Luigi Belli
LUOGO COMUNE Guido Scarabottolo
a Dario Trento
OFFERTA Offriamo qui, per grazia ricevuta, mani a palme spianate e aperte: Alt! Un momento! Pietà! Salve! Salute! Mani vuote, senza coltelli. Dita candite dal voto, pallide, pure. Manciate offriamo, foglie, denti, cervelli, crani appesi a un’ombra di cavalcatura come caciocavalli. Parti sanate offriamo, verniciate dal miracolo: gialle, blu, rosse. Cuori in mano, cuori in gola o nella coscia. Schiere e schiere di cuori, cuori neri nel petto, cuori d’acciaio, folle di ghirigori intestinali, ali spiegate, orecchiutissime ali. Rechiamo arterie a grappoli, a tracolla. Eccolo il nostro ossame duro, arido -mascelle, femoriche porteremo di là. Ecco i nostri frammenti. Ricomponili tu che guardi, se puoi, nell’intero che un giorno furono. Amen.
Umberto Fiori 17 novembre 2016
Carissimo Bau, mi giungono, adesso, dal Reparto Criminale della Polizia di Stato di via Unione n. 6, alcune immagini perturbanti. Quei bellissimi umani, o talvolta quelle bellissime sagome di pesce, poeticamente “geometriche”, lucide, lisce, sottili come lastre di ardesia, fogli di lavagna divenuti poesie assolute, ospitano, adesso, sul proprio corpo, frattaglie umane, escrescenze colorate, organi anatomici, attributi sessuali che non permettono più la domanda di sempre: quale sesso hanno gli angeli? L’operazione è intelligente, anche se sospetta: un esempio di lavoro duale finalmente riuscito. Non la somma di cose diverse, non olio e acqua che non si mescolano mai, ma differenze così assolute che la loro somma crea, ad libitum, altre cose senza che il ritaglio umano perda la sua aristotelica purezza. Ma mentre prima, nel regno dell’assoluto, delle forme perfette (nella loro imperfezione) a loro si potevano attribuire pensieri filosofici, oggi il risultato continuamente mutevole non permette attribuzioni così certe di pensieri e opinioni. Uomini sintetici, così levigati, così dotati di astratto sguardo sicuro, che tutti noi avremmo pensato che (il 4 dicembre) avrebbero certo votato SI. Oggi, scomparso il rigore, oggi dove tutto è più ingarbugliato, forse non sappiamo se voteranno NO. Ridateci certezze. Noi, del reparto, apriremo indagini. Italo Lupi 21 novembre 2016
Mi piacevano molto quei disegni e quelle forme fatte a mano che vedevo in giro sui giornali, sulle riviste, sulle copertine dei libri e riconoscevo che appartenevano alle stesso autore ma non riuscivo a fissarmi il suo nome in testa. Era un nome stravagante, inusuale, raro e per un po’ di tempo ho anche cercato i suoi disegni per ritrovare il nome e fissarmelo una volta per tutte nella memoria. Poi è successo che quel nome nella testa ci è entrato e adesso non mi esce più. Anzi mi gira e rigira nella mente perché è anche un bel nome con una bella sonorità, divertente, un po’ furbo, un po’ biricchino. Adesso poi che lo ho associato ad una persona, ad un viso, ad un carattere, ad un amico, questo nome non mi si scolla più, nemmeno con l’Alzheimer. Come si fa a fare un disegno con così tanta personalità solo Guido lo sa. Questi disegni sono unici, tutti riferibili ad una sola mano e ad una sola mente, inequivocabilmente suoi. Li unisce una linea rossa fatta di invenzioni continue, di istinto grafico, di scoperte compositive, di sagacia progettuale e di profonda cultura d’immagine. Da un po’ di tempo i disegni sulla carta sono accompagnati da forme, a volte gigantesche, ritagliate nel metallo grezzo. Figure arcaiche di uomini e animali, siluette elegantissime, che mi sarebbe piaciuto vedere in un museo della preistoria. Questo suo lavoro io lo uso per ispirarmi, quando non so dove andare a pescare una idea per iniziare un progetto. Si possono disegnare sedie e lampade, grattacieli e ponti, semplicemente lasciandosi inebriare dai suoi disegni e dalle sue forme. Anche copiandoli, come qualche volta faccio.
Dopodiché Guido Scarabottolo fa una mostra con Luigi Belli, il ceramista, che sono sicuro vi piacerebbe conosciuto di persona. Lavorano da lontano (lui sta a Tarquinia) senza quasi parlare, guidati dalle cose: una bella esperienza. Li unisce l’amore per l’ironia, quell’ironia giusta, calcolata, soppesata che non respinge, intriga. Mettono insieme le ombre opache ritagliate nel ferro grezzo con gli organi di lucida ceramica calamitati come per fissarli al frigorifero con la lista della spesa. Ci si sente conquistati da questi accostamenti stravaganti, divertiti e indagatori che arrivano profondo e mettono insieme mitologia (Guido) e anatomia (Luigi), antropologia (Guido) e erotismo (Luigi) come se fossero le discipline più compatibili e naturali della terra. Michele De Lucchi 21novembre 2016
Posso scrivere, dice Guido Scarabottolo, quello che voglio delle sagome in grandezza quasi naturale, se naturale è l’aggettivo giusto per Pegaso, e delle sculture in ceramica da attaccare dove mi pare con un magnete di “neodimio”, una scelta oculata: non rischiano di cadere. Posso scriverne, ma non posso toccarle. Lui e Luigi Belli sono liberi di sovvertire l’anatomia, tutti gli altri immaginare come la sovvertirebbero se fossero al loro posto. Due cuori sulle mammelle sembrano una giusta correzione alla selezione naturale molto sbadata nel nostro caso e ancora di più in quello dei cavalli, sopravvissuti all’estinzione perché alcuni nostri antenati non volevano rinunciare alla loro bellezza. Un organo single tanto più se laterale rovina la simmetria, quando si guasta bisogna disattivare tutti gli altri per ripararlo, ed è più facile prenderne uno in mano per regalarlo o invitare qualcuno a rubarcelo. Il neodimio garantisce che non lo spezzerà per pura sbadataggine. Conviene partecipare alla sovversione, anche solo con i cliché che ci vengono in mente, invece di prendere l’anatomia per scontata. A ben guardare altre opere d’arte, la mitologia ha avuto poca fantasia, si è lasciata vincolare da problemi di ingegneria meccanica. La natura li risolve, la ben nominata allucigenia non è più di questo mondo da circa mezzo miliardo di anni, è vero, ma l’ornitorinco resiste tuttora, più creativo di sfingi, sirene, idre, draghi, cerberi o ircocervi nel mescolare i generi e sfidare i canoni dell’estetica. Resta da capire se il magnifico tiktaalik, uno dei primi pesci ad avventurarsi sulla terraferma sollevandosi fuori da una laguna canadese sulle zampe-pinne, avesse davvero sopra gli occhi arcate ossee che gli danno un’aria un po’ meravigliata e un po’ ironica.
Ma è diseducativo, ha protestato un’amica alla quale chiedevo di stare al gioco. Di visualizzare un’ala coperta di orecchie frementi come piume, una schiena piena di occhi, una mano di bocche per baciare o mangiare, due nasi per percepire in stereo le vibrazioni delle molecole odorose. “Non è scientifico.” Sottinteso faccio la critica della ricerca scientifica nel senso che provo a dire se è fatta bene, non la critica d’arte. Su, un po’ di serietà, ofelè, fa el to mestè (è di Milano). Ha ragione. Guido Scarabottolo mi ha spinta fuori dalla mia piccola laguna professionale, mi perdoni Luigi Belli se sono più spaesata del tiktaalik che tira su la testa per contemplare la situazione, ma insomma tra arte e ricerca ci sono anche somiglianze. E smettiamola con ‘sta storia delle due culture, Benedetto Croce e Darwin sostituito da fiabe nei libri di scuola. Nell’una e nell’altra ripetere cose già fatte non vale, i risultati più proficui, soddisfacenti intellettualmente per cominciare poi si vedrà, non corrispondono alle aspettative. Al contrario le scompigliano, generano domande nuove e infantili solo all’apparenza. Per visitare la mostra, per sfogliare il catalogo, conviene tornare bambini. Faute de mieux, procurarsene un paio in carne ed ossa. Perché un cuore solitario, ma coppie di reni e polmoni? Perché non in gola? Sylvie Coyaud Milano. novembre 2016
Non so dire se mi piacciono oppure no queste opere di Luigi Belli e Guido Scarabottolo. Ma, in realtà, questo importa poco. Di certo mi hanno inquietato, mi hanno sorpreso e, con sentimento contraddittorio, angosciato e anche alla fin fine, come dicono i sommelier nel gustare un buon vino di inconsueta consistenza, sollevato, ma solo come retrogusto, appunto. Se si chiede all’arte, e a chi si esprime attraverso di essa, di interpretare il momento che viviamo (ma senza ruffianeria, troppo spesso prevalente fra noi) – momento feroce, inospitale, crudele, arrogante, sguaiato, povero, spudorato, insensibile, pessimista (anch’io, anch’io …!), allucinato, sordo, indisponibile … – temo che queste scarne lastre di ferro, sagome sottili smaterializzate e accese da frammenti di luce e colore, colgano pienamente nel segno di uno smarrimento epocale. Minimalia. È archeologia del corpo, frammenti ritrovati per caso, ma è un rinvenimento del futuro. L’impatto, fra scomposizione e ricomposizione, è immediato e appare sconcertante: sotto voce, rispettoso, non urlato nei toni: definitivo nella sentenza che non prevede appelli. Però in punta dei piedi. In un mondo che appare (ed è) dominato dall’angoscia, complice il “villaggio globale” e la massa di notizie che ci si scarica addosso (e ci mitridatizza), siamo capaci di farci scivolare addosso qualsivoglia nefandezza. Il cavallo a sei zampe gioca con il fluire del tempo. E le grandi lastre alate, sono forse angeli? Guardare/Ascoltare, o più prosaicamente Vedere/Udire; solo i sensi puri e crudi o la loro primigenia capacità di creare sentimenti, se si è consapevoli e coscienti dell’azione? Arterie come corna, il cuore giallo come una bomba a mano o, chissà, un melograno, una ghianda (lo so che il cuore non è una ghiandola…ma hai visto mai…?).
O il Pegaso, sottile, impalpabile, materia libera per un’attrazione che è magnetica (in tutti i sensi, i cinque che abbiamo e anche il sesto, il senso dell’amore); lui di zampe ha le canoniche quattro e ospita un corallo marino accoppiato a un motore a cinque cilindri pulsanti. Il centauro ospita un crescendo di frammentazioni, con luci particolari, in allegria. Cerco una parola di sintesi per definire questo stato d’animo, senza magari ricorrere all’ennesimo ossimoro: disagio? Troppo poco e non rende l’idea, la complessità dell’azione. Inquietudine? Certamente anche questa (o anche quella). Il turbamento, profondo e forse immotivato, non esaurisce la gamma di sensazioni. Sono opere sfacciate (letteralmente), dove le mani non sempre si stringono, e dove l’uniformità, la superficie si corrugano in mille pieghe (con l’intestino e il cervello così simili…) e ci astraggono dal corporeo quotidiano per sublimarci in una dimensione, minima, più vicina all’assoluto. Frammenti organici e inorganici sentimenti. Giovanni Curatola Firenze, novembre 2016
Alcune citazioni per le opere di Guido Belli e Luigi Scarabottolo: si, proprio così. 1. Non ho mai avuto, e non ho tuttora, la percezione della mia identità personale. Vedo me stesso come il luogo in cui qualcosa accade, ma non c’è nessun «Io», né alcun «me». Ognuno di noi è una sorta di crocicchio ove le cose accadono. Il crocicchio è assolutamente passivo: qualcosa vi accade. Altre cose, egualmente importanti, accadono altrove. 2. È significativo pensare che, per preparare la trance, lo sciamano usi la lingua segreta degli animali. Da una parte, egli imita i movimenti degli animali, dall’altra le loro voci, soprattutto le voci degli uccelletti. 3. I giocattoli più diffusi sono essenzialmente un microcosmo adulto; sono tutti riproduzioni in formato ridotto di oggetti umani, come se agli occhi del pubblico il bambino non fosse in fondo che un uomo più piccolo, un homunculus a cui si debbano fornire oggetti sulla sua misura.
4. A differenza degli Occidentali, i primitivi, quando parlano d’arte, parlano di oggetti d’arte. Non hanno un vocabolario estetico e un apparato critico per discutere su quello che fanno, ma non sono affatto indifferenti al risultato del loro lavoro. 5. Ogni infanzia compie qualcosa di grande, di insostituibile per l’umanità. Ogni infanzia, nel suo interesse per i fenomeni tecnici, nella sua curiosità per ogni sorta di invenzioni e di macchinari, lega le conquiste della tecnica agli antichi universi simbolici. Come nei ferri e nelle ceramiche di Luigi Scarabottolo e di Guido Belli, le citazioni nella mia mente si confondono, cambiano posto. Ora sembrano ferme, come i cuori sul cavallo alato o le orecchie sulle mani o i teschi allineati, ma sono davvero al posto giusto: 1. Walter Benjamin, 2. Roland Barthes, 3. Douglas Fraser, 4. Claude Lévi-Strauss, 5. Mircea Eliade. Chissà cosa succede nel crocicchio? Mario Piazza Milano, novembre 2016
ceramica e magneti - forma, misure e colori variabili
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ceramica e magneti - forma, misure e colori variabili
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lamiera di ferro - mm 190 x 100 x 10
lamiera di ferro - mm 190 x 100 x 10
lamiera di ferro - mm 190 x 100 x 10
lamiera di ferro - mm 190 x 100 x 10
lamiera di ferro - mm 1450 x 1052 x 1 lamiera di ferro - mm 725 x 528 x 1
lamiera di ferro - mm 1450 x 1115 x 1 lamiera di ferro - mm 725 x 528 x 1
lamiera di ferro - mm 2400 x 1645 x 1 lamiera di ferro - mm 1200 x 825 x 1
lamiera di ferro - mm 2400 x 1335 x 1 lamiera di ferro - mm 1200 x 668 x 4
lamiera di ferro - mm 2400 x 1290 x 1 lamiera di ferro - mm 1200 x 645 x 1
lamiera di ferro - mm 2400 x 1660 x 1 lamiera di ferro - mm 1200 x 830 x 1
lamiera di ferro (tre pezzi) - mm 2350 x 1816 x 1 lamiera di ferro - mm 1500 x 825 x 1
Luigi Belli (Tarquinia, 1968). Vive a Tarquinia, dove svolge la sua attività di ceramista. Nel 1987 si diploma come Maestro d’Arte Applicata presso l’Istituto per la Ceramica di Gubbio e, dal 1992 al 1994, frequenta l’École de Beaux Arts di Parigi. Dal 1989 ha esposto suoi lavori in Italia e all’estero in spazi pubblici e privati. Dal 2013 si occupa stabilmente della conservazione e del restauro del Giardino dei Tarocchi, lo spettacolare parco di grandi figure in ceramica di Niki de Saint Phalle a Capalbio. Nel 2015, da marzo a giugno, le sue opere hanno avuto largo spazio nella collettiva La scultura ceramica contemporanea in Italia, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Mostre recenti (selezione) 2016 Terre in vista. Approdo nella ceramica contemporanea (collettiva), Centro Angelo Savelli Artecontemporanea, Lamezia Terme, a cura di Felicia Pugliese 2016 Terra condivisa. Artisti nella ceramica contemporanea (collettiva), Parco dell’Abbadia Nuova, Siena, a cura di Carlo Pizzichini 2015 La scultura ceramica contemporanea in Italia (collettiva), Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, a cura di Maria Stella Margozzi e Nino Caruso 2015 Cibario Banco Planetario (collettiva), spazio mari&cò, Milano, a cura di Galleria l’Affiche 2013 Segno divino (collettiva), Centro Angelo Savelli Artecontemporanea, Lamezia Terme, a cura di Annamaria Restieri e Massimo Bignardi 2008 Spazi presi (personale), Galleria Miralli, Viterbo, a cura di Agnese Miralli 2007 Fiera Internazionale della ceramica, Parigi 2007 Fiera Internazionale della ceramica, Londra 2007 Spazi presi (personale), Galleria L’Affiche, Milano. 2004 Nove scultori italiani (collettiva), Galleria Il Segno, Roma, a cura di Giuseppe Appella e Lorenzo Canova 2003 Divertite terre (personale), Galleria L’Affiche, Milano
Guido Scarabottolo (Sesto San Giovanni, 1947). Architetto, lavora come illustratore e grafico. Attualmente i suoi disegni appaiono sul domenicale del Sole24Ore e, irregolarmente, su Internazionale, sul New York Times e il New Yorker. Negli ultimi dodici anni ha progettato le copertine Guanda illustrandone gran parte. Dal 1991 (Disegni notturni, Galleria l’Affiche, Milano) le sue ricerche personali, lavori su carta, in legno e soprattutto in ferro, sono stati esposti in gallerie private, spazi pubblici e fiere d’arte in Italia e all’estero.
Mostre recenti (selezione) 2016 Cover revolution, (collettiva), Istituto Italiano di Cultura, New York e Dublino 2016 Smarrimenti (personale), Palazzo Blu, Pisa 2016 Eurolines (doppia personale), Istituto Italiano di Cultura, Bruxelles 2015 Wish (personale), EXPO e Galleria l’Affiche, Milano 2015 Barfly (collettiva), Galleria Nuages, Milano 2014 Milan Identity (collettiva), La Triennale di Milano 2012 Sotto le copertine (personale), Galleria San Ludovico, Parma 2011 L’angelo delle mostre fuori mano (personale), Festival di Internazionale, Ferrara 2010 Desenhar desenhos (personale), Albergue art gallery, Macau 2010 Elogio della pigrizia (personale), Santa Maria della Pietà, Cremona 2009 PiPo, pinacoteca portatile (personale), Galerio Pieri Pinzan, Givigliana (UD) 2009 Sketchbook Obsessions (collettiva), NYTimes Building, New York 2009 Undici disegni a caso e una storia (personale), Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2007 Tempo perso (personale) Galleria L’Affiche, Milano 2007 FILE - Scarabottolo: Anni di ferro, Giorni di carta (personale), Galleria d’Arte Contemporanea di Palazzo Ducale, Pavullo nel Frignano (MO) 2003 Ombre in esilio (personale), Spazio Cesare da Sesto, Sesto Calende (VA) 2002 Disegni di ferro (personale), Galleria l’Affiche, Milano
Hanno scritto di loro (selezione) Adriano Altamira, Questa è la storia che mi ha raccontato Guido, in Tempo perso, Galleria l’Affiche, Milano 2007 | Jean Blanchaert, Guido Scarabottolo in WISH, Galleria l’Affiche, Milano 2015 | Michele Calzavara, Carta di ferro in Urban n°13, Milano 2002 | Lorenzo Canova, in Nove scultori italiani, Galleria Il Segno, Roma 2002 | Nino Caruso, in La scultura ceramica contemporanea in Italia, Castelvecchi, Roma 2015 | Valerio Dehò, Luigi Belli: oltre il particolare, in Spazi presi, Galleria l’Affiche, Milano 2007 | Paolo Donini, In principio era il file in FILE. Giorni di carta, anni di ferro, Palazzo Ducale, Pavullo nel Frignano (MO) 2007 | Goffredo Fofi, in Tempo perso, Galleria l’Affiche, Milano 2007 | Ferruccio Giromini, Guido Scarabottolo. Disegni di ferro in Grafica & Disegno, Milano 2003 | Flaminio Gualdoni, in Divertite terre, Galleria l’Affiche, Milano 2003 | Alessandro Guerriero, Ecco i disegni di ferro in Disegni di ferro, Galleria l’Affiche, Milano 2002 | Italo Lupi, Bau Scarabottolo in Disegni di ferro, Galleria l’Affiche, Milano 2002 | Luciano Marziano, in Ceramica è arte, Emil Edizioni, Bologna 2016 | Adriano Mei Gentilucci, Disegnava di notte, in Disegni notturni, Galleria l’Affiche, Milano 1991 | Daniela e Monica Ruggiu, Bau Macau in Desenhar Desenhos, Macau 2010 | Maria Sebregondi, Scarabottolo abc in Alias n°28, Roma 2004 | Dario Trento, Topografia delle ombre di Scarabottolo in Disegni di ferro, Galleria l’Affiche, Milano 2002 | Sergio Vanni, in Spazi Presi, Galleria Miralli, Viterbo 2008.
Luigi Belli
Guido Scarabottolo
LUOGO COMUNE 15 dicembre 2016-28 gennaio 2017
Galleria l’Affiche via dell’Unione, 6 20122 Milano +39 02 804978 +39 02 86450124 affiche.galleria@libero.it www.affiche.it progetto grafico Guido Scarabottolo foto Carlo Maria Proli Mario Tedeschi Oliviero Fiori stampa Lazzati Industria Grafica, Casorate Sempione grazie a Marco Damioli, DMF Darfo Boario Terme Rodolfo Viganò Cecilia Bianchini Maria Giovanna Lanfranchi Beatrice Gaspari Silvano Turrina © 2016 Edizioni della Galleria l’Affiche / Guido Scarabottolo
Edizioni della Galleria l’Affiche Via Nirone, 11 20123 Milano ISBN: 9788894215519