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Sommario
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OTTOBRE 2009 • LA FINESTRA ottobre 2009
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Editoriale ................................................................. 3 Crisi: segnali di ripresa Intervista a Donna Assunta ..................................... 5 Dal Trentino arrivano segnali incoraggianti sullo stato delDonna Assunta e la città di Levico.......................... 8 l’economia. Il sistema produttivo locale, infatti, ha interrotto la Crisi: dal Trentino segnali di ripresa ...................... 10 caduta. Tuttavia si deve ancora Pedemonte, vuole diventare trentino..................... 13 fare molto per recuperare il terreno perduto. La verità sulla raccolta dei rifiuti a Trento .............. 14 Il turismo trentino non conosce crisi..................... 16 Valdastico a pedaggio? Serve chiarezza............... 19 Ricordo di Roberto Spagolla ................................ 20 Le nonne argentine di Piazza di Maggio ............... 21 Othmar Winkler, ricordo di un grande artista ........ 23 Contro l’abuso d’alcol tra i giovani........................ 27 Violenza contro le donne, dramma quotidiano ..... 28 Intervista: Andrea Castelli e il teatro ...................... 30 Contro la crisi l’artigianato sposa il design ........... 33 Turismo: un’estate da record Acciaierie di Borgo: la Lega interroga ................... 34 Nonostante la crisi, che attanaglia quasi tutti i Emigranti trentini di Solothurn in festa .................. 35 comparti, l’estate turistica del Trentino ha fatto registrare dati molto positivi, superiori a qualsiasi Gay: al di là di ogni discriminazione...................... 37 aspettativa, sia per quanto riguarda gli arrivi sia per le presenze. Focus sulle cooperative sociali del Trentino .......... 41 Occupazione: buoni dati per il 2° trimestre ........... 42 Interrogazione sulle consulenze all’università ....... 45 Gay: oltre la discriminazione L’aumentare delle discriminazioni agli omosessuali è colpa della Patt del C3: i temi centrali ..................................... 46 crisi o sta realmente crescendo l’intolleranza verso i gay? Quel che Chiusura Gamma Spa: interviene Boso................ 47 è certo è che bisogno combattere l’ignoranza di fondo. Delladio: la politica trentina è autoreferenziale....... 48 La Bersntol riparte dal settore giovanile ................ 50 Vista: occhio alla prevenzione............................... 48 Il Coro Alpino Trentino in Alta Austria.................... 54 Ricordati i soldati trentini morti in Austria ............. 55 Cronache della Valsugana .................................... 57 Telve: Via Crucis partecipata ................................ 58 Campregheri in festa............................................. 59 Grigno: una vera festa preistorica ......................... 60 Cronache della Valsugana .................................... 62 Una serata per i Raota .......................................... 63 Come eravamo... .................................................. 64 Una giornata veramente GAIA .............................. 66 L’amicizia fra Barco e Vigo .................................... 67 Esteri: cosa cambia dopo il voto irlandese ........... 68 Delta del Niger: Conosciamo le aziende ........................................ 69 il dramma Esteri: Delta del Niger disastro ambientale ............ 72 Uomini senza più orizzonti, contadini che hanno visto le Ungheria 1956: il fattore Chruscev ....................... 73 loro terre invase dai liquami, privi in partenza di fuOpinioni: giovinezza età preziosa .......................... 75 giovani turo. Dramma di una regione Ritorna il Progetto Sirio ......................................... 77 sprofondata in un disastro ecologico permanente. Vacanze in baita .................................................... 81 In stasi perpetua: il nuovo Cd dei TBSOD ............. 82 Il cartellone culturale ............................................. 84 Palcoscenico ........................................................ 85 Infertilità? Colpa della marijuana ........................... 86 Lingerie... a passo di danza .................................. 87 La mensa preoccupa più dell’influenza................. 88 Cucina per immagini............................................. 91 Siamo tutti nell’occhio del Grande Fratello ............ 93 Cose di casa ......................................................... 94 TBSOD: In stasi perpetua La pagina della moda ........................................... 95 Il momento tanto atteso è arrivato: il 23 ottobre è la data di pubblicazione del nuovo disco dei “The Bastard Sons of Dioniso” intitolato “In stasi perpetua”. E da Caleidoscopio ....................................................... 96 novembre parte il tour...
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Editoriale
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Oslo. Assegnato, a sorpresa, il Nobel per la Pace 2009 al Presidente Statunitense
Barack Obama, ecco l’uomo della pace
Moltissimi sono i nodi che potrebbe (e dovrebbe) sciogliere, ma tutti sanno quale sarebbe l’impresa delle imprese: patrocinare l’accordo che chiuderebbe per davvero il XX secolo. Israele e Palestina che convivano fianco a fianco, in pace e sicurezza, entro confini ben delineati e internazionalmente riconosciuti.
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di Francesco Grosso
eh, non è così che immaginavo di svegliarmi stamattina», dice, con aria sincera. Dal suo volto traspare qualcosa di molto vicino ad una sorta di ilare soddisfazione. Non si aspettava un risveglio così particolare, e a giusta ragione. È stato raggiunto dalla notizia che gli è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace – non proprio qualcosa che capita tutti i giorni. Lui è Barack Hussein Obama, ed è il Presidente degli Stati Uniti. Washington, mattino del 9 ottobre. Nella prima conferenza stampa da Nobel, Obama decide di schermirsi: «Non è un riconoscimento ai miei successi. È un’affermazione della leadership americana per conto delle aspirazioni che nutrono le genti di tutte le nazioni». Addirittura: un premio, per interposta persona, a tutti i cittadini di buona volontà del mondo. Non è solo la modestia a indurlo ad asserzioni del genere. Obama sceglie di condividere i meriti per evitare di doversi accollare da solo la pesante, pesantissima responsabilità che grava sul Presidente della più grande superpotenza militare che la storia del mondo abbia mai conosciuto, insignito della massima onorificenza pacifista globale possibile. A molti apparirà strano, che la scelta dei giurati di Oslo sia caduta sull’uomo che custodisce nelle segrete stanze i codici di attivazione degli ordigni atomici in grado di scatenare l’apocalisse in pochi istanti, sul Comandante in capo di un esercito la cui aviazione compie quotidiane incursioni contro obiettivi umani presenti nei teatri di guerra afgano e iracheno. «Non sento di meritare di fi-
«
gurare al fianco dei tantissimi personaggi straordinari che sono stati insigniti di questo premio». In effetti: Obama ha fatto per la Pace le stesse cose che hanno fatto Martin Luther King, Albert Schweitzer, Madre Teresa di Calcutta, i medici di Medecin sans frontieres? Cosa ha fatto, Obama, nei suoi dieci mesi di Presidenza, di tanto meritorio – a parte operare meglio di George W. Bush, cosa che sarebbe riuscita anche al più maldestro dei politicanti di provincia? Porsi domande del genere potrebbe risultare fuorviante. Al di là delle dichiarazioni di facciata provenienti da Oslo, al di là degli escamotage ideati dai suoi apologeti e delle facili battute coniate dai suoi detrattori, a Barack Obama l’impegnativo riconoscimento è stato attribuito per quello che rappresenta, non per quello che non ha (ancora) fatto. Per quella audacia della speranza (così si intitola la sua autobiografia) che ha conquistato milioni di statunitensi e contagiato miliardi di cittadini del mondo, non certamente per
la sua politica estera ancora poco delineata. Il Nobel ad un personaggio tanto fuori dal comune pone soprattutto l’accento su quell’idea di “ottimismo della ragione” che Obama incarna. Un ottimismo che evidentemente ad Oslo hanno considerato indispensabile al mondo di oggi, travagliato da crisi politiche, economiche, sociali, squassato da ingiustizie apparentemente insanabili, funestato da conflitti più o meno dimenticati. Ora il Presidente USA è atteso dal più difficile dei compiti: essere all’altezza di una onorificenza tanto importante. Onorare, su scala
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planetaria, quell’inattesa cambiale in bianco che i giurati di Oslo gli hanno fatto firmare. Avrà tempo e modo per mettersi in gioco: il suo mandato presidenziale scadrà nel gennaio del 2013. Moltissimi sono i nodi che potrebbe (e dovrebbe) sciogliere, ma tutti sanno quale sarebbe l’impresa delle imprese: patrocinare l’accordo che chiuderebbe per davvero il XX secolo. Israele e Palestina che convivano fianco a fianco, in pace e sicurezza, entro confini ben delineati e internazionalmente riconosciuti. L’immagine varrebbe il prezzo del biglietto: le leadership israeliana e palestinese, serene e sorridenti, intorno ad un tavolo candido, unite da una serie di calorose strette di mano; sullo sfondo, l’uomo più potente del mondo, cosmopolita nelle cui vene scorre sangue africano, che sorride sollevato pensando a quella onerosa cambiale sottoscritta in un’alba luminosa di ottobre.
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Esclusiva. Nostra intervista a Donna Assunta Almirante
«Non ci sono più i politici di una volta, ormai siamo al degrado totale» Nostra intervista esclusiva a Donna Assunta, moglie di Giorgio Almirante, la quale con la vis oratoria (e polemica) che da sempre la contraddistingue, ne ha davvero per tutti. I politici? Non ci sono più uomini veri. La legge elettorale? Un vero obbrobrio che ci ha fatto sprofondare nella tragedia. Il dibattito politico? Imbarbarito. Gianfranco Fini? Sbagliò a fare la “svolta di Fiuggi”. Berlusconi? Lasci perdere il ponte sullo stretto di Messina e pensi ai veri problemi del Meridione.
Gianfranco Fini, oggi presidente della Camera dei Deputati, è stato il delfino di Giorgio Almirante. A lui si deve la “svolta di Fiuggi” del 1995, nonché la più recente fusione di Alleanza Nazionale nel Movimento politico il Popolo della Libertà. Condivide tale scelta che di fatto ha privato An della propria identità? «Guardi, ad essere sincera per me non rappresenta una scelta condivisibile, anche se a mio avviso il primo sbaglio lo fecero all’origine, ossia al Congresso di Fiuggi allorché il Movimento Sociale Italiano- Destra Nazionale (MSI-DN) fu trasformato in Alleanza Nazionale (An). Per quasi tre mesi io feci una battaglia durissima a quel mutamento di nomi e di fatti, perché comprendevo benissimo che sarebbero finiti in un’associazione, ma non più di partito».
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di Armando Munaò
onna Assunta, Lei ha vissuto - e ancora sta attivamente vivendo - la storia della politica italiana. Una storia che è stata caratterizzata dalla presenza di grandi uomini e statisti, come Degasperi, Andreotti, Moro, Berlinguer, Suo marito Giorgio Almirante e tanti altri ancora. Come vede la politica di oggi, ci sono ancora dei veri personaggi come un tempo? «Purtroppo debbo constatare che - all’infuori di pochissime eccezioni, tra cui voglio citare il presidente Francesco Cossiga - la politica di oggi è completamente cambiata rispetto a quella di alcuni decenni fa. Gli uomini che veramente si distinguono, facendo esclusivamente l’interesse della propria nazione, sono ormai rari». Eppure in Italia il dibattito politico non manca. Anzi, sembra farsi di giorno in giorno più incandescente... «Anch’io, come tutti, assisto a questo dibattito che, effettivamente, appare incandescente. Ma sono soltanto parole che non incantano più nessuno. Tante chiacchiere, insomma, ma di fatti concreti non se ne vedono proprio. Oltretutto quelli che parlano tanto in Tv sono totalmente avulsi dalla realtà».
In che senso? «Nel senso che non sembrano rendersi minimamente conto di quella che è la realtà quotidiana degli italiani. È perfettamente inutile che in Tv dicano che tutto va bene. La gente non
sta affatto bene, in molti casi è disperata e non sa proprio dove sbattere la testa. A risentire della grave crisi economica in atto è soprattutto il portafoglio della gente comune, di chi lavora onestamente otto
ore al giorno, e spesso più, di chi ha figli da crescere, mutui da pagare, aziende da mandare avanti. Ma di tutto questo cosa ne sanno i predicatori che affollano i tanti salotti televisivi? Proprio un bel niente».
A Suo avviso perché avvenne quella “svolta”? «Perché loro erano convinti che in tal modo si sarebbero potuti legittimare meglio agli occhi dell’opinione pubblica e dell’intero arco costituzionale. Ma non ce n’era affatto bisogno. Erano talmente legittimati che molti già sedevano sugli scranni del Parlamento, oltretutto votati direttamente dalla gente e non
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Esclusiva. Nostra intervista a Donna Assunta Almirante – come avviene ora con questa pessima legge elettorale- nominati dai vertici dei partiti. Sono stati capaci perfino di infrangere la Costituzione, perché la Costituzione recita che il cittadino ha il diritto di scegliersi il proprio parlamentare. Siamo ritornati ai tempi di Giulio Cesare, quando al momento delle votazioni c’era il pollice basso e il pollice alto. Oggi il popolo non conta più nulla. Noi non abbiamo nessuna ragione di parlare, perché sono loro che agiscono in funzione nostra, leggono nel nostro pensiero. È una vera tragedia, siamo nel degrado totale». Ritornando ad An, come giudica l’incontro con Berlusconi e la confluenza nel Pdl? «A mio parere l’incontro con Berlusconi è stato validissimo. Io sono molto favorevole al fatto che si possa essere alleati con Berlusconi, ma ciò non implica necessariamente la perdita della propria identità. Perché, a mio avviso, perdendo la propria identità ora sono diventati nessuno. Questa è la realtà dei fatti». A proposito di identità nazionale, invece, la politica sull’immigrazione del Governo fa molto discutere. Lei che ne pensa? «Io sono favorevole alla linea adottata dal Governo, tanto che ho anche cercato di chiamare il ministro Maroni per complimentarmi con lui. A mio avviso, infatti, il capo del Viminale è stato molto realista nell’affrontare la questione, giungendo ad una conclusione che tiene conto delle implicazioni che il fenomeno esercita sulla vita quotidiana dei cittadini, in primo luogo in materia di sicurezza e di ordine pubblico. Il principio “entrate in Italia solo se avete la certezza di un lavoro” mi pare pienamente condivisibile».
Per quale ragione? «Perché le persone che arrivano in Italia da altri paesi, se non hanno un lavoro con cui mantenersi devono necessariamente delinquere. Io vorrei proprio vedere uno di noi, che un bel giorno parte per un paese qualsiasi, senza mezzi, senza niente; anche la persona più retta e onesta, se non trova un lavoro, dopo una settimana per poter sfamarsi e ripararsi dalle intemperie, insomma per sopravvivere, deve necessariamente commettere azioni al limite della legalità, se non addirittura oltre. Questa, purtroppo, è la realtà dei fatti. Il problema è che molti politici la vita vera non la vivono, la predicano soltanto». Ai tempi di Suo marito nella politica italiana l’avversario non era mai considerato un nemico da demonizzare e, pur nella diversità delle opinioni, il rispetto reciproco appariva un fatto acquisito su cui tutti erano pronti a convergere. Oggi cos’è rimasto di quel fair play, visto che gli attacchi ormai sono entrati addirittura nella
sfera personale, dei sentimenti e della privacy, come dimostra il caso che vede coinvolto il presidente Berlusconi? «Di quel fair play non rimane più nulla. Effettivamente oggi l’avversario è diventato un nemico da combattere a tutto campo, con tutte le armi di cui si dispone, all’insegna del motto “il fine giustifica i mezzi”. Non sono affatto d’accordo e trovo sconcertante la campagna che hanno messo in atto nei confronti del Presidente del Consiglio. La vita privata di una persona è sacra e non va violata per nessun motivo. Questo vale per tutti. Poi chi occupa incarichi istituzionali sa benissimo di ricoprire un ruolo pubblico – e che pertanto può essere passibile di critiche, talvolta anche assai feroci, per il suo operato in tale veste – ma quando è a casa propria, anche un personaggio pubblico diventa un uomo comune ed è libero di fare ciò che crede con lo stesso grado di libertà riconosciuta a tutti i cittadini di questo Paese. Nessuno ha il diritto di violare la sfera privata di una persona o di giudicar-
la per dei comportamenti che attengono esclusivamente all’individuo in quanto tale e non di certo al ruolo pubblico che egli momentaneamente riveste. Sotto questo punto di vista debbo constatare che, purtroppo, il dibattito politico si è imbarbarito».
Salerno-Reggio Calabria, in costruzione da 15 anni e che miete un altissimo tributo di vittime in incidenti stradali? Berlusconi quindi farebbe bene a farsi un bel viaggio in Calabria e vedere in che stato di abbandono vive il Meridione».
Posto il fatto che non giudica l’uomo Berlusconi, come valuta invece la sua azione politica alla guida del Paese? «Voglio essere molto franca. Sul politico Berlusconi il mio giudizio non può essere né negativo, né positivo. Qualcosa è stato fatto, vedi i rifiuti di Napoli, ma da meridionale debbo constatare come, purtroppo, il Sud d’Italia sia stato, ancora una volta, del tutto dimenticato. A
Donna Assunta, Lei ha la fortuna di conoscere molto bene tutta l’Italia. Esiste ancora, dunque, il divario tra Nord e Sud? «Certo che esiste. Il popolo meridionale è un popolo civilissimo, ma purtroppo non progredito per il semplice fatto che nessuno si interessa di questa gente. Anche i vari parlamentari, che usufruiscono dei benefici e dei voti del Sud, magari diventano pure sottosegretari o ministri,
Donna Assunta in una vecchia foto con Giorgio Almirante
Berlusconi l’ho anche detto di persona: “Presidente, lasci perdere il ponte sullo stretto di Messina e si occupi innanzi tutto dei problemi che la gente del Sud deve quotidianamente affrontare”. In Calabria, ad esempio, vi sono ancora oggi dei paesi privi di acqua e di una rete fognaria. Il territorio è fortemente dissestato e le recenti alluvioni, in Calabria e Sicilia, ne sono una drammatica testimonianza. Che dobbiamo dire, poi, circa lo stato di degrado dell’Autostrada
ma quando sono arrivati a Roma del Meridione se ne lavano le mani. Questa è la realtà dei fatti». Lei sarebbe quindi favorevole alla nascita di un partito del Sud come propone Lombardo della Sicilia? «Io debbo dire che Lombardo ha fatto bene, ma non deve stare solo in Sicilia. Deve spostarsi anche negli altri paesi e vedere come la gente vive, non parlare solo in Tv. Perché siamo tutti stanchi della televisione».
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Intervista. La moglie di Almirante ci racconta come, 34 anni fa, arrivò a Levico
Donna Assunta e il colpo di fulmine per la città termale Donna Assunta Almirante ci racconta come arrivò la prima volta a Levico, ben 34 anni fa, e di come si sia subito innamorata della città termale che però oggi non riconosce più. Della bella vita che animava le estati levicensi, dice, ormai rimane soltanto il ricordo...
per i ragazzi e alla sera per tutti; il Caffè Città era aperto, c’erano sempre feste sia al Grand Hotel che altrove. Invece oggi qui è un mortorio. Non c’è nemmeno più il cinema».
di Roberto Paccher
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onna Assunta, da quanti anni viene in villeggiatura nella città di Levico Terme? «Sono esattamente 34 anni». Come arrivò a Levico la prima volta e quale fu l’impatto che ebbe con la nostra cittadina termale? «Il mio amore per Levico scoccò per “colpa” di mio marito Giorgio Almirante. Un giorno si recò a Bolzano per un incontro politico con Mitolo e Ceccon. Alla fine della riunione Ceccon gli disse: “Questa sera vieni con noi che ceniamo in un buon ristorante vicino a Levico, dove c’è un lago e degli stabilimenti termali molto belli”. Mio marito accettò l’invito e approdò così in Valsugana. Ne rimase talmente entusiasta che poi decise di ritornarci con me».
Roberto Paccher in compagnia di Donna Assunta durante l'intervista
Quando avvenne questo viaggio? «Qualche tempo dopo. Un bel giorno eravamo in casa e mi chiese: “Devi andare in campagna oggi?”. Io risposi di no e allora lui mi disse: “Vuoi venire con me a Levico?”. “E cos’è ‘sto Levico?” - replicai io. E lui: “È un paese del Trentino. Vieni, dai, che è molto carino».
na e arrivammo a Levico dopo nove o dieci ore di viaggio. Allora non c’erano certo le autostrade e superstrade di oggi, ma comunque, nonostante la fatica, fu un viaggio molto piacevole. Giunti a destinazione la prima cosa che vidi fu la strada del Lido e il posto mi piacque immediatamente. Notai che all’esterno di una abitazione – era la casa di Bosco - avevano affisso il cartello “Affittasi”. Mi girai verso mio marito e gli dissi: “Aspettami qui, che vado un po’ a vedere come sono fatte queste case”. Entrai in una mansarda piuttosto grande, con quattro camere da letto. Mi informai sul prezzo. Per il mese di agosto il proprietario chiedeva 40 mila lire. Non ci pensai due volte. Presi la borsetta e pagai in contanti. Poi uscii per ritornare da mio marito».
E quindi partiste alla volta del Trentino? «Sì, partimmo in macchi-
Lui come reagì a quella decisione così repentina?
«Rimase davvero sorpreso. “Sai – gli dissi - mi sono affittata la mansarda. Per il mese di agosto porta su anche i ragazzi”. Da quella volta continuo a venire tutti gli anni». Sempre nel mese di agosto? «Non solo ad agosto, ma anche in altri periodi. Inizialmente prendemmo una casa in affitto per tutto l’anno, poi mi innamorai di un bel casale mezzo diroccato che non aveva nemmeno una strada di accesso. Lo acquistammo e iniziammo così ad effettuare una serie infinita di interventi per renderlo prima abitabile e poi sempre più accogliente». Che differenze trova tra la Levico di allora e la Levico di oggi? «Purtroppo tante. Mi dispiace dirlo, ma la città di oggi non è più la Levico di un tempo. Perché allora Levico era una città vera, dove c’era vita soprattutto per i giovani. C’era il cinema, al pomeriggio
Se avesse trovato la Levico di oggi si sarebbe fermata 34 anni fa? «Nonostante tutto penso di sì, perché io che vivo in una città caotica come Roma e che giro l’Italia durate tutto l’anno, qui trovo comunque un’oasi di pace che mi permette di riposare. Poi le persone sono molto cortesi con me, mi amano e io mi trovo bene. Ma se penso ai giovani, beh, per loro qui ormai c’è davvero poco o niente». Lei ha conosciuto molti sindaci di Levico. Cosa pensa dell’attuale primo cittadino? «Innanzi tutto per me un sindaco dovrebbe essere sempre del posto, perché solo se si vive pienamente un luogo se ne comprendono a fondo le problematiche. Ciò detto, io ho conosciuto tutti i sindaci di Levico degli ultimi trent’anni e penso che l’attuale primo cittadino potrebbe fare magnificamente il medico». A Levico, come a livello provinciale, c’è una m a g g i o r a n z a di centrosinistra. Che idea si è fatta circa questo orientamento politico dei trentini? «Penso che nasca da ragio-
ni storiche, dalla presenza dell’Università e della Facoltà di Sociologia in particolare negli anni Settanta. Tuttavia ritengo che oggi gli schieramenti politici abbiano perso, sotto alcuni punti di vista, gran parte della loro ragione d’essere. Quindi se c’è un ottimo amministratore di sinistra ben venga; la stessa cosa se ce n’è uno valido di destra. Perché sono gli uomini a fare la differenza, solo che oggi, purtroppo, di politici veramente validi se ne vedono sempre meno e così non ci rimane che rimpiangere i protagonisti di ieri». È stato proposto di intitolare una via di Levico a Giorgio Almirante. Quante sono in Italia le strade intitolate alla memoria di Suo marito? «In Italia le vie e le piazze che portano il nome di mio marito sono 260. Tra cui una anche ad Assisi dove i frati gli hanno dedicato un bellissimo parco. E pensare che lì il sindaco era di sinistra... Ma Giorgio è stato un uomo molto amato da tutti gli italiani, un politico che non ha avuto la possibilità di andare al Governo, ma che ha fatto delle proposte di legge che a distanza di tempo sono state approvate. Guardiamo, ad esempio, all’elezione diretta del sindaco. Lui avrebbe voluto l’elezione diretta anche del Presidente della Repubblica. E sono sicura che presto arriveremo anche a questo».
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AT T U A L I T À
Focus. Positiva inversione di tendenza, ma c’è ancora molto da fare
Crisi: dal Trentino i primi segnali della ripresa... Sono segnali incoraggianti quelli emersi dalla periodica riunione per la verifica e il monitoraggio della manovra anticongiunturale varata dalla Provincia autonoma di Trento. Anche se il sistema produttivo locale ha interrotto la caduta, si deve però fare ancora molto per recuperare il terreno perduto.
L
a crisi economica ha interrotto in Trentino la sua marcia e si iniziano a vedere segnali di una, sia pur debole, ripresa. Nel secondo trimestre 2009, secondo l’ultima indagine camerale, i dati relativi a produzione, fatturato e ordinativi mostrano segni positivi, rispettivamente + 3,4%, + 5,3% e +4,3 %. A trainare la ripresa, spinto dalle misure anticrisi adottate dalla Provincia, è in particolare il settore delle costruzioni (+ 69% il dato congiunturale relativo alla produzione), ma è salito anche il commercio al dettaglio (+ 7%), indicando una situazione di relativa tranquillità nella capacità di spesa delle famiglie trentine. Sono segnali incoraggianti quelli emersi dalla periodica riunione per la verifica e il monitoraggio della manovra anticongiunturale varata dalla Provincia autonoma di Trento, incontro moderato e introdotto da Ivano Dalmonego, segretario generale della Provincia nonché coordinatore delle misure anticrisi varate dalla Provincia. Anche se il sistema produttivo locale ha interrotto la caduta, si deve però fare ancora molto per recuperare il terreno perduto. La positiva inversione di tendenza è testimoniata, per altro, dagli incassi del gettito tributario (+ 3,7% nel periodo gennaio-luglio, a fronte del - 3,7% a livello nazionale), dall’andamento del credito cooperativo, dall’aumento delle presenze
(+ 10%) e degli arrivi (+ 11%) dei turisti, sia italiani che stranieri, nel mese di agosto e dalla conferma dei valori positivi nei versamenti Irpef delle imprese. Anche l’export trentino ha ripreso a muoversi, in particolare verso gli USA, riportandosi sugli stessi valori dello scorso anno. Dati positivi anche sul fronte del lavoro: il secondo trimestre 2009 vede una tenuta dell’occupazione (+ 1,3% pari a circa tremila lavoratori) con un tasso di disoccupazione in leggero calo e pari al 2,9%. La stima relativa all’impatto sul Pil 2009 della manovra provinciale registra una decrescita del 2,7%, rispetto al 4,9% in Italia. «Dalla crisi si esce, soprattutto, aumentando la produttività del sistema, in particolare di alcuni settori strategici e innovativi ad alto contenuto tecnologico, ma occorre che vi sia un ricambio delle imprese: la mobilità delle imprese è un fattore che alimenta la produttività in maniera molto forte, in Italia tale ricambio imprenditoriale è piuttosto basso». Ad affermalo è stato il professor Enrico Zaninotto dell’Università di Trento, intervenuto all’incontro del 29 settembre scorso in Provincia sulla verifica e il monitoraggio periodico della manovra anticongiunturale, che aveva per tema: “Crescita della produttività e politiche di sviluppo”. «In questi ultimi dieci anni di stagnazione della produttività - ha affermato tra l’altro Zaninotto - non è che
non sia successo niente, il lavoro è diventato molto più flessibile, il sistema della ricerca universitaria è molto cresciuto, la pubblica amministrazione ha fatto riforme importanti, ma tutto è avvenuto a macchia di leopardo e ancora non si è trovata la massa critica ed una coerenza di sistema». La chiusura è stata affidata a Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Università di Trento e del Gruppo Ferrovie dello Stato, il quale si è affidato, a differenza di chi lo ha preceduto, non tanto alle cifre e alle slide quanto alle parole e al ragionamento. Peraltro più di una volta le sue argomentazioni si sono rifatte proprio alle analisi e ai dati messi in campo da Giovanna Fambri prima e dal professor Zaninotto poi. Attenzione, ha detto Cipolletta, «nel breve periodo ad un calo della produttività corrisponde sempre un calo del fatturato. Ed una crisi finanziaria di queste dimensioni ha due fasi. La prima è quella della caduta del reddito che deriva dalle cattive aspettative, dalla grande paura di non poter sopportare
l’eventuale debito. In questo senso sei mesi senza produzione - perché di questo si è trattato, pur con tutti i distinguo -, incidono, eccome. La seconda fase è segnata dalla caduta del reddito, ed è quella che stiamo vivendo. Occupazione persa e redditi dimezzati, in molti casi». Le previsioni? Cipolletta ritiene «che è probabile una stagnazione anche nei prossimi mesi, mentre solo nella primavera del 2010 vedremo segni confortanti di ripresa». Che fare, nel frattempo? «Dobbiamo supportare il reddito di chi ha perso il lavoro, i Paesi che lo faranno di più e nel modo più appropriato, saranno i primi a trarne beneficio. Vincono i territori che danno sostegno a chi ha perso lavoro. Nelle altre recessioni fin qui avute, la perdita di lavoro aveva nome e cognome, era segnata da aziende che mettevano migliaia di lavoratori in cassa integrazione. Oggi è tutto più individuale, più disseminato in mille rivoli, la disoccupazione è fatta da soggetti invisibili. Con il mercato del lavoro flessibile ci troviamo di fronte ad una contraddizione: abbiamo appunto cambiato sistema di lavoro e non il sistema degli ammortizzatori sociali, che sono ancora quelli di un mercato rigido. È un errore che rischiamo di pagare». «Oggi - ha detto ancora Cipolletta - è la paura del futuro a prevalere sulla necessità del consumo. Dunque rafforzare la competività vuol dire sostenere la crescita, abbiamo ancora un periodo abba-
stanza lungo di difficoltà da affrontare. In questo contesto segnalo la scarsa patrimonializzazione delle aziende, eppure è là che dobbiamo tornare, non è il momento di avere famiglie ricche e aziende povere. E in questa fase è più che mai centrale l’elemento dell’istruzione e della formazione permanente. Lo dico in una terra che su questo terreno va bene, mentre il resto d’Italia è carente, in un contesto che vede il mondo correre. E ridiventa centrale la formazione permanente dei lavoratori, non più però attraverso ore supplementari: dobbiamo invece trovare, dentro la produzione, dei sistemi che favoriscano la formazione». Infine, la «necessità di una politica della ricerca; lo sviluppo delle infrastrutture (sapendo che l’efficienza di un territorio è data dalla manutenzione e dalla gestione efficace ed intelligente del sistema infrastrutturale), la capacità di perseguire tanto la produzione di energie alternative quanto una corretta gestione dei rifiuti», per finire con un accenno inevitabile al ruolo di Cipolletta all’interno delle Ferrovie: «Dobbiamo sviluppare sempre di più i servizi, perché produrre servizi, per una realtà come quella del trasporto ferroviario, è più importante dell’apertura degli stessi cantieri». L’occasione è servita anche per un importante annuncio: dal 14 dicembre - con gli orari invernali - verrà potenziato, rispetto alla situazione attuale, il servizio ferroviario tra Bolzano, Trento, Verona e Roma. Con ciò rispondendo alle numerose sollecitazioni di chi, in questi mesi, aveva lamentato il venir meno di un importante collegamento tra il Trentino e il resto del Paese.
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Il fatto. I vertici del PATT hanno incontrato la Giunta comunale di Pedemonte IN BREVE
Pedemonte, il paese che vuole diventare trentino Il piccolo paese del vicentino ha più volte manifestato la volontà di ritornare a far parte della Provincia Autonoma di Trento. La Giunta comunale di Pedemonte ha quindi chiesto all’Assessore Panizza e al Partito Autonomista Trentino Tirolese di sostenere l’espressa volontà di aggregazione al Trentino.
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’Assessore Provinciale Franco Panizza, il Presidente del PATT Walter Kaswalder e il Consigliere Mauro Ottobre, recentemente hanno incontrato la Giunta comunale di Pedemonte presso la sede del Municipio del piccolo paese vicentino. Pedemonte, che a livello amministrativo si trova in provincia di Vicenza, di fatto per le proprie origini storiche e caratteristiche geografiche ha forti legami con il Trentino di cui faceva parte fino al 1929. La piccola realtà montana sita nella parte nord della Valle dell’Astico ha infatti più volte manifestato, attraverso la voce della propria amministrazione e soprattutto con il referendum del marzo 2008 la volontà di ritornare a far parte della Provincia Autonoma di Trento. Anche il disegno di legge costituzionale comunicato alla presidenza nel mese di luglio 2009 propone il distacco del comune di Pedemonte dalla Regione Veneto in favore dell’aggregazione con la regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Nel corso dell’incontro con l’assessore e gli esponenti del Partito Autonomista, la giunta ha evidenziato le molte problematiche del Comune di Pedemenonte a livello di servizi e di gestione del territorio. In particolare è stata sottolineata dal Sindaco Roberto Carotta, la poca attenzione dell’amministrazione regionale
veneta alle problematiche delle realtà montane come proprio Pedemonte, il cui territorio è interamente compreso tra i 350 e 1500 metri sul livello del mare. La Giunta comunale, alla luce della volontà popolare, della memoria e tradizione storica che da sempre lega al Trentino e al Tirolo Storico Pedemonte, ha chiesto all’Assessore Panizza e al Partito Autonomista Trentino Tirolese, di sostenere l’espressa volontà di aggregazione al Trentino.
L’assessore, considerati il legame storico con il Trentino testimoniato del resto dall’ampia documentazione disponibile a riguardo e in ragione dell’accordo tecnico-programmatico siglato con il Presidente della Provincia di Trento Dellai che sottolinea specificatamente la volontà del PATT di consentire le richieste di annessione al Trentino dei soli comuni che abbiano un reale e fondato legame storico con il Trentino, nello specifico Valvestino, Ma-
gasa e proprio Pedemonte, si è dimostrato favorevole ad accogliere la richiesta di porsi in qualità di interlocutore politico nei confronti della Giunta Provinciale per quanto concerne la volontà di Pedemonte di tornare ad essere a tutti gli effetti un Comune del Trentino. Anche il Presidente del PATT Walter Kaswalder ha sottolineato il forte legame storico e territoriale di Pedemenonte con il Trentino e si è detto favorevole a sostenere l’amministrazione nel procedimento di distacco dalla Regione Veneto in favore della sua aggregazione al TrentinoAlto Adige. Al termine dell’incontro l’assessore Franco Panizza ha consegnato all’amministrazione di Pedemonte alcune pubblicazioni di carattere storico-culturale del Trentino tra cui un Atlante di carte storiche del Tirolo.
SAN GALLO
Incontro con gli emigranti trentini
L’assessore Franco Panizza in visita a San Gallo in occasione della presenza della Provincia come ospite all’OLMA, la fiera svizzera dell’agricoltura e dell’alimentazione, ha voluto incontrare i rappresentanti delle associazioni delle Famiglie Trentine e dei Circoli Trentini presenti in molti cantoni della confederazione elvetica da diversi anni. L’emigrazione in Svizzera di gente del Trentino iniziò già nel 1921. Circa tremila trentini, tra temporanei e definitivi, trovarono occupazione soprattutto nel Canton Ticino e nel Cantone di Berna. Ma dopo pochi anni le imprese richiamarono in Tirolo, Voralberg e Stiria i loro vecchi operai trentini e il flusso migratorio quasi si seccò, ma per riprendere vigore tra il 1947 e il 1951. In questi anni la Svizzera sola accolse il 40% degli emigranti trentini. L’emigrazione verso la Confederazione elvetica rimase stabile fino a tutti gli anni ‘70. Secondo l’ISTAT circa 30 mila trentini si trasferirono soprattutto nei cantoni tedeschi di Zurigo, Berna, Obwalden e San Gallo tra il 1946 ed il 1977, mentre tra il 1969 e il 1977 se ne contavano solo 4.800. Molti emigranti tornarono a casa verso la fine degli anni ’70. Ma quelli che rimasero riuscirono ad integrarsi definitivamente nel tessuto sociale e civile della Svizzera, nonostante la forte tendenza xenofoba che culminò nel 1968 con la campagna di firme contro “l’inforestieramento”. I circoli e le associazioni delle famiglie trentine vogliono testimoniare proprio questo difficile processo di emancipazione dei loro parenti emigranti e nello stesso tempo mostrare l’orgoglio della loro identità originaria. «Ho voluto incontrare i rappresentanti dell’Unione delle Famiglie Trentine e dei Circoli Trentini – ha detto l’assessore Panizza - per congratularmi con loro per il contributo che hanno dato alla Svizzera con il loro lavoro, durissimo a volte, e per la loro determinazione a conquistare una forte credibilità in un paese dove sono arrivati poveri. Oggi questi trentini di seconda ma anche di terza generazione mantengono ancora un forte legame con il Trentino che ritengo vada incoraggiato e rafforzato».
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L'intervento. L’opinione di un lettore sulla gestione dei rifiuti in Trentino
La verità sulla raccolta rifiuti a Trento
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IFIUTI: dopo la situazione allucinante in Campania, risolta con la programmazione di ben quattro termovalorizzatori (di cui quello di Acerra già in funzione) da parte dall’attuale governo, un’altra situazione allucinante esiste nella “avanzatissima” città di Trento, rimasta pressoché ultima in Italia a non progettare né un bruciatore, né un termovalorizzatore. Una città in preda all’irrazionalità ideologica e al fanatismo di gruppi minoritari. Inserisco tale argomento per due motivi: il primo per la sua gravità endemica. Ricordo che la situazione ha origini 20 anni fa. Il secondo perché siamo a Trento e quindi in Europa e ciò accade nel contesto europeo dal quale si può estrarre quanto serve per un operato risolutivo del problema. Esistono in Italia e in Europa tecniche e procedimenti consolidati che hanno risolto il problema e a cui è sufficiente guardare per trovare “il bandolo della matassa”. Da tempo la Commissione Europea ha emanato un preciso suggerimento circa la direzione da intraprendere. È stato definito “Sistema integrato della gestione dei rifiuti”. Per la realizzazione dello stesso sono previsti contributi. Sintetizzato,
questo afferma che la soluzione sta in una integrazione fra gli elementi di seguito elencati. 1) La costruzione di inceneritori di ultima generazione o meglio di termovalorizzatori con annessa rete di distribuzione di coproduzione di energia elettrica e calore, che ha il vantaggio di eliminare la maggior parte delle polveri sot-
tili PM10 e costare meno del gas. Con conseguenti minori importazioni. In Italia, sempre carente di energia, non si è ancora incredibilmente scoperto, in particolare a Trento, la possibilità di avere una fonte energetica a portata di mano come la termova-
lorizzazione dei rifiuti che crea entrate, nel tempo, superiori alle spese. A questo clima di irresponsabilità ha concorso soprattutto la propaganda ideologica dei cosiddetti “verdi”, spazzati via dal Parlamento nelle ultime
elezioni, che aveva convinto molte persone ingenue non in grado di valutare oggettivamente il problema. È già ampiamente riconosciuto che gli impianti di ultima generazione non producono
inquinamento. Quello di Brescia, per esempio, in fatto di emissioni nocive non supera largamente i livelli determinati dalle autorità competenti (per esempio, dati ASM, la diossina in Lombardia dal termovalorizzatore di Brescia è solo dello 0,02% mentre la produzione di diossina da fusione alluminio è del 42,55%, da produzione ac-
ciaio 28,7%, da veicoli diesel 4,4%, da combustione del legno 11,5%. Evidentemente è ridicolo e pretestuoso preoccuparsi di un termovalorizzatore. 2) L’organizzazione di raccolta differenziata con il traguardo massimo del 50%. Non è opportuno superare tale percentuale
perché i costi conseguenti salgono in progressione geometrica e rendono nulli i vantaggi. Quello che purtroppo è successo nella città di Trento, dove si è perso la capacità di far di conto. Aggiungo che è stato proposto alla base di partenza del processo rifiuti, con puro criterio ideologico e non sulle necessità effettive, un bruciatore di 102.000 ton./ annue (invece di 240.000 ton./annue necessario) sul quale si è ricostruito tutto il piano. Viceversa di quello che un oculato amministratore qualsiasi avrebbe fatto. 3) In tale modo l’impianto rischia forse di non potere essere trasformato in termovalorizzatore, sfruttando, dopo la la quota di raccolta differenziata del 50%, il rimanente 50% di rifiuti per un investimento in coproduzione di energia e calore con costi minori del gas importato. Ciò facendo si sta tagliando fuori per sempre una importante chance di sviluppo energetico per mettere a disposizione della città stessa riscaldamento ed elettricità a prezzo minore del gas importato e con i guadagni generati incrementare gratuitamente i fondi per il welfare (pensionati, indigenti, servizi ecc.) a disposizione del Comune. Intanto le tariffe applicate al servizio rifiuti a Trento
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L'intervento. L’opinione di un lettore sulla gestione dei rifiuti in Trentino sono mediamente salite del 70% rispetto a Brescia-Bergamo-Piacenza e alle altre utility italiane e del 100% rispetto a Innsbruck. La vicina Bolzano intanto sta costruendo il termovalorizzatore collocando i tubi per la distribuzione di riscaldamento ed elettricità. Ma rischia di fallire l’attuale folle piano rifiuti trentino pure per l’aumento progressivo della quantità di rifiuti da riciclare, costringendo le realtà produttive locali a rivolgersi, per i rifiuti non più assimilati a quelli urbani (che potevano trovare destino finale nel termovalorizzatore a prezzi competitivi) a canali di smaltimento fuori provincia creando costi tariffari assurdi sia per privati che per le aziende. Se esaminiamo il piano provinciale analizzando la produzione di rifiuti differenziati per singole categorie scopriamo subito come per alcune categorie di rifiuti urbani la raccolta differenziata, proiettata al 2012, dovrà almeno raddoppiare rispetto alla situazione attuale, innescando una serie
di problemi gravissimi. Facciamo un solo esempio: i quantitativi della frazione organica passerebbero dal 44% al 80%. È stato necessario prevedere impianti di trattamento in tutte le valli per circa 30 mila t. Questa tipologia di impianti presenta impatti ambientali marcati e necessita di ampia condivisione da parte della comunità. Se falliscono diventa inevitabile il ritorno a smaltimenti in discarica. Ebbene allo stato attuale sono già falliti. I primi due previsti: quello di Levico è stato in un
primo tempo bloccato dal questore per inquinamento dell’aria e diffusione di odori nauseabondi e sollevamento della popolazione locale. Ora si è deciso di eliminarlo. Il secondo di Mezzolombardo non è nemmeno nato per contrarietà della popolazione spaventata dal risultato del primo. Badate bene: tutto questo senza alcun ritorno nel circuito economico locale. Il perché è presto detto: i rifiuti riciclati finiscono nel Veneto e verso altre destinazioni e dopo il loro trattamento per essere ri-
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messi in circolazione come nuovi prodotti si diluiscono nel circuito nazionale e solo percentuali teoriche ritornano nel circuito locale. Tutto questo sforzo con costi notevoli a carico dei cittadini trentini produce soltanto spese. Tutto ciò potrebbe avere una qualche giustificazione se tutta l’Italia facesse così, ma solo Trento si è infilata su questa strada senza uscita. Definiamolo pure “un fallimento annunciato”. Il tutto potrebbe risolversi in un sacco di soldi gettati al vento. Elenco, a titolo di esempio, per informazione generale: La zona del nord Italia e in particolare quella lombarda comprendente Brescia, Novara, Bergamo ecc., alle quali si sta aggiungendo Milano, ha realizzato una delle più grandi Utility per la coproduzione di energia elettrica e riscaldamento che offre servizi a tariffe molto modeste, tali da costare meno delle forniture di gas e permettere la eliminazione dei camini delle abitazioni con conseguente abbattimento delle polveri
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sottili PM10. Le società in questione si chiamano ASM di Brescia ed AEM di Milano che si sono recentemente fuse in A2A. Con gli utili esse mettono a disposizione delle casse comunali consistenti somme. Attraverso un complesso di termovalorizzazione e raccolta differenziata, hanno risolto qualsiasi problema nel campo. Faccio notare che il termovalorizzatore di Brescia (ASM-A2A) ha già ricevuto un sacco di riconoscimenti mondiali fra i quali quello rilasciato dalla famosa Columbia University di New York. A chiusura mi resta una domanda in sospeso: sono forse queste le giuste Politiche Europee che il Trentino conduce? Troveremo un sindaco e una provincia che tengano la ferma posizione finora mantenuta ed evitino di sprecare una enorme risorsa a portata del territorio? Ai presenti ed ai posteri l’ardua sentenza.
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In cifre. Trentino, ad agosto boom di arrivi e di presenze
Il turismo trentino non conosce crisi: bilancio di un’estate da record
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e cifre indicano che rispetto al 2008 gli arrivi in Trentino, nella scorsa estate, sono aumentati del 5,4% e le presenze del 3,7%. In agosto un autentico boom con una crescita di quasi l’11% negli arrivi e del 9,3% nelle presenze. Si dimostra vincente la strategia di legare l’immagine del nostro territorio allo sport e ai grandi eventi, nel rispetto della sua identità. Nei marosi della crisi, che ha toccato quasi tutti i comparti economici, l’estate turistica del Trentino realizza un risultato positivo superiore a qualsiasi aspettativa, sia per gli arrivi sia per le presenze. Un risultato che conferma la vitalità di un sistema capace di “fare squadra” e rivelarsi prezioso antidoto anticongiunturale per tutta la provincia. I numeri forniti dal Servizio Statistica parlano di una crescita (rispetto al 2008) del 5,4% negli arrivi e del 3,7% nelle presenze. In aumento sia i turisti
italiani, sia gli stranieri. Agosto realizza addirittura un autentico record con un +10,7% negli arrivi e un +9,3% nelle presenze. Il dato storico, fra tutti, è forse quello che stupisce maggiormente: se consideriamo il solo mese di agosto, quello che ci siamo da poco lasciati alle spalle è il terzo di sempre, secondo solo ai risultati straordinari del 1993 e del 1994. «La primavera scorsa, come tutti ricorderanno, nutrivamo qualche preoccupazione per le performance che avrebbe rea-
lizzato il nostro territorio nella stagione calda, alla luce di una crisi che ha effettivamente colpito duro su scala nazionale – ha affermato l’assessore Tiziano Mellarini in occasione della conferenza stampa organizzata alla Trentino SpA per presentare queste cifre – ma oggi possiamo affermare con soddisfazione che il nostro territorio si è dimostrato molto competitivo e ha reagito molto bene». A crescere, hanno dimostrato i dati presentati da Giovanna Fambri, dirigen-
te del Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento, è anche il settore extralberghiero, che per lo stesso periodo 2009 ha fatto registrare numeri in aumento in tutti i suoi settori: dai campeggi alle seconde case, dagli agritur ai bed&breakfast. L’analisi dei fattori che hanno contribuito a questo successo sarà compiuta con attenzione nei prossimi mesi, ma, oltre al contributo fornito dalle alte temperature medie registrate nella Penisola, appare abbastanza evidente, guardando soprattutto a ciò che è avvenuto in Val Rendena (+ 28,7% negli arrivi e + 27,5% nei pernottamenti), il traino esercitato da partnership forti, come quella che ha portato la Juventus a Pinzolo. Proprio sul “fenomeno” Juventus abbiamo voluto, come Provincia, analizzare le ricadute turistiche del ritiro e delle operazioni di comunicazione e di comarketing attivate con la società bianconera. I risultati di questo studio sono
estremamente significativi: i pernottamenti generati dal ritiro sono stati quantificati in 39 mila, di cui quasi 19 mila nella ricettività alberghiera. A questi si sono aggiunte altre 24 mila persone che hanno trascorso una giornata in Val Rendena per seguire i propri beniamini, il tutto per un indotto economico valutato per l’estate 2009 in 4,3 milioni di euro. Legare l’immagine del Tr e n t i n o a q u e l l a d i “brand” sportivi di peso è dunque una strategia che paga, tanto in estate quanto in inverno. In Val di Sole i Campionati mondiali di mountain bike (15-22 giugno 2008) hanno portato in quel mese ad un + 23% nelle presenze e ad un + 20% negli arrivi. A supportare questi dati vi sono i pacchetti, confezionati dall’Apt appositamente per questo evento, che hanno registrato 9 mila prenotazioni. In Val di Fiemme, sempre nell’estate 2008, i Campionati mondiali juniores di ciclismo hanno por-
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In cifre. Trentino, ad agosto boom di arrivi e di presenze tato in zona non meno di 15-20 mila persone. Nella vicina Val di Non, grazie alla Ciaspolada il mese di gennaio di quest’anno ha fatto registrare un boom, pari all’11.73% negli arrivi e al 29% nelle presenze. Il 50% delle presenze complessive registrate in questo lasso di tempo può infatti essere ricondotto direttamente a questa manifestazione. Dalla Val di Non all’ambito Vanoi, Primiero e San Martino di Castrozza, dove l’estate 2009 è stata caratterizzata dall’arrivo della quarta tappa e dalla partenza della quinta frazione del Giro d’Italia di ciclismo, nonché dai Campionati mondiali juniores di orienteering. Per la corsa rosa si parla di 2.586 arrivi a fronte di 3.388 presenze nella settimana della competizione, mentre il secondo evento ha fatto registrare 5.284 arrivi e 31.759 presenze. Accanto alla promozione sportiva, in Italia e all’estero è stata comunicata anche la valenza di altri comparti attrattivi e sinergici con il turismo. È
AgriCulture e Dalla Guerra alla Pace, che hanno generato oltre 150 milioni di contatti in Italia e in Europa attraverso più di 800 servizi sui giornali, le radio e le televisioni nazionali ed estere. E che soprattutto hanno aiutato a comunicare l’identità della nostra terra e la qualità della sua vita e della sua offerta. Anche il settore enogastronomico ha costituito una delle punte di diail caso della cultura, alla quale è stato dedicato un progetto di ampio respiro come L’Arte della Vacanza, realizzato da Trentino SpA in collaborazione con il Servizio provinciale alle attività culturali, proprio per connettere cultura, turismo e territorio. In particolare attraverso L’Arte della Vacanza sono state valorizzate e promosse le eccellenze culturali e artistiche del Trentino, abbinandole a offerte di vacanza e di ospitalità. In questo modo i musei provinciali e gli eventi più importanti, dal TrentoFilmFestival ad Arte Sella, dal Festival dell’Econo-
mia a Drodesera e Oriente Occidente, hanno potuto fruire, in rete, di una campagna promozionale sulla stampa, le radio e le televisioni nazionali ed estere che ha generato più di 100 milioni di contatti e ha testimoniato l’importanza della motivazione culturale nella complessiva offerta turistica del Trentino. Sempre in ambito culturale, in questo caso della cultura che si lega alla natura e alla montagna e ci aiuta a comunicarne i valori in forme nuove, giovani e rispettose dell’ambiente, va sottolineato l’ulteriore successo di eventi come I Suoni delle Dolomiti,
mante della promozione del Trentino grazie alla campagna pubblicitaria riservata al TRENTODOC e alla valorizzazione dei prodotti più rappresentativi dell’agroalimentare di qualità.
Il tutto - turismo, sport, cultura, ambiente, enogastronomia - è stato poi condensato in una speciale campagna pubblicitaria anticrisi che si è sviluppata sia attraverso telepromozioni di grande impatto ed efficacia, sia con l’avvio della campagna istituzionale Esperienze Vere. Da sottolineare, infine, come una delle ragioni del trend positivo del Trentino turistico stia anche nei finanziamenti che la Provincia ha destinato alle imprese del settore (strutture ricettive, piste, impianti, stabilimenti termali) negli ultimi 5 anni. Tra il 2004 e il 2008 si sono registrati ben 1500 interventi, per un totale di 250 milioni di contributi pubblici che hanno attivato investimenti complessivi per 1 miliardo di euro. Questi finanziamenti hanno determinato una crescita qualitativa di tutto il comparto turistico verificabile anche attraverso un dato particolarmente significativo: nel 1985 solo il 40% dei posti alberghieri era a 3 o 4 stelle, oggi siamo saliti all’85%.
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Interrogazione. Il completamento della A31 è un tema che fa sempre discutere
La Valdastico a pedaggio? Serve chiarezza Qual è il reale intendimento della Giunta provinciale in ordine alla realizzazione dell’A31 della Valdastico e agli eventuali pedaggi? Interrogazione del Consigliere Pino Morandini.
La salute dei Valsuganotti Qual è l’incidenza dei siti inquinanti presenti in Valsugana sulla salute dei relativi abitanti e quali rimedi tempestivi intende predisporre la Giunta provinciale?
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continui tentennamenti non piacciono più ai sindaci della Valsugana, che ora chiedono a gran voce a chi amministra la Provincia di darsi una mossa: nel senso prolungamento dell’A31, strada che, favorendo uno strategico collegamento viario col Veneto, contribuirebbe non poco al decongestionamento del traffico della Valsugana, che da tempo sta scontando pesanti conseguenze: sia in termini di vite umane vittime d’incidenti automobilistici (dell’ordine di otto o nove all’anno), sia in termini di inquinamento. È chiaro che per procedere alla realizzazione della Valdastico occorre, prima di tutto, che la Giunta provinciale metta in chiaro ai cittadini della Valsugana e non solo, quali forme di accordo si intendono stipulare o si stanno per stringere col la regione Veneto, accordi che com’è evidente potrebbero riguardare anche un eventuale pedaggio. Infatti, uno dei nodi critici che in molti, inascoltati, stanno sollevando, è proprio quello degli eventuali e futuri pedaggi. Gli amministratori del Veneto, già due giorni fa, hanno fatto sapere della realizzazione di un collegamento a pedaggio verso il Trentino ma, a questa notizia, non è corrisposta alcuna smentita o conferma da parte dei nostri amministratori. Il che, com’è comprensibile, accresce la tensione tra i sindaci della Valsugana, già ansiosi, come si rammentava poc’anzi, di conoscere i
INTERROGAZIONE
tempi della realizzazione di un progetto che agli occhi loro, come a quelli di tutti i trentini, assomiglia sempre più ad un rebus. Si fatica infatti a comprendere per quali ragioni il Presidente e il vicepresidente della Giunta provinciale con delega alla viabilità, già ampiamente sollecitati dai primi cittadini della Valsugana, non diano risposte chiare ai quesiti che vengono loro sottoposti. L’urgenza della realizzazione del prolungamento del’A31, giorno dopo giorno, si fa più grande, così come aumenta la curiosità su modalità e criteri con i quali questa verrà realizzata. Trattandosi di un progetto che, se realizzato, potrebbe sollevare da una serie di disagi una zona, quella della Valsugana, ampiamente vessata da incidenti, traffico e inquinamento, non si fatica a comprendere l’ansia di chi, a proposito di questo progetto, è stanco di non avere risposte.
È tempo pertanto che chi di dovere faccia chiarezza, e lo faccia il prima possibile. Tutto ciò premesso si interroga l’Assessore competente per sapere: 1) qual è il reale intendimento della Giunta provinciale in ordine al prolungamento dell’A31, che dovrebbe collegare Trentino e Veneto; 2) in caso di orientamento positivo, a che punto è il progetto relativo a detto prolungamento; 3) entro quali termini pensa che i lavori di realizzazione di detto progetto avranno inizio; 4) entro quali scadenze stima che siffatti lavori saranno terminati; 5) se saranno o meno predisposti pedaggi per coloro che, imboccando il prolungamento dell’A31, vorranno recarsi in Veneto partendo dal Trentino; 6) in caso affermativo a quanto crede ammonteranno tali pedaggi; 7) se reputa che detti pedaggi siano necessari. Consigliere Pino Morandini
Se la crisi occupazionale che sta colpendo la Bassa Valsugana pare sia da considerarsi, come si augurano in tanti, un fenomeno temporaneo cui farà seguito un riequilibrio, i danni arrecati negli ultimi anni sul piano ambientale e paesaggistico a quella zona sembrano destinati, purtroppo, a perdurare a lungo. Ci riferiamo in particolare ai nuovi casi di tumori maligni, Pino Morandini leucemie, bronchiti croniche, sindromi di non-Hodgking dei quali si verifica, nella Bassa Valsugana, un costante aumento. Aumento che con ogni probabilità è da ascriversi a molte e complesse cause, ivi compresa la conformazione stessa della Valle, chiusa e pressoché blindata da venti che potrebbero garantire ricambio atmosferico. Ma pure l’ingente presenza di industrie e discariche, talvolta illegali e spesso fortemente inquinanti, come documentano inchieste recente, pare costituisca una causa importante delle anzidette patologie. Nonostante la gravità del problema, vale a dire la sensazione che gli abitanti della Valsugana, stiano scontando sulla loro salute le infauste conseguenze di inquinamenti frutto di speculazioni, dei quali non sono responsabili, manca a tutt’oggi una verifica che censisca e fotografi la situazione. Sarebbe pertanto tempo che le istituzioni provinciali facessero luce su questo aspetto oscuro quanto inquietante dell’inquinamento in Valsugana. In questo modo sarà realmente possibile predisporre rimedi concreti ed efficaci che a questo punto si fanno sempre più urgenti e indilazionabili. Ciò premesso, si interroga l’Assessore competente per sapere: 1) a quanto ammontano, da cinque anni ad ora - e distinti per voci - i nuovi casi di tumori maligni, leucemie, bronchiti croniche, sindromi di non-Hodgking verificatesi presso gli abitanti della Bassa Valsugana; 2) a quanto siano, per l’anzidetto periodo, i casi delle patologie elencate nel precedente punto 1) registrati negli altri Comprensori della Provincia di Trento; 3) se non ritenga utile,qualora le suaccennate rilevazioni evidenziassero per la Bassa Valsugana una quantificazione superiore, predisporre interventi sanitari adeguati per tutelare la salute degli abitanti della Valsugana. Cons. Pino Morandini
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Telve Valsugana. Dieci anni fa la scomparsa del poeta e attore amico di tutti
Commosso ricordo di Roberto Spagolla
P
di Mario Pacher
er ricordare i dieci anni dalla morte del compianto Roberto Spagolla avvenuta il 28 ottobre 1999, la comunità di Telve ha organizzato alcuni incontri commemorativi e di carattere culturale. Roberto, vogliamo ricordarlo, se n’era andato all’età di soli 56 anni colpito da un male che non perdona. La sua dipartita aveva commosso tanta gente, telvati e non, perché Roberto era l’amico di tutti poiché sempre sapeva accogliere la gente con semplicità ed amicizia. Per 34 anni aveva lavorato presso il comune di Telve e noi eravamo soliti vederlo sempre là, nel suo ufficio al piano rialzato, anche dopo l’orario di chiusura perché, come lui spesso diceva, «c’è sempre qualcuno che non può venire durante l’orario di apertura. Bisogna sempre aiutare la gente nei loro bisogni». Anche quando lo si incon-
trava per strada, Roberto era il primo a salutare con uno spontaneo sorriso. Fu per tanti anni anche l’animatore e il sostenitore di numerose iniziative popolari come “n’contra a marzo”, “balcone fiorito” e spesso fu anche il conduttore delle manifestazioni. Inoltre era un grande conoscitore della storia locale, poeta, attore e regista di alcune filodrammatiche della Valsugana, fotografo attento, alpino convinto e membro sostenitore di tante altre associazioni. Insomma fu un uomo di squisita disponibilità, di cultura, di impegno costante anche verso tante istituzioni che operano nel volontariato locale e rivolte al recupero delle tradizioni e delle storie locali. La sera di mercoledì 28 ottobre, Roberto sarà ricordato nella chiesa di S. Maria Assunta in Telve Valsugana, con una S. Messa alle ore 19,30. Seguirà una recita presso il teatro parrocchiale di Telve,
dove lui per tanti anni fu il regista. Noi vogliamo ricordarlo con questa sua poesia in dialetto.
GERI SERA O’ fato n sogno geri sera: ti èri n fior bèlo, ncolori che compra i sior de quei sforzai te sèra me senza odor quelo bon, de campo de orto; ti eri là, in fondo ta gran vedrina n po’ arso, sbatù no ghèra aqua me son nascorto e t’ò beorà con do lagrime maùre, cète… no so, ma i sogni i gen de nòte e no de sera….
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Trento. Grande commozione per la mostra sugli scomparsi argentini
Le nonne di Piazza di Maggio e i desaparecidos argentini di Mario Pacher
È
rimasta aperta per una decina di giorni presso la Regione a Trento, la mostra “Le nonne di Piazza di Maggio e i bambini desaparecidos“, allestiva allo scopo di far conoscere, attraverso testimonianze e filmati, uno dei periodi più scuri e crudeli della storia moderna dell’Argentina. Promossa e organizzata da Josepine Pace e dall’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero, grazie anche alla collaborazione della Regione e della Provincia, l’iniziativa ha documentato gli orrori dei quali si rese responsabile la dittatura militare che, dopo il 1976, aveva preso il potere in Argentina. È di quel periodo, come afferma l’Unione Famiglie, il fenomeno dei “desaparecidos”, uomini, donne e bambini rapiti e
L’inaugurazione della mostra
massacrati dal regime dopo inenarrabili torture. Secondo le ricostruzioni compiute dopo la caduta della dittatura argentina, per la quale sono in corso tuttora processi, furono 30 mila i cittadini argentini rapiti ed uccisi. Di questi oltre un migliaio quelli di origine italiana. Ma gli aguzzini non si limitavano a sequestrare e uccidere gli oppositori. Le donne incinte
venivano fatte partorire e poi uccise. I loro figli consegnati a famiglie di militari, anche allo scopo di far perdere la loro identità. Molti di questi bambini, ora giovani cresciuti, hanno potuto in questi anni conoscere la verità e ricostruire la loro identità grazie alle “nonne di piazza di maggio “ che con caparbia e grande volontà hanno lavorato perché
questo fenomeno venisse a galla. Grazie alla determinazione di queste nonne, costituite in Associazione, quasi un centinaio di questi bambini hanno potuto riprendersi il proprio cognome, incontrarsi con i propri parenti, ricostruirsi una vita. Ma i bambini scomparsi sono molti di più e per questo la lotta delle “nonne“ prosegue ancora. Una di queste nonne, Estela Carlotto era presente all’inaugurazione della mostra - assieme al figlio, il deputato Remo Carlotto - e ha raccontato quel triste periodo ricordando anche come una delle sue figlie sia stata rapita e uccisa dopo aver partorito un figlio. Di quel nipote Estela non ha saputo più nulla. Nonna Carlotto, peraltro, è arrivata a Trento con uno dei “bambini ritrovati“. Horatio, un ragazzone che nell’età dell’adolescenza ebbe il
coraggio di scoprire la propria identità e ripudiare la famiglia dei militari ai quali era stato affidato dopo la nascita. La mostra, allestita nel palazzo della Regione, ha documentato centinaia di questi casi ed ha così offerto una grande opportunità per conoscere un po’ più di verità su quel periodo buio dell’Argentina. All’inaugurazione avevano presenziato anche il presidente del Consiglio provinciale, Giovanni Kessler, l’assessore provinciale alla solidarietà internazionale Lia Beltrami, il presidente dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero Oliviero Vanzo, oltre a molti argentini ora residenti a Trento. Il Coro Genzianella di Roncogno ha voluto dare il benvenuto in Trentino agli ospiti eseguendo alcuni brani della tradizione musicale trentina.
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Intervista. Ricordo dello scultore trentino-tirolese, a dieci anni dalla scomparsa
Othmar Winkler, un artista che non passò mai inosservato di Johnny Gadler
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l 22 agosto 1999 all’ospedale Santa Chiara di Trento moriva, all’età di 92 anni, Othmar Winkler, artista trentinotirolese la cui fama, in vita, senz’altro risultò più affermata fuori dai confini regionali che non a livello locale, dove, infatti, la sua arte spesso appariva troppo provocatoria, tanto che in un’occasione la città di Trento addirittura rifiutò la donazione di alcune sue opere. A dieci anni di distanza la figura di Winkler è stata pienamente – e giustamente – rivalutata, tanto che il Consiglio della Provincia autonoma di Trento ha promosso, presso Palazzo Trentini di Via Manci a Trento, una mostra intitolata “Othmar Winkler. Storie delle genti trentine” (vedi articolo a pagina 28 ) Alcuni mesi dopo la morte dell’artista, nella tarda primavera del 2000, La Finestra realizzò un’intervista al figlio Ivo, il quale ci raccontò chi era l’artista e l’uomo Othmar Winkler. Una testimonianza di palpitante attualità che vi riproponiamo integralmente per ricordare una figura che in vita non raccolse quegli apprezzamenti e quelle gratificazioni che senza dubbio avrebbe meritato. Ivo, chi era Othmar Winkler? «Othmar Winkler, era innanzi tutto mio padre. Era un artista caratterizzato da un estro creativo inesauribile che, nel suo lunghissimo percorso artistico, ha sempre saputo rinnovarsi realizzando dei grandi cicli scultorei, rimanendo però sempre fedele ai suoi ideali. Ricordo che in un suo diario del 1930 – quando era appane ventitreenne - annotò: “La mia arte è il prodotto di me stesso, è la mia anima, la
mia arte ed io siamo la stessa cosa, un concetto che non si può scindere...”». Un principio, questo, a cui Othmar Winkler tenne sempre fede... «Sì, un principio al quale mio padre si è sempre attenuto in ogni sua opera, in ogni suo istante di artista, nonché di uomo. Perché mio padre era esattamente come le sue sculture: a volte aggressivo, altre volte dolce, ma in ogni lavoro metteva una parte di sé. Ricordo che nell’aprile del 1999, in occasione del suo novantaduesimo compleanno, durante una cerimonia ufficiale organizzata dalla Pro Cultura di Trento, la dottoressa Gabriella Belli, direttrice del Mart, ebbe a dire: «quello che colpisce in Winkler è la coerenza. L’identificazione del personaggio con l’opera». È proprio così: mio padre era identico alle sue opere».
tale proposito? «Ce ne sarebbero tanti. Ricordo, ad esempio, che negli anni Settanta avevo preso contatto con un’importante galleria di Bologna, fortemente interessata ai lavori di mio padre. In quegli anni, però, si usavano basamenti molto elaborati che, alla fine, diventavano una parte della scultura. Per mio padre, invece, i basamenti servivano soltanto per far stare in piedi l’opera. Quando il gallerista gli suggerì di abbellire i basamenti, mio padre fu lapidario: “Le sculture non si giudicano dalla base” replicò. E il discorso si chiuse lì». Un concetto dell’arte puro, quindi, per nulla influenzato dal mercato... «Esatto. Mio padre non volle mai lavorare con critici, galleristi, mercanti, vivendo così in un incredibile “isolamento” che gli permise di rifiutare la divisione del lavoro gallerista/ mercante/ critico/ artista. Mio padre, pur vivendo unicamente di questo lavoro, creava le opere innanzitutto per se stesso e non certo per il mercato o per il gallerista».
Forse i rapporti spesso burrascosi che Suo padre aveva con la committenza nascevano anche da questo suo identificarsi con la propria opera... «Credo anch’io. Quando mio padre accettava un lavoro non vendeva una merce, ma dava una parte di sé. È per tale ragione che le opere le voleva fare sempre a modo suo, senza intromissioni di sorta».
Tale determinazione è pure dimostrata dalla forza dirompente di alcune sue realizzazioni... «Certo. Nel 1948, ad esempio, realizzò una Via Crucis molto innovativa in cui modificò alcune stazioni e introdusse quadri nuovi, come “Gesù davanti a Caifa, Erode e Pilato”, cioè
Ricorda qualche episodio a
ULTOR, opera lignea
i tre poteri religioso, militare e civile che condannano un innocente. È il problema della giustizia, un tema ancor oggi di estrema attualità. Se mio padre avesse realizzato una Via Crucis dolce, classica – cosa peraltro che gli sarebbe riuscita benissimo – probabilmente sarebbe passata inosservata. Invece l’opera di mio padre risultava un autentico pugno nello stomaco. Quasi in odore di eresia per quanto la raffigurazione del mondo moderno risultasse, per quell’epoca, violenta e aggressiva». Anche la Via Crucis per la
chiesa delle suore di SS. Maria Bambina a Trento non passò affatto inosservata... «Sì. Mio padre accettò di realizzare una Via Crucis da collocare in una nicchia di quella chiesa, ma poi si fece prendere la mano e finì per eseguire un lavoro diverso da quello che gli era stato commissionato, con l’introduzione di molti elementi nuovi che, a quei tempi, ci si chiedeva addirittura se potessero stare in una chiesa. Tutto ciò provocò non poca tensione tra lui e le suore». Dopo aver gi-
rato un po’ il mondo, Othmar Winkler si fermò in Trentino, lontano dai grandi “circuiti” dell’arte. Non manifestò mai un senso di disagio o di soffocamento derivante da tale scelta? «Nel secondo dopoguerra mio padre si trasferì a Sarnonico, un paesino della Val di Non che, a quei tempi, appariva davvero isolato. Eppure fu proprio lì che
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Intervista. Ricordo dello scultore trentino-tirolese, a dieci anni dalla scomparsa realizzò i suoi lavori più belli e importanti. Quell’isolamento forse gli consentì di focalizzare meglio le sue idee. Vivendo in una grande città molto probabilmente sarebbe rimasto sopraffatto
da un eccesso di stimoli. Ad ogni modo mio padre era costantemente aggiornato sui fatti del mondo, perché leggeva tutti i giornali, sia italiani sia tedeschi. Pertanto possiamo affermare che il suo
fu un isolamento relativo». Le opere di Suo padre, quindi, nacquero anche da un forte legame con il territorio? «Senza dubbio. Ricordo che
una volta gli chiesi: “Ma se tu fossi andato a Palermo, anziché venire qui in Val di Non, avresti realizzato le medesime opere?”. E lui mi rispose: “Certo che no”. Le opere di mio padre evi-
denziano un rapporto molto stretto con il territorio e si compongono di una matrice tirolese originaria, ingentilita poi dall’arte italiana e dalla cultura dell’espressionismo tedesco».
La mostra allestita a Palazzo Trentini
Othmar Winkler: Storie delle genti trentine A dieci anni dalla scomparsa, il Consiglio provinciale di Trento ricorda la figura dell’artista trentino-tirolese Othmar Winkler. Lo fa con una mostra, allestita presso Palazzo Trentini, intitolata “Othmar Winkler, Storie delle genti trentine”. «L’artista Winkler rappresenta bene la comunità e l’identità trentina» ha affermato Giovanni Kessler, Presidente del Consiglio, il quale ha osservato come «la sua stessa vita sia testimonianza di quel dialogo e costante confronto tra culture e territori di confine che molto ha arricchito e caratterizzato la sua produzione artistica». La mostra ha inaugurato anche la “Sala Winkler”, uno spazio espositivo che accoglie e recupera in un misurato allestimento i 6 altorilievi proprietà del Consiglio provinciale che resteranno parte di una mostra permanente dedicata al Maestro e che raccontano la storia della gente trentina a partire dal Medioevo fino all’epoca moderna, attraverso il lavoro, le tradizioni, i costumi. Il figlio dell’artista scomparso, nonché unico curatore della sua opera, Ivo Winkler, ha accolto con commozione l’iniziativa del Consiglio: «si tratta di un altissimo riconoscimento istituzionale dell’opera di mio padre» ha detto ricordando i passaggi più significativi della vita del genitore, scomparso nel 1999 all’età di 92 anni. La curatrice Giovanna Nicoletti, ha accompagnato idealmente il pubblico attraverso la mostra, facendo emergere la grande capacità dell’artista altoatesino, vissuto a cavallo della rivoluzione del linguaggio artistico, di coniugare modernità e classicità, di fondere, anzi quasi “confondere” il segno del sacro con la dimensione popolare e più laica dell’arte. La Nicoletti ha anche evidenziato come la mostra, frutto della collaborazione con diverse realtà museali, sia essa stessa testimonianza di quanto il grande Maestro ci ha lasciato: la sua capacità di incontrare e coniugare culture differenti che, attraverso la sofferenza, il dolore, la continua, lacerante ricerca, si realizzano in una dimensione artistica unica e irripetibile. «Un viandante dentro l’inquieta storia
Da sin. Giovanna Nicoletti, Giovanni Kessler, Ivo Winkler (foto Arch. PAT)
del ‘900»: così Marcello Farina ha definito Winkler nel seguitissimo incontro-riflessione che ha preceduto l’inaugurazione dell’evento. Il religioso, affiancato dalla stessa Nicoletti e dal critico Fiorenzo Degasperi, ha evidenziato l’aspetto sacrale dell’arte winkleriana; «profondamente imparentata con il religioso, di cui diventa modalità espressiva», Farina ha ricordato come lo stesso artista confessasse che la sua arte veniva dall’ascolto della lettura della Bibbia e del racconto dell’incontro dell’uomo con Dio. Oltre al ciclo di 6 altorilievi “Storia della gente trentina” (1985-88) di proprietà del Consiglio provinciale, la mostra espone 18 sculture bronzee realizzate tra il 1955 e il 1988 e una stazione lignea della famosa via crucis di Othmar Winkler risalente al 1952. Accanto a queste, 20 opere grafiche di studi preparatori e sulle rivolte contadine del 1500. Le opere costituiscono un unico armonico insieme, rivelatore della pluriennale attenzione dell’artista verso la storia, le tradizioni e il lavoro della propria terra. Un accurato catalogo accompagna la mostra con testi di Fiorenzo Degasperi, Marcello Farina e Giovanna Nicoletti. Trento-Palazzo Trentini Via Manci, 27 Orario 10.00-18.00. Domenica chiuso. Ingresso libero. Fino al 29 novembre 2009
Particolare della Sala Winkler (foto Arch. PAT)
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Intervista. Ricordo dello scultore trentino-tirolese, a dieci anni dalla scomparsa Perché decise di stabilirsi proprio in Trentino anziché nel “suo” Alto Adige? «Ritengo che la scelta di vivere in Trentino fu dettata dalla volontà di stare in un contesto per molti versi simile, ma nel contempo diverso da quello suo originario. Il Trentino, in sostanza, gli permetteva di sentirsi in Alto Adige senza esserci. C’era e non c’era, insomma». Però un rapporto, quello con il Trentino, non sempre sereno e felice... «È vero. Mio padre non avendo tessere politiche e continuando a realizzare opere dirompenti in più d’una occasione avvertì la spiacevole sensazione di trovarsi isolato, di fronte ad un muro. Soltanto dopo la sua morte le cose cambiarono. Un riconoscimento tardivo, certo, ma comunque apprezzato e molto significativo, sia da parte della Provincia che dal Comune di Trento». In un’occasione il Comune di Trento si era addirittura rifiutato di ricevere in dono le opere di Suo padre. Lui come aveva reagito?
«Malissimo. Si sentiva profondamente offeso e si capisce. Per un artista le proprie opere sono un po’ come dei figli a cui bisogna assicurare un futuro. Necessità, questa, che con l’avanzare dell’età diventa ogni giorno sempre più impellente. Tuttavia l’amarezza per quel grande rifiuto risultò assai mitigata dalla serenità che provò nel fare “pace” con le suore di SS. Maria Bambina. In quell’istante mio padre comprese che il tempo giocava a suo favore e che la sua opera non sarebbe mai andata perduta. Era il comune di Trento, semmai, che in quella circostanza aveva perso una grande occasione. Ad ogni modo, mentre gli assessori passano e possono anche ricredersi, le opere restano, inviolabili nel loro valore assoluto. Le opere realizzate da mio padre a Trento manterranno per sempre un rapporto indissolubile con la città, costituendo motivo di interesse culturale e d’attrazione. È logico attendersi, quindi, che anche l’ente pubblico si confronti sempre più con esse perché sono, a tutti gli effetti, patrimonio dell’intera comunità trentina».
in un semplice replicante di se stesso».
Suo padre non aspirò mai al grande successo? «Mio padre diverse volte fu sul punto di ottenere il grande successo o, come amava definirlo lui, in grande “lancio”. Però al tempo stesso lo temeva, tanto da mancarlo scientemente. Nel 1933, ad esempio, dopo la mostra che aveva allestito a Villa Torlonia era ad un passo dalla consacrazione definitiva. Sarebbe bastato un niente...». E lui invece che fece? «Smise di lavorare ed emigrò a Vienna a fare lo studente...». Per quale ragione? «Perché nella concezione di mio padre l’arte è un dono
di Dio e la sua funzione è quella di far migliorare la gente. “L’artista arrivato è un artista finito che non ha più niente da dire...” soleva ripetere e in un suo diario degli anni Trenta scrisse: “Gli artisti sono nati per patire la fame e per creare arte, che gli altri possono comprare a poco prezzo, perché se gli artisti non sono portati a questo limite, non vorrebbero più vendere le loro opere...”. Mio padre, insomma, visse nella speranza di essere universalmente riconosciuto come artista, ma anche con la grande paura di raggiungere il successo di mercato, perché sapeva che se ciò fosse accaduto avrebbe smesso di mettersi in discussione, tramutandosi
C’è un progetto a cui Suo padre teneva molto che però non gli riuscì di realizzare? «Sì. Quando il comune di Velturno gli chiese di fare un monumento ai caduti, mio padre pensò di sostituire l’iconografia tradizionale del soldato morente con quella di una madre contadina piangente. Poi però non se ne fece più nulla, così come in seguito, nonostante la disponibilità da parte russa, sfumò anche la possibilità di collocare quell’opera a Yalta quale monumento alla pace e ai caduti». Quale futuro avrà l’opera di Othmar Winkler? «Mi auguro che in futuro l’opera di mio padre possa godere sempre più di quei riconoscimenti che egli avrebbe senz’altro meritato in vita, ma che per varie ragioni gli furono negati. Comunque sia, per la qualità delle opere e per il suo spessore umano, mio padre si colloca di diritto nella storia dell’arte. Sarà il tempo a dire a quale livello».
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Il documento. Proposta del consigliere Pino Morandini
Mozione contro l’abuso d’alcol tra i giovani Lo scopo è quello di predisporre specifiche campagne di formazione ed informazione.
Il bosco che avanza
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l consigliere provinciale Pino Morandini ha presentato al presidente del Consiglio Provinciale Giovanni Kessler, una mozione firmata anche dai consiglieri Mauro Delladio, Giorgio Leonardi, Walter Viola e Rodolfo Borga, per sottolineare la necessità di “predisporre specifiche campagne di formazione ed informazione contro l’abuso di alcolici per i più giovani”. Questo in parte il suo contenuto: «Come ogni dipendenza, anche quella da alcolici rappresenta una minaccia sociale molto seria, soprattutto per i più giovani. Se infatti l’alcolismo è purtroppo piaga nota, decisamente inedite sono invece le forme mediante le quali detta dipendenza sta prendendo piede, andando a colpire in modo consistente fasce di giovani un tempo estranee a questo problema, come per esempio i giovanissimi e il pubblico femminile. Sono i numeri a parlare: in Trentino, nel solo primo semestre del 2009, sono state 47.196 le infrazioni registrate in seguito a guida in stato di ebbrezza. Nel medesimo periodo, gli incidenti mortali sono stati ben 16: un vero bollettino di guerra per una Provincia con un contenuto numero di abitanti, anche perché molto spesso si tratta di vittime gio-
Studio. Ogni anno 700 ettari di foreste in più
vani, con davanti a sé tutta la pegnare la Giunta: vita nonché risorse insosti- 1) a predisporre quanto prituibili anche per il Trentino, ma un calendario organico oltre che per l’affetto dei loro e completo di lezioni ed cari. Urge quindi l’imme- incontri formativi e infordiata predisposizione di un mativi all’interno di scuole, progetto educativo che sap- gruppi di volontariato, orapia, entro breve, potenziare tori, per divulgare con forza in modo efficace la finora il messaggio di rifiuto e di troppo debole campagna di prevenzione nei confronti sensibilizzazione su queste dell’abuso di alcolici; tematiche. Ben2) ad accresceché possa apre le misure di «Guida in stato parire un’opera d’ebbrezza. Un vero s o s t e g n o a l l e titanica, la posta bollettino di guerra comunità che in gioco è troppo in Trentino, urge seguono ragazzi intervenire» alta per rinuncon problemi di ciare preventivaalcolismo; mente a questa 3) a indire apposcommessa: ne siti concorsi presva del nostro fuso le scuole che, turo, oltre che mediante premi del nostro presente». per i migliori temi e disegni, Seguono altre considerazioni valorizzino anche tra i più al termine delle quali il con- giovani la cultura della vita sigliere Morandini chiede e dell’amicizia in antitesi alle al Consiglio della Provincia culture della trasgressione e Autonoma di Trento di im- dello sballo.
Si dice che fa più rumore un del Trentino” di Tommaso albero che cade che non una Sitzia, edito dalla Provincia foresta che cresce. È certa- Autonoma di Trento. «La mente vero, ma destinata ad crescita del bosco - afferma avere eco, e dunque a fare l’assessore alle foreste Tirumore, è però la notizia che ziano Mellarini - ci obbliga a in ventisei anni, dal 1973 al fare delle scelte consapevoli 1999, la superficie boscata e tecnicamente motivate, del Trentino è aumentata indirizzando e stimolando di 18 mila ettari, pari al 2,5 l’interesse dei proprietari, in per cento della superficie molti casi privati». dell’intera provincia. A dirlo è Anche lo stesso Piano di un’indagine, durata tre anni, sviluppo rurale tiene conto condotta dal Servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento assieme all’Università di Padova, al CRA-MPF (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Villazzano e alla Fondazione Bruno Kessler. Lo studio ha permesso di conoscere meglio un fenomeno, con i suoi aspetti positivi e negativi, comune a tutto l’arco alpino e strettamente legato allo del fenomeno di spopolamento «In ventisei anni la neocolonizzaziodelle aree di superficie boscata ne dei boschi, montagna e più e non a caso in del Trentino è in generale ai aumentata di 18 esso si ritrovano mila ettari» cambiamenti misure specifiintervenuti nelche - ricorda anl’economia e cora l’assessore nella società. I - volte a promuorisultati della rivere la gestione cerca - che offre attiva delle formolti elementi utili ad indiriz- mazioni forestali giovanili, il zare le politiche di gestione recupero ed il mantenimento del territorio - sono riassunti degli habitat naturalistici nel volume “Ecologia e Ge- e del paesaggio culturale stione dei Boschi di Neo- minacciati dall’eccessiva formazione nel Paesaggio espansione del bosco.
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Il fatto. A Trento si è svolto un convegno per rompere il muro del silenzio IN BREVE
La violenza contro le donne, un dramma quotidiano Il 23 settembre scorso a Trento, presso la Sala Rosa della Regione, si è tenuto il convegno “La violenza contro le donne”, organizzato da Cgil Cisl e Uil del Trentino, in collaborazione con il Coordinamento Donne di Trento, il Centro interdisciplinare di Genere dell’Università di Trento e la Commissione provinciale Pari Opportunità.
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a violenza contro le donne è un dramma spesso sottovalutato e sommerso, contro il quale bisogna infrangere il muro del silenzio e offrire mani tese. Ed era proprio questo l’obiettivo del convegno “La violenza contro le donne” svoltosi a Trento il 23 settembre scorso. «Quello della violenza alle donne - ha detto introducendo i lavori Claudia Loro, della segreteria della Cgil del Trentino -è un problema enorme. È ora di dire basta. Negli ultimi anni sono stati fatti passi importanti, come l’abrogazione del delitto d’onore, c’è una presa di coscienza che va avanti. C’è però ancora una società che in realtà discredita ancora le vittime. Bisogna rompere il silenzio e ritrovare l’utilità dell’agire collettivo». «Il momento attuale è molto difficile – ha sottolineato l’assessore provinciale alla solidarietà internazionale e alla convivenza Lia Giovanazzi Beltrami - a partire dal livello di reattività presente nella società. Spesso tutta questa tensione latente sfocia in violenza contro le donne». «Collaborare su questo tema - ha proseguito l’assessore - tra associazioni e realtà diverse è molto importante. Quello della violenza contro le donne è uno dei principali temi all’attenzione della Giunta provinciale e degli uffici
Il convegno (foto arch. PAT)
che si occupano di pari opportunità. Sta andando avanti su questo punto un’iniziativa legislativa. L’obiettivo è avere nel più breve tempo possibile un disegno di legge che faccia sintesi delle diverse sensibilità sull’argomento. Un progetto su cui stiamo lavorando è inoltre quello di un percorso educativo nelle scuole rivolto a studenti, insegnanti e genitori per promuovere la conoscenza del fenomeno e aiutare i giovani a riconoscere la violenza, acquisire le prime informazioni per fronteggiarla e sapere quali sono i servizi attualmente presenti per farvi fronte. Lo studio e la raccolta di dati e informazioni è un altro tassello importante delle nostre iniziative. Dobbiamo rom-
pere il silenzio e offrire alle donne mani tese». Il convegno rientrava tra le iniziative previste a Trento nell’ambito della “Staffetta di donne contro la violenza sulle donne”. La staffetta, partita il 25 novembre del 2008 da Niscemi, si concluderà il 25 novembre prossimo a Brescia, dopo aver attraversato tutta l’Italia. Simbolo dell’iniziativa è un’anfora con due manici, portata di città in città da due donne che la consegnano ad altre due donne. A Trento l’anfora era giunta il 16 settembre scorso, provenendo dal Friuli Venezia Giulia. Il 25 settembre è ripartita per il Veneto per completare poi il suo itinerario. Nei giorni della sua permanenza in Trentino sono stati
organizzati molti appuntamenti per parlare del tema della violenza sulle donne. Nel suo viaggio l’anfora ha raccolto riflessioni e pensieri in forma di biglietti e scritti. Ma qual è il quadro della violenza contro le donne in Trentino? Dal gennaio 2003 al dicembre 2008 al Centro Antiviolenza di Trento – ha reso noto Barbara Bastarelli, responsabile del Centro - sono state accolte 855 donne vittime di reati. Si sono rivolti al centro 266 tra famigliari e conoscenti di donne che hanno subito violenza. Il 90% delle donne accolte appartiene al ceto medio della popolazione e l’80% ha riferito violenze da parte di mariti, compagni o ex.
LEVICO TERME
I “piani giovani” alla Fiera delle idee
In occasione della seconda edizione della Fiera delle idee che si è svolta sabato 17 ottobre al Palalevico di Levico Terme sono stati proiettati due video documentaristici. Entrambi - “I giovani protagonisti, prima edizione della fiera delle idee” e “Fiera delle idee, i piani giovani si confrontano” raccontano momenti di riflessione fondamentali nella storia dei Piani. “I giovani protagonisti, prima edizione della fiera delle idee”, a cura dell’Ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento, documenta una festa dei Piani giovani. Il 21 giugno 2008 in varie località del Trentino - Trento, Cles, Cembra, Ziano di Fiemme, Levico, Pergine, Vezzano e Rovereto - sono state organizzate manifestazioni con dibattiti, incontri, concerti e altre iniziative per testimoniare la vivacità e la capacità di creare cittadinanza attiva dei Piani. Il tutto coordinato da una videochat cui ha partecipato il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai: collegato dalla sede della Fondazione Bruno Kessler, ha potuto rispondere alle numerose domande dei ragazzi radunati nei diversi luoghi delll’evento. Il video oltre ad essere stato trasmesso il 17 ottobre scorso verrà distribuito a tutti i Piani giovani e d’ambito trentini. “Fiera delle idee, i piani giovani si confrontano” documenta un altro passo importante del progetto. Il 29 novembre 2008 a Trento Fiere, a Trento, in una giornata densa di interventi e riflessioni si è fatto il punto sulla missione dei piani giovani, le attività svolte e quelle in programma. Anche questo evento ha visto la partecipazione del presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai. Entrambi i video documentano tappe importanti di un percorso che ha compiuto un altro fondamentale passo il 17 ottobre scorso, quando al Palalevico di Levico Terme si è svolta la seconda edizione della Fiera delle Idee.
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ANDREA CASTELLI
Filo diretto. Nostra intervista al noto attore trentino Andrea Castelli
«Il teatro?
Credo di saperlo fare abbastanza bene»
«Il lavoro dell’attore, secondo me, consiste proprio nell’imparare ad usare il proprio talento. Non basta sapere la grammatica per scrivere o parlare bene. Certo, se uno non sa la grammatica è notte fonda...»
ndrea Castelli e il teatro: il teatro è il mondo di Andrea Castelli? «Beh, forse “mondo” è una parola grossa. È il mio lavoro. Non sono un fanatico, ma il mio lavoro mi piace. E per vivere tutti devono lavorare, credo. A meno che uno non viva nel mondo dei furbi… Quello sì che è un mondo affollato. O no? Dicevo che il mio lavoro mi piace molto, credo si saperlo fare abbastanza bene, ma sto alla larga da “missionari e fanatici”. I missionari sono quelli che non parlano d’altro e anziché divertire vogliono convertire; i fanatici sono esaltati pericolosi ed egoisti. Però di questi ultimi nel mondo professionale ne ho conosciuti pochi…».
tazione fortemente espressiva che completano l’attore? «Se per scelta temporale si vuol intendere la voglia di un momento o di una moda, no. La scelta è stata quella di raccontare una bella storia. Tecnica teatrale che, tra l’altro, affonda le radici nella notte dei tempi: l’affabulazione. Tanti sospettano sul monologo, come su un trucchetto per andare in giro con poca spesa… per risparmiare sulla “compagnia” o per mettersi in mostra. In realtà è uno dei generi più antichi e complessi. Reggere un monologo di un’ora e mezza richiede grande energia interiore e autocontrollo. Per non parlare della memoria. Chi critica il monologo non sa cosa dice. Un attore col monologo si completa o si seppellisce per sempre. A me è andata bene».
I suoi monologhi sono una scelta temporale o l’esigenza di una reci-
Grandi successi “Castellinaria”, “Sol”, “Pio”, “Oblò”, “Ciò che non
di Michele Luongo
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si può dire il racconto del Cermìs”, “Sinigo” e “Acciaierie”, quanto la storia o l’attualità del tema sono importanti? E possono divenire protagonisti assoluti rispetto al soggetto? «Dev’essere una storia che avvince. Attuale o antica che sia poco importa. Per avvincere dev’essere raccontata bene. Comunque sì: argomento, tecnica dell’attore, attualità sono tutte componenti, anzi direi ingredienti importanti che bisogna saper dosare. Equilibrio è forse la parola che esprime meglio il concetto. Se qualcosa prevale, emerge troppo, possono nascere dei dubbi». Prestanza scenica ed espressività gestuale, quanto influiscono nella sua recitazione? «Ognuno ha il proprio bagaglio tecnico. E deve curarlo, affinarlo, provarlo centinaia di volte. Soprattutto deve
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Filo diretto. Nostra intervista al noto attore trentino Andrea Castelli renderlo vero, credibile, essenziale. Chi diceva che il talento non è democratico? Ecco. Però non basta esserne dotati. Il lavoro dell’attore, secondo me, consiste proprio nell’imparare ad usare il proprio talento. Non basta sapere la grammatica per scrivere o parlare bene. Certo, se uno non sa la grammatica è notte fonda». Andrea Castelli sul palcoscenico che tipo di relazione instaura con il pubblico? «A pelle. Il mio istruttore, quando andavo a cavallo, mi diceva sempre: “I primi cinque minuti servono a far capire al cavallo chi comanda”. Quando comincio penso sempre a queste parole. Non voglio paragonare il pubblico al cavallo, per carità, ma nemmeno voglio farmi disarcionare, non so se mi spiego. Devi avere una particolare antenna che ti fa capire con chi hai a che fare. Perché ogni sera cambia la chimica che si instaura tra palco e platea, anche se sei alla duecentoventicinquesima replica». Il teatro è l’agorà del pensiero, fa riflettere, esalta le pause del tempo, ed è sempre stata una spina nel fianco del potere. Oggi il teatro conserva ancora tutta l’energia del libero pensiero? «È una vecchia storia. Il potere, nei pochi momenti di intelligenza
culturale, ha tollerato e incentivato il mondo dello spettacolo, ma sono stati bagliori fugaci, lampi. Oggi, a parte la satira d’apparenza (tollerata per mostrare lungimiranza) se critichi seriamente il potere, questo ti oscura. O almeno ci prova. Non sono bei tempi. Anche da noi si parla sempre più di cultura scambiandola con la tradizione tipica del folklore, ad esempio. E questo dimostra che non si sa cos’è».
ad Andrea Castelli, cosa è rimasto del papà? «Tutto. Ora non recita più, ma sta bene. Lui sul palco era un grande, al limite della commozione dal bravo che era. Non aveva dei metodi didattici proprio sottili, come regista, ma se uno era furbo rubava, lo guardava recitare e rubava. Non
Il Suo ultimo lavoro "Acciaierie" e "Il Piacere dell’onestà" di Leo Gullotta, sono stati i protagonisti della grande prosa di Una scena di "Acciaierie" Bolzano. Il 25 ottobre sarà in onda su Rai Tre, è l’inizio ha avuto grandi soddisfazioni da di un nuovo cammino sulla scena Trento, questo lo devo dire. Dai nazionale? trentini sì, ma la parte istituzionale «No, per carità. Intanto la tra- della città è ingrata ed invidiosa per smissione di “Acciaierie” è sulla natura. E lo è tuttora. È stato messo rete regionale, ma proprio non ho in un angolo troppo presto. Sul palambizioni del genere. Succedesse coscenico spesso mi riconosco in mica ci sputo su, chiaro, ma cerche- lui, specialmente nella gestualità». rò solo di fare il mio lavoro bene. Come sempre. Invece mi ha fatto Nell’ambiente del teatro è possimolto piacere che “Acciaierie” sia bile coltivare vere amicizie? risultato il secondo spettacolo più «Perché no?». apprezzato della stagione teatrale di Bolzano. Un bel colpo davvero». Come libero artista, in questi ulDebutta in teatro con la compa- timi anni, cosa sente sia accaduto, gnia di papà Silvio Castelli. Oggi emerso dalla società contempo-
ranea? «Ho visto dei grandi passi all’indietro». Siamo inondati da notizie, di gossip, di finte verità, di arrivismo, in questo mare di nullità, quale consiglio sente di trasmettere ai giovani? «Nulla. Nessun consiglio, perché la maggior parte dei giovani è intelligente e sa scegliere. Quelli che si fanno infinocchiare dai falsi modelli sono una minoranza. Purtroppo, ed ecco la nota dolente, è che le minoranze rumorose fanno scrivere le notizie ai cosiddetti “media”. Mi spiego meglio: se all’happy hour ci sono cento giovani intelligenti e due cretini che pisciano sui muri, la stampa parlerà dei due cretini. Questo è il livello dei tempi moderni». Prossimamente vedremo Andrea Castelli a… «Per lo stabile di Bolzano siamo alle prove di “La professione della signora Warren” di George B. Shaw, regia di Marco Bernardi, Con Patrizia Milani, Carlo Simoni, Gaia Insenga, Massimo Nicolini e Riccardo Zini. Saremo in tournèe da ottobre a febbraio 2010. Tutte le tappe sono sul mio sito: www.andreacastelli.it».
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Progetto. Ecco il DEA promosso da CEii, con la PAT e il Politecnico di Milano
Contro la crisi l’artigianato sposa il design... Cinque aziende artigiane locali avranno la possibilità di affidare le proprie idee a designer selezionati a livello nazionale. Si tratta del progetto DEA – Design e Artigianato, promosso dal Centro Europeo di Impresa e di Innovazione (CEii) del Trentino. Secondo Roberto De Laurentis, presidente dell’Associazione Artigiani e Piccole imprese del Trentino, «il mondo dell’artigianato è in realtà più pronto, rispetto a quello industriale, alle innovazioni».
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alla crisi - che, ormai sono in molti a dirlo, sembra ci stiamo lasciando alle spalle - le imprese possono uscire più velocemente e più forti se i loro prodotti sono “creativi”. Ci crede fortemente il CEii Trentino che, con il patrocinio dell’assessorato all’Industria, artigianato e commercio della Provincia autonoma di Trento e la collaborazione del Politecnico di Milano, ha lanciato, tra i primi in Italia, il progetto DEA - Design e Artigianato. Cinque aziende artigiane locali avranno la possibilità, nei prossimi mesi, di affidare le proprie idee ed i loro prodotti ad altrettanti designer selezionati a livello nazionale. «Gli incentivi pubblici a sostegno della domanda, per quanto robusti - afferma l’assessore Alessandro Olivi - da soli non bastano, e compito della politica di sostegno pubblico alle imprese è anche quella di favorire l’innovazione e individuare nuove traiettorie di sviluppo. Il design è un’opzione strategica e il progetto DEA non è una iniziativa di
nicchia ma un’opportunità importante per tutte le imprese del Trentino». L’iniziativa del CEii segue di poche settimane il lancio del secondo bando del progetto Triz - che si occupa di approccio multisettoriale al tema dell’innovazione nella piccola impresa artigiana – e tocca un aspetto particolare del problema della qualità nella produzione artigiana, quello di conferire ai beni e ai servizi delle piccole imprese eleganza e attrattiva, originalità, personalizzazione, creatività. Tutte qualità, a ben vedere, che sono tipiche dell’opera di un artigiano. Il problema qual è? Quello di non riuscire a comunicarlo nel modo più efficace sul mercato, trasformando in business ciò che spesso rimane un’idea. «Il design non è solo questione di forma – aggiunge l’assessore Olivi - ma può diventare la leva strategica dell’innovazione. Avvicinare il design all’artigianato significa infatti promuovere l’utilizzo di nuovi materiali o la combinazione originale di materiali diversi, la qualificazione del prodotto
e lo sviluppo di nuovi prodotti. Il progetto DEA, oltretutto, ha un importante valore simbolico perchè consente di utilizzare la competenza del Politecnico di Milano per aiutare le nostre piccole imprese ad affrontare la globalizzazione». Capita talvolta di sentir dire che le imprese artigiane non siano, generalmente, aperte all’innovazione. È quanto smentisce con forza Roberto De Laurentis, il presidente dell’Associazione Artigiani e Piccole imprese del Trentino: «Parliamo di innovazione
da molto tempo nelle nostre aziende, che rappresentano un presidio fortissimo del territorio e che nel territorio sanno adattarsi alle difficoltà, ecco perché è minore l’impatto che la crisi ha avuto su di esse. Le nostre sono strutture che non sono fatte dai capitali, ma dagli uomini e dal lavoro che esalta le capacità dell’individuo, imprese che si muovono tra etica ed estetica. Il mondo dell’artigianato è in realtà più pronto, rispetto a quello industriale, alle innovazioni». «In Italia – osserva Venanzio Arquilla del dipartimento Indaco del Politecnico di Milano, consulente scientifico del progetto DEA - non è che non si faccia innovazione, non si riesce a misurarla. Si tratta di un’innovazione sia di prodotto che di processo, per leggere la quale è necessario che l’università vada sul territorio. Le imprese hanno difficoltà a comunicare ciò che fanno. Abbiamo voluto costruire un modello replica-
bile di rapporto tra università e imprese. Uno dei problemi è che questi progetti sono interessanti e utili ad avviare le imprese, ma poi occorre dare ad essi continuità, Lo stimolo che intendiamo dare è quello di verificare i risultati e poi intervenire per far sì che questi risultati possano radicarsi nel tempo. La Provincia autonoma di Trento è tra le prime in Italia a puntare sul design per le piccole imprese, e queste ultime devono capire il valore del design, un valore che va al di là del prodotto». Le aziende trentine vincitrici, selezionate tra le 27 che hanno presentato domanda e che potranno avvalersi gratuitamente della consulenza di un designer, sono la Gianmoena Marmi di Panchià di Fiemme (che svilupperà una linea di pavimenti in pietra trentina), la Santoni Vetri di Arco (nuova linea di specchi con forme “curiose” per il settore alberghiero), la Rustiklegno di Taio (sistema modulare legato alla naturalità), la Macelleria Dagostin Vittorino di Varena (immagine dell’azienda che comunichi i propri valori di qualità e prodotto) e il Gruppo Futurista di Rovereto, cinque diverse aziende artigiane che intendono ideare e promuovere linee di prodotto inerenti al tema del futurismo di Fortunato Depero. E i designer? La commissione tecnica del progetto DEA ne ha scelti cinque, uno per ogni azienda, tra i 106, di tutta Italia (la metà dei quali dell’area milanese), che hanno inviato il proprio curriculum. Tra loro anche un architetto-designer trentino, Mirko Franzoso di Cles, al quale è stato affidato il progetto della ditta Gianmoena Marmi.
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Acciaierie di Borgo, interrogazione della Lega «Le problematiche che sono emerse in questi ultimi mesi riguardo alle Acciaierie di Borgo Valsugana - scrivono i consiglieri provinciali
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della Lega Nord in un’interrogazione - sono le più svariate...»
l Gruppo Consiliare della Lega Nord ha presentato un’interrogazione in consiglio provinciale per avere informazioni più precise sui problemi ambientali dovuti alla presenza dell’Acciaieria a Borgo Valsugana. «Le problematiche che sono emerse in questi ultimi mesi riguardo alle Acciaierie di Borgo – scrivono i consiglieri provinciali del Carroccio - sono le più svariate, dall’inquinamento dei terreni a quello dell’aria, dallo smaltimento illegale delle scorie mescolate a terreno incontaminato all’inadeguatezza dei controlli ambientali svolti dall’Appa; tutti questi illeciti violano le norme relative al testo unico ambientale 152/2006». «Il Comune – prosegue il documento - con qualche
ritardo si è costituito parte civile nel processo penale per lo smaltimento dei rifiuti e degli scarti industriali riguardanti due ex discariche comunali dove venivano convogliati gli scarti delle acciaierie, poiché anche il
Comune è responsabile dei potenziali danni alla salute dei cittadini di Borgo». «Fino a poco tempo fa – osservano i leghisti - i dubbi e i timori dei residenti in materia di inquinamento ambientale erano sempre stati placati
dalle rassicuranti analisi dell’Appa e dalle dichiarazioni di conformità rilasciate dai vertici dell’azienda, fino a quando, fortunatamente, sono intervenuti i forestali di altre regioni a chiarire la vicenda. Questa disastrosa
situazione evidenzia come nella nostra Provincia si concedono ingenti finanziamenti pubblici alle imprese, senza reali garanzie sulla serietà e salubrità delle fasi di produzione, senza interessarsi alle politiche aziendali e alla sua interazione con il territorio circostante». Con queste argomentazioni i consiglieri provinciali Franca Penasa, Claudio Civettini, Alessandro Savoi, Luca Paternoster, Mario Casna e Giuseppe Filippin, interrogano il Presidente della Provincia per sapere «1) Quanti soldi ha erogato la Provincia alle Acciaierie di Borgo dalla data della sua apertura e con quali motivazioni; 2) Quante domande di contributo e per quali importi sono state presentate dalle Acciaierie di Borgo dalla data della sua apertura; 3) Che tipo di garanzie avevano dato i vertici dell’azienda in merito ai sistemi di smaltimento dei rifiuti e ai processi di produzione; 4) Se sono stati eseguiti monitoraggi sullo stato di salute degli operai che lavoravano nell’acciaieria dopo l’apertura dell’inchiesta».
CRONACA
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Svizzera. Numerose iniziative per celebrare i 40 anni dell’associazione
Emigranti trentini di Solothurn in festa
L
di Mario Pacher
’unione delle Famiglie Trentine all’Estero di Trento, ha voluto festeggiare alla grande il 40esimo di fondazione dell’Associazione Emigranti Trentini di Solothurn, in Svizzera, proponendo un fine settimana all’insegna dei ricordi e della coralità che rispecchi la loro terra d’origine. Grazie anche alla disponibilità e alla gratuità offerta dal Coro Bianche Zime di Rovereto, con presidente Mario Sguario, si è potuto portare a quella gente un tempo nostra conterranea e ai loro figli e nipoti, in occasione di questa ricorrenza, una ventata di solidarietà e di fraterna amicizia. Il pullman, con i coristi ed alcuni loro famigliari a bordo, capeggiato dal presidente dell’Unione Famiglie Trentine all’Estero Oliviero Vanzo con a fianco il delegato trentino per la Svizzera Renzo Huber, ha raggiunto, nel pomeriggio
Il coro “Bianche Zime” a Solothurn
di un sabato di settembre, la cittadina di Solothurn, centro importante di circa 20 mila abitanti a pochi chilometri da Berna. Ancora in serata i coristi e gli accompagnatori si sono incontrati, presso l’edificio scuole elementari, con le autorità del posto e più di duecento persone appartenenti alla Associazione Famiglie di Solothurn, alla quale aderiscono pure persone a suo tempo emigrate a Basilea, Berna, Zurigo e
Zurcheroberland (Zurigo Superiore) e che poi frequenteranno quel ciclo di lezioni che contemporaneamente si andava ad inaugurare. Infatti, la festa per il 40esimo di fondazione è stata fatta coincidere con l’inizio dell’anno accademico per le persone della terza età, e la presentazione è stata fatta dalla docente Lorenza Ranfaldi, nativa della provincia di Brescia, che ha poi presentato al pubblico anche la ventina di docenti che saranno
gli insegnanti dei corsi. Qui il coro Bianche Zime diretto dal prof. Giancarlo Comar, ha eseguito una decina di canzoni come saluto da parte del Trentino. Il giorno dopo, domenica, nella chiesa dei Gesuiti il coro ha solennizzato una S. Messa celebrata da padre Albino, alla quale hanno partecipato tanti migranti con i loro discendenti. Alla preghiera dei fedeli, Umberto Senter, che aveva lasciato il suo paese natale,
Novaledo, sessantacinque anni fa e che fu primo presidente dell’Associazione Famiglie di Solothurn e ora presidente onorario, ha tracciato una breve cronistoria di questa importante associazione, ricordando in particolare quanti oggi hanno già lasciato questa vita. Senter ha voluto sottolineare anche l’impegno e la laboriosità di tanta nostra gente che nei trascorri decenni dovette lasciare la propria terra, i propri affetti, per portarsi in un paese straniero alla ricerca di un lavoro che sia sostentamento di vita. In mezzo a tante difficoltà, ha proseguito, noi possiamo essere sempre orgogliosi della nostra onestà e della buona volontà che sempre ci ha animati. Un saluto e un ringraziamento particolare è venuto poi dall’attuale presidente dell’Associazione Vito Agosti. Il rito religioso si è concluso con il canto del “Signore delle cime” da parte sempre del Coro Bianche Zime.
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Focus. Le discriminazioni contro gli omosessuali non sono in aumento ma...
GAY
Al di là di ogni discriminazione L’aumentare delle discriminazioni agli omosessuali è colpa della crisi o sta realmente crescendo l’intolleranza verso i gay? Quel che è certo è che per garantire pari dignità a tutti è necessario combattere l’ignoranza di chi ha paura del diverso.
Essere gay in Europa
L'attore Michael Urie
Il Parlamento europeo ha più volte chiesto agli Stati membri di legiferare in materia antidiscriminatoria tenendo contro fra le altre, e allo stesso titolo, anche della discriminazione antiomosessuali. Ecco come alcuni Paesi dell’Unione Europea hanno recepito questa sollecitazione. Austria: ha adottato la Legge sul trattamento equo che interviene contro le discriminazioni sul luogo di lavoro legate anche all’orientamento sessuale. Danimarca: si è dotata di una legge che prevede la non discriminazione per orientamento sessuale. Inoltre, l’incitamento all’odio anche nei confronti degli omosessuali è punito penalmente. Finalndia: il codice penale finlandese punisce ogni forma di discriminazione nei settori dell’occupazione e dell’accesso al lavoro. Francia: ha approvato una legge contro l’omofobia, per la quale chi insulta gay e lesbiche rischia un anno di carcere e fino a 45 mila euro di multa. Inoltre, ha istituito l’Alta autorità per la lotta contro la discriminazione e per l’uguaglianza. Germania: non esiste una legge federale contro la discriminazione dell’omosessualità. La costituzione dei tre Länder prevede il divieto di discriminazione per identità sessuale. Irlanda: è vietata la discriminazione diretta e indiretta, sia nel settore pubblico che nel privato, per quanto concerne l’occupazione e la formazione professionale. La non discriminazione per orientamento sessuale è stata aggiunta anche all’Equal Status Act che riguarda beni e servizi, educazione e alloggio. Norvegia: punisce penalmente colui che
in attività economiche o similari rifiuta beni o servizi a una persona per la sua disposizione, stile di vita o tendenza all’omosessualità. Olanda: punisce con il carcere fino a un anno o una multa di massimo 4500 euro chi, in qualsiasi modo, diffama pubblicamente un gruppo per la sua razza, religione, credenze personali o orientamento sessuale. Spagna: ha varato una legge sulle pari opportunità che prevede anche al non discriminazione per orientamento sessuale. Svizzera: sanziona la discriminazione per stile di vita, includendo anche l’orientamento sessuale. Svezia: oltre a punire penalmente le offese ai danni di omosessuali sul posto di lavoro, ha istituito un’autorità preposta alla lotta alla discriminazione con il ruolo di mediatore e con poteri di indagine nel caso di controversia. Regno Unito: si è dotato di regolamenti sull’uguaglianza in materia di occupazione e contro la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale.
L
e discriminazioni contro gli omosessuali non sono in aumento. A differenza di quel che si potrebbe credere leggendo le cronache dei giornali, la situazione per i gay è molto migliorata negli ultimi anni. Ne è convinto Stefano Cò, presidente dell’Arcigay del Trentino, secondo il quale la crescente visibilità della comunità gay aiuta a combattere l’omofobia e a trovare soluzioni concrete alle discriminazioni. Di opinione differente Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, che in un’intervista ha affermato che questa ondata di omofobia parte dal 2006, nel periodo dei Pacs. Da quel momento sono iniziati episodi di intolleranza da parte di gruppi estremisti, dapprima sporadici e man mano sempre più diffusi. È colpa della crisi In tempi di crisi le cose si fanno difficili per tutti e così c’è chi scarica le proprie frustrazioni attaccando, fisicamente ma anche verbalmente, chiunque sia diverso. Ecco quindi che per la mancanza di lavoro si incolpano gli immigrati, per ritrovare la sicurezza nelle strade bisogna cacciare i rom e, magari, per rinsaldare i valori della nostra società è necessario eliminare i gay. Non è una scusa, ma secondo Cò l’aumentare degli attacchi agli omosessuali hanno anche una spiegazione
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Focus. Le discriminazioni contro gli omosessuali non sono in aumento ma... legata alla difficile congiuntura economica. E in questo panorama il Trentino sembra essere ancora una volta un’isola felice, dove da diverso tempo non si registrano aggressioni fisiche contro omosessuali. I problemi maggiori sembrano legati al posto di lavoro e al rapporto con colleghi che non accettano il diverso orientamento sessuale. Come nel caso di una persona continuamente insultata dai propri vicini di scrivania, che le facevano trovare post it offensivi e umilianti. «In questo caso – racconta Stefano Cò – le cose sono andate bene perché il datore di lavoro ha accettato di spostare l’omosessuale in modo che potesse lavorare in un luogo più sereno». Purtroppo non sempre l’esito è positivo. «La difficoltà vera – aggiunge Cò – è dimostrare le discriminazioni». La legge italiana, infatti, consente una differenza di trattamento sul luogo di lavoro per caratteristiche connesse alla religione, alle convinzioni personali, all’handicap, all’età o all’orientamento sessuale di una persona, «qualora, per la natura dell’attività lavorativa o per il contesto in cui essa viene espletata, si tratti di caratteristiche che costituiscono un requisito essenziale e determinante ai fini dello svolgimento dell’attività medesima». C’è ancora molto da fare anche a livello giuridico, quindi, anche se è stato fatto un passo in avanti rispetto alla precedente
normativa che sanciva che l’orientamento sessuale aveva rilevanza nella valutazione dell’idoneità di un cittadino ad entrare nelle Forze armate, in Polizia o nei Vigili del Fuoco. In poche parole, se eri gay non potevi fare il militare, il poliziotto e nemmeno il pompiere. Una legge che di fatto autorizzava il Ministero della Difesa a trattare i dati sensibili riguardante la vita sessuale dei dipendenti. Sincerità per combatterel’ignoranza Se da un lato la strada per garantire pari dignità a tutti, senza discriminazioni di alcun tipo è ancora lunga, dall’altra però inizia a crearsi un movimento, anche al di fuori delle associazioni omosessuali, di persone che credono nel rispetto di ogni essere umano. Lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha recentemente sottolineato l’importanza del rispetto dei comportamenti sessuali di tutte le persone «nel momento
in cui l’intolleranza, la discriminazione, la violenza colpiscono persone e comunità omosessuali». Ed è proprio quest’atteggiamento di apertura alla base dell’ottimismo dimostrato dal presidente dell’Arcigay del Trentino, per il quale oggi essere gay è più facile che in passato perché è più facile denunciare le discriminazioni e c’è molta più solidarietà. È però fondamentale che gli omosessuali siano chiari sulla loro natura soprattutto con se stessi. «La chiarezza sulla propria identità aiuta ad affrontare meglio agli attacchi esterni – spiega – più uno è onesto e più diventa facile relazionarsi con gli altri». Spesso, infatti, dietro a discriminazioni e incomprensioni c’è l’ignoranza di chi non conosce la realtà degli omosessuali e la giudica basandosi su pregiudizi e pettegolezzi. Unioni civili? Meglio il matrimonio Quello dei matrimoni tra gay è un tema più volte
ripreso a livello politico, ma che non è ancora stato risolto. Molti ricorderanno i Dico, un disegno di legge proposto alcuni anni fa finalizzato al riconoscimento di alcuni diritti e doveri discendenti dai rapporti di convivenza registrati all’anagrafe. L’iter legislativo non è più in corso, ma il tema torna spesso di attualità e più volte si parla del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto con una forma differente dal matrimonio. Si tratta di un tema controverso, perché la cosiddetta unione civile viene considerata dal punto di vista degli eterosessuali una sorta di matrimonio di serie B, nel quale la parte debole della coppia e i figli sono meno tutelati, mentre per gli omosessuali significherebbe la negazione del modello di famiglia costituzionale, cioè fondata sul matrimonio. Le unioni civili sono quindi considerate da molti omosessuali come una forma di compromesso minima, ma la vera uguaglianza si avrebbe con l’apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso. Attualmente in Europa i gay possono sposarsi in Belgio, in Norvegia, nei Paesi Bassi, in Spagna. Nel resto del mondo sono consentiti i matrimoni omosessuali in Canada, in Sudafrica e in quattro Stati Usa: Massachusetts, Connecticut, Iowa e Vermont. Ci sono poi alcuni Stati, tra cui la Francia, Israele e lo Stato di New York,
dove, pur non essendo possibile contrarre matrimoni gay, vengono riconosciuti quelli contratti dove ciò sia possibile. In città è più facile Oggi è sicuramente più facile essere accettare la propria omosessualità. Le nuove generazioni sono più aperte e anche nelle famiglie sono sempre più rari i genitori omofobi. Questo non significa che sia facile fare il primo passo, accettare se stessi o farsi accettare degli altri. Soprattutto se si vive in un piccolo paese o in una valle, come ce ne sono molte in Trentino. «È sempre difficile trovare persone che non siano costrette a spostarsi verso i grandi centri per vivere meglio – racconta Cò – ma piano piano la situazione sta migliorando». Grazie anche alla televisione, al cinema, a internet e ai molti canali che stanno sdoganando in qualche modo la figura del gay rendendo per certi versi più facile il suo “coming out”, ovvero il suo dichiararsi apertamente omosessuale. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, per cui la crescente attenzione verso la comunità gay amplifica ogni azione e ogni reazione. «Non sono sicuro che negli ultimi anni l’omofobia sia aumentata – dice Stefano Cò – sicuramente è diventata più visibile». Ma se è vero che per vincere la discriminazione è necessario combattere l’ignoranza, non è detto che questo sia un male. (ps)
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IN CIFRE
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Trento. In provincia di Trento 15,7 cooperative ogni 100 mila abitanti
Focus sulle cooperative sociali del Trentino Il Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento ha pubblicato “Le cooperative sociali in Trentino - Anno 2005”, che analizza alcuni aspetti delle fondazioni trentine attive al 31 dicembre 2005 risultanti dall’ultima rilevazione nazionale svolta dall’ISTAT.
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lla fine del 2005 le cooperative sociali attive in Trentino sono 79 (10 in più rispetto al 2001) con un rapporto di 15,7 cooperative ogni 100 mila abitanti contro una media nazionale del 12,5 e del 13,2 per l’area del Nord-Est. Come rilevato a livello nazionale si conferma la preponderanza delle cooperative che hanno come obiettivo l’erogazione di servizi socio-assistenziali, socio-sanitari o educativi, che rappresentano il 68,4% del totale. Le restanti sono cooperative di inserimento lavorativo, mentre nessun soggetto di tipo misto è presente sul territorio provinciale. In Trentino il fenomeno è presente da anni; infatti il 25,3% delle cooperative sociali è attivo da prima del 1986 (sono il 14% a livello italiano e il 18% nel Nordest) e mantiene la propen-
sione ad aderire a federazioni e/o a consorzi. A livello locale la base societaria è parimenti caratterizzata da unità con prevalenza di soci persone fisiche (48,1%) e unità con una situazione mista composta sia da soci persone fisiche che giuridiche (46,8%), mentre nel resto d’Italia la prevalenza è costituita da soci persone fisiche. Nel corso degli anni i soci di sesso femminile sono sempre stati la maggioranza
(poco meno del 60% della base societaria con diritto di voto), anche se nelle altre ripartizioni geografiche si registrano quote più elevate. Tra le risorse umane che operano all’interno delle cooperative sociali, due persone su tre sono dipendenti che svolgono la propria attività principalmente con modalità di lavoro part-time (51,8%), e una su quattro presta lavoro volontario. Sotto il profilo delle risorse finanziarie, l’analisi evi-
Vini. Riconoscimento all’Istituto Agrario di San Michele
Tre bicchieri dal Gambero Rosso Lo spumante “Trento Mach Riserva del Fondatore 2004” dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ha conquistato i “Tre bicchieri”, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, best seller dell’enologia. Il vino della fondazione figura tra le 392 etichette pubblicate sul sito del Gambero rosso, di cui 11 sono trentine (www. gamberorosso.it). La premiazione e la degustazione dei vini vincitori si è svolta domenica 18 ottobre a Roma. Altre manifestazioni seguiranno a Monaco di Baviera, New York, San Francisco e Chicago.
«Si tratta di un risultato importante e anche molto atteso – spiega il direttore generale, Alessandro Dini - che va a premiare il lavoro di tutto il personale dell’azienda agricola, a cominciare dal direttore Flavio Pinamonti, dal nostro enologo, Enrico Paternoster e dal responsabile delle coltivazioni, Paolo Poletti. La qualità di un vino inizia dalla campagna. La cantina dell’Istituto Agrario vuole essere un punto di riferimento per l’enologia provinciale, quindi questo riconoscimento
non fa altro che premiare, idealmente, tutti i produttori trentini». Lo spumante Mach Riserva metodo classico dedicata al fondatore dell’Istituto, Edmund Mach, è prodotto in un appezzamento situato a Maso Togn, sulla parte apicale del conoide di Faedo.
denzia il peso ricoperto dai ricavi di fonte pubblica che raggiungono circa il 72% delle entrate, collocando il Trentino sopra la media nazionale (69%). Sul fronte delle spese resta prioritaria la spesa per il personale che dal 2001 al 2005 passa dal 56,9% al 64,4% dei costi di produzione. L’attività svolta si concentra soprattutto sull’assistenza sociale (con un’incidenza del 45,6% contro il 35% nazionale) e sull’istruzione (17,7% contro il 12,4% nazionale). Le cooperative sociali che hanno come obiettivo l’erogazione di servizi socio-assistenziali,
socio-sanitari o educativi offrono principalmente due categorie di servizi: una rappresentata da varie forme di aiuto e supporto alle persone in stato di bisogno (soprattutto anziani e non completamente autosufficienti) e l’altra espressa da servizi ricreativi e di socializzazione. Il centro diurno risulta, nel complesso, il luogo più condiviso dalle cooperative nell’erogazione dei servizi. La quota maggiormente rilevante è quella degli utenti senza specifici disagi (29,5% in Trentino contro il 26,8% nazionale), seguono i minori (22,4% degli utenti contro il 28,7% della media nazionale) e le persone diversamente abili (16,5% contro il 3,7% a livello nazionale). Pubblicazione disponibile su www. statistica.provincia.tn.it
Approfondimento Continua “Egitto mai visto”
Si chiama Giampiero Gazzaroli, pensionato di Roncone, il visitatore che il 13 ottobre scorso ha superato la soglia dei 100 mila alla mostra al Castello del Buonconsiglio di Trento. Accompagnato dalla figlia Piera, è stato accolto e premiato dall’assessore provinciale alla cultura Franco Panizza e dal direttore del museo Franco Marzatico con una copia del catalogo della mostra, alcuni omaggi oltre naturalmente all’ingresso gratuito. Nelle ultime settimane la coda per visitare il castello e la mostra è pressoché costante dalla mattina fino al tardo pomeriggio. La media giornaliera è 848 presenze, dato che colloca la mostra tra le rassegne più visitate in Italia. Guardando la classifica delle mostre allestite negli ultimi vent’anni questa dedicata all’Egitto si classificherà molto probabilmente al primo posto assoluto battendo il record di sempre detenuto dalla grande mostra degli “Ori delle alpi” del 1997 che vide la presenza di 113.786 persone. Visto il grande successo, nelle giornate di sabato 10 e domenica 11 ottobre si sono registrati oltre 4500 ingressi, si è deciso di prorogare la mostra fino a domenica 10 gennaio, coprendo in questo modo il periodo natalizio e permettendo di soddisfare le numerosissime richieste delle scuole regionali e non solo. Dall’8 novembre entrerà in vigore l’ orario invernale 9.30 – 17.00.
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Il quadro. La disoccupazione in provincia è al 2,9%
Occupazione: buoni i dati del 2° trimestre 2009 A livello locale la situazione appare decisamente migliore rispetto sia al contesto nazionale che alla ripartizione del Nord-est, dove tutti gli indicatori del mercato del lavoro segnalano un marcato peggioramento.
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er la provincia di Trento i dati sulle forze lavoro relativi al secondo trimestre 2009 (da aprile a giugno) evidenziano una situazione che, nonostante la crisi economica, si è mantenuta positiva con l’occupazione in crescita e la disoccupazione in calo rispetto sia al primo trimestre del 2009 che al secondo trimestre del 2008, in controtendenza rispetto al contesto nazionale e alla ripartizione del Nord-est. A livello nazionale, nel 2° trimestre 2009 l’offerta di lavoro registra, rispetto allo stesso periodo del 2008, una riduzione dell’1,0% (-241 mila unità). Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni scende dal 59,2% del 2° trimestre 2008 all’attuale 57,9%. Il numero delle persone in cerca di
occupazione sale invece a 1.841.000 unità (+137 mila unità, pari al +8,1% rispetto al 2° trimestre 2008). Il tasso di disoccupazione aumenta, passando dal 6,7% del secondo trimestre 2008 all’attuale 7,4%. A livello locale la situazione appare decisamente migliore rispetto sia al contesto nazionale che alla ripartizione del Nord-est, dove tutti
gli indicatori del mercato del lavoro segnalano un marcato peggioramento. In Trentino continuano a crescere, infatti, le forze di lavoro, passate da 236 mila a 239 mila (+1,2%) tra il 2° trimestre 2008 ed il 2° trimestre del 2009, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile. La domanda di lavoro è stata in grado di assorbire tutto questo incremento
Piné. Quarta edizione di un incontro sempre più seguito
Seminario delle donne elette Il 3 ottobre scorso a Piné si è tenuto il IV seminario residenziale per le donne elette negli enti locali - 65 quelle presenti fra consigliere comunali e sindaci - organizzato annualmente dalla Commissione per le pari opportunità quale occasione di approfondimento e di scambio dedicata in particolar modo alle donne amministratrici dei comuni trentini. Fra i temi discussi le
possibili azioni di intervento negli statuti comunali per assicurare pari opportunità tra uomo e donna, anche alla luce del dettato della legge 7 del 22 dicembre 2004. Al momento risulta che ancora il 25% dei comuni non ha adottato quanto previsto dalla normativa. L’aspettativa, però, come spiegato dall’intervento dell’assessore Mauro Gilmozzi, si sposta adesso soprattutto sulle comunità di
valle, all’interno delle quali è più che mai auspicabile una forte presenza delle donne. Secondo l’assessore provinciale alla solidarietà internazionale e pari opportunità Lia Giovanazzi Beltrami «per le donne in politica questo è un momento di crisi, perciò dobbiamo sforzarci di lavorare assieme, al di là delle differenze politiche, per garantire la partecipazione femminile alla vita delle istituzioni».
dell’offerta e grazie ad un aumento dell’occupazione di circa tremila unità il numero dei disoccupati è rimasto stabile sul livello del 2° trimestre 2008 (circa 7 mila unità), pari ad oltre duemila disoccupati in meno rispetto al 1° trimestre 2009. Per effetto dell’aumento dell’occupazione e della stabilità del numero dei disoccupati, il tasso di disoccupazione è sceso al 2,9%, rispetto al 3,0% del
2° trimestre 2008 e al 3,9% del 1° trimestre 2009. Nello stesso periodo nella ripartizione del Nord-est il tasso di disoccupazione è cresciuto dal 3,5% al 4,5%. Nonostante l’attuale fase congiunturale, in leggera crescita sono risultati anche il tasso di attività, passato negli ultimi 12 mesi dal 69,3% al 69,4%, ed il tasso di occupazione (dal 67,2% del 2° trimestre 2008 al 67,3% del 2° trimestre 2009). Per entrambi i tassi il contributo alla crescita arriva dalla componente femminile. A livello della ripartizione del Nord-est, invece, diminuisce sia il tasso di attività che il tasso di occupazione. Scomponendo l’analisi per settore, si rilevano oltre 9 mila occupati in agricoltura, 60 mila nell’industria (in flessione rispetto al 2° trimestre 2008) e 163 mila nei servizi.
Approfondimento Documenti trentini a Innsbruck
Nell’ambito di un articolato progetto di individuazione, descrizione e recupero in copia di fonti archivistiche conservate presso archivi extra provinciali, la Soprintendenza per i Beni librari, archivistici e archeologici ha concluso una prima importante fase di ricerche presso il Tiroler Landesarchiv di Innsbruck. Si tratta di attività necessarie al fine di rendere completo ed organico il quadro conoscitivo del ricco e articolato patrimonio documentario locale, specchio e testimonianza delle complesse vicende storico-istituzionali che hanno caratterizzato la storia trentina - “cerniera” fra nord e sud, fra Germania e Italia – nel corso dei secoli. Quattro anni dopo il primo volume di regesti di documenti di interesse per la storia trentina conservati negli archivi tirolesi (“Documenti trentini negli archivi di Innsbruck (1145–1284), è stato presentato un secondo volume, ricco di oltre 430 regesti di documenti datati dal 1285 al 1310, conservati ormai da secoli presso il Tiroler Landesarchiv di Innsbruck. Si tratta del dodicesimo titolo della collana curata dalla Soprintendenza per il Beni librari, archivistici e archeologici (“Archivi del Trentino: fonti, strumenti di ricerca e studi”), dedicata alla valorizzazione del patrimonio archivistico trentino.
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Il documento. Interrogazione del consigliere provinciale Mauro Delladio
«Serve una verifica sulle consulenze all’università» In un’interrogazione il Consigliere provinciale Mauro Delladio scrive che pare opportuna una verifica tesa ad accertare le modalità di gestione delle rilevanti risorse pubbliche, di cui direttamente e indirettamente l’Università degli Studi di Trento beneficia.
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egli ultimi mesi – scrive il Consigliere provinciale Mauro Delladio - la stampa locale ha dedicato ampi spazi alle presunte difficoltà finanziarie dell’Università degli studi di Trento e ai conseguenti finanziamenti immediatamente attivati dalla Provincia Autonoma di Trento per far fronte ad una situazione indicata come decisamente grave. Contestualmente la stampa locale ha dato ampio spazio alle consulenze che con modalità costante, sebbene del tutto anomala, sono costantemente assegnate alla stessa o a docenti o incaricati alla stessa Università collegati». «In un tale contesto – osserva Delladio - pare dunque opportuna una verifica tesa ad accertare le modalità di gestione delle rilevanti risorse pubbliche, di cui direttamente e indirettamente la stessa Università beneficia. Al riguardo si impone anzitutto approfondire modalità, anche sotto il punto di vista della legittimità legale e formale, e la consistenza degli incarichi e consulenze di cui l’Università risulta con gran frequenza destinataria. La Provincia Autonoma di Trento, nonché molteplici altri enti, infatti, nell’ambito delle proprie attività istituzionali, ha sovente proceduto all’affidamento di incarichi all’Università di Trento, ovvero direttamente a docenti o dipendenti della stessa Università, come diffusamente documentato per l’appunto anche dalla stampa locale». «Una prima verifica condotta
«
dallo scrivente – prosegue il Consigliere provinciale del Pdl - ha potuto individuare un nutrito elenco di incarichi assegnati nel corso degli ultimi anni dalla PAT all’Università. Ora, non v’è dubbio che un così ampio ricorso, da parte della Provincia Autonoma di Trento, a consulenze o incarichi professionali rivolti a docenti o strutture dell’Università, presenti più di un elemento di anomalia e di dubbia legittimità». «Anzitutto – fa notare Delladio - deve evidenziarsi che la possibilità per istituti universitari di ricevere da parte di enti pubblici, in forma di appalto o consulenza, incarichi aventi ad oggetto attività diversa da quella di ricerca, non altrimenti reperibile sul mercato, è stata espressamente esclusa dalla giurisprudenza chiamata ad esprimersi sul punto. È stato, ad esempio, precisato che “gli organismi universitari non possono rendersi aggiudicatari di appalti pubblici, in proprio o associati con altri enti pubblici o privati, ogniqualvolta l’oggetto dell’appalto non sia rappresentato da mere prestazioni di tipo intellettuale - il che rientrerebbe nel perseguimento dei compiti d’istituto, nella prospettiva di valorizzare il loro bagaglio di conoscenze e di alta professionalità in settori in cui sono carenti gli apporti degli operatori privati - bensì, come nella specie ove l’appalto ha ad oggetto il servizio di sorveglianza sanitaria, comporti l’assolvimento di compiti che richiedono un’organizzazione imprenditoriale incompatibile con le attività istituzionali
di insegnamento, ricerca e studio. D’altra parte è evidente che la partecipazione delle università a gare della specie altera il gioco normale della concorrenza, in quanto esse, quali enti pubblici non economici, sono in grado di fornire il servizio in condizioni di privilegio, non dovendo sopportare gli stessi costi dei soggetti che forniscono i servizi nell’esercizio dell’attività di impresa (nel caso di specie la “par condicio” viene alterata perché il soggetto pubblico ha la disponibilità di attrezzature pubbliche - tra l’altro distolte dal loro fine proprio - acquisite a costo zero e nello svolgimento di attività istituzionali mentre gli altri soggetti devono sopportarne per intero il costo di acquisizione)” (T.A.R. Campania Napoli, sez. I, 12 giugno 2002, n. 3411; in questi termini anche Consiglio di Stato, sez. V, 29 luglio 2003, n. 4327)». «Ora – scrive ancora Mauro Delladio - non v’è dubbio che, solo per fare qualche esempio, non possano qualificarsi come mere attività di ricerca, non altrimenti rinvenibili sul mercato, la “realizzazione di corsi di formazione in materia
di lingua inglese e tedesca” oppure la “digitalizzazione di 13052 diagrammi pluviometrici e relativa fornitura dei valori totali di precipitazione”. Si tratta, in questi come in molti altri incarichi, di attività facilmente esercitabili da un consistente numero di operatori economici privati. Ma vi sono ulteriori aspetti critici derivanti dall’affidamento di un così consistente numero di consulenze ai dipartimenti universitari. Dalle delibere di incarico non è infatti facilmente evincibile se la consulenza venga assegnata a docenti, piuttosto che a ricercatori o dottorandi, ovvero se la prestazione d’opera venga affidata, genericamente, alla struttura dell’Università o ai suoi singoli dipartimenti, cui si riferiscono, via via i vari docenti o consulenti. Nella pratica, infatti, molto spesso si verifica che gli incarichi di consulenza, ancorché assegnati a singoli prestatori d’opera, vengano di fatto eseguiti utilizzando la struttura dell’Università, con conseguente ricaduta dei relativi costi sulla stessa. Di frequente, poi, avviene che l’incarico venga svolto addirittura da studenti o tirocinanti, a tutto detrimento, a tacer d’altro, dell’elevata esperienza e specializzazione richiesta al consulente affidatario. Del pari avviene che, nell’effettuazione di molte delle consulenze affidate a Dipartimenti dell’Università, e in particolare al Dipartimento Informatica e Studi Aziendali, vengano utilizzate le strutture universitarie, ma che poi i corrispettivi per tali attività vengano assegnati a singoli
docenti e/o società legate agli stessi docenti. Sotto diverso profilo, non può certamente omettersi di considerare come l’attribuzione, in esclusiva, di una larga fetta di incarichi consulenziali alle strutture universitarie impedisca, di fatto, l’esperimento di un effettivo confronto concorrenziale sul mercato, con logiche ed evidenti negative ricadute sui costi delle prestazioni stesse, che appaiono, ictu oculi, spesso decisamente esorbitanti». «Il fenomeno sopra delineato – osserva il Consigliere Mauro Delladio - di fatto, rischia di trasformare l’Università in una vera e propria impresa alla quale vengono affidati servizi e consulenze, la quale tuttavia, rispetto ad un qualsiasi altro operatore privato, gode di consistenti benefici in termini di costi di gestione, dovuti, in via fisiologica, ai finanziamenti pubblici, e in via patologica all’utilizzo indiretto degli studenti nell’esecuzione delle prestazione d’opera. Ma quello che è il punto essenziale della problematica, di fatto l’Università degli Studi di Trento, si troverebbe ben poco a beneficiare di questi milioni di euro che vengono “incamerati” dai docenti stessi, da società legate ai consulenti o da consulenti». Sulla scorta di tali argomentazioni il Consigliere Mauro Delladio interroga quindi il Presidente della Giunta provinciale per conoscere: 1) quali consulenze, e in particolare per quale oggetto e importo, siano state affidate dalla PAT a Dipartimenti dell’Università degli Studi di Trento, oppure ad altre Università dall’anno 2003 al 2008; 2) quali consulenze, e in particolare per quale oggetto ed importo, siano state affidate dalla PAT a docenti universitari, dottorandi e ricercatori nonché dipendenti dell’Università degli studi di Trento oppure di altre Università dall’anno 2003 al 2008; 3) quali incarichi siano stati pianificati per l’anno 2009 a favore dell’Università degli studi e/o a singoli docenti, dipendenti o ricercatori dell’Università.
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LETTERE AL DIRETTORE Le lettere possono essere inviate a: Redazione "La Finestra" Viale IV Novembre 12 - 38051 Borgo Valsugana (TN) Tel. 0461.752622 - Fax 0461.756833
email: redazione@lafinestra.it
PATT Bassa Valsugana e Tesino: i temi centrali
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unedì 28 settembre si è tenuta a Borgo Valsugana l’assemblea dei rappresentanti del P.A.T.T. Bassa Valsugana e Tesino, presenti all’incontro anche gli Assessori Provinciali Ugo Rossi, Franco Panizza e il Consigliere Michele Dallapiccola. Nutrita e ottimamente rappresentata, l’assemblea ha discusso temi importanti e decisivi sia dal punto di vista dell’organizzazione del Partito che della linea politica in vista del prossimo Congresso Ordinario del P.A.T.T.
previsto per il 29 Novembre prossimo. Tra i temi discussi, la proposta di creare un Direttivo d’Ambito quale strumento di attuazione sul territorio dei progetti politici, riferimento importante per la futura Comunità di Valle Bassa Valsugana ed espressione concreta delle sezioni comunali, è stata accolta positivamente dall’assemblea. I rappresentanti della Bassa Valsugana hanno inoltre definito e discusso nel corso dell’assemblea obiettivi di primaria importanza sui quali il partito intende lavorare e
impegnarsi fin da subito. In particolare l’attenzione è stata rivolta agli ospedali di valle; strutture periferiche la cui efficienza è strettamente legata al potenziamento e alla funzionalità dei reparti e dei servizi. Il Partito, ha posto come obiettivo fondamentale la difesa e la valorizzazione di tali strutture ospedaliere, attraverso l’incremento dei servizi offerti dalle stesse sul territorio. Nel corso dell’incontro a tal proposito, è stato preso in esame, il caso dell’Ospedale di Borgo Valsugana, bisognoso di interventi
di ristrutturazione dei reparti e della riorganizzazione del Pronto Soccorso. Fondamentale il potenziamento di servizi ospedalieri quali l’attività ambulatoriale, chirurgica, di urologia e ginecologia. L’assemblea ha anche evidenziato la necessità dell’istituzione del reparto di ortopedia e della dotazione di un apparecchio per l’angiografia per la cura del piede diabetico. Anche sul fronte ambientale il partito della bassa Valsugana ha voluto evidenziare il proprio impegno per la tutela e il controllo della qualità ambientale, anche in prospettiva
futura e nell’ottica di una gestione ambientale razionale volta ad uno sviluppo sostenibile rispettoso della realtà territoriale. Sviluppo e difesa delle realtà di valle, tutela del patrimonio storico e culturale trentino proiettano il Partito Autonomista Trentino Tirolese nel ruolo di protagonista nella creazione di un’area di centro, autonomista e popolare, slegata da schemi nazionali e lontana da posizioni riduttive dell’autonomia e della tradizione trentino tirolese. Segreteria Partito Autonomista Trentino Tirolese
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CRONACHE
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Grigno. L’intervento di Enzo Erminio Boso In breve
«Chiusura Gamma Spa, la PAT tuteli i dipendenti» «Le maestranze della Gamma Spa di Grigno hanno chiesto ed ottenuto l’intervento della Lega Nord Trentino che, dopo una rapida ricerca al Ministero del lavoro, ha potuto appurare come il mancato riavvio dell’attività nello stabilimento...»
L
a chiusura della Gamma Spa (ex Omga) di Strigno è un dramma per i 50 dipendenti della ditta e delle relative famiglie. Una chiusura inaspettata, un classico fulmine a ciel sereno sulla testa delle maestranze. E mentre a Grigno si chiude, nella sede del gruppo a Carpi l’attività è già ripresa. È probabile che le ripetute richieste di colloquio avanzate dalla proprietà con la Provincia siano cadute nel vuoto anche per una certa, forse eccessiva disinvoltura dimostrata dai titolari della ditta negli anni passati, quando
hanno approfittato un po’ troppo delle incentivazioni offerte dal Trentino. Ma da qui a mettere sullo stesso piano dei rapporti con la proprietà anche i 50 dipendenti e le relative famiglie ce ne corre. Le maestranze della Gamma Spa di Grigno hanno chiesto ed ottenuto l’intervento della Lega Nord Trentino che, dopo una rapida ricerca al Ministero del lavoro, ha potuto appurare come il mancato riavvio dell’attività nello stabilimento di Grigno nell’ambito della procedura di concordato preventivo sia da addebitarsi esclusivamente ad un errore della locale
Enzo Erminio Boso
associazione imprenditoriale modenese che si è dimenticata di inserire nella richiesta anche la filiale di Grigno. Situazione che i funzionari del Ministero hanno assicurato che verrà sanata se verrà inviato l’incartamento debita-
mente corretto. Intanto, però, la giunta Dellai potrebbe darsi una bella mossa per attivare politiche d’intervento a favore dei dipendenti rimasti senza lavoro, erogando assegni di sostegno e attivando canali preferenziali per la ricollocazione in altre attività produttive, oltre che ricercare acquirenti interessati a rilevare immobile, macchinari, attività e maestranze della Gamma Spa. Oltre che di discariche illegali di rifiuti tossici, di inquinamento da traffico ed altre amenità del genere, la Valsugana ha bisogno anche di posti di lavoro!
I gemelli Pallaoro a “Geo&Geo”...
I gemelli Lino e Mario Pallaoro sono tornati ad essere protagonisti a Geo&geo, programma di divulgazione scientifi ca di Raitre. Il 30 settembre scorso, nella prima di una serie di puntate con i cercatori di oro e di cristalli preziosi di Sant’Orsola ospiti della trasmissione pomeridiana condotta da Sveva Sagramola, sono stati presentati alcuni dei più ricchi filoni auriferi d’Italia con una spiegazione semplice e coinvolgente che ha alternato curiosità e approfondimenti legati alla mineralogia. (p.b.)
Dal canto suo, la Lega Nord seguirà da vicino le pratiche al Ministero del lavoro e in Provincia in modo da non lasciare nulla di intentato per assicurare un futuro ai dipendenti dell’azienda. Enzo Erminio Boso Lega Nord Trentino
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POLITICA
Filo diretto. Nostra intervista al Consigliere provinciale Mauro Delladio
«La politica trentina pecca di autoreferenzialità» Il governo provinciale, la crisi economica globale, i problemi ambientali che attanagliano anche il “verde” Trentino, la politica del Pdl, le esternazioni di Fini, il sistema dell’informazione locale e nazionale. Nostra intervista al Consigliere provinciale Mauro Delladio.
C
di Armando Munaò
onsigliere Delladio, a un anno esatto dalle elezioni regionali del 2008 che giudizio dà sull’operato della Giunta provinciale? «Continuità è la parola che, più di altre, spiega meglio l’operatività della Giunta provinciale. Stessi metodi e stessa arroganza di potere nella distribuzione delle risorse come si è visto in passato. Un esempio fra tutti, su cui da tempo sto cercando di fare breccia, è l’ingente budget finanziario messo a disposizione dell’Ufficio stampa della Giunta provinciale che non trova giustificazione e tanto meno chiarezza di spesa. Un esercito di 45 persone incardinate nell’Ufficio di cui sei giornalisti con contratto da caporedattore ai quali si aggiungono due collaboratori esterni con contratti di consulenza e uno comandato da altro Ente. Quasi dieci milioni di euro all’anno spesi in incarichi considerati imprevedibili e di tempestiva realizzazione
Mauro Delladio
senza nessuna contabilità particolareggiata a disposizione dei consiglieri di minoranza. Il mio diritto di accesso ai documenti trova molti ostacoli. Di questo atteggiamento ostativo verrà presto interessato il Presidente del Consiglio, quale garante delle istituzioni democratiche e dei consiglieri provinciali tutti». Come vede la difficile congiuntura economica. È vero, come alcuni sostengono, che la crisi è ormai alle spalle? A livello locale, come valuta il piano anticongiunturale predisposto dalla
Giunta Dellai? «La crisi in atto, nata oltre oceano, ha provocato gravi difficoltà e disagi anche nel nostro Trentino. Rilevo che alcune aziende, soprattutto artigiane, hanno dovuto vendere gli “ori di famiglia” per pagare i fornitori a seguito del mancato pagamento dei clienti. Una brutta situazione che pare lentamente si stia sbloccando. Gli interventi predisposti dalla Giunta provinciale a seguito della finanziaria provinciale del 2008, che ricalcano in salsa trentina, quelli nazionali, sono stati graditi dal mondo economico locale e dalle fasce sociali più deboli e hanno alleviato lo stato di disagio in avanzamento. Spero che nel frattempo non sopravvengano fatti internazionali di guerra – penso ad un attacco israeliano sui siti nucleari iraniani – che potrebbero destabilizzare ulteriormente il quadro economico energetico mondiale
con una impennata della crisi dalla quale ben difficilmente si potrà uscire in tempi brevi. Anche perché nel frattempo si saranno ridotte le risorse finanziarie da distribuire». L’ambiente da sempre è un vanto per il Trentino. Eppure negli ultimi tempi nella nostra provincia sono balzati agli onori delle cronache – anche nazionali – dei veri e propri disastri ambientali, soprattutto in Valsugana. Qual è la Sua opinione a tale proposito? «Il nodo della questione è quale politica dell’ambiente e del territorio è stata adottata negli ultimi decenni. Il Trentino che viene offerto ai turisti come “luogo incontaminato” si contrappone ad una tragica realtà ossia quella di luoghi - ex cava di Monte Zaccon, discarica di Sardagna – che sono diventati delle vere e proprie pattumiere. Preoccupante è l’assenza nei controlli e nella prevenzione della salute dei cittadini. L’APPA (Agenzia Pro-
vinciale per la Protezione dell’Ambiente) è carente di personale ispettivo con la conseguenza che il sistema di prevenzione/ controllo non ha funzionato come doveva funzionare in una Provincia ricca come la nostra. Solo dopo gli ultimi scandali delle discariche è stato creato un coordinamento fra le azioni di controllo e prevenzione dell’APPA e del Corpo forestale dello Stato, ma quello che manca in Provincia di Trento è la costituzione di un nucleo di polizia ambientale. Solo in questo modo si può ridare fiducia ai cittadini e migliorare il sistema di controllo del territorio. Purtroppo, la politica trentina pecca di autoreferenzialità. Non è vero che siamo i migliori, non è vero che siamo i più bravi. Servirebbe un bagno di umiltà e un attento confronto con realtà diverse dalla nostra che, molte volte. potrebbero insegnarci qualcosa». Recentemente la Fondazione Bruno Kessler ha promosso un convegno
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POLITICA
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Filo diretto. Nostra intervista al Consigliere provinciale Mauro Delladio incentrato sulla figura di Silvio Berlusconi. Qual è la Sua opinione in merito a tale iniziativa? «La scelta di promuovere un convegno pubblico che ambisce ad avere rilevanza culturale e scientifica affrontando un argomento di stretta attualità politica, interamente dedicato alla valutazione dell’operato del governo in carica nel proprio Paese e quindi oggetto della cronaca quotidiana e dei frequentissimi commenti dei mass media, appare alquanto insolita e discutibile. L’iniziativa sembra piuttosto rispondere alla volontà di accreditare la valutazione negativa dell’operato dei governi Berlusconi come la sola oggettiva, culturalmente degna di cittadinanza, non solo nella comunità scientifica ma anche nell’opinione pubblica. E ciò senza alcun rispetto per chi – e non sono pochi – in Trentino, in Italia e in Europa, esprime posizioni diverse. Il convegno della FBK lascia quindi trasparire la persuasione della sinistra intellettuale di detenere una sorta di “esclusiva” della cultura, degli studi e, con essi, anche del giudizio “storico, sociologico e politologico” in merito al significato dei governi guidati da Berlusconi, non facendo però i conti con la realtà di quella democrazia che dicono di voler difendere: Berlusconi è Presidente del Consiglio perché il popolo italiano ha di gran lunga preferito lui e la sua coalizione al centro sinistra e ciò è stato
confermato anche nelle recenti elezioni europee e amministrative». Qual è lo stato di salute del Pdl in Trentino. Quali sono i risultati sinora conseguiti e cosa rimane ancora da fare? «Da un anno a questa parte, e anche da prima, soprattutto i consiglieri provinciali hanno sopperito alle endemiche carenze del partito, prima Forza Italia e poi Popolo della Libertà, incontrando sul territorio i cittadini con i loro problemi e altro. Ormai si conoscono a memoria le principali necessità del partito: serve più organizzazione e più presenza pianificata sul territorio che coinvolga tutti, cittadini, attivisti, eletti ad ogni livello, senza escludere nessuno. Il Popolo della Libertà, fusione di più anime, è stato lanciato ormai da tempo. È ora di sbloccare la situazione
di Bolzano che condiziona pesantemente anche Trento al fine di nominare i coordinatori provinciali e conseguentemente definire gli organigrammi operativi. Nulla però potrà essere fatto senza condivisione delle iniziative, soprattutto, con gli amici di Alleanza Nazionale». A livello nazionale negli ultimi tempi l’asse Fini-Berlusconi sembra essersi incrinato a favore di Bossi e della Lega Nord. Come valuta gli “strappi” di Fini e le rivendicazioni della Lega in rapporto anche alla situazione locale? «Girando per il Trentino riscontro grande disaccordo in merito alle ultime uscite dell’On. Fini in tema di voto alle amministrative per gli immigrati. Personalmente non condivido tale ipotesi. Ritengo che per il voto, anche quello amministrativo, si
debba avere la cittadinanza. E non sono d’accordo di abbassare il limite al di sotto dei dieci anni per ottenerla. La cittadinanza dovrebbe essere concessa a chi è fermamente convinto di integrarsi nella cultura, nelle tradizioni e nei modi di vita del Paese che lo ospita. Non è accettabile una aggressiva autonomia di comportamenti e di concezione dei diritti civili e della persona che porta a una giurisdizione parallela (come in Gran Bretagna) basata sulla sharia. È oltremodo un illuso chi pensa di ottenere voti da questa ultima categoria di cittadini che disprezza il nostro sistema democratico ma che però lo usa per disgregarlo. In una società democratica esistono diritti ma anche doveri. Invito a riflettere su quello che sta succedendo da alcuni anni a questa parte in Olanda e in Gran Bretagna. La Lega Nord approfitta di ogni situazione per essere in piazza a protestare e a farsi vedere. Anche questo è politica, può piacere o non piacere. La Lega Nord è un catalizzatore che attira e neutralizza una parte della collettività a cui sta bene l’uso di toni forti nel dibattito. In una coalizione politica come in una squadra sportiva ci devono essere elementi diversi, con ruoli diversi che soddisfino le diverse esigenze. Così anche in Trentino». In Italia la libertà d’informazione è davvero in
pericolo, come alcuni sostengono? Come giudica il sistema dell’informazione in Trentino? «Non mi pare che in Italia la libertà di informazione sia compromessa. Penso che anche la stragrande maggioranza dei cittadini sia concorde con questo aspetto. Devono spiegarmi quali sono le notizie che non possono essere pubblicate. Forse sono i sussurri amorosi di qualche politico catturati furtivamente nell’alcova? Penso che se esistessero sussurri criminosi la magistratura avrebbe già preso i provvedimenti conseguenti. In nessun Paese europeo si è mai vista una campagna mediatica aggressiva e diffamatoria contro il Premier come quella che da anni sta sconquassando l’Italia. Nei vari stati europei esiste un controllo dell’informazione da parte dei rispettivi governi e nessuno si lamenta. Per quanto riguarda l’informazione in Trentino stendiamo un velo pietoso. Se non fai polemica non ti pubblicano; se non ricopri un incarico politico o istituzionale di un certo rilievo non ti considerano. Sono al quarto mandato senza dover ringraziare i quotidiani e le TV locali. Lo devo solamente ai tanti amici e cittadini che mi conoscono e che mi hanno supportato e al grande lavoro – posso dirlo – che ho svolto e che sto ancora svolgendo sotto traccia, lontano dai riflettori e dal palcoscenico ma vicino alla gente».
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Valle dei Mòcheni. Polisportiva Bersntol: presente e futuro IN BREVE
La Bersntol riparte dal settore giovanile
Piccoli amici dai 6 agli 8 anni
La Polisportiva Bersntol cerca di fare tesoro della prima esperienza nel campionato di Seconda categoria e riparte dal settore giovanile,
L’attività motoria ad indirizzo calcistico della categoria Piccoli amici è riservata a bambine e bambini dai sei agli otto anni, è organizzata in manifestazioni periodiche a carattere locale e deve essere prevalentemente ludico-motoria. I momenti di incontro con altre società dovranno preve-
puntando più al coinvolgimento dei giovani della Valle dei Mòcheni che al risultato. di Patrik Brol
L
a Polisportiva Bersntol cerca di fare tesoro della prima esperienza nel campionato di Seconda categoria e riparte dal settore giovanile, puntando più al coinvolgimento dei giovani della Valle dei Mòcheni che al risultato. Nuove squadre nelle categorie Piccoli amici ed Esordienti, prima squadra per gran parte rinnovata: «La maggior parte dei giocatori che in questa stagione compongono la rosa ha circa vent’anni e proviene dai paesi vicini sottolinea il presidente Loris Marchel-, abbiamo avuto subito un’ottima risposta da Sant’Orsola, Mala e Palù del Fersina, in futuro speriamo di coinvolgere maggiormente anche i giovani di Fierozzo e Frassilongo». La prima squadra è allenata da Armando Casagrande con la preparazione atletica, avviata in estate da Claudio Sperandio, curata da Giuliano Cattarozzi. «Abbiamo ricominciato da zero -continua Marchel-, era quindi logico attendersi un inizio stentato, ma i risultati arriveranno. Casagrande può portare la sua lunga esperienza nel calcio a livello locale sia dal punto di vista organizzativo che della gestione della squadra, è riuscito subito a fare gruppo e si stanno già vedendo i primi miglioramenti anche dal punto di vista del gioco». «In questa prima fase più importante che imparare a stare in campo è il fatto di imparare a prendersi l’impegno di partecipare con continuità agli allenamenti - la convinzione
Esordienti Bersntol
Piccoli amici Bersntol
di Armando Casagrande, già mister delle giovanili di Fersina e Oltrefersina - quello che conta è permettere a tutti i giocatori di fare esperienza creando un gruppo affiatato, il risultato non è la cosa più importante. L’obiettivo principale di questa stagione è quello di coinvolgere i giovani della Valle e mi sembra che ci stiamo riuscendo, la società è sana e i frutti si raccoglieranno nei prossimi anni». Alla prima squadra da que-
st’anno si affiancano le squadre Esordienti, ragazzi dai 10 ai 12 anni allenati da Vittorio Turato, e la squadra della categoria Piccoli amici, riservata ai bambini dai 5 ai 7 anni. Una quindicina per il momento gli esordienti, poco meno i piccoli amici sotto la guida di Mario Fontanari, che spiega: «Il progetto è partito in primavera con una serie di incontri con i genitori e i primi allenamenti di prova, a settembre è poi iniziata l’attività. Nei prossimi anni
sarebbe bello coinvolgere anche giocatori attualmente iscritti in altre squadre, soprattutto per gli Esordienti rappresenterebbero un rinforzo importante. L’attività è rivolta a bambini e bambine dai 5 anni, chi fosse interessato può presentarsi al campo sportivo di Sant’Orsola il martedì o il giovedì dalle 18 alle 19. La proposta sembra piacere, nei prossimi mesi sarebbe importante allargare i contatti e poter contare su un maggior numero di volontari disposti a collaborare alla manutenzione della struttura». La Bersntol giocherà le ultime due partite in casa del Girone B del campionato di Seconda categoria il primo e il 22 novembre rispettivamente con Fornace e Ischia. Il Torneo della Categoria Esordienti viene organizzato prevedendo un fase Autunnale e una Primaverile, nella prima fase Fersina Perginese-Bersntol il 25 ottobre, Bersntol-Oltrefersina il 15 novembre.
dere partite, giochi e proposte tecniche di confronto divertenti per mantenere elevata la motivazione e favorire un graduale apprendimento. Le partite si giocano in spazi ridotti con porte ridotte, i palloni sono più leggeri o di gomma ed è previsto un numero massimo di cinque giocatori per squadra. Il tempo di gioco può essere suddiviso in due tempi da 15 o tre tempi da 10 minuti, cercando la più ampia partecipazione di tutti i bambini presenti. Passo successivo è la categoria Pulcini, a carattere promozionale, ludico e didattico. Le gare si articolano in una partita con sette calciatori per squadra di età mista, ma vengono organizzati tornei per fasce d’età con 5, 7 o 9 giocatori per squadra. Le gare vengono disputate su campi di dimensioni ridotte, a seconda del numero di giocatori coinvolti, sempre con porte e palloni di misura ridotta. La partita viene suddivisa in 3 tempi di 15 minuti ciascuno durante i quali tutti i partecipanti iscritti nella lista dovranno giocare almeno un tempo. L’attività della categoria Esordienti oltre che ludicopromozionale ha carattere di approfondimento tecnico e formativo, la partita viene suddivisa in 3 tempi di 18 minuti ciascuno durante i quali tutti i partecipanti iscritti nella lista dovranno giocare almeno un tempo. Le gare generalmente vengono disputate su campi di dimensioni regolamentari con porte regolamentari, mentre i palloni sono di circonferenza ridotta e peso contenuto. (Fonte: www.settoregiovanile.figc.it)
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Cecità. Donne più a rischio degli uomini, soprattutto dopo i 50 anni
Occhio alla prevenzione Tenendo conto delle diversità culturali, sociali e religiose si deve più che mai fare attenzione affinché alle donne, così come agli uomini, sia garantito il diritto di accesso ai trattamenti sanitari che possono prevenire la cecità...
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l 9 ottobre scorso si è svolta la Giornata Mondiale della Vista, voluta dalla IAPB e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’evento – volto a sottolineare l’importanza del ruolo della donna – si è svolto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. La cecità colpisce più spesso le donne che gli uomini nel mondo, in particolare dopo i 50 anni. Però si può prevenire nell’85% dei casi, con una diagnosi precoce delle malattie oculari e con opportune terapie. L’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità-IAPB Italia Onlus Sezione Provinciale di Trento – seguendo l’invito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e con la collaborazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Sezione Provinciale di Trento – ha posto al centro dell’edizione di quest’anno la
donna, che ha un ruolo di rilievo ai fini della tutela della salute. La Giornata si è svolta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica: la prevenzione della cecità e dei gravi difetti visivi ha come riferimento le pari opportunità. Secondo l’OMS le donne con handicap visivo sono circa 176,74 milioni (56,3%) su 314 milioni di disabili visivi: quelle affette da ipovisione
sono 150,64 milioni (56% di tutti gli ipovedenti), mentre 26,1 milioni sono cieche (pari al 58% dei non vedenti). Le donne contribuiscono in maniera fondamentale alla lotta contro la cecità, sia nel loro ruolo di professioniste (oculiste, assistenti di oftalmologia, medici e infermiere) sia come madri e mogli, portatrici attente e sensibili del messaggio della medicina preventiva.
«Tenendo conto delle diversità culturali, sociali e religiose – ha commentato l’avv. Giuseppe Castronovo, Presidente dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità – Sezione Italiana – si deve più che mai fare attenzione affinché alle donne, così come agli uomini, sia garantito il diritto di accesso ai trattamenti sanitari che possono prevenire la cecità. Va, inoltre, adeguatamente riconosciuto e incoraggiato il ruolo femminile nell’ambito della prevenzione dei problemi visivi, in Italia come nel resto del mondo. La donna, in questo momento storico e culturale, sta ricoprendo – ha concluso Castronovo – un ruolo estremamente importante a livello istituzionale, anche in veste di madre: tutelando i figli dal punto di vista della salute, ha un ruolo essenziale anche nella prevenzione della cecità». Info: 800-068506 www.iapb.it
I numeri della cecità in Italia e nel mondo
Esistono oggi nel mondo, secondo l’OMS, circa 45 milioni di non vedenti e 269 milioni di persone con gravi problemi di vista. In Italia vi sono 362 mila ciechi e più di 1 milione e mezzo di ipovedenti e in Trentino 750 ciechi e oltre 2 mila ipovedenti, questi ultimi in rapida crescita a causa dell’avanzamento della vita media; poco più del 30% dei bambini viene visitato alla nascita. Per quanto riguarda gli adulti, circa 1 milione di persone è affetto da glaucoma, ma la metà non ne è a conoscenza. Il problema della cecità nei Paesi in via di sviluppo assume un carattere di drammaticità: circa l’87% dei non vedenti vive nelle aree povere del pianeta e nell’85% dei casi la cecità può essere evitata attraverso trattamenti e con misure preventive. In molti casi la riduzione delle capacità visive è prevenibile; ma questo richiede un grande sforzo congiunto da parte di tutte le organizzazioni impegnate nella lotta alla cecità evitabile, con l’appoggio fondamentale delle istituzioni nazionali e internazionali. Il Trentino si sta attrezzando a questa emergenza, infatti a fine 2010 sarà operativo “Il Centro Prevenzione e Riabilitazione Visiva del Trentino” che sarà realizzato dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus – Sezione Provinciale di Trento e dalla Cooperativa Sociale I.Ri. Fo.R. del Trentino.
Levico Terme Premiati i pensionati di Bolzano Vicentino di Mario Pacher
Al termine del periodo di vacanza di un gruppo di pensionati di Bolzano Vicentino trascorso a Levico Terme, con accompagnatore il dott. Mario Ombrellari, sono stati premiati i vincitori dei vari tornei organizzati a scopo ricreativo nel corso della loro permanenza. Le varie coppe con rispettivi diplomi, sono state consegnate per mano dell’assessore comunale di Levico avv. Remo Libardi
e del presidente del consiglio comunale Luciano Lucchi. Ombrellari ha ringraziato le autorità per la loro presenza e per aver realizzato nella cittadina termale alcuni servizi tanto utili per le persone della terza età e già da lui stesso evidenziati in passato. Soddisfatto anche per il buon funzionamento del servizio gratuito di trasporto a mezzo trenino, del quale ne avevano fatto buon uso pure le persone del suo gruppo. A loro volta i rappresentanti
dell’amministrazione comunale si sono compiaciuti con l’accompagnatore per le sue collaudate capacità alla guida di questi gruppi, auspicando un suo felice ritorno a Levico Terme anche nei prossimi anni. E come segno di riconoscenza, gli hanno promesso di volerlo omaggiare, al prossimo ritorno, di una targa. Questi i vincitori dei tornei. Per la briscola: Maria Berdin e Luigi Poier. Per le bocce: Virginia Fiorin e Serafina Bellè.
Il gruppo con Ombrellari e le autorità comunali
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Austria. Il sodalizio musicale di Gardolo ha tenuto alcuni applauditi concerti
Il Coro Alpino Trentino in Alta Austria
È
di Mario Pacher
stata una trasferta davvero emozionante, quella che ha visto protagonista per tre giorni a settembre, il Coro Alpino Trentino di Gardolo in Alta Austria. Grazie all’organizzazione ed ai contatti personali del Presidente Onorario del Coro, commendator Mario Eichta, ideatore degli incontri Italo-Austriaci della Pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande Guerra, il Coro ha potuto eseguire alcuni concerti in Austria. Il coro ha potuto partecipare ufficialmente a una suggestiva cerimonia militare a ricordo dei caduti del Reggimento austriaco Hessen, decimato nella battaglia del 12 settembre 1917 del monte S. Gabriele, in occasione dell’11° battaglia dell’Isonzo, dove morirono anche numerosi
Il coro alpino di Gardolo
giovani soldati del Regio Esercito Italiano. A fianco delle truppe schierate e della fanfara militare, il Coro di Gardolo ha eseguito alcuni brani nel cortile della caserma, davanti ad autorità militari e civili regionali. Il giorno successivo sul cimitero militare della Grande Guerra di Wels, il coro ha eseguito il brano
“Sangue Trentino” proprio accanto alla tomba di un soldato trentino, Antonio Zadra, deceduto nell’ospedale di Wels per grave malattia contratta al fronte. Anche la visita alla cittadina di Braunau, sul fiume Inn, nota per aver dato i natali a Hitler, ha dato modo ai coristi di vedere i luoghi dove furono condotti profughi i nostri
conterranei, come quelli di Lavarone, di Riva, di Ala e della Valsugana. Sempre tramite Eichta e la disponibilità del Decano di Braunau, è stata emozionante la visione di alcuni registri, conservati in canonica, nei quali sono riportati minuziosamente i nomi dei nati, dei loro genitori, dei morti di quelle famiglie trentine lì profughe e smembrate dalla guerra. Quei nomi, quelle date, quelle notizie anche sulla causa dei decessi, riportate in italiano e in bella scrittura, raccontano ancor oggi storie, purtroppo spesso dimenticate, di queste nostre popolazioni, che forzatamente lontane da casa, hanno dovuto subire come profughi la miseria e le malattie. Nel santuario mariano di Maria Schmolln, a pochi chilometri di Braunau, il coro ha poi cantato tra l’altro l’Ave Maria proprio davanti alla raffigurazione di Maria
Ausiliatrice, ricordando quelle donne trentine che periodicamente si recavano a piedi in quel luogo di preghiera, per invocare la fine della guerra e il ritorno a casa assieme ai loro figli e ai loro mariti che erano al fronte. Il Coro Alpino Trentino di Gardolo ha avuto un grande successo di pubblico, sia in occasione dei tre concerti ufficiali, sia altre esibizioni estemporanee come nel Duomo di Braunau dove c’erano le baracche dei profughi trentini o nella Chiesetta di Oberndorf, dove venne suonato per la prima volta Stille Nacht. Nell’ultimo concerto ufficiale eseguito nel famoso santuario di Maria Schmolln, davanti a circa 500 persone, l’attenzione e l’interesse del calorosissimo pubblico e l’ovazione finale hanno davvero emozionato gli stessi componenti del coro diretti dal maestro Franco Tomasi.
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Marchtrenk. XVII Incontro italo-austriaco della Pace a ricordo dei caduti
Ricordati i soldati trentini morti in Austria
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di Mario Pacher
urante la Grande Guerra, anche nella Regione dell’Alta Austria vennero allestiti vasti campi di prigionia, come ad Aschach an der Donau, a Braunau, a Inn, a Freistadt, a Marchtrenk, a Wegscheid e a Mauthausen. Da alcuni anni il cav. Mario Eichta, ideatore degli Incontri italo-austriaci della pace, organizza cerimonie italoaustriache a ricordo dei caduti e delle vittime civili della guerra e cerca di alternarle di anno in anno fra i vari cimiteri: al Cimitero Militare austroungarico in Italia, ad Arsero nel 2008 e quest’anno in un Cimitero Militare italiano in Austria. Il XVII Incontro italoaustriaco della Pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande
Sua Altezza Arciduca Markus Salvator Asburgo Lorena (pronipote del Kaiser Francesco Giuseppe e di Sissi) con il cav. Eichta nel cimitero dei Caduti
Guerra si è svolto nel Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk, località a circa 25 chilometri da Linz. Questo camposanto, un tempo annesso al campo di prigionia, dove furono deportati 25 mila soldati, è suddiviso in riquadri sistemati a prato, dove gruppi di croci simboliche
testimoniano la sacralità del luogo. Vi sono sepolti 1.453 militari italiani, deceduti soprattutto di tifo e tbc. Al centro dell’area cimiteriale s’innalza una stele commemorativa che segnala la presenza delle spoglie dei militari italiani lì sepolti. Su altre quattro stele, poste ciascuna ai margini di ogni settore, sono state collocate delle lastre in metallo con incisi i nomi dei Caduti. In fondo al Cimitero Militare si trovano le sepolture di 467 Russi, di 1 Rumeno, di 11 Serbi e di 18 soldati di nazionalità sconosciuta. La recente cerimonia internazionale faceva parte integrante del programma generale che la Croce Nera Austriaca aveva previsto, per celebrare 90 anni di fondazione permettendo così di partecipare a questo diciassettesimo Incontro italo-austriaco della Pace a tutte le dele-
gazioni uffi ciali europee (autorità civili, militari, religiose e diplomatiche), con cui la Croce Nera da anni collabora. È stato per tutti i convenuti una particolare occasione per condividere momenti di commozione e per onorare la memoria e le sofferenze di tutti i soldati morti in guerra e in prigionia, e poter deporre un fiore o un cero con una preghiera anche a nome di tante mamme, vedove e orfani che attesero invano il loro ritorno. Alla cerimonia hanno partecipato Sindaci e numerose delegazioni ufficiali anche dall’Italia. È stata benedetta dal Vescovo di Linz la targa a ricordo della cerimonia. Eichta, grande conoscitore degli eventi bellici e autore di importanti pubblicazioni, è stato contattato anche da Campobasso e Isernia e perfino, via internet, dal Canada e dall’Australia.
In breve VALLE DEI MÒCHENI
Calendario “scolastico”
Sarà “La scuola nella comunità mòchena” il tema del calendario 2010 dell’Istituto culturale mòcheno/ Bersntoler Kulturinstitut. La realizzazione del progetto
è ancora in fase iniziale e l’Istituto chiede la collaborazione delle persone in possesso di vecchie foto di scuole della Valle dei Mòcheni, con vedute dell’interno o dell’esterno, foto di scolaresche, quaderni, pagelle, cartelle, astucci, o altro materiale scolastico collegato alla comunità mòchena. Tutto il materiale sarà restituito. (p.b.)
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Calceranica. Dopo il compleanno, un’altra giornata speciale
Festa per il secolo di Paolina
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di Mario Pacher
opo i festeggiamenti dello scorso 28 settembre da parte della comunità di Calceranica al Lago, quando Paolina Giacomelli tagliò il traguardo del secolo di vita, una nuova festa è stata organizzata in suo onore nella giornata di sabato 3 ottobre scorso. Nell’antica chiesa di Santa Maria Assunta, proprio di fronte alla sua casa di abitazione in via don Enrico Angeli, molta gente del posto assieme ai nipoti e ad altri parenti nonché al primo cittadino Sergio Martinelli, hanno partecipato ad una
Paolina Giacomelli con i nipoti e altri parenti
solenne S. Messa celebrata dal parroco don Paolo Baldessari. Al termine, dopo aver posato per una serie di foto ricordo, l’arzilla e lucida centenaria
ha preso parte, assieme a tutti, al brindisi organizzato dai nipoti in suo onore. Nel locale d’ingresso della sua casa, gli ospiti hanno potuto visionare anche una
mostra di una trentina di grandi foto, per ricordare Paolina Giacomelli nei momenti più belli della sua vita, ad iniziare da quelli legati alla sua prima gioventù.
BORGO
“Chéri” per il “Piacere del cinema” Parigi. Inizio del XX secolo. Le cosiddette cortigiane, prostitute di alto livello, partecipano della vita delle classi più elevate. Tra di loro Léa che, ancora attraente, si è ritirata a vita privata senza alcun rimpianto. Un giorno Madame Peloux, un tempo collega, le presenta il figlio “Cherie”. Il giovane è inesperto e Léa dovrebbe, per così dire, ‘svezzarlo’. Ma lo svezzamento si trasforma in una relazione che dura sei anni. Finché, un giorno… Borgo, 28 ottobre, Auditorium Polo Scolastico, ore 21.00.
Caldonazzo. Presso il Centro d’Arte “La Fonte” Mostra di Marco Berlanda Successo presso il Centro d’Arte “La Fonte per la mostra di Marco Berlanda, sostenuta in prima persona dal direttore artistico del Centro, dott. Waimer Perinelli. Settantasette anni, Berlanda ha esposto una significativa raccolta dei suoi oltre quarant’anni di attività artistica. Definito dal
TEATRO
La dodicesima notte
Un maggiordomo innamorato di chi non deve, un giovane che non è quello che è: irresistibile commedia di identità sessuali rovesciate, amori proibiti e drammatici naufragi. Nuova produzione della Compagnia Salamander, per la V edizione del Festival “Shakespeare in Town!”. Pergine, Teatro Don Bosco, 28 ottobre, ore 21.00.
critico Renzo Francescotti “pittore selvaggio”, Berlanda è noto per l’originalità della sua arte sospesa tra la fiaba e la contemplazione. Pittore a tutto campo dal ‘75, è stato ospite nel ‘84 della Kunstelerborse di Francoforte, e per due volte ha vinto il premio nazionale Naives di Luzzara, fondato da Za-
vattini. Nel 2007 ha esposto nella Galleria Civica di Trento. Presente all’inaugurazione il sindaco di Caldonazzo dott.ssa Laura Mansini. Parole di apprezzamento pure dal presidente del Centro Paolo Franco, sia per l’incisività dei suoi dipinti che per l’attaccamento a Caldonazzo. (m.p.)
L’inaugurazione della mostra
Vigolo Vattaro. Finanziamento della Provincia Territoriale della Vigolana, che prevede la realizzazione della passeggiata Maso Piazzera-Castello. La spesa ammessa a contributo è di euro 99.985,17, e quindi il contributo a carico del bilancio provinciale, pari all’80% della spesa ammessa, è di
CALDONAZZO
Musica rock live
Passeggiata Piazzera-Castello Su proposta dell’assessore Gilmozzi, la Giunta provinciale ha deliberato di ammettere a finanziamento, a valere sul Fondo per gli investimenti comunali di rilevanza provinciale, il progetto proposto dal Comune di Vigolo Vattaro, che rientra nel Patto
LAVORI IN CORSO
euro 79.988,14, che verranno erogati in rate decennali costanti e posticipate di euro 9.960,24, comprensive di un tasso di interessi del 4,20%. Entro un anno, il Comune di Vigolo Vattaro dovrà presentare la documentazione prevista.
Allo Snooky Music Pub di Caldonazzo, il 30 ottobre prossimo, con inizio alle ore 22, un grande appuntamento con la musica rock intitolato: “Liberiamo la musica Contest Live. No Reason, An Under Motion, The Squirties".
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Telve. Tanti fedeli per il tradizionale appuntamento spirituale IN BREVE
Via Crucis partecipata e piena di significati Nonostante il giorno feriale e il clima autunnale, grande partecipazione alla Via Crucis sul monte san Pietro per il 15esimo anniversario (1994-2009) della posa delle stazioni donate da Tarcisio Trentin alla sua comunità d’origine.
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di Mario Pacher
“
ia Crucis” è un’espressione che, nell’immaginario popolare, solitamente richiama il tempo quaresimale, ma ogni periodo dell’anno può essere occasione preziosa per procedere, spiritualmente e anche materialmente, su questa via. Così è stato per la Via Crucis, posizionata sul ripido sentiero del Monte San Pietro. Lo scorso 15 settembre, memoria liturgica della Madonna Addolorata, ha rappresentato un motivo speciale, per ricordarci di questo segno di fede posto nell’anno 1994 a guardia della Valsugana. Ricorrevano, infatti, i 15 anni dal giorno della Benedizione impartita dall’allora Arcivescovo Giovanni Maria Sartori, a cui ha fatto seguito, 10 anni dopo, la Benedizione ad opera dell’attuale Arcivescovo Luigi Bressan. Un particolare significato
Una riflessione davanti ad una stazione della Via Crucis
ha rivestito quest’anno la preparazione del 15esimo anniversario, curata dalle comunità cristiane di Telve di Sopra - Telve – Torcegno – Carzano che, dopo diversi anni di collaborazione per unire le risorse, a breve completeranno uffi cialmente il percorso di costituzione della cosiddetta “Unità Pastorale”, più o meno corrispondente a quella che un tempo era denominata “Pieve”. Elemento importante di questo percorso, all’insegna della convergenza di forze a tutti i livelli è, da alcuni anni, la Via Crucis
Missionaria sul Monte San Pietro che, in corrispondenza del 15esimo anniversario, ha assunto il carattere di “prova generale” in questa direzione. Nonostante il giorno feriale e il clima decisamente autunnale – stesso giorno, stessa ora, stesso tempo di 15 e anche di 5 anni fa - diversi fedeli, accompagnati dalla guida spirituale del parroco locale don Franco Torresani e dei sacerdoti della zona, sostenuti dal coro parrocchiale di Telve di Sopra e dalle riflessioni proposte dai lettori dei vari paesi, sono saliti sul sentie-
ro della “Ziolina”. Partenza nei pressi dell’inizio della Via Crucis, dall’antica chiesetta recentemente restaurata di San Giovanni del Sassetto, con la protezione della Madonna Addolorata, in special modo venerata proprio nella chiesetta. A precedere i pellegrini, la croce, sorretta dagli Scout Masci della Valsugana. Anche in questa circostanza, stimolati pure dall’imminente ottobre missionario, oltre che dal piano pastorale diocesano “Viandanti sulle strade di Emmaus”, la Via Crucis ha assunto carattere missionario, con le intenzioni di preghiera proposte dai piccoli, e la riflessione conclusiva di don Venanzio già missionario in Bolivia. Il tutto con il supporto logistico delle associazioni locali e ristoro finale predisposto dalla Pro Loco. Presente anche Tarcisio Trentin, donatore appunto delle stazioni della Via Crucis, che ha voluto ancora una volta dimostrare l’attaccamento al suo paese nativo e alla Via Crucis componendo una significativa preghiera. Da segnalare infine – come ha fatto osservare il sindaco locale Dino Trentin – la riuscita opera di valorizzazione ambientale del percorso Via Crucis e dell’intera area del Monte San Pietro. Opera recentemente curata dal servizio ripristino e valorizzazione ambientale della PAT, con il coordinamento del dott. Carlo Pezzato.
LEVICO TERME
I 18 anni di Viola Conny Non capita tutti in giorni che una bella ragazza decida di festeggiare il suo 18esimo compleanno organizzando alla grande un concerto, invitando tanti amici e conoscenti per brindare al suo passaggio alla maggiore età. Questo è accaduto a Levico Terme dove la giovane cantante Viola Conny ha voluto, presso il teatro parrocchiale, salutare l’evento con un suo concerto di musiche liriche, interpretando brani di grandi autori come Frank Si-
natra, Robbie Williams, Mina ed altri ancora, ottenendo tanti meritati applausi dalla gente in sala. Un appuntamento che aveva pure lo scopo di raccogliere delle offerte per aiutare i figli di nostri emigranti in Paraguay, che si trovano in condizioni economiche particolarmente disagiate. La cantante Viola Conny, legata da grande amicizia con la famiglia del comm. Enzo Libardi di Levico dal momento che fa parte come cantante del complesso musicale dei figli, il “Server Service di Fabio e Mirko”, ha voluto, seguendo l’esempio di Enzo che in ogni momento sa iniziare progetti per aiuti umanitari, proporre pure lei la raccolta di offerte per i figli di nostri emigranti in America. E così in quella serata sono stati raccolti ben 420 euro. L’allegro e vivace momento si è concluso con un signorile rinfresco da lei offerto a tutti gli intervenuti. Viola Conny ha iniziato a studiare musica all’età di sei anni, ma già cantava anche prima. All’età di otto ha iniziato a studiare violino e l’ha fatto per dieci anni. Viola era stata scelta anche per partecipare alle selezioni del festival di Saint Vincent. Attualmente studia al liceo musicale e al corso di didattica della musica al conservatorio di Trento. Da circa 2 anni ha trovato la possibilità di esprimermi anche nel canto moderno con il complesso, appunto, di Fabio e Mirko. (m.p.)
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Novaledo. Anche quest’anno l’allegro momento all’insegna della buona cucina
Campregheri tutti in festa... di Mario Pacher
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uova festa fra gli abitanti della via Campregheri. I residenti di quel rione hanno organizzato anche quest’anno un allegro momento all’insegna della buona cucina e della musica, per un’amicizia più stretta fra gli abitanti della stessa contrada e fra i nuovi residenti. Il tutto si è svolto sotto il tendone allestito nel piazzale della famiglia Hoffer, dove hanno preso posto oltre sessanta persone di tutte le età. Ai fornelli, per una saporita
grigliata da tutti apprezzata, c’era il provetto cuoco Domenico Frare aiutato da Gianni Dalceggio, i quali al termine hanno ottenuto un plauso da tutti i buongustai. Fra gli ospiti c’era anche il parroco don Luigi Roat che ha avuto parole di augurio affinché, attraverso questi incontri, si rafforzi sempre più l’affiatamento e la familiarità fra la gente. La serata è poi proseguita con le musiche del fisarmonicista Pierino. Nei giorni successivi, è stata celebrata una S. Messa per i defunti della via Campregheri.
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Grigno. Un pomeriggio per divertirsi con la storia più antica
Una vera festa preistorica Nell’ambito della mostra “Quando eravamo cacciatori”, a Grigno si è tenuto un vero e proprio Torneo preistorico dedicato ai bambini a partire dai 4 anni. I partecipanti si sono dovuti cimentare con alcune prove di abilità e…
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rigno - Una “festa preistorica” dedicata ai bambini e ai loro genitori. L’evento si è svolto il 19 settembre scorso a Grigno, nell’ambito della mostra “Quando eravamo cacciatori”, da poco conclusasi presso la pieve sconsacrata. «È bello vedere come il nostro ricchissimo patrimonio preistorico - ha detto l’assessore alla cultura Franco Panizza, - si presta ad essere utilizzato anche quale occasione di festa, di incontro e di cultura popolare diffusa e alla portata di tutti. Perché anche questo rientra tra i compiti dei musei e degli uffici: tradurre la cultura e la ricerca storica in occasione di conoscenza e di fruizione la più ampia possibile. Il mio grazie va agli archeologi impegnati, ai responsabili del Museo di Scienze, che ci hanno ormai abituati ad appuntamenti accattivanti e curiosi, all’amministrazione comunale di Grigno, che si è dimostrata sensibile e attenta».
partecipanti si sono dovuti cimentare con alcune prove di abilità: Tatoo, utilizzare i colori naturali (ocra e carbone) per realizzare un tatuaggio sul proprio corpo; Pietre dipinte, dipingere le pietre come gli artisti del passato; Tiro con l’arco e il propulsore, per mettere alla prova il proprio istinto di cacciatori con l’arco in mano; Salva la preda, che prevedeva una seLa festa preistorica è cominciata con i laboratori per i ragazzi, che hanno potuto scegliere fra alcune proposte: A scuola dal capo clan (lezione insolita per apprendere e scoprire i segreti di un buon cacciatore preistorico, dall’accensione del fuoco alla lavorazione della selce); Pietre e polvere d’ocra (attraverso l’utilizzo di ingredienti naturali macinati e mescolati ad acqua e cera d’api sono state sperimentate le antiche tecniche di pittura); Segni sulla pelle (l’antico rituale della decorazione del corpo è stato riproposto con simboli e rappresentazioni
della natura); Intrecci e amuleti (per creare ornamenti e gioielli con i materiali che la natura mette a disposizione); infine Arco e propulsore (la necessità di procurarsi il cibo nei diversi ambienti, ci aiuta a comprendere le difficoltà degli antichi cacciatori per procurarsi il cibo). Poi, dopo le visite guidate alla mostra, l’accensione del fuoco e la degustazione dei cibi di cui si nutrivano i nostri antenati: carne, pesce, miele e piccoli frutti. Quindi l’appuntamento più atteso, un vero e proprio Torneo preistorico dedicato ai bambini a partire dai 4 anni. I
Caldonazzo Nuovo edificio Itea Il Comitato tecnico amministrativo dei lavori pubblici ha dato via libera all’acquisizione, da parte di Itea Spa, di un edificio privato in corso di costruzione a Caldonazzo e destinato a incrementare l’offerta di edilizia abitativa sociale nel C4. L’acquisizione dell’edificio da parte di Itea Spa, attualmente di proprietà della Costruzioni Iobsraibizer S.r.l., riguarda un costruendo complesso residenziale costituito da 20 unità abitative di diversa metratura con relative cantine e garage coperti e situato nelle immediate
vicinanze del centro storico di Caldonazzo. Il complesso residenziale si presenta come un edificio omogeneo, con accessi e percorsi lungo la pubblica privi di barriere architettoniche, soleggiato. L’edificio, articolato su tre piani fuori terra e due piani interrati, ospiterà 6 appartamenti al piano terra, di diversa metratura e tutti muniti di giardino privato, 7 al primo piano ed altrettanti al secondo piano. L’acquisizione avviene nell’ambito di una operazione a tre concordata tra l’Amministrazione comunale di Caldonazzo,
l’Itea e l’impresa costruttrice. È previsto che la prima riceva a titolo gratuito l’immobile noto come “ex Caseificio”, attualmente di proprietà di Itea, per il perseguimento dei propri fini istituzionali. Itea Spa a lavori ultimati e a titolo di conguaglio sulla permuta si prevede trasferisca alla costruzioni Iobstraibizer Srl la proprietà dell’ex Albergo Giardino, di cui attualmente detiene la proprietà, e del quale l‘Amministrazione comunale di Caldonazzo è previsto riceva a titolo gratuito il piano terra, ristrutturato per esigenze pubbliche.
rie di ostacoli da superare per portare la preda nel proprio accampamento; A caccia di stambecchi, e cioè afferrare le corna degli stambecchi attraverso una tecnica insolita ma divertente. Hanno concluso il pomeriggio il racconto di un appassionato apicoltore che ha narrato la storia della sua amica Ape Rina e, alle 20.30, un concerto strumentale con il trio Elias Nardi, con un repertorio che concepisce le culture e i loro suoni come un immenso archivio materiale ed emozionale, dove il suono conserva il pensiero immortale degli uomini.
Approfondimento LEVICO
Cerimonia organizzata dall’arma dei Carabinieri
Ricordo del gen. Dalla Chiesa di Mario Pacher
Il sacrificio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, è stato ricordato a Levico Terme in occasione del 27esimo anniversario della sua comparsa, avvenuta a Palermo nel 1982. Davanti al monumento in sua memoria, nell’omonima piazza, si è svolta una significativa cerimonia organizzata dall’Arma dei Carabinieri, alla quale hanno partecipato oltre agli stessi appartenenti all’arma, autorità locali e rappresentanti di associazioni combattentistiche e d’arma, con i loro gagliardetti, venute da tutta la Valsugana. Dopo la deposizione di una corona al monumento e il suono del silenzio fuori ordinanza, il vicesindaco di Levico Terme Gianpiero Passamani ha portato il saluto e un pensiero su quello che è stato il drammatico evento che portò all’uccisione del Generale. Quindi l’arciprete don Ernesto Ferretti, dopo aver pure lui usato parole di mesto ricordo, ha benedetto il monumento. Quindi il comandante la Compagnia Carabinieri di Borgo Valsugana, capitano Fabio Di Martino, ne ha ricordato il suo impegno fino al sacrificio. Camillo Avancini D’Alonzo, vicepresidente dell’associazione del Fante di Levico: «Fu un vero uomo, esempio di vita e faro di legalità per l’Italia del suo tempo».
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Annamaria Frioli… …una donna che lavora
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– 2ª parte
Dopo l’articolo pubblicato sul numero scorso, abbiamo scambiato qualche battuta con Annamaria Frioli - fondatrice assieme ai figli Valentina e Alessandro di ELEVA.FORM Srl - la quale si è detta molto soddisfatta, e per certi versi sorpresa, della grande attenzione suscitata dalle problematiche aziendali da lei illustrate su La Finestra di settembre.
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ignora Frioli, come hanno accolto i lettori le Sue proposte e le Sue analisi in un quadro normativo in cui certamente non è facile districarsi per i meno esperti? «A dire il vero non pensavo che il mensile “La Finestra” fosse così letto e diffuso sul territorio trentino. Le telefonate che ho ricevuto nelle ultime settimane sono state davvero tante e la maggioranza verteva su alcuni punti dei servizi che Eleva.Form offre, ossia sapere cos’è e a cosa serve il “check-up”, e, seconda domanda più ricorrente, come funziona la consulenza sulla creazione d’impresa».
Soffermiamoci allora sul primo punto (del secondo ci occuperemo nel mese di novembre simulando una “creazione di impresa”), ovvero approfondiamo l’utilità della consulenza del “check-up aziendale”. Cos’è il check up? «Il chek-up aziendale è una fotografia virtuale dell’azienda desunta da una serie di domande che vanno a toccare tutti gli aspetti gestionali (escluso il fiscale)».
ziale senza sprechi di alcun genere. E serve soprattutto a non farmi più trovare in aula corsisti che vogliono solo avere un attestato, o si trovano lì soltanto perché qualcuno ha detto loro che se non l’avessero fatto avrebbero rischiato la galera. Immaginiamo con quale forma mentis si possano seguire gli step formativi se vi sono tali errate premesse».
A cosa serve? «Serve per capire se l’azienda è, o non è, in regola con le normative italiane ed europee. Aiuta il titolare di un’impresa a fare l’essen-
Insomma, gli imprenditori non sempre sono attorniati da buoni consiglieri? «Sì, nel corso della mia lunga esperienza ho potuto constatare
che talvolta gli imprenditori hanno a che fare con dei “consiglieri” che, pur non spiegando il perché, li obbligano a frequentare corsi di formazione e a svolgere altri adempimenti cartacei. E questo non è assolutamente corretto. L’imprenditore deve comprendere che conoscere le normative vuol dire saperle applicare e gestire correttamente. Ne discende che sarà in grado di calare nella propria azienda gli adempimenti di pertinenza. Tale investimento non deve essere visto come un costo ma come un futuro risparmio gestionale».
SPECIALE SICUREZZA Come anticipato nel numero di settembre, CO.GE.CA. in collaborazione con FE.GI.CA. (Federazione Gestori Impianti Carburanti), ha organizzato dei momenti tematici per i propri consorziati (ma possono partecipare tutti coloro che hanno frequentato i corsi di formazione con la nostra struttura), con la finalità di illustrare le novità introdotte dai decreti integrativi del Testo Unico 81/08 in materia di sicurezza. IL RELATORE SARA’ il funzionario della Provincia Autonoma di Trento componente del gruppo tecnico nazionale Formazione/Sanità che ha partecipato alle Commissioni Tecniche per la redazione del T.U. Geom. DONATO LOMBARDI. Di seguito viene riportato il calendario dei lavori: PRIMA SERATA – 13 novembre 2009 - 2 ore 1. Illustrazione D. Lgs. 106/09 2. disposizioni per il contrasto del lavoro irregolare e per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori (ART. 14 – D. Lgs. 81/08) • Sospensione dell’attività imprenditoriale 3. Obblighi del datore di lavoro e del dirigente (ART. 18 – D. Lgs. 81/08) • Novità D. lgs. 106/09
TERZA SERATA – 23 novembre - 2 ore 1. Sorveglianza sanitaria (ART. 41) • Novità D. lgs. 106/09 2. Disposizioni in materia penale e di procedura penale • Novità D. lgs. 106/09: • applicabilità delle disposizioni del D. Lgs. 19.12.1994, n. 758 • contravvenzioni punite con la sola pena dell’arresto • potere di disposizione A chi frequenterà tutti e tre gli incontri verrà consegnato regolare attestato di partecipazione come aggiornamento normativo. Gli incontri si terranno a Trento, Via Maccani n, 211 – 2° Piano. È obbligatoria l’iscrizione preventiva allo 0461 402020 - o email: annafrioli@hotmail.com
SECONDA SERATA – 20 novembre - 2 ore 1. Obblighi connessi ai contratti d’appalto o d’opera o di somministrazione Nella foto: (ART.26 – D. Lgs. 81/08) l'ultimo corso di Trento • Novità D. lgs. 106/09: • DUVRI – Documento Unico Valutazione Rischi Interferenze ELEVA.FORM, con la partnership del periodico 2. Oggetto della valutazione dei rischi “La Finestra”, offre la possibilità di avere un Check-Up (ART. 28 – D. Lgs. 81/08) Aziendale per verificare se l’Azienda è in regola con le molteplici • Novità D. lgs. 106/09: e sempre più complesse normative esistenti, alla luce anche delle novità • rischio da stress lavoro-correlato introdotte dal “Nuovo Testo Unico sulla Sicurezza”(DLG 81/08). • data certa • criteri • tempi Consegnando questo coupon, il costo del “Check-Up Aziendale” 3. Modalità di effettuazione della valutazione fino al 30 novembre 2009 è eccezionalmente di 40,00 € (iva compresa). dei rischi (ART. 29 – D. Lgs. 81/08) Prenotati per avere il tempo che meriti! • Novità D. lgs. 106/09
O SP FFER EC IAL TA E!
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LA FINESTRA • OTTOBRE 2009
CRONACHE
Calceranica al Lago. Molto attiva l’associazione pensionati e anziani
Pensionati: tante iniziative
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di Mario Pacher
anno trascorso allegramente le loro ferie al mare la cinquantina di pensionati di Calceranica dopo aver raggiunto, a mezzo pullman, Rivazzurra, accompagnati dalla presidente del Gruppo Gilia Fontana e dal membro di direzione Pia Pasqualini. Oltre all’appuntamento con il soggiorno estivo marino, che ormai si ripete da diversi anni, si sono avuti recentemente altri momenti importanti: una riuscitissima gita a Brunico, al museo Teodone e visita anche San
Candido. Dopo la pausa estiva, la sede è stata riaperta con il 6 settembre e domenica 27 sono stati festeggiati i compleanni degli iscritti per il
terzo trimestre 2009, con la cornice musicale dal bravo Marco, sempre presente per rallegrare gli incontri. Nella giornata di lunedì 28 settembre alcuni componenti
il direttivo si sono recati in casa della iscritta Paolina Giacomelli per festeggiare assieme il compleanno del secolo di vita. L’associazione Pensionati e Anziani di Calceranica, come ci ha testimoniato pure l’attuale vicepresidente Sandro Marchi, costituisce un punto di riferimento importante per le persone della terza del posto. La buona armonia, ha continuato Marchi, che da sempre esiste sia all’interno del direttivo che fra i soci, è sempre stata la nostra carta vincente che ha fatto trovare a tutti i tesserati quell’ambiente sereno e familiare tanto desiderato.
TENNA
Caserma dei pompieri: contributo provinciale
La giunta provinciale ha confermato al Comune di Tenna il finanziamento per la nuova caserma dei Vigili del Fuoco. Il contributo concesso è di €784.663,95, che verrà erogato annualmente per la durata di dieci anni con rate di € 89.654,73. Se entro due anni il Comune di Tenna non procederà all’affidamento dei lavori, l’intervento provinciale sarà revocato.
Caldonazzo. Una gara di velocità con carrozze e cavalli Primo trofeo Equipaoli Si è svolto recentemente presso l’Hotel Paoli a Lochere, il primo trofeo “Equipaoli” di Maratona, una gara di velocità con carrozze e cavalli. Quattordici sono stati gli equipaggi partecipanti con attacco singolo, cioè con un solo BORGO
Una notte da leoni al cinema
Due giorni separano Doug dal suo matrimonio, due giorni da consumare a Las Vegas con gli amici di sempre e col cognato prossimo. Drogati per errore, si sveglieranno l’indomani in tre dentro una suite disfatta senza il futuro sposo. Borgo, 24 ottobre, ore 21.00 Auditorium Polo Scolastico.
cavallo, e 5 con attacco a pariglia cioè con due cavalli. La gara del singolo è stata vinta da Simone Bassetti con grum Andrea Pacher, secondo Giuliano Fietta e terzo Enrico Segnana. Questa la graduatoria per le
pariglie: Calogero Polizzi, Silvano Segnana e Daniele Capraro. Le competizioni si sono ripetute poi con gare western di poll bending (slalom) e con le gare di barrel e di gimkana. (m.p.)
Levico. L’allevatore di Campiello primo a Cavalese Zanoni vince col formaggio Nuovo importante premio per l’allevatore Vito Zanoni, titolare dell’azienda agricola condotta con l’aiuto dei famigliari, che si trova ai Laghi Morti di Campiello. Lo scorso 13 settembre ha ottenuto, a Cavalese, il primo premio nella “mostra concorso dei formaggi di malga”, organizzata dall’Istituto Agrario di S. Michele. Zanoni si è imposto
tra 43 partecipanti di tutto il Trentino. Già nel 2007, nello stesso concorso, aveva ricevuto il primo premio e nel 2008 si era piazzato secondo. L’azienda agricola di Zanoni conta oltre 300 bestie da latte che da 29 anni d’estate si trasferiscono a Malga Postesina sull’altopiano delle Vezzene, di proprietà del comune di Levico. (m.p.)
LAVORI IN CORSO CINEMA
Ricatto d’amore al Don Bosco
La potentissima dirigente editoriale Margaret rischia di essere deportata nella sua terra natale, il Canada. Allora dichiara di essere fidanzata con il suo assistente. Lui accetta di partecipare all’imbroglio, ma pone delle condizioni. Pergine 24 ottobre ore 20.45, Teatro Don Bosco.
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CRONACHE
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Barco. Omaggio della comunità ai figli del grande fotografo
Una serata per i Raota Una bella serata organizzata dal gruppo Pensionati di Barco, guidato da Elda Gina Moser, presso il locale teatro parrocchiale.
I fratelli Raota assieme alle autorità e al coro
di Mario Pacher
P
er rendere omaggio ai fratelli José Luis Raota e Rossanna, figli del fotografo di fama mondiale Pedro Luis Raota, le cui opere erano esposte, assieme alle loro, presso il Palalevico per organizzazione di alcuni enti (PAT, Comune di Levico, Unione famiglie Trentine all’estero, APT e locale Cassa Rurale), il gruppo Pensionati di Barco guidato da Elda Gina Moser ha voluto organizzare una serata in loro onore presso il teatro parrocchiale. A rallegrare l’incontro portando così una ventata di folclore trentino, è intervenuto il coro Cima Verde di Vigo Cavedine diretto dal maestro Gianluca Zanolli, che ha eseguito una serie di applauditissimi canti popolari e di montagna presentati da Cristina Pedrolli. Un appuntamento
al quale hanno partecipato anche diverse autorità: il vicesindaco Gianpiero Passamani con il presidente del consiglio comunale Luciano Lucchi e l’assessore Arturo Benedetti, la dottoressa Gianna Copat in rappresentanza dell’Unione Famiglie Trentine all’estero di Trento, il consigliere dell’Unione stessa Giancarlo Filoso con Paolo Raota, promotori questi della mostra. La presidente del Gruppo Elda Gina Moser e le altre autorità hanno avuto parole di grande apprezzamento verso i Raota per aver portato lontano il nome di Barco, facendo così onore a tutta la comunità levicense. Ai fratelli Raota il vicesindaco ha donato simbolicamente le chiavi del paese di Barco, augurando loro un nuovo prossimo ritorno. Dal canto loro José Luis e Rossanna hanno ringraziato per la grande accoglienza avuta dalla gente.
In breve LEVICO TERME
Mostra micologica Sono state ben 220 le specie di funghi esposti nella grande sala dell’oratorio parrocchiale di Levico, raccolti da una dozzina di soci dei circa trecento iscritti all’associazione organizzatrice dell’esposizione, il “Gruppo Micologico Bruno Cetto”, presieduto fin dalla sua nascita, avvenuta nel 1976, da Marco Pasquini. Oltre alle svariate qualità suddivise in commestibili, non commestibili, velenosi e velenosi mortali, è stato dato spazio anche alla locale sezione cacciatori che ha allestito uno speciale tutto sulla nostra fauna. E ancora una serie di fotografie di Fabio Pedrotti, sculture in legno di Silvano Garollo e una esposizione di vipere in vaso sotto formalina. Data la scarsità, ha dichiarato il presidente Pasquini, «non è stato facile quest’anno trovare i funghi per questa mostra. Con dei permessi speciali abbiamo dovuto setacciare svariate zone dalla Valcampelle all’altopiano di Vezzena, da Musiera a Cinquevalli». (m.p.)
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Frammenti di storia immortalati in un fotogramma
Come eravamo... Una fotografia spesso racconta più di mille parole. È qualcosa che ferma una frazione di secondo e la rende imperitura nel tempo. Con questa nuova rubrica, “Come eravamo”, intendiamo riproporre vecchie fotografie di luoghi, persone, scolaresche, gruppi, associazioni della Valsugana, del Tesino e del Trentino. Pertanto invitiamo tutti i lettori che avessero delle fotografie d’epoca (dagli anni ‘80 in giù) a inviarcele via e-mail (redazione@lafinestra.it) o a portarcele in redazione (viale 4 Novembre 12, Borgo Valsugana). Le tratteremo con la massima cura, le restituiremo immediatamente ai legittimi proprietari e, soprattutto, le pubblicheremo su questa pagina con il nome dell’autore e una breve didascalia di spiegazione all’immagine.
i 1940 Borgo, macera tabacch
Borgo Valsugana) (foto inviata da Zanin Teresita,
Selva, 1957 Famiglia Vergot Mar io e Maria
Borgo Valsugana, Piazza Romani - 1930 Rino Carneri alla battuta in una partita di pallone bracciale
BORGO, 1877
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LA VALSUGANA
Giornale d’istruzione popolare, agricoltura, economia e commercio.
! E L A I R O T I ED À T I V O N E RAND
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AVVISO
MME sas ti che AE is n io rz e s ce del pegli in a ed editri i lettori e ri o ta e m ri ia p ro rm darà alle ,p Info Marketing i novembre e ripro& d à e it s c e li m b l b e h - pu RA”, n rnalistica c A FINEST torico-gio s ell’epoe d n à riodico “L it io z c a li c b pubbli lle pub a e n n u e e ti p u m n negli anni sta onte Valsugana testi, nei c i in e e o n it – d à e rr po inale d’istruzion le quindic . Giornale a a n rn a io g g u il ls a . ca “La V mmercio” , intitolato omia e co n o urale che c 1886/1887 lt e u , -c ra o u storic gricolt a re , o s re s onola e o p p s po a socio-ec levato it e v i d a ll a e v d ti i a Una inizia vari aspett lla second lsugana ne i curiosi di scoprire a V rà a ti s n s e a s B n co lta e ddoti e fatt urale dell’A é tanti ane oria. h c n mica e cult o n , to ttocen la mem metà dell’O ti si sarebbe persa che ci aiuta n e ul passato m s ri re io lt a rc i o u c c s i d te a progetta e avvincen nostro presente e to li o s in n U o il dere megli a compren turo. il nostro fu
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CRONACHE
Spera. Il 29 agosto scorso si è svolto il XII Incontro Amicizia
Una giornata veramente GAIA
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l 29 agosto scorso si è svolto il XII “Incontro Amicizia” organizzato dal Gruppo GAIA di Borgo Valsugana in collaborazione con il Gruppo Alpini di Spera, località che quest’anno ha ospitato la manifestazione, la cui buona riuscita si deve all’impegno di molte persone. Innanzi tutto dei Volontari del Gruppo GAIA e degli alpini, ma anche di altri che, a vario titolo, hanno dato la loro disponibilità per rendere piacevole l’intera giornata ai circa 350 partecipanti all’Incontro. Dopo un primo momento dedicato all’accoglienza con i Fanti di Telve di Sopra che regolavano il traffico e i parcheggi, la Festa ha avuto inizio con la S. Messa concelebrata da Padre Giuseppe e da don Livio, durante la quale sono stati ricordati i familiari e gli amici che durante quest’anno ci hanno lasciato. Nell’attesa del pranzo, sapientemente preparato dagli
I giochi
Alpini e volontari all’opera
alpini di Spera, molti hanno preso parte ai numerosi giochi, organizzati dal Gruppo GAIA in collaborazione con il Gruppo Giovani di Borgo. Altri hanno invece intrapreso un giro panoramico nella zona grazie all’Associazione Amici del Cavallo, che ha sede presso il Centro Ippico De Bellat a Spagolle di Castelnuovo Valsugana, prestatasi amichevolmente, come fa da diversi anni, ad allietare la giornata con i propri cavalli e carrozze. Nel pomeriggio, dopo aver lautamente pranzato consumando anche i dolci e le torte che ogni volontario aveva portato, si è svolta la gara di Karaoke grazie alla pazienza di Silvio, mentre il Pagliaccio Giorgia faceva magie con i palloncini, cercando di esaudire ogni richiesta possibile. E poi scatenati balli con la Baby Disco Show! A conclusione della giornata la premiazione dei vincitori dei vari giochi e la consegna ai partecipanti di
un piccolo ricordo: maglietta e cappellino con il logo del Gruppo GAIA. Sono stati quindi doverosamente ringraziati tutti i Volontari del Gruppo GAIA, gli Alpini di Spera, l’Amministrazione comunale di Spera per la concessione dell’area, Padre Giuseppe e Don Livio, il coro parrocchiale di Spera, gli Amici del Cavallo, i Fanti di Telve di Sopra, la ditta Carlogomme International che ha offerto le bibite, Silvio & Giorgia, la Vicepresidente dell’A.P.S.P. di Borgo Valsugana Rosangela Peruzzo per essersi gentilmente prestata nel ruolo di presidente della giuria della gara di Karaoke, gli Operatori dei vari Istituti, Centri, Comunità, A.P.S.P. ed Associazioni che hanno accompagnato i loro ospiti e tutti coloro che in qualsiasi modo hanno contribuito alla riuscita dell’intera manifestazione. L’arrivederci è ovviamente per il prossimo anno.
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CRONACHE
Vigo Cavedine. Festa dell’amicizia in un clima festoso
In breve
L’amicizia fra Barco e Vigo Si è svolta anche quest’anno la Festa dell’Amicizia, che vale come festa dell’anziano, organizzata dal Circolo Pensionati di Vigo Cavedine. Oltre un centinaio i partecipanti.
di Mario Pacher
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n un clima particolarmente festoso, si è svolta anche quest’anno a Vigo Cavedine, la festa dell’amicizia, che vale come festa dell’anziano, organizzata dal locale Circolo Pensionati “Gli Amici”. Oltre un centinaio di pensionati provenienti dai vari paesi della valle dei Laghi, in particolare da Cavedine, Vigo, Pietramurata e Padergnone, si sono ritrovati per trascorrere una giornata all’insegna dell’allegria, della buona cucina e della musica. La festa è iniziata con una S. Messa celebrata dal nuovo parroco don Luigi Benedetti e solennizzata dai canti del coro parrocchiale. Al termine, presso la Casa Sociale di Vigo, c’è stato il momento conviviale. Presente anche una rappresentanza del gruppo pensionati di Barco con la presidente Gina Moser, ente con il quale, ormai
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da anni, esistono rapporti d’amicizia e di collaborazione. Dopo le parole della presidente del circolo di Vigo Giorgia Comai, è stata la volta del primo cittadino di Cavedine Renzo Travaglia, (accompagnato dal vice Giuliano Manara) che ha elogiato l’attività di questa associazione perché unisce nel segno dell’amicizia tante persone della terza età, assicurando il sostegno anche economico da parte del comune. Analogo pensiero è stato espresso anche dall’ex consigliere provinciale Lina Bolognani e dall’architetto Paolo Neri, già presidente dell’Opera Diocesana Pastorale Anziani di Trento. Fra gli invitati il consigliere provinciale Nerio Giovanazzi. La segretaria del gruppo Alice Lever, con la vicepresidente Irma Lucchetta, ha condotto le varie fasi della festa che si è conclusa con le musiche del giovane fisarmonicista Massimo.
LEVICO TERME
Mostra hobbysti
È stata visitata da più di mille persone, turisti in particolare, la mostra biennale degli hobby allestita presso la Sala mons. Libardoni dell’Oratorio di Levico, dove le centinaia di creazioni sono rimaste esposte per due settimane. Diverse le tecniche di realizzazione degli espositori iscritti al “Club hobbysti di Levico Terme”: Scultura, traforo, mosaico, vetro, pittura, stoffa, seta, ceramica, bambole e lavori artigianali, fiori di carta e decoupage, bonsai e altro ancora. A questo piccolo ma importante ente, presieduto da Carla Valentini Dalvai, aderiscono persone di tutte le età. Lo scopo è dar modo ai propri iscritti di utilizzare al meglio il tempo libero, e nel contempo di sfruttare le proprie capacità creative. Espositori presenti alla V edizione: Renzo Bassetti, Carla Valentini, Daniele Fontana, Francesco Francescatti, Ornella Fumagalli, Paola Salvetti, Fernanda Moschen, Giuseppe Minesso, Claudio Martinelli, Pia Broilo, Aldo Tosi, Silvia Nucca, Fabio Recchia, Barbara Pascolini, Silvano Garollo, Marco Libardi e Luca Bortoluzzi. (m.p.)
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AT T U A L I T À
Il fatto. L’Irlanda ci ha ripensato e ha detto sì al trattato di Lisbona
MFE: Cosa cambia dopo il voto irlandese Ue: per il Movimento Federalista Europeo ora la Repubblica Ceca deve scegliere: dentro o fuori!
L
a netta vittoria del sì nel referendum in Irlanda apre la via ad una ratifica definitiva del Trattato di Lisbona. Con il sì dell’Irlanda, tutti i popoli dell’UE (direttamente tramite referendum o indirettamente attraverso un voto dei rispettivi Parlamenti) si sono pronunciati a favore del Trattato di Lisbona. I Presidenti euroscettici della Polonia e della Repubblica Ceca, la cui firma è l’elemento mancante per completare il processo di ratifica, non hanno più argomenti per bloccare l’entrata in vigore del Trattato. Eppure Vaclav Klaus ha dichiarato che la sua firma non è all’ordine del giorno. Il piano del Presidente ceco è noto: ritardare la ratifica fino alle elezioni inglesi, con la speranza che i conservatori, una volta tornati al potere, affossino il Trattato. Per due volte di seguito i governi europei si sono dimostrati imprevidenti ed insipienti, sottoponendo ad una ratifica unanime prima la Costituzione europea e poi il Trattato di Lisbona. Se ora accettano il ricatto di un solo uomo, si espongono al ridicolo. La Repubblica ceca sia posta di fronte ad una alternativa secca: o completa la ratifica con la firma del Presidente o esce dall’Unione.
Focus. Ecco cos’è il MFE Movimento Federalista Europeo
Per evitare il ripetersi di però senza un governo e sensimili vicende, in futuro biso- za una Costituzione, dunque gnerà prendere altre strade. Il un organismo poco efficiente Trattato di Lisbona è un passo e poco democratico. Per tranella giusta direzione. Infatti, sformarla in una federazione anche se ha abbandonato occorre farla finita con il diogni riferimento al linguag- ritto di veto in settori cruciali gio costituzionale, come la politica «L’Ue rimane esso sviluppa la estera, la fiscalicostituzionalizza- senza un governo tà e, soprattutto, e senza una zione e la demola revisione dei Costituzione, cratizzazione delTrattati. dunque un l’UE: la Carta dei Affidarsi anche diritti assume va- organismo poco in futuro alle raefficiente e poco lore vincolante, le tifiche unanimi democratico» materie assegnate significa impedialla codecisione re all’Unione di tra Parlamento e riformarsi e di riConsiglio passano spondere alle sfide dal 60 per cento del nostro tempo. al 90 per cento, Avanti verso un si introducono le cariche Governo ed una Costituzione permanenti del Presidente europea! del Consiglio europeo e di un Movimento quasi-ministro degli esteri. Federalista L’Unione europea rimane Europeo
Il Movimento Federalista Europeo è stato fondato a Milano il 27-28 agosto 1943 da un gruppo di antifascisti raccolti intorno ad Altiero Spinelli. I principi sulla base dei quali esso è nato sono contenuti nel Manifesto di Ventotene, elaborato nel 1941 dallo stesso Spinelli, con la collaborazione di Ernesto Rossi e Eugenio Colorni. L’analisi e le proposte politiAltiero Spinelli che contenute nel Manifesto si basano sulla presa di co- renza dei partiti, che hanno scienza della crisi dello stato come quadro privilegiato di nazionale - ritenuto la causa azione il quadro nazionale, principale delle guerre mon- il Movimento Federalista diali e dell’affermazione del Europeo esercita un’iniziativa nazifascismo - e sulla convin- politica autonoma rivolta alla zione che solo il superamento fondazione di uno Stato nuodella sovranità assoluta degli vo, la Federazione europea. Stati attraverso la creazione Il 21 maggio 2006 in occadi una Federazione europea sione della sua prima visita ufficiale a Ventoavrebbe assicurato la pace in «Il MFE esercita tene il Capo dello Stato, Giorgio Europa. un’iniziativa Il Movimento Fe- politica autonoma Napolitano dirivolta alla chiarò che «per deralista Eurofondazione di rilanciare l’idea di peo si differenzia radicalmente dai uno Stato nuovo, Europa c’è bisola Federazione gno dell’impulso modelli normali europea» dei giovani, il cui di organizzazione sentire europeo politica, i partiti e si è fatto naturai gruppi di presle e profondo, e sione. Diversanell’avanguardia mente dai gruppi della Gioventù di pressione, che Federalista Eucercano solo vantaggi particolari per gruppi ropea (la sezione giovanile particolari senza modificare del Movimento Federalista necessariamente l’assetto Europeo) la molla più forte». dei poteri costituiti e a diffe- Www.mfe.it
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Su La Finestra ritorna la fortunata rubrica “Conosciamo le aziende”
METTETE IN LUCE LA VOSTRA DITTA
FATEVI CONOSCERE!
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a Finestra” continua la sua storica rubrica denominata “Conosciamo le aziende” riservata a quelle realtà imprenditoriali trentine, e valsuganotte in particolare, che intendano promuovere la propria immagine e la propria professionalità e che puntino a farsi conoscere e riconoscere per le proprie eccellenze. Un appuntamento mensile, dunque, che propone dei servizi redazionali e delle schede tecniche sulle aziende, attività commerciali e artigianali che, nei settori più disparati, operano nell’Alta e Bassa Valsugana, nel Tesino, nel Pinetano, nella Valle dei Mòcheni, nonché nella città di Trento o nei suoi tanti sobborghi. “Conosciamo le aziende”, pertanto, rappresenta una cornice curata e prestigiosa, una sorta di vetrina virtuale e ideale a disposizione di tutti coloro i quali intendano promuovere presso il grande pubblico, in maniera elegante ed efficace, la propria attività, mettendo in bella evidenza e in giusta luce le proprie competenze, l’esperienza maturata, i risultati e i riconoscimenti conseguiti nel corso di un’avventura imprenditoriale sempre unica e irripetibile, e che pertanto davvero merita di essere conosciuta e riconosciuta per le proprie specifiche peculiarità. Una rubrica, questa, che proponemmo per la prima volta molti anni fa e che da subito conobbe un forte riscontro e grande apprezzamento sia fra gli inserzionisti, giustamente desiderosi di comunicare le proprie attitudini ed eccellenze, sia fra i lettori, sempre più attenti a selezionare e a premiare quelle proposte commerciali che ai loro occhi paiono qualitativamente più elevate, innovative, affidabili, legate al territorio e diretta espressione di quella grande capacità imprenditoriale largamente ed ottimamente diffusa sul nostro territorio. “Conosciamo le aziende”, dunque, vuole essere lo specchio fedele dell’incontro e del pieno soddisfacimento tra una domanda sempre più attenta ed esigente e un’offerta sempre più all’avanguardia, talvolta addirittura anticipatrice di mode e di esigenze future. La condizione perfetta, dunque, per conciliare il buon acquisto con il grande affare.
Info: 0461.752622 333.2815103 347.6475297
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I BRESSANINI
…falegnami per tradizione I Bressanini sono falegnami per vocazione e tradizione. Una tradizione la loro che, mai doma, ha sempre cercato, di padre in figlio, di migliorarsi e di seguire il passo dei tempi nel rispetto delle moderne tecniche e tecnologie che investono e coinvolgono il grande universo degli infissi, dei serramenti e dei manufatti in legno o degli altri materiali in genere.
L
a ditta Bressanini di fatto nasce nel 1909, quando, prima della Grande Guerra, tre amici - Casotto, Micheli e “nonno” Quirino Bressanini - decidono di dare vita ad una falegnameria che sia in grado di soddisfare le esigenze lavorative e le aspettative del singolo nonché quelle di una comunità in continua espansione. E lo fanno in maniera talmente costruttiva e lungimirante che l’azienda si amplia sempre di più, fino a diventare una vera e propria realtà di riferimento in questo campo. Purtroppo la guerra ne ferma la crescita, ma non placa la voglia di fare dei tre fondatori. Dopo il triste evento bellico, infatti, la falegnameria riprende a pieno ritmo la sua attività e nel corso di un paio d’anni questa azienda - che a tutti gli effetti potremmo definire artigianale per la passione, ma già improntata ad una concezione moderna e industriale per la mentalità - si posiziona, con pieno merito e titolo, nelle strutture sopra media che operano in tutta la Valsugana. Il tempo intanto trascorre e nuovi sviluppi coinvolgono la falegnameria dei “tre moschettieri”. Da una parte le innovazioni tecnologiche, grazie all’uso di macchinari all’avanguardia del settore, che potenziano la capacità produttiva dell’azienda, dall’altra una nuova e ancora più spiccata mentalità imprenditoriale che aumenta notevolmente le proposte e le offerte specifiche. Non solo: la competenza e la professionalità dei tre cresce sempre
L'interno della nuova sede
Mariano - si assume l’onorevole, ma anche oneroso compito di mandare avanti la tradizionale “baracca”, ovvero di continuare con rinnovata energia quello che i suoi predecessori avevano saputo egregiamente costruire dal nulla. E lui, Silvio, lo fa nel più egregio dei modi. Con vera e partecipata dedizione, con una nuova conI Bressanini
di più e quindi l’esperienza che ne deriva, fanno espandere a macchia d’olio quella nomea e quella considerazione da parte degli utenti che i tre si erano già creati e meritatamente guadagnati Nel marzo del 1979, però, l’iniziale realtà cambia e si assiste ad una trasformazione non soltanto a livello societario, ma anche numerica nella gestione. La ditta, pur mantenendo l’essenza dei tre fondatori, passa nelle mani di Silvio Bressanini (figlio di Quirino) il quale - insieme ai figli Renzo, Giorgio, Guido e
L'antica falegnameria
cezione per realizzare prodotti in legno e similari sempre più belli e funzionali, coniugata ad un nuovo e più dinamico “modus operandi”che ne condiziona le scelte future. Con l’aiuto dei figli aumenta le potenzialità della iniziale falegnameria e al suo interno porta una nuova logica del “fare”. Gli anni intanto passano e la Bressanini cresce. Cresce e ancora una volta si trasforma, ponendosi sempre al passo con i tempi, anzi talvolta anticipandoli. L’azienda nel 1986 cambia casa e si trasferisce nella nuova sede, sempre a Scurelle (nella zona artigianale), nel nuovo e più funzionale capannone di oltre 1.200 mq. Ora non è più una semplice falegnameria, ma una vera ditta in grado di realizzare prodotti e manufatti in legno che per la loro qualità innalzano ancor di più l’insegna di famiglia. Cresce il lavoro, cresce la considerazione che gli utenti hanno della ditta
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sono in grado di produrre, nel rispetto delle nuove esigenze, infissi decisamente sopra media. Una adeguata ubicazione, sicuramente consona e perfettamente funzionale per soddisfare le sempre più esigenti richieste del settore. Porte, portoncini, finestre, basculanti, manufatti in legno, e chi più ne ha più ne metta, fanno bella figura e bella mostra nel dépliant aziendale.
e crescono gli addetti che della Bressanini sono il vero motore. Ma la storia e l’evoluzione della Bressanini, nonostante i tanti e prestigiosi traguardi conseguiti, non si ferma. I titolari sono animati da nuova linfa, da nuove idee perché in essi la voglia di progredire non è mai doma. Perché costantemente e giornalmente guardano al futuro, senza però dimenticare l’umiltà e la concretezza del passato. Ed è nel 1998 che la “falegnameria” accende e illumina un’insegna ancora più significativa, assumendo una nuova denominazione, un nuovo biglietto da visita. Diventa “Il Serramento di Bressanini Renzo e F.lli - snc” e si specializza nella costruzione di manufatti in legno, infissi di ogni tipo, di ogni genere, in legno, in alluminio e in PVC.
E spetta a Renzo Bressanini il compito di dirigere il tutto e di portare avanti ciò che il nonno Quirino prima, il padre e i suoi fratelli dopo, hanno fatto per dare – sempre di più - luce al marchio
di famiglia. E che luce. E che marchio. Quindici dipendenti stabilmente occupati nel grande capannone (oltre 1.200 mq) all’interno del quale macchine tecnologiche avanzate
Oggi “Il Serramento” è senza tema di smentita una realtà artigiana-commerciale di sicuro affidamento e non solo per ciò che riesce a realizzare e a proporre in un mercato in continua evoluzione, ma anche perché in questa azienda, nel pensiero del titolare e di chi del “Serramento” fa parte, aleggia e vive lo spirito dei fondatori che nel tempo e con il tempo hanno saputo tramandare, di padre in figlio, una tradizione che, mai doma, ha sempre cercato di migliorarsi.
Va sottolineato anche il fatto che oggi la ditta Bressanini, grazie alla sostituzione della vecchia turbina che dava energia meccanica a tutte le macchine dell’azienda, è diventata fornitrice di energia elettrica per l’ENEL. Energia, che nel rispetto della salvaguardia dell’ambiente, viene prodotta da fonti rinnovabili.
IL SERRAMENTO
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di Bressanini Renzo e F.lli snc
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ESTERI
Dramma. I bambini non sanno di essere condannati ad un futuro da sfruttati e da malati IN BREVE
Delta del Niger, disastro ecologico permanente... Uomini senza più orizzonti, contadini che hanno visto le loro terre invase dai liquami, giovani e giovanissimi privi in partenza di futuro, hanno legato la propria causa a quella di capi tribù e capi clan locali, dando vita ad una organizzazione che mette in atto sabotaggi ai
Afghanistan: crisi con radici lontane
Il 14 ottobre scorso, presso la Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale di Trento, il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale ha organizzato un incontro-dibattito dal titolo “Afghanistan: una crisi dalle radici lontane” con l’intervento di Giovanni Bensi e l’introduzione di Massimo Libardi. Otto anni fa, il 7 ottobre 2001, iniziavano i bombardamenti anglo-americani su Kabul.
danni di Compagnie occidentali, ne assalta i convogli, ne sequestra dipendenti, tecnici e funzionari.
di Francesco Grosso
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bambini giocano a calcio fra pozzanghere fetide e detriti sporchi di sostanze oleose; dall’improvvisato terreno di gioco si leva un nauseabondo odore di petrolio. L’aria è densa di vapori artificiali; l’orizzonte è offuscato da nubi nere. Oltre i campi incolti e i canali paludosi, oltre le costruzioni di lamiera e d’acciaio, si stende una città che somiglia sempre più ad una città di spettri. I bambini giocano e non sanno di essere già condannati ad un futuro da sfruttati e da malati. Domandare loro quale sia la strada che vorrebbero intraprendere da adulti è superfluo: vogliono tutti diventare calciatori professionisti, farsi notare da qualche osservatore europeo, imbarcarsi su un aereo, iniziare a giocare nel Manchester United o nel Real Madrid, diventare in pochi mesi fuoriclasse strapagati come Rooney o Cristiano Ronaldo. La familiarità di questi bambini col grande calcio europeo – figlia della pervasiva potenza del mezzo televisivo – risulta impressionante. La leva calcistica dell’anno 1998. Questi bambini sognano i dorati palcoscenici europei: francamente difficile che possano tutti arrivare al Pallone d’Oro, ma non sbagliano ad aver voglia di andare via. Più lungimiranti dei loro genitori, forse meno disperati, certamente assai
più ingenui, i bambini che si incontrano nei villaggi della sconfinata area del delta del fiume Niger – nella Nigeria Meridionale – percepiscono che la loro terra è ormai persa, irrimediabilmente persa in un gorgo spaventoso di inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, e in un gorgo altrettanto maleodorante di interessi energetici, politici, economici, che lega il governo del loro Paese a diverse compagnie petrolifere con sede legale in rispettabili Paesi occidentali. Paesi in cui non sarebbe mai permesso devastare un territorio senza incorrere in ingenti sanzioni pecuniarie e in pesanti condanne penali. In questo tratto di costa atlantica africana la quiete dell’orizzonte oceanico è interrotta da decine di piattaforme per l’estrazione del petrolio, moderni mostri marini che succhiano linfa vitale dagli abissi. La linea di costa, un tempo piatta e sabbiosa, risulta oggi violentata da colate di cemento
ed acciaio che arrivano a sbarrare l’accesso al mare per chilometri. Neanche le rive del fiume esistono più: divorate anch’esse da un moltiplicarsi di installazioni estrattive che pare non avere fine. La natura presenta inevitabilmente il conto alla sventurata popolazione locale: contaminazioni di terreni agricoli, quotidiane esondazioni di sostanze pericolose per la salute, esalazioni venefiche che provocano affezioni polmonari, problemi circolatori, tumori della pelle e delle ossa.
La corruzione dilagante fa sì che tutto sia permesso, nella regione del delta del Niger. E in una situazione siffatta – quando cioè la speranza lascia il posto alla disperazione – è facile che la reazione di parte della popolazione sia insensata, nichilista, violentemente rabbiosa. La nascita del MEND (il Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger), qualche anno fa, deve essere evidentemente messa in relazione con tale disperazione. Uomini senza più orizzonti, contadini che hanno visto le loro terre invase dai liquami, giovani e giovanissimi privi in partenza di futuro, hanno legato la propria causa a quella di capi tribù e capi clan locali, dando vita ad una organizzazione che mette in atto sabotaggi ai danni di Compagnie occidentali, ne assalta i convogli, ne sequestra dipendenti, tecnici e funzionari. Alcune settimane fa nella capitale nigeriana si è tenuto un vertice fra Governo, rappresentanti locali dell’area del Delta, ed esponenti della fazione meno oltranzista del MEND. Dall’incontro è scaturito qualche buon proposito e null’altro: dichiarazioni d’intenti dalle quali traspare che le posizioni fra le parti rimangono lontanissime, e che lasciano immutata la situazione sul campo. Lasciano, soprattutto, la regione del Delta in preda ad un disastro ecologico che si ritorcerà contro la già provata popolazione locale.
Otto anni dopo il bilancio di Enduring Freedom non è certamente positivo. La nuova amministrazione di Barack Obama dibatte su quale strategia adottare. Il segretario alla difesa Robert Gates e il capo delle truppe in Afghanistan, il generale McChrystal, sostengono che è impossibile vincere senza rinforzi: servono almeno altri 40 mila uomini. Secondo alcuni osservatori, le recenti elezioni presidenziali sarebbero state una sorta di regalo ai talebani, il numero due della missione Onu in Afghanistan Peter Galbraith, cacciato per aver denunciato i brogli elettorali a favore di Karzai, ha definito quella del presidente rieletto una vittoria truccata. La nuova strategia americana mirerebbe ora ad una maggiore presenza di militari ma anche di personale civile nei villaggi per tentare di recuperare quella fiducia da parte della popolazione venuta meno da quando i bombardamenti contro le basi dei talebani hanno provocato anche un alto numero di morti, tra cui donne e bambini tra la popolazione civile. Una presenza anche in termini di aiuti diretti alla popolazione in cui sono da sempre impegnati i militari italiani. «Ma quello dell’Afghanistan è un conflitto di vecchia data e dalle radici profonde» ha ribadito Giovanni Bensi.
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Un nuovo Working Paper del CSSEO L'autore
Ungheria 1956: il fattore Chruscev Il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale ha appena pubblicato un nuovo Working Paper di Fabio Bettanin, Ungheria 1956: il fattore Chruscev (CSSEO Working Paper 145). Chi fosse interessato ad una copia in formato elettronico di questo Working Paper, può ottenerlo gratuitamente inviando una mail di richiesta a: info@csseo.org
Nikita Chruscev
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opo la II guerra mondiale l’URSS ha usato tre volte la forza militare per superare crisi dell’impero esterno; solo in Ungheria, nell’ottobre-novembre 1956 l’intervento è stato prolungato, e ha dovuto fronteggiare una rivolta popolare armata. Incertezze e ambiguità della destalinizzazione, e la convinzione del gruppo dirigente sovietico che l’Ungheria fosse un paese secondario sono all’origine dell’insurrezione popolare. Decisivo nel precipitare della crisi fu il “rapporto segreto” di Chruscev al XX congresso del Pcus (febbraio 1956), che suscitò in Europa orientale reazioni che i dirigenti del Cremlino non furono in grado di controllare appieno. La rivolta del 23 ottobre a Budapest colse di sorpresa i membri del Presidium del Pcus, che decisero di schiacciarla con la forza.
La resistenza ungherese costrinse i sovietici a delle concessioni, motivate dal riconoscimento che la rivolta non era stata un episodio controrivoluzionario. A precipitare gli eventi verso la seconda invasione (4 novembre) fu, più che il coevo attacco anglofranco-israeliano al canale di Suez, il mutamento di giudizio del Presidium del Pcus sulla capacità (e volontà) del primo ministro Nagy di fermare la deriva antisocialista e antisovietica. Il sostegno dei dirigenti del blocco socialista al nuovo intervento armato, e la rapida vittoria militare, non garantirono il successo della normalizzazione. Fu necessaria una dura repressione, culminata nell’esecuzione di Nagy (1958) a stroncare ogni opposizione al nuovo regime di Kádár. All’Ungheria così pacificata fu concesso di divenire la “più felice baracca del lager”.
Fabio Bettanin è docente di Storia dell’Europa orientale alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Napoli-l’Orientale. Fra i suoi lavori: Il lungo terrore. Politica e repressioni in Urss. 19171953 (Ed. Riuniti, 1999); “Dentro e fuori la zona”, in G. Corni, G.Hirshfeld (a cura di), L’umanità offesa (Il Mulino, 2003); “Il paese senza riforme. Riflessioni sulla biografia di N.S. Chruscev”, in Storica, n. 28 (2004), pp. 169-200; Stalin e l’Europa. La formazione dell’impero esterno sovietico, Carocci, 2006; “Di carestie, genocidi, e memoria storica”, in La passione della storia. Scritti in onore di Giuliano Procacci, Carocci, 2006, pp. 234-250; “La Corrispondenza di Franco Venturi con gli storici sovietici (1947-1994)”, in Franco Venturi e la Russia, Feltrinelli, 2006, pp. 331-352, “La guerra al tempo dell’atomica”, in Storica, n. 35 (2008); e le voci: Dispotismo, Modernizzazione, Terrore rosso, in Dizionario del comunismo nel XX secolo, 2 voll, Einaudi, 2007.
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L'opinione. Cosa ne sarebbe della giovinezza senza la spiritualità? In cifre
Giovinezza età preziosa, perché sprecarla? Da tempo il sesso non rappresenta più un tabù, ed è bene che sia così, ma, a pensarci bene, tanta disinvoltura è tutt’altro che una conquista...
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ntroibo ad altare Dei”. Era la prima frase del sacerdote nella Messa in latino. “Ad Deum qui laetificat juventutem meam”, a Dio che allieta la mia giovinezza, rispondevo io, titubante chierichetto alle prime armi, che qualcosa di latino masticavo perché allora lo si studiava già in prima media. Qualcuno mi darà del passatista ma per me, come per altri, è stato un incontro importante tant’è che ricordo ancora questa frase per la musicalità della lingua, per la poesia che essa esprime e soprattutto per il messaggio di fiducia che contiene, quale che sia il nostro rapporto con Dio. Cosa ne sarebbe, infatti, della nostra giovinezza, così come delle altre età della vita, senza la spiritualità, intesa in senso lato, e senza un costante e sincero processo dialettico di ricerca interiore. La società in cui viviamo ha decretato la morte di Dio poiché Lui è una presenza scomoda che intralcia il libero arbitrio, non accetta il nostro relativismo e scuote una coscienza troppo spesso assopita e incoerente. Tralascio un’analisi, che sarebbe comunque interessante, sul pensiero espresso dai teologi della morte di Dio e da filosofi come Nietzsche e sul materialismo che sta alla base di alcune dottrine socio-politiche, ma penso semplicemente che non lo si possa né lo si debba accettare poiché la spiritualità non appartiene solo alle religioni ma è dell’uomo in quanto tale, creatura perfetta e contraddittoria fatta di spirito e
materia e nella quale, come nell’universo infinito a cui essa appartiene, coincidono generazione e corruzione, amore e odio, bene e male. Essa è, comunque la si intenda, manifestazione concreta di un’esigenza di interiorità, esigenza di orizzonti più ampi, di una trascendenza reclamata dalla nostra stessa razionalità, reclamata anche da una mente che non si accontenta affatto degli angusti spazi in cui vorrebbe confinarla appunto il materialismo ma che deve saper portare il finito ai confini dell’infinito, fino a quella porta che si trova sull’orlo del tempo oltre la quale c’è l’eternità, la conoscenza totale o il nulla, la luce della sapienza o l’annientamento. Faccio questa premessa per arrivare ad altri aspetti importanti che marcano anche oggi, sebbene in modo diverso da ieri, l’età preziosa della giovinezza. Cominciamo col parlare un po’ di sesso. Da tempo non è
più un tabù ed è bene che sia così ma, se ci pensate, tanta disinvoltura è tutt’altro che una conquista. Che ne è di Biancaneve e di un “prince” che allora come oggi cercava nella donna la grazia e la femminilità espressa dal corpo, ma che sapeva andare oltre la bellezza delle forme e il richiamo struggente della sessualità per cercare e cogliere in lei la figura preziosa della Madre, non solo e non tanto in senso stretto ma nel senso che questo termine racchiude soprattutto nelle culture primigenie. Quella Madre Terra che nutre l’anima, la mente e il corpo e che sa dare serenità, conforto e protezione e dunque molto più del soddisfacimento di un istinto elementare. Sessualità che diventa emozione unica per bellezza e intensità quando l’unione fisica è anche spirituale, quando Amore e Psiche si mettono assieme per cercare di cogliere l’infinito. Non a caso oggi molti ma-
trimoni (o convivenze) finiscono troppo presto. Con una premessa diversa il matrimonio può invece valorizzare un’intimità che diventa ancor più preziosa quando è costretta per qualche tempo e per scelta solo nei pensieri e nei desideri più intimi. Di solito un amore costruito con calma sa custodire nel tempo che attraversa le stagioni, il profumo e la dolcezza della primavera. Oggi invece il sesso tutto e subito è un’occasione come altre, forse la più gustosa, per soddisfare le proprie voglie e il matrimonio, sempre più in là nel tempo, è ridotto a semplice formalità, spesso nemmeno necessaria. Così quel giorno e quella prima notte non diranno nulla di nuovo, poiché tutto è già stato vissuto ed è quasi diventato banale. Non c’è più quell’aspettativa di cose dolci e importanti, il fascino dell’attesa e l’incanto della scoperta di ciò che significa essere finalmente una cosa sola. Si consumano rapporti a raffica, ma quasi mai si ha il tempo o si sente la necessità di scoprire quelle affinità elettive che sono la bellezza e la garanzia di un lungo, intrigante tempo di amore. Tornare a Dante e Petrarca sarebbe forse eccessivo, ma banalizzare un atto così importante è comunque insensato e inaccettabile. Chiedo a voi giovani che, se volete, potete rimettere le cose nel modo giusto: “Perché non ridare a Laura e Beatrice la loro dignità e perché loro non se la riprendono?”. Romano Zanghellini
INDAGINE
I giovani? Un po’ misogini...
Famiglia, immigrati, rapporto uomo-donna sono le questioni sottoposte a oltre 3.200 studenti delle scuole medie e superiori di Milano, Venezia, Lucca e Salerno dai ricercatori dell’Irpps-Cnr. Permangono tra le giovani generazioni alcuni stereotipi, relativi alla identità di genere e al comportamento sessuale. «Se nel complesso delle risposte si profila un orientamento aperto rispetto ai costumi sessuali, e ragazzi e ragazze ritengono con una maggioranza di quasi i tre quarti degli intervistati che non sia necessario aspettare il matrimonio per avere rapporti completi - precisa Maura Misiti, responsabile dell’indagine - si evidenzia come i picchi maggiori siano a Venezia (73%) e Milano (69%), mentre a Salerno si scende al 50%». Ancor più indicativo l’atteggiamento sessista è emerso davanti all’affermazione “l’infedeltà sessuale di una donna è molto più grave di quella dell’uomo, che per sua natura è cacciatore”. «Nel complesso gli studenti sono in disaccordo (62%), tuttavia più di un terzo del campione condivide questo doppio standard di giudizio. Inoltre, lo scarto tra le risposte di maschi e femmine è nettissimo, con i primi meno ‘sfavorevoli’ in un ordine che va dal 60% di Salerno al 40% di Venezia», commenta Misiti. Diversità analoghe sono evidenti quando si parla di violenza di genere. «Le opinioni sull’affermazione per cui ‘molte donne in fatto di sesso vanno un po’ forzate, altrimenti non si sbloccherebbero’, cioè una sostanziale legittimazione o tolleranza verso comportamenti violenti e aggressivi, indicano un disaccordo medio pari ad appena il 38%», prosegue la ricercatrice. «Anche in questo caso i risultati variano soprattutto tra i due sessi: in media le ragazze esprimono un disaccordo pari al 54% e i ragazzi solo del 19%, il che significa la legittimazione delle ‘forzature’ da parte di ben 4 maschi su 5». A proposito del matrimonio netta (49%) la preferenza verso la convivenza precedente il matrimonio. La convivenza non strettamente legata all’idea delle nozze è scelta dal 16% degli studenti, che però a Milano arriva al 21%.
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Un’iniziativa dell’Istituto De Gasperi di Borgo che riscuote sempre più successo
Il PROGETTO SIRIO
Formazione permanente per studenti lavoratori di Armando Munaò
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profondi cambiamenti che si stanno verificando nel contesto sociale e culturale in rapida evoluzione, presentano in maniera sempre più pressante l’esigenza di rispondere a nuovi bisogni formativi, anche ricorrendo a forme di educazione permanente. È diventato oramai necessario ed urgente porre in essere nuove forme di qualificazione destinate agli adulti privi di una professionalità aggiornata o che, comunque, intendano ripensare e ricomporre la propria identità professionale. Per questi motivi presso l’Istituto “De Gasperi” di Borgo Valsugana sono stati istituiti i corsi serali appresso indicati e che nella loro essenza vogliono soddisfare le esigenze di coloro i quali – per vari motivi – non sono stati in grado di proseguire e concludere gli studi, ovvero non sono stati in grado di
conseguire il diploma di Scuola media superiore. La proposta dei corsi serali ha trovato immediato riscontro da parte dell’utenza, tant’è che nel primo anno si sono iscritte ben 60 persone; nel corso dell’anno successivo sono perve-
nute a scuola numerose richieste di attivazione di un corso serale, sul “modello Sirio”, a vocazione sociale: codesta esigenza era nata, in sostanza, negli ambienti lavorativi dei nostri stessi studenti, in particolar modo nei centri
di assistenza alle fasce più deboli della popolazione. E citiamoli, dunque, questi corsi: INDIRIZZO RAGIONIERI SIRIO (dall’anno scolastico 2003/’04). INDIRIZZO GEOMETRI SIRIO (dall’anno scolasti-
L’opinione del Preside dell’Istituto De Gasperi
«Sirio, un progetto complementare «Indiscutibilmente il Progetto Sirio – ci precisa il Preside, Prof, Paolo Pendenza - non solo è molto apprezzato dalla comunità per ciò che offre e riesce a fare e dare, ma, grazie alla sue caratteristiche peculiari e alle sue componenti, è di fatto complementare alla scuola. La scuola, quella normale ovvero quella di mattina, di per sé ha lo scopo di dare istruzione per formare gli alunni e proiettarli o verso il mondo del lavoro o nel proseguimento degli studi universitari e/o di specializzazione». «Il Progetto Sirio, invece, - continua il Prof. Pendenza - nasce con lo scopo di dare istruzione a coloro i quali, per ovvi e giustificati motivi, non hanno potuto raggiungere
la meta del diploma. Sono infatti numerosi gli studentilavoratori che grazie a Sirio conseguono oggi l’agognato titolo di studio che non solo aumenta la loro cultura e le loro conoscenza ma, cosa importantissima, permette loro di poter migliorare la carriera lavorativa, ovvero intraprendere nuove profes-
sioni». «Oggi l’Istituto De Gasperi si può considerare, e a pieno titolo, una scuola veramente eterogenea- conclude il Preside- perché riesce a sposare e coniugare le molteplici necessità che una scuola veramente moderna deve essere in grado di offrire ai suoi alunni, di qualsiasi ceto o provenienza essi siano».
co 2003/’04). Nell’anno scolastico 2005/2006 ha preso il via anche il corso per DIRIGENTI di COMUNITÀ, un corso che ha riscosso un grande successo nel numero delle iscrizioni, alcune delle quali provenienti non soltanto da comuni e città che non facevano parte dell’ambito territoriale del Comprensorio della Bassa Valsugana e del Tesino, ma anche da Province poste al di fuori della regione Trentino Alto Adige. Insegnare agli adulti( è specificato nel libretto informativo) si rivela un’esperienza coinvolgente, sotto tutti i punti di vista: 1) Sul piano della didattica: perché occorre ripensare i contenuti proposti a studenti che hanno già la loro personalità ben strutturata e che, magari, sono appassionati di determinati argomenti fino ad esserne praticamente esperti (si pensi, per esempio, quanto sia alto l’interesse per la storia contemporanea);
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Un’iniziativa dell’Istituto De Gasperi di Borgo che riscuote sempre più successo 2) Sul piano della relazione: lavorare con gli adulti significa mettersi davvero “in gioco” perché si va attuando un reale scambio sul piano culturale e sulla condivisione di vissuti; piace sottolineare quanto sia umanamente arricchente condividere momenti positivi, ma anche fatiche, difficoltà; si instaura, tra i vari studenti, un vero clima di collaborazione: spesso accade di rispondere a richieste di corsisti volte ad aiutare i compagni che, per qualche importante ragione, non possono frequentare con assiduità; 3) Sul piano dell’organizzazione del lavoro: la flessibilità, introdotta per la scansione oraria o tramite la suddivisone in moduli delle diverse discipline, offre davvero opportunità di cercare di fornire un servizio che possa rispondere nel modo più adeguato alle esigenze, dettate da problemi oggettivi: i nostri studenti arrivano in istituto dopo una giornata di lavoro e con la prospettiva di un altro giorno di impegno, magari col turno che inizia alle prime ore dell’alba. Occorre però sottolineare che gli studenti di Sirio non tornano a scuola solo per la prospettiva del conseguimento del diploma, ma chiedono “cultura”, il tutto mirato al miglioramento della propria condizione sociale. Per questo motivo l’Istituto “A. De Gasperi” di Borgo Valsugana ha voluto coniugare istruzione e cultura, mediante una serie di iniziative che hanno riscosso molto successo e che, a tutt’oggi, sono dav-
La voce della Direttrice e responsabile del Progetto Anna Cassol: «L’idea “forte”? Il percorso flessibile» Direttrice e responsabile del Progetto Sirio, che quest’anno compie 7 anni di vita, è la professoressa Anna Cassol alla quale va il grande merito di aver saputo coordinare un corpo docente che sempre di più è consapevole di quali e quanti siano le esigenze degli iscritti. Un merito, parafrasando un vecchio adagio, da tutti conseguito sul campo, con continue verifiche e approfondimenti, e che nel tempo e con il tempo ha permesso loro, agli insegnanti, di realizzare un qualcosa che – a nostro modesto avviso- non solo in Valsugana, ma addirittura in tutto il Trentino ha pochi eguali. E sono i numeri che confermano questa affermazione. Ad oggi sono infatti ben 286 gli studenti, suddivisi nei tre indirizzi di studio (geometri, ragionieri e dirigenti di comunità), che si sono diplomati. Si può affermare, senza tema di smentita, che il Progetto Sirio, nelle sue tre componenti – conseguimento titolo di studio per Geometri, Ragionieri e Dirigenti di Comunità - è un organo che appartiene al grande corpo dell’Istituto De Gasperi. Un corpo davvero funzionate, che sempre di più riceve consensi unanimi. E i consensi gli giungono da tutta una comunità, la quale apprezza i risultati che - grazie alla professionalità, alla competenza alla metodologia e alla didattica del corpo docente - gli studenti lavoratori conseguono. «Tutti sappiamo –puntualizza la professoressa Cassol, da noi interpellata - come gli studenti adulti si trovino nella condizione di dover gestire difficoltà diverse rispetto a
quelle presentate da un corso diurno; al tempo stesso, tuttavia, proprio le caratteristiche di età e di maturità, unite ad una motivazione molto forte, consentono ai corsisti di affrontare alcune problematiche e argomenti in modo più efficace». «Infatti, soprattutto per materie a vocazione umanistica – continua la professoressa Cassol- la lezione diviene spesso vera occasione di arricchimento e di stimolo anche per il docente, poiché è tutt’altro che raro incontrare studenti appassionati all’opera di autori classici e contemporanei o ad argomenti di storia; ma anche alcune materie tecniche, rappresentando in sostanza la parte “teorica” di un’esperienza pratica che la maggior parte degli studenti possiede in quanto inserita da tempo in un contesto lavorativo specifico, risultano di più facile apprendimento, nonostante il minor tempo a disposizione, sia come orario scolastico che come spazio da dedicare allo studio individuale». «L’idea “forte” del Progetto Sirio – conclude la professoressa Cassol - consiste in un percorso flessibile, in grado proprio di valorizzare l’esperienza degli studenti, anche e per effetto di un particolare punto di vista strutturale. Sirio, infatti, consente l’introduzione di alcune novità, quali: la riduzione del carico orario scolastico settimanale grazie anche ad alcune lezioni che si svolgono in compresenza, le modalità di aggregazione degli studenti (per livello e non solo per classi), il sistema di riconoscimento di crediti e di assegnazione di debiti, il tutoring».
vero assai apprezzate, sia da studenti “in corso” che da ex – studenti, oltre che dall’utenza esterna. A tal proposito meritano particolare menzione le varie iniziative quali le visite guidate e viaggi d’istruzione; gli spettacoli teatrali, i concerti, le conferenze su varie tematiche e sull’opera di molteplici autori, poeti pittori. E ancora i “corsi liberi”, che hanno contribuito e contribuiscono non poco a far sì che la scuola ritagli la propria collocazione sul territorio quale “laboratorio” di sperimentazione culturale; accanto ai corsi attivati nell’ambito della professionalizzazione (Autocad, ECDL), sono stati posti in essere, nel 2008/09, due significativi corsi. Il primo di introduzione alla Filosofia Antica, al quale si sono iscritte trenta persone che si sono cimentate con una prima riflessione sulle grandi tematiche della speculazione filosofica, intesa come impegno per “vivere bene” e il secondo “Leggere e parlare in pubblico”, tenuto da un esperto d’arte teatrale, che non solo ha riscosso consensi unanimi, ma è riuscito a far appassionare alla lettura interpretativa dei testi letterari. In conclusione preme sottolineare come siano molti gli ex studenti che, partecipando a questi incontri, mantengono un forte contatto con l’istituzione scolastica, interagendo con sempre nuovi e interessanti suggerimenti per potenziare quanto già proposto o per dare nuovi spunti.
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Un’iniziativa dell’Istituto De Gasperi di Borgo che riscuote sempre più successo Sirio, la grande stella che illumina il progetto-cultura Il progetto culturale dell’Istituto Alcide De Gasperi di Borgo Valsugana prende la propria denominazione, Sirio, dal nome della stella più lucente della costellazione Canis Maior, la prima a brillare nel cielo la sera. A chi è rivolto Il corso è rivolto agli ADULTI che abbiano interrotto gli studi superiori e desiderino completare il percorso conseguendo un titolo di scuola media superiore per accedere a nuove possibilità lavorative o per arricchire il proprio bagaglio culturale. Le sue caratteristiche 1. Riconoscimento dei crediti formativi I crediti costituiscono il riconoscimento di competenze già acquisite dagli allievi in seguito a: - Studi già compiuti in istituti statali o legalmente riconosciuti; - Studi compiuti nell’ambito del sistema della formazione professionale (es. ENAIP); - Esperienze maturate in ambiti lavorativi o in percorsi personali (es. corsi di lingue, di informatica, esperienze lavorative acquisite presso aziende o in uffici tecnici). I crediti comportano l’esonero dalla frequenza per le materie per le quali sono stati riconosciuti.
2. Metodologia didattica adatta ad un’utenza adulta (modularità) La metodologia utilizzata pone al centro dell’azione didattica il corsista, il suo vissuto, il suo ritmo di apprendimento. Attraverso modalità di lavoro appropriate e differenziate (per esempio lezione frontale, lavoro di gruppo, attività di laboratorio) si fissano i seguenti obiettivi:
- Valorizzare le esperienze umane, culturali e professionali degli studenti in tutte le situazioni didattiche in cui sia possibile; - Rendere consapevole lo studente del proprio percorso formativo attraverso la chiara indicazione
dei traguardi raggiungibili; - Creare le condizioni per un apprendimento sempre più autonomo; - Assumere la cooperazione come stile relazionale e modalità di lavoro. 3. Flessibilità La struttura prevede l’introduzione della flessibilità che può essere applicata a livello di: - Orario delle lezioni; - Calendario scolastico; - Aggregazione di studenti per gruppi di livello. 4. Tutoring La creazione di percorsi individualizzati comporta l’introduzione di
una nuova figura, il tutor, il quale deve rispondere all’esigenza di: - Garantire un referente stabile per facilitare e promuovere la risoluzione di problemi riguardanti la classe e/o i singoli allievi, sostenendo i percorsi individuali, rafforzando gli aspetti psicologici della motivazione e la scelta di proseguire gli studi; - Favorire il più possibile l’aspetto relazionale; - Occuparsi dell’accoglienza dei nuovi iscritti; - Coordinare le varie attività, ivi comprese le varie iniziative di carattere integrativo (per esempio conferenze con esperti, visite guidate, viaggio d’istruzione).
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In Trentino e in Valsugana l’accoglienza in baita rappresenta un’antica antica tradizione per trascorrere le vacanze nel rispetto della natura. Nate con l’insediamento dell’uomo in montagna, le baite sono edifici in legno e muratura che portano impressi i segni del tempo, la storia dell’architettura alpina, la testimonianza di intere saghe familiari. Ogni baita conserva tra le sue mura la propria storia, spesso centenaria, che ha segnato il passaggio di più generazioni. Nate come manufatti polivalenti, usate nella stagione dell’alpeggio come abitazioni, deposito ideale per trascorrere una vacanza tranquilla immersi nella natura.
Ristrutturate di recente, quasi tutte prevedono al piano terra un locale cucina ben accessoriato, con uno o più angoli cottura indipendenti, confortevole sala da pranzo o soggiorno. La maggior parte è dotata di caminetto o stube. Al piano superiore camere a 2/3/4 letti con servizi. Nell’ottica di una mentalità eco-sostenibile, alcune sono dotate di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica o acqua calda. Immerse tra prati e boschi, sono ideale punto di partenza per escursioni a piedi, in mountain-bike e a cavallo. La presenza in zona di laghi e torrenti permette di praticare la pesca sportiva, la canoa, la vela, il surf, nonché lo sci-nautico. Nel periodo invernale, gli impianti di Sci di passo Brocon, Panarotta e Folgaria soddisfaranno le esigenze degli amanti del fondo, della discesa e anche dello sci alpinismo. Anche se sorgono in posizioni isolate, l’accessibilità e l’apertura sono garantite da comode strade di collegamento con il più vicino centro abitato. Vivere in baita è un’esperienza davvero insolita per tutta la famiglia o per un gruppo di amici che vogliano trascorrere una vacanza diversa. Riscoprire il piacere della convivenza familiare attraverso la conversazione, l’aiuto reciproco in piccole incombenze domestiche, la novità dell’ambiente, la rinnovata atmosfera tra amici davanti a un caminetto acceso, permette di apprezzare e trascorrere un soggiorno indimenticabile e recuperare la socialità tra le persone. Il soggiorno sarà allietato dall’ospitalità autentica dei proprietari delle baite, che pronti a rispondere alle vostre domande ed esigenze, vi accoglieranno come membri della famiglia.
Vacanze in baita
Piazza Chiesa - 38050 Marter di Roncegno • Info: tel e fax 0461 764266 info@vacanzeinbaita.com • www.vacanzeinbaita.com
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FOCUS
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Un nuovo modo di fare turismo
«Venite a scoprite il piacere di una Vacanza in Baita» Trascorrere una vacanza in baita è un’esperienza che permette un genuino e diretto contatto con la natura, di assaporare atmosfere dimenticate, riscoprire sensazioni perdute, dialogare intorno al fuoco, rilassarsi e recuperare energie. Nostra intervista a Franco Ferrai, presidente dell'Associazione “Vacanze in Baita”.
C
osa è e cosa rappresenta il progetto “Vacanze in Baita”? «Le “Vacanze in baita” rappresentano un’opportunità unica, che permette di trascorrere un soggiorno indimenticabile presso baite e masi di montagna, cioè in quei vecchi edifici rurali un tempo usati nella stagione dell’alpeggio come abitazioni, deposito per il fieno e ricovero per gli animali. Alcuni di questi edifici sono stati ristrutturati di recente per offrire ospitalità ai turisti, adattandoli alle esigenze della vita attuale in modo da rendere confortevole la permanenza (piano terra dotato di soggiorno con angolo cottura e servizi; primo piano con alcune camere da letto). Il riscaldamento e la comoda accessibilità consentono di trascorrere durante tutto l’anno una vacanza davvero insolita per la famiglia o per un gruppo di amici. Un’esperienza che permette un genuino e diretto contatto con la natura, di assaporare atmosfere dimenticate, riscoprire sensazioni perdute, dialogare intorno al fuoco, rilassarsi e recuperare energie. La maggior parte delle baite sono state recuperate grazie a una politica che mira alla conservazione di questo invidiato patrimonio edilizio rurale, alla permanenza dell’uomo in montagna e al conseguente mantenimento del paesaggio agricolo montano che, lontano dal turismo di massa, permette di trascorrere dei momenti di pace e serenità. I proprietari di queste strutture hanno pensato che fosse opportuno riunire la loro esperienza in una associazione e caratterizzare una simile proposta con un ben preciso marchio: così è nata l’insegna “Vacanze in baita”.
Franco Ferrai
per vivere quest’atmosfera e avvicinarsi a queste montagne e al loro messaggio è quello di soggiornare in una baita. Le baite sono nate con l’insediamento dell’uomo in montagna, sono edifici che portano impressi i segni del tempo, la storia dell’agricoltura alpina, la testimonianza di antiche saghe familiari».
A Suo avviso le “Vacanze in Baita” fanno parte di un progetto turistico mirato a dare una nuova e più qualificata immagine della Valsugana? «La Valsugana con la sua montagna, il Lagorai, è una zona che permette ai turisti di apprezzare i valori della tradizione e le bellezze della natura. Accanto alla possibilità di visitare borghi antichi dove il tempo sembra essersi fermato, di percorrere gli antichi viottoli selciati e di ammirare i poggioli in legno dove sono state messe a maturare le pannocchie, si può entrare in contatto con una natura discreta
che non ha dovuto sottostare alle esigenze dell’uomo. Sul Lagorai non si incontrano quasi impianti di risalita e moltitudini di persone vocianti, ma ampi spazi e tranquillità che sembrano fatti apposta per ritemprare il fi sico e la mente; gli unici segni della presenza umana sono ciò che rimane delle opere lasciate dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale, qualche edificio rurale e il rumore dei campanacci delle mucche all’alpeggio. È davvero una dimensione lontana dagli stereotipi moderni, più vicina a un mondo passato, quella che si assapora sul Lagorai. Un modo
Quali sono gli utenti delle “Vacanze in Baita? «Gli utenti di “Vacanze in baita” sono generalmente giovani famiglie e gruppi di amici che intendono passare qualche giorno di relax lontano dalla confusione e dai ritmi quotidiani. In questo modo hanno la possibilità di ritrovare atmosfere perdute, fare delle passeggiate a piedi o in mountain-bike o semplicemente chiacchierare fino a tarda sera vicino ad un caminetto con un tavola imbandita. Gli ospiti arrivano da tutta Italia soprattutto dal Nord, dal vicino Veneto, ma anche dall’Emilia Romagna. Anche gli stranieri di diverse nazionalità hanno soggiornato nelle nostre strutture». I costi rispetto ad altre iniziative turistiche sono competitivi? «I costi per tali soggiorni dipendono dal numero di persone e dalla stagione (alta stagione o bassa stagione) in cui si vuole prenotare e mediamente si aggirano sui 20 euro a persona per notte e non si discostano dai prezzi richiesti da strutture simili alle “Vacanze in baita “ presenti in Regione».
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MUSICA
Intervista. Ecco il nuovo cd dei “The Bastard Sons of Dioniso”
di Giuseppe Facchini
È
arrivato il momento tanto atteso: il 23 ottobre è la data di pubblicazione del nuovo disco dei “The Bastard Sons of Dioniso”, ovvero Michele Vicentini, Federico Sassudelli e Jacopo Broseghini. Dopo essere stati grandi protagonisti della edizione primaverile di “X-factor”, dopo il clamoroso successo di pubblico nei successivi concerti e la conquista della classifica discografica con l’EP “L’amor carnale” che in tempi di crisi come quelli attuali, è riuscito a vendere circa 50 mila copie, sono pronte 11 canzoni del nuovo CD “In stasi perpetua”, dal quale è stato tratto il primo singolo in rotazione nella radio “Mi par che per adesso”. Il disco è il quarto della loro discografia dopo “Great tits heat!” del 2006, “Even lemmy sometimes sleeps” del 2007e appunto “L’amor carnale”. Il disco su etichetta Sony/Rca è stato registrato presso lo Studio Gulliver di Alex Carlin a Pergine. L’uscita del disco è un evento speciale per la Valsugana e per tutto il Trentino che si prepara ad accogliere i “Ba-
stard” nella loro prima tappa del tour proprio a Levico il 28 novembre. Di tutto questo abbiamo parlato con il gruppo trentino e in particolare con Michele Vicentini, chitarrista e cantante della band.
Come avete trascorso il periodo del dopo “Xfactor”? «Dopo la trasmissione ci siamo messi subito al lavoro per preparare l’album, la Sony ci ha chiesto di ultimare il disco per settembre; avevamo il problema di non aver canzoni in italiano, avendo sempre cantato in inglese, ci siano impegnati per scrivere appunto i sette brani in italiano, oltre a quattro in inglese».
di un mese. Un disco che contiene quindi anche la storia del gruppo con l’esperienza acquisita dal 2003 ad oggi».
È stato quindi un periodo di lavoro particolarmente prolifico. «Avevamo un po’ di preoccupazione per le canzoni in italiano, per le quali non
Pur lavorando con una grossa multinazionale come la Sony avete una grande libertà... «È un privilegio che ci siamo guadagnati, abbiamo sempre discusso con loro di tutte le cose, ma essendo tutti noi tre testoni, hanno ceduto e ci hanno lasciato fare quasi tutto quello che volevamo; anche a livello di suoni e di testi non hanno interferito, è quindi un prodotto nostro».
Qual è il ruolo di Gaudi? Avete inserito anche qualcosa di elettronica? «Il suo ruolo è quello di produttore artistico, che è una figura fondamentale per registrare il disco, soprattutto per realizzare il nostro primo disco esti giorni qu in a cit us di un certo livello. Sono quindi canzoni in l nuovo CD La copertina de Alle spalle ha una esperienza composte recentemente? eravamo abituati a scrivere di centinaia di produzioni, è «Abbiamo ascoltato tutte le i testi; fatto questo, siamo stato molto importante nelcanzoni che avevano scrit- entrati in sala di registrazione, l’organizzare i tempi della to in precedenza; abbiamo lavorando tutti i giorni fino registrazione e delle varie recuperato quelle in inglese alle due di notte. Allo studio tracce eccetera, quali suoni riarrangiandole e sistemato ci siamo sempre trovati bene e processori usare, il tipo i testi con la supervisione di sia perché è vicino a casa sia di materiale analogico, le Gaudi mentre quelle italiane perché lavoriamo con perso- equalizzazioni, tutte cose tranne “Io non compro più ne competenti. Siamo molto che fanno la differenza nella speranza” sono completa- contenti della scelta fatta e del qualità di un disco. Gaudi ci ha messo lo zampino con un mente nuove, scritte nell’arco prodotto realizzato».
certo tipo di elettronica, ma non un elettronica fredda, tipo un vecchio moog, un sintetizzatore del 1979, non invadente, solo qualcosa in più che ha arricchito il prodotto. Con Gaudi abbiamo stretto un rapporto di amicizia, oltreché professionale, con lui abbiamo un ottimo feeling. Abbiamo sempre lavorato tranquillamente nella direzione univoca. È stato proprio un lavoro piacevole, oltreché duro, abbiamo fatto 15 ore al giorno per 2-3 mesi, però il tutto fatto con amore, una esperienza molto bella. Tutte le canzoni sono state suonate da noi; un nostro amico, Nicola Fontana che suona nei Nurse e che ha lavorato nella grafica, ha registrato delle parti di rumore come sottofondo di una canzone». Parliamo della copertina molto particolare e originale. «Mancavano due settimane alla consegna del master per mandarlo in stampa e la copertina non era stata ancora realizzata. Abbiamo quindi pensato di arrangiarci chiamando la fotografa Monica Condini di Trento, realizzando le foto all’interno del libretto del CD, ci siamo poi fatti prestare una macchina
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Intervista. Ecco il nuovo cd dei “The Bastard Sons of Dioniso”
” a u t e p r e p i “In stas fotografica abbastanza buona da un amico di mio fratello e abbiamo fatto le foto della copertina, quelle della frana, sistemandole graficamente con Nicola. Due giorni prima della consegna del disco ci hanno detto di fare la copertina con le nostre facce. Eh no, ormai avevamo fatto tutto questo, hanno quindi ceduto e ci hanno lasciato la copertina come volevamo noi. La foto ritrae due nostri amici su una frana di roccia. Eravamo a Vigolo Vattaro a fare le foto con Monica in un campo di girasoli con gli amplificatori montati; abbiamo guardato verso la Marzola e si vedeva una frana. Dai che domani andiamo lì a fare le foto e così è nato tutto». Il primo singolo estratto dall’album è “Mi par che per adesso”. «È stato difficile scegliere il singolo tra i vari brani, la canzone è un brano rockettaro ma con parti lente, il testo tranquillo, una canzone che ci rappresenta, una mediazione tra tutto il resto del disco. Riguardo al testo, Jacopo studia beni musicali e a lui è sempre piaciuto lo studio dei testi antichi e in particolare di un compositore del seicento Claudio Monteverdi. Non abbiamo copiato la melodia
ma ci ha dato l’ispirazione per creare un testo nuovo, a parte qualche accenno, il testo è nostro. È comunque un testo che ha dell’antico». Quindi è un disco di continuità con la vostra precedente produzione e anche di innovazione. «È un disco tutto da ascoltare, molto vario. Tutte le canzoni sono abbastanza diverse una dall’altra, sia a livello di testi che a livello di musica e di arrangiamenti. C’è però sempre il filo conduttore di quello che è il nostro pensiero di armonizzazioni e di suoni». Nel vostro lavoro penso abbiate rinsaldato ancora di più la vostra amicizia e l’affiatamento tra di voi. «Sappiamo esattamente dove vogliamo arrivare, cosa abbiamo in mente di fare, quali cose rifiutare e quali accettare, siamo abbastanza delle stessa idea, non litighiamo praticamente mai, e se qualche volta capita, riusciamo a parlarne e a venirne sempre fuori. Non vogliamo sempre aver ragione su tutto, riusciamo a trovare una linea unica, quello è una grande fortuna, perché andiamo molto d’accordo». Quando ripensi a un anno
fa, prima di “X-factor”. «Non l’avrei mai detto; un anno fa eravamo pronti per un nuovo disco ma a livello provinciale, non immaginavamo niente di così esplosivo come poi è successo. Un anno fa registravamo con calma le nostre cose ed ora siamo in tutt’altro mondo, non a livello di musica, ma a livello di distribuzione. Ai nostro concerti prima vendevamo 1000, 2000 copie dei dischi, ora decine di migliaia di copie, non ci aspettavamo tutto questo. La cosa della quale ringrazio sempre è quella di aver iniziato a suonare a dieci, undici anni, e questo indipendentemente dal successo che uno ha o non ha. Sono convinto che è meglio stare tutto il pomeriggio a suonare e far prove piuttosto che davanti ad una play station».
Dal 28 novembre tornerete in tournée... «Abbiamo scoperto che nella vita del musicista il suonare è solo una parte, perché ci sono tante altre cose da fare e preparare come in questi giorni per la promozione del disco, il videoclip e altro. Ma vogliamo fare un bel tour, fare bene le prove e ci metteremo di impegno. Suoneremo tutte le canzoni del disco, ma cercheremo di fare anche una parte di acustico, di unplugged, oltre a qualche cover che è sempre piacevole suonare». Il vostro è un sogno che è diventato realtà. Qual è stata la cosa più positiva di questo e quale quella negativa. «La cosa positiva è che la nostra passione è diventata un lavoro vero e proprio:
prima caricavamo il furgone dopo il lavoro, suonare e provare di sera, scaricare il furgone la sera tardi e poi andare la mattina a lavorare con le borse sotto gli occhi. La cosa positiva è aver conosciuto persone splendide con le quali lavorare insieme come Gaudi, come Mara Maionchi e la sua famiglia. Tra le cose negative un po’ di tensione; il mondo dello spettacolo è anche un mondo un po’ strano dove trovi anche gente che per far soldi alle tue spalle vorrebbe approfittare della situazione pur non essendo di loro competenza, senza chiedere nulla. Noi però siamo fortunati, facciamo quello in cui crediamo e vogliamo e siamo circondati dalle persone giuste che lavorano con noi». Il vostro sito www.tbsod. com è cliccatissimo. «Mio fratello Luca ha una dedizione completa verso il sito; quando non è in officina è sempre al lavoro su questo. È una cosa particolare, una community che crea continuamente attenzione su di noi, un blog al quale partecipano in tantissimi, da tutta Italia e anche fuori. Ringrazio sempre Luca per l’ottimo lavoro».
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A BORDO DELL'ACQUA Borgo – Fino al 31 dicembre prossimo presso Malga Costa, nella Valle di Sella, è allestita la mostra “A bordo dell’acqua” dell’artista francese Erik Samakh, le cui installazioni disegnano luoghi di grande suggestione.
C U LT U R A
UNA FINESTRA SULLO SPORT Un migliaio di francobolli, centinaia tra cartoline e fotografie, manifesti e poster che illustrano manifestazioni di ieri e di oggi, personaggi sportivi ospiti di Ronzone. Ronzone, V. Bernardo Clesio, 1.
ELISA ZENI
MINERALI E FOSSILI
Presso la Sala Iras Baldessari di via Portici 14 a Rovereto, fino al 15 novembre prossimo è allestita la mostra di pittura dell’artista trentina Elisa Zeni. Info: 0464 452159 – 452198.
Trento - Il 14 e 15 novembre prossimi si terrà la X Mostra mercato minerali, fossili, micromounts, e pietre lavorate. All’interno una mostra di fossili con i più recenti ritrovamenti effettuati nelle montagne del basso Trentino. Trento Fiere, via Briamasco 1.
Rovereto. Focus sugli studiosi roveretani Orsi, Halbherr e Gerola
Tre archeologi in mostra
I
n occasione del centocinquantenario della nascita del celebre archeologo Paolo Orsi, il Museo Civico di Rovereto, in collaborazione con l’Accademia Roveretana degli Agiati, promuove l’allestimento di un’esposizione temporanea dal titolo “Orsi, Halbherr, Gerola. L’archeologia italiana nel Mediterraneo”. La mostra mira a far conoscere la personalità e il significato dell’opera di tre insigni studiosi di origine roveretana, protagonisti della ricerca storico-archeologica a cavallo fra l’800 e il ‘900, la cui fama travalicò i confini non soltanto regionali
ma addirittura nazionali. Ricercatori militanti, veri e propri pionieri nell’ambito dell’indagine sul campo,
tutti e tre, sia pure in modo diverso l’uno dall’altro, furono spinti dal desiderio di conoscere verso terre lontane dalla madrepatria, alla ricerca delle testimonianze delle antiche civiltà del bacino mediterraneo. Nell’ambito della mostra sono esposti reperti archeologici provenienti dai principali siti archeologici scoperti e studiati dai tre studiosi, concessi in prestito dalle Soprintendenze Archeologiche di Toscana e Calabria, dal Museo Archeologico
di Siracusa, oltre a una serie di documenti dagli archivi dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, del Museo Civico di Rovereto, dell’Accademia Roveretana degli Agiati e dall’archivio privato della famiglia Gerola. Il percorso espositivo si articola lungo le 12 sale che compongono il pianterreno e il primo piano del settecentesco Palazzo Alberti, da poco restaurato, nella prestigiosa cornice del MART.
Ricerca e soccorso al Caproni
TRENTO
BioMostra al MTSN
Una galleria di immagini suggestive del biologico al microscopio per introdurre il visitatore alla conoscenza degli organi, delle strutture biologiche, dei meccanismi di comunicazione tra cellule e dei processi intracellulari, in un legame straordinario tra scienza e arte. Trento, Museo Tridentino di Scienze Naturali, fino al 30 ottobre.
recupero di elementi bellici e collabora al monitoraggio faunistico. L’elicottero giallo è l’emblema attorno al quale ruota l’esposizione “Search and Rescue” allestita, fino al 14 marzo 2010, presso il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento. La mostra si compone di tre parti: una pura-
Foto autunnale sulla piazzola di San Lorenzo in Banale con sullo sfondo cima La Crona del Gruppo del Brenta. Credits immagini: CIRO VALENTINI
mente espositiva, una tecnologica interattiva - all’interno della quale i visitatori potranno sperimentare il fascino dei velivoli ad ala rotante - ed una dedicata al pubblico dell’infanzia. Museo dell’aeronautica G. Caproni, via Lidorno 3, Mattarello
Rovereto. AL Mart una mostra curata da Eni Il cane a sei zampe Si intitola “Il cane a sei zampe” la mostra che inaugura lo spazio espositivo al terzo piano di Casa Depero a Rovereto. Curata da Eni in collaborazione con il Mart, “Il cane a sei zampe” ripercorre con fotografie e illustrazioni la storia, l’evoluzione e i significati di uno dei loghi più celebri e conosciuti d’Italia. Presente dagli anni Cinquanta sulle
Irrespektiv si inserisce in una vasta rassegna dedicata all’artista sudafricano Kendell Geers. Si tratta di una coproduzione europea, che associa musei e istituzioni artistiche di Belgio, Inghilterra, Francia e Italia. Il titolo, una parodia il termine “retrospettiva”, esprime immediatamente il tono della mostra e la pone all’insegna dell’impegno politico e della provocazione. Mart, Rovereto.
MART Rovereto, Palazzo Alberti C.so Bettini 41
Trento. Una mostra per i 50 anni del Nucleo Elicotteri Una mostra per celebrare i 50 anni del Nucleo Elicotteri della Provincia Autonoma di Trento e per portare alla luce il lavoro silenzioso di chi, da decenni, pratica attività di soccorso in montagna, trasporta rifornimenti e materiali ai rifugi, svolge servizi antivalanga e antincendio, interviene nel
Irrespektiv, Kendell Geers
strade italiane, l’immagine del cane a sei zampe uscì vincitore da un concorso lanciato nel 1952 in cui gareggiarono oltre 4.000 bozzetti, scelto da una giuria di artisti del calibro di Mario Sironi e Giò Ponti. Avvolto dal mistero su chi ne fosse stato l’autore fino agli anni ‘80, è attribuito a Luigi Broggini, scultore e pittore milanese.
LAVORI IN CORSO ROVERETO
Il corpo del territorio
Paola Grott, artista trentina che vive a Milano, espone disegni ideati dall’incontro con le mappe catastali teresiane del ‘700 e dell’800. Organizza il Servizio Catasto in occasione della presentazione delle nuove mappe catastali di Rovereto e Lizzana. Rovereto, Biblioteca Tartarotti.
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Rassegna. XIII edizione teatro amatoriale a concorso al Cuminetti
Al via il Premio Mario Roat
A
l via, il 24 ottobre, “Palcoscenico Trentino - Premio Mario Roat”, Rassegna Provinciale a concorso di Teatro Amatoriale, uno degli eventi teatrali locali più importanti. Allo scopo di coinvolgere il maggior numero di compagnie possibile, dare spazio alle diverse proposte che animano il Teatro Amatoriale Regionale aderente alla Co.F.As. e contribuire ad ampliare la presenza del pubblico, questa 13ª Edizione è stata suddivisa in due fasi: “La Vetrina del Teatro
Co.F.As.” (che si è svolta nella primavera scorsa al Teatro S. Marco di Trento) e “Il Concorso - Premio
Mario Roat”. A “Il Concorso - Premio Mario Roat” parteciperanno i migliori sei spettacoli prodotti dalle filodrammatiche aderenti alla Co.F.As. che sicuramente sapranno soddisfare i diversi gusti del pubblico, in particolare di quello a cui piace il buon teatro. Ecco il programma: Sabato 24 ottobre. Filo “Romano Dellagiacoma” di Predazzo Rumors di N. Simon; Sabato 31 ottobre Associazione Culturale Teatrale “Libero Teatro” di Grumes: La donna volubile di C. Goldoni; Sabato 7 no-
vembre Compagnia Teatrale “Virtus in Arte” di Malé: A piedi nudi nel parco di N. Simon; Sabato 14 novembre Filo di Ora. Il mistero dell’assassino misterioso di Lillo & Greg; Sabato 21 novembre “T.I.M. - Teatro Instabile di Meano” Sindbad il marinaio di E. De Luca. Sabato 28 novembre Gruppo Teatrale di Tuenno: La luna è tramontata di J.E. Steinbeck; Sabato 5 dicembre (fuori concorso) Liceo “Da Vinci” di Trento Peter Pan autoproduzione. Inizio spettacoli ore 21.00. Info: 0461 237 352 (Co.F.As.).
ROVERETO
Serata con Geppi Cucciari
All’auditorium Fausto Melotti di Rovereto il 24 ottobre prossimo è di scena Geppi Cucciari attrice e comica italiana, nota sul piccolo schermo (Zelig e non solo) per la sua comicità e le capacità di recitazione. Ha appena pubblicato un romanzo, dal titolo “Meglio un uomo oggi”, edito dalla Mondadori.
Borgo. Data unica in Trentino per il comico bolognese “Nel”... di e con Bergonzoni In Bassa Valsugana la stagione di prosa 2010, realizzata con la collaborazione delle Amministrazioni comunali componenti il Sistema Culturale Valsugana Orientale, si apre il 23 ottobre con lo spettacolo “Nel” di e con Alessandro Bergonzoni, regia di Alessandro Bergonzoni e
DIALETTALE
Prima che el sia masa tardi
Bedollo - Al nuovo teatro comunale di Centrale è di scena la filo “I Dialettanti” di Rovereto con “Prima che el sia masa tardi”, monologo di Loredana Cont nel quale l’autrice, con la solita ironia e autoironia, pone l’attenzione sulla vita di tutti i giorni, aspetti normali e contraddizioni della nostra quotidianità che diventano divertenti quando sono visti dall’esterno.
Riccardo Rodolfi. Un’ideale corda tesa a delimitare gli spazi del monologo da quelli del soliloquio. Un attore-attore che si muove nella ricerca di una precisione contemporaneamente complessa e comicamente dissonante. Uno spazio per sottolineare la reale
linea d’ombra di Alessandro Bergonzoni, mai come stavolta, sotto i vostri occhi e per i vostri cervelli. Borgo, Teatro del Centro Scolastico. Ven. 23 ottobre (data unica in Trentino) ore 20.45
Auditorium. In scena la commedia di Luigi Pirandello Il giuoco delle parti Dal 22 al 25 ottobre prossimi all’Auditorium di Trento il Teatro Stabile di Calabria propone “Il giuoco delle parti” di Luigi Pirandello, con Geppy Gleijeses, Marianella Bargilli, Leandro Amato, regia Elisabetta Courir. I personaggi di questa commedia, scritta nel 1918 e tratta dalla novella “Quando si è capito il giuoco” del 1915, vivono dispe-
ratamente imprigionati sotto un cumulo di parole, di spiegazioni, di arredi e di cianfrusaglie ingombranti ma è sufficiente liberarsi di questa impalcatura superficiale per scoprire quanto il testo sia realmente fantastico e ancora oggi non abbia perso niente della sua esplosiva vitalità e comica ironia. Info n. verde: 800-013952.
Geppy Gleijeses
LAVORI IN CORSO AUDITORIUM
Elisabetta II
Trento – Dal 12 al 15 novembre prossimi all’Auditorium di Trento è di scena “Elisabetta II” di Thomas Bernhard, una delle ultime pièce scritte nel 1987 dall’autore e finora mai rappresentata in Italia. Un testo carico di ironia trasgressiva e dissacrante nei confronti del mondo e dei potenti. Trento, Auditorium. Info: numero verde 800-013952.
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SALUTE
Lo studio. L’abuso di sostanze cannabinoidi può provocare l’infertilità
Infertilità maschile? Colpa anche della marijuana di Chiara Centofanti
N
on è più solo un sospetto. L’abuso di sostanze cannabinoidi, principali costituenti della marijuana, potrebbe contribuire a provocare l’infertilità nell’uomo. Lo ha confermato un recente studio, aprendo nuove prospettive per la comprensione dei fenomeni di oligospermia o azospermia (drastica diminuzione o totale assenza del numero di spermatozoi, spesso con riduzione della motilità), in particolare in quei pazienti che presentano normale assetto cromosomico e assenza di difetti genetici noti o patologie occlusive. La ricerca, pubblicata sulla rivista Pnas-Proceedings of the National Academy of Sciences, è stata con-
dotta in collaborazione tra ricercatori dell’Icb-Cnr, del’Ic-Cnr e Istituto di biochimica delle proteine Ibp-Cnr - e dell’Università di Roma Tor Vergata. Essa dimostra per la prima volta come, nel topo, il sistema endocannabinoide (cioè il sistema su cui agisce anche la marijuana) sia coinvolto nel processo della spermatogenesi.
«Negli ultimi anni - spiega Pierangelo Orlando dell’Ibp-Cnr - abbiamo assistito ad un aumento progressivo dell’incidenza dell’infertilità di coppia. Secondo le più recenti statistiche a livello mondiale, sarebbero circa il 15% le coppie con problemi di mancata o ridotta fertilità, per il 40% attribuibili a oligospermia o azosper-
mia maschile. Le cause potenziali della ridotta fertilità maschile sono da ricondurre per il 60% dei casi ad una origine genetica e per il restante 40% a malformazioni occlusive o che sfuggono alla classificazione». Una delle cause dell’oligospermia, tra quelle che attualmente non risultano classificabili - prosegue il ricercatore, componente del Endocannabinoid Research Group coordinato da Vincenzo Di Marzo dell’Icb-Cnr - potrebbe essere riconducibile al cattivo funzionamento del sistema endocannabinoide, con cui anche l’abuso di cannabis può interferire. «È stato infatti osservato che le cellule germinali presenti nel testicolo dell’animale possiedono recettori del sistema endocannabinoide
e, in particolare, che il recettore dei cannabinoidi di tipo 2 (CB2) è coinvolto nel processo meiotico mediante il quale da ogni spermatocita primario (che nel maschio della specie umana presenta assetto cromosomico 46,XY) si ottengono 4 nuove cellule (spermatidi) 2 con assetto cromosomico 23,X e 2 con assetto 23,Y, che daranno origine durante la spermiogenesi agli spermatozoi maturi. Paralleli studi farmacologici dimostrano la possibilità di modulare in vivo il sistema endocannabinoide mediante agonisti ed antagonisti dei recettori CB2 e inibitori della formazione o degradazione degli endocannabinoidi, aprendo così la strada ad approcci terapeutici in caso di funzionamento non corretto».
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OTTOBRE 2009 • LA FINESTRA
SOCIETÀ
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Moda. Per il giovane James Nolan il sogno diventa realtà
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n cigno bianco, delicato e sensuale, che muovendosi esprime grazia e, allo stesso tempo, rivela l’umanità che contiene: è “Odette e Odile”, il modello di lingerie ispirato al Lago dei Cigni che ha vinto il Triumph Inspiration Award 2009. Scarpette da ballerina, coulottes morbide e una mantella a ombrello, tutto rigorosamente bianco. A disegnarlo James Nolan, ventenne inglese che viene dalla Central Saint Martins College of Art & Design UK. Nolan è stato scelto, insieme ad altri 27 stilisti, tra 2400 studenti di scuole di moda e di design provenienti da 71 scuole di 28 Paesi. Ai giovani designer è stato chiesto di creare un capo di lingerie seguendo il tema di questa edizione: icone. I finalisti hanno scelto quindi un personaggio, un’opera d’arte, un movimento culturale o semplicemente un oggetto. In breve, un simbolo che rappresentasse un’icona del nostro tempo, l’hanno studiato attentamente, valutandone ogni piccola sfumatura, e hanno disegnato un capo in grado di esaltarne la bellezza e i punti forti. Sono nati così modelli ispirati, ad esempio, a Charlie Chaplin, a Betty Boop, alla Sidney Opera House, alla Rolls-Royce e perfino all’hula hoop. Tra tutti ha però vinto la magia della danza del Lago dei Cigni. «La danza mi ha sempre influenzato – spiega Nolan – ed è stato l’insieme di alterazione e movimento che mi ha guidato a pensare a qualcosa fuori dalla lingerie convenzionale. Volevo che
Lingerie... a passo di danza
Si ispira al Lago dei Cigni la lingerie che ha permesso a un giovane studente di moda di vedere una propria creazione venduta in tutto il mondo in edizione limitata.
la mia opera muovendosi raccontasse una storia». A premiare il giovane stilista, durante una cerimonia ospitata dal Museo della Triennale di Milano in occasione della settimana della moda, l’attrice due volte premio Oscar Hilary Swank. La protagonista di “Million Dollar Baby” era la presidente di una giuria di esperti composta dalla direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani, dalla modella di Hong Kong Qi Qi, dal leggendario fotografo di moda Giovanni Gastel, dal co-fondatore e direttore creativo del Gruppo Sixty Wichy Hassan e dal direttore vendite e marketing di Triumph International Jan Rosenberg. La giuria ha valutato i lavori tenendo presente il livello di innovazione e creatività di ogni opera, ma anche l’individualità, l’estetica, la qualità del disegno e dell’esecuzione e la presentazione. Per Nolan si è così realizzato un sogno: quello di vedere prodotta una propria creazione. Oltre alla somma di 15 mila euro, infatti, il giovane designer vedrà messa in commercio in numero limitato in tutto il mondo a partire dal 2010 la sua opera. Buone notizie anche per il secondo e il terzo classificato, che riceveranno rispettivamente 10 e 5 mila euro e potranno fare un’esperienza di lavoro nel gruppo di design di Triumph. (ps) A sinistra: la creazione di James Nolan che ha vinto il Triumph International Award 2009
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A L I M E N TA Z I O N E
Sondaggio. I genitori “angosciati” dalla qualità degli alimenti offerti ai loro figli
LA MENSA PREOCCUPA PIÙ DELL’INFLUENZA MA LA MAGGIORE PREOCCUPAZIONE RIMANE IL TIPO DI EDUCAZIONE CHE I FIGLI RICEVONO IN CLASSE.
Anziani. I più in forma d’Europa
Super nonni d’Italia
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a qualità del cibo offerto nelle mense scolastiche agli scolari preoccupa i genitori più del rischio di contagio della influenza A. È quanto emerge da un sondaggio on line condotto dal sito www.coldiretti.it e divulgato in occasione della presentazione della Biodomenica 2009, insieme all’Associazione Italiana Agricoltura Biologica e Legambiente, durante la quale è emerso che con il nuovo anno scolastico hanno raggiunto la cifra record di un milione i bambini delle scuole che potranno consumare nella mense un pasto biologico, con una crescita del 700% negli ultimi 10 anni. Dal sondaggio risulta che con l’inizio dell’anno scolastico i genitori dei bambini sono più angosciati dalla qualità degli alimenti offerti ai loro figli nei refettori delle scuole (18%) che del rischio di contagio della nuova influenza A (13%), anche se la maggiore preoccupazione è il tipo di educazione che ricevono in classe (53%). Una preoccupazione alimentata dai risultati dei controlli effettuati dai carabinieri dei Nas nel periodo da gennaio ad agosto, controlli che hanno permesso di verificare irregolarità con 101 infrazioni accertate nei 178 istituti ispezionati e la chiusura di 15 strutture, due mense e 3,6 tonnellate di cibo sequestrate. Ai rischi immediati per la salute evidenziati dai Nas si sommano le preoccupazioni per l’alimentazione scorretta con un bambino su tre di
età compresa tra i 6 e gli 11 anni che pesa troppo. In particolare il 12,3% dei bambini è obeso, mentre il 23,6% è in sovrappeso soprattutto per le cattive abitudini alimentari, secondo l’ultima indagine “Okkio alla Salute” del Ministero della Salute in Italia. La principale causa è individuata dagli esperti nel minor esercizio fisico e nel consumo di cibi grassi e ricchi di zucchero come le bibite gassate e per questo occorre intervenire con una maggiore attenzione ai menù anche delle mense dove deve essere garantita la presenza di cibi sani come i prodotti naturali e la frutta e verdura locali che troppo spesso mancano dalle tavole delle giovani generazioni. Tra le notizie positive, c’è il fatto che insieme all’aumento del 6% nel numero di pasti biologici serviti dalle mense scolastiche che sono stati quasi un milione (983.243), si è verificato un aumento del 7,4% dei consumi familiari di biologico confezionato nel primo semestre del 2009. Il mercato biologico italiano è stimato essere tra 2,8 e i tre miliardi di euro e aumenta anche nel 2008 in agriturismi (+18%) e ristoranti (+20%), secondo elaborazioni Coldiretti su dati Biobank. Un vero boom con aumento del 18% nel 2008 si verifica per gli acquisti effettuati direttamente dal produttore grazie a 1.645 aziende agricole, ma ci sono anche 208 mercatini, 1114 negozi e 110 siti specializzati per l’acquisto on line, tutti in aumento secondo i dati bio bank.
I nonni più in forma d’Europa si trovano in Italia dove gli over 65 rappresentano ben il 20,1 per cento della popolazione per effetto di una speranza di vita che è pari a 78,8 anni per gli uomini e a 84,1 anni per le donne. Lo ha reso noto la Coldiretti il 2 ottobre scorso, in occasione della Festa dei Nonni che coinvolge circa 14 milioni di italiani. Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari secondo i principi della dieta mediterranea hanno consentito agli italiani di conquistare un record della longevità che tende ad incrementarsi. Negli ultimi cinque anni le nonne italiane hanno “guadagnato” 1,3 anni mentre i nonni 1,6 anni e per il 2050 ben 35 cittadini italiani su cento saranno “anziani” (30 per cento nella media europea), secondo le proiezioni comunitarie. Sull’attenzione all’alimentazione influisce certamente l’avanzare dell’età e la necessità di prendersi cura della salute, ma anche i ricordi del passato familiare che rimandano in molti casi ad una tradizione di vita in campagna con cibi genuini. I “nonni” possono svolgono una funzione fondamentale nel conservare le tradizioni alimentari e nel guidare i più giovani verso abitudini alimentari più salutari nelle scuole e nelle case ed evitare il rischio concreto che i ragazzi di questa generazione, per la prima volta nella storia, possano essere i primi ad avere una vita più breve dei propri genitori per colpa delle malattie causate dall’obesità e dal soprappeso, come il diabete e i problemi cardiaci. Un allarme che rende necessario intervenire per modificare abitudini di consumo sbagliate che si sono diffuse anche nel nostro paese dove sono “fuori forma” ben il 36 per cento dei ragazzi attorno ai dieci anni.
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per
da staccare e conservare
Cucina Immagini
OT T O B 2009 RE 2009 • LA FINESTRA Ottobre
La ricetta di ottobre a cura di Fabrizio Todaro
Primi piatti. Ricicliamo gli avanzi di pane e formaggio
GNOCCHI RUSTICI Un modo semplice per riciclare gli avanzi di pane e di formaggio in questa ricetta di cucina "povera" ma non per questo meno saporita. Questi gnocchi sono preparati con avanzi di pane raffermo o del pan carrè tagliato a dadini, e del formaggio a scelta (noi abbiamo usato INGREDIENTI asiago e gorgonzola). Bastano PER 4 PERSONE altri pochi e semplici ingredienti • 150gr pan carrè per preparare velocemente un o pane raffermo primo diverso, un'alternativa al • 150gr formaggio solito piatto di pastasciutta. tipo asiago
30 minuti * facile
La preparazione delle quenelles Le quenelles sono preparazioni a forma di uovo più o meno grande. La forma caratteristica si ottiene con l'aiuto di 2 cucchiai, passando ripetutamente l'impasto da un cucchiaio all'altro fino ad ottenere la forma desiderata. Bagnare i cucchiai con acqua fredda aiuta a maneggiare con più facilità l'impasto.
• 2 uova • 1/2 bicchiere di latte • erba cipollina • 1 scalogno o 1/2 cipolla • 1 cucchiaio di farina bianca • burro, sale, pepe
da staccare e conservare
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Tritare la cipolla (o lo scalogno) e soffriggerla in un pentolino con poco burro
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Sbattere le uova con mezzo bicchiere di latte
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Tagliare il pane raffermo a dadini (nel caso si usasse il pan carrè, togliere il bordo abbrustolito)
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In una ciotola unire il pane e il formaggio. Aggiungere tutti gli altri ingredienti: sale, pepe, erba cipollina, farina, le uova precedentemente mescolate col latte e impastare bene.
3
Tagliare a dadini 150gr di formaggio: a piacere si può scegliere di usare asiago con un po' di gorgonzola, o altro
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Formare degli gnocchi (quenelles) aiutandosi con 2 cucchiai, cucinarli in acqua bollente salata per pochi minuti (finché vengono a galla), e condirli con burro salvia.
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O T T O B2009 RE 2009 • LA FINESTRA OTTOBRE
UN PC PER VOI
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SIAMO TUTTI NELL’OCCHIO DEL “GRANDE FRATELLO” SICUREZZA E PRIVACY SONO DUE TRA I TEMI PIÙ SCOTTANTI QUANDO SI PARLA DI NUOVE TECNOLOGIE. PUR NON ARRIVANDO A QUANTO IMMAGINATO DAL ROMANZO DI GEORGE ORWELL NEL 1984 VIENE DA CHIEDERSI: C’È IL GRANDE FRATELLO? di Luciano Motta
(continua dal numero precedente)
U
no strumento, sconosciuto alle masse, che di giorno in giorno prende piede presso la grande distribuzione e i sistemi di trasporto merci e destinato a tracciare, volontariamente o casualmente i nostri acquisti ed il luogo di destinazione degli stessi è la tecnologia RFID che sta per Radio Frequency Identification o Identificazione a radio frequenza. È una tecnologia per la identificazione automatica di oggetti, animali o persone (AIDC Automatic Identifing and Data Capture) basata sulla capacità di memorizzare e accedere a distanza a tali dati usando dispositivi elettronici (chiamati TAG o transponder) che sono in grado di rispondere comunicando le informazioni in essi contenute quando “interrogati”. In un certo senso sono un sistema di lettura “senza fili”. Il sistema RFID si basa sulla lettura a distanza di informazioni contenute in un tag RFID usando dei lettori RFID. Bene, nella stragrande maggioranza dei casi i dispositivi RFID altro non sembrano e in realtà sono delle “innocenti” etichette di carta poste nell’ultima di copertina di un libro o all’interno di una qualsivoglia confezione informatica (scatola del mouse, del PC, della fotocamera), applicate all’interno di una fodera di un capo di vestiario o come etichetta
dello stesso, a volte, forse anche in una protesi, anche perché oltre a raccogliere moltissimi dati utili ai produttori ed ai venditori, sono ormai usate quasi ovunque anche come sistema antifurto. Il microchip che contiene dati, grande pochi millimetri (tra cui un numero univoco universale scritto nel silicio) trasmette i dati in esso contenuti tramite l’antenna (circuito di trasmissione del segnale) all’apparato lettore che riceve i dati ricevuti. Sicurezza e privacy sono due tra i temi più scottanti quando si parla di Rfid; della questione si è occupato anche il Garante italiano della Privacy dettando una serie di prescrizioni per il loro uso ivi compreso il divieto di impianto sottocutaneo nell’uomo. (“Etichette intelligenti” (Rfid): il Garante individua le garanzie per il loro uso - 9 marzo 2005). Quindi, quando usciamo dal negozio – o meglio quando arriviamo a casa – (per non correre il rischio di essere presi per ladri) togliamo subito l’etichetta (generalmente quadrata) che guardata in controluce fa trasparire la presenza di circuiti elettronici e smaltiamola in modo corretto nei rifiuti. Cambiando argomento: ormai quasi tutti sanno che i cellulari sono facilmente tracciabili forse non tutti però sono a conoscenza che questi strumenti di tracciabilità inizino a diventare a portata anche di privati tramite programmini che girano su internet e venduti a qualche decina di
euro. Il cellulare diventa così un GPS indossato dalla persona che ne è in possesso. Va da sé che l’uso di tali programmi è vietato ed è perseguito dalla legge, però ci sono. Altro aspetto riguardante la nostra rintracciabilità tramite telefono cellulare, volenti o nolenti è quella che in gergo tecnico prende il nome di cell-based localization, cioè in ogni momento il gestore telefonico o le Istituzioni a ciò autorizzate sanno dove siamo (o meglio dove si trova la scheda SIM del cellulare e il relativo apparecchio) con l’approssimazione di una decina di metri riprendendo la struttura a celle della triangolazione GSM. Ciò avviene però solo se teniamo il telefonino acceso od ogni volta che lo accendiamo anche solo per qualche istante. Si può affermare anche, sfatando un mito, che un cellulare spento non è tracciabile anche se contiene la batteria. Ancora… se siamo utenti Telepass, la vettura sulla quale è installato l’apparecchio, viene tracciata in entrata ed in uscita con l’ora e i minuti esatti registrati ai rispettivi caselli. Se paghiamo qualc o s a con la
carta di credito siamo tracciati con giorno ora minuti ed esercizio di utilizzo, nonché ovviamente per quanto speso, stesso discorso col bancomat. Se acquistiamo un farmaco non mutuabile e desideriamo detrarlo dalla dichiarazione dei redditi dobbiamo presentare la tesserina sanitaria e veniamo tracciati sullo scontrino farmaceutico con codice fiscale, farmaco acquistato, giorno e ora dell’acquisto. Camminiamo per strada e vi sono telecamere di sicurezza (ben vengano!) e siamo filmati. Pur non arrivando a quanto immaginato dal romanzo di George Orwell nel 1984 viene da chiedersi: c’è il grande fratello?
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Casa dolce casa I buoni rimedi naturali Curiosità di ottobre L’ARTE DI ABITARE La vera casa «Oggi la casa ha perduto il suo splendore patriarcale; per la maggior parte degli uomini è solo una abitazione, su cui non pesa più la memoria delle generazioni defunte, che non tiene imprigionati i secoli futuri. Ma la donna si sforza sempre di dare al suo “interno” il senso e il valore che aveva la vera casa». Simone de Beauvoir, scrittrice francese 1908-1986). Casa propria «Casa propria è il posto dove l’ospitalità è per molti, ma dove due persone ostili starebbero a disagio. Casa propria è là dove ogni vostro pensiero può liberamene giocare come un fanciullo sulle ginocchia del padre; dove alla vostra voce risponde l’eco di una voce amica; dove i capelli si imbiancano senza che ve ne accorgiate». Henrik Ibsen, drammaturgo norvegese 1828-1906.
Le vacanze sono purtroppo ormai dimenticate e lo stress dell’autunno con i mille impegni che la stagione fredda porta con sé si sente già. Come fare per smaltire la fatica? C’è qualche rimedio naturale utile e casalingo che si può seguire. Le piante possono essere infatti un aiuto valido per toglierci di dosso pensieri e stress. Un ottimo rinvigorente è l’eleuterococco: una tisana di questa che è una pianta della famiglia delle adattogene può essere di sostegno in momenti di deficit energetico. Dalle radici di tarassaco invece si può ricava-
Crisi dell’abitazione «Quella vera non consiste nella mancanza di alloggi […] ma risiede nel fatto che i mortali sono sempre alla ricerca dell’essenza dell’abitazione e che devono prima di tutto imparare ad abitare». Martin Heidegger, filosofo tedesco 18891976.
Una ricetta arancione La zucca, le carote, le arance… Questi sono solo tre degli ingredienti che sposano l’arancione, un colore autunnale, che ricorda le foglie ingiallite dalla fine dell’estate ma che trasmette comunque allegria e una grossa energia. Qualche semplice ricetta con questi ingredienti e altri aggiunti a fantasia potreste organizzare un orange party! Vi facciamo una proposta orange per una serata autunnale: LA CREMA DI ZUCCA ALL’ANETO. Ingredienti per quattro persone: 500 grammi di zucca, 100 cl di brodo, 50 grammi di burro, 60 grammi di cipolle, 30 grammi di farina, sale, noce moscata, pepe bianco, un tuorlo d’uovo, 150 cl di panna, un cucchiaio di aneto tritato. Procedimento: Pelate la zucca, toglietene i semi e tagliatela a pezzetti piccoli oppure grattugiatela. Rosolate nel burro le cipolle tagliate a pezzettini, aggiungetevi la zucca, cuocetela a fuoco lento, cospargete di farina, versatevi sopra il brodo, aggiungete la metà della panna, mettete il
re una tisana da bere due volte al giorno per depurare l’organismo. Melissa, tiglio e biancospino sono invece un infuso adeguato alle situazioni di stanchezza da stress. Per chi invece sfoga stress e stanchezza sullo stomaco i prodotti consigliati sono genziana, menta e argilla. Insomma, non sottovalutate i rimedi naturali…sono senza controindicazioni e non possono che aiutare!
Argenteria scintillante
È ormai autunno e si comincia a passare più tempo in casa e magari c’è qualche momento in più da dedicare alla cura delle argenterie della nostra abitazione. Ecco dunque qualche utile consiglio per un argento brillante e senza macchie! Immergete l’argenteria in un grande recipiente smaltato in cui avrete messo una manciata di soda, un pugno di tappi a corona di bottiglia e acqua sufficiente a coprire tutto. Fate bollire il preparato per circa 15 minuti lasciando il tempo alle macchie di scomparire quindi sciacquate in acqua bollente e asciugate con un panno morbido. Oppure potete lavare la vostra argenteria con l’acqua di cottura delle patate, ricca di amido (usatela fredda e ben filtrata) a cui avrete aggiunto un cucchiaio da dessert di aceto. Risciacquate con acqua calda e asciugate con panno morbido. Così le vostre posate saranno pronte per delle cenette di gala e non stupitevi se qualche ospite vi farà i complimenti per... la nuova argenteria! (s.c.)
sale e il pepe. Non appena la zucca è diventata tenera, sbattetela con un mixer a mano oppure passate la crema in un colino e successivamente legatela aggiungendo i tuorli e la panna rimanente. Completate il tutto con la noce moscata e l’aneto e condite. E buon autunno arancione a tutti! (s.c.)
Moda&Bellezza Curiosità di ottobre MODI & MODE Il simbolismo dell’abbigliamento «In un abito la foggia è importante quanto il valore protettivo: l’abito, infatti, e gli accessori ornamentali che lo accompagnano, serve a stabilire il primo momento del riconoscimento sociale [...]. Ciascun individuo, uomo o donna che sia, ha un certo numero di contrassegni che permettono di localizzarlo con precisione nel contesto sociale: si pensi, ad esempio, al colore della cravatta, alla forma della scarpa, al profumo usato, ecc.». A. Leroi-Gourhan Contro gli eccessi «Non vedi tu che in fra le umane bellezze il viso bellissimo ferma li viandanti, e non gli loro ricchi ornamenti? E questo dico a te che con oro od altri ricchi fregi adorni le tue figure. Non vedi tu isplendenti bellezze della gioventù diminuire di loro eccellenza per li eccessivi e troppo culti ornamenti? Non hai tu visto le montanare involte negl’inculti e poveri panni acquistare maggiore bellezza che quelle che sono ornate?» Leonardo da Vinci Abito e peccato «La persona che si pavoneggia nei propri abiti è come un brigante che mette in mostra il marchio con cui è stato bollato, poiché fu il peccato di Adamo a rendere necessari gli indumenti». San Bernardo di Chiaravalle
OTTOBRE 2009 • LA FINESTRA
Vintage, il fascino del passato La moda vintage è di tendenza. Ormai lo sappiamo e ne siamo anche felici. In tempi di crisi economica, riproporre trend del passato può essere d’aiuto per tutti: non è un caso se i mercatini dell’usato o i negozi che si occupano di questo settore sono presi d’assalto e, per questo motivo, si moltiplicano in continuazione. Per l’autunno-inverno 2009/10 non c’è che l’imbarazzo della scelta: essere trendy senza dover per forza svuotare il conto in banca! Per la stagione alle porte, infatti, i designer si sono divertiti a proporci i trend provenienti da decadi che appartengono ormai al passato, ma che oggi tornano di moda: le collezioni per l’autunno-inverno 2009/10 vengono arricchite con modelli che ci sembra di avere già visto. La moda vintage, del resto, piace tanto alle star, che adorano indossare capi non proprio recenti, ma che possono diventare
Stivali per la pioggia Gli stivali di gomma, noti anche come rainboots utili, funzionali, e coloratissimi, per proteggersi dagli acquazzoni e dare una nota di colore ad una giornata uggiosa. Per essere fashion anche sotto la pioggia. È arrivato l’autunno e con lui le prime piogge. Per ripararci al meglio, dobbiamo per forza indossare un bel paio di stivali da pioggia. Ma dimenticatevi i classici modelli tristi e anonimi: adesso i migliori designer ci propongono delle soluzioni davvero molto glamour. Gli stivali di gomma, noti anche come rainboots utili, funzionali, e coloratissimi, per proteggersi dagli acquazzoni e dare una nota di
degli evergreen, che sono sempre di tendenza. Sono moltissime le vip che non esitano a scegliere look che provengono dal passato. E se lo fanno loro… (s.c.)
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Giorgia e la moda sostenibile
La cantante Giorgia approda nel mondo della moda. E lo fa proponendoci una collezione eco-friendly. Come moltissime altre star, nazionali ed internazionali, anche la cantante è interessata a dare un contributo forte alla salvaguardia del nostro pianeta. Così, Giorgia ci parla di moda eco-sostenibile. La cantante ha lanciato un nuovo brand, Eartache, che comprende una linea di t-shirt che sono amiche dell’ambiente. La sensibilizzazione che passa attraverso le t-shirt griffate da Giorgia è doppia: oltre alla questione ambientale le magliette sostengono infatti una causa umanitaria, precisamente dedicata ai bambini, il progetto Karibu Village, nel Kenya del sud. La collezione, dal sapore decisamente vintage grazie a stampe e applicazioni, è opera di Valentina Davoli, che ha realizzato le magliette in puro cotone. (s.c.)
colore ad una giornata uggiosa. Per essere fashion anche sotto la pioggia. Nati in Scozia come calzatura ideale per pescatori e cacciatori, ora sono venduti in tutti i negozi del mondo e, ovviamente, anche in Italia. C’è chi ha colto la palla al balzo e ha ritirato fuori i vecchi stivaletti da pioggia approfittando del gran ritorno nelle sfilate e per le vie della città, dei Rainboots, e chi non riesce proprio a rassegnarsi e li continua a vedere come una calzatura da bambini. Qualunque sia il vostro punto di vista, gli stivali da pioggia sono di gran moda e tutte le griffe ce ne propongono in tutti i tipi: fashion, sportivi, ironici oppure, ovviamente, chic. (s.c.)
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LA FINESTRA • OTTOBRE 2009
Caleidoscopio Le curiosità di ottobre
Colpo di fulmine di Matteo Originale
Secondo alcuni calcoli, sulla terra si abbatterebbero circa un centinaio di fulmini al secondo, il che significa circa 8 milioni 640 mila fulmini al giorno. Un fenomeno tutt’altro che infrequente, quindi, ma sempre di grande fascino – oltreché, naturalmente, di elevata pericolosità – soprattutto quando il fulmine anziché cadere in verticale si espande orizzontalmente come nel caso di questa foto scattata nel cielo di Follo Alto (La Spezia).
Lo sapevate che... La pioggia
Settembre: record di piovosità, soprattutto al Sud
Incredibile ma vero...
Piove. E i servizi televisivi, le pagine dei giornali, nelle ultime settimane ne hanno dato ampiamente notizia, soprattutto in relazione ai disastri verificatisi nel meridione d’Italia. Disastri in parte annunciati, come si è detto da più parti, ma al tempo stesso dovuti, effettivamente, all’eccezionalità dei fenomeni atmosferici che si sono abbattuti sulla nostra Penisola, in particolar modo, come detto, sulla punta dello Stivale e sull’isola siciliana, terra baciata dal sole per antonomasia, ma talvolta sferzata anche dal maltempo. E che maltempo. La banca dati del gruppo di Climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di
Bologna (Isac-Cnr) ha infatti indicato il mese di settembre 2009 come un mese record per quanto riguarda le precipitazioni nel Sud d’Italia. «Con il 237% della media dei mesi di settembre compresi tra il 1961 e il 1990, il periodo che in climatologia viene convenzionalmente assunto come riferimento - spiega Teresa Nanni, responsabile del gruppo di Climatologia storica Isac-Cnr - il mese appena trascorso si posiziona infatti al secondo posto degli ultimi due secoli in Italia, subito dopo il 1939 quando le precipitazioni furono del 260% della media». La banca dati dell’Isac-Cnr, curata da Teresa Nanni e Michele Brunetti, indica che precipitazioni sopra la media
PECCATO DI GOLA Gli spaghetti "co’ a’ pummarola in coppa" hanno giocato un brutto tiro a un autista del servizio pubblico di Acerra. L’uomo, infatti, quando era di turno alla sera era solito dirottare l’autobus verso la propria abitazione dove saliva per consumare la cena con la famiglia. I carabinieri lo hanno fermato mentre era seduto a tavola, con il mezzo acceso e le porte aperte sotto casa.
si sono verificate in tutto il Meridione ma soprattutto nella parte ovest della Sicilia (400%), in Calabria (tra 200% e 300% della media), in Abruzzo e Molise (150%-200%) e nella parte settentrionale della Sardegna (dal 150 al 350% della media), mentre nella parte meridionale dal 300% al 400%». «A parte questo recentissimo record prosegue la ricercatrice - tra i 20 mesi di settembre più piovosi, solo cinque si sono verificati dopo il 1980, gli altri sono tutti precedenti». Nel resto del Paese, invece, il settembre 2009 è stato un mese piuttosto ‘anonimo’ per precipitazioni: si colloca infatti al 23esimo posto negli ultimi 200 anni, perfettamente in linea con la media del periodo di riferimento; per temperature si posiziona al 13esimo posto».
PECCATO DI CUPIDIGIA Quante volte s’è detto, di una persona particolarmente attratta dai soldi, “venderebbe anche i propri genitori”. Ebbene, una bambina inglese di dieci anni ha fatto di più, mettendo in vendita, anzi all’asta su eBay, addirittura la cara nonnina. Prima che i responsabili del noto sito di vendite on-line si accorgessero del misfatto, erano già giunte ben 27 offerte d’acquisto. Segno dei tempi.
IPSE DIXIT
«Un lieve tocco alla finestra, come se qualcosa l’avesse colpita, fu seguito da un suono a cascata, leggero, però, come di sabbia caduta da una finestra al piano superiore; poi la cascata si fece più piena, trovò un ordine, divenne liquida, rumorosa, tambureggiante, musicale, universale. Era la pioggia». Marcel Proust
Le nuvole sono...
«I cani fedeli delle montagne». Henri Michaux
Amo le nuvole
«Amo le nubi.. le nubi che passano... laggiù, laggiù... le meravigliose nubi». Charles Baudelaire
Le nuvole libere
«Eternamente gelide, eternamente libere, / non avete patria, non conoscete esilio». Michail Lermontov
La pioggia di novembre
«Possiamo ancora trovare una via. Perché niente dura per sempre. Nemmeno la fredda pioggia di Novembre». Guns n’ Roses
PECCATI DI LUSSURIA Nella vita di un uomo la nascita del primogenito è senza dubbio un momento molto eccitante. Un giovane dello Utah ha però vissuto questa esperienza tutta a modo proprio. Entrato infatti in sala parto per assistere la moglie, ben presto ha indirizzato tutte le proprie attenzioni verso l’avvenente infermiera, la quale per divincolarsi dalle pesanti avance ha dovuto chiedere l’intervento della sicurezza, sotto gli occhi allibiti della giovane moglie che ha così dovuto partorire in solitudine. Il marito, difatti, è stato subito portato in carcere.