"Il peso fa paura", Antoine Zgraggen, 1-22 marzo, Galleria l'Affiche Milano

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Antoine Zgraggen Il peso fa paura (Haptikos) Galleria l’Affiche via dell’Unione 6 20122 Milano 02.86450124 affiche.galleria@libero.it

Presentazione di Heinz Stahlhut Testi di Urs Argast, Isabel Pascal e Antoine Zgraggen Traduzioni di Laura Cerea 1 – 22 marzo 2012



Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 32 x 21 x 28 cm. 50 Kg 8

Streicheleinheiten di Heinz Stahlhut

Che voglia di toccare! Quanto siamo tentati da queste forme curve, piene, gonfie, bombate, da quelle superfici delicate. Poi però ci tratteniamo perché il custode del museo ci sta osservando o perché semplicemente non osiamo. Sappiamo fin dall’infanzia che nei musei non si tocca. Così, l’enigmatica scultura di Hans Arp, o la donna serenamente distesa di Henry Moore, rimangono, fortunatamente, intatte. In compenso, passando davanti ad una scultura di bronzo posta in uno spazio pubblico, possiamo carezzare con piacere furtivo il seno della ninfa di una fontana barocca o toccare con piacere

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maligno il sesso di un muscoloso eroe. Naturalmente preferiamo non essere visti. Le sculture, però, impietosamente lucide in questi punti, dove la mancanza della patina del bronzo rende evidente la prova dei nostri reprensibili gesti, mostrano in modo fin troppo chiaro che già in molti l’hanno fatto prima di noi...

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A questo guazzabuglio di emozioni si relaziona il più recente progetto di sculture per spazi pubblici dell’artista svizzero Antoine Zraggen, che mette a disposizione dei passanti un insieme di sculture metalliche astratte che a prima vista ricordano quelle amorfe in pietra o piatte del già nominato dadaista e surrealista Hans Arp. Zgraggen scrive a proposito delle sue sculture: “Questi oggetti, di forma generalmente amorfa, sono stati creati al solo e unico scopo di essere percepiti, consapevolmente o incosciamente, come materiale trasmettente una sensazione o stimolo tattile. In quanto tali, devono risultare interessanti nonché piacevoli al tatto. Dal punto di vista estetico, l’aspetto visivo è chiaramente subordinato a questa funzione primaria.

Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 36 x 26 x 26 cm. 110 Kg

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Senza titolo (a parete), 2011. Fusione in ghisa. 32 x 40 x 30 cm. 75 Kg

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Senza titolo (a parete), 2011. Fusione in ghisa. 32 x 40 x 30 cm. 75 Kg

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Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 32 x 21 x 28 cm. 50 Kg Sul piano tecnico i Touchers sono forme risultate dalla fusione di metalli come l’alluminio, il bronzo o l’acciaio inox e vengono installate in luoghi di passaggio, su muri o pilastri.” Il senso e lo scopo di queste fusioni che si ispirano a pietre naturali è dunque chiaramente descritto. Lucidate e direttamente avvitate ad un muro o inserite in cornici su cuscini di gomma, neoprene o feltro, presentate dunque come oggetti “preziosi”, sono proposte agli anonimi passanti per un’eventuale furtiva carezza. Anche questa volta, il lavoro di Antoine Zgraggen si lega al concetto di “arte come servizio”. Già nel 2005, l’artista aveva messo a disposizione dei visitatori di diversi musei la spettacolare distruzione, “fracassamento e bruciamento”, di oggetti attraverso le Destruktionsmaschinen, per il grande piacere del pubblico. Con Faber, che polverizzava gli oggetti utilizzando un’enorme mazza, o Vulcano, che li riduceva in cenere, l’utilizzatore aveva, attraverso l’atto della distruzione, l’opportunità di separarsi da

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un oggetto che era legato ad esperienze negative o da cui avrebbe voluto alienarsi senza aver mai osato farlo: un vero effetto catartico. Se con le macchine distruttive, Zgraggen fa appello ai nostri “bassi” istinti – la gioia perversa che ci coglie quando spacchiamo un oggetto che ci fu regalato da un vecchio amore non esalta certo la parte più nobile della nostra anima – con gli Haptikos gioca con quelle pulsioni che non vorremmo mai mostrare in pubblico. Chi non si imbarazza quando è sorpreso a godere senza inibizioni accarezzando una bella forma? Forse proverei ad affermare che gli scrupoli di mostrare in pubblico la nostra sensualità derivano dalla diffidenza, trasmessa dalla religione, verso il piacere, considerato come un ostacolo nella via all’efficienza e al compimento del dovere: l’installazione dei Touchers in spazi pubblici è dunque da considerare come un atto di gioiosa sovversione. Heinz Stahlhut, curatore della sezione Arti Visive della Berlinische Galerie

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Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 36 x 26 x 26 cm. 110 Kg (particolare)

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Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 36 x 26 x 26 cm. 110 Kg

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di Urs Argast

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L’atelier che eravamo stati invitati a visitare si trovava tra dolci colline di vigneti e piccoli edifici industriali senza pretese. Una grande officina, lo spazio concesso al laboratorio. All’interno i ferrosi corpi di ghisa, o, come lui li chiama, “i pezzi”. Forme irregolari, pesanti, ancora visibili allo stato bruto, appena uscite dalla fonderia, con tre o quattro gambe, somiglianti a strane piccole creature dai grandi piedi: come provenienti da un altro mondo, ma allo

Trois fois rien, 2011. Fusione in alluminio. Tre elementi: 3 x 8 x 10 cm / 5 x 8 x 10 cm / 5 x 8 x 10 cm

Del glamour o l’età del narcisismo

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stesso tempo familiari, intime. Immediatamente ti catturano, malgrado - o forse grazie a - la loro sporcizia, ruvidezza o al fatto che sembra stiano strisciando. Poi gli oggetti lavorati: semplicemente posati, lasciati lì o sospesi per aria, politi e levigati. Lucenti nella loro brillantezza. Che esperienza diversa toccarli, accarezzarli, scivolare sulla loro superficie! Zgraggen li chiama Handschmeichler, ed è proprio questo che fanno. Veniamo colpiti anche dalla fresca, persino fredda sensazione che lasciano sulla pelle. La mano cerca qualcosa che la guidi in questo deserto di lucentezza e trova realmente dei luoghi che hanno mantenuto parte della loro rugosità, sporgenze che evocano ricordi di altre protuberanze, quelle che una volta erano sostegno e nutririmento e che ancora oggi ci invitano al gioco. La percezione oscilla tra il toccare, il cercare e il guardare questi corpi con i loro giochi di luce sulla superficie liscia e lucente. Perché questi gioielli mi spaventano, mi intimoriscono? Pensare alla storia di questi corpi mi lascia turbato, triste,

Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 30 x 28 x 23 cm. 80 Kg (particolare)

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Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 30 x 28 x 23 cm. 80 Kg

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Senza titolo, 2011. Fusione in ghisa. 38 x 18 x 22 cm. 60 Kg

confuso. C'era una volta qualcosa di caldo, incandescente, con il quale ogni contatto avrebbe provocato l'ustione immediata, la combustione istantanea, l'incendio. Energia pura, pura pulsione. Poi, però, solidificazione, trasformazione in oggetto Handschmeichler, la cui superficie appare tanto terribile al tatto, lasciando solo freddo, materia ormai quasi impossibile da ammorbidire o da scaldare. Questo programma narcisista cela forse qualcosa, oltre alla nostalgia? Il ricordo del calore, del toccare e dell’essere toccati, che entra sotto la pelle? Immuni dal pericolo di bruciare nella violenza dell'energia originaria, della regressione totale? Un compromesso sembra irraggiungibile in questo mondo del glamour, dell'apparenza e della durezza. Che forse è il rovescio della medaglia della pulsione liberata. Urs Argast, psichiatra

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Streicheleinheiten von Heinz Stahlhut

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Wie gern würde man mal anfassen! So verlockend die sanft sich rundenden oder prall schwellenden Formen, so delikat die Oberfläche. Aber letztlich tut man es dann doch nicht, weil die Museumsaufsicht gerade herschaut oder man sich sowieso nicht traut. Denn man weiß ja seit Kindertagen, dass man im Museum nichts anfassen darf. Und so bleibt die rätselhafte Plastik von Hans Arp oder die gelassen Hingelagerte von Henry Moore dann – glücklicherweise – unberührt. Dafür hält man sich dann draußen schadlos, wenn man an einer Bronzeplastik im öffentlichen Raum vorbeikommt, und streicht mit verstohlener Wonne der Nixe eines barocken Brunnens über die Brust oder grabscht mit diebischem Vergnügen nach dem Schwanz eines muskulösen Heroen. Natürlich möchte man dabei lieber nicht gesehen werden. Aber die Tatsache, dass an den Plastiken just diese Stellen golden leuchten, weil alle Patina abgerieben ist, lässt uns unser Tun nicht mehr ganz so verwerflich erscheinen. Denn es zeigt doch nur allzu offensichtlich, dass es nicht wenig Andere vor auch schon getan haben.

Senza titolo (opera sospesa), 2011. Fusione in ghisa. 40 x 30 x 38 cm. 145 Kg

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Senza titolo (opera sospesa), 2011. Fusione in ghisa ramata. 40 x 28 x 27 cm. 70 Kg

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Damit ist Sinn und Zweck dieser nach Natursteinen gegossenen Plastiken auch schon deutlich umschrieben. Hochpoliert und direkt an einer Hauswand verschraubt oder in Rahmenkonstruktionen mit Kissen aus Gummi, Filz oder Neopren wie Preziosen präsentiert werden sie dem anonymen Passanten und Benutzer zur allfälligen Berührung dargeboten.

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Einmal mehr hat sich Antoine Zgraggen dabei für eine "Kunst als Dienstleistung" entschieden, wie er es seit 2005 schon bei seinen Destruktionsmaschinen getan hatte, die er dem

Senza titolo (opera sospesa), 2011. Fusione in ghisa ramata. 40 x 28 x 27 cm. 70 Kg

An diese Gemengelage von Affekten dockt das jüngste Skulpturprojekt im öffentlichen Raum des Basler Künstlers Antoine Zgraggen an. Er bietet den Passanten im Stadtraum eine Gruppe von abstrakten Metallplastiken an, die auf den ersten Blick an die amorphen Steinskulpturen und Gipsplastiken des schon erwähnten Dadaisten und Surrealisten Hans Arp erinnern. Zgraggen schreibt jedoch zu seinen Plastiken: "Diese grundlegend amorphen Objekte sind für den einen und einzigen Zweck geschaffen, um – bewusst oder unbewusst – wahrgenommen zu werden als Material, das eine taktile Empfindung oder Reiz verschafft und als solches interessant ist, angenehm zum Berühren erscheint, sich neugierigen Händen zum Erforschen darbietet und damit angenehme Empfindungen hervorruft. Vom ästhetischen Standpunkt her ist der visuelle Aspekt der primären Funktion eindeutig untergeordnet. Technisch gesprochen sind die‚ Touchers' aus Schmelzformen von Metall wie Aluminium, Bronze oder Edelstahl hergestellt und werden an Durchgangsorten auf Mauern und Pfeilern angebracht."

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Museumspublikum zum spektakulären Zerschlagen oder Verbrennen von Objekten zur Verfügung stellte. Es ging dem Künstler mit FABER, der die Objekte mittels eines massigen Vorschlaghammers pulverisierte, oder VULCANO, der sie zu Asche verbrannte, weniger um ein effektvolles Kunstspektakel, als vielmehr um die kathartische Wirkung der Zerstörung des jeweiligen Objektes. Denn dem Benutzer sollte mit diesem Zerstörungsakt die Gelegenheit gegeben werden, sich von einem Objekt zu trennen, mit dem er entweder unangenehme Erinnerungen verband oder dessen er sich schon lange entledigen wollte, das er aber wegzuwerfen sich nicht traute. Hatte Zgraggen mit den Destruktionsmaschinen schon an „niedere" Instinkte appelliert – denn mit der hämischen Freude, die uns erfasst, wenn wir das letzte Geschenk eines ungetreuen ExLiebhabers in Stücke geschlagen sehen, offenbaren wir nicht gerade unsere hellste Seite – so spielt er auch bei den Haptikos mit jenen Affekten, die wir gerade in der Öffentlichkeit ungern vorgeführt sehen wollen. Denn wer lässt sich schon gern dabei erwischen, wie er seiner Sinnlichkeit ungehemmt nachkommt, wenn er eine schöne Form liebkost. Doch dieser Skrupel, sich in aller Öffentlichkeit so sinnlich zu präsentieren, lässt sich ja auch deuten als das uns seit früher Jugend eingepflanzte, ausgesprochen protestantische Misstrauen gegen die Sinnenfreude, die nur von Effizienz und Pflichterfüllung abhält. Darum ist es ein Akt freundlicher Subversion, wenn Antoine Zgraggen die Tast- und Streichelobjekte im öffentlichen Raum installiert. Heinz Stahlhut Leiter Sammlung Bildende Kunst, Berlinische Galerie

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Bipede, 2011. Fusione in ghisa. 33 x 40 x 18 cm. 85 Kg

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Bipede, 2011. Fusione in ghisa. 33 x 40 x 18 cm. 85 Kg

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Tripode 2, 2011. Fusione in ghisa. 50 x 40 x 50 cm. 160 Kg

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Tripode 1, 2011. Fusione in ghisa. 48 x 35 x 33 cm. 155 Kg

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In Septimana,

2011. Acciaio, legno, stoffa, fusione in alluminio. 69 x 108 x 21 cm

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Honnisoitquimalypense, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio. 32 x 24 x 6 cm

Vom Glanz oder das Zeitalter des Narzissmus von Urs Argast

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Wir waren zu Besuch, eingeladen in die Werkstatt in einer Umgebung, die geprägt ist von Weinbergen in sanften Hügeln eingebettet und anspruchslosen klein-industriellen Bauten. Endlich eine grosse, Platz gewährende Werkstatt! Darin die eisernen Gusskörper oder Brocken, wie er sagt. Unregelmässig geformte, schwere Körper, noch zu sehen, wie sie aus der Giesserei kommen, mit drei, oder vier Füssen, kleinen, etwas hässlichen Wesen mit grossen Füssen gleich. Wie von einer anderen Welt und doch vertraut. Sie ist sofort gefangen, hat ihr Herz an sie verloren, obwohl oder gerade weil sie schmutzig sind, eine raue unansehnliche Haut haben und am Boden herumzukriechen scheinen. Dann die bearbeiteten Objekte: Sie liegen da oder hängen in der Luft, glatt geschliffen und poliert, strahlend in ihrem Glanz. Welch andere Erfahrung, nun diese zu berühren, zu streicheln, über ihre Oberfläche zu fahren. Er nennt sie "Handschmeichler".

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La Culla, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio. 56 x 25 x 12 cm 60

Und das tun sie auch - schmeicheln, aber sie hinterlassen auf der Haut eine Kühle, ja sogar Kälte, die schockiert. Die Hand sucht etwas, das ihr Halt gibt in dieser Glanzwüste. Und findet wirklich auch Stellen, die etwas von ihrer Rauheit bewahrt haben, oder etwas hervorstehendes, das Erinnerungen ermöglicht, eine Warze zum Beispiel wie sie einmal Halt gab und Nahrung zu spenden in der Lage war und heute noch zum Spiel einlädt. Die Wahrnehmung pendelt zwischen diesem Spüren, Suchen und dem Blick auf diese Körper mit ihrem Spiel des Lichtes auf der glanzvollen Oberfläche. Warum bin ich denn so erschrocken, so kleinlaut angesichts dieser Glanzstücke? Mein Suchen nach einer Geschichte dieser Körper lässt mich verwirrt und etwas ratlos und traurig zurück. Da war einmal etwas Heisses, Glühendes, bei dem jede Annäherung in ein sofortiges Verbrennen, in Flammen Aufgehen und Verglühen geführt hätte. Pure Energie, reiner Trieb. Dann aber diese Erstarrung in diesem Schmeicheln, das so schrecklich an der Oberfläche verbleibt und nur noch Kälte hinterlässt, kaum mehr aufzuweichen, zu erwärmen ist. Steckt in diesem narzisstischen Programm vielleicht nichts anderes als die Sehnsucht? Die Erinnerung an die Wärme, dem Berühren und Berührt werden, das unter die Haut geht? Ohne die Gefahr zu verbrennen in der Gewalt der ursprünglichen Energie, der totalen Regression? Ein Kompromiss erscheint unerreichbarer denn je in dieser Welt des Hochglanzes, des Scheins und auch der Härte - die womöglich die Kehrseite, die Abwehr des befreiten Triebes ist? Urs Argast, Psychiater

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La Culla, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio. 56 x 25 x 12 cm (particolare)

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LSD 1, 2011. Legno, fusione in ghisa. 61 x 36 x 23 cm (particolare)

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LSD 1, 2011. Legno, fusione in ghisa. 61 x 36 x 23 cm

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Le Carrousel Sanssouci, 2011. Acciaio, feltro, fusione in alluminio. 34 x 48 x 30 cm

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Le Carrousel Sanssouci, 2011. Acciaio, feltro, fusione in alluminio. 34 x 48 x 30 cm

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LSD 2, 2011. Legno, fusione in ghisa. 61 x 61 x 23 cm

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LSD 3, 2011. Legno, fusione in ghisa. 61 x 53 x 23 cm

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In tasca, 2011. Acciaio, feltro, fusione in alluminio. 24 x 24 x 16 cm

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Double B., 2011. Acciaio, feltro, fusione in alluminio. 50 x 80 x 27 cm

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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 6 x 18 x 10 cm (particolare)

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FoufcouchĂŠe, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio. 30 x 45 x 12 cm

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Una favola per bambini, 2011. Acciaio, fusione in alluminio. 90 x 50 x 9 cm (particolare)

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Un air de vacances, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio. 50 x 150 x 15 cm

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Un air de vacances, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio. 50 x 150 x 15 cm

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Fontagomma, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio. 42 x 50 x 7 cm

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Fontagomma, 2011. Acciaio, gomma, fusione in alluminio. 42 x 50 x 7 cm (particolare)

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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 9 x 20 x 12 cm

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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 5 x 10 x 9 cm

Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 5 x 16 x 10 cm

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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 8 x 17 x 12 cm

Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 6 x 13 x 7 cm

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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 6 x 8 x 6 cm

Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 6 x 8 x 6 cm

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Senza titolo, 2011. Fusione in alluminio. 9 x 20 x 12 cm

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Bozza del progetto Toucher, sviluppato da Antoine Zgraggen con Isabel Pascal, urbanista. Pensato per essere proposto ad amministrazioni cittadine, Touchers parte da considerazioni intorno alla città come agglomerato di persone e di bisogni e dall’osservazione del comportamento e dei gesti delle persone collocate nello spazio urbano. L’idea è quella di situare in punti strategici dello spazio cittadino gli elementi scultorei presentati in questo catalogo, i Touchers, appunto, pensati appositamente per essere sfiorati e accarezzati, per soddisfare il nostro diffuso bisogno e il piacere di toccare, oltre che di guardare, annusare o assaporare quanto ci circonda.

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Touchers

Un projet à la croisée de l’art et de l’urbanisme ANTOINE ZGRAGGEN artiste ISABEL PASCAL urbaniste Introduction Ce projet est issu d’un dialogue entre un artiste et une urbaniste. Suite à des discussions mêlant politique, architecture, urbanisme, art, mais aussi psychologie comportementale etc., nous avons souhaité développer un travail commun. Il s’agit pour nous de croiser les approches émanant de nos deux univers, avec un sujet: «la ville et son équipement» au sens large. Macroanalyse de la ville d'une part.... L’interrogation sur la question de l'essence de ce qui est communément appelé la ville, nous nous a emmené à regarder la Ville sous l'angle un peu iconoclaste de prestataire de services.

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Ainsi, la ville peut être qualifiée de: «conglomérat/concentration d’usagers ayant en commun certains besoins». La ville se veut et agit comme le réceptacle d’un certain nombre de besoins que partagent les usagers dans leurs différents rôles (individus, citadins, habitants, passant): [ se loger, avoir un toit sur la tête [ s’alimenter, manger [ se déplacer [ se soigner [ être en sécurité [ consommer [ travailler (en ce qui concerne les deux dernières propositions, il est intéressant de se demander si «travailler» et «consommer» sont considérés comme un besoin primaire dans le sens strict du terme. Cette question cependant est laissée aux bons soins des philosophes).

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Parallèlement et s’ajoutant aux premiers, d’autres besoins qui ne sont pas considérés comme de première nécessité, apparaissent. Il peut s’agir de besoins: [ d’agrément [ culturels, [ de formation [ de rapports et échanges sociaux [ ludiques, de divertissement [ sportifs

[ [ [ [

affectifs, émotionnels d’amour de fêtes de développement personnel

Il va sans dire que la liste n’est pas exhaustive. Ces nombreux besoins dans leur nécessité de trouver des supports les accueillant génèrent la création d’équipements au sein de la ville. Ainsi, la spécificité de l'équipement contribue à et façonne l'identité de la ville et la différencie des autres villes. On voit ainsi des relations entre la société et l’équipement: - Plus une société est fortunée, plus son offre en équipements au sens large devient vaste. - Plus une société est complexe, plus ses équipements se spécifient et se différencient. La richesse et la variété de l’équipement contribuent à ce que l'utilisateur/l'utilisatrice de la ville se l'approprie de manière positive. Il forge alors avec ces co-citadins une cooperate identity et participe ainsi au confort général des citadins. ...et observation d'un phénomène très commun d'autre part

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L’observation du comportement des individus vis-à-vis des objets exerçant de toute évidence une attraction haptique, a montré une tendance ou une inclination à «toucher» ou «effleurer», voire «caresser» furtivement les objets positionnés sur l’espace public. Dans le cas un peu particulier mais d'autant plus parlant de la manivelle classique, de s'approprier l'objet d'une manière tactile pour un bref instant lors que l'occasion se présente.

Croazia

On peut distinguer plusieurs situations type: - les sculptures, bas reliefs, ornements et décorations. - les rampes, rambardes, potelets faisant partie du mobilier urbain.

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Dans les deux cas de figure, la fonction originale de l'objet est pour ainsi dire détournée au profit de quelque chose que l'on peut bel et bien qualifier d'éphémère plaisir solitaire. Ce comportement tactile de l'homme - sans prétendre vouloir élucider ici les raisons psychologiques - semble correspondre à un profond besoin ancestral et archétypique. Citons également le cas bien spécifique/particulier de la classique manivelle: qui peut passer à côté de cet objet sans succomber à la tentation de le toucher et de le manipuler?

Milano

Londra

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...nous ont amené à proposer: The touchers

Enfin, et dans un souci de clarté, la présente démarche de projet d'installation dans l'espace urbain deTouchers peut être schématisée de la manière suivante:

Objets de forme généralement amorphes crées dans le seul et unique but d'être perçus - consciemment ou inconsciemment - comme matériel à prodiguer une sensation ou un stimulus tactile et, en tant que tel, d'être intéressants, voir agréables au toucher, d'être explorés par des mains curieuses afin de prodiguer des sensations «positives». D'un point de vue esthétique, l'aspect visuel est clairement sous-ordonné à la fonction primaire. Sur le plan technique, les «Touchers» sont constitués de fontes de métal (aluminium, bronze ev., acier inox). Sur le plan méthodologique, une analyse des flux urbains de circulation pédestre sera menée afin de déterminer et de sélectionner des positions urbaines stratégiques où les «Touchers» seront fixés contribuant à rendre la ville attractive: lieux de passage, de flanerie, d’espaces de loisirs, de détente etc.

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Avec la présente démarche d'installer des Touchers en tant qu’éléments spécifiques de mobilier urbain, les auteurs répondent à l'éminent besoin haptique. Plus besoin de se cacher donc, ce besoin peut au contraire s'exprimer libre et libéré.

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Antoine Zgraggen al lavoro nel suo studio a Schliengen


Antoine Zgraggen

Liestal, CH - 1953 Vive e lavora a Schliengen (D) www.anz.ch

Antoine Zgraggen geboren in Liestal, CH, 1953 Lebt und arbeitet in Schliengen (D) www.anz.ch

1977 Musikstudium (Oboe und Musikwissenschaft) an den Konservatorien von Tours, Le Mans und Paris. Arbeitet als Oboist hauptsächlich in Paris und unterrichtet am Konservatorium von La Rochelle. Beginnt ab 1983 mit dem Bau seines Hauses in der Bretagne, welches er als Dialog von Stahl, Stein Licht und Natur konzipiert.

1985 Prime sculture antropomorfe

1985 Erste antropomorphe Plastiken

1989 Gargarigargantua, Gioco d’acqua, Portsall (F)

1989 Gargarigargantua, Wasserspiel, Portsall (F)

1990 Tubes, Sculture murali, Redon (F)

1990 Tubes, Wandplastik, Redon (F)

1991 Lucie, Gioco d’acqua vento e luce per il comune di Lannion (F)

1991 Lucie, Wasser-, Wind- und Lichtspiel für die Stadt Lannion (F)

1992 L’arte è un pacco, mostra collettiva, Galleria l’Affiche, Milano (I)

1992 L’arte è un pacco, Galleria l'Affiche, Milano (I), Gruppenausstellung

1993 Si trasferisce in Svizzera e lavora tra Svizzera, Bretagna e Italia

1993 Wechsel von Arbeits-und Wohnort: arbeitet fortan zwischen Italien, der Schweiz und der Bretagne

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1977 Studia in Francia (oboe e musicologia) nei conservatori di Tours, Le Mans e Parigi. Suona in diverse orchestre, soprattutto a Parigi, e insegna presso il conservatorio di La Rochelle. Si dedica alla costruzione della sua inconsueta casa, che concepisce un dialogo tra ferro, pietra e luce.

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1994 Acqua e luce, mostra personale, Galleria Arte Contemporanea, Laveno (I)

1994 Aqua & Luce, Galleria Arte Contemporanea, Laveno (I), Einzelausstellung

1995 Connect, mostra itinerante di cinque fontane mobili, Liestal, Basilea, Solothurn (CH)

1995 Connect – itinerierendes Wasserspiel in 5 Teilen, Liestal, Basel, Solothurn (CH)

1996 Inaugurazione parco di sculture, Langenbruck (CH), dove espone le opere: Zwerk, Fibonacci, Un tout petit rien, Bananatum, Remember, Die drei Musketieren, Gargarigargantua 2, Triolo, Blitz

1996 Eröffnung Skulpturenpark, Langenbruck (CH) mit: Zwerg, Fibonacci, Un tout petit rien, Bananturn, Remember, Die drei Musketiere, Gargarigargantue II, Triolo, Blitz

1997 Sieben Jungrauen, mostra collettiva, Galleria Zu der Fabrik, Lörrach (D)

1997 Sieben Jungfrauen, Galerie zu der Fabrik, Lörrach (D), Gruppenausstellung

1999 5xPhysik, cinque sculture per l’Azienda Elettrica di Basilea, Basilea (CH)

1999 5 x Physik, 5 Skulpturen für die Industriellen Werke Basel, Basel (CH)

1999 Opere in ferro, mostra personale, Galleria l’Affiche, Milano (I) 2000 Lothars Folgen - Lothar’s folgen, mostra all’aperto di sculture interattive, Langenbruck (CH)

1999 Opere in ferro, Galleria l'Affiche, Milano (I), Einzelausstellung 2000 Lothars Folgen – Lothar`s folgen, interaktive Plastik, Langenbruck (CH) 2002 Moving, mobile interaktive Plastik für das Eidgenössische Sportfest, Bubendorf (CH)

2002 Wackeldings, scultura interattiva, Charmoille (CH)

2002 Wackeldings, interaktive Plastik, Charmoille (CH)

2003 Bidone, realizzazione di un chiosco per una fermata di mezzi pubblici, Liestal (CH)

2003 Bidone, Bushaltestelle, Liestal (CH)

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2002 Moving, scultura mobile per la festa nazionale svizzera dello sport, Bubendorf (CH)

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2004 Per favore, posso entrare?, Fontana pubblica, Liestal (CH) 2005 Figure in a landscape, Sentiero di sculture, Oltingen (CH) 2006 Macchine caste, mostra personale, Galleria l’Affiche, Milano (I), presentazione di Flaminio Gualdoni 2007 Kunstmaschinen Maschinenkunst, mostra collettiva, Kunsthalle Schirn, Francoforte (D) 2008 Kunstmaschinen Maschinenkunst, mostra collettiva, Museum Tinguely, Basilea (CH)

2004 Per favore - posso entrare?, öffentliches Wasserspiel, Liestal (CH) 2005 Figure in a landscape, Skupturenweg, Oltingen (CH) 2006 Macchine caste, Galleria l'Affiche, Milano (I), präsentiert durch Flaminio Gualdoni, Einzelausstellung 2007 Kunstmaschinen – Maschinenkunst, Kunsthalle Schirn, Frankfurt (D), Gruppenausstellung 2008 Kunstmaschinen – Maschinenkunst, Tinguely Museum, Basel (CH), Gruppenausstellung

2008 Domestic Appliance, mostra collettiva, Gallery Flowers, Londra (GB)

2008 Domestic Appliance, Gallery Flowers, London (GB), Gruppenausstellung

2009/2010 Special guest della mostra Böse Dinge, Museum der Dinge, Berlino (D) e Gewerbemuseum Winterthur, Winterthur (CH)

2009/2010 Böse Dinge, Museum der Dinge, Berlin (D) und Gewerbemuseum Winterthur, Winterthur (CH), guest star

2010 Boule, scultura, Münchenstein (CH)

2010 Boule, Plastik, Münchenstein (CH)

2010 Scultura contemporanea, mostra collettiva, Galleria Carlina,Torino (I)

2010 Scultura contemporanea, Galleria Carlina, Turin (I), Gruppenausstellung

2011 Gioco d’acqua interattivo, installazione per il WWTP (Wastewater Treatment Plant), Zurigo (CH) 2012 Die drei Musketiere, tre opere per il Sentiero d’arte di Langenthal (CH)

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2011 Interaktives Wasserspiel, Kläranlage der Stadt Zürich (CH) 2012 Die drei Musketiere, Skulpturenweg Langenthal (CH) 125


Un ringraziamento al personale della Fonderia ERZENBERG di Liestal, Svizzera, per il suo prezioso sostegno.


Edizioni della Galleria l’Affiche via Nirone 11 20123 Milano affiche.galleria@libero.it www.affiche.it © 2012 - Antoine Zgraggen - Edizioni della Galleria l’Affiche, Milano ISBN 9788890659225 Postproduzione: Valeria Heilbron, Cecilia Bianchini Redazione: Cecilia Bianchini Grafica: Fabrizio Favino Stampa: Cromografica Europea, Rho


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