Laura Federici - Seduti al contrario

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Laura Federici Seduti al contrario


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Laura Federici Seduti al contrario 2 testo in catalogo di Lea Mattarella 9 giugno - 2 luglio 2011 Galleria l'Affiche via dell'Unione 6 20122 Milano 02.86450124 - 02.804978 affiche.galleria@libero.it

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Circo Massimo 01, 2011. Olio su poliestere su tavola. 140 x 70 cm

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Circo Massimo 02, 2011. Olio su poliestere su tavola. 140 x 70 cm

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Circo Massimo 03, 2011. Olio su poliestere su tavola. 140 x 70 cm

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Circo Massimo 04, 2011. Olio su poliestere su tavola. 140 x 70 cm

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Circo Massimo 05, 2011. Olio su poliestere su tavola. 180 x 90 cm

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Colombo 01, 2011. Olio su poliestere su tavola. 70 x 140 cm


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Colombo 02, 2011. Olio su poliestere su tavola. 70 x 140 cm


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Nel corso del tempo

Che a suggerirmi il titolo sotto cui raccogliere le opere di Laura Federici sia stato un film (Wim Wenders, 1975) non è certo un caso. Tra lei e il cinema c’è una corrispondenza sottile già sottolineata da Daniele Luchetti che ha scritto della “grande somiglianza tra il suo lavoro e quello che faccio io”, definendo i suoi quadri “cinema a olio”. C’è stato anche l’episodio di Un amore di Gianluca Tavarelli, in cui la pittura è diventata sequenza animata senza tuttavia perdere nulla delle sue connotazioni tipiche, un po’ come se la Federici, oltre ad aver animato il disegno, avesse fatto altrettanto con la pennellata, mettendo in moto il colore. Questa volta sarà il bianco e nero di Wenders ad accompagnarci nella lettura del gruppo di dipinti colorati e brillanti qui esposti a interpretare un mondo di mattini pallidi, di autunni infuocati. Perché anche quello che abbiamo di fronte è un Reise-Film, un film viaggio. Solo che Laura lo ha dipinto. Allora eccoci qui nel corso del tempo, ma anche nel corso di un cammino, di un luogo, di uno spazio che è quello che la Federici ha messo in scena per chi guarda, si avvicina, decide di entrare tra i suoi pini, le storie di onde, le arcate di una veduta che, tra le sue mani, diventa visione. Una Roma trasfigurata, un mare color del vino, angoli di presente che ha scovato per incendiarli di pittura. Lei li chiama “viaggi da fermi”. Perché nascono dalla sosta. Quella che segue una lunga marcia però. Guardare questi quadri è come esplorare paesaggi che diventano stati d’animo: a volte i suoi viali di pini si scuriscono come fossero imbronciati, altre prendono luce, esplodono come se volessero raffigurare una gaiezza senza fine. Ciò che mi ha colpito la prima volta che ho visto le sue opere, è come Laura avesse inquadrato la mia città, il posto dove abito da sempre, mostrandomene lati segreti che pure avevo sempre avuto sotto il naso. Me l’ha fatta vedere in un modo 12 diverso, come se l’avesse profumata di esotico. Così ne ho percepito un

nuovo battito, un respiro inusuale. Che pulsava di rosso. Il suo modo di lavorare è quello del movimento (ancora una volta il cinema). Lei inquadra con una telecamera il mondo che la circonda, non sceglie l’inquadratura, se ne lascia inseguire. Dopo, tutto quello che ha girato le serve per attivare il meccanismo della memoria, come se le sue immagini prendessero forma da elementi da riallacciare insieme. Il quadro, dunque, trattiene ciò che lei ha visto ma finisce per contenere anche i suoni, gli odori, il peso e l’assenza. Mi piace immaginare la memoria che impasta, tiene insieme, ricuce, rimette in gioco, squaderna, inventa. È un po’ come se la Federici ci invitasse a camminare sulle sue vertigini, trasportandoci così in un paesaggio che, citando Mariangela Gualtieri, mi viene da definire senza polvere, senza peso. Il nostro sguardo si posa in un luogo che un giorno sarà pure stato “qui e ora”, ma oggi è un altrove in cui perdersi. Spazio liquido, trama fitta e poetica, la pittura diventa la sospensione, anche solo per poco, del flusso della nostra esistenza. Questi quadri mi sembrano storie dal finale aperto: Laura ci dà il ritmo iniziale, poi sta a noi pensare ciò che non ci è dato sapere, ma solo immaginare. La luce è un orlo rossastro, un leggera brezza viola.

Assistiamo alla vittoria di un eterno tramonto, o magari di un’alba di primavera. La Federici vede “caldo”, cancella il gelo dalla sua tavolozza. Negli ultimi tempi predilige un formato verticale, ma ci ha abituato a lunghe e orizzontali visioni panoramiche. E il mare le evoca un quadrato. Tutto ha la stessa consistenza: è armonia di vuoti e pieni che fa sì che anche l’aria diventi carica di memorie, di energia vitale. E ciò di cui siamo certi è che da queste parti non calerà mai la notte. LEA MATTARELLA Maggio 2011


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Onda 02, 2010. Olio su poliestere su tavola. 100 x 100 cm


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Onda 03, 2010. Olio su poliestere su tavola. 100 x 100 cm


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Onda 01, 2010. Olio su poliestere su tavola. 100 x 100 cm


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Onda 04, 2010. Olio su poliestere su tavola. 100 x 100 cm


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Onda 05, 2010. Olio su poliestere su tavola. 100 x 100 cm


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Onda 08, 2010. Olio su poliestere su tavola. 100 x 100 cm


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Onda 07, 2010. Olio su poliestere su tavola. 100 x 100 cm


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Laura Federici

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Ovest 21:07, 2010. Olio su poliestere su tavola. 50 x 200 cm


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Qui e ora. Un viaggio sul posto, il corpo non si muove, è lo sguardo che va oltre. Camminare, guardare guardare e non riuscire più a muoversi. Ho sempre amato guardare le immagini scorrere dal finestrino di un treno. Seduti al contrario, seguire un albero finché scompare: questo è un viaggio da fermi. Il desiderio di frenare il treno. Il bisogno di immobilizzarsi, chiudere gli occhi, sentire l'odore, squagliarsi, dissolversi nel terreno. E dipingere quello che resta. Qui. l'irresistibile desiderio di fermarmi, di scendere dal treno, dalla bici. Sentirsi le gambe pesanti, raggiungere a fatica un angolo invisibile: fermarsi perché è troppo doloroso anche il rumore dell'erba secca sotto i miei passi. E guardare guardare con gli occhi lontani e il naso libero, assorbire qualcosa che cambia in ogni attimo: poter fare di quel luogo infiniti dipinti senza esserne mai sazia. Solubile. India verso l’aeroporto, l’ultima sera gli occhi incollati al finestrino del taxi cercano di registrare tutto famelici, disperati per essere strappati a quei luoghi che stavano appena iniziando a schiudersi al cuore. La città sbriciolata nelle piccole ‘case’ di metallo sulla strada, interminabile, la casa come un piccolo letto a castello, si dorme sopra due piani alti come un uomo: è tutto lì. Una ragazza, forse 13 anni, attraversa la strada, un secchio d’acqua nella mano sinistra, il braccio allungato dal peso, le anche indietro, il piede destro piegato, lo sguardo forte diretto oltre ogni luogo: è stato un attimo non ho foto non ho nulla. Solubile. Quel movimento l’ho cercato in ogni piede del mio goffo corpo, nell’ombra sul cemento, l’ho ascoltato nelle mie braccia, l’ho inseguito nei fotogrammi delle nostre spiagge spulciati ad uno ad uno: ancora cerco quell’idea, il ricordo sempre diverso mi muove e assume colori e forme infinite. Roma, Circo Massimo, la via delle Terme di Caracalla. La attraverso, ogni volta mi fermo come se per raccontarla non bastasse elencare ad uno ad uno i nomi delle infinite molecole che la compongono. Lo stesso luogo, ogni attimo un pianeta diverso. Io. Punto fisso che ruota come la pietra nell’incavo di una fionda, gli occhi travolti dal mutare degli istanti.


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Parco degli acquedotti 03, 2011. Olio su poliestere su tavola. 70 x 140 cm


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Parco degli acquedotti 04, 2011. Olio su poliestere su tavola. 80 x 160 cm


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Pini 03, 2011. Olio su poliestere su tavola. 120 x 80 cm


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Pini 01, 2011. Olio su poliestere su tavola. 120 x 80 cm


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Pini 04, 2011. Olio su poliestere su tavola. 120 x 80 cm


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Pini 05, 2011. Olio su poliestere su tavola. 120 x 80 cm


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Laura Federici 30 Nasce a Rieti nel 1964. Vive e lavora a Roma.

Mostre personali 2008

“Un posto qualunque” – Galleria l’Affiche, Milano Testi in catalogo di Daniele Luchetti e Italo Lupi

2007

“Frame Flows” - Rocca di Umbertide Centro per l’Arte Contemporanea, Umbertide (PG). A cura di Francesca Antonini, presentazione in catalogo di Daniele Luchetti

2006

“Laura Federici” - Palazzo Comunale, Rieti

2004

“Passi perduti” - Galleria Studio Morbiducci, Roma Presentazione in catalogo di Arianna di Genova

2000

“Un amore” - Festival del Corto di Trevignano (Roma)

1999

“In viaggio” - Librogalleria Il ferro di cavallo, Roma

1999

“Laura Federici” - Museo della Resistenza, Palazzo dei Diamanti, Ferrara

1998

“Laura Federici” - Galleria Schancaleng, Ferrara

Un ringraziamento particolare a: Annamaria Morbiducci, Gregorio Botta, Lena Salvatori, Riccardo Petrachi e Lola

Foto Riccardo Petrachi e Jaime Bravo Gutierrez Grafica Fabrizio Favino Redazione Cecilia Bianchini Stampa Cromografica Europea


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Pini 06, 2011. Olio su poliestere su tavola. 120 x 80 cm

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Pini 02, 2011. Olio su poliestere su tavola. 120 x 80 cm

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Principali mostre collettive 2011

“Video:Visions”, Centro Copie Ca’ Foscari, Venezia White Box, New York Stiftung Contemplation on a Masterpiece, Berlino

2011

“My Home”, Galleria Il Sole Arte Contemporanea, Roma

2008

Galleria 3)5 Arte Contemporanea, Rieti

2008

“Festival della Creatività”, Fortezza da Basso, Firenze

2007

“Il segno di giugno” - Laura Federici e Benito Mayor Vallejo Galleria Il Segno, Roma

2007

“Cartoons all’italiana” - Fondazione Bandera per l’Arte, Busto Arsizio (Varese)

2006

“Annecy Cinéma Italien”, Annecy (F)

2005

“80+10=90 anni x l'arte”- Galleria Studio Morbiducci, Roma

2003

“Des Artistes dans la Ville” - Ateliers Mediterranées de Damas (F). Con il patrocinio dell’Unione Europea

2002

“La Syrie dans les regards de l’Europe”- Beit Ahmad, Aleppo (SYR) Con il pratrocinio dell’Unione Europea

2001

“Viaggio in Siria” - Beit Ahmad, Aleppo (SYR) Con il pratrocinio dell’Unione Europea


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9 giugno - 2 luglio 2011

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Galleria l'Affiche Milano


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