anno 89
n.4 luglio-agosto 2011
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Milano.
www.missionaridafrica.org
Gibuti
Kenya
Nigeria
Marocco
Le concerie L’ultima A scuola Moda frontiera dai Masai negli slum di Fez
Giovani Rampanti
informazioni
Africa promuove Tema
concorso di fotografia 1ª edizione
un continente che pulsa di vita Premio
Tradizione
Premio del pubblico
Premio
Modernità • La partecipazione è aperta a professionisti e non. • Ogni candidato può partecipare con un massimo di 5 scatti a colori o in BN. • Un premio del pubblico sarà assegnato tramite i voti che ognuno potrà esprimere sulla pagina Facebook di Africa (facebook.com/africa rivista) a partire dal 15 maggio 2011. • Scadenza: 31 agosto 2011.
africa rivista
• Le foto migliori saranno pubblicate sul numero 6/2011 di Africa e sul sito web della rivista. • Le fotografie vanno inviate via e-mail a: concorso@padribianchi.it oppure su CD via posta a: Redazione Africa, C.P. 61 Viale Merisio 17 24047 Treviglio (BG). Bando di concorso e elenco premi su: www.missionaridafrica.org
editoriale
di Paolo Costantini
Chi dorme? D
urante gli ultimi anni del secolo scorso, l’Europa ha vissuto momenti storici di forte cambiamento come la Primavera di Praga o la caduta del muro di Berlino. Eventi che hanno poi influito sul percorso culturale e sociale del nostro continente. Oggi sembra essere il tempo dell’Africa, per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo in particolare e per gli Stati arabi in generale. A partire dalla Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia, ci sembra di poter distinguere in tre categorie i Paesi che stanno vivendo un periodo di trasformazione. Sia la Tunisia che l’Egitto hanno in comune il fatto di aver costretto alla fuga e alle dimissioni i rispettivi capi di governo, in seguito alla rivolta popolare. Un secondo gruppo è costituito da quegli Stati i cui leader, di fronte alla rivolta, hanno scelto la repressione brutale, pura e dura
per mantenersi al potere. È il caso di Muammar Gheddafi in Libia, di Bashar alAssad in Siria e - fuori dal Mediterraneo - di Ali Abdullah Saleh in Yemen. Vi è poi un terzo gruppo, con Algeria e Marocco, dove, di fronte alla rivolta che stava covando, i dirigenti hanno cercato di giocare d’anticipo, pensando di poter domare l’incendio con piccoli arrangiamenti alle rispettive Costituzioni. In comune queste rivolte hanno il fatto che sono state innescate dai giovani disoccupati, con una formazione intellettuale relativamente importante - soprattutto in Tunisia - e con obiettivi chiari di libertà e di democrazia. Questi giovani, inoltre, non si sono serviti di moschee, di imam o del Corano, bensì dei network moderni come sms da cellulari, Facebook, Twitter, YouTube. Questo presuppone un alto grado di laicità. E l’Africa sub-sahariana?
Come per i Paesi arabi, molti Capi di Stato africani sono al potere ormai da tanti anni per non dire decenni. Certo, promuovono elezioni …ma quanto libere e trasparenti? Capita poi che governino senza alcun mandato, come il Presidente Gbagbo, in Costa d’Avorio, al governo per cinque anni senza essere stato legittimato da un voto popolare. Senza dubbio l’intervento francese ha avuto il suo peso, ma il peso della società civile è stato immenso e i civili hanno pagato un pesante tributo, da entrambe le parti. Come sta succedendo oggi in Uganda e in Burkina Faso, dove i cittadini contestano i vecchi dinosauri che li governano con regimi ormai stantii e corrotti. La Francia è intervenuta in Costa d’Avorio su richiesta del Segretario generale dell’Onu. Questo significa che la comunità internazionale si sta munendo di mezzi per far rispettare la democrazia, anche se spesso le motivazioni degli interventi sono più politiche ed economiche che umanitarie. Nonostante le moti-
vazioni criticabili (perché intervenire “in fretta e furia” in Libia e non in Siria?, per esempio), vi è più che uno spiraglio di speranza in una società più libera. Tutti noi europei ci siamo stupiti nel vedere questi giovani tunisini ed egiziani, uomini e donne, musulmani e cristiani, lottare fianco a fianco per la loro dignità e per i loro diritti. Di fronte a queste immagini di risveglio democratico, dobbiamo mettere in discussioni tanti nostri pregiudizi sulle popolazioni arabe, sul loro immobilismo e le loro società “addormentate”. A Madrid come a Parigi, tanti giovani “indignati” hanno imparato la lezione da questi giovani arabi e sono scesi in piazza per protestare contro un certo tipo di società che crea benessere solo per pochi, per lottare contro il verbalismo politico e la disoccupazione. Potremmo porci tante domande su questi movimenti o rivoluzioni. Anche se forse quella essenziale rimane questa: quali società sono veramente addormentate oggi? • africa · numero 4 · 2011
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sommario
lo scatto 10. Sfida al regime Uganda
Direzione, reDazione e amministrazione
Cas. Post. 61 - V.le Merisio 17 24047 Treviglio (BG) tel. 0363 44726 - fax 0363 48198 africa@padribianchi.it www.missionaridafrica.org http://issuu.com/africa/docs Direttore
Paolo Costantini CoorDinatore
Marco Trovato
Progetto grafiCo e realizzazione
Elisabetta Delfini
Promozione e UffiCio stamPa
Matteo Merletto webmaster
Paolo Costantini amministrazione
Bruno Paganelli foto
Copertina Joan Bardeletti Si ringrazia Olycom Collaboratori
Claudio Agostoni, Marco Aime, Giusy Baioni, Enrico Casale, Giovanni Diffidenti, Matteo Fagotto, Diego Marani, Raffaele Masto, Pier Maria Mazzola, Giovanni Mereghetti, Aldo Pavan, Giovanni Porzio, Anna Pozzi, Andrea Semplici, Daniele Tamagni, Alida Vanni, Bruno Zanzottera, Emanuela Zuccalà CoorDinamento e stamPa
Jona - Paderno Dugnano
Periodico bimestrale - Anno 89 luglio-agosto 2011, n° 4
Aut. Trib. di Milano del 23/10/1948 n.713/48 L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dai lettori e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione. Le informazioni custodite verranno utilizzate al solo scopo di inviare ai lettori la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96 - tutela dei dati personali).
africa rivista
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copertina
36 Generazione borghese
di Luca Bolognesi e Joan Bardeletti
attualità
3 4 La calda estate dell’Africa 12 Juba, anno zero 18 Il mercato malato degli struzzi 20 Gibuti, ultima frontiera Africanews
a cura della redazione di Marco Trovato
di Daniel Nyanuir e Bruno Zanzottera di Laura Marelli
di Davide Scagliola
società
28 30 A scuola dai Masai 44 Sogni in passerella libri e musica 48 La regina dei fornelli
di Hermes e Giovanni Mereghetti di Alessandro Gandolfi
di Marta Ghelma e Bruno Zanzottera
di P.M. Mazzola e C. Agostoni
Contributo minimo consigliato 30 euro annuali da indirizzare a: Missionari d’Africa (Padri Bianchi) viale Merisio, 17 - 24047 Treviglio (BG) CCP n.67865782 oppure con un bonifico bancario sul conto della BCC di Treviglio e Gera d’Adda intestato a Missionari d’Africa Padri Bianchi IBAN: IT 93 T 08899 53640 000 000 00 1315
Ord.: Fr 35 - Sost.: Fr 45 da indirizzare a: Africanum - Rte de la Vignettaz 57 CH - 1700 Fribourg CCP 60/106/4
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Sudafrica
50. Lo sciamano Mali
66. Passaporti benedetti Uganda
cultura
52 Il pittore intimista 54 Il risveglio dei morti
di Francesca Guazzo e Alida Vanni di L. Spampinato e R. Gabriele
viaggi
56 Fès. Il regno delle pelli
di C. Zappelli e F. Del Dotto
sport
62 Onde selvagge
di Paola Marelli
chiese
68 Testimoni di fede di Anna Pozzi
storia
73 Mungo Park, l’uomo del Niger di Diego Marani
togu na
76 vita nostra 77 a cura della redazione
a cura della redazione
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COME RICEVERE AFRICA per l’Italia:
per la Svizzera:
26. L’ultimo trofeo
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news
a cura della redazione
Africanews, brevi dal continente 1 Marocco, piazze agitate Da Casablanca a Tangeri si moltiplicano le manifestazioni contro il regime marocchino, travolto dal malcontento per la crisi economica e accusato dall’opinione pubblica di limitare le libertà personali e di soffocare il dissenso. La polizia reprime le proteste con arresti e intimidazioni. Molti osservatori prevedono un autunno caldo per il regime di Rabat.
2 Sudan, brucia il Kordofan Violenti scontri infiammano il Sud Kordofan, una regione contesa tra il nord e il sud Sudan (che il 9 luglio proclamerà ufficialmente la sua indipendenza), soprattutto per la presenza di giacimenti di petrolio. A combattersi sono militari di Khartoum ed ex ribelli vicini al governo semiautonomo delle regioni meridionali. Le violenze coinvolgono anche la vicina area di Abyei.
3 Egitto, verso il voto post-Mubarak Si terranno entro il 30 settembre le prime elezioni dell’Egitto democratico dopo la caduta del regime trentennale di Hosni Mubarak. Lo ha assicurato il Consiglio supremo delle forze armate che guida la transizione nel Paese. I movimenti laici che con le loro manifestazioni
hanno decretato la caduta del dittatore contestano lo svolgimento del voto a così breve distanza e vorrebbero più tempo per potersi organizzare in partiti, in modo da competere con la solida e radicata struttura dei Fratelli Musulmani che aspirano a controllare il Parlamento e a redigere la nuova Costituzione.
4 Zimbabwe, la crisi persiste Il tasso di disoccupazione giovanile è passato in un anno dal 70 all’80%. Il governo di unità nazionale, insediato dopo le elezioni contestate del 2008, non riesce a rilanciare l’economia a causa di contrasti interni. A dividere il partito del presidente Robert Mugabe e gli ex-oppositori del Movimento per il cambiamento democratico sono soprattutto i tempi e i modi delle prossime elezioni, previste entro fine anno.
5 Nigeria, le spine del Presidente Il 29 maggio Goodluck Jonathan si è insediato come Presidente, all’indomani di una campagna elettorale scossa da tensioni e violenze che hanno infiammato il nord del Paese. Nelle regioni meridionali i guerriglieri del Mend (Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger) sono tornati a minacciare attacchi alle
installazioni dell’Eni, accusata di “rubare da decenni il petrolio nigeriano”.
Stato (probabile conferma dell’attuale presidente Joseph Kabila).
6 Burkina Faso, alta tensione
8 Liberia, il business dell’acciaio
Dallo scorso febbraio il “Paese degli uomini integri” guidato per 24 anni dal Presidente Blaise Compaoré è scosso da proteste di piazza, per ragioni che vanno dal crescente aumento dei prezzi dei beni di prima necessità alla disoccupazione, fino a questioni di libertà e giustizia. La sollevazione militare avvenuta a inizio giugno nella città di Bobo Dioulasso è stata placata, ma si moltiplicano scioperi e cortei anti-regime.
ArcelorMittal, primo produttore di acciaio al mondo, ha avviato la produzione di minerali ferrosi nei giacimenti di Mount Nimba. Le attività di sfruttamento, del valore di oltre un miliardo di euro, consentiranno alla Liberia di risanare le casse statali grazie alle esportazioni del prezioso metallo. Fonti: AgriAfro, Bbc, Jeune Afrique, Misna
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7 RD Congo, Parigi sostiene Kabila La Francia si è impegnata a cancellare il 92% del debito della Repubblica democratica del Congo, circa 800 milioni di euro. Il prossimo 27 novembre il Paese - ricchissimo di minerali strategici per Parigi - andrà alle urne per scegliere il capo di
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attualità
di Marco Trovato
I mesi appena trascorsi sono stati segnati da eventi che hanno scosso il continente africano: le rivolte popolari nel Maghreb, la storica divisione del Sudan, la fragile pace in Costa d’Avorio. Ma ci sono state altre notizie importanti che vale la pena di ricordare
La calda estate
Dall’Angola alla Tunisia, un
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testo di Joshua Mampuru foto di Marc Hofer/AFP
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a reazione rabbiosa di una donna ugandese contro la polizia che ha disperso un corteo antigovernativo a Kampala sparando acqua colorata sui manifestanti. In Uganda l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e dei carburanti ha fatto esplodere la rabbia popolare contro il Presidente Museveni, al potere da 25 anni, rieletto a febbraio per un quarto mandato. Da settimane, la capitale è scossa da manifestazioni, represse brutalmente dalle forze dell’ordine. Gli scontri hanno provocato vittime e feriti. Il leader dell’opposizione Kizza Besigye, ex medico personale di Museveni, malmenato dalla polizia e costretto agli arresti domiciliari, è stato processato il 13 di giugno per “incitamento alla violenza”. I suoi sostenitori hanno invitato la popolazione a scendere in piazza per protestare contro il regime che, dal canto suo, minaccia un ulteriore uso della forza.
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UGANDA
lo scatto
Sfida
al regime africa 路 numero 4 路 2011
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attualità
testo di Daniel Nyanuir foto di Bruno Zanzottera / Parallelozero
Juba , anno zero reportage
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attualità
DALLA CAPITALE DEL SUD SUDAN IN FESTA PER L’INDIPENDENZA Tensioni interne Una libertà che Karlo Arigo della Coalition of Civil Society ha pagato a caro prezzo, finendo in prigione. Anche lui sfollato al Nord, militante della società civile, insegnante e artista, ha scontato tre anni di galera senza un vero perché. Almeno lui ne è uscito - contrariamente a molti altri che sono “scomparsi” - e ha ricominciato a fare quello che faceva prima: mettere a disposizione la sua arte di musicista e drammaturgo per la causa del popolo 14
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del Sud Sudan. Un lavoro enorme per sensibilizzare la sua gente in vista del referendum e ora per preparare l’indipendenza. «La popolazione è traumatizzata - dice -. Molti giovani sono nati, cresciuti, hanno studiato e lavorato in un contesto di guerra. Ma vogliono almeno morire in pace». Lui continuerà a lavorare a livello di base, ma non dimentica le sfide a più alto livello, quelle che rendono questa pace così fragile. Sfide che, oggi come ieri, si
attualità
testo di Laura Marelli
Il MERCATO MAlATO dEglI struzzi
Sudafrica, allevatori colpiti da siccità e virus
Dal 1870 la cittadina di Oudtshoorn si è specializzata nell’allevamento dei grandi pennuti. Ma oggi le vendite rischiano il tracollo 18
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a fauna sudafricana è incredibilmente varia: dai leoni del Kruger Park si passa ai pinguini del Capo di Buona Speranza. In mezzo ci sono gli struzzi di Oudtshoorn. Le fattorie di questa cittadina situata nella regione del Litte Karoo sono densamente popolate da migliaia
di uccelli dal collo lungo. Furono i coloni inglesi ad avviare nel 1870 questa singolare attività economica: a quei tempi le piume degli struzzi erano richieste in Europa e Stati Uniti per decorare abiti, ventagli e cappelli. All’inizio del XX secolo gli allevatori di Oudtshoorn ricavarono
fortune immense, di cui ancora oggi si possono intravvedere gli splendori nelle residenze in stile vittoriano lungo le principali vie della città. Il boom delle vendite avvenne nel 1913, dopodiché le piume di struzzo passarono di moda e le esportazioni cominciarono un lento declino.
Odd Andersen/AFP
Allevamenti a Oudtshoorn. La cittadina, di 80mila abitanti, è situata tra i monti rocciosi dell’Outeniqua e le fertili terre della Swartberg. Lo struzzo (Struthio camelus), un specie di uccello incapace di volare, è originario dell’Africa meridionale e fu introdotto in Australia dall’uomo
Fiuto per gli affari La gente di Oudtshoorn non si rassegnò a cambiare lavoro e riuscì con caparbietà a rilanciare l’interesse economico per i grandi pennuti. Gli allevamenti furono finalizzati alla commercializzazione della carne (ottima a livello nutrizionale per i suoi bassi valori di colesterolo e grassi), della pelle (lavorata per ricavare cinture, borse, valigie, calzature e capi d’abbigliamento) e delle uova (vendute all’industria alimentare ma anche ad artigiani e decoratori). Poco alla volta anche le piume tornarono ad essere richieste dalla
sartoria d’alta moda. La città di Oudtshoorn venne circondata per decine di chilometri da fattorie meccanizzate, strutture per la macellazione e campi di erba medica (usata per nutrire gli animali). Oggi il business degli struzzi porta nelle tasche degli allevatori locali 1,2 miliardi di Rand sudafricani, qualcosa come centoventiquattro milioni di euro all’anno. Il 90% delle pelli e della carne viene esportata in tutto il mondo. E ogni giorno centinaia di turisti occidentali visitano i celebri allevamenti di Oudtshoorn per scattare fotografie, accarezzare gli animali e provare l’ebbrezza di una corsa appesi al collo dei robusti pennuti.
L’ultima tegola Ma la fortuna degli struzzi è altalenante (già nel 1885 e nel 1914 gli allevatori furono messi in ginocchio). E la crisi economica mondiale ha penalizzato negli ultimi cinque anni il commercio dei beni di lusso, con inevi-
tabili ripercussioni negative sull’export delle pelli e delle piume di struzzo. Oggi la minaccia alla prosperità di Oudtshoorn è rappresentata da una sigla: H5N2, un nuovo ceppo di influenza aviaria che è stato scoperto dai veterinari, di recente, in alcuni allevamenti sudafricani. Non è una patologia pericolosa per l’uomo (a differenza della più celebre influenza H5N1), ma è mortale per gli animali. Ed è terribilmente contagiosa. Lo scorso aprile la autorità sanitarie del Sudafrica hanno deciso, a scopo precauzionale, di sospendere le esportazioni di carne di struzzo. Una scelta inevitabile ma dolorosa. «Con il blocco delle vendite, perdiamo ogni mese 108 milioni di rand, 11 milioni di euro di mancati guadagni», ricorda Anton Kruger della South African Ostrich Business Chamber, l’associazione degli allevatori sudafricani. Il business degli struzzi, già duramente colpito da un
Uova preistoriche In Sudafrica un team di ricercatori francesi ha scoperto dei frammenti decorati di uova di struzzo risalenti a 60mila anni fa. I gusci - usati come borracce e ritrovati nel sito archeologico di Diepkloof Rock Shelter - riportano incisioni e disegni geometrici realizzati da cacciatoriraccoglitori vissuti durante l’Età della Pietra, e rappresentano la prima forma di comunicazione simbolica della storia dell’uomo.
prolungato periodo di siccità e dal cambio sfavorevole della moneta locale con il dollaro, rischia il tracollo. E la gente di Oudtshoorn trattiene il respiro. • africa · numero 4 · 2011
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testo di Davide Scagliola / Parallelozero
Marco Longari/AFP
attualità
Gibuti,
ultima frontiera
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lo scatto
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testo di Peter Onyango foto di Gianluigi Guercia/AFP
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Sudafrica
U
n cacciatore e la sua guida posano davanti ad una zebra appena uccisa nella riserva di Blaauwkrantz, a 70 chilometri da Port Elizabeth. In Sudafrica i safari di caccia sono legali. Decine di agenzie specializzate organizzano le battute con fucili di precisione per clienti facoltosi provenienti da tutto il mondo. Ogni preda ha il suo prezzo: 100 dollari per un babbuino o uno sciacallo, 1.500 per una zebra, 2mila per un antilope o cudù, 3.500 per una giraffa. Per uccidere un leone servono 45mila dollari, per un elefante bastano 36mila dollari. Una parte di questi soldi è utilizzata dalle autorità sudafricane per proteggere la fauna nei parchi.
L’ultimo trofeo africa · numero 4 · 2011
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società
testo di Hermes Mereghetti foto di Giovanni Mereghetti
La regina d Victoire Gouloibi, prima chef Viene dal Congo. Ha studiato l’arte culinaria italiana. E dopo una lunga esperienza tra i fornelli di ristoranti e trattorie, oggi dirige - con originalità una raffinata cucina all’ombra del Duomo 28
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«O
gni donna africana è brava in cucina. Ma per arrivare nei ristoranti del centro storico milanese è necessario conoscere bene l’arte culinaria italiana. Io ho dovuto sgobbare parecchio. Ora sono matura e voglio mettere in pratica la mia esperienza». Victoire Gouloubi è la prima chef africana a Milano. Una fuoriclasse dei fornelli che si è imposta nel
panorama culinario meneghino con un gustoso tocco di personalità. La giovane donna, di soli trent’anni, è partita da Brazzaville - sua città natale - quando ancora era adolescente, per venire a vivere a Vicenza, ospitata da uno zio. Subito dopo essere arrivata in Italia, si è iscritta al corso della Federazione Nazionale Cuochi e dopo un contratto di lavoro a Cor-
tina d’Ampezzo è entrata nelle cucine più importanti di Milano. Al residence Camperio, per la prima volta le hanno affidato la responsabilità della cucina. Di recente è approdata al ristorante “L’Incoronata” di corso Garibaldi, un indirizzo per palati raffinati. Qui ha arricchito il menù tradizionale con sapori e colori esotici che stanno avendo grande successo. Trofie allo
la guida
ei fornelli africana a milano zola e noce moscata, carote alla cannella, cosce di pollo con curry indiano, cuscus vegetariano, gazpacho di avocado. Specialità dal retrogusto etnico affiancate
Victoire al lavoro nel ristorante di Milano (www. incoronataweb.com). Una piccola tavola calda di vecchia data, trasformata in un locale raffinato
dai piatti casalinghi: spaghetti al pomodoro e basilico, risotto alla milanese, ossibuchi, vitello tonnato. Una mescolanza di gusti delicati che rappresentano il marchio di fabbrica di Victoire. «Milano è piena di buoni cuochi che preparano da mangiare in centinaia di ristoranti stranieri, la vera scommessa è cimentarsi nella cucina italiana e tentare di impreziosirla con
Milano è la capitale italiana della cucina etnica. Per scoprirne i sapori non resta che affidarsi a Pappamondo 2011 (Terre di mezzo Editore, pagg. 376, 10 euro, a cura di Sara Ragusa), la prima e unica guida ai ristoranti stranieri del capoluogo lombardo. Pappamondo è la chiave che apre le porte della cucina etnica a Milano: più di 450 recensioni di locali, con orari, piatti forti e prezzi. Un vademecum indispensabile per chi vuole sperimentare il fascino di un riad marocchino o l’allegria di una bodeguita caraibica. Da gustare, pagina dopo pagina.
altre culture e tradizioni». Per decenni l’arte culinaria di Milano è stata affidata a cuochi e professionisti gastronomici locali, i quali - di generazione in generazione - si sono tramandati ricette e trucchi del mestiere. Oggi le cucine si sono popolate di bravi cuochi stranieri, soprattutto europei e asiatici. Il futuro è l’Africa. E ha il volto sorridente di Victoire Gouloubi. • africa · numero 4 · 2011
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società
testo e foto di Alessandro Gandolfi / Parallelozero
In Kenya, a duecento chilometri da Nairobi, il celebre popolo guerriero insegna agli occidentali a usare le lance, a riconoscere le orme e a pascolare le mandrie. E soprattutto ad ascoltare la natura. A rispettarla 30
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copertina
testo di Luca Bolognesi foto di Joan Bardeletti
Generaz borghese
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Abidjan, Costa d’Avorio Charles Kapié, trent’anni, con un suo socio d’affari, in posa nella strada del loro ufficio. Assieme gestiscono una società di consulenza in agronomia e un cybercafé. Tra i nuovi borghesi dell’Africa non mancano giovani e brillanti imprenditori
ione
Un fotografo francese ha viaggiato per tre anni nei Paesi emergenti dell’Africa per raccontare una rivoluzione epocale: la nascita e lo sviluppo di una nuova classe sociale - istruita, benestante e ambiziosa - che sta cambiando il volto del continente e forse il suo destino africa · numero 4 · 2011
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copertina
La riscossa del ceto medio, motore A
d Abidjan, capitale economica della Costa d’Avorio, Adou studia sociologia: ha 29 anni, proviene da un villaggio di campagna, e per pagarsi gli studi ha aperto una piccola copisteria nel suo campus universitario. Adelaide, stessa età, gestisce un ristorante a Douala, in Camerun, e arrotonda lo stipendio esportando all’estero frutta e verdura. A Nairobi, in Kenya, Felix - 27 anni, neolaureato in medicina - sta facendo tirocinio in una clinica privata, ma studia per diventare un neurologo di fama internazionale.
La nuova Africa Adou, Adelaide e Felix sono tre esponenti della nuova classe media del continente. Una schiera sempre più nutrita di persone (saranno un miliardo entro il 2030) che guardano al futuro con rinnovato ottimismo. E che investono ogni giorno passione ed energia per sviluppare progetti e avviare attività, contribuendo a far crescere l’economia. Questo nuovo ceto sociale dell’Africa - inesistente fino a pochi anni fa - è stato raccontato dal fotografo italofrancese Joan Bardeletti con il suo reportage-inchiesta Les classes moyennes en Afrique. Un progetto che per la prima volta ha mes38
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società
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testo di Marta Ghelma foto di Bruno Zanzottera
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libri
di Pier Maria Mazzola
Le donne di mio padre
di José Eduardo Agualusa
di Federico Cresti
Agualusa, angolano bianco, vive o è vissuto in terre lusofone di tre continenti. Oltre al suo Paese natale, il Brasile e, “naturalmente”, il Portogallo. Anche il suo ultimo romanzo è alquanto itinerante. Da Lisbona una regista, Laurentina, nata in Mozambico, viaggia per l’Africa australe in cerca del suo vero padre, che ha scoperto essere (stato) un rinomato musicista. E che ha disseminato di figli il continente. Impossibile spiegare più compiutamente in poche righe la trama, che ha anche un non so che di scatole cinesi. L’argomento prescelto esprime una volta di più una “ossessione” dell’autore, i cui lavori sono spesso innervati dalla questione dell’identità, dell’origine, della memoria. E lo fa in maniera magistrale e sorridente al tempo stesso. «Di quante verità è fatta una bugia?».
L’11° comandamento del titolo viene applicato dall’autore, storico dell’Africa e del mondo islamico, a ciò che fu, come recita il sottotitolo, La colonizzazione italiana in Libia (dal 1911 alla seconda guerra mondiale). Il libro si basa sui documenti in oblio - stanati dall’autore nel «grande sottotetto di un ministero romano» - dell’Ente per la colonizzazione della Libia. E la sua focalizzazione sulla Cirenaica, nettamente distinta dalla Tripolitania (cui l’autore aveva dedicato un primo volume quindici anni fa), lascia intravedere quanto l’attuale guerra civile abbia radici profonde. Ma, soprattutto, l’opera viene a gettare nuova luce sul colonialismo italiano. Può bastare, in questa sede, una citazione di EvansPritchard: «Gli italiani stavano combattendo un popolo, e non un esercito»…
La Nuova Frontiera 2010, pp. 362, 17,50 euro
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Non desiderare Puoi chiamarmi Il grande la terra d’altri fratello camuffamento
africa · numero 4 · 2011
di Tiziano Gaia
di Suzanne Césaire
Africa-Europa, percorsi di cooperazione decentrata a cura di Stefano Fusi
Carocci 2011, pp. 418, 35 euro
Si comincia da Parigi, anzi da un campetto di periferia. Poi, soprattutto, il Camerun. E per finire, una prospettiva oltreoceano. È la storia vera di un camerunese (nato in Francia) e di un italiano (l’autore) che si conoscono a Torino l’africano con una pena da finire di scontare, il piemontese da libero – nell’ambito di un programma sociale per detenuti. Il pallone era, per Christian Kouabite, un sogno totalizzante quand’era ragazzo; per entrambi rimane una passione comune. Ma il libro è soprattutto la storia di una bella e robusta amicizia. «Io penso che ogni bianco nella vita dovrebbe passare almeno un periodo in Africa come hai fatto tu. Sono convinto che cambierebbe la vostra percezione nei confronti dei miei compaesani, e la loro nei vostri». Instar Libri 2011, pp. 281, 15 euro
Esce finalmente dall’ombra (editoriale) la compagna di Aimé Césaire, che con lui condivise la vita come sposa e madre dei suoi sei figli, e al contempo l’avventura intellettuale della negritudine. Questo libro raccoglie sette suoi articoli per Tropiques, la rivista fondata nella Martinica dai Césaire con alcuni amici, la quale uscì - con interruzioni, a motivo della censura coloniale – per pochi anni (1941-45). Ma ha lasciato il segno. Amico della coppia era, per fare un nome, André Breton, il padre del surrealismo. La prosa poetica di Suzy sapeva essere anche di un raro vigore. «Milioni di mani nere, attraverso i cieli rabbiosi della guerra mondiale, sollevano in alto il loro sgomento. Uscito da un lungo torpore, il più diseredato di tutti i popoli si leverà, sopra le pianure di cenere». Jaca Book 2011, pp. 109, 12 euro
Il sottotitolo precisa: Tavarnelle-Doba (Ciad). 15 anni di relazioni fra territori, comunità e istituzioni locali. Il curatore del libro era sindaco del comune della Val di Pesa (Fi) negli anni in cui è decollata questa notevole iniziativa di cooperazione, che catalizza realtà diverse su ambo i versanti - toscano e ciadiano - e che vede nel vescovo di Doba, il comboniano Michele Russo, il tramite almeno iniziale di un’esperienza che sfida l’autoestinguersi della cooperazione governativa allo sviluppo. Il volume non è il semplice resoconto di progetti, tra i quali spicca la Banca dei cereali. Esso allarga lo sguardo a un’approfondita presentazione del Ciad nel contesto africano e delle relazioni, spesso contraddittorie, tra i due continenti. Tra gli altri, contributi di Massimo Toschi e Giulio Albanese. Emi 2011, pp. 188+XXXII, 14 euro
musica
di Claudio Agostoni
ThIossANE AbLAyE NdIAyE ThiossAne AblAye ndiAye
Le sue realizzazioni grafiche erano in mostra nell’esposizione del 1961 nel Salon du Centre culturel français e nel 1968 erano inserite nel Programma culturale dei giochi olimpici di Città del Messico. Negli anni a seguire sono state esposte in Canada, ad Algeri, Tunisi, Losanna… A Dakar sono ospitate in una galleria nel quartiere Médina Fall. Basta vedere uno qualsiasi dei suoi lavori per capire perché Thiossane Ablaye Ndiaye è considerato uno degli artisti africani più apprezzati. Ma Thiossane è anche musicista, basti ricordare che un suo brano, Taallén lamp yi, nel 1966 è stato utilizzato come sigla radiofonica del TFestival des Arts Nègres, organizzato da Léopold S. Senghor, a Dakar. Nato a Thiès, città che contese a Dakar il ruolo di capitale, ha iniziato ad esibirsi come cantante nel 1952, ma per ascoltare una sua registrazione si è dovuto aspettare il 2011. Un vero gioiello: meglio tardi che mai.
dEbAdEmbA
AbdoulAye TrAore & MohAMed diAby
Ottimo lavoro di un duo di musicisti che si sono conosciuti nella parigina Belleville: il chitarrista burkinabè Abdoulaye Traoré e l’ivoriano Mohamed Diaby, coadiuvati da alcuni cantanti come Awa and Fatou Diawarra. Debademba (parola che per i Bambara del Mali significa “grande famiglia”) è figlio di variegate influenze: brezze e blues africani, fusion, echi caraibici, ritmi andalusi e afro-latini. I ritmi fusion di Agnakamina evocano alcune delicate inflessioni asiatiche, mentre le veloci percussioni e i flauti fluidi di Ma chérie mettono in evidenza il virtuosismo degli esecutori. Toulamanga e Loundotemena richiamano alla mente lo spirito di Ali Farka Touré e di altri artisti che hanno fatto la storia della guitar music dell’Africa Occidentale. Kiefali (guerriero) è un classico folk-blue. In chiusura, Thomas Sankara, è una sorta di salsa dedicata al leggendario Presidente.
TrAdI moods vs rockErs AA. VV.
Un doppio cd figlio dei suoni di Mawangu Mingiedi, camionista oggi 74enne, immigrato nella capitale dell’allora Zaire, da una regione al confine con l’Angola. Quando suonava per strada il likembé (una specie di minipiano che si suona con i pollici), i suoi virtuosismi venivano coperti dai rumori del traffico. Così, circa trent’anni fa, si è ingegnato a elettrificare gli strumenti con magneti di alternatori e vecchie autoradio, amplificando poi il tutto con scalcinati megafoni residui del Congo Belga. Il risultato era un ipnotico impasto di ritmi tribali e ruvidezze da avanguardia elettronica europea, la cosiddetta Congotronics. Quelle canzoni sono state adottate, in questo lavoro, da alcuni “manipolatori” di suoni che vanno per la maggiore (Skeletons, Shackleton, Bass Claf, Deerhoof...) e sono diventati quanto di più hipe si suoni nelle discoteche del nord del mondo.
somALILANd sAhrA hAlgAn
Il Somaliland è uno Stato dell’Africa orientale, non riconosciuto internazionalmente, che occupa la parte settentrionale della Somalia. Le province con cui confina (Puntland, Maakhir e Northland) hanno recentemente rivendicato il diritto a costituirsi in Stato autonomo (senza separarsi dalla Somalia). Una situazione oggetto di controversie. Sahra Halgan, portavoce musicale di quella entità geopolitica, vive a Lione dal 1992, quando vi giunse come rifugiata politica. Nonostante la contrarietà dei genitori, canta da quando aveva 13 anni. Iniziò la carriera con il nomignolo di Little Sahra, che divenne Sahra la Combattente (Halgan) quando si mise a cantare nella foresta per alleviare la dura vita dei combattenti per l’indipendenza. Le sue canzoni, trasmesse a palla dalle radio locali, l’hanno trasformata in una sorta di icona vivente. africa · numero 4 · 2011
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testo di Yahminah Malinke foto di Jose Azel/Aurora Photos/Olycom
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Lo
MALI
S
ull’altopiano di Bandiagara, un vecchio indovino compie un rituale di divinazione realizzando dei disegni sulla sabbia. Ancora oggi il popolo Dogon si affida alla magia per predire il futuro e proteggersi dal male. In ogni villaggio è presente una tavola delle profezie composta da sei rettangoli su cui vengono posizionati dei semi d’arachide per attirare le volpi. I veggenti interpretano le tracce lasciate dagli animali, rivelando così l’avvenire degli uomini. Nel 1933 l’antropologo francese Marcel Griaule trascorse un lungo periodo in compagnia dello sciamano Ogotemmêli, apprendendo da lui i segreti della cosmogonia dei Dogon. L’industria turistica ha sfruttato l’alone di mistero che avvolge questo popolo, enfatizzando il mito dei magici indovini perennemente intenti a fare oroscopi.
sciamano
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cultura
testo di Francesca Guazzo foto di Alida Vanni
Il pIttore
intimista
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Elson Kambalu, primo artista contemporaneo del Malawi Un giorno ha preso in mano i pennelli per curiosità. E ha scoperto di avere un talento innato per il disegno. ma non tutti, nel suo Paese, riescono ad apprezzarlo...
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quadri astratti di Elson Kambalu risaltano sulle pareti della mostra dedicata alle Giornate per l’Arte di Lilongwe, capitale del Malawi. L’atmosfera delle sue pennellate non ha eguali nel panorama artistico locale. I pittori del Malawi in genere rappresentano la bellezza della natura, i villaggi, gli animali, il colorato mondo
che li circonda. I dipinti di Elson, invece, sono intimisti, simbolici. E obbligano a riflettere. Qualche curioso gli chiede: «Che cosa rappresentano questi segni?». L’autore risponde con un sorriso: «Tutto quello che pensi possano essere, puoi decidere tu». C’è chi ci vede una folla, chi delle candele, chi un annuncio mistico del cielo...
È raro vedere questo genere di arte contemporanea esposta in Africa. Ma Elson è figlio di questa terra. «In Malawi non esistono scuole per studiare e praticare la pittura. Sono autodidatta», racconta. «Ho preso in mano i pennelli quasi per caso. Mi sono esercitato per quattro anni prima di trovare il coraggio di esporre i miei quadri». Le reazioni del pubblico sono state positive, ma non tutti hanno mostrato di apprezzare. «Ho diversi estimatori tra gli stranieri espatriati in Malawi, forse gli unici che hanno la sensibilità per comprendere le mie opere e - ammette franco - i soldi per acquistarle». In un Paese dove lo stipen-
dio medio equivale a circa 18 euro al mese, in pochi possono essere interessati all’acquisto di un quadro. «Mia nonna mi dice: perché devo appendere un tuo quadro, quando l’arte è ovunque, qui in Africa?», racconta divertito Elson. Ma il pittore intimista non si arrende e rilancia: due anni fa ha aperto una galleria d’arte, la Kamusu Art Gallery, dove espone insieme ad un vero collettivo di artisti emergenti. «Collaboriamo e ci confrontiamo per sviluppare nuove idee». Un proverbio in Malawi dice “Una mano, da sola, non può alzare un tetto”. Elson Kambalu è una di queste mani che lo sorreggono. • africa · numero 4 · 2011
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cultura
testo di Luca Spampinato foto di Roberto Gabriele
La tradizionale riesumazione delle salme
Il rIsveglIo deI mortI da giugno a settembre sull’altopiano malgascio i corpi dei defunti vengono prelevati dalla tombe, riportati alla luce e onorati con speciali attenzioni. obiettivo: assicurarsi la protezione dei cari estinti
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N
ella Grande île la stagione invernale, tra giugno e settembre, coincide con il periodo della Famadihana (“il rovesciamento delle ossa”), una singolare cerimonia funebre che riporta - anche solo per poche ore - i corpi dei defunti nel mondo dei vivi. Si tratta di un’antica usanza diffusa tra i popoli Merina e Betsileo che abitano
i villaggi dell’altopiano. In queste regioni il culto degli antenati assume proporzioni e risvolti surreali (gli antropologi parlano di “società necrocratica” per sottolinearne lo stretto legame con gli spiriti dell’aldilà). Le famiglie prosciugano i risparmi per assicurare ai propri cari una degna sepoltura: i funerali durano diversi giorni e le tumula-
Tombe da ammirare Il Madagascar è un mosaico di etnie accomunate da una vera e propria passione per i riti funebri e le sepolture. I Vezo costruiscono tombe in legno che vengono lasciate deperire: quando cedono, l’anima dell’antenato è libera e trova la pace. I Bara scelgono le grotte delle montagne come luogo per sepoltura. I Mahalafy del Sud costruiscono eleganti mausolei decorati con colorati illustrazioni, piccoli totem, ma anche aerei, navi o taxi in cemento.Le corna degli zebù che adornano i sepolcri sono un simbolo di prestigio e di ricchezza: più numerose sono, maggiore è il numero di animali sacrificati e più importante è il defunto.
I Malgasci hanno una profondissima considerazione della morte che celebrano con canti e balli festosi. La morte non provoca paura né dolore poiché il regno dei defunti è strettamente connesso al mondo dei viventi. Risate e lacrime, gioia e tristezza si mescolano durante la cerimonia delle esumazioni, conosciuta anche con il nome di "Festa del Ritorno" o "Secondo Funerale".
zioni avvengono in mausolei sontuosi. Ma l’evento più fastoso è la riesumazione delle salme - chiamata appunto Famadihana (si pronuncia “famadiin”) - che in genere avviene dopo 4-7 anni dalla morte. Il rito offre l’opportunità di riabbracciare la persona amata - o meglio, ciò che ne rimane - e comunicare con lei. In genere tocca agli anziani interrogare gli astri nel cielo per definire il calendario dei disseppellimenti. Ma a volte è lo stesso spirito del defunto che richiede il cerimoniale, comparendo in sogno a qualche parente. Il pomeriggio del giorno stabilito le spoglie vengono prelevate dalla tomba, condotte in processione a suon di musica e portate in spalla per sette giri rituali attorno al sepolcro. Quindi vengono avvolte in sudari di raso e cotone confezionati per l’occasione e infine nuovamente inumate prima del tramonto.
Un rito insopprimibile Durante il cerimoniale parenti e amici rendono omaggio al defunto come se fosse una persona vivente: a turno parlano con la salma per informarla di vicende famigliari e notizie del villaggio avvenute dopo il funerale. Al caro estinto donano fotografie, banconote, liquori, foglietti di preghiere... In cambio richiedono consigli, protezione e intercessioni. Le donne che desiderano avere dei figli prelevano brandelli del vecchio lenzuolo funebre e li conservano sotto i materassi come amuleti di fertilità. Macabre superstizioni? Tutt’altro. Il rito avviene in un clima festoso. Le orchestre animano danze scatenate e tra la folla d’invitati scorrono fiumi di birra e rum. La tradizione della Famadihana resiste allo scorrere del tempo. Missionari cattolici e pastori delle sette cristiane hanno tentato inutilmente di soffocare questo rito funebre che attinge alla credenze animiste del popolo malgascio. Neppure la crisi economica è riuscita a affievolire le feste e i banchetti che accompagnano le riesumazioni delle salme. Anche quest’anno centinaia di processioni funebri hanno percorso i sentieri dell’altopiano del Madagascar. Le salme degli antenati hanno scorazzato per qualche ora nei villaggi di origine, accompagnate da folle urlanti e gioiose, prima di ritornare nel regno dei morti. Tra pochi anni qualcuno busserà ancora alla loro pietra tombale. E sarà nuovamente il tempo di rivedere la luce. • africa · numero 4 · 2011
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viaggi
testo di Cristina Zappelli foto di Fabrizio Del Dotto/Triphodphoto
Visita guidata alle antiche concerie di F猫s
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Il regno delle pelli
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sport
di Paola Marelli
Onde
selvagge Guida alle migliori spiagge africane per surfisti
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ici “surf” e pensi subito alle Hawaii, alla California, all’Australia. Ma i funamboli dell’acqua sono un popolo nomade che si sposta in continuazione nel mondo, in cerca dell’onIn Sudafrica si formano montagne di acqua alte fino a sei metri. Qui si svolgono alcune delle gare di surf più spettacolari del mondo (come la celebre Billabong di Jeffreys Bay, riservata ai professionisti)
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da perfetta. In ogni stagione e in ogni angolo del pianeta ci sono delle acque agitate da domare, delle onde maestose da cavalcare, dei sogni di gloria da rincorrere. E anche il continente africano può offrire inaspettate opportunità per divertirsi a pelo d’acqua. Basta conoscere le spiagge e i momenti giusti per tuffarsi con la propria tavola e… fare il pieno di adrenalina. Ecco dove si trovano le onde più belle. •
guela: un paradiso preservato da trent’anni di guerra civile.
Angola Le acque dell’Atlantico, agitate da correnti e venti costanti, si gonfiano fra aprile e settembre fino a creare onde alte 2,5 metri, che si abbattono sulla costa sabbiosa tra Luanda e Ben-
Benin e Togo Questi due piccoli Paesi dell’Africa occidentale offrono tra ottobre e dicem-
lo scatto
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testo di Joshua Mampuru foto di Trevor Snapp/AFP
Passaporti
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Uganda
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ll’interno di una chiesa cristiana di Kampala, il pastore Joshua Magezi impone le mani sulla fronte di una donna durante la settimanale “cerimonia dei passaporti”. I seguaci dell’Africa Greater Life Mission, neonata setta pentecostale, sono invitati a partecipare alla cerimonia domenicale portando con sé i propri passaporti. Tra una preghiera e un esorcismo, il pastore impartisce speciali benedizioni ai documenti affinché i fedeli possano ottenere i visti d’ingresso in un Paese industrializzato nel nord del mondo. La notizia di questa “liturgia miracolosa” ha fatto il giro della capitale ugandese e in breve tempo la chiesa di Joshua Magezi si è riempita di gente che ambisce a emigrare in Europa o negli Stati Uniti. Il religioso invita i credenti ad avere fede. E, in attesa di poter partire, li invita a effettuare generose offerte di sostegno alla sua missione.
benedetti
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chiesa
testo di Anna Pozzi foto di Bruno Zanzottera / Parallelozero
Testimoni di fede
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storia
testo di Diego Marani
a cavallo tra Settecento e ottocento, un giovane esploratore scozzese penetrò nel cuore dell’africa occidentale con l’obiettivo di esplorare il corso del fiume niger. dovette vedersela con predoni, sovrani ostili e micidiali malattie
l’uomo del niger
MUngo Park, Marinaio alle Porte del Sahara M
Prigioniero di un re
ungo Park è stato un esploratore scozzese. Scozzese, non inglese, anche se al servizio del re d’Inghilterra. Scozzese e calvinista, non anglicano. Figlio dell’illuminismo e di uno strano miscuglio di bramosia d’avventura e di desiderio di conoscenza, non ancora di quell’imperialismo di mercati e di polvere da sparo che avrebbe contraddistinto la seconda metà del XIX secolo in Africa occidentale.
Il primo viaggio è su una nave della marina inglese, nel 1793, come assistente chirurgo. Andata a Sumatra e ritorno durano quasi un anno. Alla fine del XVIII secolo il grande mistero dell’Africa era il fiume Niger, che racchiudeva in sé due miti senza tempo e sen-
EXPLORADORES
Un protettore speciale Park nasce nel 1771 in una fattoria, vicino a Selkirk, una località dell’interno non distante dalla costa orientale della Scozia e dal confine con l’Inghilterra: Mungo è il settimo di quelli che alla fine saranno 12 fratelli, e la famiglia non può definirsi molto ricca. Ma Mungo ha un protettore - Joseph Banks - che gli darà la possibilità di studiare botanica e medicina all’università di Edim-
burgo. Banks non è un ricco proprietario terriero qualunque: ha accompagnato James Cook nel suo primo grande viaggio, tre anni in Oceania; è in contatto epistolare con il grande naturalista Linneo; è consigliere del re Giorgio III. Soprattutto Banks è stato, e sarà - in totale per oltre quarant’anni,
dal 1778 al 1820 - presidente della Società reale inglese, sorta di accademia nazionale delle scienze e grande madre di tutte le spedizioni geografiche inglesi in Africa (e non solo). Con un simile protettore, il destino del giovane Mungo è già scritto. La destinazione, invece, la sceglierà lo stesso Park.
Agli esploratori (che in portoghese significa anche “sfruttatori”), i quali hanno contribuito in maniera decisiva a disegnare le mappe nonché l’immaginario occidentale del “continente nero”, Africa dedica una serie di articoli. Dopo Living-stone, Stanley, Brazzà, Ca’ da Mosto, Ibn Battuta, Alexandrine Tinne, Zheng He, Burton, Speke, il cardinale Massaja, Heinrich Barth, Vittorio Bòttego, René Caillié e Mungo Park la prossima puntata sarà dedicata a Raimondo Franchetti e Ludovico Nesbitt, due grandi esploratori della Dancalia.
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togu na - la casa della parola lettere
a cura della redazione
Cantastorie africani
Orgolio eritreo Mi complimento per il servizio dedicato alla ferrovia eritrea, corredato da splendide foto, pubblicato sull’ultimo numero di Africa. Ho apprezzato in particolare l’equilibrio con cui avete parlato di questa straordinaria impresa senza dimenticare i misfatti del regime di Asmara. Spesso la stampa identifica l’Eritrea coi suoi governanti, screditando l’immagine di un intero popolo, nobile e fiero, che merita rispetto e ammirazione. Claudia Pinemonte, Vigevano (PV)
Pesce contaminato? Leggendo il vostro articolo sull’inquinamento del Lago Vittoria ho cominciato a preoccuparmi per la qualità e la sicurezza alimentare del pesce persico importato da quelle acque e messo in vendita nei supermercati di casa nostra. Sandra Bagnoli, Castellammare (NA) Non si preoccupi sig.ra Bagnoli, il pesce importato dall’Africa viene sottoposto ai rigidi controlli sanitari previsti dall’Unione Europea. Il problema, serio, riguarda i 30 milioni di persone che vivono a ridosso del più grande e più inquinato lago dell’Africa. Prendete anche voi la parola nella “Togu na”. Scrivete a: Africa C.P. 61 24047 Treviglio BG oppure mandate una mail: africa@padribianchi.it o un fax: 0363 48198 76
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esempio, sempre tra i miei preferiti quello sugli esploratori. Vi segnalo però un errore: la cartina di pagina 72 riporta la Libia dove in realtà c’è l’Algeria. Grazie per come mi “educate” a conoscere e apprezzare l’Africa. Andrea Sari, Germania, via mail
Una storia scioccante Ho venticinque anni e sono un giovane dottorando in Comunicazione presso l’Università Iulm. Due anni fa, in totale autonomia, ho deciso di mettermi in cammino tra Europa e Africa per ricercare nuovi e vecchi cantastorie della cultura africana orale, i cosiddetti “griot” (io sono napoletano, quindi ho tendenzialmente una malattia locale verso i grilli parlanti delle strade). Da questa mia ricerca è nato un documentario - ribadisco, autoprodotto - che ha avuto anche la fortuna di partecipare al Festival del cinema Africano di Milano. Diversi mesi fa uno spettatore di quella proiezione - un editore - si informò di tutto questo e mi chiese notizie della mia tesi. E la mia tesi, oggi, è diventata un libro: Le voci del silenzio - scene dal cinema dei cantastorie africani (Bietti Heterotopia, euro 18). Lo segnalo per tutti gli appassionati d’Africa che leggono questa rivista. Giuseppe Carrieri, via mail
Attenzione alle mappe! Cari amici, finalmente sono riuscito a gustarmi l’ultimo numero di Africa. Bellissimo come al solito, ogni volta trovo vari articoli super, come ad
Sono rimasta scioccata dalla storia della Venere Nera
che avete raccontato sull’ultimo numero di Africa. Una giovane boscimane esibita come un animale nei circi europei, appena un secolo fa ... Non pensavo che il razzismo potesse arrivare a tanto... Vi ringrazio per la preziosa opera di controinformazione sull’Africa che portate avanti con passione e coraggio. Barbara Pozzato, Cesano Maderno (MI)
informa
La logica del pane - L’eucaristia modello dell’economia Sembra un po’ azzardato proporre l’eucaristia come norma economica. Muovendo da uno sguardo sull’economia “reale”, definita “atea e idolatra” (ma con una distinzione fra i due aggettivi), e declinando l’eucaristia in maniera biblica e non ritualistica, l’Autore mostra invece come la logica del pane condiviso sia l’unica capace di innescare un’economia per l’essere umano. Perché “i gesti di Gesù contengono non un programma sociale o politico, ma il germe profondo per far sì che le strategie umane rispondano davvero alla logica dell’eucaristia. Una economia che ha come modello l’eucaristia spezza i beni della creazione per dare vita piena e felice a tutti”. di Agnelli Antonio, pp. 128, 10 euro, EMI
Energia e futuro - Le opportunità del declino - NelII linguaggio edizione dei mercati esistono solo costi, ricavi, profitti, perciò non deve sorprendere se per valutare la bontà delle scelte energetiche si usa il denaro. Disgraziatamente, il criterio economico ha favorito sinora il petrolio e il nucleare, contaminando il mondo con anidride carbonica e sostanze radioattive. Nel passare sistematicamente in rassegna tutte le fonti di energia, l’autore mostra che nessuna di esse è “perfetta”. L’atteggiamento più saggio è limitare i bisogni energetici. Ossia cambiare radicalmente stile di vita, idea di sviluppo. Chiudere una volta per tutte con la “civiltà” dei consumi. Ne va dei diritti delle generazioni future. Della loro stessa sopravvivenza. di Rossi Mirco, pp. 272, 15 euro, EMI
n. 4 luglio . agosto 2011 www.missionaridafrica.org
Tunisia, un missionario tra i rifugiati di guerra
di Jonathan Bahago /Relais P.B. Maghreb
Jonathan Bahago, missionario nigeriano dei Padri Bianchi, ci parla della sua esperienza di solidarietà in un campo profughi allestito alla frontiera tra Tunisia e Libia Sono stato invitato da un sacerdote diocesano tunisino a soccorrere i rifugiati che fuggivano dall’inferno libico. Ho accettato
volentieri, assieme ad altri nostri giovani studenti stagisti. Per diverse settimane ho lavorato assieme ai volontari della ONG “Les Bons Samaritains”, i Buoni samaritani. Ogni giorno, partivamo alle 5 del mattino per preparare e distribuire la colazione ai rifugiati. Finito questo primo servizio, si cominciava subito a preparare il pranzo, servito alle tre del pomeriggio. Non ho mai pulito tante carote, cipolle, patate, ecc. come in quei giorni! Per non parlare di quei pentoloni immensi da sollevare e da lavare! Devo però dire un immenso grazie a Suor Mercé e Suor Marie Claire, delle Piccole
Sorelle di Gesù, che fin dal primo giorno ci hanno dato un aiuto formidabile. Con noi operavano altri organismi: il Programma Alimentare Mondiale (PAM), l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), la Mezzaluna Rossa tunisina e algerina, varie Caritas, ecc. Tutti perfettamente organizzati dall’esercito tunisino, impegnato a gestire le situazioni di forte tensione tra i migranti.
All’ascolto
Dopo un po’ di tempo l’Onu ha assunto la responsabilità del campo, centralizzando
Volontari in una cucina del campo. Jonathan: «Mai pulito tante carote, cipolle, patate, pentole... in vita mia»
padri bianchi . missionari d’africa
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AMICI DEI PADRI BIANCHI - ONLUS
Codice Fiscale: 93036300163 IBAN: IT 73 H088 9953 6420 0000 0172 789 Cassa Rurale di Treviglio e Gera d’Adda
PROGETTI SOSTENUTI Progetto 01-10 RD Congo Sfamare i bambini del Congo
Sostegno al Centro nutrizionaledi Kisenso Referente: padre Italo Iotti In un campo profughi padre Jonathan tenta di rispondere ai tanti quesiti. Il governo tunisino si è mostrato veramente esemplare nell’accogliere e assistere tutti i rifugiati
Progetto 06-10 Burkina Faso Costruire un mulino Dori - Il mulino della speranza Referente: padre Pirazzo Gabriele
Progetto 07-10 Borse di Studio Aiutare i seminaristi Padri Bianchi Referente: padre Luigi Morell luigimorell@padribianchi.it
Progetto 09-10 Mozambico Adotta un bambino in Mozambico Referente: padre Claudio Zuccala c_zuccala@hotmail.com
Progetto 01-11 Algeria Scolarizzazione femminile
tutto e sostituendo i volontari con professionisti stipendiati. Eravamo così più liberi di parlare coi rifugiati e ascoltare le loro storie... Siamo andati nelle tende ed abbiamo ascoltato le loro disavventure, le loro domande. “Cosa ci riserva il futuro, father? Ho lasciato il mio Paese per guadagnarmi da vivere e adesso sono ancora più povero… che vergogna! Se dovessi tornare nel mio Paese non potrei più rientrare nel mio villaggio… che vergogna, father!”. Altri ci chiedevano direttamente: “Che cosa puoi fare per me? Mi puoi aiutare ad andare in Europa?”. Quando uno cominciava a parlare, ne arrivavano altri, parlando assieme e ascoltandosi a vicenda: era come una terapia, una catarsi. Ho incontrato dei compatrioti che mi hanno chiesto di aiutarli. Ho telefonato all’ambasciata della Nigeria e sono andato fino a Tunisi per contattare l’ambasciata. Finalmente, una settimana dopo, 1.300 nigeriani hanno potuto rientrare a
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casa con tre voli umanitari. Quello che più mi ha impressionato è stata la solidarietà dei tunisini, che si sono fatti in quattro per aiutare questa immensa folla di bisognosi. Alcuni si sono anche installati in prossimità dei campi per essere più vicini a chi soffriva. Ho ancora davanti ai miei occhi quegli scout tunisini impegnati a ripulire il campo da ogni sorta di immondizie. Davvero esemplari! Accettando di venire qui non avrei mai pensato di ricevere tanto... In alcuni momenti, mi sono sentito debole ed inutile, non potendo fare nulla per quelli che chiedevano un biglietto d’aereo per rientrare a casa o un passaggio verso l’Europa. Ma sono convinto che Cristo si è servito di me per fare qualcosa. Ritornerò presto in mezzo a questi miei amici profughi NdR - Per sostenere questo impegno dei Padri Bianchi nel Maghreb, contattare il responsabile finanziario, padre Jean Gaignard: ecomaghreb@yahoo.fr
Sostenere gli studi di alcune ragazze algerine in situazioni particolarmente difficili Costo previsto: 950,00 euro Referente: padre José Maria Cantal pbprovmaghreb@yahoo.fr
Progetto 02-11 Algeria Biblioteca di Tizi-Ouzou
La biblioteca Le Figuier è uno strumento indispensabile per più di 500 iscritti, soprattutto studentesse in medicina. Rami da aggiornare: medicina, biologia e lingua inglese Aiuto richiesto: 5.500 euro Referente: padre José Maria Cantal pbprovmaghreb@yahoo.fr
Progetto 03-11 Kenya A scuola grazie a suor Agata
Per salvare dall’incubo della strada giovani orfani per Aids. Aiuto richiesto: 10.000 euro Referente: padre Luigi Morell luigimorell@padribianchi.it Per ogni invio, si prega di precisare sempre la destinazione del vostro dono (numero progetto, sante messe, rivista, offerte, ecc) ed il vostro cognome e nome info africa@padribianchi.it telefono 0363 44726
KENyA
A scuola grazie a suor Agata Decine di bambini keniani orfani dell’Aids vengono soccorsi da una suora. Che ora chiede una mano ai lettori di Africa, per salvare altri giovani dall’incubo della strada...
Lasciando Nairobi verso Mombasa, si entra nella regione abitata dall’etnia Kamba. La città principale è Machakos. È una regione collinare, in genere piuttosto arida e con una stagione secca piuttosto lunga. La popolazione è dedita ad un’agricoltura di sussistenza, con metodi tradizionali. La regione è attraversata del grande asse stradale Mombasa – Nairobi, dove transita tutto il traffico pesante che parte dal porto di Mombasa, sull’oceano Indiano, per arrivare fino al cuore del continente. Questa importante arteria camionabile è una fonte di diffusione di malattie infettive, specie quelle trasmesse sessualmente. La regione è particolarmente colpita dall’epidemia dell’Aids, e tante famiglie debbono accogliere e mantenere i bambini rimasti orfani a causa del terribile virus.
di Luigi Morell Come altrove sul continente, il piccolo orfano viene preso in carica dalla famiglia allargata che aiuterà lavorando nei campi. Alcuni giovani, per sottrarsi alla servitù dei campi, fuggono da casa per rifugiarsi in città vivendo per strada. Evidentemente, l’educazione di questi bambini diventa un problema di difficile soluzione. In Kenya teoricamente le scuole elementari statali sono gratuite, in realtà le famiglie devono contribuire alle spese. Quelle private, comprese quelle cristiane, sono sempre a pagamento. Nelle scuole secondarie, comunque, viene richiesta una retta scolastica che non tutti possono pagare. E comunque – elementari o secondarie, private o statali - chi non paga viene lasciato a casa. Suor Agata Muthoni, delle Suore di San Giuseppe, con i servizi sociali della diocesi cattolica di Machakos, ha cominciato ad occuparsi di questi giovani. Segue le famiglie che hanno bambini nella scuola elementare (otto anni) e secondaria (quattro anni). Le visita regolarmente nelle campagne di Machakos. E, quando é necessario, si dà da fare per aiutarle a pagare le spese scolastiche. Attualmente Suor Agata segue 173 bambini, di cui 96 nelle suole elementari e 77 in quelle secondarie. I bambini ed i ragazzi restano nelle famiglie,
padri bianchi . missionari d’africa
fatta eccezione per alcuni delle secondarie che a volte sono sistemati in un internato. L’aiuto richiesto per questi giovani non è un’adozione a distanza: ai donatori infatti non viene dato nessun nominativo di scolari da seguire. Questo richiederebbe un’amministrazione che la suora non è in grado di gestire. Ciò che è certo è che l’attività di questa infaticabile religiosa permette a tanti giovani alunni di frequentare la scuola, invece di vivere per strada o essere sfruttati nei campi. L’anno scorso, il gruppo missionario della parrocchia di Bonate Sotto, in provincia di Bergamo, si era assunto l’impegno di seguire il progetto di Suor Agata per un anno ed il suo contributo è stato efficace. Ora, per continuare, Suor Agata ha bisogno di circa 10.000 euro. Lanciamo un appello alla generosità dei lettori di Africa. (progetto nr 03/2011)
Francobolli per le missioni Raccogliamo francobolli usati. Inviare a: P. Sergio Castellan Padri Bianchi
Casella Postale 61,
24047 Treviglio (Bergamo)
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AMICI DEI PADRI BIANCHI ONLUS Codice fiscale 93036300163
Ricordiamo che l’associazione AMICI DEI PADRI BIANCHI onlus
tra le sue attività ha quelle di: • finanziare progetti umanitari in Africa • sostenere le opere sociali dei Padri Bianchi italiani • promuovere la solidarietà internazionale con conferenze e dibattiti pubblici • far conoscere le ricchezze culturali ed umane del continente africano, attraverso la rivista Africa Le donazioni alla Onlus sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi. Conto intestato a: Amici dei Padri Bianchi - Onlus IBAN: IT73 H088 9953 6420 0000 0172 789 Cassa Rurale di Treviglio e Gera d’Adda Per ulteriori informazioni: africa@padribianchi.it Società dei MISSIONARI D’AFRICA detti Padri Bianchi ENTE MORALE CON PERSONALITÀ GIURIDICA La Società dei Missionari d’Africa, Padri Bianchi, è un Ente Morale con personalità Giuridica (Regio decreto, 25 maggio 1936) la cui denominazione è: Provincia Italiana della Società dei Missionari d’Africa, detti “Padri Bianchi” C.F. 80105630158 con sede legale a Treviglio in Viale Merisio, 17. Tale denominazione va usata per individuare la nostra Società nei documenti ufficiali e legali, denominazione che è bene usare anche nei “Testamenti” per “Eredità” o “Legati”. Per ulteriori informazioni: Economato Provinciale Padri Bianchi economato@padribianchi.it
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africa · numero 4 · 2011
indirizzi Case dei Padri BianChi in italia
Padri BianChi in italia CASTELFRANCO VENETO CECCON Mariano CECCON Ugo FONTANA Luciano GIANNASI Aldo GUAZZATI Fausto LAZZARATO Silvio
CASTELFRANCO VENETO Via Ponchielli, 6 31033 Castelfranco V. (TV) Tel. 0423 494100 - Fax 0423 494005 mafrcasteo@padribianchi.it TREVIGLIO Viale Merisio, 17 - C.P. 61 24047 Treviglio (BG) Casa Provincializia Tel. 0363 41010 - Fax 0363 48198 provincia@padribianchi.it economato@padribianchi.it Redazione Rivista Africa Tel. 0363 44726 - Fax 0363 48198 africa@padribianchi.it Casa di Residenza Tel. 0363 49681 - Fax 0363 48198 cstgvn@padribianchi.it
TREVIGLIO BERTELLI Gustavo BONFANTI Vittorio CASTAGNA Giovanni CASTELLAN Sergio COLOMBO Luciano COSTANTINI Paolo DOLCI Giuseppe GHERRI Walter MARCHETTI Giovanni MATTEDI Giuseppe PAGANELLI Dante Bernardo PAGANELLI Bruno PIRAZZO Romeo PLEBANI Luigi REDAELLI Giuseppe ROVELLI Alberto ROMA VEZZOLI Michele (Casa generalizia) ALTRI ALBIERO Sergio (Trebaseleghe, PD) BOLOGNA Giuseppe (San Damiano d’Asti, AT) FABBRI Guido (Corporeno, FE) GAMULANI Abdon (Sturno, AV) PIROTTA Pierangelo (Sturno, AV) SCREMIN Gaetano (Novale, VI)
Padri BianChi all’estero BENACCHIO Nazareno AFRICA CAZZOLA Gaetano R.D. CONGO COSTA Luigi RUANDA GODINA Arvedo MALI IOTTI Italo R.D. CONGO LAZZARATO Luigi R.D. CONGO LOCATI Giuseppe R.D. CONGO LUCCHETTA Giuseppe RUANDA MORELL Luigi KENYA PINNA Franco MOZAMBICO PIRAZZO Gabriele BURKINA FASO PIRAZZO Giancarlo BURKINA FASO ROVELLI Alberto MALI ZUCCALA Claudio MOZAMBICO seminarista
PIRAS Alessandro ZAMBIA
BRASILE
CASA GENERALIZIA Via Aurelia, 269 - C.P. 9078 00165 Roma Tel. 06 3936341 - Fax 06 39363479 m.afr@mafrome.org www.mafrome.org P.I.S.A.I. (Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica) Viale Trastevere, 89 00153 Roma Tel. 06 58392611 - Fax 06 5882595 info@pisai.it www.pisai.it
Case dei Padri BianChi in svizzera FRIBURGO Africanum Route de la Vignettaz, 57 CH - 1700 Fribourg Tel. 0041 26 4241977 Fax 0041 26 4240363 C.C.P. 17-1818-3 friprov@bluewin.ch Per Africa: Africanum Route de la Vignettaz, 57 CH - 1700 Fribourg C.C.P. 60-106-4
Dialoghi sull’Africa
Un weekend di incontri per capire, conoscere e confrontarsi
Con:
Andrea Semplici, giornalista e scrittore Raffaele Masto, reporter e saggista Marco Aime, antropologo e viaggiatore Marco Trovato, coordinatore Africa
Quando: sabato 11 e domenica 12 dicembre 2011 Dove: Redazione Africa, Treviglio (BG) Quota di partecipazione: 200 euro Numero posti partecipanti: 25
Info: cell. 334 244 06 55 animazione@padribianchi.it www.missionaridafrica.org I primi 8 iscritti potranno usufruire del pernottamento, semplice ma gratuito, offerto dai missionari Padri Bianchi
africa
Gardel Bertrand / AFP
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Tempo di vacanze, tempo di Africa
Approfitta della promozione estiva Africa, la ricevi per posta con un contributo minimo di 30 euro l’anno Informazioni allo 0363 44726 africa@padribianchi.it www.missionaridafrica.org C.P. 61 - 24047 Treviglio (BG)