riduzione del problema adottando quotidianamente dei comportamenti corretti. Le classi hanno quindi verificato direttamente sul campo le varie tesi sviluppate in classe; in particolare hanno visitato un supermercato della zona, dove sono stati messi a confronto vari imballaggi per prodotti di diverso tipo (ortofrutta, latticini, farinacei, dolciumi…) cercando d’individuare un metodo per fare la spesa a minor impatto ambientale, riducendo così i rifiuti alla fonte e, in quanto consumatori, spingendo indirettamente le catene di distribuzione a fare attenzione al confezionamento. Anche grazie alla collaborazione del Comprensorio Bassa Valsugana e Tesino, che è l’Ente Gestore rifiuti di zona, e della Lavoro e Servizi Valsugana Società Cooperativa di Scurelle, è stato possibile visitare il Centro di Raccolta Zonale di Sulizzano, dove si trova la discarica comprensoriale di rifiuti solidi urbani e assimilabili. I ragazzi sono stati accompagnati lungo tutto il percorso di visita da un tecnico della Cooperativa che ha illustrato le fasi di lavorazione per lo smaltimento delle varie sezioni merceologiche, cioè dei diversi tipi di rifiuti che qui vengono conferiti. Nonostante i buoni risultati della raccolta differenziata, la montagna di residuo è davvero notevole ed ha impressionato tutti! Questo impianto è dotato di innovativi sistemi di captazione dei pericolosi biogas prodotti in profondità che, oltre ad essere tossici, se non controllati, potrebbero causare l’auto-combustione delle immondizie, con danni enormi sia per l’ambiente, sia per l’uomo. I gas, attraverso sistemi di filtraggio e caldaie


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Percorsi didattici di educazione ambientale per le scuole del C3 appositi, producono energia utilizzabile. Risparmio energetico nell’edificio scolastico Per riscaldare e fornire energia elettrica alle scuole statali italiane (che sono oltre 45 mila) ogni anno vengono immessi in atmosfera oltre 2 miliardi e 500 milioni di Kg di CO2, di cui il 77 % dovuti al riscaldamento e il 23 % ai consumi elettrici. Ciascuna scuola, quindi, ogni anno produce in media circa 50 mila Kg di CO2. Obiettivo sarebbe quello di ridurre almeno dell’8% tali emissioni (in rispetto del Protocollo di Kyoto). Secondo Enea, per ogni grado in meno in classe, il consumo di combustibile per il riscaldamento si riduce del 7% e dopo un’ora che i ragazzi sono entrati in classe, la temperatura (per effetto del calore della massa corporea) sale di 2 gradi. Quindi, portando la temperatura della classe alle ore 8 dagli attuali 21-22 gradi in media a 20 gradi si raggiungerebbe l’obiettivo di Kyoto e si eviterebbe di dover aprire le finestre alla seconda ora, a beneficio del benessere degli studenti. Partendo da queste premesse-obiettivo, i ragazzi hanno potuto sperimentare in ambito scolastico un caso concreto di applicazione di “buone pratiche” volte al risparmio energetico, ai fini del contenimento delle emissioni in atmosfera di CO2 e della riduzione dei costi di esercizio degli edifici. Fondamentale è stato il coinvolgimento attivo del personale docente e non docente dei singoli plessi, nonché delle Amministrazioni comunali proprietarie degli immobili e dei tecnici (in particolare termoidraulici) che seguono la normale manutenzione degli impianti, coordinati e supportati da Erica Masina. Le scuole hanno partecipato ad una “settimana del risparmio energetico”, che ha coinvolto tutti gli alunni dei plessi aderenti. Infatti, mentre le “classi energia” (il gruppo delle terze di Borgo, la terza C di Strigno, la 2B di Roncegno, la quinta di Samone e la pluriclasse terza-quarta e

quinta di Ronchi) hanno condotto delle attività di approfondimento durante l’intero anno scolastico, con compiti specifici di rilievo, analisi e monitoraggio dell’edificio scolastico, tutti gli altri alunni hanno “seguito i lavori” sia grazie a punti informativi allestiti nell’atrio d’ingresso, sia attivamente con l’adozione di buone pratiche per il risparmio indicate dai colleghi “esperti”, sia esprimendo attraverso questionari le proprie valutazioni “qualitative” circa la percezione del problema energetico e la disponibilità o meno di mettersi in gioco per contribuire a migliorare la situazione attuale. Durante gli interventi in classe i ragazzi hanno appreso le problematiche relative ai “difetti di costruzione e di comportamento termico e illuminotecnico degli edifici” con le relative conseguenze, sia in termini monetari sia d’impatto ambientale. Poi, attraverso la lettura guidata delle bollette e l’analisi delle modalità di trasporto adottate dagli studenti sui percorsi casa-scuola, hanno calcolato le tonnellate equivalenti di anidride carbonica emesse annualmente. Usando strumenti adeguati (in particolare termo-

metri, luxometro, planimetrie, schede predisposte) hanno quindi applicato le conoscenze di tecnologia apprese nel rilievo dell’edificio scolastico, individuando le zone di maggior spreco e dispersione termica. Quindi, sentiti i pareri e le disponibilità di tutti gli studenti della scuola con un questionario apposito, hanno sviluppato alcune proposte concrete di auto-controllo e d’intervento. Forme di risparmio energetico individuate da tutti gli alunni Dirette: elettricità, riscaldamento, acqua calda, trasporti casa-scuola; Indirette: processi industriali per la realizzazione di beni di consumo.

Un ringraziamento a...

Elettricità: sostituire lampadine ad incandescenza con lampade fluorescenti compatte (che a parità di illuminazione consentono un risparmio del 75%); posizionare le fonti di illuminazione in modo da ottimizzare la luce; alzare le tapparelle nell’aula d’informatica, dove generalmente sono sempre chiuse; spegnere le luci quando non sono necessarie; suggerire di rivedere le modalità di accensione delle plafoniere dei neon delle classi, in modo da evitare l’accensione simultanea anche delle file vicine alle finestre; suggerire la fornitura di tende alle finestre delle classi, generalmente sprovviste, in modo da evitare che vengano abbassate le tapparelle

Si è potuto realizzare il progetto “Fare rete per risparmiare energia” grazie al supporto economico della Provincia Autonoma di Trento, in particolare del Dipartimento Urbanistica e Ambiente e dell’Assessorato all’Energia. Un forte ringraziamento va al già assessore provinciale Ottorino Bressanini che ha creduto nella validità dell’iniziativa ed è riuscito a far convergere attorno al percorso formativo l’attenzione di molti. Un sentito grazie va all’Agenzia provinciale per l’Energia e soprattutto all’arch. Giacomo Carlino che ha seguito i lavori ed è intervenuto durante la programmazione dei docenti e in alcune classi della scuola secondaria Un grazie va espresso al dott. Enrico Menapace che ha supportato le coordinatrici del progetto durante l’elaborazione delle diverse fasi del lavoro. Inoltre la rete di scuole esprime calorosi ringraziamenti: - al Comprensorio Bassa Valsugana e Tesino e in particolare l’Assessore all’ambiente Claudio Pellegrini che, nell’ambito del processo per la certificazione EMAS, ha messo a disposizione gli esperti di A21 Consulting per un’azione di iniziale coordinamento e per una specifica attività in alcune classi, oltre che aver reso possibile dei percorsi guidati alla discarica di rifiuti solidi urbani di Sulizzano; - al Consorzio dei Comuni BIM Brenta, all’Agenzia provinciale per la Protezione dell’Ambiente e alla Fondazione Caritro che hanno partecipato ad un finanziamento iniziale; - al Comune di Borgo Valsugana che ha recepito il messaggio intrinseco al progetto e ha finanziato la ricerca sull’illuminazione del paese volta ad un effettivo risparmio energetico; - all’Associazione artigiani e piccole imprese della provincia di Trento, a Confindustria Trento e a tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito alla buona riuscita del progetto. Infine un meritato grazie va all’arch. Erica Masina preziosissima collaboratrice che ha saputo con vera maestria e competenza coordinare tutte le attività programmate dai docenti, oltre ad intervenire in molte classi, per trasferire i propri saperi e le proprie esperienze ai ragazzi. Una particolare menzione va a: Daniela Avgustini, Giulia Bressanini, Giada Mengarda, Yurj Micheli, Sabrina Pasqualinotto che hanno realizzato gran parte delle pagine del giornalino, con la supervisione dell’insostituibile ins. Sara Vallefuoco.

come antiabbaglianti con la conseguente accensione delle luci; spegnere le luci delle palestre dopo l’uso (che spesso rimangono invece accese). Operazione ricreazione: nominare un “responsabile luci” è importantissimo: spegnere le luci in tutte le classi nei 15 minuti di ricreazione fa risparmiare alla scuola il 5% di elettricità, cioè in media circa 300 Kwh = 216 Kg di CO2. Riscaldamento: controllare che i serramenti siano in buono stato (evitare le dispersioni di calore); chiudere le finestre dopo averle aperte completamente cinque minuti per ventilare l’aula, evitando di lasciarle in ribalta tutta l’ora; spegnere i termosifoni vicini alle porte d’entrata degli atri; suggerire la realizzazione di cappotto termoisolante, la coibentazione del tetto e sistemi frangisole, per evitare il soleggiamento eccessivo delle stanze esposte a Sud, con squilibrio termico rispetto a quelle posizionate diversamente; suggerire di montare valvole termostatiche ai termosifoni. Acqua calda: verificare lo stato dei rubinetti, per evitare il gocciolamento; suggerire la sostituzione di bollitori elettrici con collettori solari (come ha fatto il Comune di Ronchi, che si è dotato anche di fotovoltaico per illuminare la palestra); Materiale: abituarsi a non sprecare carta, usando entrambi i lati del foglio e a preferire carta riciclata; riciclare volantini e manifesti pubblicitari per prendere appunti; usare scatole portavivande per panini, merendine al posto della stagnola e della pellicola; dotarsi di una bottiglietta riutilizzabile per le bevande ed evitare le lattine di alluminio e il tetrapack. Trasporti: andare a scuola a piedi, evitando di farsi accompagnare in macchina ci permette di risparmiare per ogni Km percorso circa 237 grammi di CO2, che in un anno di scuola arrivano ad essere 47 Kg di CO2 al Km. e 32 Kg /Km se prendiamo l’autobus al posto della macchina.


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CRONACHE

Levico Terme IN BREVE

Che tempo fa a Levico? Ce lo dice Rizzonelli... La stazione on-line di Meteolevicoterme fornisce molte informazioni, con grafici aggiornati in tempo reale, ma è entrata in funzione solo nell’ottobre del 2007. di Mario Pacher

G

iampaolo Rizzonelli, un appassionato di climatologia e meteorologia, nel corso degli anni ha voluto creare un archivio storico per studiare il clima di Levico Terme, elaborando i dati forniti dalla Provincia Autonoma di Trento e in seguito dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Con questo suo studio ha ricostruito le precipitazioni dal 1921 e le temperature dal 1941. Ora i dati aggiornati mensilmente sono disponibili nel sito con filtri di ricerca e per tutti i valori. Sono presenti gli estremi e le medie annuali e mensili nonché degli interessanti grafici con le linee di tendenza che rendono molto l’idea di come il clima stia cambiando. La stazione on-line di Meteolevicoterme fornisce molte più informazioni, con grafici aggiornati in tempo reale, ma è entrata in funzione solo nell’ottobre del 2007. Il sito è stato creato e è gestito da Giampaolo Rizzonelli e le principali “attrazioni” sono le seguenti: Una stazione meteo collegata su internet on line 24 ore al

Giampaolo Rizzonelli

giorno, i più significativi dati meteo (temperatura -umidità -pressione -velocità e direzione del vento ecc..) sono presentati sia in formato grafico che in formato tabellare e sono aggiornati ogni 25 secondi. Una webcam che ogni 3 secondi fotografa la catena delle montagne che vanno dalla Cima Mandriolo fino alla Cima Dodici. Il diario Meteo di Levico Terme, aggiornato con i principali fenomeni atmosferici, con fotografie e carte meteo. Elaborazioni di dati climatologici di Levico Terme

dal 1921 ad oggi -immagini satellitari, radar e carte meteo da tutto il Mondo. L’obiettivo è quello di monitorare il clima del presente, del futuro (nella home page sono presenti delle previsioni attendibili) ma soprattutto del passato di Levico Terme, utilizzando non solo dei numeri ma anche un diario-meteo che è corredato da commenti, sensazioni e fotografie per tenere un ricordo del tempo che c’è stato a Levico Terme. Molto spazio è dedicato quindi alle fotografie, con delle gallery relative a tematiche quali i Mercatini di Natale,

l’Altipiano di Vezzena o le nevicate. Dal 2007 Rizzonelli ha iniziato a rilevare periodicamente durante l’intero anno, anche la temperatura dell’acqua del Lago di Levico, per fornire non solo indicazioni circa la possibilità di fare o meno il bagno in base alla temperatura, ma con lo scopo di monitorare nel tempo le variazioni di temperatura e l’eventuale formazione di ghiaccio. Rizzonelli collabora anche con l’associazione Meteotriveneto di cui è socio, ed ha in corso un monitoraggio dei siti freddi del Trentino Alto-Adige, grazie alla disponibilità dei signori Mascotto ha potuto installare un termometro i-button (un tipo di termometro che memorizza i dati per diverse settimane) all’interno di uno schermo solare, in zona Inghiaie, dove si raggiungono temperature davvero molto basse rispetto alla città di Levico Terme. Le visite al sito, in funzione dall’agosto del 2007, sono in continua crescita. Attualmente sono in media 4.200 al mese e dall’entrata in funzione ha avuto circa 30 mila visite, da 52 paesi diversi (di tutti i 5 continenti) e da 567 comuni italiani diversi.

PERGINE

Cultura e bollettino

La giunta comunale di Pergine Valsugana ha recentemente nominato la nuova Commissione consultiva per la promozione culturale del Comune di Pergine. La commissione è presieduta dall’assessore alla cultura Marco Morelli. Sono tre i membri rappresentanti del consiglio comunale: per la maggioranza Paola Stelzer e Carla Sartori, per la minoranza Emmanuelle Zingone. Altri componenti della Commissione sono: Monica Motter rappresentante delle scuole cittadine, Francesca Buscemi per la scuola musicale, Paolo Vivian per il consiglio di biblioteca, Ermanno Visintainer, Stefano Gianni e Jole Piva per le associazioni culturali. Altre importanti nomine sono quelle riguardanti il Comitato di redazione del bollettino comunale. Confermata la direttrice responsabile Adriana Gottardi, sono stati nominati Alessio

Marchiori, Erica Sevegnani, Paola Bertoldi e Alessandro Anderle come rappresentanti della maggioranza. Per la minoranza sono stati invece indicati Stefano Casagrande e Alessandro Brandoni. Patrik Arcais è il delegato per le associazioni culturali, Francesco Franceschi quello per le associazioni sportive, Gino Pedrotti per le organizzazioni sindacali e Paolo Oss Noser per il consiglio di biblioteca. (p.c.)

La sorella e i familiari di Renato Avancini, desiderano fare un caloroso ringraziamento ai sanitari che lo hanno seguito per tanti mesi a casa. In particolare al medico di base Dott. Hueller Matteo e al Dott. Massimo Destro delle cure palliative. Un grazie veramente di cuore alle infermiere Michela e Manuela, per la loro disponibilità, gentilezza, professionalità e per l’aiuto, i consigli, e il supporto emotivo. Con stima Avancini Gabriella


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CRONACHE

Levico Terme. Il “percorso formativo” a gennaio 2010

In breve

Don Ziglio: questionario servizi I circa 120 dipendenti dell’Istituto indicheranno l’area di maggior interesse per la loro attività.

I

di Mario Pacher

l consiglio direttivo del Centro don Ziglio di Levico Terme presieduto dalla dottoressa Piera Janeselli, nella recente riunione ha preso atto di alcune importanti decisioni adottate dalla Provincia Autonoma di Trento, per migliorare alcuni servizi all’interno dell’Istituto. In particolare la Provincia ha autorizzato “l’adattamento del Centro all’uso sanitario dell’attività di recupero e rieducazione”. Conseguentemente nel corso dell’assemblea dei dipendenti, è stato distribuito un questionario per il “percorso formativo” che dovrebbe iniziare nel gennaio 2010. Attraverso questo formulario, i circa 120 dipendenti dell’Istituto indicheranno l’area di maggior interesse

per la loro attività, e dovranno pure acquisire conoscenza delle nozioni scientifiche, del rapporto di relazione e della legislazione provinciale. Intanto da parte del Centro don Ziglio prosegue la trattativa per l’acquisto di un appartamento esterno

secondo le linee programmatiche già a suo tempo presentate, mentre i servizi sociali territoriali si stanno interessando alle attività di laboratorio, che saranno seguite dalla pedagogista dott.ssa Cavagnoli. Fervono anche i preparativi per le

attività natalizie, prima fra tutte l’arredo degli alberelli posizionati presso le attività economiche del comune di Levico, e si sta predisponendo anche la vendita dei lavori realizzati dagli ospiti all’interno del mercatino di Natale.

STRIGNO

Corsi della terza età Sono iniziati a Strigno, con una conferenza della docente Sandra Decarli, i corsi della terza età e del tempo disponibile al quale sono iscritti una sessantina di pensionati non solo del posto, ma anche dei paesi

vicini. Nel corso delle lezioni, che si terranno tutti i mercoledì dalle 15 alle 17 presso una sala dell’oratorio parrocchiale, saranno affrontati importanti temi come: “La saggezza del vivere” 5 lezioni a cura di Sandra Decarli; il “Diritto di famiglia” 4 lezioni a cura di Annagrazia Sglavo; “Storia locale” 4 lezioni con Guido Prati; “Aspetti medici della terza età” 4 lezioni con il dott. Lino Beber. Il ciclo di lezioni si concluderà il 24 marzo 2010. (m..p.) Il Centro don Ziglio di Levico


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Borgo Valsugana. La croce fu collocata il 28 settembre 1969 In breve

Benedizione Croce Cima Dodici A distanza di 40 anni la sezione SAT di Borgo Valsugana, diretta da Riccardo Segnana, si è incaricata di onorare al meglio l’importante ricorrenza sulla vetta più significativa della Valsugana.

E

di Mario Pacher

ra il 28 settembre del 1969 quando venne portata a spalle l’imponente croce da porre in opera sulla vetta più signifi cativa della Valsugana, Cima Dodici, che dall’alto dei suoi 2336 m. domina, da una parte la Valsugana, e, dall’altra, l’altopiano lunare di Asiago. La possente croce in ferro, realizzata dall’equipe tecnica del borghesano Ferruccio Gasperetti, in ricordo delle epiche battaglie della Grande Guerra, venne benedetta dai rappresentanti canonici di Borgo Valsugana don Dario Pret e dal parroco di Asiago, attorniati da una piccola folla commossa per questo segno di fede. A distanza di 40 anni,

l’ultima domenica di settembre, in una stupenda giornata di inizio autunno, ancora una volta la sezione SAT di Borgo Valsugana, diretta da Riccardo Segnana, si è incaricata di onorare al meglio l’importante ricorrenza. Tantissimi appassionati, organizzati per differenziati itinerari, si sono ritrovati in vetta per

il momento commemorativo, con al centro della giornata la celebrazione di una partecipata S. Messa, officiata dall’assistente spirituale della SAT don Franco Torresani, salito in vetta dopo la consueta serie di celebrazioni della domenica mattina. Significativa la presenza di diversi amanti della montagna,

provenienti in particolare dal Veneto con il direttivo del CAI di Asiago. Il tutto accompagnato dai canti della montagna dei cantori della locale sezione SAT, da tanta allegria, e dal ristoro allestito presso il vicino “Bivacco Buse delle Dodese”, con la speranza di ritrovarsi in occasione del cinquantenario.

La croce attorniata dai volontari e pubblico intervenuto

LEVICO TERME

Corsi della Terza età Con una conferenza sulla bioetica tenuta dal prof. Bruno Eccher, sono iniziati recentemente a Levico Terme i corsi della Terza età e del tempo disponibile. Una iniziativa ormai consolidata per la città di Levico che è finanziata dal Comune e coordinata fra l’ente pubblico e la Scuola dei servizi Sociali, dall’insegnante Carla Valentini Dalvai, subentrata al presidente e coordinatore Paolo Graziadei, recentemente scomparso. Gli iscritti ai corsi, come ci ha testimoniato l’assessore comunale Arturo Benedetti, sono in continuo aumento e hanno raggiunto quest’anno il numero di ben 107. Provengono non solo dal centro termale ma anche dalle frazioni. Le lezioni si svolgono tutti i giovedì dalle 14,30 alle 16,30 presso la sala del consiglio comunale di Levico e si concluderanno verso la fine di aprile 2010. Le materie di insegnamento riguardano la letteratura, aspetti medici, il Medioevo, l’inferno di Dante e la Sacra Bibbia. (m.p.).


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Brenta di Caldonazzo. Tanti volontari con il parroco di Novaledo

La vendemmia di Don Luigi

A

di Mario Pacher

l termine di un giorno di vendemmia nel vigneto di don Luigi Roat, parroco di Novaledo, i volontari che nel corso dell’anno lo avevano aiutato nelle varie fasi della coltivazione, hanno festeggiato allegramente l’evento con un momento conviviale, sedendosi intorno ad un tavolo nella sua cantinota a Brenta di Caldonazzo. Un incontro gioioso al quale ha partecipato gente di Novaledo, Caldonazzo, Calceranica, Centa S. Nicolò, Quaere e Lochere. Don Lui-

gi, è bene ricordarlo, da tanti anni coltiva per passione il suo vigneto formato da oltre 800 piante, costantemente aiutato da tanti amici e vo-

lonterosi del circondario. La generosità ormai collaudata di don Luigi, fa già pensare che anche il vino dell’annata 2009 verrà, in buona parte,

donato ad amici, conoscenti e alle associazioni che organizzano, nel segno dell’amicizia, i loro momenti di festa.

TUTTI AL CINEMA

A Borgo c’è Amore 14

La storia di Carolina detta Caro, 14 anni, alle prese con i primi amori, il primo bacio, la prima volta, l’amicizia, le feste, la scuola, il rapporto spesso conflittuale con i genitori. Regia di Federico Moccia.

BORGO VALSUGANA Cinema Polo Scolastico 28 novembre ore 21.00 29 novembre ore 21.00 Volontari ed amici di don Luigi

Novaledo. Trovato da un bimbo un esemplare di 3 chili e mezzo Un fungo davvero reale di Mario Pacher

Non era mai accaduto che fra i castagni di Novaledo si trovassero funghi diversi dai tradizionali “brisa”, “finferli e qualche altra specie minore. Quest’anno invece, particolarmente ricco nei mesi di settembre e ottobre, un impensabile esemplare di fungo reale

LEVICO

Rassegna corale al Teatro Oratorio

Domenica 29 novembre, alle ore 20.30, presso il Teatro Oratorio di Levico Terme si terrà una “Rassegna corale” con la partecipazione del “Coro della scuola dei 4 Vicariati” di Ala, del Coro “Euphonia” di Mori e del Coro “Angeli Bianchi” di Levico Terme.

è stato trovato da un bambino di quattro anni di nome Alex che abita a Novaledo e che assieme al nonno Claudio Rossetto è partito, un bel mattino, alla ricerca di funghi. Di fronte a quel ritrovamento, il ragazzino chiamò subito il nonno il quale, in un primo momento, pensò trattarsi di una specie di cavolo o di una verza. Ma poi si rese conto

che la cosa era ben diversa: Alex aveva trovato un fungo reale che pesava ben 3 chili e 450 grammi e del quale, fino a quel momento, anche il nonno ne aveva solo sentito parlare. Avuta conferma della sua commestibilità, qualche giorno dopo in casa Rossetto s’è fatta una gran bella scorpacciata a base di polenta e funghi.

Alex e nonno Claudio mostrano il fungo reale

Levico Terme. Due frutti presentati alla Festa della Zucca Due zucche giganti... C’erano anche due grandi zucche prodotte in Valsugana fra le tante esposte a Pergine in occasione della “Festa della zucca”, che hanno attirato l’attenzione dei tanti visitatori. Due grandi esemplari le cui sementi erano state prelevate presso l’Università di Udine. C’era la zucca che pesava ben 206 chilogrammi coltivata

da Ferdinando Osler e quella di Gilberto Fontana del peso di 168 chilogrammi. I due coltivatori, particolarmente entusiasti del successo, hanno assicurato che nella prossima edizione della festa saranno presenti con esemplari ancora più importanti. In attesa di poter dedicare loro altro spazio, a Ferdinando e Gilberto

LAVORI IN CORSO LEVICO

La polizia trentina ai confini del Reich

Ferdinando Osler con la sua zucca

formuliamo le nostre più vive felicitazioni. (m.p.)

Attilio Fronza presenta il suo libro “La Polizia Trentina ai confini del Reich”, storia della seconda guerra mondiale in territorio trentino attraverso la testimonianza di chi fu costretto a vestire la divisa dell’esercito tedesco. Levico, Libreria Edison 28 novembre ore 16.30


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CRONACHE

Samone. Ricordo del comandante della Stazione Forestale di Strigno

Capitello per Alberto Dalcastagnè A un anno di distanza dalla scomparsa del comandante della Stazione Forestale di Strigno, cerimonia lungo il sentiero delle Serpentine. di Mario Pacher

Ricorreva la triste sera del 26 settembre 2008, quando ci lasciava uno dei forestali più apprezzati per la sua professionalità e umanità. Ci riferiamo ad Alberto Dalcastagnè, comandante della Stazione Forestale di Strigno, deceduto ancora nel pieno delle forze, mentre adempiva al consueto servizio, lungo il sentiero cosiddetto delle “Serpentine”, sul versante orientale del monte Cima. A distanza di un anno, nel pomeriggio di sabato 26 settembre scorso, il suo insegnamento, sostenuto sempre da una grande fede, è stato ricordato, in particolare, con una sentita celebrazione eucaristica, officiata presso la rinnovata chiesa parrocchiale del suo paese di origine a Torcegno, alla

presenza, oltre dei famigliari, di tanti colleghi forestali provenienti da tutta la provincia. Il giorno precedente, nel corso della mattina di venerdì 25 settembre, un piccolo gruppo di fedelissimi colleghi della Stazione di Strigno, con il Comandante Gianni Rip-

pa, subentrato ad Alberto e il sindaco di Samone Enrico Lenzi, sono saliti nel punto preciso dove, un anno fa, Alberto concludeva il suo cammino terreno. In uno dei tanti tornanti del sentiero delle “Serpentine” con una breve, ma quanto mai sentita cerimonia di Benedizione

officiata dal parroco don Franco Torresani, è stato posizionato un caratteristico capitello in legno di cirmolo con crocifisso in noce. Un lavoro pregevole, realizzato grazie all’inventiva del custode forestale Enrico D’Aquilio e alla collaborazione di diversi forestali.

In breve PERGINE

Notti bianche… Buio in sala Le notti bianche, Diario di un sognatore di Fëdor Dostoevskij, e Vita di Galileo, di Bertold Brecht, concluderanno la rassegna teatrale “Buio in sala” presso il Teatro don Bosco di Pergine. Gli spettacoli, prodotti dalla Compagnia ariaTeatro, cui è affidata anche la direzione artistica dell’evento promos-

Una scena de Vita di Galileo

Il Capitello con accanto i forestali e il parroco

so dalla Compagnia teatrale Don Bosco di Pergine in collaborazione con il Teatro delle Garberie e Pergine Spettacolo Aperto, sono in programma rispettivamente mercoledì 2 e mercoledì 9 dicembre. Al centro di entrambe le opere l’uomo, ne “Le notti bianche” «immerso in un mondo tra realtà e sogno, tra il regno fantastico e il cupo mondo», nella “Vita di Galileo” a simboleggiare «l’elogio del dubbio, per non dimenticarne la forza, la scelta di essere liberi».


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Caldonazzo. Alla cerimonia molta gente anche dei paesi vicini

Benedetta la nuova croce L’antica croce in legno era già menzionata in un documento del 1511 conservato nell’archivio storico Trapp.

La benedizione. Da sinistra: Andrea Curzel, don Mario Filippi, Laura Mansini e don Luigi Roat

C

di Mario Pacher

’era molta popolazione del posto ma anche dei paesi vicini alla benedizione della nuova Croce sull’incrocio tra via Brenta e via Andanta a Caldonazzo. Un’insegna cristiana in pietra realizzata su progetto donato dal geom. Amedeo Soldo, collocata al posto di quella vecchia in legno, e attuata dal Gruppo Naturalistico Amici di Monte Cimone. L’idea di sostituire quel segno religioso era venuta dagli abitanti della vicina frazione Brenta, già legati da affetto cristiano a quell’antico simbolo che tanta fede accese negli animi fin dai loro avi, ma che ora si trovava in stato di avanzato degrado per il tanto tempo trascorso. Infatti per gli abitanti del posto, quella croce in legno sarebbe stata costruita, con ogni probabilità, circa 500 anni fa, dato che si trova menzionata in un documento del 1511 sti-

lato da Bernardo Barezia e conservato nell’archivio storico Trapp. Un’ipotesi che troverebbe conferma anche in un documento datato 1570 che si trova nell’archivio parrocchiale di Calceranica. Sulla targa appesa: “Da 500 anni a protezione del paese. Il Gruppo Amici del Monte Cimone rifece nel 2009”. La cerimonia è iniziata con una esecuzione del corpo bandistico di Caldonazzo diretto da Giovanni Costa, seguita dalla presentazione da parte del presidente del Gruppo Amici del Monte Cimone Andrea Curzel. Quindi il discorso del sindaco Laura Mansini e la benedizione di don Mario Filippi, parroco di Caldonazzo. Don Luigi Roat, ora parroco a Novaledo ma nato a Brenta, vicino all’antica insegna cristiana: «Fin da bambino questa croce ha sostenuto la mia fede». Con l’inno di Caldonazzo eseguito dal corpo bandistico, si è conclusa la solenne cerimonia.

In breve Opzioni trentine Le Opzioni fuori dagli accordi nei territori di Luserna, Valle dei Mòcheni, vallate ladine, Val Canale saranno al centro di un convegno che il Centro Documentazione Luserna organizzerà il 28 novembre prossimo presso la sala conferenze dell’Istituto Cimbro di Luserna in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino e Paolo Cova. Dal 1939 per le popolazioni di lingua tedesca, ladina e di origine tedesca della regione come unica alternativa all’italianizzazione rimase l’emigrazione in un altro territorio del Reich. «Si intende proporre un quadro generale - spiegano gli organizzatori -, tenendo conto anche della situazione sudtirolese, mettendo successivamente in luce alcuni aspetti specifici della vicenda». Tra i relatori Hans Heiss dell’Università di Innsbruck e Michael Wedekind dell’Università di Munster, con loro Luciana Palla, Paolo Cova e Sandra Roner Kettmaier.


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Telve Valsugana. Completato il percorso di ritorno all’antica Pieve

Grande festa per l’arrivo di don Antonio L’arrivo del nuovo parroco don Antonio Sebastiani rappresenta un momento importante, anche sotto il profilo storico, non solo per la Pieve di Telve, ma anche per l’evoluzione religiosa in Valsugana...

S

di Mario Pacher

i assiste, in questi ultimi anni nella nostra Arcidiocesi Tridentina, ad un percorso di ritorno al modello dell’antica Pieve. L’ingresso, domenica 18 ottobre scorso, in un grigio pomeriggio di autunno, del nuovo parroco don Antonio Sebastiani (classe 1952-nativo di Storo) ha rappresentato un momento importante, anche sotto il profilo storico, non solo per la Pieve di Telve, ma anche per l’evoluzione religiosa in Valsugana, che alcuni giorni prima aveva conosciuto il riformarsi di un’altra antica Pieve, quella di Grigno. Una Pieve, quella di Telve, di antica data, che un tempo comprendeva, procedendo in senso geografico dalla montagna verso la valle, oltre a Telve, il territorio di Torcegno-Ronchi Valsugana (parrocchia dal 1586), unitamente a Telve di Sopra (parrocchia dal 1943) e a Carzano (parrocchia dal 1960). In questi ultimi anni, grazie alla collaborazione di una realtà locale quanto mai ricca di risorse, gruppi e associazioni, che ha fatto fiorire anche diverse voca-

L’arrivo del nuovo parroco don Antonio

zioni missionarie, pur con qualche inevitabile difficoltà, attraverso tutta una serie di iniziative a carattere religioso, culturale, sociale si è cercato di far maturare progressivamente una nuova sensibilità. Una maturazione che, con l’unione delle parrocchie di Telve, Telve di Sopra, Torcegno, aveva conosciuto nell’anno 2002 una tappa di particolare significato. Domenica 18 ottobre, con l’arrivo della più piccola delle quattro comunità, quella di Carzano e con l’arrivo del nuovo parroco, ha com-

pletato il percorso di ritorno all’antica Pieve. Grande e corale la partecipazione alla giornata di festa, predisposta con cura già da tempo, con i 4 sindaci e i numerosi gruppi-associazioni locali a scortare don Antonio fino all’ingresso della chiesa arcipretale S. Maria Assunta per la consegna della nuova comunità. Il sindaco di Telve Franco Rigon, a nome di tutte le comunità, ha ripercorso innanzitutto l’intenso cammino di questi anni con don Franco. Un cammino contrassegnato, da una parte dal

tenace mantenimento di tutte le tradizioni locali, tenute costantemente vive grazie anche al risanamento di tutti gli edifici delle parrocchie, oltre alle chiese e cappelle della zona. Nel contempo, da una grande collaborazione fra ente religioso e civile, che ha favorito il progressivo avvicinarsi dei rispettivi “campanili”. In linea con lo sforzo richiesto ai fedeli delle nostre comunità chiamate, pur conservando la propria specifica identità, ad unire le forze; quanto mai significativo è stato il passaggio del testi-

mone, con il parroco uscente don Franco, unitamente al decano don Mario, ad incaricarsi della preparazione in questi mesi delle comunità e dell’accoglienza del nuovo pastore, accompagnandolo nell’inizio della sua missione. Una missione facilitata dalla conclusione dei complessi lavori di Casa Fondazione Sartorelli, completata proprio in corrispondenza dell’arrivo di don Antonio. Unitamente a don Antonio un pensiero di benvenuto è stato dato anche a don Livio Dallabrida, assistente spirituale delle 100 suore anziane di Maria Bambina presso Casa d’Anna; don Livio ha ringraziato l’intera comunità telvata, per i tanti segni di accoglienza ricevuti fin dal suo arrivo all’inizio di ottobre. Unica nota stonata, forse, il mancato saluto con il classico sparo a salve da parte della locale “Compagnia Schutzen Castellalto Telve”, in segno di festa sia per accogliere il nuovo parroco che per salutare il parroco uscente. Il sindaco del paese, causa vecchie contrapposizioni di carattere politico, ha infatti negato l’autorizzazione allo sparo, senza comunque compromettere la festa.

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FOCUS

Filo diretto. Nostra intervista ad Arrigo Toccoli, Presidente di Cross

CROSS: al servizio della comunità, contro la crisi e per il rilancio della Valsugana

P

residente Toccoli, le Casse Rurali sono nate per uno scopo preciso. Non solo essere al servizio del mondo lavorativo, ma anche “al servizio della gente”. Ritiene Lei che sia così? «Le Casse Rurali sono nate nel momento in cui le esigenze finanziarie di un certo numero di persone sono state tali per cui le stesse si sono organizzate per avere maggior forza e hanno assunto l’iniziativa di mettersi assieme creando degli organismi che potessero risolvere i loro problemi finanziari, economici e di vera e propria sopravvivenza. Nessun istituto bancario nel secolo scorso concedeva credito a imprese o persone che non potevano presentare credenziali di valore, mentre le Casse Rurali, nello spirito per le quali erano nate, riuscirono ad aiutare tutti coloro che altre banche rifiutavano di finanziare. Le Casse Rurali praticarono condizioni e tassi accessibili anche per i meno abbienti senza richiedere garanzie eccessivamente gravose e così poterono nascere e svilupparsi molte piccole aziende artigiane, commerciali e soprattutto agricole e molte persone riuscirono a costruirsi una loro casa di abitazione». E come si fa ad essere al servizio della gente e del cliente? «Ritengo che un po’ tutti gli Istituti Bancari abbiano compreso l’importanza di essere al servizio dei clienti e della gente, ma la Cassa Rurale riesce a raggiungere questo obiettivo innanzitutto per la celerità con cui può dare le risposte in quanto non deve sottostare a decisioni di alcun organismo centrale superiore, in secondo luogo perché

riesce a mantenere al proprio interno un carattere di familiarità nei rapporti con tutte le persone mettendo a proprio agio ogni interlocutore. Inoltre la Cassa Rurale svolge e realizza per tutti i propri clienti una quantità di servizi che altri istituti di credito non prestano, per esempio: presentazione modelli fisca-

In secondo luogo la fusione consente di creare all’interno della nuova struttura quelle specializzazioni che sono previste dalle norme bancarie per l’amministrazione, la finanza, gli incassi e pagamenti, i crediti ed altri, con dei veri e propri team operativi che fanno capo ad un responsabile. La fusione Arrigo Toccoli

La sede di Borgo Valsugana, in Viale IV Novembre

li in collaborazione con le ACLI e altri, visure catastali e camerali, consulenze legali gratuite, distribuzione di ticket per il trasporto pubblico degli studenti, consegna di biglietti per manifestazioni sportive, culturali e musicali, riunioni con consulenti preparati in materie di attualità e d’interesse comune». Si sta notando che molti istituti di credito si sono accorpati e fanno nascere nuovi soggetti bancari. Perché? «La nascita delle fusioni nel mondo bancario è dettata da varie motivazioni. Prima di tutto l’accorpamento con altra banca consente di incrementare il patrimonio di vigilanza dell’istituto incorporante con il risultato di accrescere le garanzie nei confronti dei clienti che investono nell’istituto e di poter far fronte con maggiore serenità e capacità finanziaria ai rischi di credito e non solo.

infine consente di allargare il territorio di operatività in quanto, come ritengo sia noto a tutti, ogni Cassa Rurale deve rispettare il proprio territorio per quanto riguarda la sua operatività e per qualsiasi tipo di intervento ed in linea di massima questa è una regola alla quale da sempre ogni Cassa Rurale si attiene il più possibile». Cross…come e perché nasce e cosa rappresenta per la comunità valsuganotta? «Una fusione non è una operazione facilmente realizzabile. Si prende l’avvio dalle motivazioni principali: allargamento del territorio, incremento del patrimonio di vigilanza, affinità nelle caratteristiche economiche e sociali dei paesi possibili partecipanti alla fusione, risparmi finanziari per alcune sinergie raggiungibili e da altre di minore importanza. Dopo numerosi incontri e discussioni per circa due anni

all’interno dei Consigli di Amministrazione di ciascuna Cassa interessata all’operazione si arriva alla stesura del progetto definitivo con tutti gli adempimenti conseguenti. La nostra Cassa Rurale è nata dalla fusione fra le Casse Rurali di Olle, di Scurelle e di Samone e comprende il territorio di Olle, Borgo Valsugana, Castelnuovo, Scurelle e Samone. L’assemblea finale che sancisce la fusione si tiene a Borgo Valsugana al palazzetto dello sport il giorno 20 giugno 2004. Nasce così una Cassa Rurale che rappresenta la più grossa realtà nel panorama cooperativo bancario della Bassa Valsugana con 8.681 abitanti serviti e con 1.521 soci iniziali: oggi i soci sono 2.270 e questo incremento della compagine sociale indica chiaramente quale sia il gradimento della Cross nel proprio territorio. Questo significa che sono stati raggiunti in gran parte gli obiettivi che si erano previsti e che è in continua crescita il rapporto con i soci che trovano nel nostro istituto la risposta a molte delle loro aspettative». In questo anno Cross ha creato una nuova immagine: famiglia...lavoro... giovani. È un nuovo modo di essere più vicini alla comunità? «Anche, ma forse è meglio

dire che è un nuovo modo di comunicare. La Cassa ritengo sia sempre stata vicina alla comunità nei modi che le sono propri e che le hanno consentito di costruirsi l’attuale presenza sul territorio. Abbiamo voluto rafforzare un concetto di fiducia. In questi ultimi tempi abbiamo visto come la crisi abbia minato anche la fiducia nel sistema bancario; in questo contesto abbiamo voluto rafforzare la nostra immagine di banca di comunità che la lega a tutti i settori della società civile e imprenditoriale. Con il messaggio della famiglia abbiamo voluto riprendere il concetto del risparmio avviando una sensibilizzazione su questo importante aspetto; il nostro impegno si è concretizzato con un “bonus” che daremo a chi ha avviato un piano di risparmio familiare. Per il mondo imprenditoriale abbiamo intanto organizzato delle serate formative su diversi argomenti, quali l’internet come strumento per lo sviluppo aziendale, il recupero crediti, il marketing e le problematiche legate al passaggio generazionale. A tutte le serate, condotte da esperti negli specifici settori, abbiamo notato una ottima presenza di pubblico anche giovane. Crediamo nel valore della formazione quale elemento importante dell’imprenditore moderno e per questo, sono certo, che investiremo oltre che con altre serate anche con un corso più specialistico». E per i giovani? «La Cassa è sempre stata vicina al mondo dei giovani, che rappresentano il futuro della nostra società. Il nostro intervento si manifesta sia direttamente con i premi per gli studenti diplomati o laureati, ma anche indirettamente con


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Filo diretto. Nostra intervista ad Arrigo Toccoli, Presidente di Cross il sostegno continuo delle associazioni sportive e culturali che vedono l’alta partecipazione del settore giovanile. Proprio a breve avvieremo due distinte campagne con prodotti e servizi specifici per due fasce di età: quella più piccola sino ai dieci anni e quella sino ai vent’anni: sono attualmente allo studio ma posso garantire che saranno coinvolgenti». Quale è il rapporto della Cassa Rurale con il mondo imprenditoriale? «Abbiamo chiaro il nostro intento che cerchiamo di tradurre quotidianamente in fatti e comportamenti coerenti: essere vicini alle nostre aziende. Questo vuol dire saper ascoltare lo loro esigenze, saper offrire le soluzioni più appropriate e mantenere alta la qualità del servizio offerto. Non è un problema di prodotti: oggi le banche sono più o meno tutte attrezzate per servire al meglio la clientela imprese; quello in cui vogliamo distinguerci è la qualità del

servizio con interlocutori capaci, sempre presenti con una stabilità di rapporto. Chiediamo alle imprese però

è poi recentemente rafforzata con il rapporto di collaborazione con la società Scouting SpA che offre servizi di consulenza e check-up aziendali con soluzioni di finanza straordinaria». Per molti anni la Valsugana è stata considerata il fanalino di coda dell’economia trentina. Cosa ne pensa Lei? «A mio modo di vedere una delle principali motivazioni per cui la Valsugana, rispetto magari ad altre vallate del Trentino, non è mai riuscita

un maggior dialogo con la banca affinché si possa essere più partecipi delle loro attività. Nell’ultimo anno gli organi di stampa hanno continuato a riportare gli allarmi - poi verificatisi nella loro durezza - di ristrettezze nelle concessioni di credito da parte del sistema bancario specie di quello nazionale. Nel nostro trentino tale fenomeno è notevolmente ridotto grazie alla presenza delle casse rurali che hanno continuato a sostenere il mondo imprenditoriale; la nostra Cassa sta facendo e continuerà a fare la sua parte per non far mancare le risorse necessarie per uscire dalla crisi. La nostra presenza si

a decollare economicamente in maniera definitiva è da ricercarsi nella mancata individuazione della vera vocazione naturale della nostra valle. Le compagini di governo succedutesi negli anni sia provinciali che comunali hanno cercato di sviluppare la valle in ogni settore possi-

bile dall’industria, all’agricoltura e al turismo, senza ottenere risultati soddisfacenti, ma soprattutto duraturi. È un problema di scarsa rappresentatività a livello provinciale: siamo realisti, una sola persona per ogni legislatura con tutta la buona volontà può fare ben poco per la propria valle! È stato scritto di tutto e di più sulla viabilità, sulla ferrovia, sulle grosse industrie inquinanti o meno, ma nessuno ha mai saputo dare una soluzione valida, soprattutto durevole negli anni. La Cassa Rurale da parte sua ha sempre cercato di sostenere tutte le iniziative del proprio territorio per tutto quanto sta nelle sue possibilità e capacità, ma gli indirizzi programmatici non possono certo avere origine ed emanazione dalla nostra struttura». A Suo parere cosa è necessario fare per dare vita ad un nuovo e concreto sviluppo socio-economico della Valsugana? «In parte a questa domanda ho fornito una risposta nella precedente. Ma ripeto che la prima cosa da fare è riuscire a capire quale sia la vera vocazione della gente della Valsugana: industrie, artigianato, commercio, agricol-

tura, turismo? Al momento esiste un po’ di tutto in questi settori che però in pochissimi casi stanno manifestando dei validi risultati economici e di sviluppo. I terreni non consentono un’agricoltura all’altezza per esempio della Val di Non o della Rotaliana o della Valle del Sarca. Il turismo non può sostenere il confronto con le Valli di Fassa e Fiemme o Rendena. Zone industriali molto ampie e consistenti come quelle di Trento e Rovereto manifestano segni di affaticamento. Il commercio è sovrastato dalla continua creazione di strutture quali i supermercati che assorbono la maggioranza della clientela. Solo l’artigianato è da sempre una realtà molto importante e significativa nel contesto della nostra valle. Da ultimo sarebbe molto importante per la Valsugana che negli anni a venire si riuscisse ad esprimere a livello di rappresentanti nel governo provinciale almeno un paio di personalità di peso e forse allora molti problemi potrebbero trovare soluzione».


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Eventi. Convegno sul sentiero Europeo E5 Lago di Costanza Mare Adriatico

L’Europa è vicina, hier ist Europa Grumes, in alta Valle di Cembra, è una realtà che ha cercato nella sua storia le ragioni per un nuovo futuro…

C

osa spinge un piccolo comune dell’alta Valle di Cembra a ricercare le ragioni di un nuovo modello di sviluppo valorizzando le risorse del territorio e puntando sul turismo sostenibile e sull’escursionismo in particolare? Una prima risposta risiede in quel processo di ripensamento dei luoghi di fronte ad un processo di globalizzazione che ha creato, accanto a tante occasioni di sviluppo, anche diverse storture e un lento nonché inesorabile declino dell’identità della montagna. Questo ripensamento ha spinto molte località del Trentino ad intraprendere percorsi di sviluppo ancorati all’idea della responsabilità dello sviluppo e della compatibilità ambientale. Grumes, in alta Valle di Cembra, è una di queste realtà che ha cercato nella sua storia le ragioni per un nuovo futuro. Accanto agli antichi percorsi rurali come il “Sentiero dei vecchi mestieri”, il “Sentiero botanico”, che collega questo abitato al comune di Faver, e il nuovo ponte in legno sul torrente Avisio, sono state realizzate importanti ristrutturazioni come quella riguardante il vecchio caseificio e il rifugio Potzmauer. Opere che hanno consentito a questa località di dotarsi di nuove strutture ricettive e di ristorazione e che, accanto al nuovo ostello con oltre quaranta posti letto previsto presso l’ex caserma dei Carabinieri, faranno di Grumes un punto di riferimento importante nel panorama turistico della provincia

siderati a tutti gli effetti i nuovi vettori di una nuova comunicazione fra popoli, culture e lingue diverse. Il camminare, ha sostenuto il filosofo Marcello Farina, rappresenta la prima esperienza conoscitiva da parte dell’uo-

contrano in un atto creativo e spirituale di grande rigenerazione. Sentimenti ed emozioni che ci riportano alle esperienze dei grandi camminatori, non a caso provenienti dal mondo tedesco, come Dürer e Goethe, entrambi affascinati dall’Italia, dal Mediterraneo e da quel particolare “limine” rappresentato dal Trentino. Albrecht Dürer in particolare, intraprese nel 1494 il viaggio da Norimberga verso Venezia per scoprire il Rinascimento italiano. Giunto in Valle dell’Adige si trovò impossibilitato a proseguire in quanto il terreno era quasi completamente allagato. Da qui la scelta di passare per la Valle di Cembra e raggiungere da quel ver-

mo e non può dunque stupire che le riflessioni sul futuro dell’umanità passino proprio attraverso la valorizzazione della filosofia del camminare. Nel compiere la scoperta del mondo a piedi avvengono infatti importanti processi cognitivi dove pensiero e azione si in-

sante la laguna veneta. Il grande artista tedesco rimase particolarmente impressionato dalla forza e dall’originalità del paesaggio terrazzato della Valle di Cembra e capì di aver varcato la soglia fra il mondo germanico e il Mediterraneo. Il “Sentiero del Dürer”,

Il cippo commemorativo in onore di Hanz Schmidt, ideatore e fondatore del E5

di Trento. Certo, il modello turistico di riferimento non è quello tradizionale, legato ai grandi numeri che caratterizzano il soggiorno di massa in montagna. L’alta valle può offrire esperienze ed emozioni per un pubblico diverso: il nuovo popolo dei viaggiatori disponibile ad immergersi nella storia e nella natura attraverso l’esperienza del camminare. A questo popolo è stato dedicato il simposio internazionale che si è svolto dall’11 al 13 settembre scorsi presso il centro Le Fontanelle di Grumes. Giornalisti, escursionisti e viaggiatori si sono dati appuntamento per riflettere sia a livello culturale che filosofico, sia tecnico che turistico, sul tema del camminare a partire dalla grande e significativa esperienza del Sentiero europeo E5. Questo grande percorso in quota, che collega il lago di Costanza a Verona passando proprio dalla Valle di Cembra e da Grumes, è stato al centro di una riflessione che ha puntato alla valorizzazione dei collegamenti europei con-

che collega la Valle dell’Adige nei pressi di Pochi di Salorno all’alta Valle di Cembra, è diventato, assieme all’E5, di cui condivide l’ultima parte, un percorso molto frequentato per rivivere le emozioni del grande pittore e per ammirare quei paesaggi impregnati di “luce mediterranea”. L’esigenza di varcare i confini della propria identità per superare le tante soglie territoriali che delimitano i paesaggi naturali e umani spinge tutt’oggi migliaia di persone a frequentare questi percorsi e a sperimentare nuove forme di turismo alternativo. È nei confronti di questo nuovo pubblico di esploratori e viaggiatori che si rivolgono le proposte del nuovo turismo, forti anche dell’esperienza dei grandi sentieri europei. In Europa, da Capo Nord alla Sicilia e da Lisbona all’Ucraina, si snodano ben 11 grandi percorsi per oltre 50 mila chilometri di sviluppo. Un patrimonio di conoscenze ed esperienze che può collegarsi ai grandi flussi escursionistici emergenti, quali il sentiero di Santiago de Compostela, la via Francigena e le tante mete della nuova spiritualità. La tre giorni di Grumes ha quindi riservato una particolare attenzione al Sentiero europeo E5 ricordandone il padre fondatore, Hans Schmidt, e l’opera dei “padrini”, ovvero di quei volontari che si occupano della periodica manutenzione e segnaletica. A riguardo va segnalato il cippo in ricordo del fondatore e dei padrini inaugurato alla fine del simposio nel


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Convegno sul sentiero Europeo E5 Lago di Costanza Mare Adriatico grande prato presso il rifugio Potzmauer sulla montagna di Grumes. Il convegno ha quindi evidenziato come dall’esperienza del sentiero europeo possa nascere un vero e proprio progetto di sviluppo che, per usare le parole di Maurizio Boni della Federazione italiana escursionisti, potrà fare di Grumes una capitale europea del turismo del camminare. Un progetto effettivamente ambizioso che ci sentiamo di cogliere come un’opportunità da sviluppare con umiltà e concretezza seguendo, come insegna la filosofia del camminare, la logica dei piccoli passi. Camminatori, esperti di escursionismo e di montagna come Franco de Battaglia, Gianni Bodini e Michele Dalla Palma hanno convenuto sulle potenzialità del turismo del camminare a partire dalla crescita del “mercato” di riferimento che ad oggi conta in Italia oltre 3 milioni di camminatori. A questi va però offerto un vero e proprio prodotto

fatto di segnaletica continuamente aggiornata, manutenzioni periodiche, servizi informativi a tutti i livelli e strutture ricettive adeguate e sufficientemente specializzate. In altre parole, l’escursionismo ha la necessità di un supporto materiale e immateriale fatto di cultura dell’accoglienza e di servizi, di sportelli informativi e internet. Condizioni basilari per proiettare i piccoli territori come Grumes nel circuito internazionale dei moderni viaggiatori mossi dalla voglia di conoscere il mondo con i mezzi più antichi. Una scommessa che Grumes e la sua comunità si sentono di giocare considerato anche l’importante spazio di posizione occupato da questa località che si colloca a metà strada fra le Alpi e le Dolomiti e fra l’asse viabilistico del Brennero e le pianure venete. In questo spazio intermedio si sono sviluppate negli ultimi anni alcune importanti realtà viticole legate al Müller Thurgau,

un vitigno che proprio sulla montagna cembrana sa dare il meglio di sé, accanto ad una sistema ricettivo orientato al tu-

rismo rurale e all’agriturismo in particolare. La Strada del vino della Valle di Cembra e delle colline Avisiane, i vini

di montagna e i terrazzamenti vitati, le piramidi di Segonzano e i percorsi lungo il torrente Avisio, le tante valenze storiche, naturalistiche e forestali rappresentano un patrimonio straordinario per il turismo di qualità. Valenze che si collegano a patrimoni inestimabili quali l’acqua, il silenzio, la pace e la tranquillità dei paesi e dell’ambiente della Valle, che possono rappresentare dei punti di eccellenza fondamentali per ospiti desiderosi di quiete e di vivere il gusto della vacanza attiva. Coniugare potenzialità ad offerta e fare dell’escursionismo in Valle di Cembra una vera e propria destinazione turistica rappresentano in conclusione la nuova sfida per la nostra comunità sia per quanto riguarda la pubblica amministrazione sia per quanto riguarda le categorie economiche e la società civile. Un grande obiettivo che si sentiamo di percorrere “a piedi”, con entusiasmo e partecipazione. Walter Nicoletti


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Il fatto. «Addio comprensorio, benvenuta comunità»

Nasce la comunità Alta Valsugana e Bersntol

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iego Moltrer, sindaco del Comune di Fierozzo/ Vlarötz, è il primo presidente della Comunità Alta Valsugana e Bersntol. Nella seduta del 4 novembre scorso l’Assemblea del nuovo ente ha eletto la giunta: Pierino Caresia (Fornace) è il vicepresidente, consiglieri Marco Fruet (Bosentino), Alma Fox (Levico), Walter Moser (Sant’Orsola), Mauro Nadalini e Renato Nisco (Pergine). Dal 5 novembre scorso, con il decreto del Presidente della Provincia, i neocostituiti organi della Comunità Alta Valsugana e Bersntol sostituiscono gli organi del Comprensorio dell’Alta Valsugana, avvicinando alla conclusione il percorso di riforma istituzionale provinciale, previsto dalla legge 3/2006, che si concretizzerà con l’esercizio delle competenze. L’Assemblea, eletta il 19 settembre scorso, è costituita da 54 componenti, tra cui i sindaci dei 18 comuni che compongono l’ente, ed è chiamata a «definire gli indirizzi politico-amministrativi, gli atti fondamentali di programmazione e di organizzazione della Comunità, controllandone l’attuazione». Competenze dell’ente le politiche della casa (edilizia pubblica ed edilizia agevolata), servizi pubblici locali (che la legge prevede siano organizzati sulla base di ambiti territoriali ottimali con riferimento al ciclo dell’acqua, dei rifiuti, trasporto pubblico locale e distribuzione dell’energia),

che nella costruzione della lista dei consiglieri hanno dimostrato di voler ricercare la miglior collaborazione. Certo, il sistema di una lista concordata tra le amministrazioni adottato in questa fase di avviamento è perfettibile e l’elezione diretta di parte dell’assemblea potrà garantire, già dal prossimo anno, una presenza e un peso dell’ente diverso anche nel rapporto con la Provincia e i Comuni, ma essere riusciti a condividere la partenza del

La sede della Comunità Alta Valsugana e Bersntol, ex Comprensorio C4, a Pergine

Sergio Anesi, sindaco di Baselga di Pinè, ex presidente del Comprensorio Alta Valsugana

politiche sociali (assistenza e beneficenza pubblica, servizi socio-assistenziali, volontariato sociale), urbanistica. La legge provinciale prevede il trasferimento delle funzioni amministrative concernenti tali materie ai comuni, con l’obbligo di esercizio in forma associata mediante la Comunità. «Quello appena concluso è

stato un periodo vivace - la riflessione di Sergio Anesi, presidente uscente dell’ormai ex Comprensorio Alta Valsugana, sull’ultimo notiziario dell’ente in occasione delle elezioni dell’Assemblea della Comunità Alta Valsugana e Bersntol- in cui le amministrazioni, attraverso il Collegio dei Sindaci e i consigli comunali, si sono confrontate per arrivare a garantire un passaggio di consegne tra il vecchio Comprensorio e la nuova Comunità e affrontare la nuova sfida sulle competenze che la riforma istituzionale ha definito. […] L’anno che ci separa dalle nuove elezioni servirà proprio per impostare un iniziale abbozzo di quelli che dovranno essere in futuro i compiti del nuovo ente. Per questo, ne sono convinto, era indispensabile arrivare alla nomina dell’assemblea con l’apporto di tutti i comuni

Diego Moltrer, sindaco di FierozzoVlarötz presidente dellla Comunità Alta Valsugana e Bersntol

nuovo ente con l’apporto di tutti i Comuni è un risultato che non solo fa ben sperare in una gestione che sappia superare i momenti di possibili difficoltà iniziali, ma che sappia stimolare una presa in carico di nuove funzioni e responsabilità. […] La nuova sinergia tra i Comuni nata in questa occasione e che la legge chiede sarà ulteriore stimolo per avviare un percorso che ci auguriamo sia ricco di risposte puntuali ai cittadini e garanzia di nuovi traguardi». (www.comprensorioaltavalsugana.it)

IN BREVE Un presidente, 18 comuni

La Comunità Alta Valsugana e Bersntol riunisce poco meno di 50 mila abitanti (www.comunitatn.it, dato aggiornato al 2007) dei comuni di Baselga di Piné (4.759 abitanti), Bedollo (1.433 abitanti), Bosentino (798 abitanti) Calceranica al Lago (1.235 abitanti), Caldonazzo (3.108 abitanti), Centa San Nicolò (618 abitanti), Civezzano (3.760 abitanti), Fierozzo (463 abitanti), Fornace (1.300 abitanti), Frassilongo (339 abitanti), Levico Terme (7.191 abitanti), Palù del Fersina (188 abitanti), Pergine Valsugana (19.269 abitanti), Sant’Orsola Terme (1.022 abitanti), Tenna (976 abitanti), Vattaro (1.115 abitanti), Vignola-Falesina (133 abitanti), Vigolo Vattaro (2.126 abitanti). Moltrer ha indicato come orario di ricevimento per i cittadini, anche senza appuntamento, il martedì mattina dalle 6.30 alle 7.30 presso l’Ufficio del presidente al primo piano dell’edifico in piazza Gavazzi a Pergine Valsugana, sede dell’ex Comprensorio.

«Incidere nelle istituzioni e nella cultura»

Gli obiettivi della riforma istituzionale sono riassunti dal Presidente della Provincia e dal Presidente del Consiglio delle Autonomie locali sul sito web Forum comunità: «Serve che la Provincia e i comuni siano “alleati”, ma anche che lo siano i comuni fra loro, per portare avanti e dare attuazione ad una riforma che cambierà l’architettura e l’esplicarsi della stessa autonomia in Trentino. Questa riforma “non porterà via niente a nessuno”, ma si pone invece l’obiettivo di valorizzare la cellula fondamentale delle Istituzioni, il Comune, e la sua capacità di “interpretare” il territorio e di dare risposte ai propri cittadini. Un progetto ambizioso che in prospettiva prevede anche lo “smagrimento” della stessa Provincia. Molto è stato fatto, molto c’è ancora da fare. È un percorso difficile e complesso, appunto perché incidente in profondità nelle Istituzioni, e soprattutto, nella cultura delle persone, di cui in definitiva le Istituzioni sono proiezione». (www.comunitatn.it).


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Te a t r o d e l l ' o p e r a d i B a j r e u t h


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MUSICA

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Il Complesso Corelli conquista Berlino di Armando Munaò

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poche settimane dal ventesimo anniversario della caduta del famigerato “muro”, Berlino, la città un tempo divisa dal simbolo della “cortina di ferro”, si è ritrovata unita nel nome di una nobile e antica arte che significa armonia per antonomasia: la musica. Già, perché a fine settembre le note del Complesso Corelli di Borgo Valsugana sono mirabilmente risuonate, portando gioia ed emozioni, laddove fino a pochi decenni fa vigevano il grigiore, la freddezza e financo il sospetto. Una trasferta, quella del Complesso Corelli di Borgo Valsugana, davvero particolare, dunque, per quanto riguarda la location, nonché degna di nota, come sempre, per la capacità di riscuotere unanimi consensi, specialmente da parte degli spettatori, amanti della musica e in particolare di quella Barocca, che in quel di Berlino hanno ampiamente avuto la possibilità di ammirare i virtuosismi e la bravura del Corelli. Un viaggio a cui hanno partecipato anche una quarantina di borghesani doc, i quali hanno così voluto testimoniare la vicinanza al loro coro, accompagnandolo e sostenendolo in questa “attesa” trasferta, a conclusione, in maniera davvero egregia ed encomiabile, della quinta edizione del Festival Internazionale di Musica Barocca. Nel novero dei fedeli accompagnatori figurava anche Gianfranco Schraff,

Vicesindaco di Borgo, il quale ha colto la gradita occasione per stabilire nuovi e proficui contatti culturali, nonché commerciali, con la dott.ssa Beaute Kuhn, sindaco di Bayreuth, città di oltre 80 mila abitanti situati

nell’Alta Baviera. Tre gli applauditissimi concerti che da anni si ripetono e da anni qualificano il Corelli come uno dei più seguiti e ascoltati. E un pubblico delle grandi occasioni li ha applauditi anche il 26 e 27 settembre scorsi a Berlino-Charlottenburg nella splendida cornice della “Evangelishe Kirche Am Lietzensee” e poi, sempre il 27 settembre a Posdam nella Reggia “Sans Souci”, in un memorabile concerto dedicato a Federico II e magnificamente interpretato dai “nostri”. Tre occasioni che gli appassionati non hanno voluto perdere, perché davvero non è cosa di tutti i giorni poter ascoltare le note e le musiche che fanno parte del vastissimo repertorio del Corelli. E il Complesso Corelli di Borgo Valsugana come sempre non ha deluso le aspettative, tutt’altro. Ha

regalato alla platea dei tre concerti una musicalità che non è dato sempre vedere e, soprattutto, udire.

GLI ESECUTORI PRIMO VIOLINO e DIRETTORE Andrea Ferroni VIOLINI Nadia Carli Viktoria Gögele Luca Martini Stefano Roveda VIOLE Nicola Fadanelli Josef Höhn VIOLONCELLI Frieder Berthold Ivo Brigadoi

CONTRABBASSO Marco Forti CLAVICEMBALO E ORGANO Chiara Minali SOLISTI Ivonne Dandrea (Mezzosoprano) Erika Giovanelli (flauto) BALLETTO CLASSICO Alice Castini Francesca Rinaldi

Alla fine di questa indimenticabile esperienza il presidente del Complesso Corelli, Umberto Trintinaglia, raggiante in volto, ha dichiarato: «Sono veramente molto soddisfatto e felice per i risultati ottenuti con questa trasferta. E non mi riferisco a quelli prettamente musicali – precisa- ma anche e principalmente all’atmosfera di calore che ci ha circondato prima, durante e dopo i nostri concerti. Il Corelli è una bella realtà che fa parte della tradizione musicale che mai delude le aspettative di chi lo segue o di chi, fosse anche per la prima volta, si avvicina a questa “romantica musica”». E nel chiudere questa meritata cronaca, ci sembra doveroso citare coloro i quali con le loro capacità hanno dato vita ai tre concerti in terra tedesca, ovvero gli esecutori riportati nella tabella a fianco.


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Frammenti di storia immortalati in un fotogramma

Come eravamo... Una fotografia spesso racconta più di mille parole. È qualcosa che ferma una frazione di secondo e la rende imperitura nel tempo. Con questa nuova rubrica, “Come eravamo”, intendiamo riproporre vecchie fotografie di luoghi, persone, scolaresche, gruppi, associazioni della Valsugana, del Tesino e del Trentino. Pertanto invitiamo tutti i lettori che avessero delle fotografie d’epoca (dagli anni ‘80 in giù) a inviarcele via e-mail (redazione@lafinestra. it) o a portarcele in redazione (viale 4 Novembre 12, Borgo Valsugana). Le tratteremo con la massima cura, le restituiremo immediatamente ai legittimi proprietari e, soprattutto, le pubblicheremo su questa pagina con il nome dell’autore e una breve didascalia di spiegazione all’immagine.

1933 Borgo, Sella (fo

to inviata da Zani n Teresita, Borgo

Valsugana)

1936 Borgo, Sella (foto inviata da Zanin Teresita, Borgo Valsugana)

Selva 1917: famiglia Vergot Mario e Maria, Rosina e Emma

a Selva 1904: famiglia Vergot Pietro e Caterin


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Annamaria Frioli… una donna che lavora – 3ª parte

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Ecco alcuni esempi dei check-up per imprenditori Durante il mese di ottobre sono stati “somministrati” una cinquantina di check-up ad imprenditori esistenti e a futuri imprenditori.

Annamaria Frioli

Ecco due casi molto significativi... LA STAZIONE DI SERVIZIO Due ragazzi si presentano dichiarando di voler “rilevare” una stazione di servizio dotata di bar, ristorante e autolavaggio. Nell’esposizione del loro progetto mettono molta passione, tanto che l’intervista invece dell’usuale ora e mezza si protrae per quasi tre ore. L’analisi parte da lontano, dalla loro ambizione di fare qualcosa insieme, considerato che sono amici fin da ragazzini, di dare lavoro alla sorella di uno dei due soci (che è fidanzata con l’altro socio), di costruirsi un futuro, comprare casa con i ricavi eccetera. Tanti progetti, dunque, racchiusi in uno solo obiettivo che consiste nel voler fare impresa. Dal business plan computato insieme (analisi dei costi certi e dei ricavi incerti) risulta che l’azienda potrebbe avere buone prospettive di riuscita. Quindi al termine della consulenza a 360 gradi diventiamo alleati nel perseguire il

loro obiettivo e, dulcis in fundo, tutti e tre (all’insegna del motto: “insieme ce la possiamo fare”) si iscrivono nel percorso “integrato” che inizierà prossimamente e che è comprensivo di tutto: dalla sicurezza all’haccp, dall’antincendio al pronto soccorso e che include anche i documenti correlati agli adempimenti normativi. L’ATTIVITÀ PSICO-SOCIOLOGICA Due belle sorelle di circa 30 anni, laureate, dipendenti di due strutture pubbliche, si presentano manifestando l’intenzione di aprire nel prossimo futuro uno spazio sia commerciale che esoterico che possa comprendere anche le loro consulenze psico-sociologiche. Una bella sfida analizzare le tre tipologie di attività racchiuse nel loro progetto e metterle su carta, intendendo renderle concrete e accettabili dal mercato trentino. Ma siccome le sfide sono lo stimolo

di tutta la mia attività, ci provo. All’inizio vi è l’invio di qualche decina di sms di sondaggio, di chiarimenti (per via dei nostri impegni lavorativi); poi passiamo alle e-mail un po’ più “consistenti” di informazioni reciproche e finalmente, una sera, dopo i nostri rispettivi orari, ci troviamo intorno alla mia scrivania con depliant, preventivi di costi, bilanci di attività commerciali e consulenziali similare, blocchi di fogli a quadretti sui quali sono descritte idee, vi è una planimetria con l’arredamento, ricerche in internet su tre canali diversi per via delle tre attività combinate insieme...

Dopo qualche ora di discussioni e con la mezzanotte che si avvicina, riusciamo a capire cosa bisogna fare e come muoverci. Stiliamo quindi una scaletta di cose da verificare a cui nei giorni seguenti dovranno dedicarsi, per poi ritrovarci e stabilire il piano definitivo. La mia parte consiste anche nel verificare la possibilità di finanziamenti pubblici. Certo che un’idea come questa non l’avevo mai “toccata” così da vicino e spero molto che tengano duro (le due sorelle sono tutte e due di segni zodiacali molto tosti) e la sua realizzazione a sei mani ora è molto vicina.

In conclusione...

La mia soddisfazione consiste nel fornire (gratuitamente tra l’altro, ... come potrei chiedere a chi ancora non guadagna l’equo quibus di tali consulenze?) informazioni e consigli a chi vuol mettersi in proprio, al fine di limitare i possibili danni derivanti dal “ma io non lo sapevo che sarebbe stato così difficile” oppure “ma io non pensavo che ci volessero tutte queste cose”. Meglio un’azienda che non inizia, che una “strozzata” dalle problematiche che ci sono sempre e comunque, o magari che parte con un preventivo di spesa e poi lo vede decuplicare con problematiche di liquidità facilmente immaginabili.

NEWS IN BREVE CO.GE.CA. – FE.GI.CA Ha avuto un ottimo riscontro di prenotazioni l’iniziativa delle tre serate organizzate dal consorzio COGECA unitamente a FE.GICA (13,20 e 27 novembre) per informare gli imprenditori sulle ultime novità introdotte dal Decreto 106/09 che ha modificato il Testo Unico della Sicurezza. Massimo Ongaro, Presidente di COGECA e Melillo Milo responsabile territoriale di FE.GICA, ringraziano sia il mensile “LA FINESTRA” per aver dato spazio alla proposta informativa, che il funzionario provinciale geom. Donato Lombardi per la sua cortese disponibilità. COGECA, unitamente a ELEVA.FORM ha ultimato in questi giorni i percorsi integrati con due gruppi di imprenditori di Trento e Rovereto e dintorni con somma soddisfazione di tutti i partecipanti.

Federazione Gestori Impianti Carburanti e Affini Aderente al Coordinamento Lavoro Autonomo

Gestori Carburanti CO.GE.CA Trento- Via Maccani 211 Tel. 0461 402020 Fax 0461 427462

ASSEMBLEA DEI GESTORI IMPIANTI CARBURANTI 10 dicembre 2009 - ORE 20.15 TRENTO - Via Maccani n. 211 presso la sede del Consorzio Gestori Carburanti CO.GE.CA.

Interverrà il Segretario del Triveneto MILO MELILLO e un rappresentante nazionale per spiegare a TUTTI I GESTORI ed in particolare a quelli AGIP, i motivi per i quali la Fegica Cisl si è rifiutata di arrendersi allo strapotere e alle minacce dell’ENI e non ha firmato l’accordo truffa. “TUTTO QUELLO CHE AVRESTI DOVUTO SAPERE SU L’ACCORDO TRUFFA ENIFAIB-FIGISC E NESSUNO DI LORO HA IL CORAGGIO DI RACCONTARTI” Per ottimizzare l’organizzazione, si prega di confermare la presenza a mezzo fax 0461 427462 o e-mail: tankstat@infinito.it; annafrioli@hotmail.com


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Ricorrenza. Vent’anni di attività culturale in difesa del dialetto IN BREVE

Il Cenacolo Trentino di Cultura dialettale in festa

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arole di sincero apprezzamento per l’attività svolta nei suoi vent’anni di storia dal “Cenacolo trentino di cultura dialettale” sono venute dall’assessore provinciale alla cultura, Franco Panizza, che ha definito la poesia dialettale una felice sintesi di genuinità e immediatezza, il mezzo ideale per esprimere i sentimenti più intimi che ciascuno di noi custodisce nel proprio cuore. «Il dialetto – ha affermato Panizza – rappresenta un importante strumento di ricerca identitaria ed è doveroso uno sforzo atto a recuperare la forza espressiva di questa lingua “democratica” che tutti all’interno di una comunità sanno parlare, purché abbiamo orecchi per ascoltare e un pizzico di buona volontà per tradurne i vocaboli più strani e desueti, facendo magari riferimento a quel prezioso tesoro di esperienza rappresentato dalle persone anziane». È successo al Centro Servizi culturali Santa Chiara di Trento, alla festa di compleanno, organizzata su iniziativa dell’Assessorato provinciale alla Cultura, al teatro “Cuminetti”. Festa che ha avuto per protagonisti i poeti che compongono il “Cenacolo”. Una sala gremita da oltre trecento persone e un successo scandito da

lunghi e numerosi applausi: è stato questo il regalo di compleanno che gli appassionati di poesia hanno riservato al “Cenacolo trentino di cultura dialettale”. Nato nel maggio del 1989 su iniziativa di Elio Fox – giornalista, commediografo e studioso dei dialetti (a lui l’assessore Panizza ha consegnato un riconoscimento) – e di alcune fra le più apprezzate voci poetiche del panorama provinciale, il “Cenacolo” ha svolto un’azione capillare di diffusione sul territorio della poesia in dialetto attraverso centinaia di recital in tutte le valli, ed ha inoltre organizzato scambi culturali, incontri e occasioni di reciproca conoscenza con gruppi di poeti attivi al di fuori dei confini regionali. Alla festa c’erano Francesca Candotti, Lia Cinà Bezzi, Antonia Dalpiaz – nell’occasione anche presentatrice –, Luisa Gretter Adamoli, Luciana Sicheri, Lilia Slomp Ferrari, Livio Andreatta,

Mariano Bortolotti, Lorenzo Cosso, Luciano Daldoss, Silvano Forti, Francesco Maria Gottardi, Fabrizio Groff, Dario Salsa, Corrado Zanol. Ogni poeta ha avuto la possibilità di presentare al pubblico alcune delle proprie composizioni, recita dei testi arricchita dall’accompagnamento musicale del chitarrista Piergiorgio Lunelli. Non è mancato un momento di accorato e affettuoso ricordo rivolto agli amici poeti che nel “Cenacolo” hanno potuto percorrere solo un tratto di strada: Bruno Banal, Paolo Cereghini, Anselmo Chini, Marco Fontanari, Italo Varner e Bruno Groff, cui è stato anche intitolato un concorso triveneto biennale di poesia dialettale, organizzato per la prima volta nel 2004. Ma i poeti del “Cenacolo” non hanno voluto essere soli in palcoscenico a festeggiare il ventesimo compleanno: al loro fianco si sono esibiti, infatti, i gruppi strumentali “Aires” e “Il Tamburo del Sole” con il loro repertorio di musica klezmer e dell’est europeo, gli attori della compagnia teatrale “Filogamar” di Cognola che hanno interpretato scene tratte da una commedia di Elio Fox; in chiusura, il Coro della SOSAT, storico interprete di quegli stessi valori culturali legati al territorio, alla storia e alle tradizioni della

gente trentina che anche il “Cenacolo” è impegnato a sostenere e diffondere. Nel ricco programma della serata si sono ben inseriti anche brevi, garbati cenni commemorativi che hanno aiutato il pubblico ad approfondire la conoscenza del ventennale percorso culturale del gruppo poetico. Elio Fox, che del “Cenacolo” rappresenta tuttora il perno organizzativo oltre che un solido riferimento di carattere accademico, ha ricordato le solide radici che questo gruppo di poeti affonda nel tessuto culturale della terra trentina e la sua capacità di guardare al territorio utilizzando quei codici linguistici – i dialetti appunto – che lo caratterizzano e lo arricchiscono. Non senza andare continuamente alla ricerca di colleganza, amicizia e comunione con i rappresentanti di culture dialettali di altre regioni: nel Veneto in particolare, ma anche in Lombardia ed Emilia Romagna. Agli spettatori intervenuti allo spettacolo del ventennale è stato consegnata una copia dell’antologia “Vinti ani dopo …” che offre una sintesi significativa della produzione letteraria dei poeti del “Cenacolo” e ne ripercorre i momenti più significativi dell’attività svolta sul territorio negli ultimi anni.

Nuvole in viaggio

Un lungo e convinto applauso ha premiato il coraggio di utenti e collaboratori della Comunità terapeutica Maso San Pietro di Pergine che il 6 novembre scorso, diretti da Antonio Viganò, hanno presentato lo spettacolo Nuvole di passaggio, prodotto da Danzamania e Pergine Spettacolo Aperto e presentato al Teatro Don Bosco di Pergine nell’ambito della rassegna Buio in sala. «Un laboratorio “esplorativo” -come spiega lo stesso Viganò nella presentazione dello spettacolo- con lo scopo di comprendere la disponibilità, l’interesse e le eventuali passioni che la pratica teatrale avrebbe riscontrato, quindi aprire percorsi per recuperare conoscenze, autostima, memoria e comunicazione. Percorsi per far sì che quegli utenti “attori” non fossero soltanto utenti “categoria”, ma riguadagnassero un nome, un cognome, una data di

nascita, insomma una storia personale e unica stimolando la produzione di stati emozionali, visivi e giochi. Tutto questo dentro un’istituzione che solitamente è chiamata a fare il contrario tendendo piuttosto a controllare stati emotivi e visionari. Solo dopo questa verifica, conclusasi positivamente - continua il regista-, mi è sembrato possibile immaginare e organizzare una seconda fase, di vera e propria creazione artistica. Ecco allora che attraverso il loro lavoro il teatro ha raggiunto le persone e ha scoperto nuovi linguaggi ». Interpreti e collaboratori Pietro Angeli, Anna Broseghini, Sonia Buffa, Manuela Evangelisti, Veronica Maistri, Renato Moratti, Rossella Nisco, Soledad Rivas, Claudia Scalet, Walter Smaniotto, Monica Tomasini, Caterina Turato, Ignazio Valler, Cinzia Weber. Fondamentale la collaborazione con le associazioni Danzamania e Compagnie Teatrali Unite, promotore di incontri cui hanno partecipato i protagonisti.


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Riva del Garda. Un meeting che ha visto la partecipazione di 150 giovani IN BREVE

Identità e sviluppo nelle nuove generazioni

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di Paolo Chiesa

i è svolto il 6 e il 7 novembre scorsi a Riva del Garda un incontro di due giorni sul tema: “Identità e sviluppo nelle generazioni di Tirolo-Alto Adige/Sudtirol-Trentino”. Il meeting era organizzato dall’assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Trento e vi hanno partecipato 150 giovani (50 dal Trentino, 50 dall’Alto Adige e 50 dal Tirolo). Visto che ogni Piano Giovani di Zona poteva essere rappresentato, anche due giovani di Pergine erano presenti alla due giorni di incontri che hanno rappresentato un’occasione di confronto tra i giovani dell’Euroregione alpina. L’area geografica composta da Tirolo, Alto Adige/Südtirol e Trentino, in questi anni ha dato vita a una fitta rete di rapporti di amicizia e di scambi culturali, economici e sociali. Queste comunità hanno alle spalle una storia secolare comune, così come sono molteplici e rilevanti le somiglianze sul piano geografico, culturale e ambientale. Si tratta di un patrimonio che unisce le tre regioni nell’Euregio e che va vissuto con consapevolezza e senso critico, valorizzato e trasmesso alle nuove generazioni. Infatti, molteplici e importanti sono i settori in cui la collaborazione si esplica: dall’economia alla cultura, dalla ricerca ai trasporti, alla formazione, all’ambiente, al turismo, fino alla comunicazione e agli aspetti sociali. Naturalmente, un contesto di sviluppo sostenibile che tenga conto delle condizioni naturali e ambientali e della particolare sensibilità del territorio alpino, non può trascurare l’idea della centralità dei giovani. Giovani

Presentazione e tavola rotonda

che bisogna sostenere nella ricerca della loro identità, la quale diventa una risorsa indispensabile per saper vivere nel cambiamento, con il desiderio di costruirsi un progetto di vita, i cui orizzonti contemplino anche un impegno responsabile nei confronti del territorio di appartenenza. È per questo che le assemblee legislative delle tre regioni, riunite in seduta congiunta, hanno invitato i rispettivi esecutivi a promuovere l’incontro tra i giovani provenienti dalle tre aree, in modo che essi si ritrovino per studiare assieme problematiche transfrontaliere, conoscere le realtà della convivenza tra lingue e culture diverse e accettare le differenze in quanto arricchimento. Questi, in sintesi, i pensieri ispiratori alla base della due giorni di incontri. Un’occasione per indagare come le

proficue collaborazioni tra le tre aree regionali possano anche creare un terreno fertile, in cui le giovani generazioni siano in grado di scoprire valori comuni e utilizzare questa esperienza come base per uno sviluppo e una cooperazione duraturi. Il meeting, manifestazione di una volontà comune di sostenere e attuare la condivisione del ricco patrimonio di esperienze e testimonianze che caratterizza l’Euregio, si è articolato in due sessioni che hanno riguardato i seguenti assi tematici: Passato, presente e futuro nell’Euregio alpina e Idee di collaborazione fra le tre aree. In particolare, la seconda sessione è stata strutturata in cinque sottogruppi in cui i giovani, guidati da esperti “facilitatori” del dialogo e del confronto, hanno potuto discutere e approfondire alcune tematiche: Identi-

tà e diversità; Economia, ambiente e sostenibilità; Economia della conoscenza; Etica e responsabilità; Volontariato e partecipazione attiva. I vari gruppi di lavoro hanno steso delle relazioni da portare all’attenzione dei referenti istituzionali di Trentino, Tirolo e Alto Adige/Südtirol per stimolare un confronto e dibattito su come le istituzioni possono favorire la partecipazione attiva delle nuove generazioni alla vita civile. Del resto, solo un’azione pubblica tesa a valorizzare il mondo giovanile e le idee e i progetti innovativi che in esso germogliano può garantire uno sviluppo al servizio della qualità della vita di tutti i cittadini. Anche Pergine, con due suoi giovani rappresentanti, ha potuto avere un ruolo attivo in quest’ottica di ricerca di nuove e “giovani” idee.

Parlamentiamo di Paolo Chiesa

Nell’ambito del Piano Giovani di Zona di Pergine e della Valle del Fersina è stato organizzato un percorso formativo che possa stimolare i giovani dai 18 ai 30 anni ad approfondire la conoscenza delle nostre istituzioni, partendo da quelle locali per giungere al Parlamento nazionale. Si dice spesso che la politica non si occupa a sufficienza dei giovani. Ma i giovani s’interessano di politica? È ormai un dato di fatto che ad ogni elezione aumenta il numero degli astenuti, a dimostrazione che la distanza fra i giovani e la politica sta crescendo a dismisura. In occasione del 60esimo anniversario della Costituzione Italiana questo progetto, nato su iniziativa di due ragazze di Pergine: Marianna Moser e Romina Zecchini, vuole proporre un percorso formativo che stimoli i giovani ad approfondire la conoscenza delle istituzioni. L’idea del progetto nasce da un’esperienza vissuta da alcuni amici delle due ragazze coinvolti nel Piano Giovani di Zona del Primiero. Vediamo nello specifico in cosa consiste Parlamentiamo. Nei mesi di ottobre e novembre si sono svolti quattro incontri tenuti da esperti su questi temi: “2009: ha ancora senso parlare di Autonomia?”; “Il ruolo degli Enti Locali”; “La cittadinanza attiva e la partecipazione”; “Le istituzioni romane”. Oltre a questa parte formativa c’è stato un viaggio a Roma per 25 ragazzi che hanno frequentato gli incontri formativi preliminari. Si è trattato di un viaggio di quattro giorni nella capitale, durante i quali i ragazzi hanno potuto visitare il Parlamento, il Quirinale e ovviamente la città. Gli obiettivi di Parlamentiamo 2009 erano quelli di approfondire la conoscenza degli organi politici locali e nazionali da parte dei giovani e di avvicinare i giovani alla politica. L’auspicio degli organizzatori è quello di potere ripetere in futuro l’esperienza estendendo lo studio alle istituzioni europee e internazionali. (p.c.)


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Esteri. Quelle immagini che offuscano la più grande democrazia IN BREVE

L’esercito dei bambini schiavi del XXI secolo La crisi economica spinge manager e dirigenti a tagliare i costi e a razionalizzare la produzione. E così il prezzo della crisi viene fatto pagare anche ai più disperati fra i disperati. Non in Asia, non in Africa, ma nella democratica America...

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di Francesco Grosso

aglietta marrone, pantaloncini verdi; le scarpette sarebbero bianche se non fosse per uno strato di terriccio che le ricopre quasi completamente. La bimba ha i capelli nerissimi e lo sguardo stanco di un’adulta che ne ha viste troppe. Perché quella che la telecamera sta inquadrando non è una bambina che vive l’innocente, ilare quotidianità riservata alla maggior parte delle fanciulle occidentali: la bambina protagonista di un agghiacciante video mandato in onda qualche giorno fa dal network statunitense Abc – e che in poche ore ha fatto il giro del mondo – è una bracciante agricola a tutti gli effetti. Lavora nei campi, flette le gambe, infila le manine fra gli arbusti spinosi, raccoglie mirtilli, ne riempie voluminosi secchi che poi trasporta con grande fatica. Non proprio una bracciante “a tutti gli effetti”, in realtà: quella bimba è una lavoratrice in nero, sottopagata, non sottoposta ad alcuna tutela sindacale né sanitaria, clandestina in un Paese in cui

non ha cittadinanza legale. Una schiava, insomma: una piccola, indifesa schiava del XXI secolo. Cinque, sei anni, non di più: le immagini sono talmente nitide da permettere un’approssimazione circa la sua età. Cinque, sei anni. Lavoro minorile, sfruttamento del lavoro infantile; una delle piaghe più disgustose che affliggono la società umana, un relitto nauseabondo che proviene dai secoli dei secoli, da quella matrice di ferinità primigenia della quale l’uomo non è riuscito a liberarsi completamente. Un peccato grave (qualcuno ricorda la «macina da asino attorno al collo» che Gesù consiglia agli adulti che scandalizzano i bambini? «Sarebbe meglio

per lui…»); un reato punito severamente da quasi tutte le legislazioni del mondo. A questo punto anche il lettore meno curioso si starà domandando come avrà fatto la Abc a venire in possesso di un video tanto orribile; come avrà fatto l’ardimentosa troupe ad addentrarsi in qualche remota contrada asiatica, quali sterrate piste avrà percorso prima di raggiungere un verdeggiante slargo dell’intricata foresta equatoriale africana. E invece la troupe non ha dovuto percorrere molti chilometri: le è bastato svoltare l’angolo di casa. Si stenterà a crederlo, ma le riprese della piccola immigrata messicana, clandestina come il resto della sua famiglia, sono state effettuate in una grande azienda agricola dello Stato del Michigan, cuore geografico e industriale degli Stati Uniti d’America. «Stava solo aiutando i suoi genitori», «Sono i genitori che li portano nei campi, a nostra insaputa»: pare che alcuni dirigenti dell’Azienda smascherata dal lavoro di bravi cronisti abbiano provato a giustificarsi adducendo motivazioni del genere.

In realtà lo sfruttamento di intere famiglie di clandestini messicani è una realtà sotto gli occhi di tutti, in diverse realtà agricole degli Stati Uniti. La crisi economica spinge manager e dirigenti a tagliare i costi e a razionalizzare la produzione. E così il prezzo della crisi viene fatto pagare anche ai più disperati fra i disperati: si moltiplicano le forme di ricattosfruttamento ai danni degli immigrati privi di permessi di soggiorno, si incentiva «l’aiuto pomeridiano» dei genitori da parte dei figli, si chiude un occhio quando dai campi, alla sera, sciamano intere colonne di bambini laceri e spossati. Nella Nazione-faro dell’occidente, nella più grande democrazia del mondo, paladina della stabilità e della Libertà, alcuni colossi agroalimentari gareggiano in ferocia e in squallore con gli aguzzini e i caporali di provincia. Clandestini sfruttati e terrorizzati che innervano il sistema produttivo, eserciti di schiavi bambini che si aggirano per le farm statunitensi: non sono certamente immagini che restano scolpite nella storia della Democrazia.

I 60 anni della Rep. Popolare Cinese

L’11 novembre scorso, presso la Biblioteca di Trento, il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale ha organizzato un incontro-dibattito dal titolo “I sessanta anni della Repubblica Popolare Cinese” con l’intervento di Giovanni Salvini e l’introduzione di Fernando Orlandi. Gli straordinari risultati economici appaiono l’oggetto più evidente di una riflessione sulla Repubblica Popolare Cinese in occasione del suo sessantesimo anniversario. Il tratto più specifico dell’esperienza cinese lo si ritrova nella simultaneità della crescita economica e del processo di transizione da un sistema socialista “alla sovietica” ad una forma peculiare di capitalismo. In effetti, nel primo periodo della sua esperienza (1949-1976) l’unità del paese si attua – pur con gravi lacerazioni – in un sistema istituzionale di matrice sovietica che imbriglia tutta la società in modo totalitario e da “dispotismo orientale”, soffocandone ogni iniziativa. Dopo la morte di Mao (1976) inizia una graduale liberalizzazione che, con Deng Xiaoping (1978) si estende, partendo dal vasto mondo rurale, ad ampia parte della sfera economica. È in questo secondo periodo che – dopo il massacro di Tian’anmen (1989) – si introduce il “socialismo di mercato” (1993), inteso in concreto a diminuire il ruolo dell’economia di comando, che pure permane in altro modo, e introdurre forme di mercato. Il terzo periodo – adesione alla WTO (2001) – collega le riforme interne alle esigenze della realtà internazionale. Il dumping monetario e del costo del lavoro favoriscono le esportazioni. La Cina diventa la “fabbrica del mondo”.


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Focus. Secondo un sondaggio del Censins solo il 38,6% teme le pandemie

Gli Italiani non si fanno “influenzare” dalla A

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hi sono i meno spaventati. Il 61,4 per cento degli italiani non ha paura dell’influenza A, come emerge dall’indagine periodica del Monitor Biomedico realizzata negli ultimi mesi. Al di là delle oscillazioni dei picchi di allarme, non sono intimoriti dai rischi della pandemia soprattutto gli uomini (68,1 per cento), i laureati (74,4 per cento), i residenti del NordOvest (66 per cento) e del Nord-Est (74,5 per cento). Ad avere meno paura sono, inoltre, gli abitanti dei centri urbani più piccoli - fino a 10mila abitanti (61,9 per cento) e tra 10mila e 30mila abitanti (64,4 per cento) - e gli italiani più giovani (più del 65 per cento). E perché sono meno spaventati. Più del 37 per cento di chi

non ha paura dell’influenza A ritiene che, in realtà, i rischi siano gonfiati dai media, mentre oltre il 24 per cento è convinto che le nostre tutele sanitarie siano adeguate per evitare il diffondersi della pandemia. Particolarmente critici verso l’allarmismo sono gli uomini (42,7 per cento), i soggetti con un titolo di studio più elevato (il 44,4 per cento dei diplomati e il 41,2 per cento dei laureati), gli abitanti del Nord-Ovest

(43 per cento) e del Centro (38,9 per cento), i giovani dai 18 ai 29 anni (49,5 per cento), coloro che hanno un livello di reddito alto o medio-alto (42 per cento), le famiglie monogenitoriali (42,9 per cento). Più fiduciosi nelle tutele previste dalla sanità sono i residenti del Nord-Est (41,2 per cento). Chi sono i più spaventati. È invece tra i residenti del Sud (quasi il 49 per cento) e

quelli del Centro (40 per cento) che si regista una quota nettamente più alta di persone che dichiarano di avere paura dei rischi di pandemia legati all’influenza A. Sono più spaventati gli anziani (47,1 per cento) e le donne (45 per cento), ma anche i soggetti meno scolarizzati, con al massimo la licenza elementare (51,5 per cento), gli abitanti dei centri urbani più grandi (41,4 per cento), coloro che dispongono di redditi più bassi (quasi il 60 per cento) e le coppie senza figli (44,2 per cento). Paura e sfiducia. La paura dipende soprattutto dalla convinzione che le malattie arrivino anche da noi a causa della globalizzazione (il 24 per cento delle opinioni raccolte, dato che sale a quasi il 31 per cento nel Mezzogiorno e al 28,5 per cento tra le donne), oppure

dalla sfiducia nel sistema di tutele attivato (il 14,6 per cento dichiara che il sistema di tutela non è adeguato). Qualche anno fa invece… Anche nel 2005 la maggioranza degli italiani non aveva paura delle pandemie (il 63,7 per cento dichiarava di non essere spaventato). Da allora si è registrato un lieve incremento della paura, diffusa tra il 36,3 per cento della popolazione nel 2005 e tra il 38,6 per cento nel 2009. La paura è aumentata tra i residenti del Sud (dal 43,1 per cento al 48,9 per cento) e del Centro (dal 31,1 per cento al 40 per cento) e tra gli ultrasessantacinquenni (dal 40,2 per cento al 47,1 per cento). Rispetto al 2005 sono aumentati gli italiani che puntano il dito contro l’enfatizzazione dei media (+8,4 per cento). (Fonte: Censis)


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“Il ritrovo dei sapori”

un’inaugurazione indimenticabile

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uando si dice “un evento coi fiocchi”, dove le gioie della vista si coniugano alla perfezione con le delizie del palato. È questo, in estrema sintesi, il perfetto connubio venutosi a creare per quanti hanno avuto il piacere di presenziare all’inaugurazione del “Ritrovo dei sapori”. E, va detto ad onor del vero, erano davvero anni che in Valsugana non si vedeva una inaugurazione così ricercata come quella organizzata da Fiorella e Cristianna Piletti. Un “taglio del nastro” che certamente si farà ricordare e con il quale le due protagoniste hanno voluto dare vita alla loro nuova ed originalissima attività commerciale che sfoggia la già luminosissima insegna del “Ritrovo dei Sapori”, un nome che è tutto un programma, rigorosamente rispettato nei fatti. Provare per credere. Le due sorelle Piletti, infatti, hanno fatto le cose in grande: non un semplice rinfresco come di solito si usa fare, ma un buffet pieno di tante specialità gastronomiche e culinarie che sono state in grado di appagare anche i palati più esigenti di quanti hanno presenziato all’apertura di questa struttura che nel tempo – ne siamo certisarà destinata a diventare un vero punto di riferimento per i borghesani, nonché per tutti i valsuganotti che amano le novità e che sono alla ricerca di qualcosa di veramente particolare, raffinato e, soprattutto, gustoso. Una nuova attività commerciale che arriva a Borgo, dunque, le cui caratteristiche si identificano con

proposte da asporto facili, comode, grazie alle quali risolvere egregiamente il problema del pranzo o della cena. Ma il “Ritrovo dei Sapori” è molto, molto di più, perché tutte le sere dalla 18.00 alle 20,30 Fiorella e Cristianna presentano agli ospiti i loro fantastici aperitivi con tanti di

avrebbe potuto trovare la più ampia concretizzazione? Chi lo avrebbe mai detto che nel dépliant delle attività si poteva scrivere una originalissima struttura come il “Ritrovo dei Sapori”? Ieri forse nessuno, ma oggi tutti sono concordi ed unanimi nell’affermare che il “Ritrovo dei Sapori” gra-

Le titolari del "Ritrovo dei Sapori" Fiorella e Cristianna Piletti

la grande offerta di prodotti che le sorelle Piletti hanno voluto proporre sul ricchissimo banco delle esposizioni. Si spazia dalla pasta fresca, rigorosamente fatta in casa, alle tagliatelle al sugo di culatello, dai tortelli di erbette ai cappellacci di zucca. Dai bigoli alle orecchiette, ai maccaroncini ai pasticci e così vai... Ed ancora, salami di suino e salame di Felino, culatello, prosciutto crudo e chi più ne ha più ne metta. Insomma una infinità di specialità per ogni gusto,

ogni tasca ed ogni esigenza. Ma la più grande novità è il fatto che al “Ritrovo dei Sapori” non solo

Tutte le sere dalla 18.00 alle 20,30 Fiorella e Cristianna preparano fantastici aperitivi con tanti appetitosi stuzzichini

L'ampia scelta di pasta fresca, rigorosamente fatta in casa

si può mangiare a Buffet con una scelta veramente completa tra primi, secondi, insalate, insalatone e contorni vari, ma si può anche acquistare la propria specialità e portarla a casa con un ottimale servizio e

quei bocconcini, tartine, scaglie e pezzetti di formaggio che fanno venire l’acquolina in bocca solo a pensarci. Chi lo avrebbe mai detto che in quel di Borgo la fantasia di due ragazze

zie alla professionalità, competenza e savoir faire delle sorelle Piletti è una attività la cui insegna indiscutibilmente illuminerà a piena luce le giornale e le serate di Borgo Valsugana e non solo.


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Il ricordo. Una poetessa trascurata per decenni e troppo tardi riscoperta IN BREVE

Addio Alda Merini, poetessa bambina...

Minori stranieri

Dopo una vita lungamente sofferta se ne è andata la poetessa Alda Merini. Ci rimane la certezza che l’umanità abbia perso qualcosa, che un’intera biblioteca sia andata a fuoco senza prima lasciarsi consultare del tutto... e dunque tremendamente fragili, tremendamente soli. La quasi ventennale esperienza del manicomio, con il suo portato di elettroshock, umiliazioni corporali e annientamento umano, è stata un formidabile strumento conoscitivo dell’assurdo e del crudele che alberga nel mondo, dello scandalo costituito dall’esistere. Nei momenti più bui (o più lucidi: nei poeti spesso coincidono) era arrivata a dettare le sue poesie al telefono, ad amici e amiche che per

H

di Francesco Grosso

o passato anni a desiderare di morire. Ma la vita con me fu feroce: mi lasciò sopravvivere». Esistenza come pena da scontare; vita come risultato dell’insensibile ferocia del destino. Solo una poetessa poteva pensarci, e solo una poetessa passata attraverso un abisso di dolore. Dopo lunga malattia se n’è andata, all’inizio di questo mese, una delle figure più nobili di questo tempo così avaro di spiriti magni e così carico di banalità, conformismo, mediocrità. Se n’è andata, a 78 anni, Alda Merini, poetessa trascurata per decenni dal mondo della cultura italiana, e troppo tardi riscoperta non tanto per i suoi (enormi) meriti artistici, ma soprattutto grazie alla sua incredibile, dolorosissima vicenda umana. E fa impressione pensare che, dopo averla lasciata marcire per qualche lustro in un manicomio, la società dei (presunti) sani di mente l’abbia arruolata fra gli intellettuali militanti dello star system, l’abbia fatta assurgere a personaggio mediatico. Con l’ironia e l’intelligenza che la contraddistinguevano, però, lei è riuscita a non diventare un fenomeno da baraccone. Nelle sue numerose apparizioni televisive, non svestiva i panni della matta, non si sforzava affatto di sembrare normale o accomodante. Diceva la sua, rispondeva alle domande degli intervistatori, senza perdere quel piglio autentica-

«

mente intellettuale, libresco, vagamente snob. Nei confronti del mezzo televisivo nutriva (e non ha mai fatto nulla per nasconderlo) un inestinguibile complesso di superiorità: semplicemente, si serviva della tv esattamente come la tv si serviva di lei. Dal momento che ai poeti la società ha riservato nei secoli difficoltà economiche e privazioni («il bisogno è arrivato all’articolo pane», lamentava Leopardi in una delle sue ultime lettere), essere mediatica le serviva soprattutto a rapportarsi in modo più sereno con la lista della spesa e le bollette. Si parla in questi giorni di Alda Merini con toni soffusi ed elegiaci; ci si accosta a lei con quel cordoglio e quella tenera devozione che si deve a chi è scomparso dopo una vita lungamente sofferta; con la certezza, soprattutto, che l’umanità abbia perso qualcosa, che un’intera biblioteca sia andata a fuoco senza prima lasciarsi consultare del tutto. La poetessa milanese ha cantato la luce e le tenebre, l’erotismo e la fede, le vi-

sioni e le tentazioni, i poveri e gli ultimi; ma la cosa che sorprende è che lo ha fatto con l’entusiasmo e la semplicità di una bambina priva di esperienza: Spazio spazio, io voglio, tanto spazio / per dolcissima muovermi ferita: / voglio spazio per cantare crescere / errare e saltare il fosso. Alda Merini ha cantato, soprattutto, il suo disperato, lancinante bisogno d’amore, quel bisogno «più che doloroso: disumano» che alberga negli spiriti sensibili,

fortuna si preoccupavano di trasformare subito in parola scritta l’astrazione visionaria dei suoi versi. Monsignor Gianfranco Ravasi, suo estimatore e amico da sempre, ha recentemente osservato: «È stata uno degli ultimi rapsodi: il primato dell’oralità, la parola detta che lascia una traccia infinita nelle persone e nelle cose». Un’anima innamorata della parola, incapace di tacere: Il silenzio l’ho tenuto chiuso per anni nella gola / come una trappola da sacrificio.

Secondo il rapporto dell’Anci sui minorenni stranieri non accompagnati - spiega Monia Giovannetti, coordinatrice scientifica dell’Associazione - si è verificato «un aumento del 19% della presenza di tali minori sul territorio dei comuni italiani presi in considerazione, rispetto al triennio precedente, con 7.870 minori solo per il 2006». E i Comuni dichiarano di aver attivato «interventi di presa in carico fino alla maggiore età, anche con soluzioni di seconda accoglienza, per 3.515 minori accolti in strutture di seconda accoglienza nel 2006, il 45% del totale. Anche i dati relativi all’indagine 2007-2008, in corso di elaborazione, confermano queste tendenze», conclude Giovannetti. Un panorama di riferimento al quale si affianca quello sulla popolazione carceraria. «È indubbio che i minori stranieri siano sovrarappresentati nella popolazione giovanile in stato di detenzione, in considerazione del rapporto italiani-stranieri nelle denunce alle Procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni nel quinquennio 2002-2006 (40.588 nel 2002 – 39.626 nel 2006 in totale, di cui 10.009 nel 2002 e 11.413 nel 2006 a carico di minori stranieri)» dichiara Serenella Pesarin, direttore generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari del Dipartimento per la Giustizia minorile del Ministero della Giustizia. Tale fenomeno è dovuto al fatto che una larga parte di questi ragazzi, spesso clandestinamente in Italia, «versano in condizioni precarie e sono privi di una figura parentale positiva di riferimento». Nonostante ciò, il trend negli anni 2004-2008 fa rilevare una progressiva e forte diminuzione degli ingressi dei minori stranieri nei Centri di Prima Accoglienza e negli Istituti Penali per i Minorenni. In questi secondi, prosegue Pesarin, «si registra persino il superamento del numero di ingressi dei minori italiani sul numero di ingressi dei minori stranieri», a fronte di un costante e importante aumento «delle misure cautelari non detentive quali il collocamento in comunità» e dell’applicazione della messa alla prova «che più di ogni altra facilita l’ingresso dei minori stranieri in programmi di recupero efficaci e rispondenti ai propri bisogni».


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Al Caffè Roma continua l’allegria...

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ncora una volta la capacità e dinamicità organizzativa del Caffè Roma di Borgo Valsugana si ripete. E lo fa riproponendo due giornate di vera festa per i Borghesani in particolare, ma anche per tutti i Valsuganotti. Lo fa offrendo, ai grandi ma ancor di più ai piccini, la possibilità di trascorrere le giornate del 29 novembre e del 13 dicembre all’insegna della spensieratezza e della piena allegria con una attrazione davvero particolare: lo spettacolo esilarante del clown Enrico Belli, che già in passato aveva saputo calamitare l’interesse dei borghesani. Ormai gli spettacoli offerti da Carlo D’Angiò, che del Caffè Roma – insieme a Nadia (la moglie) e Ramona ( la figlia) - è il competente gestore, sono entrati – indiscutibilmente

- nella quotidianità della Valsugana. Spettacoli per tutti, perché quanto da lui ideato e proposto riesce a soddisfare sia i grandi che i piccini, questi ultimi spettatori molto esigenti e competenti in materia di attrazioni “leggere”. Per lungo tempo le giornate e le serate estive di Borgo, salvo

qualche rara eccezione, sono trascorse perlopiù stancamente, nella totale anonimità, le une uguali alle altre, senza che vi fosse un’occasione di attrattiva, magari semplice nella sua formulazione ma non per questo di minore qualità rispetto ad altri eventi più elitari o altisonanti. Oggi, invece, grazie alla caparbietà e alla competenza dei gestori del Caffè Roma, Borgo e la Valsugana intera possono annoverare appuntamenti simpatici e frizzanti, proprio come le feste organizzate in famiglia, dove è un piacere

ritrovarsi tutti assieme per un aperitivo o per una cena, e dove s p e s s o , in maniera del tutto spontanea, ci si diverte davvero tanto e con poco. È quindi un piacere, per tutti noi, dar conto di queste serate, di questi appuntamenti, di questi ritrovi fra amici all’insegna di quel sano divertimento da tutti desiderato ma sempre più difficile da ritrovare e da ricreare. Al Caffè Roma ci sono riusciti e a loro vanno le nostre più vive felicitazioni.

embre Domenica 6 dictetto d'archi e pianoforte Carlo D’Angiò e la moglie Nadia

ar Concerto con qu 0- Inizio ore 17.3 viennese Musica classicani di Schubert con composizio

Domenica 29 novembre e domenica 13 dicembre Spettacolo e simpatia al CAFFE’ ROMA!

Animazione per grandi e piccini con

RICOBELLO CLOWN Per trascorrere un pomeriggio in allegria e di vera festa e per gustare tutte le nostre specialità... 40 tipi di cioccolata, i nostri gelati caldi, 48 tipi di tè...


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Eventi. Oltre 42 mila partecipanti alla celeberrima maratona

suonano come se fossero al concerto di fine anno e complessi accompagnati perfino dal corpo di ballo. E se non c’è nessuno pronto a esibirsi dal vivo? Nessun problema, basta mettere sul davanzale le casse dello stereo ed ecco che arriva la carica.

Correre a New York, una festa per tutti La maratona di New York è un evento sportivo a livello internazionale che coinvolge migliaia di persone da tutto il mondo, ma prima di tutto è un’esperienza umana che riunisce un’intera metropoli. E non importa il risultato...

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no sparo e all’improvviso le note di “New York New York” riempiono l’aria e una moltitudine di gente comincia a muoversi. C’è eccitazione tutto intorno, le persone si osservano, si studiano, si sorridono. Sono oltre 42 mila e vengono da tutto il mondo per partecipare alla maratona, quella con la M maiuscola, quella di New York. Sui pettorali si intravedono i nomi degli Stati di provenienza: Messico, Belgio, Germania, Israele, Francia, Gran Bretagna e naturalmente Italia. Alcuni sono veri e propri atleti, sportivi che hanno passato gli ultimi 12 mesi a prepararsi per questo evento. Li si riconosce subito: equipaggiamento perfetto e grinta da vendere. Prima della partenza riscaldano i muscoli, curano ogni dettaglio della preparazione, sono concentratissimi. Il loro obiettivo è finire nel minor tempo possibile. Intorno a loro tutti gli altri, quelli che si sono iscritti un po’ per gioco, un po’ per mettersi alla prova. Il loro obiettivo è

semplicemente partecipare. Molti di loro non hanno la più pallida idea di quanto ci metteranno. Non sanno neanche se riusciranno a percorrerli tutti i 42 km che li separano dal traguardo, ma non importa. È già una soddisfazione esserci. E così eccoli tutti insieme ad affrontare di corsa il ponte di Verrazzano, che collega Staten Island a Brooklyn. Per strada è pieno di felpe, pantaloni, magliette: sono i vestiti che i partecipanti hanno usato per scaldarsi durante l’attesa e che ora hanno gettato a terra. Saranno poi raccolti e, una volta puliti, distribuiti agli homeless, ai senza dimora di New York. Una festa per tutti Correre lungo le 26 miglia che attraversano i cinque distretti newyorchesi è un po’ come vedere delle istantanee che raccontano la società americana, o almeno una parte di essa. Passando per le vie di Brooklyn, con le casette a schiera e il giardinetto davanti, per un momento si ha la presunzione di capire cosa c’è dietro quelle porte ancora

addobbate per Halloween e la signora in vestaglia rosa che in piedi sulla porta ti saluta potrebbe essere la tua vicina di casa. C’è pure chi sta preparando il barbecue per il pranzo e il profumo della griglia a molti fa venire voglia di fare una pausa. Ma la maratona

è solo all’inizio e così si va avanti. A dare il ritmo alla corsa la musica che riempie le strade. Gruppi rock, metal, country: c’è di tutto. A ogni angolo un gruppo musicale propone il proprio repertorio. Ci sono perfino le bande di ragazzini con la divisa della scuola che

Go Italy go A incitarti lungo le strade sembra che ci sia tutta New York: giovani, anziani, famiglie con bambini e gruppi di amici. Perfino i poliziotti in servizio ti rivolgono parole di incoraggiamento. Ovunque spuntano cartelli con frasi che ti esortano ad andare avanti, che ti dicono che sei fantastico e che stai facendo una grande impresa. C’è il cartello, per sostenere Susan che finalmente ce l’ha fatta o Joe che corre in rappresentanza di tutti gli amici, oppure per esortare la mamma, il papà e perfino la nonna. Ma anche un più generico “we love runners”, amiamo i corridori. I bambini tendono la manina per darti il cinque e ti guardano con ammirazione, come se fossi un eroe. Per un attimo vorresti dire loro che in realtà sei solo uno come tanti, ma non è detto che tu abbia il fiato per farlo. E poi è bello sentirsi così importanti, anche solo per un momento. Molti dei partecipanti, soprattutto tra i veterani, hanno scritto il proprio nome sulla maglietta. Il perché lo si capisce quando il pubblico inizia a urlare il loro nome e a esortarli. E il percorso è un continuo sovrapporsi di “Go Helen”, “Run Tom” e perfino “Go Giovanni”. Basta poi una bandiera sulla maglietta o una frase detta ad alta voce, quel tanto che basta per far capire la provenienza italiana, e prende il via un tifo degno di una squadra nazionale, con tanto di applausi e cori di ogni tipo. Acqua, frutta o cioccolata Il sostegno del pubblico non si limita però al tifo.


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Eventi. Oltre 42 mila partecipanti alla celeberrima maratona Affrontare 42 km, anche solo camminando, richiede una notevole quantità di energia. Diventano quindi fondamentali i rifornimenti. La scorta di liquidi è garantita dall’organizzazione che, impeccabile sotto ogni punto di vista, ha allestito dei punti di ristoro offrendo acqua o bevande energetiche. Una serie di volontari, schierati su entrambi i lati della strada, tendono bicchieri di carta verso i partecipanti specificando il contenuto. Indossano tutti una lunga giacca impermeabile per ripararsi dagli schizzi. L’asfalto è coperto da un tappeto di bicchieri e bagnato da un miscuglio appiccicoso di liquidi. È incredibile come poche ore dopo il passaggio dell’ultimo tutto torni pulito e in ordine. Il rifornimento alimentare è invece offerto dal pubblico. E così sul marciapiede si può trovare un banchetto realizzato con il tavolo da giardino e coperto di frutta, succhi e barrette a disposizione dei maratoneti. Oppure signore con il sacchetto della spesa pieno che allungano brioche e dolci. O ancora c’è chi distribuisce caramelle per evitare i cali di zuccheri. Ovunque c’è qualcuno che spontaneamente e gratuitamente offre qualcosa da bere o da mangiare ai partecipanti. E c’è chi tra i concorrenti più che al risultato sembra interessato alle offerte alimentari. Ma è il bello di questa maratona, che rivela il suo volto più umano e goliardico proprio nella parte meno vicina alla testa della classifica. Probabilmente Meb Keflezighi, l’americano che l’ha vinta correndola in 2 ore 9

e ti dice “congratulations”. I piedi ti fanno male, le gambe sembrano non volersi più muovere, ma tu riesci solo a pensare che ce l’hai fatta. Gli sguardi, i sorrisi e i complimenti di tutti quelli che incontri ti fanno sentire quasi un eroe. E in quel momento ti sembra tutto vero, e forse un po’ lo è. (ps).

Solomon R. Guggenheim Museum Restoration Completion Photograph by David Heald © The Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Cosa vedere, cosa fare a NY City La Statua della libertà,

minuti e 15 secondi non ha visto l’uomo orientale che, indossando un boa di struzzo rosa, lo incitava lungo la 4th avenue. Né il bambino che lo guardava intimidito dalle spalle di suo padre o il concorrente vestito da militare hippie che si fermava ad abbracciare tutte le ragazze del pubblico. Impossibile ritirarsi “You did it”, ovvero ce l’hai fatta. Verso la fine del percorso aumentano i cartelli che ti fanno capire che ormai sei vicino al traguardo. E non stupisce sentire qualcuno, che vedendoti ormai stanchissimo, ti dice “arrivato a questo punto non puoi più mollare”. Per 26 miglia non c’è modo di ritirarsi. A meno che tu non stia veramente male, il pubblico è talmente convincente che ogni dubbio di abbandonare la gara sparisce. E verso la fine l’incitamento diventa ancora più forte, più mirato. Come se sapessero perfettamente cosa stai pensando e conoscessero la stanchezza che ti blocca le gambe, riescono a trovare le frasi giuste per farti andare avanti. Poi vedi andare avanti insieme a te persone che mai

Vasily Kandinsky Composition 8 (Komposition 8), July 1923 Oil on canvas, 55 1/8 x 79 1/8 inches (140 x 201 cm) Solomon R. Guggenheim Museum, New York Solomon R. Guggenheim Founding Collection, By gift. 37.262

avresti detto avrebbero potuto correre una maratona: non vedenti e disabili accompagnati da una guida che li aiuta a seguire la giusta direzione, stringono i denti e vanno avanti fino in fondo. Ed è proprio quando incontri un uomo che spinge la sua carrozzina all’indietro per affrontare una salita che capisci chi sono i veri vincitori di questa maratona. Sei un eroe Sembra impossibile, ma a un certo punto vedi spuntare il traguardo. Dietro di te 42 km di strada e vita, davanti una ragazza sorridente che ti mette una medaglia al collo

l’Empire state building, il Rockfeller Center: sono molti i luoghi da visitare a New York. Tra questi vi consigliamo il Guggenheim Museum, che fino al 13 gennaio propone una retrospettiva di Vasily Kandinsky, l’artista russo fondatore dell’arte astratta (foto). Un centinaio di opere dipinte tra il 1902 e il 1942 provenienti da collezioni private e pubbliche, tra cui il patrimonio del Centre Pompidou di Parigi e della Städtische Galerie di Monaco, ripercorrono i temi più ricorrenti in Kandinsky, dai paesaggi montani alle tumultuose vedute marittime fino agli

immaginari apocalittici. Se l’arte moderna non è il vostro genere, potete visitare il Metropolitan Museum, uno dei musei più grandi e importanti del mondo. Si trova vicino al Guggenheim (foto), lungo il cosiddetto Museum Mile sulla 5th avenue. Tra le diciannove esposizioni permanenti del museo spiccano quelle dedicate all’antico Egitto, all’antichità classica e alla pittura europea. Potete spaziare dalla pittura alla fotografia, dal design alla scultura e perfino ammirare performance artistiche che utilizzano le nuove tecnologie e il mondo visivo contemporaneo al MoMA, il museo di arte moderna che vanta una collezione di circa 150 mila opere. Dal 22 novembre è possibile ammirare la retrospettiva dedicata a Tim Burton, il regista di celebri film quali Beetlejuice e The Nightmare Before Christmas. La mostra presenta le produzioni artistiche create durante la realizzazione dei suoi film, i progetti non realizzati e pezzi esposti per la prima volta al pubblico. Per una serata un po’ diversa c’è Fela!, una delle novità di scena a Broadway. Lo spettacolo esplora la vita dell’artista nigeriano Fela Anikulapo Kuti, una vera e propria leggenda dell’afrobeat, mescolando jazz, funk e ritmi africani. Se invece preferite andare sul sicuro vi consigliamo “The phantom of the Opera”, lo spettacolo in scena da più tempo nella storia di Broadway. Un classico di Andrew Lloyd Webber che ha vinto il Tony Award come miglior musical.


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MUSICA

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TOTO Intervista. Incontro con Toto Cutugno, cantante, compositore e paroliere

Nel mezzo della trionfale tournée nei Paesi dell’Est europeo, abbiamo incontrato Toto Cutugno, autentico ambasciatore della musica italiana nel mondo.

C U T U T G N O

L’Italiano che porta la musica nel mondo

di Giuseppe Facchini

oto, parlaci di questo successo incredibile. «Sto girando tutta l’Europa dell’Est, le prossime tappe sono a Tallin in Estonia, a Kiev in Ucraina, ad Alma Ata in Kazakistan e poi ancora a Mosca e in dicembre a New York». Com’è l’accoglienza da parte del pubblico? «È una cosa incredibile, i ragazzi cantano canzoni che ho scritto anni e anni fa con le parole in italiano; una cosa da lasciarti senza fiato. Il pubblico è meraviglioso, è una cosa che mi dà grandi soddisfazioni, sia professionali che umane». Tu canti sempre in italiano

in qualunque parte del mondo? «Io canto solo in italiano, tranne 3 o 4 canzoni in francese visto che ho avuto la fortuna di incidere in passato alcuni successi in quella lingua». E i concerti a dicembre a New York? «Quella è una cosa molto particolare, una serie di concerti con i teatri ormai esauriti, vado in America a fare concerti per i russi». Alla faccia della guerra fredda. Hai vissuto un periodo della tua vita molto difficile, dopo una malattia seria. Qual è stato il ruolo della musica in questa vicenda? «La musica è stata la mia più grande medicina. In questo incidente di percorso, la

musica è stata determinante, nell’aiutarmi a superare alla grande questa cosa; naturalmente insieme alle persone che mi amano e mi sono state vicine. Molto importante sicuramente l’affetto e l’amore del mio pubblico. Ora sto abbastanza bene, non sai quanti progetti ho in testa e con quanta voglia di fare le cose. Approfitto per dire a tutti di fare la prevenzione, costa niente, un esame del sangue, ti fai la prevenzione e puoi evitare veramente dei danni maggiori, perché se io l’avessi fatta a 45, 50 anni, probabilmente non mi sarei trovato in una situazione come quella in cui mi sono trovato. Sia gli uomini che le donne: prevenzione, è una cosa che va fatta dai 40 anni in su, chek-up ogni anno, questo dico a tutte le persone che ci stanno leggendo». Nelle tue canzoni hai parlato spesso dei veri valori della vita. «Il valore più bello è la famiglia; la famiglia è qualcosa di sacro come le persone che ti vogliono bene. Se non ti attacchi a questi valori cosa fai? La solitudine se la cerchi è una bella cosa ma se te la trovi così e la subisci rischi di viverla come un sentimento di disperazione». Hai sempre un grande entusiasmo per tutto quello che fai. «Ancora più di prima, perché quando tu attraversi un periodo terribile della tua


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MUSICA

Intervista. Incontro con Toto Cutugno, cantante, compositore e paroliere vita, quando c’è in ballo la tua salute, quando poi riprendi, hai una forza, una volontà, un entusiasmo, una voglia di spaccare il mondo, ogni volta che salgo sul palco provo emozioni sempre maggiori e più forti».

«L’importante è lavorare bene ed essere professionali. Il giudizio di qualche giornalista lascia il tempo che trova. È il pubblico che decide non i giornalisti, io devo pensare a scrivere belle canzoni, se ci riesco».

Nella tua lunga vita artistica verso quali persone provi grande gratitudine e riconoscenza? «Innanzitutto a Vito Pallavicini, un poeta, purtroppo scomparso. Lavorava alle Edizioni Curci di Milano, io avevo un piccolo ufficio, scrivevo delle cose, ma non pensavo ancora di fare il cantautore. Non succedeva mai niente e un giorno ho bussato alla sua porta e gli ho chiesto “posso farle sentire qualcosa di mio, se mi dice qualcosa, se posso fare la carriera di compositore e poi mi dice in tutta onestà se posso continuare a sperare in questo mestiere”. Mi sono messo così al pianoforte e gli ho cantato un paio di canzoni mie. Era il 1974. E lui mi dice: bravo, in 2 anni ti faccio diventare il migliore compositore in Europa. Dopo il grande successo internazionale della canzone “Africa” che ha venduto milioni di

La televisione ti ha dato grandi successi anche come presentatore. «Ho fatto diversi programmi importanti come Piacere Raiuno, Domenica in, I fatti vostri, Stasera mi butto. Mi manca la televisione, però non mi piace la televisione di adesso. Solo per apparire non mi interessa, ma se riesco a proporre qualcosa di interessante e che mi piace, un giorno ci torno».

dischi, due anni dopo ho vinto il premio di miglior compositore al Midem di Cannes. Una grande soddisfazione». E altre persone? «Devo molto ad Adriano Celentano, che è stato fra i primi a credere in me; per lui ho scritto 13 canzoni. E poi anche al grande Mike Bongiorno che ha insistito per farmi cantare e interpretare le mie canzoni; con lui ho inciso la sigla del quiz televisivo Scommettiamo “Donna donna mia” che interpretata poi da Hervè Vilard in Francia ha venduto 1.500.000 copie». Tanti successi, ma ancora qualche polemica. È possibile che ancora oggi vi siano da parte di alcuni giornalisti dei pregiudizi nei tuoi confronti?

In febbraio si svolgerà la sessantesima edizione del Festival di Sanremo, non può mancare un protagonista come te della storia della manifestazione a cui hai partecipato ben 14 volte, 12 da solista e 2 insieme al gruppo degli Albatros, vincendo una volta, classificandoti al secondo posto per altre sei... «Siamo parlando se andare o no, la canzone c’è ed è molto

particolare e molto bella, non perché l’abbia scritta io, ma quelli che l’hanno sentita sono rimasti tutti entusiasti; vediamo, prima deve decidere la commissione, dopodiché decideremo noi». Sei in un periodo di buona vena prolifica come autore? «Quest’anno ho scritto 12 canzoni, avrei già il CD pronto, dal punto di vista della creatività non ci sono problemi, c’è maggiore entusiasmo, c’è maggiore vena, quindi siamo a posto da questo punto di vista. Sono canzoni che mi rappresentano, storie vissute, altre che avrei voluto vivere. C’è di tutto». Tanti anni di lavoro e di concerti sui palcoscenici più importanti, hai venduto milioni di dischi nel mondo; eppure traspare sempre una grande emozione quando sali sul palco dell’Ariston. «Sanremo è un palcoscenico incredibile. Ho una grossa responsabilità nei confronti del pubblico; sento che la gente mi vuole bene e questo la aumenta; sono una persona molto professionale, però cer-

co di avere sempre un grande rispetto verso il pubblico che mi ascolta e che acquista il mio lavoro». Quando hai vinto nel 1980 con “Solo noi” la gioia si è trasformata in pianto. «È stato nel pensare a mia mamma che era morta da poco. Sanremo mi ha dato molto ed io ho dato molto al Festival. Dodici partecipazioni come solista più due come Albatros. Da Sanremo è partita la mia canzone “L’italiano”, nel 1983 che ha fatto il giro del mondo. E un ricordo particolare al 1990 quando mi sono esibito in coppia con il grande Ray Charles che ha cantato a Sanremo la mia canzone “Gli amori”». Cosa vuoi dire al tuo pubblico? «Voglio dire che ho il gusto della vita, che mi piace fare un sacco di cose, di progetti, spero di non deludere mai il pubblico, che mi ama e mi sostiene da tanto anni. Io ce la metto sempre tutta in ogni cosa che faccio. E tanti saluti al Trentino del quale ho sempre un bellissimo ricordo dai tempi di “Piacere Raiuno”».


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S P E T TA C O L O

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Pergine IN BREVE

Effetto notte

LEVICO

Bastard in concerto di Giuseppe Facchini

S

i è aperto il 13 novembre scorso con Effetto notte, omaggio al regista Truffaut e al cinema, il cineforum 2009/2010 del Circolo del cinema Effetto notte di Pergine. La rassegna proseguirà fino a fine aprile con proiezioni ogni venerdì alle 20.45 presso il Cinema teatro Don Bosco di Pergine. Completa il programma delle proiezioni di novembre la commedia sulla Swinging London “I love radio rock”, venerdì 27 novembre. Classici a dicembre: “Scandalo a Philadelphia”, martedì 1, “Gioventù bruciata”, venerdì 11, e il capolavoro “natalizio” di Frank Capra “La vita è meravigliosa”, che chiuderà la prima parte della rassegna venerdì 18. La rassegna riprenderà venerdì 15 gennaio con “Il senso della vita” dei Monty Python, “Il rabdomante”, film del 2007 di Fabrizio Cattani, e il coinvolgente film africano “Teza”. Film “copertina” per la locandina

Sul set de "Effetto Notte"

Una scena de "Il senso della vita"

di quest’anno è “Il pianeta selvaggio”, pellicola d’animazione franco-cecoslovacca del ’73 definito «piccolo

capolavoro di fantasia figurativa», in programma venerdì 5 febbraio. Ad arricchire il cartellone le collaborazioni con il Festival internazionale. Tutti nello stesso piatto, organizzato da Mandacarù, e il Film festival “Religion today”, attraverso i film “Black gold”, il 12 febbraio, e “Le mele di Adamo”, il 9 aprile. Conclusione in crescendo con “Grizzly man” di Herzog e “Capitalism: a love story” di Micheal Moore.

Il 28 novembre alle 21 al Palalevico di Levico Terme prima data della tournée dei “The Bastard Sons of Dioniso”. Dopo la pubblicazione del nuovo disco della band “In stasi perpetua” è arrivato il momento della verifica live. È la dimensione preferita da Michele Vicentini, Federico Sassudelli e Jacopo Broseghini, che non vedono l’ora di poter suonare davanti al numeroso pubblico di estimatori. La scaletta del concerto di Levico prevede tutte le canzoni del nuovo disco, qualche cover, una parte acustica unplugged con canzoni degli ultimi anni riarrangiate. Nel frattempo durante la loro esibizione ad “X-factor” è stato loro consegnato il “Disco d’oro” per le vendita dell’EP “L’amor carnale”. In ogni tappa del loro tour hanno scelto di essere accompagnati in apertura del concerto da un gruppo musicale trentino che cambierà di volta in volta in modo da permettere una importante opportunità alle giovani band della nostra provincia.


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SOCIETÀ

Hi-tech. Con le Girl Geek Dinner la tecnologia è una cosa da donne

FEMMINILE PLURALE

S

i chiama Girl Geek ed è un gruppo di donne appassionate di tecnologia che un bel giorno si sono stufate di starsene in disparte, all’ombra dei colleghi uomini, e hanno deciso di riunirsi e mettere in rete le proprie esperienze. Sono nate così le GGD, le Girl Geek Dinner, cene organizzate per parlare di tecnologia, scambiarsi informazioni sui software in uscita o condividere le soluzioni ai problemi informatici. Il tutto tra donne. “La nostra passione per la tecnologia è la stessa che hanno probabilmente gli uomini che con noi condividono questo interesse – spiega Morena Menegatti di GGD Milano – Oggi certe professioni e certe passioni sono spesso viste come

prettamente maschili, e se ci presentiamo a un meeting supertecnologico ci scambiano per persone dell’area marketing o comunicazione. Ecco, noi vogliamo solo dire che esistono anche donne, e donne valide, anche nei settori dell’information technology, dell’high tech o che svolgono professioni che qualcuno sarebbe portato a pensare come tipicamente da uomini”. Le GGD rappresentano quindi un’opportunità per incontrare e socializzare con altre donne appassionate di tecnologia, internet e nuovi media durante una cena o un aperitivo. Si tratta di eventi organizzati in tutto il mondo, nati a Londra nel 2005 su iniziativa di Sarah Blow, una software engineer inglese stanca di ritrovarsi in nettissima minoranza alle

conferenza tecniche. In realtà le donne che navigano in rete non sono affatto poche. Secondo i dati Eurostat e Nielsen nel 2003 le navigatrici italiane superavano di poco il 30% e nel giro di pochi anni hanno raggiunto quasi il 50%. Tra i più giovani si può addirittura parlare di parità di genere. In Italia le GGD sono nate a Milano nel marzo del 2007 per iniziativa di un gruppo di otto donne. Alla prima cena, dedicata al social networking, erano in ottanta. L’anno dopo si sono costituiti i gruppi di Roma e Urbino ed è notevolmente cresciuto il numero dei partecipanti: all’appuntamento dedicato al car 2.0 hanno partecipato ben 250 donne. Da quest’anno le GGD sono anche a Bologna.

Le partecipanti sono donne, dai 20 ai 40 anni, impegnate nel mondo dell’Information Technology come programmatrici o ingegneri, ma anche appassionate del settore. E gli uomini? Sono ammessi a partecipare solo come invitati speciali di una donna e in numero limitato ad alcuni eventi. «Organizziamo tre tipi di eventi – continua la Menegatti – le GGD di networking, con l’obiettivo di fare incontrare le donne e permettere loro di condividere esperienze e informazioni, le GGD a tema, con ospiti autorevoli che intervengono per discutere di argomenti che ci stanno a cuore, e i GGD Cafè, incontri pomeridiani di networking». Per entrare in contatto con questi gruppi basta collegarsi

a www.girlgeekdinnersitalia. com. Si tratta di uno spazio on line a disposizione di tutte per condividere idee, appunti, approfondimenti e stili di vita delle ragazze appassionate di tecnologia e nuovi media. I prossimi appuntamenti sono ancora da definire, ma le GGD si stanno appassionando al tema del rispetto dell’ambiente e del risparmio energetico. È quindi probabile che presto verrà organizzata una GGD Green. Un’ultima curiosità: Geek, il termine con cui si definiscono queste donne informatiche, è una parola inglese che può essere confusa con “gecko”, che significa proprio geco. In realtà indica una persona solitaria, affascinata dall’informatica (ps).


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MOSTRE

Borgo Valsugana. Fotoritratti di ieri, disponendo il domani

Donne in primo Piano

C

asa Andriollo, il Museo Soggetto Montagna Donna di Olle Valsugana, ospita documenti e manufatti del vissuto femminile soprattutto di ambito domestico. Lo scopo perseguito è quello di valorizzare qualità e saperi delle donne che hanno vissuto in silente modestia una condizione di insufficiente considerazione. Il percorso intende mostrare aspetti intimi del vissuto femminile mettendo in risalto i frutti di una creatività svolta nell’anonimato. Ma scopo del Museo è anche quello di divenire archivio del vissuto femminile; tale destinazione, oltre rappresentare una formidabile possibilità di documentazione di costume da consegnare alle future generazioni, potrebbe consentire al Museo stesso di essere vissuto più attivamente dalla comunità, frequentato per studi e ricerche, animato dal flusso continuo di arricchimenti ed integrazioni. Per facilitare l’attuazione di questo obiettivo, si è pensato di iniziare con la costituzione di un archivio fotografico femminile; da qui l’idea di questa esposizione in

tema che possa fungere da richiamo per invogliare la comunità al prestito dei materiali fotografici, sempre molto preziosi per coloro che li hanno conservati. L’esposizione “Donne in primo piano foto ritratti di ieri, disponendo il domani” presso gli spazi LivioROSSI, lo spazio espositivo di Arte Sella a Borgo Valsugana, è realizzata con materiale fotografico d’epoca tratto dell’archivio personale della signora Rosanna Cavallini e vuole avere la funzione di traino ed esempio, garantendo agli interessati la serietà del progetto e al contempo l’efficacia documentale di un archivio stabile. I temi in cui si declina la mostra sono titolati : piccole donne, donne al lavoro, donne amiche e foto ritratti femminili. Ciascuno di essi mostra momenti della vita di donne del passato sui quali soffermarsi a riflettere e raffrontare i passaggi della nostra vita in cui mansioni, relazioni, riti e vincoli segnano e costellano le giornate di tutti. Nell’ambito dell’esposizione si è pensato di attribuire a tre fotografi che operano con mezzi e visioni moderni, il compito di realizzare

dei servizi fotografici sui ritratti delle donne di oggi, invitando le donne a farsi ritrarre, contribuendo in questo modo al taglio contemporaneo che non può mancare nell’ambito di una ricerca attenta e corretta. Il sottotitolo della mostra, invita infatti sì a soffermarsi sui volti, atteggiamenti, oggetti che parlano del nostro passato e ci aiutano a definire meglio quello che siamo, ma al contempo suggerisce che quelle donne a volte umili e dimesse, spesso fiere e dallo sguardo consapevole e vivo disponevano il domani: cioè lo preparavano, lo prefiguravano, aprivano la strada, l’orizzonte. Borgo Valsugana, Spazi Livio Rossi, C.so Ausugum 55-57 Orario: martedì/sabato 10.0012.00 e 15.30-19.00. Domenica 15.30-19.00. Ingresso gratuito.

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MOSTRE

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DESTRA ADIGE

SERATA AL MUSEO

Il paesaggio e i centri urbani della Destra Adige Lagarina di fronte a Rovereto, indagati nel corso degli ultimi due anni nel quadro di una collaborazione in atto con il Patto d’Area D.A.L. Mostra itinerante in cui vengono esposti i lavori di ricerca e di didattica sviluppati da un gruppo di docenti della Facoltà di Ingegneria e di studenti. Dal 12 al 20 dicembre. Nomi, municipio.

Il prossimo 2 dicembre, alle ore 20.45, presso il Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, si terrà l’incontro con Luca Pedrotti del Parco Nazionale dello Stelvio sul tema “Tra conservazione della biodiversità e conflitti: il cervo nel Parco Nazionale dello Stelvio.

I FIGLI DELLA DDR “Zonenkinder. I figli della Germania scomparsa” di Jana Hensel è la biografia generazionale di chi ha compiuto l’adolescenza nella Germania riunificata. Lettura e conversazione con Karin Birge Gilardoni-Büch e Michela Embrìaco. Trento, Biblioteca Via Roma.

MOSTRA DAVID BOWES Lo Studio d’arte Raffaelli di Trento presenta la mostra di dipinti inediti dell’americano David Bowes. È possibile fare astrazione, rimanendo legati a un linguaggio pittorico nettamente figurativo? La domanda parrebbe paradossale, ma non con Bowes.

Trento. Al Museo Diocesano Tridentino

Andrea Pozzo e il barocco di Michele Luongo

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l Museo Diocesano Tridentino di Trento il 19 dicembre prossimo apre la mostra sulla figura di Andrea Pozzo, prima esposizione monografica dedicata all’indiscusso protagonista della civiltà e della spiritualità barocche. L’evento organizzato in occasione del 300esimo anniversario della morte del pittore scenografo, architetto, decoratore, gesuita di origine trentina (Trento 30 novembre 1642–Vienna 31 agosto 1709) è incentrata sulla produzione giovanile dell’artista che lasciò il

Trentino per Venezia, dove attinse alle fonti artistiche del tempo. Il barocco è la migliore risposta “concreta e materiale” della Chiesa alla Riforma Protestante dopo le direttive del Concilio di Trento che hanno il compito di risvegliare e rinvigorire la

fede. Le città e i loro monumenti devono meravigliare l’osservatore, stupire con scenografie e decorazioni per colpire e stordire nei sensi. Le espressioni e i linguaggi dell’arte in pittura, scultura, architettura, si uniscono in un complesso unitario con

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effetti “pittorici” attraverso la luce e l’ombra. In questo periodo si colloca Andrea Pozzo, che realizza gli affreschi nella chiesa del Gesù a Frascati (Roma), e la volta della Chiesa di S. Ignazio a Roma, e la volta della chiesa dell’Università a Vienna, adoperando la tecnica, già sperimentata, della finzione pittorica. È suo il trattato “Perspectiva pictorum et architectorum” (1693-1698) in due volumi e tradotto in varie lingue. La mostra di Trento vuole documentare la poliedrica personalità dell’artista gesuita, mettendone in risalto i legami con gli ambienti culturali in cui operò.

Mostra di presepi napoletani

Celebre nel mondo, il Presepe tradizionale napoletano continua a vivere grazie all’abilità e alla passione di numerosi artigiani che riescono a mantenere viva questa nobile arte nel rispetto della tecnica di realizzazione secolare. A Rovereto, dall’11 dicembre e fino all’Epifania, sarà allestita, presso la Sala Iras Baldessari, una Mostra di Arte presepiale napoletana, un’occasione unica per festeggiare il Natale della tradizione Italiana.

Trento. Alle Albere omaggio al pittore trentino, con quattro inediti Eugenio Prati fra Scapigliatura e Simbolismo Dal 5 dicembre 2009 al 25 aprile 2010 il Mart, nella sua sede di Trento a Palazzo delle Albere, rende omaggio a Eugenio Prati, uno dei più significativi artisti dell’Ottocento trentino con la mostra “Eugenio Prati (1842-1907) fra Scapigliatura e Simbolismo”. Il progetto propone un profilo completo di questo pittore, nato nel 1842 a Caldonazzo, e morto nel 1907 dopo un’intensa carriera artistica che lo aveva

Miniature in musica

Miniature in musica: l’incanto natalizio. Un’esposizione dedicata ad una scelta di preziosi volumi con incisioni e miniature della Collezione Feininger. Curatori: Gianmario Baldi, Danilo Curti-Feininger, Marco Gozzi. In collaborazione con la Soprintendenza Beni librari e archivistici PAT. Dal 3 dicembre 2009 al 10 gennaio 2010. Rovereto, Biblioteca Civica Tartarotti.

portato ad esporre nelle più importanti rassegne artistiche europee, da Parigi, a Berlino, a Monaco di Baviera, a Venezia. La mostra ruota attorno al rapporto fra la produzione pittorica di Eugenio Prati e l’arte verista di fine Ottocento, proprio in quella fase di transizione verso il simbolismo, che l’artista avvicinò grazie ad una serie di relazioni internazionali. Si parte quindi dai dipinti veristi di Prati, sia quelli

del suo periodo veneziano come quelli più legati ai temi della quotidianità contadina della terra trentina, per arrivare alla sua stagione simbolista influenzata dalla cultura letteraria e musicale di fine secolo. Un particolare motivo di interesse della mostra è rappresentato dalla presenza di quattro dipinti del tutto inediti di Prati, scoperti dal Mart nell’agosto del 2009 e appartenuti alla famiglia Bossi Fedrigotti.

Trento. Al Museo Tridentino di Scienze Naturali

Nuova Berlino: tracce di memorie urbane

Luce: fotografie di Moratelli L’esposizione fotografica LUCE presenta il lavoro appassionato di Diego Moratelli. La luce, elemento primario della fotografia, nelle sue molteplici declinazioni fisiche e simboliche e nelle sue infinite variazioni e significati, segna una svolta nel lavoro del fotografo, che con questi scatti passa dalle sue prime ricerche, dove prevale la sapiente rappresentazione del

reale, ad una visione più sintetica, quasi astratta del mondo fisico, come se volesse comunicare il proprio stato d’animo nei confronti della natura. Il progetto espositivo è stato fonte d’ispirazione di un percorso musicale che ha visto impegnati i maestri del Festival Sonata Islands. I musicisti hanno appositamente tradotto le immagini di Moratelli in una

LAVORI IN CORSO

serie di suoni ed incantevoli melodie. Trento, Museo Tridentino di Scienze Naturali.

Sei fotografi – sei diverse biografie – presentano la propria immagine di Berlino. In un percorso composito e ricco di contaminazioni emerge l’irrequietezza di una città laboratorio a cielo aperto, in cui il futuro che avanza convive con un passato costantemente riadattato al nuovo volto urbano. Trento, Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, P.zza Battisti.


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ARTE

Arte. Il Monumento Momentaneo di Lara Favaretto non è passato inosservato

Un’opera che fa discutere, ma anche riflettere

I

l Temporary Monument pensato e realizzato per la mostra Civica 1989 2009. Celebration, Institution, Critique è uno degli eventi che inaugurano la Fondazione Galleria Civica, Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento. L’intervento dell’artista consiste in una muraglia di sacchi di sabbia che delinea il perimetro del Monumento di Dante, fungendo da protezione. La statua di Dante-scolpita nel bronzo nel 1896 da Cesare Zocchi- è il simbolo della lingua italiana, posizionata nella piazza antistante la stazione, quando il Trentino era ancora territorio dell’Impero Austro-Ungarico. L’opera dell’artista contemporanea Lara Favaretto, che nasconde parzialmente il monumento preesistente, ha un notevole impatto visivo e grande forza. L’intento del-

(foto di Dany Trentin)

l’artista è quello di costruire un monumento in negativo, occultando la natura visiva e la presenza fisica del Dante per metterne in evidenza il carattere simbolico. In questo modo la Favaretto obbliga a riprendere coscienza di uno spazio dimenticato e di un simbolo che nel tempo aveva smesso di farsi portavoce di significati e che a causa della sua presenza fissa e costante aveva smesso di

attirare la nostra attenzione, diventando ormai per assuefazione un oggetto usuale e privo di carattere metafisico. Un lavoro così invasivo e di grandi proporzioni non poteva passare inosservato e non suscitare pure giudizi contrastanti. Molte critiche negative sono giunte dalla stampa locale, da alcuni addetti ai lavori e da una cospicua parte della popolazione, lamentando

soprattutto l’eccessiva invasività dell’opera e l’ingente dispendio di denaro. Altre fonti autorevoli hanno invece interpretato diversamente e con toni entusiasti l’intervento della Favaretto, mettendo l’accento sull’importanza della fusione tra contemporaneità e storicità, nel tentativo di ridare voce ad un simbolo dimenticato della città di Trento e della lingua italiana. Una delle molle che ha fatto scatenare il dibattito è stato un episodio avvenuto qualche giorno prima dell’inaugurazione: una parte dei sacchi di sabbia che circondavano il monumento a Dante sono crollati. Inizialmente si era ipotizzata un’azione di sabotaggio, mentre indagini successive hanno accertato che il danno è stato causato solamente dal vento. Questo fatto ha suscitato una reazione a catena che ha trasformato

l’installazione in un intervento performativo involontario, accendendo il dibattito tra le parti. La speranza è che quanto avvenuto si riveli utile per fare da cassa di risonanza per la realtà trentina nel mondo: la Favaretto è un’artista di caratura internazionale e talvolta le critiche negative possono rivelarsi positive nel mettere in luce e dare risalto a una realtà, solitamente ignorata e silenziosa. La contemporaneità spesso richiede un piccolo sforzo: siamo chiamati a riflettere su noi stessi, sul nostro tempo, su ciò che siamo, cercando di allenare la nostra mente e il nostro pensiero ad una visione più aperta ed elastica. Attraverso la proposta di questi lavori, la Fondazione Galleria Civica ci stimola ad utilizzare nuovi strumenti di comprensione. Il Monumento Momentaneo potrebbe indurci a riflettere, a riconsiderare certe tematiche e certi luoghi, a rapportarci in modo diverso con lo spazio, il nostro spazio; con uno spazio dimenticato. Anche con una dimensione astratta e profonda. Dany Trentin

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ARTE

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Intervista. Danilo Eccher, direttore della Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino

GAM

Una finestra aperta sul mondo dell’Arte di Antonella Iozzo

D

anilo Eccher Trentino, classe 1953, è il nuovo direttore della Gam, la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino. Direttore artistico della Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento dall’89 al ’95, commissario alla Biennale di Venezia nel ‘93, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna dal ‘96 al 2000, e al Macro di Roma dal 2001 al 2008. Determinato, innovativo, acutamente critico. Nelle sue monografie e nei saggi per cataloghi, il senso della ricerca e del passato. Qual è la linea guida del suo lavoro? Cercare di unire le diverse tipologie di pubblico che visita i musei, quello che

li frequenta per studiare, affrontare approfondire la collezione permanente, al pubblico interessato solamente al lato spettacolare delle mostre temporanee». Una nuova concezione museale? «È il tentativo di questo

Una scritta per lanciare il nuovo volto della Gam? «Noi vorremmo che si percepisse l’idea che l’arte è un grande fiume, un continuo scorrere nella ricerca , ma continuare a cercare non vuol dire dimenticare le origini».

progetto, dove parte storica e parte contemporanea dialogano». Dal Macro di Roma alla Gam di Torino cosa si è portato dentro e cosa ha lasciato? «Ho lasciato un museo in salute, un museo che stava partendo, che stava decollando, e sono sicuro che decollerà prossimamente. Ho trovato un museo che ha una grande storia e con delle grandi prospettive davanti». Come è stato accolto dalla città, c’era attesa? «Molto bene, anche se devo dire che questi mesi l’ho passati quasi tutti nei depositi della Gam. L’attesa, la curiosità ci

Danilo Eccher

sono sempre, sono inevitabili soprattutto quando compare sulla scena un nuovo direttore». Arte giovane o giovane Arte? «La domanda può essere letta da entrambe le parti. Le rispondo usando la frase di Maurizio Nannucci che campeggia sul tetto Gam: “Tutta l’Arte è sempre stata contemporanea”».

Che rapporto ha con la città di Trento? «Il tipo di rapporto che si ha normalmente con la città nella quale si è nati e nella quale si torna ogni tanto». E dalla vita artistica trentina cosa ci dice? «Attualmente sono direttore della Gam di Torino, mi occupo solo della Gam e ogni concetto e pensiero è concentrato su questo progetto». La soddisfazione più grande che si aspetta a Torino? «Che la Gam riviva attraverso le sue collezioni».


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T E AT R O

Tezze. Una commedia che ebbe grande successo già nel 1750

La Bottega del Caffè di Goldoni

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’Associazione Gank - Teatro Stabile di Genova presenta “La bottega del caffè”, una delle più celebri opere di Carlo Goldoni, scritta nel 1750 sviluppando un tema già esposto in precedenza come intermezzo musicato e che ebbe già allora un così grande successo da meritarsi un ampliamento a commedia in tre atti. Il commediografo veneziano disegna una piazzetta dove fa vivere tre botteghe, «quella di mezzo ad uso di caffè; quella alla diritta, di parrucchiere e barbiere; quella alla sinistra ad uso di

giuoco, o sia di biscazza» e vari meravigliosi personaggi, avventori, gestori delle attività, giocatori, caratteri universali, umani, verosimili e forse veri. Come sostiene lo

stesso Goldoni nelle sue Memorie, prevenendo eventuali critiche alla mancata unità d’azione, la sua intenzione non era di voler rappresentare una vicenda ben precisa,

ma di voler dipingere una piazzetta di Venezia e la vita delle persone che gravitavano intorno ad essa. Ed ecco quindi che tutta la scena non è altro che uno scorcio di realtà portato in teatro. Il vizio e la colpa, la virtù e le passioni muovono e animano queste creature che racchiudono in loro ingenuità e malvagità, speranze e furore. Con Antonio Zavatteri, Alberto Giusta, Alessia Giuliani, Aldo Ottobrino, Massimo Brizi. Regia Antonio Zavatteri. TEZZE Teatro Parrocchiale 29 novembre ore 20.45

PICCOLO TEATRO PINETA

Apri tu per favore

Fortunato Quagliarulo è un imprenditore della Napoli borghese. Quando uno sciagurato investimento in borsa si somma alla scoperta del tradimento della moglie, la terra gli frana sotto i piedi. Pensa allora alla vendetta. Ma non si tratta della soluzione migliore.

CIVEZZANO Teatro Comunale 5 dicembre ore 20.45

Pergine. Al Don Bosco “A teatro con mamma e papà” Un Natale... mai visto Tre clown ed un musicista per raccontarci a modo loro il Natale. Entreranno dapprima nei panni di tre pastori durante una notte piena di situazioni impreviste o inspiegabilmente prevedibili, nonché dense di segni e visioni che si confondono tra sacro e profano. Saranno

ZIVIGNAGO

Sera in prosa con Amlet

Il 28 novembre prossimo, presso il Teatro di Zivignago di Pergine, la “Compagnia dei Giovani” di Trento porta in scena il lavoro “Amlet”, spettacolo in salsa comica. Inizio ore 20.45. Ingresso: intero 6 €, ridotto 4 €.

poi i tre Magi nel lungo viaggio attraverso il profondo deserto, che incontreranno uno stranito e grottesco Erode, per giungere inconsapevolmente alla loro meta. Tra echi di alcune profezie di Isaia che preannunciano la nascita del Bambino e di antichi e leggendari

racconti mediorientali che narrano sotto altri aspetti il meraviglioso avvenimento, racconti stupiti e ingenui che potrebbe fare un bambino, scherzi e musica dal vivo, proveranno a raccontare la storia che tutti sanno ma che così non ha mai visto nessuno.

PERGINE Teatro Don Bosco 5 dicembre ore 16.00

Ospedaletto. Un lavoro del “Teatro del Cuore” di Feltre versiamo da adulti. “Non ci sono più bambini”, la battuta forse rivelatrice di quest’uomo che si rifiuta alla morte, che si ribella all’idea che la vita sia una malattia… Solo con il gioco è possibile vincere la paura della vita e della morte e

STAGIONE TEATRALE

Vita da gatto

Il malato immaginario Vivere è essere malati, è meglio temere di essere malati che accettare di esserlo. Strano eroe della salute Argan difende il suo diritto all’infanzia. Non sa rassegnarsi all’idea che la vita sia una realtà mortale, la mortale realtà che attra-

OLLE

così Argan gioca a fare il malato, gioca col denaro, la medicina, gli affetti. La follia sembra essere nel cosiddetto mondo esterno... OSPEDALETTO Teatro Comunale 12 dicembre ore 20.30

Lui si chiama Bianco ed è un gatto. Insieme al papà, che gli insegna le cose fondamentali della vita come il colore e il ritmo, vive in un brandello d’orto scampato non si sa come al devastante abbraccio di cemento della città. Ma anche l’orto viene inglobato nella città e così Bianco si trova senza casa. Olle, Teatro, 28 novembre ore 16.30.


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Per contattare Miriam rivolgersi alla AEMME sas: tel. 0461 752622 - redazione@lafinestra.it

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per

da staccare e conservare

Cucina Immagini

N ONOVEMBRE V E M B R2009 E 2009 • LA FINESTRA

La ricetta di novembre a cura di Fabrizio Todaro

30 minuti * facile

Secondi. Prepariamo degli involtini di sogliola con mozzarella di bufala

SOGLIOLA RIPIENA

CON SALSA PIZZAIOLA Questo secondo piatto si prepara con i filetti di sogliola, che può essere sostituita benissimo anche dalla platessa. L'abbinamento con la mozzarella di bufala rende questo piatto di pesce delicato ma dal cuore davvero saporito. La preparazione è davvero semplice, l'unica accortezza da adottare è verificare che l'involtino sia ben chiuso alle estremità (per fare questo rivoltare i lati all'interno mentre si arrotola), pena la fuoriuscita della mozzarella durante la frittura. INGREDIENTI PER 4 PERSONE

• 150gr salsa di pomodoro • prezzemolo • buccia di 1 limone • farina per impanare • 1 uovo • olio extravergine d’oliva profumato all’aglio • olio per friggere

da staccare e conservare

• 4 filetti di sogliola o platessa • 200gr mozzarella di bufala • pan grattato • 1 scalogno • capperi • origano • 1 spicchio d’aglio • 2 acciughe sott’olio

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Per la salsa pizzaiola, soffriggere uno scalogno con uno spicchio d’aglio tritato, due acciughe e i capperi tritati

Aggiungere la salsa di pomodoro, un pizzico di origano e far sobbollire per 15 minuti

Con il batticarne battere i filetti di sogliola (o platessa)

Tagliare la mozzarella a dadini, disporla sul filetto e arrotolare il pesce piegando i bordi all’interno affiché la mozzarella non esca

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Aromatizzare il pane gratuggiato con dell'olio profumato all’aglio, scorza di limone e una manciata di prezzemolo

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Infarinare gli invotini, passarli nell’uovo e poi nel pane grattuggiato aromatizzato

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Friggere gli involtini in olio bollente per 3 o 4 minuti. Scolarli sulla carta assorbente e condire con del sale

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Servire ben caldi, mettendo un cucchiaio di salsa nel piatto e adagiandovi sopra l’involtino


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UN PC PER VOI

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DIGITALE TERRESTRE: GLOSSARIO DEI TERMINI NEI GIORNI SCORSI TUTTI I RESIDENTI IN TRENTINO, VOLENTI O NOLENTI HANNO VISTO SPEGNERSI “LA VECCHIA” TELEVISIONE ANALOGICA E ACCENDERSI “LA NUOVA” TELEVISIONE DIGITALE, CON I PRO E I CONTRO CHE TUTTI ABBIAMO VISSUTO E STIAMO VIVENDO E CONSEGUENTI INTERROGATIVI O COMPIACIMENTI. ECCO UN PICCOLO GLOSSARIO DI SIGLE DI USO COMUNE... di Luciano Motta

Copertura: indica l’area geografica coperta dal segnale digitale terrestre dove è possibile ricevere i canali trasmessi. DAB: Digital Audio Broadcasting. Sistema di trasmissione radio destinato a prendere il posto delle radio che trasmettono in Am-Fm. È la radio digitale. DGTVi: associazione per la promozione del digitale terrestre e per l’interoperabilità dei servizi. DTT: Digital Terrestrial Television. Sistema digitale per la diffusione di programmi televisivi e servizi digitali attraverso trasmettitori e ripetitori televisivi terrestri, che sostituisce la televisione analogica. DVB-T: Digital Video Broadcasting – Terrestrial. Standard della televisione digitale terrestre. EPG: Electronic Programme Guide. È una guida al palinsesto dei canali digitali. Le informazioni fornite possono essere più o meno ricche a seconda della capacità di memoria e di elaborazione del decoder in uso. FTA: Free-to-Air. Indica i canali gratuiti, che sono visibili in chiaro senza necessità di utilizzare una scheda prepagata. HD: High Definition, ovvero alta definizione. Una modalità di trasmissione televisiva che garantisce una maggiore qualità e nitidezza dell’immagine. (Se il televisore lo supporta…). Smart Card: scheda elettronica che si usa per accedere a servizi interattivi a pagamento. Streaming: trasmissione di un flusso di dati audio e video tramite rete telematica (ricevibile tramite internet dal PC). Web tv o Streaming: è così definita la televisione che si guarda su internet in modalità di streaming. Switch off: data spegnimento dell’analogico (il solo digitale

Agli Italiani piace il .it

Siano imprenditori, opinion leader o semplici utenti, tutti i navigatori del Belpaese associano a Internet prima di tutto il suffisso ‘.it’ e apprezzano che a gestire l’anagrafe dei domini italiani sia un ente ritenuto “serio e affidabile” come il Consiglio Nazionale delle Ricerche. È uno dei risultati dell’indagine sulla conoscenza e sull’utilizzo della rete, condotta dalla società Pragma per conto dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr (Iit-Cnr), che vuole delineare lo scenario dal quale prende il via la campagna di comunicazione del Registro.it, l’organismo dell’Iit-Cnr

sarà ricevibile). Tivù Sat: piattaforma digitale satellitare di Rai, Mediaset e La 7. Prevede un particolare decoder separato. Si contrappone alla piattaforma satellitare di Sky. Zapper: decoder non interattivo in grado di ricevere i soli canali digitali gratuiti (FTA - Free-toAir). IPTV: piattaforma di trasmissione televisiva che fa capo a operatori telefonici. È il caso di Fastweb Tv, Alice Home Tv di Telecom e Infostrada Tv. Per ricevere i canali e usufruire dei servizi tv non servono antenne, il segnale viaggia sui cavi telefonici. I servizi di IPTV sono generalmente abbinati a servizi di telefonia fissa e collegamento internet a banda larga ADSL. MHP: Multimedia Home Platform. Decoder che oltre a ricevere i canali gratuiti (FTA) consente, dopo avere inserito l’apposita scheda, di ricevere anche i canali a pagamento. CAM: dispositivo – non universale - da inserire nelle televisioni digitali predisposte nel quale a sua volta inserire la scheda per la

visione dei canali a pagamento. MULTIPLEX: col sistema DVB-T più “canali” vengono trasmessi all’interno di un unico canale, ossia a una certa frequenza: questo canale più “capiente” è indicato con il nome di multiplex. OTA: Over the Air. Si tratta di una funzione importante che fa sì che i decoder si aggiornino automaticamente via etere (nel caso in cui fossero necessari adeguamenti tecnici), senza che l’utente debba fare nulla. Nel caso in cui questa funzionalità non sia presente, per provvedere ad aggiornare il decoder l’utente dovrà rivolgersi ad un tecnico o portare il decoder al centro di assistenza tecnica. PAY PER VIEW: servizio che consente all’utente di pagare per la visione di singoli eventi (film, partite di calcio ecc.) trasmessi a giorni e orari prestabiliti. SIMULCAST: diffusione contemporanea dello stesso programma o insieme di programmi con diverse modalità di trasmissione, per esempio in modalità analogica e digitale.

che in Italia assegna e gestisce tutti i domini .it. «Obiettivo dell’iniziativa - osserva il direttore dell’Istituto, Domenico Laforenza - è contribuire alla diffusione della cultura di Internet in Italia e a un uso consapevole della rete, nonché valorizzare i nomi a dominio a suffisso .it, intesi sia come bene aziendale sia come simbolo del made in Italy”. La campagna di comunicazione del Registro, curata dalla società Light, si sostanzierà in due fasi. La prima, che parte a novembre, interesserà quotidiani ed emittenti radiofoniche e sarà rivolta a un pubblico generalista; la seconda, tra gennaio e febbraio 2010, sarà focalizzata su imprese e professionisti e coprirà radio e periodici. Sempre nel 2010, partirà anche l’iniziativa del Registro .it nelle scuole: 3.000 istituti superiori italiani parteciperanno al quiz che trasforma la registrazione dei domini .it in un gioco interattivo aperto a tutti gli studenti, naturalmente on line.


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Moda&Bellezza Curiosità di novembre OLTRE IL CIBO... Cibo e comunicazione

«In ogni società l’alimentazione non è volta soltanto alla soddisfazione di un bisogno fisiologico, ma è anche una forma di comunicazione, l’occasione di scambi e di atti ostentatori, un insieme di simboli che costituisce per un gruppo un criterio d’identità [...] L’alimentazione va dunque vista come un sistema di comunicazione i cui significanti sono in parte limitati a una cultura particolare – e ne segnalano così la specificità – in parte interculturali - e assicurano così la comunicazione, nelle situazioni alimentari, tra individui appartenenti a culture diverse». (R. Valeri)

Sulla scelta del cibo

«Coloro che non accettano che il cibo abbia la capacità di rendere gli uni più temperati, gli altri più intemperanti, alcuni più padroni di sé, altri meno, e coraggiosi o vili, miti o amanti di controversie e di liti, si rinsaviscano e vengano da me ad apprendere che cosa debbano mangiare e bere. Riceveranno un gran giovamento per la filosofia morale e, oltre a questo, divenuti più intelligenti e dotati di miglior memoria, faranno progredire la loro virtù con le facoltà dell’anima razionale. (Claudio Galeno, medico e filosofo greco, III secolo d.C.)

Dolci collezioni di moda Si intitola “Dolci collezioni di moda” la manifestazione andata in scena a Tokyo nei primi giorni di novembre. Nel centro giapponese hanno sfilato dei cappelli davvero stravaganti e particolari, che difficilmente vedremo sfilare anche lungo le strade delle nostre città. Però gli esperti assicurano che è uno spettacoli vederli percorrere la passerella di questa particolare e curiosa sfilata di moda. Lo show di Tokyo ha proposto accessori moda, ispirati al lato più dolce della cucina, con tante leccornie poste sul capo delle modelle. Torte gustosissime, panna montata candida e deliziosa, crema pasticcera, cioccolato, i bignè, piccole prelibatezze da gustare lentamente, pan di spagna classici, dolci e altri dettagli: questi cappelli sembrano usciti da una pasticceria più che dall’atelier. Le curiose creazioni sono

La moda del riciclo Secondo la filosofia sposata dal governo di Sua Maestà, aprendo l’armadio, chiunque troverà dei capi d’abbigliamento che non usa più o, peggio, che non ha addirittura mai messo. È proprio questa parte del guardaroba che i cittadini inglesi sono invitati a mettere a disposizione degli altri... Il governo inglese sta con l’ambiente. È stato messo a punto dal Regno Unito infatti un programma per poter riciclare tutto ciò che i legittimi proprietari non usano più e che altri potrebbero utilizzare. Moda compresa. Secondo la filosofia sposata dal governo di Sua Maestà, aprendo l’armadio, chiunque troverà dei capi d’abbigliamento che non usa più o, peggio, che non ha addirittura mai messo. È proprio questa parte del guardaroba che i cittadini inglesi sono invitati a mettere a disposizione degli altri. E l’invito è rivolto anche ai negozianti. Ogni cittadino potrà così portare nei negozi che accoglieranno la proposta i vestiti che non usa più e i proprietari potranno mettere a disposizione uno spazio dove vendere o affittare la “moda riciclona”. Un programma di moda sostenibile che permette di aiutare lo smaltimento di merce inutilizzata e quindi l’ambiente ma, allo stesso tempo, permette anche qualche pomeriggio di shopping in più: i prezzi della “moda riciclona” sono molto più contenuti rispetto a quelli della moda tradizionale! E poi, si sa, in questo autunno inverno 2010 il vintage è un vero e proprio must! (s.c.)

state infatti realizzate da chef professionisti, famosi a livello internazionale, che hanno saputo unire così il gusto per la moda e il gusto del palato: per uno show molto vario e molto gustoso, da ammirare con gli occhi e da apprezzare anche quando è ora di toglierli. (s.c.)

Videogame fashion

Un noto marchio di tecnologie, ha lanciato anche sul mercato europeo il 30 ottobre scorso un nuovo videogame: Style Boutique. Per tutte le amanti della moda, un videogame che proietta in una boutique, completamente da gestire. Anche se solo virtualmente il negozio sarà tutto di chi vorrà giocare. Potrete diventare delle consulenti di stile, scegliere l’assortimento da presentare alle vostre clienti, giocare con le altre consulenti, grazie alla modalità multiplayer, e anche partecipare alle competition. Mano a mano che si gioca da commessa si può diventare padrona del negozio, allestendo anche i manichini, scegliendo arredamento e musica. E proponendo anche degli sconti. Le regole di base sono quelle dell’economia: più capi venderete, più soldi potrete utilizzare per rendere più glamour la vostra boutique. Insomma, un videogioco che consente di fare la cosa che le fashion addicted preferiscono: scegliere vestiti, trucchi e acconciature di capelli. Il tutto dal punto di vista professionale, però. Chissà che non troviate la vostra vera vocazione… (s.c.)


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Casa dolce casa Bonsai, l'albero in vaso Curiosità di novembre L'UOMO E LE PIANTE Lavoro in campagna

«Vado pensando e ripensando alla vergognosa generale apatia che ha fatto spegnere nell’abbandono l’antica pratica agraria e mi viene paura che questa occupazione possa sembrare penosa e forse disonorante per dei liberi cittadini. (Lucio Giunio Columella, scrittore e agronomo latino, I sec. d.C.).

Uomo e mondo vegetale

«Il rapporto di uomo e vegetale è la dimensione umana per eccellenza; le piante sono indicatori straordinari della storia culturale e dei modi della nostra appropriazione dello spazio [...]. Il rapporto col mondo vegetale è una “nicchia” in cui troviamo atteggiamenti e comportamenti antichi che si sono sottratti all’usura del tempo; è una testimonianza da cui attingere una cultura perduta. (XIII Congresso Internazionale di Botanica, Sidney, 1981).

La coscienza delle piante

«Le piante non sono selvagge; la parte preparatoria o sognante della loro natura prevale di gran lunga su quella volitiva. Ma all’interno della loro sfera hanno qualcosa che ricorda da vicino gli uomini. I loro fiori sono la loro coscienza». (Elias Canetti, scrittore del XX secolo)

Sapevate che l’abete, l’acero la quercia ed il pesco si prestano molto bene a fare bonsai? Bonsai è una parola, di origine orientale, che significa “albero coltivato in vaso, con arte”. Grazie a un antico sistema di coltivazione le piante, molto alte allo stato naturale, restano piccole. Ma non soffrono. Quasi tutti i bonsai crescono bene all’aperto. Ma vi sono anche alcune specie adatte a essere coltivate in casa. Per esempio, il ficus benjamina oppure la serissa e la carmona.

Coltivare un bonsai in casa necessita però di una serie di accorgimenti. Ecco alcuni preziosi consigli. Essenziale per il bonsai è la luce (ma non i raggi diretti del sole): ruotate di frequente la pianta così riceverà luce in modo uniforme. Per quanto riguarda invece la temperatura non deve superare i 22 gradi né scendere sotto i 12-15 (sia per il troppo caldo che per il troppo freddo c’è il rischio che possano cadere le foglie). Cercate di innaffiare il bonsai a giorni alterni ma spruzzate le foglie tutti i giorni. Concimate bene il terreno solo con prodotti specifici per bonsai.

Regali di Natale fai da te Sarebbe infinita la lista delle possibili idee regalo di Natale da fare in casa, ma la più semplice fattibile con mezzi economici, e magari di recupero, è certamente il patchwork. A Natale una delle cose più belle è poter creare i regali da sé, donando così del tempo a chi amiamo. I regali fai da te stimolano la creatività e fanno risparmiare! Sarebbe infinita la lista delle possibili idee regalo di Natale da fare in casa, ma la più semplice fattibile con mezzi economici, e magari di recupero, è certamente il patchwork. Il patchwork è una tecnica molto semplice che dà dei risultati immediati molto belli. Nei negozi generici si possono acquistare a poco prezzo bambole o forme di polistirolo fatte apposta per chi ama questa tecnica. Con scampoli o ritagli di tessuto, di avanzo si possono realizzare delle bellissime opere “artigianali”.

Fate una certa attenzione anche all’acqua: quella calcarea rovina i bonsai. Se quella del rubinetto lo è, prima di usarla lasciatela riposare in una bottiglia di plastica per un giorno. Infine tenete presente che un bonsai può rimanere nello stesso vaso in cui lo avete comprato per almeno tre anni. Con queste attenzioni avrete un albero coltivato in vaso, ad arte!

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Cocktail blu

Le serate sono ormai sempre più fresche, ma la voglia di un cocktail in compagnia non passa insieme all’estate. Ecco allora una ricetta per un cocktail autunnale, all’insegna del colore blu, che renderà le vostre cene con gli amici più frizzanti e allegre. Il cocktail è di semplice preparazione e c’è bisogno dei seguenti ingredienti: vino bianco, Ginger Ale, zucchero di canna, ghiaccio a cubetti, uva nera, more e mirtilli. Per la bevanda dovrete utilizzare una parte di vino con due parti di Ginger Ale. Shakerate inizialmente questi due ingredienti. Poi in un bicchiere da cocktail mettete lo zucchero, la frutta (a pezzi se troppo grossa), i cubetti di ghiaccio. Infine aggiungete la miscela di vino shakerata. Potrete servire il cocktail con delle decorazioni di frutti sul bicchiere. Il cocktail può essere servito per un dopocena. (s.c.)

La tecnica è semplicissima, seguendo le guide delle forme, o improvvisando un mosaico a piacimento vanno applicati dei tagli lungo il polistirolo, poi si tagliano i pezzi di tessuto in forma leggermente più grande rispetto a quella tagliata, in modo tale che ci sia un centimetro di abbondanza in ogni lato. Successivamente con la punta di una matita si deve inserire l’avanzo del tessuto nella fessura tagliata sul polistirolo, questo lungo tutta la forma, coprendo completamente la superficie bianca della figura. E così via per tutta la forma che si è deciso di fare. Il tutto può essere completato da perline fissate con spille o con della passamaneria. L’unica cosa a cui fare attenzione, i tessuti non devono essere troppo pesanti o non si inseriranno mai nelle fessure rovinando la figura, e bisogna stare attenti a non incidere troppo in profondità quando la superficie non è molto spessa. Buon patchwork! (s.c.)


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Caleidoscopio Le curiosità di novembre Porta a Porta e “La Finestra”

Il nostro collaboratore Mario Pacher, profondo conoscitore della vita sociale e culturale della Valsugana, recentemente si è recato a Roma. E il fiuto giornalistico che da sempre lo caratterizza sul nostro territorio non è mancato nemmeno nella Capitale. Qui, infatti, il nostro cronista ha subito realizzato un piccolo scoop, facendosi immortalare con il noto giornalista Bruno Vespa, conduttore, tra le varie cose, della trasmissione televisiva “Porta a Porta”.

Lo sapevate che... Nascita della filosofia

Augusto Del Noce La riscossa della cultura cattolica

Incredibile ma vero...

Il ventennale della caduta del muro di Berlino coincide con quello della morte di Augusto Del Noce: «Il filosofo che meglio preconizzò il fallimento del marxismo e i suoi effetti sulla società contemporanea», commenta Roberto de Mattei, vice presidente del Cnr. Del Noce fu ordinario di Storia della filosofia moderna e contemporanea all’Università di Trieste, di Storia delle dottrine politiche e Filosofia della politica all’Università di Roma ‘La Sapienza’, fu Senatore della Repubblica, collaborò con numerose testate ed ottenne riconoscimenti quali la Medaglia d’oro al merito della cultura cattolica (‘86) e il Premio nazionale di cultura nel giornalismo Penna d’oro (‘89). Le sue pubblicazioni iniziano con La non filosofia di Marx (‘46), ripubblicato ne Il problema dell’ateismo (‘64), in cui Del Noce vuol dimostrare che l’ateismo non

è una “necessità” del progresso filosofico-scientifico, bensì un “problema” della modernità. Tra le opere che contribuirono al dibattito politico negli anni ’70-‘80 L’epoca della secolarizzazione (‘70), Il suicidio della rivoluzione (‘78) e Il cattolico comunista (‘81). «Il pensiero di Del Noce è ancora oggi in grado di rispondere alle numerose sfide che animano il dibattito moderno», prosegue il vice presidente del Cnr. «La contrapposizione tra laicismo e religione, la secolarizzazione, il relativismo e il nichilismo che attraversano la società ‘opulenta’, il potere della tecnologia, sono problematiche affrontate dal filosofo con grande anticipo e rispetto alle quali egli proponeva la riscoperta dei principi etici universali e tradizionali quale orientamento dell’uomo nella storia, cercando di dimostrare come i sistemi di pensiero

AUTO-FURTO La fretta è davvero una cattiva consigliera. Ne sa qualcosa Samuel Botchvaroff, un 24enne californiano che doveva recarsi in tribunale per un’udienza che lo vedeva imputato di furto d’auto. Essendo in forte ritardo, per giungere puntuale al processo il giovane non ha trovato niente di meglio che... rubare un’auto. Il giudice, paradossalmente, lo ha assolto, ma la polizia lo ha subito dopo arrestato per il furto dell’auto “presa in prestito”.

che aspirano ad una liberazione dell’uomo su basi unicamente razionali siano fallimentari». Marcello Veneziani ricorda che “Augusto del Noce è stato il filosofo politico e civile del pontificato di Giovanni Paolo II, che fu il principale ispiratore di quell’epocale declino della rivoluzione e del comunismo nel mondo. Il comunismo si risolverà in spirito radical, prevedeva allora Del Noce, un intreccio di consumismo e di liberazione sessuale, che è poi il marchio di quella che egli definiva “l’‘irreligione’ occidentale”. “Essa trova modo di imporsi in una ‘non società’ senza senso e senza valore”, prosegue Tito Perlini dell’Università di Venezia, “dove la molteplicità non è unificata; il laicismo svuotato di ogni residuo cristiano dà luogo non ad un auto-superamento ma ad una netta regressione”.

AUTO-SCONTRO Le distrazioni al volante spesso si pagano care. Talvolta carissime. Ne sa qualcosa un americano di 34 che alla guida della sua fiammante e potente Bugatti, del valore di circa due milioni di dollari, si è lasciato distrarre dal suo cellulare e, cosa assai più inusuale, dal volo di un pellicano. L’uomo, infatti, appassionato di ‘bird-watching’ ha distolto lo sguardo dalla strada e ha seguito il volo del pennuto... tanto da finire in un una palude.

IPSE DIXIT

«Il bisogno della filosofia sorge quando dalla vita degli uomini scompare il potere dell’unificazione e gli opposti hanno perduto la loro interazione e relazione vivente e sono diventati autonomi». G.W.F. Hegel, filosofo tedesco (1770-1831)

Iddio e la filosofia

«Iddio a rigor di termini è il primo filosofo: la filosofia umana è la continuazione e la ripetizone della filosofia divina». Vincenzo Gioberti, politico e filosofo (1801-1852)

Consolazione e filosofia

«Io non penso che la filosofia possa consolare. Il consolare è una funzione totalmente diversa: esso è una funzione religiosa». Hans Küng, teologo svizzero del XX secolo

AUTO-AIUTO Gli agenti della polizia municipale hanno la nomea, talvolta non a torto, di essere piuttosto inflessibili con gli automobilisti indisciplinati. Ma non mancano le eccezioni. A Modena, nel corso di un normale controllo, un agente si è accorto che l’automobile appena fermata aveva l’assicurazione scaduta. Inevitabile, quindi, il sequestro amministrativo. Ma a bordo, oltre al conducente, vi era anche una bimba con la febbre alta. Il vigile allora, a sue spese, ha chiamato un taxi affinché padre e figlia potessero recarsi dal pediatra.




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